Angelo Raffaele Jervolino

politico italiano (1890-1985)
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Angelo Raffaele Jervolino (Napoli, 2 settembre 1890Roma, 10 marzo 1985) è stato un politico italiano, costituente, più volte deputato, senatore e ministro.

Angelo Raffaele Jervolino

Ministro dei trasporti e dell'aviazione civile
Durata mandato5 dicembre 1963 –
24 febbraio 1966
Capo del governoAldo Moro
PredecessoreGuido Corbellini
SuccessoreOscar Luigi Scalfaro

Ministro della sanità
Durata mandato22 febbraio 1962 –
5 dicembre 1963
Capo del governoAmintore Fanfani
Giovanni Leone
PredecessoreCamillo Giardina
SuccessoreGiacomo Mancini

Ministro della marina mercantile
Durata mandato15 febbraio 1959 –
22 febbraio 1962
Capo del governoAntonio Segni
Fernando Tambroni
Amintore Fanfani
PredecessoreGiuseppe Spataro
SuccessoreCino Macrelli

Ministro delle poste e delle telecomunicazioni
Durata mandato24 maggio 1948 –
27 gennaio 1950
Capo del governoAlcide De Gasperi
PredecessoreLudovico D'Aragona
SuccessoreGiuseppe Spataro

Presidente della 8ª Commissione Trasporti della Camera dei deputati
Durata mandato1º luglio 1955 –
11 giugno 1958
PredecessoreArmando Angelini
SuccessoreBernardo Mattarella

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato12 giugno 1958 –
4 giugno 1968
LegislaturaIII, IV
Gruppo
parlamentare
Democratico Cristiano
CircoscrizioneCampania
CollegioNola
Sito istituzionale

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato25 giugno 1946 –
11 giugno 1958
LegislaturaAC, I, II
Gruppo
parlamentare
Democratico Cristiano
CircoscrizioneNapoli
Incarichi parlamentari
II legislatura:
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPPI (1919-1926)
DC (1946-1968)
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
ProfessioneAvvocato e docente universitario

Biografia modifica

Angelo Raffaele Jervolino nasce il 2 settembre 1890 a Napoli, da Rosa Prisco e il vinaio Domenico Jervolino, in una famiglia poverissima composta da ben 12 figli.

Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II e diplomato presso la stessa Università per la carriera Diplomatica e Consolare, ha esercitato l'avvocatura presso la Corte suprema di cassazione, il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti e la Sacra Romana Rota. È stato inoltre docente di Diritto per dieci anni all'Istituto Superiore di Lettere e Scienze Santa Chiara e componente del Consiglio Superiore Forense.

Entra nel 1908 nell'Azione Cattolica napoletana. Delegato al Congresso della FUCI di Bologna del 1914 Jervolino pronuncia una relazione su La libertà di insegnamento, tema che sarà da allora al centro del suo interesse e che costituirà, dietro suggerimento di Giuseppe Toniolo, figura vicina ai giovani universitari cattolici, il nucleo principale della sua tesi di laurea in giurisprudenza. In quella occasione viene notato da padre Agostino Gemelli, che sta progettando l'istituzione di un'università cattolica, e che ricordandosi del lavoro di Jervolino gli consegnerà, nel 1922, la prima medaglia d'oro dell'Università Cattolica appena fondata.

Milita nel Partito Popolare fino al suo scioglimento nel 1926, tuttavia predilige l'attività di apostolato laico che svolge attraverso l'Azione Cattolica della quale è presidente diocesano per la Gioventù Cattolica (GIAC) di Napoli, quindi consigliere nazionale e poi presidente generale per tre bienni dal 1928 al 1934.[1]

Nel 1919 aderì all'appello di Luigi Sturzo per la nascita del Partito Popolare ed è quindi fra i padri fondatori del Partito Popolare e poi della Democrazia Cristiana nel periodo duro e difficile dello scioglimento dell’organizzazione da parte del partito fascista, nell’epoca nella quale i giovani cattolici erano particolarmente seguiti dall'allora minutante della Segreteria di Stato Giovanni Battista Montini.

Antifascista convinto, membro del CLN in rappresentanza della Democrazia Cristiana, partecipò da protagonista ai giorni duri e difficili della nascita del sistema democratico e fu segretario politico della DC per l'Italia meridionale fino alla presa di Roma, giorno nel quale lui e Migliori (segretario per l'Italia settentrionale) si dimisero per consegnare il partito nelle mani di Alcide De Gasperi.

Fu chiamato a far parte del II Governo Badoglio; fece parte della Consulta Nazionale; venne eletto con larghissimo suffragio all'Assemblea Costituente nel 1946 ed entrò a far parte di quell'Assemblea assieme alla moglie Maria De Unterrichter, sorella di Guido De Unterrichter.[2]

Sub Commissario al Comune nel periodo immediatamente successivo alle Quattro giornate di Napoli, negli anni successivi, è stato due volte eletto al Consiglio Comunale di Napoli.

Deputato nella prima e seconda legislatura eletto nel collegio di Napoli-Caserta. Fu, tra l'altro, relatore della legge istitutiva della Cassa per il Mezzogiorno, all'interno di un impegno continuo per le zone del Sud.

Eletto Senatore della Repubblica nella terza e quarta legislatura nel collegio di Nola.

Ha partecipato 13 volte al Governo, cinque volte come Sottosegretario di Stato e otto volte come Ministro:

Il 12 dicembre 1964 gli è stata conferita la Medaglia d'oro al merito della sanità pubblica dal Presidente della Repubblica[3]. Il 15 giugno 1968 è stato nominato Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana[3].

Nel 1968 decide di non ripresentarsi alle elezioni politiche per la V Legislatura. Da quel momento si dedica ai suoi studi. Nel 1975 perde la moglie. Muore a Roma il 10 marzo 1985.

Era il padre di Rosa Russo Jervolino.[4]

Sinossi degli incarichi di Governo modifica

Onorificenze modifica

Note modifica

  1. ^ Presidenti della Società, su azionecattolica.it, Azione Cattolica italiana. URL consultato il 22 dicembre 2007 (archiviato dall'url originale il 31 marzo 2009).
  2. ^ Giorgio Grigolli, La rivolta dei diccì trentini contro i diktat romani di Fanfani [collegamento interrotto], su ladige.it, L'Adige, 22 marzo 2007. URL consultato il 4 dicembre 2007.
  3. ^ a b Onorificenze, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica. URL consultato il 4 dicembre 2007.
  4. ^ (DE) Signora Jervolino will Neapel vor den Nato-Gegnern retten, su welt.de, Welt Online, 31 agosto 2001. URL consultato il 20 dicembre 2007.
  5. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.

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