Utente:Univr student/Sandbox

{{F|argomento=Verona|data=febbraio 2011}}

Univr student/Sandbox
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Veneto
LocalitàVerona
Religionecattolica
DiocesiVerona
Stile architettonicoRomanico
Inizio costruzione1488

La cappella di San Biagio, situata all'interno della Chiesa di San Nazaro e Celso a Verona, fu costruita per volontà della Confraternita di San Biagio nel 1497 per custodire le reliquie del Santo, Vescovo di Sebaste in Armenia, e di Santa Giuliana.
La cappella ospita i capolavori di alcuni tra i più importanti pittori veronesi del Cinquecento tra i quali Giovanni Maria Falconetto, Bartolomeo Montagna e Girolamo dai Libri.


Struttura

modifica

L’architettura della cappella è composta da tre volumi. Il primo è formato da un parallelepipedo a pianta quadrata, il secondo da un tiburio ottagonale il terzo da una cupola sfaccettata il cui culmine raggiunge l’altezza di 20,70 metri ed il diametro di 8,25 metri. Sui fianchi si aprono la cappella Britti poco profonda, quasi una nicchia e dalla parte opposta la cappella Gaio di maggiori e proporzionate dimensioni. Segue poi la zona absidale caratterizzata da una copertura a costoloni, con la volta suddivisa in sette vele.


Origini

modifica

I lavori di costruzione iniziarono nel 1488 ed il progetto architettonico, di gusto ancora gotico per l’inserimento del corpo absidale, è stato attribuito a Beltrame di Valsolda cui venne commissionata anche la direzione del cantiere.
Il vero progetto sarebbe da attribuire al giovane pittore Giovanni Maria Falconetto, che trasforma la percezione dello spazio con la sua architettura dipinta dichiarando il «rifiuto a sottoscrivere questa combinazione dell'impianto centrale, classico con l'appendice absidale gotica , in un certo senso polemico contro la realizzazione di Beltrame di Valsolda».[1]

Ciclo Pittorico

modifica

La superficie dipinta con figure degli Evangelisti, di Angeli, Santi, fregi, architetture e un’Annunciazione supera gli 800 mq. La cappella è decorata da affreschi di insigni pittori dell’epoca, quali il Falconetto stesso, Domenico e Francesco Morone, Paolo Morando detto il Cavazzola (dei quali si ammira l’Annunciazione nella lunetta sovrastante l’ingresso), Bartolomeo Montagna – che ci lasciò riquadri di scene della vita dei Santo, tra cui il martirio (dietro l’altare) – Francesco Bonsignori, Girolamo dai Libri. Nelle due cappelle laterali si ammirano una tavola tripartita del Moretto (Cappella Britti) e tele di Palma il Giovane (nella Cappella Gaio, progettata da Paolo Farinati).
Dipinta su una vasta impostazione ad affresco, ogni parte della decorazione fu realizzata con successivi completamenti: a tempera di calce, a tecnica organica e tecniche miste: stesura di pastiglie in cera dorata per i profili dei manti e pastigliette rotonde a fingere cieli d’oro, il tutto sul supporto di cartone inciso con ripasso a spolvero e disegno a pennello fine. [2]


Le reliquie di San Biagio

modifica

Le reliquie del Santo furono portate a Verona nel 1174 da un barone tedesco, di nome Bonifacio, reduce dalla Terra Santa, ove nel frattempo erano state trasferite. Bonifacio, ammalatosi mentre transitava da Verona diretto in Germania, venne assistito nell’ospedale dei Cavalieri del Santo Sepolcro, presso la Chiesa di Santa Toscana, dall’abate benedettino di S. Nazaro, al quale fece dono delle spoglie dei Santi Biagio e Giuliana. La traslazione dei corpi, un tempo collocati dietro l’altare maggiore, avvenne nel 1510: le sacre spoglie furono poste in un’arca scolpita da Bernardino Panteo.

San Biagio è venerato come patrono dagli agricoltori in Macedonia, Grecia, Romania, paesi slavi e certi paesi italiani, ove nella sua festa si porta in chiesa un pugno di cereali per la benedizione; in certe località della Francia, sino alla prima Guerra Mondiale, si tenevano cortei di carri e gruppi in costume. La benedizione con le candele a protezione delle malattie della gola è diffusa non solo in Italia ma anche in Germania ove il Santo è invocato anche per la guarigione da altre malattie.

  1. ^ Notiziario BPV numero 2 anno 1992.
  2. ^ Notiziario BPV numero 1 anno 1998.

Voci correlate

modifica

Collegamenti esterni

modifica


[[Categoria:Chiese di Verona|Nazaro e Celso]]