Ferrovia della Val di Fiemme

linea ferroviaria italiana
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La ferrovia della Val di Fiemme (in tedesco Fleimstalbahn) era una ferrovia a scartamento ridotto, costruita dal genio militare austriaco, attiva dal 1917 al 1963, che congiungeva la ferrovia del Brennero alla val di Fiemme.

Ferrovia della Val di Fiemme
Fleimstalbahn
Stati attraversatiAustria-Ungheria
Italia (bandiera) Italia
Italia (bandiera) Italia
InizioOra
FinePredazzo
Attivazione1917 Ora-Cavalese
1918 Cavalese-Predazzo Sud
1919 Predazzo Sud-Predazzo centro
Soppressione10 gennaio 1963
GestoreFerrovia Elettrica Val di Fiemme
Precedenti gestoriSüdbahn (1917-1918)
FS (1919-1927)
Lunghezza50,5 km
Scartamento760 mm, poi 1000 mm
Elettrificazione2600 V CC (dal 1929)
Ferrovie
 
L'imperatore Carlo I a Cavalese, per l'inaugurazione della ferrovia
 
Il treno ai tempi della prima guerra mondiale, presso la stazione di Castello
 
Il viadotto di Gleno in un disegno del 1982

Le prime idee di una ferrovia per la Val di Fiemme cominciarono a farsi strada a fine '800. Erano ipotizzati due diversi progetti: uno facente capo a Paolo Oss Mazzurana, sindaco di Trento, che proponeva per un accesso alla val di Fiemme di partire da Lavis risalendo la valle di Cembra per raggiungere Predazzo, e un secondo sostenuto da Bolzano che sosteneva l'asse Egna-Predazzo-Moena[1].

L'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale, nel maggio del 1915, accelerò la realizzazione della ferrovia. L'obiettivo di trasportare in 24 ore, da Ora alla val di Fiemme, un'intera brigata di fanteria, completa di equipaggiamento e armamento, indusse lo stato maggiore dell'impero austro-ungarico a fare proprio il progetto auspicato dalla città di Bolzano. Data la ristrettezza del tempo a disposizione, e per evitare l'onerosa costruzione di un ponte sull'Adige, l'innesto sulla linea del Brennero venne spostato da Egna a Ora. In alternativa allo scartamento metrico, previsto si optò per quello di 760 mm, previsto sempre dalla Localbahngesetz per le ferrovie a trazione a vapore, allora maggiormente diffuse nei territori dell'Impero, in quanto così facendo sarebbe stato più agevole reperire il numeroso materiale rotabile[2].

Costruzione ed esercizio austriaco

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Le priorità belliche non impedirono di sviluppare l'opera anche nella prospettiva di un successivo utilizzo civile e turistico: infrastrutture, traversine e materiale rotabile di nuova costruzione, furono sin dall'inizio progettati per consentire un'agevole migrazione allo scartamenti metrico e a una eventuale elettrificazione. I lavori iniziarono nell'inverno 1915-16. Gli addetti raggiunsero punte massime di 6000 uomini: 3900 civili, 600 militari e 1500 prigionieri, prevalentemente serbi, russi e montenegrini[3]. Molti di questi ultimi perirono decimati da malattie e privazioni. Non mancò, soprattutto nel tratto terminale della linea, il contributo di numerose donne[2].

La tratta Ora-Cavalese fu inaugurata il 23 giugno 1917[4]. Ma la conquista, da parte italiana del monte Cauriol (catena del Lagorai) obbligò il progettista, ingegner Orley, a modificare il tracciato per evitare che la ferrovia potesse essere colpita dagli obici italiani posti sul monte. Pertanto il tratto Cavalese-Predazzo entrò in funzione solo il 1º febbraio 1918[4], quando ormai, a causa dell'arretramento del fronte italiano seguito alla rotta di Caporetto, la zona del Lagorai era diventata una retrovia.

Il passaggio all'Italia

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La gestione asburgica della ferrovia durò meno di un anno, in quanto nel novembre 1918 la guerra ebbe fine e con il passaggio del Trentino-Alto Adige all'Italia la ferrovia, il cui esercizio era stato interrotto il 31 ottobre, passò al Genio militare italiano, e successivamente alle Ferrovie dello Stato. L'esercizio regolare riprese nel febbraio 1919[5].

La circolazione era regolata con le vie libere telegrafiche e poi telefoniche mentre non esistevano segnali fissi di protezione e partenza nelle stazioni; sui deviatoi dei binari di corsa furono installati i comuni dischetti di posizione[6]. I tempi di percorrenza superavano le quattro ore; allo scopo ridurre gli stessi furono soppresse le fermate Villa, da poco attivata, e Castel d'Enna e trasformate in stazioni quelle di Fontanefredde e Ziano[7].

Gestione FEVF

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Convoglio sul viadotto di Gleno Inferiore (Unterglen)

La gestione ferrovie dello Stato cessò il 31 dicembre 1927 per passare alla Ferrovia Elettrica Val di Fiemme (FEVF), società appositamente costituita, che aveva ottenuto la concessione per la sistemazione, elettrificazione ed esercizio della Ora-Predazzo. Fu realizzata una linea a sospensione trasversale (data la non elevata velocità dei treni) sorretta nelle stazioni da pali in cemento armato, mentre in linea fu usato legno di larice. All'alimentazione, in corrente continua a 2600 volt, provvedeva la sottostazione di San Lugano. Lo scartamento venne elevato a 1 metro[8]. Il 28 ottobre 1929 si inaugurava l'elettrificazione e i tempi di percorrenza si riducevano a 2 ore e 15 minuti[9].

A seguito dell'elettrificazione, il traffico passeggeri aumentò rapidamente, tanto che nel 1932 circolavano ben dieci treni viaggiatori al giorno, oltre a diversi lunghi convogli merci carichi di legname, minerali e altri prodotti della valle.

Nel corso della seconda guerra mondiale l'attività, sia pure ridotta al minimo, non fu mai completamente interrotta. Nel secondo dopoguerra la linea conobbe una rinnovata giovinezza sia nel trasporto merci che nel trasporto passeggeri sull'onda dello sviluppo turistico della valle.

Nel 1963, a seguito dell'inarrestabile sviluppo della motorizzazione su strada, venne scelto di chiudere la linea il 10 gennaio, e nel giro di pochi anni venne smantellata. Tutto il materiale rotabile (motrici A1, A2, A3, locomotori B51 e B52, carrozze lunghe C101, C102, carrozze corte C103, C104, C105, C106 e tutti i carri merci) e i trasformatori di alimentazione vennero ceduti alla Ferrovia Genova Casella[10].

Caratteristiche

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L'ex fabbricato viaggiatori di Ora

La ferrovia partiva dalla stazione di Ora Val di Fiemme[11] posta nelle adiacenze dell'omonimo impianto lungo la direttrice del Brennero e scavalcando il passo di San Lugano raggiungeva Predazzo in val di Fiemme.

Inizialmente armata con lo scartamento di 760 mm e convertita allo scartamento metrico sotto la gestione FEVF, la linea misurava complessivamente 50,5 km. La pendenza massima del 42 per mille si registrava nel tortuoso tratto fra da Cavalese a Predazzo, caratterizzato da raggi minimi di curvatura di 60 metri[12]. Il dislivello massimo era di 873 metri. Per l'armamento a scartamento metrico vennero impiegate rotaie da 21,8 kg/m[13].

Dimensionata quale fulcro di un esteso sistema di trasporti che assieme alla ferrovia Trento-Malé-Mezzana e alla ferrovia delle Dolomiti avrebbe dovuto costituire il prolungamento da Tirano della trasversale alpina svizzera, la Stazione di Ora Val di Fiemme risultò il più grande impianto a scartamento ridotto dell'impero, comprendendo 8,2 km di binari e 85 scambi[12].

Le principali opere d'arte della linea erano rappresentate da sei gallerie per uno sviluppo complessivo di 786 metri, sette viadotti e otto ponti per il superamento dei numerosi rii e torrenti delle valli laterali interessate; furono inoltre realizzati in totale 217 passaggi a livello alcuni dei quali per l'attraversamento della strada statale 48 delle Dolomiti[12], protetti da semplici croci di sant'Andrea[13].

Le otto stazioni intermedie, quasi tutte dotate di rifornitore idrico per le locomotive, avevano binari d'incrocio di lunghezza variabile fra i 50 e i 150 metri[12].

Percorso

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Stazioni e fermate
     
Linea per Bolzano
     
0,00 Ora / Ora Val di Fiemme 224 m s.l.m.
     
Linea per Trento
 
1,71 Ora paese 241 m s.l.m.
 
4,80 Villa 283 m s.l.m.
 
9,28 Montagna 452 m s.l.m.
 
11,00 Gleno 521 m s.l.m.
 
11,50 Viadotto Gleno
 
11,90 Galleria Windischgraben (258 m)
 
12,90 Galleria Schlossberg (123 m)
 
13,15 Castel d'Enna ??? m s.l.m.
 
15,79 Doladizza 701 m s.l.m.
 
17,30 Galleria Feitner (138 m)
 
18,90 Galleria di Doladizza (109 m)
 
18,90 Galleria Rottenhof (52,85 m)
 
22,47 Pausa 958 m s.l.m.
 
22,80 Viadotto Fossa dei Briganti
 
23,80 Fontanefredde 1001 m s.l.m.
 
26,31 San Lugano 1097 m s.l.m.
 
31,25 Castello di Fiemme 1006 m s.l.m.
 
34,70 Cavalese Succursale 1007 m s.l.m.
 
34,80 Viadotto Schwarzbach
 
35,78 Cavalese 992 m s.l.m.
 
Viale Mendidi
 
36,60 Galleria Narena (103 m)
 
39,30 Ponte in ferro sul torrente Avisio
 
39,48 Masi di Cavalese 882 m s.l.m.
 
42,14 Tesero 902 m s.l.m.
 
43,70 Viadotto sul Rio Cavelonte
 
43,90 Panchià 927 m s.l.m.
 
45,10 Ziano 938 m s.l.m.
 
46,25 Roda (frazione Ziano) 950 m s.l.m.
 
50,10 Predazzo Sud(1918-1919) 990 m s.l.m.
 
50,30 Ponte in ferro sul Rio Travignolo
 
50,50 Predazzo 1008 m s.l.m.

Il percorso partiva dalla linea ferroviaria del Brennero presso la stazione ferroviaria di Ora, adiacente all'analogo impianto della ferrovia del Brennero, alla quota di 224 metri sul livello del mare collegando la stessa con la successiva stazione di Ora paese.

 
Ex fabbricato viaggiatori della stazione di Montagna

Con un percorso in ripida salita caratterizzato da diversi tornanti si raggiungeva la stazione di Montagna e, superate le fermate di Gleno e Castel d'Enna quelle di Doladizza e Pausa, realizzate per lo più per esigenze di incrocio a motivo della scarsità di abitazioni presenti all'epoca[14].

Superata la fermata di Fontanefredde si raggiungeva dunque il valico di San Lugano in corrispondenza dell'omonima stazione, ove sorgeva altresì una sottostazione elettrica di alimentazione della linea, in corrispondenza della quale si lasciava la valle dell'Adige per entrare in quella dell'Avisio, in provincia di Trento.

 
Viadotto di Gleno

Mantenendosi sul lato destro della statale 48 la ferrovia entrava in val di Fiemme raggiungendo la stazione di Castello di Fiemme, la fermata Cavalese Succursale, posta in pieno centro abitato, e la stazione Cavalese, principale località intermedia della linea

Impegnato un tratto in cui si alternavano brevi discese e salite, eraaservite la fermata Masi di Cavalese, presso la quale sorgeva un maestoso ponte metallico sistema Kohn a due travate da 39 metri ciascuna[15].

Seguivano nell'ordine la stazione di Tesero la fermata di Panchià e quella di Ziano, seguita a breve distanza da quella, facoltativa, posta nella frazione Roda.

 
Resti della galleria Windischgraben presso Enna (Windischgraben)

Superata l'ex stazione di Predazzo Sud, capolinea originario fino al 1918, si giungeva infine alla stazione di Predazzo, capolinea orientale della ferrovia, dotata di magazzino merci, deposito locomotive e cinque binari.

Dopo un lungo periodo di abbandono, negli anni novanta lunghi tratti della linea ferroviaria sono stati trasformati in piste ciclabili o strade forestali, ed è possibile percorrere alcune gallerie, viadotti, ponti e passare davanti ai resti degli edifici della dismessa ferrovia.

Materiale rotabile

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Locomotiva Henschel & Sohn di tipo Mallet dopo l'acquisizione da parte delle FS

Per l'esercizio sulle linee a scartamento ridotto dell'impero austroungarico, nel 1916 furono ordinate alla Henschel & Sohn 46 locomotive a doppia espansione sistema Mallet (rodiggio 1 C C) da 447 kW classificate Kuk HB 6001-6046. Tali unità, fra le più grandi costruite per lo scartamento 760 mm[16], pesavano 53 tonnellate e avevano una velocità massima di 40 km/h; con l'arretramento del fronte italiano avvenuto nel 1917, numerose unità furono trasferite in Bosnia e solo dieci unità rimasero in servizio sulla linea[17]. Al termine della Grande Guerra tali unità passarono alle FS che le immatricolarono nel gruppo R.600[18]. A seguito dell'elettrificazione e alla variazione di scartamento del 1929, due di esse, la 6036 e la 6046, furono adattate allo scartamento metrico e utilizzate saltuariamente in occasione di forti nevicate; le altre otto, dapprima accantonate a Ora, furono cedute nel 1937-1938, unitamente alla 6046, alle Ferrovie Meridionali Sarde.

Ulteriori locomotive di costruzione ungherese e tedesca che avevano nel frattempo raggiunto la Ora-Predazzo rimasero in mani italiane: si trattava delle unità immatricolate BTB 21, HB 3052, RKB 1-3, HB 4004, HB 4051, HB 4505, Ct 1 e Bt HB Alfenz; alcune di esse furono a loro volta immatricolate nei gruppi FS R.310, R.400, R.450[5] e R.410[19].

Il materiale rimorchiato originario era costituito da circa 200 carri merci, color grigio cenere, a due o tre assi e a carrelli, oltre ad alcune carrozze, con struttura in legno, adibite al trasporto viaggiatori[17].

 
Elettromotrice A1 presso il deposito di Ora, nella livrea in uso dopo il 1945

Con la trasformazione a scartamento metrico e l'elettrificazione, nel 1929 furono consegnate dalla Carminati & Toselli tre elettromotrici e due locomotive dotate di equipaggiamenti elettrici TIBB e classificate nei gruppi A1-A3 e B51-B52. Le prime erano caratterizzate da una colorazione giallo/rossa, le seconde dal classico verde vagone.

Per nuovi servizi furono altresì consegnate dalla stessa Carminati e Toselli due rimorchiate classificate C101-C102, quattro delle Officine di Casaralta e della Ditta Luigi Conti (C103-C106) derivate da preesistenti vagoni merci a carrelli e un centinaio di carri a cui era stato modificato lo scartamento, nella tradizionale colorazione grigio cenere.

La composizione tipo era di una elettromotrice (A1-A3) con al seguito una rimorchiata corta (C103-C106) e una rimorchiata lunga (C101-C102) e vi trovavano posto sino a 200 persone.

Nel secondo dopoguerra il materiale rotabile viaggiatori assunse una nuova livrea bianco e celeste.

Nel 1941 fu acquisita dalla ferrovia marmifera di Lasa una locomotiva elettrica ad accumulatori anch'essa di costruzione Carminati & Toselli/TIBB, convertita con presa di corrente a pantografo per l'alimentazione a 2600 V[20], la quale fu accantonata prima della chiusura della linea[21].

Ceduto tutto il materiale più recente alla Ferrovia Genova-Casella dopo la chiusura della linea della Val di Fiemme, le motrici A1 e A2 sono ancora esistenti e la A2 è stata restaurata nelle condizioni d'origine fra il 2016 e il 2017; la B51 è stata acquistata dalla Trentino Trasporti e restaurata come unità storica[22] in occasione del centenario della linea Trento-Malé nel 2009[23] mentre la motrice A3 e il locomotore B52 sono state demolite.

Materiale motore a partire dal 1919 - prospetto di sintesi

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Unità Tipo Rodiggio Anno di costruzione Costruttore Note
HB 6001, poi FS R.600 Locomotiva a vapore 1CC "Mallet" 1916 Henschel & Sohn Ceduta alle Ferrovie Meridionali Sarde
HB 6010, poi FS R.600 Locomotiva a vapore 1CC "Mallet" 1916 Henschel & Sohn Ceduta alle Ferrovie Meridionali Sarde
HB 6015, poi FS R.600 Locomotiva a vapore 1CC "Mallet" 1916 Henschel & Sohn Ceduta alle Ferrovie Meridionali Sarde
HB 6021, poi FS R.600 Locomotiva a vapore 1CC "Mallet" 1916 Henschel & Sohn Ceduta alle Ferrovie Meridionali Sarde
HB 6034, poi FS R.600 Locomotiva a vapore 1CC "Mallet" 1916 Henschel & Sohn Ceduta alle Ferrovie Meridionali Sarde
HB 6035, poi FS R.600 Locomotiva a vapore 1CC "Mallet" 1916 Henschel & Sohn Ceduta alle Ferrovie Meridionali Sarde
HB 6036, poi FS R.600 Locomotiva a vapore 1CC "Mallet" 1916 Henschel & Sohn Convertita allo scartamento metrico
HB 6037, poi FS R.600 Locomotiva a vapore 1CC "Mallet" 1916 Henschel & Sohn Ceduta alle Ferrovie Meridionali Sarde
HB 6044, poi FS R.600 Locomotiva a vapore 1CC "Mallet" 1916 Henschel & Sohn Ceduta alle Ferrovie Meridionali Sarde
HB 6046, poi FS R.600 Locomotiva a vapore 1CC "Mallet" 1916 Henschel & Sohn Convertita allo scartamento metrico, ceduta alle Ferrovie Meridionali Sarde
BTV 21 Locomotiva a vapore Ct 1909 MÁVAG Ex Borsatalbahn
HB 3051, poi FSR.310.1 Locomotiva a vapore Ct 1916 MÁVAG
HB 3052, poi FSR.310.2 Locomotiva a vapore Ct 1916 MÁVAG
HB 3103, poi FSR.310.3 Locomotiva a vapore Ct MÁVAG
RKB 1, poi FS R.400 Locomotiva a vapore Dt 1893 MÁVAG Ex Ferrovia Rozsahegy-Korytniczai, ceduta alla Ferrovia Mori-Arco-Riva
RKB 2, poi FS R.400 Locomotiva a vapore Dt 1893/1895 MÁVAG Ex Ferrovia Rozsahegy-Korytniczai, ceduta alla Ferrovia Mori-Arco-Riva
RKB 3, poi FS R.400 Locomotiva a vapore Dt 1895 MÁVAG Ex Ferrovia Rozsahegy-Korytniczai, ceduta alla Ferrovia Mori-Arco-Riva
HB 4004, poi FS R.400 Locomotiva a vapore Dt 1914 MÁVAG Ex Rajla-Babe, ceduta alla Ferrovia Mori-Arco-Riva
HB 4051, poi FS R.400 Locomotiva a vapore Dt 1915 MÁVAG Ceduta alla Ferrovia Mori-Arco-Riva
HB 4053, poi FS R.400 Locomotiva a vapore Dt MÁVAG Ceduta alla Ferrovia Mori-Arco-Riva
HB 4505, poi FS R.450 Locomotiva a vapore BBt 1916 Orenstein & Koppel
1 - Arco Locomotiva a vapore Ct 1890 Krauss Ex Ferrovia Mori-Arco-Riva
HB Alfenz Locomotiva a vapore Bt 1882 Krauss Ex Ferrovia Rozsahegy-Korytniczai, ceduta alla Ferrovia Mori-Arco-Riva
Locomotiva elettrica Bo' 1930 Carminati & Toselli/TIBB Ex Ferrovia marmifera di Lasa
A1-A3 Elettromotrici Bo Bo 1929 Carminati & Toselli / TIBB Ceduti alla FGC, A3 demolita, A2 restaurata nelle condizioni FEVF
B51-B52 Locomotive BB 1929 Carminati & Toselli / TIBB Cedute alla FGC, B51 conservato presso la ferrovia Trento-Malé-Mezzana

Filmografia

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  1. ^ P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., pp. 10-11.
  2. ^ a b P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., p. 13.
  3. ^ F. Fellin, La ferrovia della Val di Fiemme, op. cit.
  4. ^ a b P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., p. 21.
  5. ^ a b P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., p. 34.
  6. ^ P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., p. 36.
  7. ^ P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., p. 37.
  8. ^ (DE) Wilhelm Ritter von Flattich, Eisenbahn-Hochbau, Lehmann & Wentzel, Vienna, p. 89, 1855.
  9. ^ P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., pp. 41-52.
  10. ^ P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., pp. 87-93.
  11. ^ Denominazione presente fin dall'origine, immagine su Tutto Treno, n. 2, marzo 1988, p. 30.
  12. ^ a b c d P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., p. 17.
  13. ^ a b A. Muratori, Il treno in val di Fiemme, op. cit.
  14. ^ P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., p. 59.
  15. ^ F. Sozzi, Il treno a Cavalese, op. cit., p. 28.
  16. ^ Album di famiglia, in Strade Ferrate, n. 1, maggio 1980, p. 39.
  17. ^ a b P. Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, op. cit., pp. 25-26.
  18. ^ M. Delladio, Vapore in Val di Fiemme, op. cit.
  19. ^ Notizia su I Treni, n. 232, dicembre 2001, p. 30.
  20. ^ Giovanni Cornolò e Nico Molino, Locomotive ad accumulatori, Duegi Editrice, Ponte San Nicolò, 2007, p. 37. ISBN 88-95096-06-1.
  21. ^ A. Muratori, Quel treno per Predazzo, in Mondo Ferroviario, n. 21, gennaio 1988, p. 6.
  22. ^ Marco Bruzzo e R. Gadotti, Locomotiva B 51 - La trasformista, in Tutto Treno, n. 236, dicembre 2009, pp. 13-15.
  23. ^ La "vecia ferovia" 50 anni dopo fa ancora sognare, su altoadige.gelocal.it. URL consultato il 3 settembre 2018 (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2013).

Bibliografia

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  • Alessandro Muratori, Il treno della Val di Fiemme, in I Treni Oggi, n. 42, settembre 1984.
  • Francesco Fellin, La ferrovia della Val di Fiemme, in Tutto Treno & Storia, n. 29, aprile 2013, pp. 64–78.
  • Piero Muscolino, Le ferrovie dolomitiche Ora-Predazzo e Chiusa-Plan, Calosci, Cortona, 2007. ISBN 88-7785-220-8.
  • Fabrizio Sozzi, Il treno a Cavalese, in I Treni, n. 390, marzo 2016, pp. 26–29.
  • Piero Muscolino, Ricordi ferrotranviari di viaggi per le Dolomiti, Calosci Editore, Cortona 2006, ISBN 88-7785-211-9.
  • Mariano Delladio, Vapore in Val di Fiemme, Calosci Editore, Cortona 2004, ISBN 88-7785-004-3.
  • (DE) Josef Dultiger, Vergessene Vergangenheit, Verlag R. Erhard, Rum-Innsbruck 1982.
  • Rolando Cembran, Un binario per Fiemme, ed. Athesia spa Bolzano, 2011.
  • M. Forni e P. Corrà, Ferrovie del Trentino (ultimo capitolo del volume), ed. UCT, Trento 2003, ISBN 88-86246-94-3.

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