Storia di San Benedetto del Tronto

Voce principale: San Benedetto del Tronto.

La storia di San Benedetto del Tronto copre un arco temporale plurimillenario le cui origini sono difficili da rintracciare con precisione. Reperti archeologici documentano l'esistenza dell'insediamento fin dall'epoca romana nel contesto della civiltà picena.

La "Rotonda a Mare" con una fontana negli anni 30 (attuale Piazza Carlo Giorgini)

Le origini modifica

 
Villa Marittima

Le prime tracce dell'insediamento umano nel territorio risalgono fra la prima metà del I secolo a.C. e la prima metà del I secolo d.C., risalenti a epoca romana, con i ritrovamenti archeologici di una domus avvenuti nell'estate 2010 hanno messo in discussione l'origine medievale del vecchio incasato del Paese Alto e della città.[1][2] L'origine romana della città era già stata ipotizzata in passato, senza però alcun riscontro concreto: si riteneva che fosse sorta sul sito dell'antica città di Truentum (fondata dall'antico popolo dei Liburni), poi ribattezzata Castrum Truentinum, identificata oggi con il sito archeologico scavato alla foce del Tronto nel comune di Martinsicuro.

Non si hanno tuttavia ancora certezze sulle reali origini della città. In attesa di ulteriori studi sui ritrovamenti, si continua ad accreditare l'ipotesi di un nucleo sorto attorno a una chiesa che avrebbe ospitato le spoglie di San Benedetto martire (Chiesa abbaziale di San Benedetto Martire), soldato romano martirizzato nell'antica Cupra (poi Cupra Marittima). Del nucleo abitativo di San Benedetto, definito come Plebs Sancti Benedicti in Albula dal nome del santo protettore e titolare della chiesa omonima, nonché del torrente che tuttora l'attraversa, si hanno tracce dall'anno 998 in un atto relativo all'investitura del beneficio dei SS. Vincenzo e Anastasio in territorio di Acquaviva Picena da parte di Uberto, vescovo di Fermo.

Castrum Sancti Benedicti modifica

 
Porta da mare, collegava l'antico borgo con la zona marittima

Il primo documento certo che menziona il piccolo centro chiamato Castrum Sancti Benedicti risale infatti al 998. Edificato con il nome “Plebs Sancti Benedicti in Albula” (Il popolo di San Benedetto in Albula), dal nome del santo patrono San Benedetto Martire e dal torrente Albula.

Le invasioni barbariche e saracene modifica

il villaggio da poco edificato, trovandosi lungo la costa, è esposto a orde di barbari che arrivano dal nord, devastano tutto ciò che incontrano, con violenza e vandalismo, incendiano e distruggono anche altri centri. dal 420 al 620 la miseria della popolazione e le epidemie abbondano. Belisario nel 538 invia 2.000 cavalieri per saccheggiare il Piceno. Narsete accorre in aiuto, ed i due condottieri si incontrano a Fermo, dove ci fu un consiglio di guerra. Nel 839 cominciano a comparire sul litorale i Saraceni, che con le loro incursioni fanno razzie e distruggono i resti di Truentum e di Castro Truentum portando desolazione e morte. Nel 1030 venne concesso al vescovo di Fermo un terreno nei pressi dell'Albula. Dopo la morte di del vescovo di Fermo Uberto, gli succede Ulderico a cui vengono regalati 1.500 moggi di terra e la Torre alla foce del Tronto.

Nel 1105 Papa Pasquale II conferma il monastero di San Benedetto al Tronto a Oderisio, abate di Montecassino[3] e di nuovo nel 1112, con altra bolla inviata al nuovo abate cassinense Gerardo[4].

L'arrivo della famiglia Gualtieri modifica

 
Torre dei Gualtieri

Il primo significativo mutamento insediativo si ha nel 1145 quando i signori Azzo e Berardo di Gualtiero ottennero l'autorizzazione dal vescovo Liberto di Fermo, che governava dal fiume Tronto al Potenza, realizzare un castrum sul colle ove sorge la pieve, pur nel rispetto delle pertinenze di questa. Tale atto è datato 27 gennaio 1146, nel 1190 Fermo si erige a libero comune eredita i possedimenti che il vescovo fermano aveva in questa zona. Un documento dell'Archivio apostolico vaticano parla di un campo detto campo spoletano fra il Tronto e l'Albula. Nel 1211 Fermo aveva ottenuto da Ottone IV di Brunswick il possesso del litorale Adriatico, nessuno poteva costruire case o fortezze, senza il permesso della città di Fermo. Nel 1242 Federico II di Svevia aveva saccheggiato e distrutto Ascoli, per ingraziarsi la città, che divenne ghibellina e a lui fedele, l'autorizzò a possedere la riva del Tronto fino al castello di San Benedetto in Albula. Nella concessione era compreso anche il castello di Monte Cretaccio, appartenente all'Abbazia di Farfa ed al vescovo di Fermo. I Fermani protestarono vivacemente, dato che Papa Innocenzo IV obbligò Ascoli a restituire a Fermo Monte Cretaccio. Nel 1280 le truppe di Ascoli si avventarono contro il castello di San benedetto che oppose forte resistenza e gli assedianti se ne ritornarono con delusione e umiliazione per non aver ottenuto ciò che si volevano. Dovettero pagare una multa salatissima perché non si erano presentati a giudizio. Il 1280 segna la vittoriosa resistenza di San Benedetto aiutato dai fermani contro Ascoli.

Il Medioevo modifica

Oggetto della rivalità tra le città di Ascoli e Fermo, San Benedetto fu per secoli aspramente contesa delle due rivali. Nel 1463 Fermo dette incarico al frate Giacomo della Marca di pronunciarsi quale arbitro nella questione e risolvere le secolari controversie fra le due città. Frate Giacomo della Marca il 3 luglio 1463 emise il suo giudizio assegnando i territori meridionali di S. Benedetto, compresi tra il torrente Ragnola e il Tronto, a Monteprandone, garantendo agli ascolani uno sbocco strategico al mare; inoltre annetté alla giurisdizione di Monteprandone il Monte Cretaccio, sotto il quale si sarebbe dovuto costruire l'omonimo porto (Porto d'Ascoli), ma la cui realizzazione non avverrà mai.

Sbarchi di Turchi modifica

Nel 1478 un'epidemia di peste, forse portata da turchi, devastò il territorio di San Benedetto decimando la popolazione; gli effetti furono tanto devastanti che nel 1491, essendo il paese rimasto pressoché disabitato, su iniziativa del municipio di Fermo (che all'epoca ne deteneva la giurisdizione), venne deciso di dare facoltà ad alcuni profughi imolesi di stabilirvisi, concedendo loro terreni in enfiteusi.

Sotto lo Stato pontificio modifica

 
San Benedetto del Tronto. Tipico scorcio del vecchio incasato, presso il Paese Alto, a sinistra Palazzo Anelli risalente al 1730

Saccheggi e devastazioni a varie riprese caratterizzano anche il XVI secolo per cui il paese, seppure di importanza strategica, non riuscì a svilupparsi se non dopo aver riacquistato un po' di tranquillità. È del 1615 la testimonianza di una prima espansione fuori dalle mura, verso il mare, con la costruzione di una chiesetta dedicata alla Madonna della Marina ( oggi Cattedrale di Santa Maria della Marina) in corrispondenza del luogo dove oggi è situata piazza Cesare Battisti in prossimità del vecchio Palazzo Municipale. Costruita sul litorale deserto lungo la via Litoranea sulla direttrice che dalla Porta Sud conduceva alla spiaggia, fuori delle mura del borgo antico, fu stimolo per la popolazione a scendere in marina.

Nel giro di pochi anni cominciarono a sorgere dei magazzini rudimentali e casupole in cui i pescatori depositavano gli attrezzi da pesca. Parzialmente distrutta dall'inondazione del torrente Albula del 6 luglio 1898, per i danneggiamenti subiti fu chiusa al culto e demolita l'anno seguente, ma non si spense nel popolo sambenedettese la devozione alla Madonna del Mare e una nuova chiesa venne costruita. Nel Museo di Arte Sacra di San Benedetto del Tronto è conservata un'epigrafe in latino del 1615, a memoria della fondazione dell'antica chiesetta.

L'Ottocento modifica

 
Chiesa abbaziale di San Benedetto Martire

Lo sviluppo demografico del Castro Sancti Benedicti e, successivamente al 1860 con Regio Decreto, di San Benedetto del Tronto, non può che rassomigliare a quello di tanti altri centri rivieraschi dell'Adriatico, ove svolgono un ruolo determinante le immigrazioni (rese necessarie per il ripopolamento sul finire del XV secolo e proseguite fino ai giorni nostri in modo significativo), le incursioni e le catture barbaresche, i rapporti con le popolazioni transadriatiche, le epidemie, le successive e massicce emigrazioni in altri luoghi dell'Italia e all'estero, talune con caratteristiche specifiche legate ai mestieri del mare.

San Benedetto, attraverso questi fenomeni, appare come una vera e propria “testa di ponte” ove si approdava con le barche o si giungeva dai paesi dell'interno e ci si stanziava, magari per ripartire per altri lidi, ma sempre lasciando tracce di quegli apporti demografici. Ciò è particolarmente significativo dal XVIII secolo, quando la pesca fa da motivo di attrazione e la viabilità costiera, resa più agevole e sicura, ne fa uno snodo tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli.

Il XVIII secolo è il secolo nel quale la popolazione sambenedettese inizia a uscire dal sovraffollato quartiere Castello dopo aver invaso con le nuove costruzioni lo spazio di rispetto delle mura fortificate e talvolta scavalcate queste verso i giardini sottostanti, accompagnato dall'espansione lungo e al di sotto della strada “Lauretana” (poi statale 16) indi dei "paiarà" (toponimo del primo insediamento sviluppatosi sulle terre sottratte al mare, che deve il proprio significato da quelle case costruite con paglia impastate con argilla).

Il restante territorio della marina è ancora inabitabile a causa degli acquitrini che vi si sono formati con il ritirarsi della costa e la campagna vede solo rare case coloniche. In prosieguo di tempo, con la relativa conquista e bonifiche delle terre alla marina, buona parte delle circa 5 000 anime che costituivano la popolazione sambenedettese nel 1850, abitavano già nella loro maggioranza nel quartiere Marina che arricchiva la nomenclatura delle contrade portandola da nove a dodici.

Sono soprattutto i pescatori, i calafati, gli sciabicotti, i pescivendoli e i facchini di marina che per una maggiore comodità professionale si insediano al di sotto della Strada detta Lauretana. Il centro sociale, civile e di conseguenza economico non è più individuabile all'interno delle mura del Castello, ove la maggior parte dei residenti ora sono pochi artigiani con le loro botteghe, i benestanti, e alcuni possidenti agricoli. Qualche marinaio abita ancora nel quartiere Castello, ma ciò rappresenta un'eccezione rispetto alla maggioranza che occupa lo spazio sotto le mura orientali.

Nel 1763 ci fu il primo intervento urbanistico organizzato a cura dell'ing. Paglialunga di Fermo, la marineria di San Benedetto aveva una dozzina di tartane pochi anni dopo, nel 1851 la cittadina contava appena 5 351 abitanti (censimento dello Stato Pontificio). Nel 1860 con l'invasione piemontese da parte dei Cacciatori delle Alpi la città passò dallo Stato Pontificio allo Stato Italiano. Nel 1863 la costruzione della linea ferroviaria adriatica costituì un passaggio storico per tutto il territorio. Negli stessi anni aprivano i primi stabilimenti balneari e l'amministrazione del sindaco Secondo Moretti delineò la vocazione turistica della cittadina[5] di San Benedetto. Risale al 1896 il regio decreto che concede a San Benedetto l'attributo del Tronto.[6]

Epoca napoleonica modifica

 
Dipartimento del Tronto
 
Delegazione apostolica di Ascoli

Alla proclamazione della Repubblica Romana, nel 1798-1799 le Marche sono divise in tre grandi Circoscrizioni che, sull'esempio francese, prendono il nome dai fiumi. Il Dipartimento del Metauro con capoluogo Ancona, del Dipartimento del Musone con capoluogo Macerata e del Dipartimento del Tronto con capoluogo Fermo. Il Dipartimento del Tronto comprendeva l'attuale Provincia di Ascoli Piceno, Provincia di Fermo e parte di quella di Provincia di Macerata. I Dipartimenti sono divisi in cantoni; San Benedetto è compresa in quello di Offida insieme ad Acquaviva Picena, Monteprandone, Monsampolo del Tronto, Spinetoli, Castorano, Ancarano. Numerosi i passaggi a San benedetto delle truppe. Nella vicina Acquaviva si ha un feroce assedio da parte degli insorgenti contro i francesi. La Repubblica Romana imposta dai francesi è invisa al popolo. Premuta a nord dagli Austriaci a sud dai Napoletani il 13 novembre 1799 cade con l'occupazione di Ancona e le Marche tornano allo Stato Pontificio, mal 1808 Napoleone Bonaparte le aggrega al Regno Italico. Nel luglio 1808 Eugenio di Beauharnais vice Re d'Italia nomina podestà di San Benedetto Francesco Voltattorni. Nello stesso anno San Benedetto è scelta dai francesi come piazza di scalo dei trasporti militari. Caduto Napoleone il Dipartimento del Tronto sopravvive con Gioacchino Murat che sostò a San Benedetto con le truppe che dopo la sconfitta ritornavano nel Regno di Napoli.

Dopo il congresso di Vienna modifica

Al ritorno dello Stato Pontificio il Dipartimento del Tronto, nel luglio 1816 venne diviso da Papa Pio VII, San Benedetto fa parte della Delegazione apostolica di Fermo insieme ad Acqauviva e Monte Aquilino. Nel 1831 San benedetto che dai primordi della sua storia dipendeva da Fermo, nel 1827 cessa, per passare al Governo di Montalto delle Marche, che poi nel 1831 confluisce nella Delegazione apostolica di Ascoli

Le epidemia di colera modifica

La prima, del 1831, non procurò molte vittime, ma la seconda, che si manifestò nel 1854 con una forte recrudescenza nel 1855, ebbe a mietere quasi 400 vittime. Una terza giunse improvvisa nel 1886, in piena stagione balneare, e vide 760 colpiti, con 194 decessi.

Passaggio di Garibaldi, di Pio IX, di Vittorio Emanuele II modifica

 
La lapide presso palazzo Neroni

Il 24 gennaio 1849 Giuseppe Garibaldi passa a San Benedetto accompagnato da Nino Bixio, Gaetano Sacchi e da alcuni ufficiali e soldati. Ospitato presso Palazzo Neroni Cancelli, di Giuseppe Neroni Cancelli, prima di ripartire verso Roma, volle rilasciare un biglietto di apprezzamento alla Guardia Civica, conservato dalla Famiglia Neroni. Vi era scritto : "Alla Civica di San Benedetto invia salute e fratellanza il riconoscente Garibaldi". In ricordo, furono apposte due lapidi, una in corso Neroni, l'altra nell'ex Palazzo comunale.[7]

«IL NOME IMMORTALE DI GIUSEPPE GARIBALDI A CURA DEL COMUNE SCOLPITO NEL MARMO RICORDA AI POSTERI CHE QUESTA CASA NEI GIORNI 24-25 GENNAIO 1849

EBBE LA VENTURA DI OSPITARE L'EROE DEI DUE MONDI MENTRE ACCORREVA ALLA DIFESA DELLA REPUBBLICA ROMANA»

Nel 1857 Papa Pio IX passa per San Benedetto e benedice la folla accorsa ad'osannarlo, era il 18 maggio 1857; ed una lapide ricorda l'avvenimento. Il 15 ottobre 1860 Vittorio Emanuele II di Savoia attraversa San Benedetto acclamato dalla folla, raggiunge i confini con il Regno di Napoli, attraversa il Tronto, che costituiva il confine fra Stato Pontificio e il Regno di Napoli, si dirige verso Napoli e Teano, dove incontra Garibaldi. Veniva così annullato il confine fra Stato Pontificio e il Regno di Napoli.[8] Nel 1896 San Benedetto assume la denominazione del Tronto, per distinguerlo dagli altri San Benedetto del nuovo Regno d'Italia.

L'emigrazione marinara sambenedettese modifica

Nell 1800 la crisi della marineria pontificia nel periodo post Restaurazione favorisce le emigrazione di barche e di uomini verso altre zone dell'Italia ed altri centri dell’Adriatico.[9] Dal 1820 in poi fino nella seconda metà del XIX secolo, il flusso migratorio fu verso il vicino Abruzzo, nelle comunità di Giulianova, Silvi, Castellamare Adriatico, Pescara, Ortona e Vasto. Nel 1845 decine di pescatori emigrano nel litorale laziale nelle città di Nettuno, Anzio e Civitavecchia.[9]

Verso la fine dell'ottocento si intensifica il flusso migratorio verso la zone del Golfo della Spezia e dell'alto Tirreno, in particolare nel paese Bocca di Magra, frazione del comune di Ameglia, poi si stabilirono nella vicina Viareggio,[9] dove portarono nella città toscana le loro imbarcazioni da pesca il Trabaccolo,[10] furono denominati dai viareggini i trabaccolari di San Benedetto.[11]Maggiori guadagni, approdi più sicuri rispetto alla “spiaggia aperta” della costa medio adriatica e la notevole pescosità di quelle acque determinano lo stanziamento di tanti altri ceppi familiari. L'unione delle due tradizioni marinare è diventato un piatto tipico della città toscana la Pasta alla trabaccolara, in onore alla marineria Sambenedettese che emigrò in loco. Ad'oggi nella città di Viareggio, i discendenti dei sambenedettesi sono un quinto della popolazione, circa 15.000 individui.[12] Dal 1994, tra le due città è in atto un sentito gemellaggio.[13] Al termine della Prima guerra mondiale alcune famiglie sambenedettesi emigrano nell’isola di Lussino nell'arcipelago delle Isole Quarnerine.[9]

Dal 1930 il flusso migratorio si riverso di nuovo nel vicino Abruzzo, San Vito Chietino e Vasto e nel Molise la città di Termoli, in quel periodo un altro flusso si concentrava nella città di Cesenatico e in altri centri della riviera romagnola.[9] Sulla fine dell'ottocento e metà del novecento, molti sambenedettesi, circa 1.500, emigrarono verso le Americhe, in nord America nella città Chicago Heights e da qui, molte famiglie emigrano in California nelle città di Collinsville, San Francisco e San Diego, dove i marinai sambenedettesi, con i loro motopescherecci oceanici, si spinsero a pescare verso altri mari, giungendo persino fino in Alaska e Groenlandia a caccia del Merluzzo; in sud America in Argentina a Buenos Aires e soprattutto Mar del Plata, con la quale vi è un sentito gemellaggio.[9][14]

Dal 1901 alla Seconda guerra mondiale modifica

 
Il varo del motopeschereccio San Marco

Nel 1907 comincia la costruzione del porto peschereccio, il cui ultimo ampliamento è del 2000. Già nel 1773 la marineria locale aveva in dote 20 paranze. Nel 1809 San Benedetto del Tronto contava una cospicua flotta di pescherecci, due dozzine di paranze e una dozzina di battelli e circa 200 pescatori, in quel periodo l'ammaraggio avveniva sull'arenile.[15] Nei due decenni a seguire, la flotta vide raddoppiare il numero delle imbarcazione, i pescatori erano costretti a portare le loro imbarcazioni a mano sia il varo e la rimessa a terra. Nel 1912 avviene il varo del primo peschereccio a motore in Italia, il "San Marco", su concezione del monsignor Francesco Sciocchetti.[16]

Nel 1928 con decreto ministeriale, San Benedetto otteneva il riconoscimento di Stazione di Cura, soggiorno e turismo, prima località balneare delle Marche e di tutta la costa adriatica. Il 20 luglio del 1932 viene inaugurato il Lungomare di San Benedetto del Tronto, ad oggi mantiene ancora la stessa impostazione. l'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di San Benedetto del Tronto, diede l'incarico al modenese ingegnere Luigi Onorati di progettare una strada che costeggia la spiaggia, per migliorare le attrattive turistiche della cittadina, che nel 1865, fu una delle prime località marittime dell'Adriatico ad avere inaugurato uno stabilimento balneare lo Stabilimento Bagni.[17] Nel 1935, dopo molti tentativi avvenuti negli anni precedenti, un decreto regio annette Porto d'Ascoli, fino ad allora frazione di Monteprandone, ai territori della città per motivi di convenienza territoriale: San Benedetto infatti è in piena espansione, e necessita di spazio. Nel 1961 Porto d'Ascoli viene ufficialmente incorporata al nucleo urbano di San Benedetto: l'ISTAT, in occasione del X Censimento, la considera infatti parte integrante del capoluogo comunale e non più sua frazione; il centro conserva tuttavia una sua specifica identità, come quartiere.

I bombardamenti su San Benedetto modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Bombardamenti di San Benedetto del Tronto.

L'8 settembre 1943, ci furono i primi bombardamenti da parte degli alleati e i primi sfollamenti per evitarli e, successivamente, soprattutto nel mese di ottobre, quando i bombardamenti erano quotidiani, il totale sfollamento nei paesi dell’entroterra: Acquaviva Picena, Monteprandone, Ripatransone, Offida o nelle campagne circostanti.[18]

Il vecchio incasato del “Paese Alto” dopo il bombardamento aereo del 27 novembre 1943
Liberazione di San Benedetto, l’entrata in città delle truppe alleate

Il 27 Novembre 1943 il vecchio incasato, come tutta la città di San Benedetto, subì un pesante bombardamento aereo dalle forze alleate, gran parte del Paese Alto venne distrutto, ci furono tanti feriti e oltre venti morti.[19][20][21]

Le stragi naziste modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Strage di San Benedetto del Tronto.

Il 28 novembre 1943 a bordo di motocarrozzette, giunsero a San Benedetto del Tronto cinque soldati tedeschi, si recarono presso un deposito di beni alimentari per fare razzia di quello che potevano portare via. Il maresciallo maggiore Luciano Nardone, affrontò i tedeschi ordinando loro di riconsegnare i viveri. Nacque uno scontro armato, nel quale il maresciallo Nardone rimase ucciso, in quei istanti giunse davanti al deposito il carabiniere Isaia Ceci, in aiuto del collega, ma fu ucciso anche lui, in seguito ad una raffica che lo colpirono a morte.

Il 12 giugno 1944 i tedeschi, a ridosso della ritirata, depredano e saccheggiano la città. In via Madonna della Pietà, nel quartiere Ponterotto di San Benedetto del Tronto, furono uccisi il Brigadiere dei carabinieri, Elio Fileni, Neutro Spinozzi e Salvatore Spinozzi.[22]

La liberazione modifica

Il 18 giugno 1944 dopo 144 bombardamenti aerei e sei cannoneggiamenti navali che hanno devastato la città nella seconda guerra mondiale, San Benedetto viene liberata.[23][24][18]

Dalla Seconda guerra mondiale ad oggi modifica

 
Il lungomare di San Benedetto del Tronto nel 1960

Nel secondo dopoguerra San Benedetto del Tronto ha conosciuto uno sviluppo sostenuto. Nel 1946 in occasione del cambiamento di alcune vie cittadine, deliberato nell’agosto del 1945, il Lungomare Tommaso di Savoia viene intestato a Bruno Buozzi (attuale Viale Bruno Buozzi). Nel 1948 il Ministero dei lavori pubblici stanzia i primi fondi per la definitiva sistemazione del Lungomare sino nella località di Porto d'Ascoli. Conobbe un forte incremento demografico: i 23 000 abitanti del 1951 diventarono oltre 42 000 nel 1971 per effetto del movimento migratorio dall'entroterra e dal flusso migratorio da varie zone della penisola.[25] Negli anni 60 del miracolo economico italiano, al pari delle altre città costiere italiane e marchigiane, San Benedetto del Tronto è incominciata a essere una delle prime città marchigiane a beneficiare del turismo balneare, e divenne una delle più importanti località turistiche delle Marche e del Medio Adriatico.[26]

La tragedia del Rodi modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Tragedia del Rodi.

Il 23 dicembre 1970 la città e la marineria furono sconvolte dalla Tragedia del Rodi, il naufragio del motopeschereccio è avvenuto nelle acque antistanti la foce del fiume Tronto. Nella tragedia persero la vita tutti i dieci occupanti dell’imbarcazione. Il protrarsi delle operazioni di recupero del relitto provocarono diverse proteste popolari, le proteste sfociarono in una vera e propria rivolta quando, perdurando l’inazione dei soccorsi, un gran numero di abitanti della cittadina occupò la stazione ferroviaria, deponendo grossi oggetti e tronchi d’albero sui binari e occupando fisicamente la sede ferroviaria; fu anche bloccata la Strada statale 16 Adriatica.[27]

Il disatro ferroviario modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Incidenti ferroviari in Italia.

Il 27 novembre 1982, il Treno Espresso 519 Freccia del Levante partito da Milano per dirigersi verso Taranto, imbocca la Ferrovia Adriatica a Bologna. Verso le 5 del mattino, mentre stava attraversando la Stazione di San Benedetto del Tronto, su un binario dove sono in corso lavori deraglia rovinosamente uscendo non solo dai binari ma anche dalla sede ferroviaria, alcuni vagoni finirono nel sottostante Viale Secondo Moretti. Nel disastro si contano 3 morti e 32 feriti, una donna e due bambini.[28]

 
Vista panoramica del litorale sambenedettese

Anni recenti modifica

Nel 1986 è stata elevata a diocesi.[29] La crescita economica ha raggiunto un buon livello, turismo, pesca, agricoltura e servizi hanno beneficiato del "volano" dell'industria, rendendo San Benedetto del Tronto il comune capofila della Riviera delle Palme, è il comune più popoloso della provincia di Ascoli Piceno e quarto a livello regionale con una popolazione di oltre 47 000 abitanti.[30]

Note modifica

  1. ^ Il mare color del vino. La villa marittima romana di San Benedetto del Tronto (PDF), su fedoa.unina.it. URL consultato il 28 marzo 2024.
  2. ^ Il Paese Alto sorse quando Roma era Caput Mundi, su rivieraoggi.it, 27 ottobre 2011. URL consultato il 23 marzo 2024.
  3. ^ Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, VII, Bologna, Forni Editore, 1971, sub anno 1105 sub voce "Casino".
  4. ^ Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, VII, Bologna, Forni Editore, 1971, sub anno 1112 sub voce "Casino".
  5. ^ Giuseppe Merlini, Secondo Moretti, il Sindaco patriota e la rinascita (PDF), in comunesbt.it. URL consultato il 23 marzo 2024.
  6. ^ La giovane San Benedetto dell’Ottocento, in ilrestodelcarlino.it. URL consultato il 23 marzo 2024.
  7. ^ Gabriele Vecchioni, Narciso Galiè, Il Viaggio di Garibald nel Piceno la storia scritta sui muri, su cronachepicene.it, 3 novembre 2018. URL consultato il 24 marzo 2024.
  8. ^ Roberto Guidotti, 15 ottobre 1860: Vittorio Emanuele II attraversa San Benedetto. Finisce il dominio dello Stato Pontificio sulle Marche, in la-notizia.net. URL consultato il 24 marzo 2024.
  9. ^ a b c d e f L'emigrazione marinara sambenedettese, su comunesbt.it.
  10. ^ Pescatori Sambenedettesi a Viareggio (PDF), su comunesbt.it.
  11. ^ Benedetto marinangeli, Per i Trabaccolari di Viareggio una strada dell' area portuale, in cronachepicene.it, 12 aprile 2018. URL consultato il 23 marzo 2024.
  12. ^ Redazione, Romani e Paci a Viareggio, ancora sambenedettesi veraci, in primapaginaonline.it, 7 settembre 2014. URL consultato il 23 marzo 2024.
  13. ^ San Benedetto e Viareggio. Il gemellaggio compie 30 anni, in La Nazione, 10 febbraio 2024. URL consultato il 23 marzo 2024.
  14. ^ Ana Fron, San Benedetto, la storia di Carlos Alberto Pignati tra Italia e Argentina, su ancoraonline.it, 26 febbraio 2024. URL consultato il 25 marzo 2024.
  15. ^ Porto di San Benedetto del Tronto (PDF), su .regione.marche.it.
  16. ^ Giuseppe Merlini, Gigi Anelli, Rumore di Bordo (PDF), in comunesbt.it. URL consultato il 23 marzo 2024.
  17. ^ Giuseppe Merlini, Il primo stabilimento balneare sambenedettese (PDF), in comunesbt.it. URL consultato il 23 marzo 2024.
  18. ^ a b Istituto Storia Marche, San Benedetto del Tronto, in istitutostoriamarche.it. URL consultato il 24 marzo 2024.
  19. ^ Paese Alto San Benedetto, si ricorda il bombardamento del '43, su picenotime.it, 25 novembre 2013. URL consultato il 23 marzo 2024.
  20. ^ Redazione La Nuova Riviera, Settantasette anni fa il bombardamento su San Benedetto. 25 morti, oltre cento feriti: “Furono bombe sganciate per errore”, in lanuovariviera.it, 27 novembre 2020. URL consultato il 3 gennaio 2022.
  21. ^ Si commemorano le vittime dei bombardamenti del 1943, su picenonews24.it, 22 novembre 2019. URL consultato il 23 marzo 2024.
  22. ^ Episodio di Madonna della Pietà, San Benedetto del Tronto, 12.06.1944 (PDF), in straginazifasciste.it. URL consultato il 24 marzo 2024.
  23. ^ Redazione Riviera Oggi, Liberazione, ricordo della strage di San Benedetto del Tronto., in rivieraoggi.it, 20 giugno 2015. URL consultato il 23 marzo 2024.
  24. ^ Redazione, Ricordato l’anniversario della liberazione di San Benedetto dal nazifascismo, in ancoraonline.it, 19 giugno 2012. URL consultato l'8 giugno 2020.
  25. ^ Redazione, Mille difficoltà e motori spesso in avaria. Ecco come San Benedetto diventò il primo porto motopeschereccio d’Italia. I nomi dei protagonisti, in lanuovariviera.it, 18 febbraio 2020. URL consultato il 23 marzo 2024.
  26. ^ San Benedetto del Tronto, su marchetravelling.com. URL consultato il 23 marzo 2024.
  27. ^ Approdo negato. Oggi il ricordo del Rodi, in ilrestodelcarlino.it, 23 dicembre 2023. URL consultato il 23 marzo 2024.
  28. ^ Redazione, Il 27 novembre 1982 il disastro ferroviario di San Benedetto. Un treno deragliò in centro. Tre morti, in lanuovariviera.it, 27 novembre 2017. URL consultato il 24 marzo 2024.
  29. ^ Nicola Rosetti, La diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto compie 35 anni, in ancoraonline.it, 30 Settembre 2021. URL consultato il 23 marzo 2024.
  30. ^ il Resto del Carlino, Cronaca di Ascoli Piceno, Ascoli Perde Altri Abitanti San Benedetto, è sorpasso, su ilrestodelcarlino.it, 25 settembre 2020. URL consultato il 23 marzo 2024.

Bibliografia modifica

  • Enrico Liburdi Storia di San Benedetto del Tronto negli ultimi tre secoli, 1950, Ancona, Edizioni A.T. I. N.A.
  • Ugo Marinangeli Vita politico-amministrativa sambenedettese 1944-1955 tra cronaca e storia, 1981, San Benedetto del Tronto, Banca popolare.
  • Giuseppe Merlini Cholera Morbus del 1855 e del 1886 Cronaca delle epidemie e degli avvenimenti a San Benedetto del Tronto e nel Piceno, 2022, Acquaviva Picena, Fast Edit.
  • Giuseppe Merlini Nel Nome del Pane – Luciano Nardone & Isaia Ceci: eroi dell’Arma, 2003, Ascoli Piceno, Area Grafica.
  • Giuseppe Merlini Nel Nome del Pane – Luciano Nardone & Isaia Ceci: eroi dell’Arma (II Edizione rivista ed ampliata), 2004, Ascoli Piceno, Area Grafica.
  • Giuseppe Merlini Il Nostro mare – Storie, fatiche e passioni, 2004, Acquaviva Picena, Fast Edit.
  • Giuseppe Merlini Sanctus Benedictus Martyr – Pagine a stampa e manoscritte sul Santo martire Benedetto e la sua Chiesa & Inventario del Polidori del 1711, 2004, Acquaviva Picena, Fast Edit.
  • Giuseppe Merlini San Benedetto del Tronto città adriatica d'Europa, 2005, Centobuchi di Monteprandone, Linea Grafica.
  • Giuseppe Merlini Una storia in… divisa – La Polizia Municipale di San Benedetto del Tronto e la sua città: cronaca di un cammino comune, 2007, Acquaviva Picena, Fast Edit.
  • Giuseppe Merlini Il Nostro mare – Storie, fatiche e passioni (II Edizione), 2008, Acquaviva Picena, Fast Edit.
  • Giuseppe Merlini Il Nostro mare – Storie, fatiche e passioni (II Edizione), 2008, Acquaviva Picena, Fast Edit.

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