Utente:Francis Lampis/Abbozzo Famiglia Castelli

La famiglia Castelli è una delle più antiche famiglie nobili italiane fiorenti. Formatasi a Terni tra il V e l'VIII secolo, generò diversi rami secondari che si stabilirono nei secoli in quasi tutto il territorio italiano, partecipando attivamente alle vicende dell'Italia antica e moderna.

Castelli
Allicit et terret
D'azzurro al castello d'argento
StatoItalia - Germania
Casata principaleCastelli di Terni
Titoli
  • Principi di Terni
  • Principi di Narni
Fondatore
Data di fondazione

V secolo VIII secolo

Etniafranca - italiana
Rami cadettiMilano, Roma, Genova, Napoli, Treviso, Toscana, Torino, Sicilia, Sardegna

Origini modifica

Come per tutte le famiglie antiche è difficile attuare una ricostruzione esauriente e precisa delle sue origini; su questa casata i genealogisti si dividono in due filoni:

  1. filone della Franconia: il capostipite sarebbe Remigio Castelli, figlio del duca di Franconia Etanno, infeudato del principato di Terni nell'VIII secolo. Se così fosse la famiglia Castelli vanterebbe discendenza dai primi re Franchi e indipendentemente da loro si situerebbe tra le più antiche famiglie nobili attualmente fiorenti.
  2. filone della Borgogna: il capostipite sarebbe Gundioco, nipote di Gondomaro, ultimo re di Borgogna, edi San Sigismondo. Questo a sua volta sarebbe il padre di Attilio principe e Sant'Anastasio, vescovo di Terni. Se così fosse, il casato avrebbe origine nel V secolo d.C.;

Entrambi i filoni hanno degli elementi in comune:

  • l'origine ternana;
  • Tacito Pietro Castelli (o Taciperticone come si usava all'epoca), segnalato come principe della milizia di Terni, che scortò papa Zaccaria a Terni nel 741 d.C.;
  • lo stemma della famiglia, consistente in un castello;
  • il cognome "de Castello", dovuto al nome dato da Remigio alla sua dimora in Terni (filone della Franconia), o all'antico stemma di Borgogna, consistente in un castello (filone di Borgogna).

Diffusione modifica

«Son venuto chiaramente a conoscere, ciò che non avrei sì facilmente creduto, cioè che quasi tutto il mondo sia come ridotto in provincia della Famiglia Castelli.»

Inizialmente i Castelli dimoravano in Terni, ma nei secoli si formarono vari rami in altre città d'Italia o persino in altri Paesi (Germania, Francia, Inghilterra e Spagna). Tenendo presente che un ramo ha sempre vissuto in Terni, gli altri suoi rami più importanti furono quelli di Roma, Milano, Genova, Treviso e Napoli. Da questi rami "principali" sono poi nati gli altri: tutti i rami del nord Italia da Milano e Treviso, i rami del sud Italia da Napoli o Genova, i rami toscani da Treviso. Il ramo di Sicilia dal ramo genovese ed il ramo di Sardegna dal ramo lucchese.

Ramo di Terni modifica

Stemma della famiglia Castelli di Terni
 
I vari rami della famiglia hanno spesso aggiunto elementi o modificato i colori
Blasonatura
D'azzurro al castello d'argento.

Remigio Castelli (VIII secolo), indicato da molti studiosi come figlio dell'ultimo duca di Franconia Etanno, si sposò con la ternana Agape, indicata quale discendente dell'imperatore romano Tacito, e da lei ebbe Taciperticone, o Tacito Pietro, Spentone, Averolfo e Magniperto: il primo, segnalato come gastaldo e principe della milizia di Terni, venne inviato da Liutprando a scortare papa Zaccaria I nel suo viaggio verso Terni nel 741, mentre il terzo viene segnalato come gastaldo della valle Narea e come marito di Buona[1].

Tacito Pietro Castelli ebbe Raimone, o Ramone o Raimondo Castelli, il quale fu nominato Conte, Vicario di Terni e gastaldo della Sabina da Carlo Magno. Raimondo sposò Taciperga, dalla quale ebbe Ilderico e Tucone[1].

Ilderico Castelli sposò Elperga, dalla quale ebbe Anastasio, Rainero I e Berardo. Questi aiutarono più volte Leone IV a scacciare i Saraceni che all'epoca infestavano le coste meridionali dell'Italia, e in un secondo momento appoggiarono l'antipapa Anastasio contro Benedetto III e furono per questo privati di alcuni possedimenti. Con il tempo i tre fratelli riuscirono a riguadagnare la stima dei papi, in quanto vennero di nuovo richiamati per la lotta contro i Saraceni[1].

Da Anastasio Castelli discendono Lupone, Berardo e Tebaldo[1].

Lupone Castelli ebbe Rainero II, Attone, Arnolfo ed Iseltrude[1]. Con lui inizia una prima netta divisione della famiglia in tre rami: dal ramo di Rainero II discesero i Castelli di Modena, Milano, Genova, Bologna e Treviso; dal ramo di Arnolfo discendono i Castelli di Roma (conosciuti come Signori di Vico e come Castelli Mandosi Mignanelli) e di Napoli; dal ramo di Attone discendono gli odierni Castelli di Terni[1]. Iseltruda sposò Giovanni Capuano, da cui ebbe due figli[1].

Rainero II Castelli si segnalò nella lotta contro i Saraceni. da lui discendono: Rainero III, che si oppose a Berengario a favore dei pontefici; Nera, che sposò Cencio dei Conti di Sabina; Leone.

Ramo di Modena modifica

Rainero III Castelli si inimicò Berengario del Friuli: da questa inimicizia discese l'esilio da Terni. Già qualche anno dopo lo si ritrova come signore di alcuni paesini romagnoli, tra cui Persicheto, essendone infeudato dal Papa[1].

Adalberto Castelli, figlio primogenito di Rainero III, seguì in esilio il padre e in età già molto avanzata riuscì ad ottenere un feudo nel Modenese, da dove la sua stirpe iniziò a ricostituire le proprie forze. Da Adalberto discendono i Castelli che si stabilirono a Milano, a Genova, a Bologna e a Treviso, oltre che a quelli che rimasero a Modena.

Carlo Castelli (? - 4 dicembre 1639), discendente di Adalberto, fu l'autore del pasquino: "Quod non fecerunt barbari, Barberini fecerunt". Fu protonotario apostolico, cameriere d'onore del Papa e ambasciatore del duca di Mantova.

Ramo di Milano modifica

I Castelli giunsero a Milano nell'XI secolo con Robba Castelli, discendente di Adalberto.

Ramo di Genova modifica

I Castelli giunsero a Genova nell'XI secolo con Primo de Castello, discendente di Adalberto. La famiglia venne talvolta individuata con il nome di "Castella", mentre più spesso fu denominata "Da Castello" o "Da Castro". Diede a Genova una decina di consoli, un doge con mandato biennale e molti funzionari pubblici o militari.

Folco de Castello[2] fu console, ambasciatore e podestà di Genova nel XII-XIII secolo.

Luca De Castro, il quale assunse anche il nome Grimaldi per via dell'adesione all'omonimo albero della nobiltà, divenne doge di Genova dal 1605 al 1607.

Ramo di Sicilia modifica

Stemma della famiglia Castelli di Sicilia
 
Blasone adottato dai Castelli in Sicilia
Blasonatura
D'azzurro al castello d'argento, un giglio d'oro sopra il castello.

I Castelli fecero più volte la loro comparsa in Sicilia, tuttavia i rami di Palermo, Messina e Catania si estinsero dopo poche generazioni. A Messina compaiono tra i Strategoti Andrea Castelli (nel 1416, 1423) e Antonio Castelli (nel 1420, 1427, 1429).

I Castelli giunsero stabilmente in Sicilia con Gregorio Castelli (1586 - 1643), nobile mercante genovese, intorno al 1608[3][4]. Gregorio era figlio di Bernardo Castelli, nobile pittore genovese la cui famiglia aveva servito presso i sovrano spagnoli[3]. Gregorio risulta come il più facoltoso mercante dell'isola. Gregorio acquistò diversi feudi tra i quali i marchesati di Capizzi e di Motta d'Affermo, le signorie di Mistretta, Reitano, Santo Stefano di Camastra. Sposò Peretta Emilia Clerici, dalla quale ebbe sette figli: Lancillotto, Carlo Girolamo, Angela, Gabriele, Giuseppe, Giambattista (morto neonato) e Cristoforo (morto neonato)[3].

Angela Castelli sposò Vincenzo Denti, mentre Gabriele sposò una nobildonna della famiglia Ricci, dalla quale ebbe Gregorio, Giuseppe ed Anna (di cui s'ignora la vita e le opere se non l'avvenuta nascita)[3].

La linea primogenita continuò con Lancillotto Castelli Clerici (nato intorno al 1610 e morto nel 1671), primo marchese di Capizzi, conte di Gagliano (alla morte del padre). Acquistò San Carlo in provincia di Chiusa Sclafani, fu primo principe di Gagliano Castelferrato con diploma di Filippo IV di Spagna datato 1659. Fu inoltre Pretore di Palermo nel 1649, Maestro razionale, Governatore della Compagnia dei Bianchi nel 1641, 1650 e 1667, oltreché Vicario Generale del Regno[3][4]. Sposò in prime nozze Ippolita Lercari ed in seconde nozze Melchiorra Valdina. Dalla prima moglie ebbe cinque figli: Gregorio, suo erede; Ottavio, cavaliere gerosolimitano e commendatore di Girgenti nel 1669, nonchè comandante della galea capitana dell'ordine[3][4]; Bartolomeo, vescovo di Mazara del Vallo e deputato del Regno nel 1720[3][4]; Agostino, un canonico; Ivone, Regio Cappellano[3].

Gregorio Castelli Lercari (n. intorno al 1630 e morto nel 1668) sposò una nobildonna della famiglia Marchese ed ebbe due figli:

1) Lancillotto Ferdinando Castelli Marchese (+ 1732), che fu il secondo principe di Castelferrato e marchese di Capizzi, cavaliere dell'Ordine di San Giacomo della Spada, Governatore della Compagnia dei Bianchi nel 1683, Capitano di Giustizia di Palermo nel 1690[3][4]. Si sposò con Margherita Colonna, dalla quale non ebbe figli;

2) Melchiorra Castelli Marchese sposò Don Giuseppe Lanza, duca di Camastra.

Il titolo di principe di Castelferrato passò alla figlia di Melchiorra, avuta con il Lanza, a sua volta sposa di Ignazio Lanza, principe della Trabia; i titoli di Marchese di Capizzi e Conte di Gagliano andarono invece a Carlo Girolamo, di Gabriele nel 1734[3].

La linea secondogenita soppravvisse a quella primogenita. Carlo Girolamo Castelli Marchese (n. intorno al 1615 e morto nel 1702), di Gregorio, si sposò con Emilia Castelli Firmaturi, unica figlia del fratello Giusepppe e della di lui moglie Elisabetta Firmaturi. Carlo Girolamo ebbe quattro figli:Gabriele, suo erede primogenito; Lancillotto Castelli Castelli, che servì Filippo V di Spagna ed ebbe un ruolo di rilievo nella battaglia di Almansa, e fu anche maresciallo delle guardie personali di Vittorio Amedeo II di Savoia; Gregorio Castelli Castelli, barone del Pozzo per donazione di sua cugina Anna Castelli, il quale sposò Donna Anna Gonzales, da cui ebbe Giuseppe, che a sua volta sposò Rosalia Alvarez del Valdes, avendo poi una sola figlia, Maria Felicita, moglie di Ignazio Lo Faso; Giuseppe Tommaso, abate[3].

Gabriele Castelli Castelli (n. intorno al 1660 e morto nel 1725), di Carlo Girolamo, marchese di Motta d'Affermo, sposò Anna Parisi ed ebbe quattro figli: Carlo Girolamo, suo erede diretto; Gioachino, vescovo di Cefalù nel 1755; Gregorio Bartolomeo, vescovo di Numidia con il nome di Severino[3][4]; Ignazio Traiano, capitano della galera capitana dell'Ordine di Malta, balì di gran croce e gran priore di Barletta nel 1765[3].

Carlo Girolamo Castelli Parisi(n. intorno al 1690 e morto nel 1741), di Gabriele, marchese della Motta d'Affermo dal 1726 e dal 1734 primo principe di Torremuzza per concessione di Carlo VI d'Asburgo, nonché marchese di Capizzi e conte di Gagliano alla morte del cugino Lancillotto Ferdinando Castelli Marchese[3][4]. Carlo Girolamo sposò Susanna Giglio, figlia di Girolamo, principe della Torretta, dalla quale ebbe un solo figlio[3][4].

Gabriele Lancillotto Castelli Giglio (1727 - 1794), di Carlo Girolamo, fu principe di Torremuzza, marchese di Motta d'Affermo, marchese di Capizzi, Conte di Gagliano e, in aggiunta, barone di Spataro[3]. Egli fu numismatico, letterato e storico, socio dell'Accademia del Buon Giusto; fu inoltre Governatore della Compagnia dei Bianchi nel 1752 e Governatore del Monte di Pietà nel 1753 e nel 1754, Direttore della Regia Zecca di Palermo, Deputato dei Regi Studi (in seguito all'allontanamento dei Gesuiti, che controllavono l'istruzione) e fondatore dell'Accademia degli studi di Palermo[3][4]. Regalò alla Biblioteca comunale di Palermo oltre dodicimila volumi[3]. Concesse al cugino Giuseppe Castelli la contea di Gagliano e cedette a Ignazio Lo Faso, marito di Maria Felicita, il marchesato di Capizzi. Gabriele sposò Anna Maria Lo Faso dei duchi di Serradifalco, dalla quale ebbe un solo figlio[3].

Carlo Girolamo Castelli Lo Faso, di Gabriele Lancillotto, fu gentiluomo di camera di Ferdinando I delle Due Sicilie, cavaliere dell'Ordine di San Gennaro, Capitano di Giustizia e Pretore di Palermo[3][4]. Sposò nel 1773 Maria di San Martino di Ramondetto e Villadicane, da cui ebbe un solo figlio[3].

Vincenzo Lancillotto Castelli San Martino(+ 1826), di Carlo Girolamo, fu commendatore dell'Ordine Gerosolimitano, letterato e storiografo dell'Ordine di Malta. Sposò Donna Agata Valguarnera dei principi di Niscemi, dalla quale ebbe sette figli: Marianna sposò Carlo Ortolani barone di Bordonaro; Carlo divenne abate di Santa Maria dello Sparto con il nome di Pietro; Emanuela sposò Tommaso Sachon duca di Salinas; Carolina divenne monaca; Luigi divenne monaco cassinese e abate di San Martino delle Scale con il nome di Luigi; Giovanni, conte di Gagliano, sposò Vittoria Filangeri, contessa di San Marco e principessa di Mirto, dalla quale ebbe un solo figlio, Gabriele, che tuttavia a sua volta non ebbe figli[3].

Gabriele Lancillotto Castelli Valguanera ( 3 maggio 1812 - 16 giugno 1884), primogenito di Vincenzo Lancillotto, fu Gran Croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, segretario della Camera dei Pari nella rivoluzione del 1848, senatore del Regno d'Italia dal 20 gennaio 1861[3]. Sposò in prime nozze Maria Anna Mira, ed in seconde nozze, nel 1836, Luisa Augusta de La Trémoïlle, figlia del principe Luigi Stanislao de la Tremoïlle e di Lady Augusta Murray[3][4]. Da quest'ultima ebbe Agata e Vincenzo[3].

Vincenzo Castelli de la Trémoille (n. 1863), di Gabriele Lancillotto, fu l'ultimo principe di Torremuzza, marchese di Motta d'Affermo e conte di Gagliano di Casa Castelli, in quanto i titoli non poterono passare alla sua unica figlia, Laura, avuta da Anna Maria Sparavilla[3].

Il ramo dei Castelli di Sicilia finisce con Laura Castelli Sparavilla (1905 - 1970), sposa del conte Massimiliano Hercolani[3].

I discendenti di Gregorio furono (nei titoli nobiliari): Principi di Castelferrato, Principi di Torremuzza, Marchesi di Motta d'Affermo, Marchesi di Capizzi, Conti di Gagliano, Conti di San Carlo, Baroni di Grotaglie, Baroni del Pozzo, Baroni di Spataro, Baroni di Durilli, Signori di Mistretta, Signori di Raitano e Signori di Santo Stefano[3].

Ramo di Roma modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Di Vico.

Arnolfo Castelli (X secolo), terzogenito di Lupone, generò Pietro I, che ebbe Merone, che fu padre di Pietro II.

Pietro II Castelli (XI secolo) fu il capostipite del ramo laziale della famiglia, i cui rampolli furono signori di Vico e prefetti perpetui di Roma, per poi continuare nel ramo dei Castelli marchesi di Castelforte e signori di Polino, dai quali discendono i Castelli Mandosi Mignanelli. Sposò una nobildonna della famiglia Bovaccia e si stabilì nel Castello di Vico. Egli fu più volte in contrasto con l'imperatore Corrado II, motivo per cui ricercò sempre l'appoggio dei pontefici.

Ramo di Treviso modifica

I Castelli si insediarono a Treviso con Benedetto Castelli, discendente di Adalberto, nell'XI secolo.

Ramo di Venezia modifica

Di antica origine trivigiana, i Castelli si trasferirono a Bergamo, ove vennero confermati nobili, per poi stabilirsi, con Bartolomeo Castelli, a Venezia nel XVI secolo. Bartolomeo era favorito di Isabella moglie di Carlo IX re di Francia, la quale si trovava a Vienna ospite, in stato vedovile, dell'imperatore Ridolfo: questa lo elesse suo Gentiluomo di Camera il 10 giugno 1597.

Alcuni discendenti di questo Bartolomeo si trasferirono a Venezia, ove attesero al negozio della seta: avendo ingenti guadagni fecero ricche elargizioni alla Serenissima, che li ammise al Maggior Consiglio. Santo Castelli fu il primo consigliere, seguito dai nipoti Giuseppe e Francesco. Dall'abitazione che avevano ai Miracoli si deve il nome di Calle Castelli.

Tra i discendenti di Bartolomeo si segnalano anche Anna Castelli e Caterina Castelli, citate per la donazione di una campana per la chiesa di San Luca Evangelista.

Ramo di Lucca modifica

Guidone Castelli (XIV secolo) lasciò Treviso e si trasferì a Lucca con la sua famiglia. Suo figlio Antonio fu il primo Castelli nato a Lucca. I discendenti sono segnalati nelle più alte cariche repubblicane. Per motivi imprecisati Domenico Castelli, quattro secoli dopo, lasciò la città per trasferirsi in Sardegna, ove iniziò un altro ramo della famiglia.

Ramo di Sardegna modifica

Stemma della famiglia Castelli di Sardegna
 
Blasone adottato dai Castelli di Sardegna dal 1804 ad oggi
Blasonatura
D'azzurro al castello d'argento, con sette stelle d'oro disposte a semicerchio sopra il castello e un leone alla porta.

I Castelli giunsero in Sardegna sul finire del XVIII secolo, con Domenico Castelli, nobile originario della città di Lucca[5][6][7]. Domenico risulta sposato con la nobildonna lucchese Anna Catalina Lenzi, dalla quale ebbe due figli: Luigi ed Antonio[5]. Ricoprì l'incarico di Comandante della Piazza e del Porto di Alghero, per poi trasferirsi a Cagliari[5][6][7].

Antonio Castelli Lenzi fu Giudice della Reale Udienza di Cagliari, con il titolo di Vice-Uditore Generale di Guerra[5][8]. Sposò Luisa Sanna Mallus. La sua discendenza finì subito, in quanto l'unico figlio maschio sopravvissuto al padre era un religioso. I figli che gli sopravvissero furono: Raimondo Castelli, teologo e Preside del Seminario di Cagliari, e Marianna, andata in sposa ad un nobile non ancora bene identificato appartenente alla nobile famiglia Pes[5]. Antonio si spense a Cagliari il 7 dicembre 1787[6][7].

Luigi Castelli Lenzi fu un Giureconsulto, consultore del Ducato di Mandas[8], Giudice della Reale Udienza di Cagliari, con il titolo di Uditore Generale di Guerra, Senatore del Parlamento Sardo-Piemontese; ottenne il 5 novembre 1804 il titolo di Cavaliere Nobile Don[5] e, a riconoscimento della passata nobiltà, gli fu permesso di mettere nello stemma la corona comitale, dignità riservata ai conti[5]. Il motto adottato da Luigi in questa circostanza fu "Potius mori quam inquinari", ossia "Meglio morire che essere disonorati"[5][6][7]. Luigi sposò Teresa Amici de Villar, dalla quale ebbe un solo figlio, morto neonato. Sposò in seconde nozze Luisa Murroni, dalla quale ebbe dieci figli, di cui però solo quattro sopravvissero al padre. Si spense a Cagliari il 25 settembre 1815.

Raffaele Castelli Murroni (24 ottobre 1774 - 20 aprile 1823), primogenito di Luigi, fu colonnello dei Dragoni di Sardegna ed in seguito Comandante della Piazza di Iglesias[5]. Raffaele sposò Giuseppa Diana[5], dalla quale ebbe dodici figli, di cui solo quattro gli sopravvissero. Morta Giuseppa si risposò in tarda età con la diciottenne Antioca Rodriguez, dalla quale ebbe dieci figli, di cui solo cinque gli sopravvissero[6][7].

Dei figli cadetti di Raffaele ricordiamo: Tommaso Castelli Diana (20 settembre1811 - 4 agosto 1848), terzogenito, morto nella difesa di Milano; Pietro Castelli Diana (n. 1º ottobre 1841) partecipò alla scontro noto come il Quadrato di Villafranca, ricevendo la medaglia d'argento al valor militare; Gaetano Castelli Diana (11 aprile 1840 - 16 dicembre 1917 ottenne invece la medaglia di bronzo al valor militare durante l'assedio di Gaeta[5]. Giuseppe Castelli Diana fu il comandante militare di Alghero e Cavaliere dei Santi Maurizio e Lazzaro [9]. Flavio, Luigi e Michele furono alti ufficiali e valenti patrioti nelle guerre d'indipendenza[5][6][7].

Luigi Castelli Diana (30 maggio 1810 - 12 gennaio 1881), secondogenito di Raffaele, combatté in tutte le guerre di indipendenza, ricevendo la medaglia d'argento al valor militare nella battaglia di Novara ed ottenendo il comando dei Cavalleggeri di Sardegna con il grado di Maggior generale[5][6][7]. Prese anche parte alla spedizione italiana in Crimea, e per l'eroismo dimostrato ricevette la Legion d'onore da Napoleone III[9][5][6][7]. Fu inoltre Cavaliere dell'Ordine Militare d'Italia e Cavaliere Mauriziano[9][10]. Sposò Gabriella Corte - Pes, dimorando presso Palazzo Castelli - Pes in Castello. Non ebbe figli. Una volta a riposo edificò il Mausoleo Castelli nel Cimitero di Bonaria, dove attualmente è sepolto, e fondò la Società dei Reduci delle Patrie Battaglie, detta anche Fratellanza Militare, allo scopo di sostenere i reduci di guerra o i loro parenti[5][6][7].

Agostino Castelli Diana ( 6 ottobre 1799 - 17 gennaio 1848), primogenito di Raffaele, fu comandante di Bosa e Maggiore dei Cavalleggeri di Sardegna. Il 15 agosto 1840, quando era ancora Capitano, affrontò una banda di briganti nel Supramonte di Orgosolo, uscendone illeso e vincitore[5]. Per l'eroismo dimostrato fu insignito della medaglia d'oro al valor militare[5], risultando il quinto italiano ed il terzo sardo ad ottenere tale onoreficenza[10]. Sposò Margherita Meloni ed ebbe sei figli, di cui tre morti giovani e due donne.

Carlo Castelli Meloni (4 novembre 1833 - 25 luglio 1905) fu Maggior Generale dell'Arma dei Carabinieri[5][6][7]; fu dapprima comandante della Legione di Cagliari, quindi della Legione di Bergamo e da ultimo della Legione di Roma.Sposò Battistina Dore, dalla quale ebbe tre figli e sei figlie[7].

Eugenio Castelli Dore (29 settembre 1884 - 1963), terzogenito di Carlo, iniziò il ramo dei Castelli di Olbia - Roma. Fu giudice, notaio e (avendo superato il concorso, pur non avendo mai esercitato la professione) avvocato. Sposò Maria Angioni Contini. Suoi figli furono Carlo (che ebbe solo una figlia), e Tommaso, che generò Eugenio, Carlo, Anna e Luisa[5][11].

Agostino Castelli Dore (13 maggio 1879 - 30 agosto 1945), primogenito di Carlo, nacque a Vicenza durante un periodo di soggiorno del padre. Fu un eminente medico e professore universitario: fu in prima linea nella lotta al colera in Sardegna, ottenendo la medaglia di bronzo per la sanità pubblica. Durante la Prima Guerra Mondiale combattè sempre in prima fila con il grado di tenente colonnello[5]. Terminata al guerra iniziò l'attività politica, divenendo per due volte assessore comunale sotto Ottone Bacaredda, negli anni in cui fu costruito il nuovo municipio. Insegnò immunologia presso l'Università di Cagliari fino a quando non vinse un concorso per una cattedra internazionale a Concepción[5]. Si trasferì quindi in Cile assieme alla sua famiglia e morì pochi anni dopo. Era sposato con Fanny Angioni Contini, sorella di Maria Angioni Contini, dalla quale ebbe cinque figlie ed un solo figlio: Agostino[5][7].

Agostino Castelli Angioni (4 febbraio 1930 - 7 ottobre 2009) nacque a Cagliari ma vi restò solo per qualche anno, per via della decisione del padre di trasferirsi in Cile. Durante il periodo in Cile visse in un ambiente molto legato alla cultura e alla politica; ebbe modo di conoscere i futuri funzionari della dittatura di Pinochet ed i loro oppositori, conobbe in prima persona Pablo Neruda. Tornò in Sardegna poco prima del colpo di Stato che depose Salvador Allende. Agostino fu un avvocato amministrativista di primo livello, un fervente socialista (venne nominato due volte assessore comunale e più volte consigliere comunale) ed un individuo di indiscussa cultura; fu anche poeta dilettante, Direttore del CT, ora CTM (servizio pubblico di trasporti di Cagliari) e Presidente dell'Associazione Avvocati Amministrativisti della Sardegna. Dal matrimonio con Carla Amat di San Filippo ha avuto cinque figli: Carlo, Tommaso, Luigi, Michela ed Emanuele[5][7].

Carlo Castelli Amat è sposato con Maria Cristina Lampis[5][11]; Tommaso Castelli Amat è sposato con Giorgia Fantola[11]; Luigi Castelli Amat è sposato con Roberta Siddi[11].

Il ramo dei Castelli di Cagliari continua nella nuova generazione, composta da Francesco (di Carlo)[5][11], Giacomo (di Tommaso)[11], Sveva (di Carlo) e Carla (di Tommaso)[11]. Il ramo dei Castelli di Olbia - Roma continua con Nicole (di Eugenio), Marina (di Eugenio), Tomaso (di Eugenio), Riccardo (di Carlo) e Carolina (di Carlo).

Stemmi e Blasoni modifica

Arma: (ramo di Cagliari) D’azzurro, al castello d’argento, con sette stelle d'oro disposte a semicerchio sopra il castello ed un leone rampante alla porta[5]. Motto: "Potius mori quam inquinari" - "Meglio morire che essere disonorati"[5][6][7].

Arma: (ramo principi di Torremuzza) D’azzurro, al castello di tre torri, merlate alla ghibellina di tre pezzi d’argento, aperto e finestrato di nero, movente dalla punta, sormontato nel capo da un giglio d’oro[12]. Motto: Allicit et terret[12].

Arma: (ramo di Catania) D’azzurro, al castello d’oro, e la bordura composta d’argento e di rosso[12].

Arma: (ramo di Messina) D’azzurro, al castello a tre torri d’oro, aperto, finestrato e merlato dello stesso[12].

Arma: (ramo di Palermo) D’azzurro, al castello d’oro, aperto del campo, sormontato dall’aquila spiegata di nero, membrata, imbeccata e coronata d’oro[12].

Persone modifica

Alberi Genealogici modifica

Ramo Tedesco
     
 '''Etano''' (680* - 740)
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 ├─ Conti di Castell in Franconia
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 └─ '''Remigio Castelli''', principe di Terni e capostipite della famiglia in Italia


Ramo Italiano

In grassetto sono segnati i primogeniti o i fondatori di altri rami. L'asterisco indica un lustro di incertezza nella data.

   
 '''Remigio Castelli''' (700* - 760*)
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 ├─ '''Taciperticone Castelli''' (720* - 780*)
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 │   ├─ '''Raimondo Castelli''' (750* - 810*), sposò Taciperga
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 │   │   │
 │   │   ├─ '''Ilderico Castelli''' (780* - 840*), sposò Elperga
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 │   │   │   │
 │   │   │   ├─ '''Anastasio Castelli''' (810* - 878*)
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 │   │   │   │  ├─ '''Lupone Castelli''' (845* - 910*)
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 │   │   │   │  │  │  
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 │   │   │   │  │  │
 │   │   │   │  │  ├─ '''Rainero Castelli''' (875* - 930*)
 │   │   │   │  │  │  │
 │   │   │   │  │  │  │
 │   │   │   │  │  │  └─ discendenti di Rainero ---- Castelli di Milano, Castelli di Bologna, di Treviso, di Pisa, di Cagliari
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 │   │   │   │  │  ├─ '''Attone Castelli''' (852* - 910*)
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 │   │   │   │  │  │  │
 │   │   │   │  │  │  └─ discendenti di Attone
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 │   │   │   │  │  ├─ '''Arnolfo Castelli''' (855* - 910*)
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 │   │   │   │  │  │  └─ discendenti di Arnolfo
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 │   │   │   │  │  └─ Iseltruda (860* - 920*), sposò Giovanni Capuano, da cui ebbe Giovanni e Lupone
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 │   │   │   │  │
 │   │   │   │  ├─ Berardo Castelli (830* - 880*)
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 │   │   │   │  │
 │   │   │   │  └─ Tebaldo Castelli (831* - 885*)
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 │   │   │   ├─ Rainero Castelli (805* - 865*)
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 │   │   │   └─ Berardo Castelli (807* - 867*)
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 │   │   └─ Tucone Castelli (775* - 835*)
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 │   ├─ Taciperga Castelli
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 │   ├─ Elpidio Castelli
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 │   └─ Elina Castelli (760* - 820*), sposò Fulcoaldo
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 ├─ Spentone Castelli
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 ├─ Averolfo Castelli
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 └─ Magniperto Castelli


Ramo Sardo

In grassetto sono segnalati i primogeniti


 '''Domenico Castelli''' (visse e morì nel Settecento), sposò Anna Catalina Sensi.
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 ├─ '''Luigi Castelli''' (1740 circa - 29.5.1815), sposò Teresa Amici de Villar, sposò Luisa Murroni.
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 │   ├─ Francesco Giuseppe Castelli(12.3.1771, + infante), unico figlio avuto da Teresa
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 │   ├─ '''Raffaele Castelli''' (24.10.1774 - 29.2.1848), sposò Giuseppa Diana, sposò Antioca Rodriguez
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 │   │   │(da Giuseppa Diana)
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 │   │   ├─ Luigi Filippo Castelli (7.9.1795, + infante)
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 │   │   ├─ Efisio Giuseppe Castelli (11.1.1797 - 20.4.1797)
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 │   │   ├─ '''Agostino Castelli''' (7.10.1799 - 1848), sposò Margherita Meloni, ottenne la medaglia d'oro al valor militare
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 │   │   │   ├─ Vincenza Castelli (1.4.1829 - data incerta), sposò Gaspario Angioy
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 │   │   │   ├─ Eugenio Castelli (1.3.1830, + infante)
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 │   │   │   ├─ '''Carlo Castelli''' (4.11.1833 - 25.7.1905), sposò Battistina Dore
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 │   │   │   │   ├─ Maria Castelli (23.7.1877 - data incerta), sposò Angelo Angioni Contini
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 │   │   │   │   ├─ '''Agostino Castelli''' (9.5.1879 - 30.8.1945), sposò Fanny Angioni Contini
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 │   │   │   │   │   ├─ Maria Cristina Castelli (date incerte), sposò Adolfo Ferretti, sposò Giampaolo Gallus
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 │   │   │   │   │   ├─ Laura Castelli (data incerta - tutt'ora in vita), sposò Marcello Margelli
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 │   │   │   │   │   ├─ Margherita Castelli (10.1.1920 - 19.2.2008)
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 │   │   │   │   │   ├─ Maria Agostina Castelli (30.9.1926 - 5.11.1997), sposò Luigi Melis
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 │   │   │   │   │   ├─ Maria Pia Castelli (25.8.1929 - 2011), sposò Octavio Abarca
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 │   │   │   │   │   └─ '''Agostino Castelli''' (4.2.1930 - 7.10.2009), sposò Carla Amat di San Filippo
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 │   │   │   │   │       ├─ '''Carlo Castelli''' (9.3.1962), è sposato con Maria Cristina Lampis
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 │   │   │   │   │       │   ├─ '''Francesco Castelli''' (2.2.1993)
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 │   │   │   │   │       │   └─ Sveva Castelli (11.7.1999)
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 │   │   │   │   │       ├─ Tommaso Castelli (31.7.1964), è sposato con Giorgia Fantola
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 │   │   │   │   │       │   ├─ Giacomo Castelli (9.3.1999)
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 │   │   │   │   │       │   └─ Carla Castelli (18.3.2001)
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 │   │   │   │   │       ├─ Luigi Castelli (18.5.1966), è sposato con Roberta Siddi
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 │   │   │   │   │       ├─ Michela Castelli (9.11.1968)
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 │   │   │   │   │       └─ Emanuele Castelli (10.12.1969)
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 │   │   │   │   ├─ Luigia Castelli (22.3.1881 - 1890) 
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 │   │   │   │   ├─ Antonietta Castelli (24.11.1882 - 1963)
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 │   │   │   │   ├─ Eugenio Castelli (29.10.1884 - 1963), sposò Maria Angioni Contini
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 │   │   │   │   ├─ Francesca Castelli (31.3.1887 - data incerta)
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 │   │   │   │   ├─ Giulia Castelli (31.3.1889 - 5.6.1939)
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 │   │   │   │   ├─ Tommaso Castelli (19.7.1891 - data incerta, forse + infante)
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 │   │   │   │   └─ Cristina Castelli (17.3.1894 - data incerta, forse + infante)
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 │   │   │   ├─ Alberto Giovanni Tommaso Castelli (8.11.1833, + infante)
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 │   │   │   ├─ Raffaele Giacomo Gervasio Castelli (24. 10.1836, + infante)
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 │   │   │   └─ Filomena Casteli (date incerte), sposò un Calvi.
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 │   │   ├─ Marianna Castelli (2.2.1804, + infante)
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 │   │   ├─ Michele Castelli (3.5.1805 - 12.6.1806)
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 │   │   ├─ Giovanni Castelli (23.6.1807, + infante)
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 │   │   ├─ Luigia Castelli (12.2.1809 - 24.6.1810)
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 │   │   ├─ Giuseppe Castelli (date ignote), sposò Bartolomea Meloni
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 │   │   ├─ Luigi Castelli (30.6.1810 - 12.1.1885), sposò Gabriella Corte, ottenne la medaglia d'argento al V.M. e la Legion d'Onore
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 │   │   ├─ Tommaso Castelli (18.9.1811 - 4.8.1848), morto nelle cinque giornate di Milano
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 │   │   ├─ Raimondo Castelli (17.10.1812, + infante)
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 │   │   ├─ Maria Anna Castelli (12.2.1814, + infante)
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 │   │   │(da Antioca Rodriguez)
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 │   │   ├─ Rosa Castelli ( 18.2.1827 - 24.4.1827)
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 │   │   ├─ Flavio Castelli (26.3.1828 - 9.7.1907)
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 │   │   ├─ Anna Cristina Castelli (13.3.1838 - 18.7.1838)
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 │   │   ├─ Luigi Castelli (23.4.1839 - 2.12.1901)
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 │   │   ├─ Gaetano Castelli ( 11.4.1840 - 16.12.1912)
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 │   │   ├─ Giovanna Castelli (date incerte), sposò Carlo Corte
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 │   │   ├─ Pietro Castelli (1.10.1841 - data incerta), ottenne la medaglia d'argento al valor militare
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 │   │   ├─ Anna Michela Castelli (26.12.1843 - 26.6.1845)
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 │   │   ├─ Raffaele Castelli (11.12.1844 - 1.7.1846)
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 │   │   └─ Matilde Castelli (1846 - 10.7.1848)
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 │   ├─ Efisia Castelli (28.4.1776 - 7.4.1841), sposò Paolo Corte
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 │   ├─ Gaetano Castelli (8.6.1777 - 16.12.1846), sposò Ignacia Canelles
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 │   ├─ Giuseppa Castelli (8.9.1778, + infante )
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 │   ├─ Maria Pietrina Castelli (25.10.1779 - 17.1.1789)
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 │   ├─ Maria Teresa Castelli (15.10.1781 - 4.6.1782)
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 │   ├─ Giovanna Castelli (24.6.1783 - 11.3.1806)
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 │   ├─ Filippa Castelli (22.7.1786, + infante)
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 │   ├─ Francesco Domenico Castelli (4.8.1787, + infante)
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 │   └─ Michela Castelli ( 26.3.1790 - 16.1.1881), sposò Giuseppe Humana
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 └─ Antonio Castelli (1745 circa - 7.12. 1787), sposò Luisa Sanna Mallus
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     ├─ Marianna Castelli ( 1.3.1770 - data ignota), sposò un Pes
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     ├─ Francesco Maria Luigi Castelli (16.9.1771, + infante)
     │
     ├─ Efisio Maria Giovanni Castelli ( 15.8.1772, + infante)
     │
     ├─ Ignazio Maria Castelli (1.8.1773, + infante)
     │
     ├─ Maria Rita Gerolama Castelli (8.9.1774, + infante)
     │
     ├─ Raimondo Castelli (20.1.1777 - 10.1.1831), teologo
     │
     ├─ Efisio Luigi Raffaele Castelli (26.4.1778, + infante)
     │
     ├─ Raffaele Francesco Cristoforo Castelli (1.11.1779, + infante)
     │
     └─ Giovanni Maria Castelli (4.2.1783, + infante)



Note modifica

Note modifica

  1. ^ a b c d e f g h {{cita libro|cognome= F.Saladini |nome= L. Tettoni|titolo= Teatro Araldico|editore= Claudio Wilmant, 1846|lingua= it|url= http://books.google.it/books?id=av5BAAAAcAAJ&pg=PT243&dq=teatro+araldico+taciperticone+castelli&hl=it&sa=X&ei=Z5sBUJLgJ8_AtAa1vJXXBg&ved=0CDkQ6AEwAA#v=onepage&q=teatro%20araldico%20taciperticone%20castelli&f=false
  2. ^ CASTELLO, Folco de, su www.treccani.it. URL consultato il 4 dicembre 2015.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab Alberico Lo Faso di Serradifalco, Sul tutto, periodico della società italiana degli studi araldici, pubblicazione straordinaria del novembre 2006, SISA, 2006.
  4. ^ a b c d e f g h i j k Filadelfo Mugnos, Teatro genologico delle famiglie del regno di Sicilia, 2009, Arnaldo Forni.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa Domenico Demurtas, Almanacco di Cagliari, 1998, paragrafo 62, Vittorio Scano.
  6. ^ a b c d e f g h i j k Francesco Floris, Dizionario della famiglie nobili della Sardegna, volume I, 2009.
  7. ^ a b c d e f g h i j k l m n Francesco Floris, Storia della nobiltà in Sardegna: genealogia e araldica delle famiglie nobili sarde, 2007.
  8. ^ a b Michele Antonio Gazano, La storia della Sardegna pag 536, Reale Stamperia di Cagliari, 1777.
  9. ^ a b c Elenco dei Cavalieri Sardi dalla A alla F.
  10. ^ a b Elenco dei decorati, dal Sito della Presidenza della Repubblica.
  11. ^ a b c d e f g Elenco nobiliare sardo, 2012, Carlo Delfino.
  12. ^ a b c d e }} Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, A. Reber, 1912.
    «La si vuole discendente dagli antichi conti di Terni, e, secondo il Zazzera, si divise in diversi rami, cioè in Lombardia, in Genova, in Treviso, in Bologna, in Roma, in Modena, in Reggio, in Milano, in Sicilia e in Napoli»

Bibliografia modifica

  • Alberico Lo Faso, Sul tutto, periodico della società italiana degli studi araldici, pubblicazione straordinaria del novembre 2006
  • Annuario della nobiltà italiana, edizioni del 1879, 1880, 1881, 1887, 2010, 2011
  • Arcidiocesi di Cagliari, Quinque libri, 1780 - 2012
  • Carlo Delfino (editore), Elenco nobiliare sardo, 2012
  • Consulta Araldica, Elenco nobiliare sardo, 1902
  • Consulta Araldica, Elenco ufficiale nobiliare italiano, 1922
  • Diocesi di Iglesias, Quinque libri, 1820 - 1920
  • Domenico Demurtas, Almanacco di Cagliari 1998, paragrafo 62 "Le famiglie nobili cagliaritane: i Castelli", 1998
  • Filadefo Mugnos, Teatro genologico delle famiglie del regno di Sicilia volume I, Arnaldo Forni Editore, ristampa anastasica, 2007
  • Francesco Floris, Dizionario della famiglie nobili della Sardegna, volume I e II
  • Francesco Floris, Storia della nobiltà in Sardegna: genealogia e araldica delle famiglie nobili sarde, 2007
  • Francesco Floris, Storia della Sardegna, 1999
  • Francesco Zazzera, Della nobiltà dell'Italia, 1615
  • Vincenzo Palizzolo Gravina, Il blasone in Sicilia: ossia, Raccolta araldica, Visconti & Huber Editore, 1875
  • Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, 1935