Fininvest
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Finanziaria di Investimento - Fininvest S.p.A.[2] è l'azienda che detiene il reparto azionario della famiglia Berlusconi, con a capo il suo fondatore Silvio Berlusconi. È considerata una delle più potenti holding italiane ed europee e, dal 2005, dopo la morte di Aldo Bonomo, è presieduta da Marina Berlusconi e l'amministratore delegato è Danilo Pellegrino.[3] Nel 2018 il gruppo conta 17.415 dipendenti.
Finanziaria di Investimento - Fininvest | |
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Stato | ![]() |
Forma societaria | Società per azioni |
Fondazione | 21 marzo 1975 a Roma |
Fondata da | Silvio Berlusconi |
Sede principale | Milano[1] |
Controllate |
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Persone chiave |
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Settore | Holding |
Prodotti | |
Fatturato | 6 miliardi € (2021) |
Utile netto | 360 milioni € (2021) |
Dipendenti | 17.415 (2018) |
Sito web | www.fininvest.it/ |
StoriaModifica
Il 21 marzo 1975 Silvio Berlusconi - presidente delle società edilizie Edilnord s.a.s. (nata nel 1963) e Italcantieri s.r.l. (fondata nel 1973)[4] - costituì a Roma una società a responsabilità limitata denominata "Fininvest". L'11 novembre dello stesso anno la Fininvest divenne una società per azioni e trasferì la propria sede a Milano, assumendo il controllo delle altre società milanesi di Berlusconi. Successivamente, l'8 giugno 1978, a Roma, nacque un'altra s.r.l. denominata "Fininvest Roma" che aveva tra i soci anche la Banca Nazionale del Lavoro e aveva come amministratore unico Umberto Previti.[5]
Nello stesso periodo Berlusconi effettuò le sue prime operazioni nel comparto mediatico: rilevò nel 1977 una quota della Società Europea di Edizioni, editrice del quotidiano milanese il Giornale, diventando nel giro di due anni l'azionista di maggioranza, ed acquisì l'emittente televisiva locale Telemilano nel 1978.[6]
La Fininvest Roma S.r.l. incorporò per fusione la Fininvest S.p.A. di Milano il 26 gennaio 1979 assumendone la denominazione e trasferì la sede a Milano; il capitale sociale ammontava a 52 miliardi di lire e a luglio Berlusconi ne assunse la presidenza con amministratori delegati il fratello Paolo e il cugino Giancarlo Foscale. Nello stesso anno Berlusconi fondò Reteitalia e la concessionaria di pubblicità Publitalia '80 per sostenere il mercato televisivo di Telemilano 58, nuova denominazione di Telemilano, e in seguito quello di Canale 5.
Il gruppo acquistò per quasi 1.000 miliardi il 70% della Standa nell'aprile 1988 dal gruppo Montedison; in Unione Sovietica Silvio Berlusconi stipulò un accordo per alcune trasmissioni per la televisione di stato, nonché per la pubblicità delle aziende europee in Russia[7][8]; nel 1990 si stipulò un accordo simile con la televisione di stato cinese. Nel 1992 la Fininvest controllava 168 società, di cui 44 all'estero e l'utile netto era di circa 21 miliardi con un indebitamento creditizio superiore a 3.400 miliardi, con debiti totali ammontanti a oltre 6.000 miliardi e il patrimonio netto a 1.200 miliardi[9].
L'ascesa economica della Fininvest è anche testimoniata dai ricavi[9]:
- 1985: 1.600 miliardi di lire,
- 1987: 2.600 miliardi,
- 1988: 6.000 miliardi,
- 1990: 7.500 miliardi,
- 1991: 10.000 miliardi.
Nel 1988 la Fininvest era il terzo gruppo italiano, dopo la FIAT e la Montedison.[10] Nel 1993 la Fininvest risultò essere la seconda impresa italiana per indebitamento: in base ai bilanci 1992, Mediobanca calcolò che Fininvest aveva debiti per 3,4 volte il capitale[11]. Per salvare la società Berlusconi rivoluzionò il gruppo chiamando nell'ottobre 1993 Franco Tatò a fare da amministratore delegato[12][13]. Fu avviato un piano di ristrutturazione che portò anche alla quotazione in borsa delle società controllate[14], cosa che in effetti avrebbe dato dei buoni frutti già nel primo anno[15], anche se l'indebitamento aumentò soprattutto per colpa del settore televisivo[16]. Quest'ultimo venne perciò riorganizzato nel 1994 come Mediaset S.p.A., aperto a soci esterni (Al Waleed, Leo Kirch, Johann Rupert), e quindi collocato in borsa (aprile 1996)[17].
Settori di interesseModifica
TelevisioniModifica
Dopo aver acquisito Telemilanocavo e averla trasformata in Telemilano 58, questa, l'11 novembre 1980, diventò emittente capofila del network nazionale privato Canale 5[18]. Alla fine del 1981 il gruppo aveva una decina di emittenti e altrettante affiliate. Nel 1982 la Fininvest controllava almeno una trentina di emittenti su tutto il territorio nazionale e alla fine dello stesso anno rilevò Italia 1 da Edilio Rusconi. Nell'estate del 1984 la Fininvest acquisì il 50% degli impianti di Rete 4 (all'epoca valutati 30 miliardi di lire) e il magazzino programmi (per 105 miliardi di lire in quattro anni senza interessi)[19]. Con le sue tre reti nazionali la Fininvest cominciò a competere alla pari con la Rai nel mercato pubblicitario: già nel 1983 le entrate pubblicitarie del gruppo (1.500 miliardi) superarono quelle della Rai (1.365). Sempre nel 1983 la Fininvest acquisì il settimanale TV Sorrisi e Canzoni, uno dei maggiori periodici italiani di spettacolo e televisione dell'epoca con una tiratura, spinta dalla televisione, che passò da 640.000 a 2.200.000 copie[9].
Nel 1985 la Fininvest ottenne dal governo francese l'autorizzazione a trasmettere via etere e nacque la società «France Cinq» (40% Fininvest, 60% a una cordata di media francesi); l'anno seguente cominciò a trasmettere La Cinq, prima emittente televisiva privata gratuita in Francia. Ma il nuovo governo di centrodestra presieduto da Jacques Chirac, di orientamento neogollista e liberale, limitò gli spazi di libertà nella programmazione del palinsesto, mettendo subito in difficoltà la rete: la Fininvest scese al 25% della società; La Cinq chiuse nel 1992 in modo controverso. Nel 1988 nacque Tele 5 in Germania, chiusa anch'essa nel 1992, e nel 1990 Telecinco in Spagna, ancora attiva e tra le maggiori reti televisive del Paese.
In Italia, nel 1987, anno in cui cominciarono le rilevazioni dell'Auditel, Publitalia '80 controllava il 62% della pubblicità televisiva nazionale e gestiva anche la raccolta di un'emittente straniera, TV Koper-Capodistria, che trasmette dal territorio sloveno[20]. Entro la fine dello stesso anno la Fininvest stipulò degli accordi con l'emittente per poter trasmettere gli eventi sportivi in diretta sul territorio italiano. Nel corso degli anni ottanta raggiunse una posizione di assoluta preminenza nel settore dell'emittenza privata, controllando non solo i tre maggiori network, ma anche Italia 7 e TV Koper-Capodistria, alle quali forniva programmi e pubblicità, e Junior TV, Rete A e Tivuitalia solo per la distribuzione pubblicitaria, per un totale dell'80% dell'ascolto televisivo nel settore[9].
Nel 1990, con la nuova regolamentazione del settore televisivo (legge Mammì), fu di fatto legalizzato lo stato di spartizione dell'etere tra Rai e Fininvest. Successivamente la società Telepiù, di cui la Fininvest era azionista, ottenne tre concessioni televisive per una piattaforma televisiva a pagamento, TELE+, ma poco dopo cedette le quote di partecipazione a causa della nuova legge che consentiva allo stesso soggetto di possedere fino ad un massimo del 25% delle emittenti sul mercato. La Fininvest, che aveva già tre reti su dodici, cedette la sua quota in Telepiù. Nel 1991 la holding finì sotto inchiesta per degli accertamenti che dovevano stabilire il suo definitivo abbandono da ogni partecipazione in Telepiù.
Nell'aprile 1996 la Fininvest scorporò le attività televisive nella società Mediaset, dove confluirono le tre reti Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Sette anni dopo anche Telecinco diventò de facto parte integrante del gruppo. Nel 1997 nacque Mediavideo, il teletext unificato delle tre reti Fininvest (dall'ottobre 1992 ciascuna rete aveva avviato il proprio e per cinque anni i tre teletext Fininvest erano proseguiti in fase sperimentale). Nel 2005 diversificò il proprio business tornando nel mercato della pay TV con Mediaset Premium attraverso il digitale terrestre.
Le perdite del 2016 nel bilancio definitivo di Mediaset ammontavano a 116,6 milioni di euro, il secondo risultato più negativo della storia dopo la perdita di 235,4 milioni nel 2012. Una causa non secondaria era il passivo di Mediaset Premium. Le perdite nel 2015 invece si erano fermate a 36,1 milioni di euro[21].
AssicurazioniModifica
Il gruppo Mediolanum nacque nel 1982 quando Ennio Doris e la Fininvest fondarono Programma Italia, una rete di agenti assicurativi. Nel 1984 vennero acquisite le compagnie assicurative Mediolanum Vita e Mediolanum Assicurazione. L'anno successivo venne creata Gestione Fondi Fininvest, la quale amministra fondi comuni d'investimento. Nel 1994, tutte queste società vennero incorporate alla neonata Mediolanum. Nel giugno del 1997, il gruppo entrò nel settore bancario trasformando Programma Italia in Banca Mediolanum, puntando sulla gestione telematica dei conti correnti.
Banca d'Italia, d'intesa con l'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, con provvedimento del 7 ottobre 2014 pervenuto in data 9 ottobre 2014 al gruppo, dispose la dismissione della partecipazione di Fininvest in Mediolanum S.p.A., intimando una diminuzione nell'azionariato dall'attuale 35,13% al 9,9% del capitale. La disposizione è stata poi annullata dal Consiglio di Stato.
StampaModifica
Nel 1991, dopo una battaglia legale, la Fininvest acquistò il 53% della Mondadori.[22].
Nel 2015 il Gruppo Mondadori acquista per 127,5 milioni di euro la RCS Libri spa.
Altre attivitàModifica
Dal 1986 al 2017 Fininvest ha detenuto il controllo del Milan, una delle maggiori società calcistiche in ambito italiano e internazionale. L'impegno della holding nel settore calcistico è ripreso nel 2018 con l'acquisizione dell'intero pacchetto azionario del Monza.
Dal 1988 al 1999 la Fininvest è stata presente nel settore della grande distribuzione organizzata italiana, avendo il controllo del gruppo Standa (rilevato dalla Montedison e poi scorporato undici anni dopo).
Negli anni novanta, attraverso la controllata Publitalia '80, la Fininvest è stata attiva anche settore dei parchi di divertimento, partecipando alla costruzione di Mirabilandia, che aprì nel 1992. L'impresa tuttavia non si rivelò sufficientemente redditizia: nel 1997 il parco passò infatti a una cordata italo-tedesca (costituita dal gruppo Löffelhardt - proprietario di Phantasialand - e da Giancarlo Casoli) che riuscì poi a tramutare il parco romagnolo in un successo internazionale.
Nel 1994 Fininvest esordì nel settore della produzione e distribuzione cinematografica con la società Medusa Film, che poi confluisce nel Gruppo Mediaset (a sua volta controllato da Fininvest) nel 2007. In precedenza era già presente nel settore con la società Silvio Berlusconi Communications.
Dal 1997 al 2008 la holding ha operato nel settore dei cataloghi distribuendo la prima edizione di Pagine Utili.
La Fininvest ha infine una piccola partecipazione azionaria in Mediobanca, di cui possiede l'1% dal 2007, salito al 2% nel 2008.[23]
Struttura e societàModifica
Detiene partecipazioni nei settori televisivo (Mediaset), editoriale (Arnoldo Mondadori Editore), assicurativo/bancario (Gruppo Mediolanum), teatrale (Teatro Manzoni) e sportivo (Associazione Calcio Monza). Fino al 1995 era presente anche nei settori immobiliare e della grande distribuzione, poi abbandonati. Mediaset, Arnoldo Mondadori Editore, Mediolanum sono quotate a Piazza Affari.
Il gruppo è inoltre proprietario della società di trasporto aereo privato Alba Servizi Aerotrasporti, con sede nell'aeroporto milanese di Linate.
Società controllate e principali partecipazioniModifica
- MFE - MediaForEurope 47,91% (49,68% dei diritti di voto, 42,95% dei diritti economici), quotata in Borsa
- Arnoldo Mondadori Editore 53,7% (azionista di maggioranza), quotata in Borsa
- Banca Mediolanum 30,5% (il gruppo Doris è azionista con il 40% ed entrambi nel patto di sindacato del gruppo) quotata in borsa
- Teatro Manzoni 100%
- Fininvest Gestione Servizi S.p.A.
- Fininvest Real Estate & Services S.p.A.
- Finisvim SpA 100% Fininvest sviluppi immobiliari
- Edilizia Alta Italia S.p.A.
- Immobiliare Leonardo S.p.A.
- Alba Servizi Aerotrasporti S.p.A.100%
- Diac Solaf SA 100%
- ISIM 100%
Nel portafoglio della Isim figurano (oltre a piccole quote nelle spac Icf, Gabelli e Guala Closures) l’1,5% di «21 Centrale Partners», emanazione della società guidata da Alessandro Benetton, e l’1,7% e all’1,4% dei fondi «21 Investimenti II e III». Compaiono poi il 10% di Ape, l’1,2% di Avm Private Equity, lo 0,99% di Equinox, il 10,5% di Perennius Global Value e il 6,6% di Perennius Asia Pacific. Questi ultimi due sono fondi emanazione della Praesidium Sgr guidata da Alessandro Poli (figlio di Roberto), fra l'altro consigliere di Fininvest e Mondadori.
Tra gli attivi anche il 3,6% del fondo Tlcom Capital e il 2,5% del Jerusalem Venture Partners IV. Isim detiene poi, considerando i piani di stock option, il 5,1% della società di tecnofinanza Soldo (fondatore Carlo Gualandri) che avrebbe un valore di circa 11,65 milioni a fronte di un prezzo di carico di 3,9 milioni. La relazione sulla gestione sottolinea inoltre che a fine 2019 il valore complessivo del portafoglio titoli era di circa 6 milioni, a fronte di un net asset value complessivo di 13,4 milioni.
AzionistiModifica
- Holding Italiana I (proprietà di Silvio Berlusconi) (17%)
- Holding Italiana II (proprietà di Silvio Berlusconi) (15,7%)
- Holding Italiana III (proprietà di Silvio Berlusconi) (7,8%)
- Holding Italiana IV (proprietà di Marina Berlusconi) (7,65%)
- Holding Italiana V (proprietà di Pier Silvio Berlusconi) (7,65%)
- Holding Italiana VIII (proprietà di Silvio Berlusconi) (20,4%)
- Holding Italiana XIV (proprietà di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi) (21,4%)
Ex società della FininvestModifica
- Milan (ceduto all'imprenditore cinese Li Yonghong nel 2017)
- MolMed ceduta alla società giapponese AGC il 21 luglio 2020
- TELE+ (ceduta nel 1992 in ottemperanza alla «legge Mammì»)
- il Giornale (ceduto a Paolo Berlusconi nel 1992 in ottemperanza alla «legge Mammì»)
- Edilnord (ceduta a Paolo Berlusconi nel 1992)
- Reteitalia (liquidata)
- Standa (scorporata e ceduta nel 1998)
- Programma Italia (fusa in Mediolanum)
- Silvio Berlusconi Editore (fusa in Mondadori)
- Jumpy (confluita in Mediaset)
- Pagine Utili (ceduta)
SimboloModifica
Il biscione, simbolo del gruppo ripreso dall'araldica, nello specifico dallo stemma dei Visconti di Milano della cui origine non vi sono ancora dati certi, viene spesso accostato alla figura mitologica del basilisco.[24]
Il biscione visconteo è ritratto nell'atto di mangiare un moro mentre quello del gruppo Fininvest, allo stato attuale molto stilizzato, in cui si riconosce appena la testa, ha invece un fiore in bocca. Anche nei vecchi loghi di Telemilano 58 e Canale 5, canali televisivi allora di proprietà di Silvio Berlusconi, era presente una forma più riconoscibile del biscione.
Il carattere usato della scritta "Fininvest" (così come in altre aziende controllate come Mediaset) è il Gill Sans Italic.
ControversieModifica
Procedimenti giudiziariModifica
Alle società che fanno capo alla holding sono collegati molti procedimenti giudiziari a carico di Silvio Berlusconi, in ragione del suo iniziale ruolo di presidente della società e poi di azionista di maggioranza; tra queste alcune accuse di falso in bilancio - da cui è stato assolto nel 2008 per la recente depenalizzazione del reato - e corruzione in atti giudiziari nella vicenda SME. Altri procedimenti giudiziari sono stati avviati a carico di Fedele Confalonieri e Gianni Letta, dirigenti con un ruolo importante nella storia del gruppo.
Lodo Mondadori / Guerra di SegrateModifica
Nel 1991 gli eredi Formenton cedono a Fininvest il 25,7% della finanziaria Amef, co-controllante della Mondadori e Silvio Berlusconi diviene presidente della casa editrice. L'altra co-controllante, la CIR - Compagnie Industriali Riunite di Carlo De Benedetti, ha però rastrellato il 79% delle azioni privilegiate Mondadori e detiene la maggioranza nell'assemblea straordinaria. La casa editrice è paralizzata da una doppia maggioranza che porta a una battaglia legale che arriva a sentenza il 14 gennaio 1991 quando la Corte d'appello di Roma, giudice relatore Vittorio Metta, dà ragione alla Fininvest. Tale sentenza, come verrà definitivamente stabilito dalla Magistratura[25], è però frutto della corruzione da parte di Cesare Previti, allora avvocato della Fininvest, nei confronti dello stesso Metta. De Benedetti deve venire a patti con Berlusconi e, dopo un negoziato tra le parti, la Fininvest mantiene la Mondadori, dal canto suo De Benedetti conserva la proprietà dei suoi giornali come la Repubblica e L'Espresso.
Il giudizio definitivo che accerta la corruzione del giudice Metta e lo condanna insieme con Previti e altri consente a De Benedetti di intentare causa per danni alla Fininvest. Il Tribunale Civile di Milano gli dà ragione e, con la sentenza 3 ottobre 2009, stabilisce che la Fininvest deve corrispondere alla CIR la somma complessiva di poco meno di 750 milioni di euro per il risarcimento del danno conseguente alla "perdita di opportunità" connesso al giudizio legato al cosiddetto «Lodo Mondadori». La Corte d'Appello di Milano conferma in secondo grado (8 luglio 2011) la precedente sentenza e impone alla Fininvest di risarcire la CIR di 560 milioni di euro. Marina Berlusconi dichiara di voler ricorrere in Cassazione. Alla fine dell'anno finanziario 2010, la Fininvest non ha previsto accantonamenti, ma ha anche negato la distribuzione di dividendi ai soci (nel 2009 per un valore di 200 milioni di euro) in vista di questa sentenza. Quindi, anche appoggiandosi alle entrate della quotazione in Borsa di Mediaset, la liquidità garantisce la possibilità finanziaria del pagamento del maxi risarcimento (a oggi garantito a CIR con una fidejussione di 806 milioni di euro).[22]
La vicenda legata alla acquisizione della Mondadori è stata chiusa il 13 luglio 2007 dalla Corte di cassazione che ha stabilito in via definitiva che la sentenza della Corte d'Appello che chiuse la vicenda Mondadori fu frutto della corruzione stabilendo che l'acquisizione della Mondadori da parte della Fininvest avvenne grazie alla corruzione del giudice Vittorio Metta della Corte d'appello di Roma da parte dell'allora avvocato della Fininvest Cesare Previti, condannato per questo in via definitiva a un anno e sei mesi di reclusione; i reati a carico degli alti dirigenti Fininvest, fra cui lo stesso Berlusconi, sono invece caduti in prescrizione.
Origine dei capitaliModifica
Altre controversie esistono sull'origine dei capitali che permisero alla Fininvest di nascere alla fine degli anni settanta. Il capitale della società è custodito in un certo numero di holding denominate "Holding Italiane" nelle quali vennero depositati fino al 1983 centinaia di miliardi di lire, una grossa parte dei quali in contanti. Le operazioni finanziarie di queste aziende sono state investigate dalla guardia di finanza e dalla DIA di Palermo nell'ambito delle inchieste antimafia collegate alle bombe del 1992-1993. Nel novembre 2009 Marina Berlusconi ha affermato che la proprietà della Fininvest è sempre stata in mano a Silvio Berlusconi e alla sua famiglia[26].
Rapporti con Cosa nostraModifica
Nel 2010 l'ex presidente di Publitalia '80 nonché AD di Fininvest Marcello Dell'Utri, dopo l'inizio delle indagini a suo carico nel 1996 e dopo la condanna in primo grado, venne condannato in appello a 7 anni di reclusione con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa: nelle motivazioni della sentenza si legge non soltanto che Berlusconi ha pagato a Cosa nostra «ingenti somme di denaro in cambio della protezione alla sua persona e ai familiari», ma anche che tali pagamenti sono intrecciati con altri versamenti per la «messa a posto» della Fininvest che all'inizio degli anni '80 aveva cominciato a gestire alcune emittenti televisive in Sicilia[27].
Nel 2012, la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della difesa avverso alla condanna a sette anni, annullò con rinvio la sentenza d'appello: nelle motivazioni della sentenza si legge che è "probatoriamente dimostrato" che Marcello Dell'Utri "ha tenuto un comportamento di rafforzamento dell'associazione mafiosa fino a una certa data, favorendo i pagamenti a Cosa nostra di somme non dovute da parte di Fininvest" in un periodo compreso tra il 1982 e il 1992[28].
Lodo Rete 4Modifica
Nel 1999 Rete 4 perse la gara d'appalto per le frequenze nazionali di trasmissione, vinte da Europa 7 la quale, pur avendo vinto la concessione per le frequenze nazionali dallo stato italiano, non le ha mai potute utilizzare per la mancata assegnazione delle stesse e, dopo un contenzioso durato dieci anni, nel 2012 l'Italia è stata condannata a pagare 10 milioni di euro di risarcimento alla società.[29] Mediaset non ha mai liberato le frequenze illecitamente occupate da Rete 4 nonostante l'esito avverso delle numerose sentenze, italiane ed europee, che imponevano di trasferire Rete 4 sul satellite al fine di consentire a Europa 7 di trasmettere via etere. La legge di riordino del sistema radiotelevisivo varata dal secondo governo Berlusconi, legge Gasparri, fissò per il 21 dicembre 2006 la data definitiva di passaggio della trasmissione con segnale analogico alla trasmissione con tecnica digitale e, così facendo, la normativa ebbe l'effetto di bloccare la riassegnazione delle frequenze delle concessioni analogiche in attesa del passaggio completo al digitale terrestre con una diversa assegnazione delle frequenze. Durante l'iter di approvazione della legge, il governo Berlusconi II intervenne con un decreto-legge (decreto-legge n. 352/2003, divenuto giornalisticamente noto come "decreto salvareti")[30][31], convertito in legge nel febbraio 2004[32], con cui venne anticipata la parte della legge Gasparri concernente il digitale terrestre indicando una moratoria di quattro mesi. In virtù di questi provvedimenti, il segnale di Rete 4 non fu spento, l'emittente non fu trasferita su satellite e continuò a trasmettere via etere fino al termine indicato dalla legge.
NoteModifica
- ^ La sede principale, intesa come direzionale, amministrativa e operativa è a Milano in Via Paleocapa 3. A Roma, in Largo del Nazareno 8 vi è la sede legale, meramente di rappresentanza.
- ^ Gruppo Mediaset - Sito ufficiale, su corporate.mediaset.it/it/. URL consultato il 20 aprile 2021.
- ^ Danilo Pellegrino nuovo ad di Fininvest al posto di Pasquale Cannatelli, su primaonline.it. URL consultato il 4 luglio 2016 (archiviato il 13 agosto 2016).
- ^ Fiduciarie svizzere, casalinghe, zii, cugini e P2: i soci di Silvio, su sottoosservazione.wordpress.com. URL consultato il 16 maggio 2018 (archiviato il 16 maggio 2018).
- ^ Berlusconi - Gli affari del Presidente, di Giovanni Ruggeri - Kaos Edizioni, su berlusconis.altervista.org. URL consultato il 20 aprile 2021.
- ^ Gruppo Mediaset - Storia, su corporate.mediaset.it. URL consultato il 20 aprile 2021.
- ^ Giorgio Lonardi, BERLUSCONI SBARCA IN URSS GESTIRA' LA PUBBLICITA' EUROPEA, in la Repubblica, 29 aprile 1988.
- ^ Giorgio Lonardi, PASSAGGIO A MOSCA PER SPOT E QUIZ, in la Repubblica, 1º dicembre 1989.
- ^ a b c d Pierre Di Toro, Fininvest-Mediaset.
- ^ Giampaolo Pansa, Carta straccia, p. 349, Rizzoli, 2011.
- ^ Industria, la mina dei debiti. A rischio IRI e FININVEST, in Corriere della Sera, 23 dicembre 1993. URL consultato il 26 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2015).
- ^ Raffaella Polato, Anche Fininvest in cura Tato', in Corriere della Sera, 6 ottobre 1993. URL consultato il 21 febbraio 2018 (archiviato il 23 febbraio 2009).
- ^ Raffaella Polato, Dove colpirà il ciclone Tatò. E Berlusconi: quando mi guarda, mi sento anch'io un costo da tagliare, in Corriere della Sera, 7 ottobre 1993. URL consultato il 21 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2015).
- ^ Raffaella Polato, MONDADORI, passa la linea Tato', in Corriere della Sera, 16 aprile 1994. URL consultato il 26 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2009).
- ^ Gianni Gambarotta, Il solito Franz, in Corriere della Sera, 19 dicembre 1994 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2009).
- ^ Giacomo Ferrari, Grandi gruppi, l'anno del riscatto, in Corriere della Sera, 23 dicembre 1994. URL consultato il 26 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2015).
- ^ Mediaset in borsa a 7.000 lire ad azione, in la Repubblica, 30 giugno 1996. URL consultato il 20 aprile 2021.
- ^ Il marchio era stato registrato il 23 febbraio 1979.
- ^ Glauco Benigni, L'indice d'ascolto adesso è alla pari 11 milioni a testa, in la Repubblica, 29 agosto 1984. URL consultato l'8 marzo 2009 (archiviato il 14 gennaio 2009).
- ^ Fabio Barbieri, BERLUSCONI VUOLE LA DIRETTA ED ENTRA A TELE CAPODISTRIA, in la Repubblica, 24 novembre 1987.
- ^ quotidiano la Repubblica del 2 marzo 2017
- ^ a b Dalla Fininvest 750 milioni di euro di risarcimento, su adnkronos.com, 3 ottobre 2010. URL consultato il 4 ottobre 2009 (archiviato il 7 ottobre 2009).
- ^ L'impero Berlusconi. Il patrimonio diviso tra i figli. Ma resta il nodo del comando, su la Repubblica, 6 aprile 2023. URL consultato il 7 aprile 2023.
- ^ L'araldica della Regione Lombardia, su consiglio.regione.lombardia.it, aprile 2007. URL consultato il 4 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2009).
- ^ Lodo-Mondadori, confermate le condanne, su corriere.it. URL consultato il 1º dicembre 2009 (archiviato l'11 gennaio 2010).
- ^ Marina Berlusconi annuncia querele "Fininvest, nessuna zona d'ombra", in La Repubblica, 28 novembre 2009. URL consultato l'8 dicembre 2009 (archiviato il 3 dicembre 2009).
- ^ I giudici: «Dell'Utri mediatore tra i boss mafiosi e Berlusconi», in Corriere della Sera, 19 novembre 2010. URL consultato il 19 novembre 2010.
- ^ La sentenza della Cassazione sul caso Dell'Utri: una prima guida alla lettura, Diritto Penale Contemporaneo, 7 maggio 2012. URL consultato l'11 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2012).
- ^ Elemedia, Europa 7, la Corte europea condanna l'Italia "10 milioni di euro per le frequenze negate" - Repubblica.it, in La Repubblica. URL consultato il 20 febbraio 2018 (archiviato il 22 febbraio 2018).
- ^ Decreto salva reti, la proroga è di cinque mesi Archiviato il 21 giugno 2015 in Internet Archive., articolo del Corriere della Sera, del 24 dicembre 2003
- ^ Riparte la legge Gasparri, Cheli conferma le critiche Archiviato il 21 giugno 2015 in Internet Archive., articolo del Corriere della Sera, dell'8 gennaio 2004
- ^ Fiducia al governo sul decreto salvareti Archiviato il 21 giugno 2015 in Internet Archive., articolo del Corriere della Sera, del 18 febbraio 2004
Voci correlateModifica
Altri progettiModifica
- Wikiquote contiene citazioni di o su Fininvest
- Wikinotizie contiene notizie di attualità su Fininvest
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Fininvest
- Wikinotizie contiene l'articolo Fininvest mette in vendita azioni Mediaset, 13 aprile 2005
- Wikinotizie contiene l'articolo Berlusconi ed ex manager Fininvest assolti al processo All Iberian, 16 settembre 2005
- Wikinotizie contiene l'articolo Pubblicate le motivazioni della sentenza SME, 28 marzo 2006
Collegamenti esterniModifica
- (IT, EN) Sito ufficiale, su fininvest.it.
- Fininvest, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (EN) Fininvest, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | GND (DE) 10175479-6 |
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