Federico di Castiglia

Federico di Castiglia (Guadalajara, 1223Burgos, 1277) fu un principe castigliano.

Ritratto di Federico di Castiglia

Biografia modifica

Era figlio del re Ferdinando III di Castiglia e Beatrice di Svevia. Partecipò col padre e i fratelli al progetto della Reconquista. Nel 1240 venne mandato dal padre presso la corte di Federico II di Svevia per chiedere ed ottenere l'eredità di sua madre Beatrice, morta nel 1235. Federico rimase presso la corte dell'imperatore diversi anni partecipando alle azioni militari intraprese contro le città lombarde e il papato.

Mentre si trovava in Italia, sposò Beatrice di Malaspina, figlia dei marchesi di Malaspina da cui ebbe una figlia[1]:

  • Beatrice (1242-1277), che sposò Alfonso Téllez de Meneses e poi Simone Rodríguez de los Cameros.

Da donna ignota ebbe inoltre due figli illegittimi:

  • Alfonso (1260-1298), nato in Italia e tornato col padre in Castiglia nel 1272 dove sposò Maria Ramirez de Queixial;
  • Federico (dopo il 1260-?).

Nel 1245 fece ritorno in Castiglia per prestare aiuto a suo padre impegnato nell'assedio di Jaén, che capitolò l'anno dopo. Per la rinuncia ai suoi diritti sull'eredità materna, Federico ottenne nel 1248 numerosi possedimenti terrieri in Andalusia: Sanlúcar di Albaída, Gelves, Gizirat, Abualhinar, Alpechin, Cambullón, Brenes, Riazuela e La Algeba[1]. Nel 1257 cercò di ottenere la mano della principessa Cristina di Norvegia, figlia del re Haakon IV di Norvegia, che poi sposò Filippo di Castiglia.

A causa di conflitti con suo fratello Alfonso X di Castiglia, succeduto a loro padre, Federico raggiunse l'altro fratello Enrico messosi al servizio del re di Tunisi. Federico divenne anch'egli mercenario e rimase presso il re diversi anni.

In seguito si recò in Italia mettendosi al servizio di Manfredi di Sicilia, figlio illegittimo di Federico II. Dopo la disfatta nella battaglia di Benevento contro Carlo I d'Angiò, Federico tornò nuovamente al servizio del re di Tunisi. A costui chiese aiuto Corradino di Svevia per cacciare gli angioni ed riprendere il trono siciliano che fu dei suoi avi.

Anche questa seconda missione siciliana si tramutò in disfatta con l'uccisione in seguito alla battaglia di Tagliacozzo del pretendente svevo. Per non essere fatto anch'egli prigioniero, Federico si rifugiò di nuovo in Tunisia ma stavolta dovette lasciarla per sempre in seguito al patto di alleanza suggellato tra Carlo d'Angiò e il re di Tunisi.

Nel 1271 iniziò il viaggio di ritorno definitivo in Castiglia dove fece pace col re Alfonso il quale dapprima lo aveva privato delle sue proprietà nel 1269 e nel 1272 le restituì al fratello. Ivi non partecipò attivamente alla rivolta della nobiltà contro il re scoppiata nel 1272 ma appoggiò gli insorti. Durante la riunione delle Cortes a Burgos nel 1274 Federico, appoggiato dalla nobiltà, propose al fratello di nominare suo erede Sancho al posto di Alfonso de la Cerda ma il re si rifiutò.

Nel 1274 sposò Caterina figlia di Niceforo Comneno, despota di Epiro da cui non ebbe figli[2]. Numerosi figli illegittimi ebbe da diverse amanti incontrate durante i continui viaggi.

Secondo gli Annali toledani[3] accusato di cospirazione ai danni della corona, Alfonso, malato di malaria e continuamente minacciato dalle ribellioni dei nobili, condannò a morte Federico e un suo figlio nel 1277.

Ascendenza modifica

Note modifica

  1. ^ a b Castile
  2. ^ Ivrea 6
  3. ^ Gli Annali toledani sono una serie di annali, raccolto in tre parti riguardanti il regno di Toledo, il primo narra il periodo che inizia con la creazione della contea di Castiglia, sino al 1219, il secondo termina col 1250 ed il terzo arriva sino al secolo XIV.

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