Ferdinand von Trauttmansdorff
Ferdinando Trauttmansdorff-Weinsberg, conte dell'Impero (Reichsgraf), poi principe dell'Impero (Reichsfürst), Ferdinand von und zu Trauttmansdorff-Weinsberg; a volte erroneamente scritto Trautmansdorff[1] o Trautmannsdorff[2] o Trautmannsdorf[3] o Trauttmannsdorff[4] (Vienna, 12 gennaio 1749 – Vienna, 28 agosto 1827), è stato un diplomatico e politico austriaco.
Origine
modificaFamiglia
modificaApparteneva alla casata dei Trauttmansdorff, una delle più antiche e distinte famiglie nobili cattoliche d'Austria[5][6], che faceva risalire la propria ascendenza sin dal 984 e vantava alcuni personaggi celebri, quali il bisnonno Maximilian, gratificato del titolo di conte von Trauttmansdorff nel 1623 dall'Imperatore Ferdinando III e, soprattutto, plenipotenziario imperiale alla Pace di Vestfalia. Il titolo nobiliare era legato a una contea sita nelle immediate vicinanze di Vienna, l'odierna Trautmannsdorf an der Leitha[7].
Il padre, Francesco Norberto conte di Trauttmansdorff-Weinsberg (11 gennaio 1709-18 giugno 1786), era stato consigliere di Stato e ciambellano dell'Imperatore; poi gran-maestro della corte dell'arciduchessa Maria Elisabetta, sorella dell'Imperatore Carlo VI e, per ben 17 anni, dal 1724 al 1741, Governatrice dei Paesi Bassi Austriaci: in quel periodo, il 4 dicembre 1726, aveva sposato una gran nobile vallona, Florence-Josephe contessa De Gavre, morta nel 1742[8]. In seconde nozze aveva sposato, Maria Anna, contessa di Herberstein (28 marzo 1723-7 febbraio 1815) e dama dell'Ordine della Croce Stellata: la madre del nostro Trauttmansdorff e di un fratello a lui maggiore.
Matrimonio
modificaLa posizione alla corte di Vienna venne ulteriormente elevata dal matrimonio, avvenuto il 18 maggio 1772, con Carolina di Colloredo, nona ed ultima figlia sopravvissuta del principe Rodolfo di Colloredo: basti pensare che il padre, cavaliere del Toson d'oro, era stato vice-cancelliere imperiale dal 1737 al 1742, e poi dal 1746 al 1763[9]; il primo figlio era Franz de Paula Colloredo-Mannsfeld, cavaliere del Toson d'oro dal 1772, alto diplomatico e commissario imperiale alla Camera Imperiale di Wetzlar[10]; terzo figlio era Hieronymus von Colloredo, principe-arcivescovo di Salisburgo dal 1771[11]; il quarto era Joseph Colloredo, tenente-feldmaresciallo dal 1771[12]; il quinto era Wenzel Joseph Colloredo, Oberst dal sicuro avvenire[13].
Inizio della carriera diplomatica
modificaStudi ed ingresso alla cancelleria imperiale
modificaIn quanto figlio secondo e cadetto, fu in gioventù destinato al servizio civile, ciò che determinò la sua formazione scolastica, insolitamente completa: prima presso l'Università di Vienna, poi presso l'Ufficio centrale della legge imperiale poi, nel 1769, presso la Corte Suprema di Wetzlar. La conclusione degli studi fu seguita, secondo l'uso del tempo, da un grand tour per l'Europa. Nel frattempo, la morte del fratello maggiore lo aveva reso erede del grande patrimonio familiare e allargato immensamente il suo rango e le sue prospettive[14]. Rientrato dal lungo viaggio, venne impiegato presso l'amministrazione della Bassa Austria, ma brevemente, poiché, in virtù del rango e della posizione a corte della famiglia, nel 1774 poté intraprendere l'assai più distinta carriera diplomatica, presso la Cancelleria di Vienna, allora sotto la direzione del celebre principe di Kaunitz. E, già nel 1780 diveniva uno degli inviati della Provincia Imperiale di Boemia alla Dieta Imperiale di Ratisbona[15].
La "guerra della marmitta"
modificaL'occasione di mettersi in mostra venne con la nomina, nel 1783 a rappresentante imperiale presso il Circolo di Franconia[14]. Da circa due anni, il successore di Maria Teresa, l'Imperatore Giuseppe II, andava mettendo in atto una complessa serie di manovre diplomatiche e militari, per affrancare i Paesi Bassi austriaci dai detti notevoli diritti di ingerenza delle Province Unite. L'occasione per forzare la situazione venne nel maggio 1784, allorché queste ultime erano impegnate nella, per loro, disgraziata quarta guerra anglo-olandese: Vienna ingiunse agli Stati Generali dell'Aia la cessione di alcuni territori e, soprattutto, la libera navigazione della Schelda[16]. Ne seguì una breve crisi militare, che indusse le due parti ad accettare la mediazione francese con il trattato di Fontainebleau dell'8 novembre 1785.
Nel vortice della spirale militare, Vienna dovette garantirsi il passaggio delle truppe verso i Paesi Bassi, per il quale ebbe difficoltà ad assicurarsi il consenso della Dieta Imperiale: Federico il Grande oppose un netto rifiuto, mentre altri stati posero varie difficoltà. Al contrario, nel Circolo di Franconia tutto andò senza intoppi, grazie all'attivismo del Trauttmansdorff, che si era garantito personalmente il consenso dei differenti principi e soggetti sovrani interessati. Ciò che gli guadagnò l'attenzione dell'imperatore[14] e la fiducia del vicecancelliere Philipp Cobenzl[17].
La crisi del Fürstenbund
modificaRisolta la questione dei 'diritti olandesi', l'Giuseppe II riprese il suo antico progetto di scambiare i Paesi Bassi austriaci con la Baviera, una provincia assai più prossima e potenzialmente preziosa a Vienna[18]. Dal momento che questo scambio avrebbe fortemente rafforzato la posizione della Casa d'Austria (riducendone i confini[19]), essa suscitò la fiera opposizione del principale avversario di Vienna: l'ormai vecchio Re di Prussia Federico il Grande. Nel 1785, quest'ultimo andava organizzando l'opposizione di quanti più principi imperiale possibile, unendoli in una 'Lega di principi' (Fürstenbund), intesa ad ostacolare il tentativo dell'Imperatore[20]. Tutto ciò procurò al Trauttmansdorff, in quel 1785, il primo incarico diplomatico rilevante: intervenire, con il titolo di ministro plenipotenziario dell'Imperatore, di intervenire presso l'Elettore di Magonza von Erthal, al fine di evitarne l'adesione al Fürstenbund[14]. Tuttavia, la missione si presentava particolarmente ardua, in quanto, alla corte di Magonza, i sentimenti verso la corte imperiale erano già sommamente compromessi, a causa della politica religiosa portata avanti dall'Imperatore[21]. Ciò che aveva contribuito grandemente a determinare la volontà del principe elettore a cercare il sostegno prussiano. Accadde così che, pochi mesi dopo l'arrivo del Trauttmansdorff e nonostante i suoi sforzi, il Principe vescovo garantì la propria adesione ed il proprio forte sostenere alla lega[14].
Questo primo fallimento del Trauttmansdorff poté essere attribuito a un grave incidente fra il von Erthal e il precedente ambasciatore imperiale presso la corte di Magonza, Franz Georg Karl von Metternich (il padre del più celebre Clemens) e che era stato richiamato giusto nel maggio 1785[22]. Da qui nacque una profonda ostilità reciproca fra i due diplomatici imperiali, destinata ad influenzare anche significativamente la carriera di entrambe[22].
La disputa sulla successione all'elettorato di Magonza
modificaAssunse, così, una particolare rilevanza politica la scelta del coadiutore (ovvero il successore in pectore) del von Erthal, carica per la quale Vienna voleva assolutamente un uomo di propria fiducia. Ma, per come si erano messe le cose, a Vienna venne considerato un successo anche la nomina, il 1º aprile 1787, del candidato sostenuto dalla parte avversa, nella persona del von Dalberg, dal momento che l'uomo veniva giudicato incerto e un poco perso in vacui progetti di riconciliazione dell'Impero[14][23].
Ad ogni buon conto, la lunga negoziazione ebbe, a tratti, un'importanza tutta particolare nel contesto delle politiche imperiale, cosicché il Trauttmansdorff ebbe occasione di intrattenere una corrispondenza diretta con Giuseppe II[24]. Per soprannumero, il fallimento circa la questione dell'adesione al Fürstenbund venne dimenticato e, in effetti, essa andava attribuita in massima parte alla velleitarietà delle ambizioni dell'Imperatore. Al contrario, la soluzione circa la successione all'Elettorato venne considerata, complessivamente, un successo[25]: ciò che consentì al Trauttmansdorff di acquistare un gran credito presso Giuseppe II, che lo inserì nel numero dei ciambellani e dei molti consiglieri intimi. Da gran cortigiano, il conte faceva mostra di condividerne tutte le opinioni circa le innovazioni politiche e religiose passate alla storia come giuseppinismo[25].
Ministro plenipotenziario nei Paesi Bassi austriaci
modificaLa nomina a Bruxelles
modificaMentre in tal modo si consumava la presa di Vienna sull'Impero, l'Imperatore era tutto dedito a rafforzare l'efficacia del proprio governo sulle terre ereditarie. Nei Paesi Bassi austriaci, in particolare, si trattava di sradicare il complesso sistema di 'libertà' (privilegi, prerogative, costumi, esenzioni, diritti, concessioni, comuni e particolari, incarichi, uffici ereditari, benefici ecclesiastici[26]), la più famosa delle quali era la cosiddetta Joyeuse Entrée, che da secoli limitavano grandemente l'efficacia del governo ed il potenziale carico fiscale nei Paesi Bassi cattolici e, per ciò stesso, erano colà tenute in gran conto[27].
Una prima serie di editti (emessi fra il 16 ottobre 1786[28] ed il 12 marzo 1787,[27]) provocò la reazione degli 'Stati del Brabante' e, il 30 maggio 1787, un gran tumulto di folla[29]: ciò indusse i 'governatori generali congiunti' (il duca di Alberto di Sassonia-Teschen e sua moglie l'Arciduchessa Maria-Cristina) a decretare la restaurazione degli antichi privilegi e l'annullamento di tutto ciò che era stato fatto in loro violazione[30].
Giuseppe II la prese assai male, ma dovette rinunciare a una repressione militare a causa dell'inatteso scoppio, il 10 agosto 1787, della guerra russo-turca: Vienna dovette concentrare l'esercito a formare un 'cordone militare' ai confini meridionali, in attesa di un prossimo intervento nel conflitto al fianco della propria grande alleata Caterina la Grande[31]. Licenziò, quindi, con decreto del 21 settembre 1787[29], il proprio rappresentante imperiale straordinario presso la corte di Bruxelles[32] conte di Belgiojoso, sostituendolo con un ministro plenipotenziario, nella persona del Trauttmansdorff[33].
Il precipitare della crisi istituzionale
modificaTrauttmansdorff poté gestire il ritorno all'antico ordine costituito. Ma, essendo Vienna entrata, il 9 febbraio 1788, nella guerra russo-turca, allorché giunsero a Bruxelles notizie di una vittoria turca, presso Caransebeș, nel Banato austriaco, il 20-21 settembre[31], gli ordini privilegiati dei Paesi Bassi austriaci vollero profittare. Essi continuarono a contestare l'unica riforma non rinnegata: l'istituzione di un unico 'seminario generale'[34], che veniva lasciata sopravvivere unicamente come segno della sovranità imperiale[35].
Già nell'ottobre 1788, gli Stati del Brabante e quelli dell'Hainaut (ovvero il covo di quegli interessi privilegiati che la riforma intendeva sacrificare[29]) rifiutarono di votare i 'sussidi ordinari', ovvero le tasse ogni anno versate al tesoro imperiale[27]. Poi, il 18 giugno 1789, gli 'Stati del Brabante', rifiutarono l'adesione a una limitata riforma istituzionale che avrebbe rimosso alcuni cavilli costituzionali che più impedivano l'azione del governo imperiale in quella ricca provincia[29]. Ciò che indusse Trauttmansdorff, quello stesso giorno, a decretare 'annientata' la Joyeuse entrée e tutti gli altri privilegi, ed aboliti gli Stati del Brabante ed il Consiglio del Brabante[27].
In tutti questi eventi, Trauttmansdorff ebbe un ruolo assolutamente predominante. Anzitutto in quanto i suoi poteri, ben maggiori di quelli del proprio predecessore Belgiojoso, in pratica svuotavano quelli dei 'governatori generali congiunti'. In secondo luogo poiché egli ebbe grande influenza sulla determinazione Giuseppe II, attraverso una corrispondenza privata, che saltava l'intermediazione (e la mediazione assai meno aggressiva) del cancelliere principe di Kaunitz e del vicecancelliere Philipp Cobenzl[36]. Quest'ultimo ricorda con nettezza: Trauttmansdorff volle fare la propria corte all'imperatore ed insinuarsi sempre più nel suo favore, assecondando il suo carattere impaziente ed applaudendo la sua attitudine per le misure rigorose ... che non vi erano timori, che non si sarebbe osata una rivolta, che impiegando misure di rigore, tutto sarebbe andato come desiderato ... si faceva autorizzare dall'Imperatore ogni sorta di atto arbitrario, contrario alla costituzione[36].
La ribellione formale dei privilegiati
modificaAd ogni buon conto, la posizione ferma del Trauttmansdorff era sicuramente secondata anche dal governatore militare generale d'Alton[29]. Cosicché, Giuseppe II poté crogiolarsi con l'illusione del successo: ancora il 10 agosto 1789 scriveva al fratello Leopoldo che tutto era quieto nei Paesi Bassi[29].
Nella realtà, la ferita inferta alla classe dirigente dei Paesi Bassi austriaci era troppo evidente perché potesse essere rimarginata senza che questa tentasse una rivalsa. Accadde così che ribelli e scontenti di ogni sorta trovarono riparo in esilio nelle Province Unite[34] e nel Principato di Liegi ove, il 18 agosto 1789, si consumava una piccola rivoluzione, dai risvolti assai simili a quella in corso nei Paesi Bassi austriaci.
In particolare, fra i rifugiati spiccavano il vescovo di Malines cardinale von Frankenberg, gli abati delle grandi e ricche abbazie di Tongerloo e St Bernard[37] e un gran numero di deputati dei disciolti 'Stati del Brabante'. Essi auto-proclamarono la propria riunione 'Stati del Brabante' in esilio[27], ottennero una promessa di appoggio da parte delle corti dell'Aia e di Berlino[34], quindi inviarono una rimostranza all'Imperatore, chiedendo il ristabilimento di tutti gli antichi privilegi del Ducato del Brabante, appellandosi, in caso di rifiuto, a Dio ed alla propria spada[27]. Al contempo, nella città di Hasselt, sul territorio del Principato di Liegi si organizzò una banda partigiana, nucleo di un''armata patriottica' con la quale si intendeva entrare nei Paesi Bassi austriaci ed indurre il popolo all'aperta insurrezione[38].
Se contro il piccolo Principato di Liegi fu possibile, sul fine dell'estate del 1789, effettuare un raid punitivo che fu sufficiente ad indurre i volontari a spostarsi nelle accoglienti Province Unite[34]; al contrario, rispetto all'aperta sfida di queste ultime, è chiaro che né Trautmansdorff né d'Alton potevano assolutamente alcunché, almeno sinché fosse durato l'impegno del grosso dell'esercito imperiale alla guerra contro i turchi.
La crisi militare
modificaIl momento della prova venne il 24 ottobre 1789, allorché due grosse bande di partigiani entrarono simultaneamente: una a sud, sul Brabante, la seconda a nord della grande piazzaforte di Anversa verso la Fiandra[39]. La prima registrò un successo del tutto insperato alla battaglia di Turnhout il 27, per poi ripassare velocemente il confine, la notte del 10 novembre[37]. La seconda, inizialmente respinta, ripassò il confine il 4 novembre e, all'alba del 13 novembre, si presentò di fronte alla grande città di Gand[40]. Ne seguì una vera e propria insurrezione urbana che costrinse, nella notte fra il 16 ed il 17 novembre, gli Imperiali ad evacuare in direzione di Bruxelles.
Nella partita svolse un ruolo cruciale il Trauttmansdorff, in quanto fu per suo ordine diretto (senza nemmeno sentire il d'Alton) che venne evacuata la pur munitissima cittadella di Gand. I contenuti di tale ordine sono incerti, ma le fonti[41] concordano che il ministro agisse con l'intento politico di evitare la completa distruzione della città, già pesantemente colpita dal bombardamento: ciò che avrebbe definitivamente compromesso ogni chance di compromesso politico al quale il ministro ancora attivamente mirava. Ma è certo che l'ordine di evacuazione rappresentò il punto di non ritorno della Rivoluzione del Brabante, con quali conseguenze sul governo e sulla popolazione di Bruxelles, è facile intuire.
La sostituzione con un nuovo plenipotenziario
modificaLa caduta di Gand, il 17 novembre, gettò il governo di Bruxelles nel panico[42]: il 18 novembre i 'governatori generali congiunti', abbandonarono Bruxelles[37] e, a rappresentare visibilmente l'Imperatore rimaneva solo il 'ministro plenipotenziario' e le truppe del d'Alton. Al che Trauttmansdorff prese a pubblicare una successione di dichiarazioni ed ordinanze[27][38] (dal 20 al 26 novembre) con le quali, di propria iniziativa[36], revocò tutte e ciascuna le riforme volute dall'Imperatore e ristabilì per intero la Joyeuse entrée, gli 'Stati', il Consiglio del Brabante ed i privilegi pregressi, dando loro più di quanto avessero mai osato domandare[36]. Non ottenne, però, in alcun modo il risultato pacificare gli animi, anzi, con la sua irragionevole frenesia egli rese palese a tutti di essere preda di un esagerato senso del pericolo, che contribuì fortemente a fomentare quell'insurrezione che voleva, apparentemente, evitare[43].
Per giunta, mentre l'insurrezione era già in corso ed aveva già assunto un carattere schiettamente militare, Trauttmansdorff, impedì alle truppe di battersi: prima, il 2 dicembre, costringendo il d'Alton ad accettare un armistizio con la colonna ribelle del Vander Mersch, rientrata nel Brabante ma ormai in fuga[37]; poi, il 6 dicembre ordinandogli la demolizione delle opere di fortificazione che avrebbero, forse, permesso a quel restava dell'esercito imperiale di tenere Bruxelles[27]. Chiaramente, ciò che Trauttmansdorff impose fu un suicidio militare, del quale i primi ad accorgersi furono gli stessi soldati: la diserzione ... cominciò a praticarsi in grande, per plotoni, per intere compagnie[44]. E se, sino ad allora, il precipitare della crisi poteva essere addossata agli imprevisti fallimenti militari del d'Alton, da questo momento cruciale la responsabilità fu tutta, e solo, del Trauttmansdorff: un osservatore assai credibile e spassionato attribuisce tale clamorosi errori a un ragionamento naïf del 'ministro plenipotenziario' che se le cause dell'insurrezione (le riforme abolite con i proclami del 20-26 novembre e la presenza delle truppe in armi) venivano a cessare, anche l'effetto (la rivoluzione) doveva cessare[45]. Un ragionamento naïf, che essenzialmente falso in caso di rivoluzioni in quanto non si transige con la sommossa trionfante: bisogna strapparle la vittoria o accordarle tutto ciò che essa esige[46], ovvero, ormai, tout court la cessazione del governo imperiale.
Fu a quel punto, che, finalmente, Giuseppe II prese atto del fallimento del Trauttmansdorff e stabilì l'intenzione di inviare da Vienna il vice-cancelliere Philipp Cobenzl: egli partì da Vienna il 30 novembre[27] e giungeva con tutti i poteri della sovranità[47]. La notizia giunse a Bruxelles il 9 dicembre[45] e fu a tutti ben chiaro che il nostro, ancorché non ancora formalmente sostituito, era totalmente esautorato in ragione del grado e dei poteri del nuovo inviato[36].
La caduta di Bruxelles ed il licenziamento
modificaAllorquando giunse finalmente ai confini, Philipp Cobenzl dovette dirigersi nella grande fortezza (germanofona) di Lussemburgo, l'unica provincia dei Paesi Bassi austriaci che non si fosse rivoltata e dove si andavano rifugiando il governo e l'armata del D'Alton[48], che il 12 dicembre avevano abbandonato Bruxelles ai ribelli, lasciandovi l'artiglieria, il tesoro imperiale e gli archivi[37]: un'onta, quest'ultima, che fu a lungo rimpallata fra Trauttmansdorff e D'Alton[49], ma che il Philipp Cobenzl non esitava ad attribuire al 'ministro plenipotenziario'[50].
A Lussemburgo Philipp Cobenzl venne raggiunto da una richiesta di incontro del Trauttmansdorff, cui rispose nei termini più definitivi: che per lui non vi era nulla da fare, di non avere alcun bisogno del suo aiuto e avrebbe fatto meglio a recarsi a Vienna, per discolparsi[51]; al contempo, pari ordine di licenziamento inviava D'Alton[36].
Primo allontanamento dalla carriera diplomatica
modificaUn temporaneo oblio
modificaL'umiliazione della caduta di Bruxelles segnò così la fine dell'incarico del Trauttmansdorff in Belgio: come ovvio e naturale l'Imperatore, la cui risoluzione aveva accelerato questo esito, scaricava tutta la colpa sui suoi consiglieri: d'Alton, che in fondo era solo uno straniero che veniva da un posto improbabile chiamato Rathconrath, da qualche parte nel lontanissimo Leinster, venne comandato di fronte al tribunale di guerra; mentre al conte di Trauttmansdorff, ciambellano di corte, cavaliere del Toson d'oro, ecc., venne concesso l'oblio.
Né si fa fatica a comprendere il differente trattamento: in quel 1789, dei quattro cognati Franz de Paula era passato a vice-cancelliere imperiale il 6 gennaio[52], Joseph a feldmaresciallo il 2 ottobre[53], Wenzel Joseph era tenente-feldmaresciallo dal 1784[54], mentre Hieronymus restava saldamente principe-arcivescovo di Salisburgo[55]. E si può immaginare l'imbarazzo che un'ulteriore umiliazione del Trauttmansdorff avrebbe loro provocato.
La prima riconquista dei Paesi Bassi
modificaL'allontanamento da corte si prolungò anche dopo che il nuovo Imperatore Leopoldo (dopo aver negoziato un accordo con Prussia, Gran Bretagna e Province Unite alla Conferenza di Reichenbach ed al Congresso dell'Aia) poté schiacciare le Province Unite del Belgio e restaurare il proprio dominio sulle province ribelli.
Il titolo di ministro plenipotenziario a Bruxelles venne restaurato a cavallo del 1791-92, ma la nomina venne riservata al Metternich padre[22], ovvero il vecchio avversario del Trauttmansdorff al tempo di Magonza[56], che aveva riacquistato un ruolo di primo piano dopo la fine del regno di Giuseppe II[22].
La memoria difensiva del Trauttmansdorff
modificaNel frattempo, Leopoldo II non volle intervenire a favore dei due sconfitti dell'Insurrezione dei Paesi Bassi. d'Alton morì (o si suicidò) a Treviri, 16 febbraio 1791, completamente in disgrazia[57]. Prima di scomparire, però, sul finire del 1790 aveva pubblicato una ponderosa memoria[58].
Orbene, in quei due documentatissimi volumi, il generale aggrediva frontalmente la politica del Trauttmansdorff a Bruxelles e, bisogna dire, non certo a sproposito[59]. Questi attacchi costrinsero il conte a reagire[60] inviando al gabinetto di Vienna un'apologia della propria amministrazione dei Paesi Bassi austriaci, anch'essa, sembrerebbe, ben documentata[61]. Al pari del d'Alton, anch'egli gettava il peso del fallimento sugli altri governanti che avevano agito alla corte di Bruxelles in quegli anni: d'Alton non era più lì per replicare, ma vi provvide il conte di Murray[62] (che era stato governatore militare sino al 1787 e governatore civile ad interim nei pochi mesi che seguirono la prima rivolta di Bruxelles del 1787). Ed è probabile che questo rancoroso circo di accuse reciproche, non sarebbe bastata a riscattare l'onore del Trauttmansdorff.
La mossa del cavallo che salvò Trauttmansdorff, in tutta evidenza, fu che egli osò aggredire non solo il d'Alton o il Murray o altri funzionari, bensì sottolineò esplicitamente anche le gravi responsabilità delle politiche riformatrici volute dall'ormai defunto Giuseppe II[63]. Orbene, il successore di quest'ultimo, Leopoldo II fece gran mostra della propria lontananza dal predecessore[64], tanto più nello specifico dei Paesi Bassi austriaci, la fedeltà dei quali, per tutto i primi dieci mesi del 1790, tentò di riacquisire proprio sulla base di una pubblica riprovazione delle riforme costituzionali ed ecclesiastiche che avevano portato alla rivoluzione[65].
Pubblicazione della memoria difensiva
modificaIn questo iato voleva inserirsi il Trauttmansdorff per recuperare le posizioni perdute. E, per essere più sicuro del risultato, egli volle garantire la diffusione della propria Apologia, stampata almeno in due edizioni: la prima nel 1791[66], la seconda del 1792 ad Amsterdam[67].
Ciò che è certo è che l'Apologia non mancò di fare effetto anche a Vienna[68], in quanto il conte si era descritto come un preveggente critico delle riforme immaginate da Giuseppe II per i Paesi Bassi, proprio in un momento in cui a corte ci si era ben convinti che esse rimanessero sepolte, essendo, nelle difficili circostanze del momento, unicamente possibile fare riferimento all'ordine costituzionale esistente, per quanto arcaico e farraginoso esso fosse; certamente al conte non guastarono le entrature connesse al rango e della posizione della famiglia che, in quel 1792, pose mano a un ambizioso rinnovo del palazzo di famiglia a Vienna, in Herrengasse 21, il cui allargamento e ammodernamento in stile neoclassico affidò all'architetto Andreas Zach[69]. Ricorda bene il Philipp Cobenzl: il conte di Trauttmansdorff, trovandosi senza impiego dopo la sua ritirata dai paesi Bassi, voleva riapparire all'orizzonte, per ristabilire la propria reputazione e riottenere un incarico di prestigio nell'amministrazione degli affari esteri[70].
Tuttavia, l'onta subita al tempo della Rivoluzione del Brabante era ancora troppo recente e, per essere riammesso al servizio diplomatico, dovette attendere che la Monarchia asburgica subisse un nuovo scossone: la morte di Leopoldo II e l'ascesa al trono del giovane Francesco II, che riammise Trauttmansdorff nel servizio diplomatico[71].
Cancelliere di Corte per i Paesi Bassi
modificaLa tentata conquista dei Paesi Bassi francesi
modificaMentre nei Paesi Bassi austriaci si succedevano rivolta e repressione, a Parigi andavano consumandosi avvenimenti, del tutto imprevedibili e imprevisti[72], della Rivoluzione francese. Sino al punto che il 20 marzo 1792 l'Assemblea Legislativa votava la dichiarazione di guerra al figlio di Leopoldo II (morto da appena 20 giorni).
Vienna poté inizialmente credere in una relativamente facile vittoria, garantita com'era dalla rinnovata alleanza con Berlino, seguita agli accordi di Reichenbach e sancita dalla Dichiarazione di Pillnitz. Ragion per cui, mosse l'esercito stanziato nei Paesi Bassi austriaci alla riconquista delle città e fortezze di confine, cedute alla Francia sin dal Trattato di Nimega del 1673[27]. Al seguito di quell'esercito, il giovane Francesco II assegnò al Mercy-Argenteau, già tout-puissant ambasciatore a Parigi, l'incarico di prendere possesso delle prede desiderate[25]. L'assai autorevole Michaud scrive che tale incarico venne assegnato, congiuntamente, anche al Trauttmansdorff, ma non v'è alcuna conferma da fonti diverse[25].
Prima conquista francese dei Paesi Bassi austriaci
modificaGià a settembre, però, gli alleati prussiani venivano fermati a Valmy dall'esercito del Dumouriez eppoi evacuavano il territorio francese. Lo scacco prussiano costrinse anche le colonne imperiali sulla difensiva, sino a romperne le difese alla battaglia di Jemappes, del 6 novembre 1792, che trascinò la prima conquista francese dei Paesi Bassi austriaci.
Francesco II, però, non dava per persi i Paesi Bassi. Anzi, concentrò a tal punto gli sforzi in quella direzione, da indurre San Pietroburgo e Berlino a profittarne per completare da sole la seconda spartizione della Polonia, in un loro trattato segreto del 28 gennaio 1793[73]. Vienna veniva lasciata fuori in previsione di un futuribile compenso che riguardava, comunque, i Paesi Bassi austriaci: un improbabile scambio tra questi ultimi e la Baviera, ovvero la sanzione di un guadagno territoriale da conquistarsi a spese della Francia[74]. I dettagli dell'accordo, però, furono sconosciuti a Vienna, almeno sino al 25 marzo seguente[73], cosicché nulla distolse Francesco II ed il Philipp Cobenzl dal concentrare ogni loro sforzo dal fronte francese.
Creazione del Cancellierato per i Paesi Bassi
modificaIn vista dell'imminente campagna militare, venne rinforzato lo staff diplomatico dedicato: anzitutto, con la nomina, il 19 gennaio 1793, del Thugut a rappresentante diplomatico presso l'armata austriaca nei Paesi Bassi[75]. Eppoi, il 28 febbraio 1793[76], del Trauttmansdorff alla cancelleria di corte per i Paesi Bassi, basata a Vienna: si trattava di un servizio speciale, staccato dalla cancelleria[77], per la prima volta in trent'anni[36] e nonostante l'opposizione del vice-cancelliere Philipp Cobenzl[36]: oramai considerato Trauttmansdorff un nemico (anche perché era fra quelli che a Vienna meglio conoscevano il suo tragico fallimento di Bruxelles)[78].
La seconda riconquista dei Paesi Bassi
modificaContemporaneamente, era in marcia il nuovo esercito che Imperatore aveva affidato al principe di Coburgo e al proprio fratello arciduca Carlo: assai in fretta, essi poterono riguadagnare i Paesi Bassi austriaci, alla grande vittoria di Neerwinden, il 18 marzo 1793.
Nell'occasione Trauttmansdorff poté ben vantarsi che, piuttosto in fretta, venisse ricostruito un ordinato governo austriaco[79]. Tuttavia, non imprevedibilmente, insorsero difficoltà inestricabili fra il "cancelliere di corte per i Paesi Bassi" ed il ministro di stato: l'esigenza del momento era raccogliere quante più risorse finanziarie possibile, per finanziare la guerra in corso volta, anche, a difendere i Paesi Bassi austriaci.
Ebbene, le restaurate assemblee provinciali (gli "Stati") erano come minimo recalcitranti a concedere nuove sovvenzioni, ciò che causò un'inestricabile guerra di carte fra Trauttmansdorff e Metternich padre, che praticamente paralizzò il governo civile[14] e, di riflesso, indebolì assai l'efficienza dell'amministrazione militare. E che durò sinché durò il controllo austriaco di quelle regioni[80]. Una circostanza piuttosto imbarazzante, dal momento che, in origine, a Vienna l'incarico del Trauttmansdorff era stato concepito proprio al fine di sovraintendere ed evitare che si ripetessero le molte difficoltà che il Metternich padre aveva incontrato in qualità di 'ministro plenipotenziario' a Bruxelles, nel corso della prima rioccupazione[81].
Quel che è certo è che a Vienna nessuno poteva farsi una chiara idea della reale situazione dei Paesi Bassi[22], mentre, a Bruxelles, gli 'Stati' erano gli unici vincitori della diatriba fra ministri che essi stessi avevano innescato[82].
L'arrivo del Thugut al ministero degli esteri
modificaCome accennato, pochi giorni dopo l'arrivo del Trauttmansdorff alla 'cancelleria dei Paesi Bassi', il 25 marzo 1793, gli inviati di Russia e Prussia annunciarono alla corte di Vienna la seconda spartizione della Polonia; ciò spiaque moltissimo a Francesco II[83], che, il 27 marzo, fece dimettere il Philipp Cobenzl[84] e, di lì a poco, nominò il Thugut nuovo "direttore generale degli Affari esteri"[85]. D'altronde lo stesso Philipp Cobenzl considerava Trauttmansdorff e Thugut quali i propri due principali avversari associati nella congiura che aveva portato alla sua destituzione[86].
Per reazione alla vicenda polacca, la nuova politica estera di Vienna si ispirò alla totale spregiudicatezza che caratterizzava la politica della Prussia di Federico Guglielmo II e del suo ministro Hertzberg[14]: mirare esclusivamente a guadagni territoriali e di influenza, senza badare troppo alle esigenze formalmente dettate dall'alleanza con la Prussia[87].
Le trattative segrete di Bruxelles
modificaIn un simile scenario, si può ben comprendere come, ormai, i Paesi Bassi austriaci venissero considerati non più che mera merce di scambio: già nel 1778 Maria Teresa aveva tentato di scambiarli con il Ducato di Baviera, scatenando la Guerra di successione bavarese; poi, nel 1785, il di lei figlio Giuseppe II aveva ritentato lo scambio, scatenando la citata crisi del 'Fürstenbund'[18]; poi, come testé richiamato, gli Imperiali avevano dovuto evacuare Bruxelles due volte: nel 1789 con la Rivoluzione del Brabante e nel 1792 dopo Jemappes. Quindi, ve ne era più che a sufficienza perché tutte le parti fossero ben certe che i Paesi Bassi austriaci (nonostante garantissero ampie risorse al tesoro imperiale[88]) si trovassero decisamente ai margini dagli interessi della casa imperiale.
Accadde così che, alla fine del 1793, con i Paesi Bassi austriaci ancora in mano agli Imperiali, la corte di Vienna ed il Comitato di salute pubblica del Robespierre (all'insaputa di Berlino[89]) vollero intavolare in Bruxelles dei negoziati segreti volti ad organizzare, finalmente, il grande scambio che non era riuscito né a Maria Teresa, né a Giuseppe II. Francesco II affidò il delicato incarico al Trauttmansdorff ed al Mercy-Argenteau[25]. Anche in questo caso il coinvolgimento del Trauttmansdorff è riferito dal solo Michaud, ma, a parte l'autorevolezza della fonte, se trattative vi furono non v'è da credere che ne fosse escluso il cancelliere di corte per i Paesi Bassi, ovvero il più diretto interessato[25].
Ad ogni buon conto, le due parti convennero circa la proposta di Vienna di abbandonare i Paesi Bassi austriaci, attraverso una compensazione in territori più vantaggiosamente situati; ma non seppero identificare quali, essendo che le reciproche pretese delle due potenze erano ancora troppo lontane per poter raggiungere un accordo definitivo[90].
Fra i capi del 'partito della pace'
modificaV'era, poi, una seconda buona ragione perché Trauttmansdorff fosse coinvolto nelle trattative: suo cognato il vice-cancelliere imperiale Principe di Colloredo guidava il potente[91] partito di corte opposto al nuovo direttore generale degli Affari esteri Thugut ed era, quindi, assolutamente naturale che Trauttmansdorff vi si associasse con evidenza[92]. D'altra parte, l'alleanza fra Trauttmansdorff e Thugut di pochi mesi prima, aveva avuto come obiettivo la destituzione del Philipp Cobenzl[36] e, raggiunto quell'obiettivo, i due tornarono in diretta concorrenza per la guida della politica estera.
Per opposizione alla politica intransigentemente bellicista del Thugut, il 'partito' del Principe di Colloredo e del Trauttmansdorff, andò via via delineandosi come partito francese[93] o partito della pace[94]. Tant'è che, quando Francesco II si recò a raggiungere le truppe sul fronte francese, volle viaggiare non solo con il Thugut, ma anche con i due avversari di quest'ultimo: Trauttmansdorff e Principe di Colloredo[95].
Un episodio saliente di questo scontro si ebbe nel maggio 1794, al campo imperiale di Tournai: Trauttmansdorff, insieme al feldmaresciallo Mack (e con l'appoggio del comandante militare feldmaresciallo Coburgo[95]), cercò di indurre l'Imperatore alla pace con la Francia e gli consigliò di ritirare le truppe dai Paesi Bassi e di avvicinarsi ai limiti delle antiche terre ereditarie[96]. Si opposero, con successo, il Thugut ed il Mercy-Argenteau, i quali non intendevano rinunciare ai diritti della Casa d'Austria sui Paesi Bassi austriaci se non in presenza di un'utile compensazione, del genere di quella che la Francia non era stata capace di concedere[73], ma che l'Imperatore aveva diritto ad esigere due volte[73]: una per la perdita dei Paesi Bassi, due per l'esclusione dalla seconda spartizione della Polonia.
Cessazione della carica di 'cancelliere per i Paesi Bassi'
modificaEssendo falliti gli abboccamenti diplomatici, giunse la ripresa delle operazioni francesi nei Paesi Bassi, con la battaglia di Fleurus, il 26 giugno 1794, che diede la stura al ripiegamento degli Imperiali oltre il Reno. In quel contesto, non sorprendentemente Trauttmansdorff volle opporsi all'idea del Metternich padre di armare i contadini fiamminghi e valloni contro i francesi, temendo ne seguisse una rivolta popolare.
A seguito di questa sconfitta, nel 1794[97], il governo dei Paesi Bassi venne sciolto[14] e la carica di cancelliere di corte per i Paesi Bassi a Vienna soppressa.
Ministro degli esteri
modificaCandidato al ministero degli esteri
modificaCome detto, alla caduta del Philipp Cobenzl, Thugut aveva assunto la carica di "direttore generale degli Affari esteri". Nel complicatissimo sistema burocratico asburgico, essa si riferiva agli affari delle terre ereditarie, affiancandosi a un ministro degli esteri detto allora cancelliere della Casa, di Corte e di Stato[98] (nella persona del principe di Kaunitz) e a un vice-cancelliere imperiale e, per la gestione degli affari dell'Impero (nella persona del Principe di Colloredo).
Il giorno dopo la sconfitta di Fleurus, 27 giugno 1794, venne la tanto attesa morte del principe di Kaunitz, che rese vacante e disponibile la carica di ministro degli esteri. Nei circoli aristocratici di Vienna, si facevano nomi di diversi candidati per questi posti: il vecchio feldmaresciallo Lacy, Metternich padre, Chotek, il conte Colloredo-Waldsee e, appunto, Trauttmansdorff[99][100]. Imperatore, però, non volle cambiare cavallo e, il 13 luglio, scelse di promuovere il Thugut da "direttore generale" a "ministro degli Affari esteri"[101].
Alla candidatura del Trauttmansdorff non dovette giovare, né il triplo fallimento di Bruxelles[102], né l'oggettiva impraticabilità della sua politica di pacificazione con la Francia rivoluzionaria (che non voleva e non era in grado di offrire una sufficiente compensazione alla perdita dei Paesi Bassi e dei diritti imperiali oltre il Reno[103]): non bisogna, infatti dimenticare che, a Parigi, Robespierre sarebbe inaspettatamente caduto solo il 28 luglio 1794, ovvero 15 giorni dopo la sconfitta del Trauttmansdorff. Per una volta, occorre dire, gli giocò contro la contemporanea presenza del cognato Principe di Colloredo alla vice-cancelliere imperiale, di modo che, se la scelta fosse caduta sul Trauttmansdorff, allora l'intera politica estera imperiale sarebbe dipesa da un'unica, stretta e coesa, famiglia.
Secondo allontanamento dalla carriera diplomatica
modificaTrauttmansdorff si ritirò, quindi, una seconda volta dalla carriera diplomatica[14]. Mentre, però, nel 1789 era stato semplicemente cacciato dal servizio, ora riceveva, a titolo di indennizzo, una pensione di 6 000 fiorini, che si aggiungeva al suo patrimonio, già assai considerevole[104]. Non si trattava, però di un premio, bensì, appunto, di una liquidazione; tant'è che, per i successivi sette anni, egli non poté ottenere nessun nuovo incarico e scomparve dalla scena principale[105]. Della circostanza dovette essere ben conscio, tant'è che decise di devolvere platealmente l'emolumento ad incremento delle pensioni degli impiegati della cancelleria[106].
Alcuni anni appartato
modificaNonostante il bel gesto, quel che è certo è che, sinché durò il ministero del Thugut, Trauttmansdorff non poté rientrare in cancelleria. In effetti, il fallimento delle trattative segrete con la Francia rivoluzionaria non causò certò l'abbandono del 'Sistema del Thugut'[107], che, anzi, si può ben affermare avrebbe addirittura trionfato: anzitutto con l'accordo segreto austro-russo dell'8 gennaio 1795 che regolò la terza spartizione della Polonia, allorché Vienna ebbe Cracovia, Lublino, Chełm e Sandomir, cioè assai più di quanto ottenne, in quell'occasione, la Prussia[108]; eppoi alla fine della lunghissima guerra della prima coalizione, allorché la spegiudicatezza del giovane Buonaparte, rese disponibile allo scambio la Repubblica di Venezia, al posto del tanto desiderato Ducato di Baviera[109].
Eppoi Thugut non aveva buone ragioni per essere riconoscente al Trauttmansdorff per la sua opposizione a corte e per il triplo fallimento di Bruxelles[110].
Per recuperare terreno, Trauttmansdorff continuò ad appoggiarsi a quella parte della corte che osteggiava il 'Sistema del Thugut', in particolare il Principe di Colloredo[73] e il vecchio feldmaresciallo Lacy[14]. Sistematizzò, inoltre, le posizioni della propria parte, scrivendo molto: così come dopo la caduta di Bruxelles si era riscattato redigendo le 'Memorie', così anche questa volta Trauttmansdorff diede mano alla penna e prese a precisare, in ricchi memorandum, una sistematica critica del 'Sistema del Thugut'[111], che, con le loro critiche, accompagnarono quel Thugut per l'intero suo percorso[112] Anzitutto, ribadiva instancabilmente che era impossibile continuare ad oltranza la guerra con la Francia, preferendole, inizialmente un'alleanza con la Francia ... cosicché l'Austria potesse riprendere la Slesia e ricostruire la Polonia del 1792[113], poi un fronte comune con la Prussia contro la Francia[113], più tardi ancora un'alleanza difensiva di tutti i poteri restanti indipendenti d'Europa che, sola, poteva opporre una resistenza al nuovo colosso francese (nell'alleanza andava inclusa la Prussia e, a tal fine, occorreva cessare le restanti piccole gelosie e astiosità[114]); in ogni caso, ne seguiva la necessità di abbandonare la spregiudicatezza della politica tortuosa del Thugut[115], a favore di un più trasparente sistema di alleanze, anche per non lasciarsi condurre alla deriva dagli eventi; ne seguiva, anche, la necessità di astenersi da ogni chimerico tentativo di ingrandimento[116]; ne seguiva, infine, l'opportunità di cessare la miope opposizione alla certamente inevitabile secolarizzazione delle proprietà della chiesa tedesca.
Infine, proponeva la sostituzione dell'assolutismo ministeriale con una conferenza dei ministri collegiale[117], che deliberasse sotto la presidenza dell'imperatore e si rendesse, in tal modo, garante di politiche più stabili e meno opportunistiche (si trattava, in quest'ultimo caso, di una delle maggiori lamentele degli oppositori a corte del Thugut, ovvero che egli tenesse tutti gli affari per sé: Trauttmansdorff espresse occasionalmente all'imperatore il timore che, se quel Ministro si fosse ammalato, nessuno avrebbe potuto rimpiazzarlo[118]).
I memorandum consentirono al Trauttmansdorff di profilarsi, negli anni, quale capo e portavoce degli oppositori al tout-puissant ministro degli esteri in carica[119]: il suo prestigio era talmente ristabilito, che, si vedeva in lui il futuro successore del ministro[14]. L'occasione venne all'indomani della guerra della seconda coalizione (segnata dalla clamorosa sconfitta a Marengo 14 giugno 1800 e da quella seguente a Hohenlinden del seguente 3 dicembre), alloroché Francesco II dovette accettare la pace di Lunéville.
La caduta del Thugut
modificaFra Hohenlinden e Lunéville, si aprì una fase di incertezza, nella quale si attendevano le dimissioni del Thugut, ma ancora Francesco II non aveva deciso con chi sostituirlo. Teoricamente, sin dal fallito Congresso di Rastatt l'incarico era destinato al Ludwig Cobenzl, il quale, però, nel frattempo era stato inviato ambasciatore a San Pietroburgo presso il nuovo zar Paolo I eppoi a Lunéville[36]; si trattava, per giunta, del cugino di quel Philipp Cobenzl che aveva licenziato in tronco Trauttmansdorff l'indomani della caduta di Bruxelles. Cosicché Trauttmansdorff ricorse ad ogni argomento per evitarne la nomina e ottenerne il posto[120]: facendosi forte delle proprie entrature fece presente all'Imperatore che, dal momento che Paolo I di Russia detestava Thugut e aveva trattato molto male, nel corso del suo ultimo anno di soggiorno il Ludwig Cobenzl, per conseguenza un terzo candidato poteva meglio convenire al ministero degli affari esteri, offrendosi di farne le veci nell'attesa[121].
Brevemente al ministero degli esteri
modificaRiuscì solo a metà nei suoi intenti: allorché, il 27 marzo 1801, Thugut venne dimissionato, Francesco II nominò un nuovo governo (noto come 'consiglio di stato'), ove (accanto all'arciduca Carlo, in qualità di 'responsabile degli affari militari', al Colloredo-Waldsee agli interni, al barone di Tzdenczy agli affari d'Ungheria) Trauttmansdorff ebbe sì gli affari esteri ad interim, sotto la formale direzione del Colloredo-Waldsee, ma solo in supplenza del Ludwig Cobenzl e sinché egli fosse stato trattenuto a Lunéville[14] eppoi a Parigi[36].
Trauttmansdorff era stato scelto in quanto uno dei leader del partito della pace[122] e non deluse le aspettative: negli otto mesi del suo interim, egli rovesciò la politica del Thugut[14]: si oppose a legare l'Austria, totalmente spossata, a una nuova coalizione contro Napoleone e cercò di recuperare un rapporto di collaborazione con la Prussia di Federico Guglielmo III, interrotto almeno da quando, con la Pace di Basilea del 5 aprile 1795, Berlino aveva fatto pace con Parigi. Le due corti era anzitutto divise da aspirazioni profondamente confliggenti su Polonia e Germania. Trauttmansdorff diede, quindi, priorità a risolvere la grande questione inter-tedesca della secolarizzazione e degli indennizzi dei Principati ecclesiastici dell'Impero. A tal fine inviò ambasciator a Berlino lo Stadion[123] (destinato a una brillante carriera diplomatica) e, a suo credito, va detto che gli riuscì di impostare le trattative, ma incontrò anche notevoli difficoltà, quali l'intricata questione dell'elezione a Münster[14]: il 26 luglio 1801 si era spento Massimiliano d'Asburgo-Lorena, sedicesimo ed ultimo figlio di Maria Teresa e, dunque, zio dell'Imperatore regnante: con il Lunéville del 9 febbraio 1801 aveva appena perso l'Elettorato di Colonia, sulla riva sinistra del Reno, ma conservava il titolo di Elettore e la diocesi di Münster, sulla riva destra, con notevoli territori. Francesco II voleva fargli succedere il proprio fratello Antonio Vittorio, mentre i prussiani desideravano secolarizzarne ed annetterne i territori[124].
Nel frattempo, i giochi a Vienna non erano ancora fatti: Trauttmansdorff fece l'impossibile per conservare il portafoglio si impegnò con ogni sorta di mezzi per perdere Ludwig Cobenzl nello spirito dell'Imperatore ed in quello dell'arciduca Carlo, che aveva grande influenza sulle decisioni del proprio fratello[125], si giunse persino a immaginare di affiancare al Colloredo-Waldsee due vicecancellieri Ludwig Cobenzl e Trauttmansdorff[126], cosicché è certo che i sostenitori di quest'ultimo poterono sino all'ultimo sperare che l'interim[127] si sarebbe trasformato in un incarico pieno[128], con il Ludwig Cobenzl indennizzato con un posto di ambasciatore a Parigi o San Pietroburgo[14].
Al Trauttmansdorff mancò, in quel frangente, un qualche concreto successo nelle trattative con Berlino, la quale, anzi, non rinunciava a pretendere sostanziali ingrandimenti territoriali (come la successione alla diocesi di Münster largamente dimostrava) e, soprattutto, faceva mostra di contare assai sul sostanziale appoggio francese, che Napoleone (ormai Primo Console) volentieri le offriva, in chiave prettamente anti-asburgica. Di qui le perplessità che costarono al Trauttmansdorff l'appoggio del ministro reggente conte di Colloredo-Waldsee, che ottenne da Francesco II che, il 18 settembre 1801[129], del posto prendesse possesso, in via definitiva, il Ludwig Cobenzl[14].
E, a onor del Colloredo-Waldsee, bisogna riconoscere che Berlino pretese, effettivamente, di coinvolgere Parigi nei negoziati[14] e non sarebbe rientrata nel conflitto con Napoleone prima del 1806, col bel risultato, per la Prussia, di vedersi negare l'appoggio di Vienna e subire la disgraziatissima guerra della quarta coalizione. Dunque, Trauttmansdorff forse fu profeta[130], sicuramente ebbe ragione troppo presto.
Altri anni appartato
modificaIn vista dell'insediamento di Johann Ludwig Cobenzl, al Trauttmansdorff venne proposto, in compensazione, il posto di ambasciatore a Parigi, dalla quale egli pregò fortemente di essere dispensato[131]. Ottenendo, comunque, che il rivale ottenesse solo il titolo di vice-cancelliere (sotto il cancelliere Colloredo-Waldsee) e che ogni rilevante decisione venisse condivisa in un 'consiglio di conferenza' del quale Trauttmansdorff divenne membro (accanto all'arciduca Carlo, in qualità di responsabile degli affari militari, al Kolowrat agli interni, al Colloredo-Waldsee formalmente cancelliere, a Johann Ludwig Cobenzl vice-cancelliere e referente per gli affari esteri)[36].
Non bisogna, però, immaginare un consesso troppo formalizzato, e tanto meno costituzionalizzato: mai Johann Ludwig Cobenzl vi discusse questioni rilevanti o riservate[132], anzi, non venne quasi mai alle riunioni e poté concertare sempre ogni mossa direttamente con il Colloredo-Waldsee, il quale non comprendendo nulla degli affari esteri, trovava sempre perfetto quel che Johann Ludwig Cobenzl gli proponeva[133]. In effetti, quindi, Trauttmansdorff non ottenne molto, ma conservava comunque titolo a far sentire le proprie proposte in materia di affari esteri.
Così, la scelta del Cobenzl, tuttavia, non coincise affatto con la disgrazia del Trauttmansdorff. Anzi, già ciambellano, seppe superare l'uscita di scena di due dei suoi più importanti cognati[134] e conservare un legame personale di fiducia con Francesco II, che lo elevò, il 12 gennaio 1805, a principe dell'Impero[135].
La caduta del Ludwing Cobenzl
modificaL'ultima grande chance del Trauttmansdorff venne verso la fine del ministero del Cobenzl[136]: Vienna osservava con preoccupazione il consolidarsi del potere di Napoleone, che, il 2 dicembre 1804 si era incoronato imperatore e, il 26 maggio 1805, Re d'Italia; né v'era, ancora una volta, nulla da attendersi dalla Prussia di Federico Guglielmo III, che conservava una benevola neutralità nei confronti del Primo Impero; solo lo zar Alessandro I si mostrava meglio disposto a fronteggiarne la minaccia; tuttavia, era anche chiaro che ogni accordo sarebbe stato considerato a Parigi come un'intollerabile offesa al divide et impera su cui ormai si basava la propria supremazia continentale. Si aprì quindi un fondamentale scontro a corte[124], in cui Trauttmansdorff svolse un certo ruolo nel sostenere un'alleanza segreta difensiva con lo zar[136], ciò che, d'altra parte, era certamente coerente con i suoi memorandum.
Napoleone, però, fu più lesto di tutti: ruppe l'armata d'Italia di Francesco II a Caldiero, quella di Germania a Ulma; infine, il 2 dicembre 1805 ad Austerlitz, Napoleone polverizzò le forze austriache e russe, in quella che forse fu la sua più brillante battaglia.
Si propose allora, drammaticamente, l'esigenza di creare le condizioni per la ricostruzione dello Stato: l'arciduca Carlo e l'arciduca Giovanni riformavano l'esercito, fra l'altro introducendo, nel 1808, il servizio di leva obbligatorio. E, quanto alla politica estera, bisognava ricostruire un rapporto costruttivo con la Prussia. Si trattava, quindi, di riprendere le intuizioni del Trauttmansdorff e, per un certo tempo si parlò del fatto che egli avrebbe dovuto sostituire Cobenzl[14]. Ma la scelta cadde sull'antico collaboratore del principe, lo Stadion: uomo certo adatto, poiché era stato ambasciatore prima a Berlino, poi a San Pietroburgo e fu quest'ultimo a negoziare la Pace di Presburgo che pose fine alla guerra della terza coalizione.
La composizione del nuovo ministero, comunque, venne deciso negli incontri tra l'Imperatore e l'arciduca Carlo, suo fratello[124]: non è escluso che quest'ultimo non conservasse un gran ricordo del Trauttmansdorff, che aveva incontrato due volte: al tempo della sua permanenza al Cancellierato per i Paesi Bassi e del passaggio al ministero degli esteri nel 1801.
Gran Cortigiano alla Corte di Vienna
modificaCiambellano e Ministro
modificaComunque, a Vienna Trauttmansdorff non abbisognava di cariche per garantirsi un ruolo sociale di primissimo piano. Di lui parla addirittura Stendhal, in una lettera datata 1808, che lo ricorda fra i grandi signori circondati da una pompa quasi reale, al pari degli Esterhazy e dei Palfy[137], tutti ricordati come i più ricchi proprietari di una delle grandi monarchie dell'Europa, i soli 'gran signori' ai quali si possa applicare questo nome con qualche proprietà[138].
Fu anche per questo che Francesco II volle farne miglior uso, nominandolo, nell'agosto 1807[139], primo maggiordomo di corte[140] e grande scudiero di corte[141], ovvero la prima e la quarta delle cinque grandi cariche di corte, che rendevano il conte responsabile, rispettivamente: di tutte le persone che componevano la casa del sovrano (ad esempio il grand-maître de cuisine e il grand-maître de vaisselle); nonché di tutto ciò che apparteneva alle scuderie della corte[142]. Si aggiunse la nomina, onorifica, a colonnello dei Trabans, la guardia del corpo dell'Imperatore[25]. Senza dimenticare che il conte partecipava alle riunioni del governo, in quanto Ministro di Stato e delle Conferenze.
Si trattava di funzioni assai rilevanti nel contesto della corte imperiale. Ad esempio:, nel 1808, allorché venne istituito l'Ordine Imperiale di Leopoldo, fu il Trauttmansdorff, gran personaggio di corte[143], a organizzarne l'attribuzione, assieme al Principe di Metternich; nel 1807 fu lui a domandare ufficialmente in matrimonio, per il sovrano, la di lui cugina di primo grado Maria Ludovica Beatrice d'Asburgo-Este, poi sposata il 6 gennaio del 1808; nel 1814, fu lui ad organizzare il viaggio di Maria Luigia, ormai ex-Imperatrice di Francia, dal Castello di Rambouillet[144], eppoi ad accoglierla, all'Abbazia di Melk, poco prima del suo rientro a Vienna[145]; ancora, nel 1816, firmò i contratti di nozze fra l'arciduchessa Maria Leopoldina e Pietro di Braganza[146], dal 1822 primo Imperatore del Brasile.
Senza contare i sempre importanti legami familiari, coi due cognati più giovani, ormai entrambe feldmarescialli: Wenzel Joseph Colloredo, dal 1808[54], Joseph Colloredo, nel 1809-1814, addirittura ministro della guerra[53].
La caduta di Napoleone
modificaNé bisogna immaginare che tali ruoli di corte fossero alieni da una grande rilevanza per lo Stato. Valga, ad esempio, quanto accadde nel 1813, quando Napoleone il Grande tornò dalla Campagna di Russia con un esercito disfatto, i russi chiesero a Vienna di imitare il tradimento dei prussiani[147]. Quando Francesco II volle incontrare il Nesselrode e lo zar Alessandro, trovò il primo ad attenderlo nel castello di Gitschin, proprietà avita del Trauttmansdorff[148]. Fu in quell'occasione che furono poste le basi del trattato di Reichenbach, che portò all'ingresso dell'Impero austriaco nella Sesta coalizione il 20 agosto 1813 e consentì la sconfitta di Napoleone a Lipsia.
Infine, dalla sua posizione di primo maggiordomo di corte, ebbe un ruolo di rilievo nell'organizzazione del Congresso di Vienna, ed a lui si doveva la lucentezza della rappresentazione, che la corte di Vienna presentava al tempo[14].
Esito
modificaNé la sua influenza venne a scemare nei suoi più tardi anni: fu sempre bene accetto alla corte di Vienna, ove morì, il 28 agosto 1827[149], con il titolo di grand-maître e ciambellano di Sua Maestà Imperiale, nonché membro del governo in qualità di Ministro di Stato e delle Conferenze. Cinque anni più tardi, il 20 settembre 1832, lo seguì la moglie, Carolina di Colloredo.
Ebbe cinque figli[150]:
- Maria Anna Gabriele (23 settembre 1774 - 27 maggio 1848),
- Marie Gabriele (19 febbraio 1776 - 22 novembre 1853),
- Franz Norbert (23 giugno 1777 - 15 marzo 1779),
- Marie Elisabeth Franziska de Paula Vincentia Ferreria (16 dicembre 1778 - 1786 o 96)
- Johann Nepomuk Joseph Norbert, principe di Trauttmansdorff-Weinsberg (18 marzo 1780 - 24 settembre 1834)
L'unico maschio sopravvissuto, Giovanni-Nepuceno, percorse un'importante carriera diplomatica, e fu ambasciatore di Vienna in Baviera ed in Sassonia[25].
Memoria
modificaNella prima metà dell'Ottocento, Trauttmansdorff era una figura piuttosto nota agli storiografi: ad esempio l'ottimo Michaud, ancora nell'ultima edizione del 1857 della sua celeberrima Biographie universelle, lo definiva uno degli uomini di Stato più celebri della nostra epoca[151]; mentre oggi è sostanzialmente ignorato. Ancora: il suo ruolo nella Rivoluzione del Brabante, veniva descritto in termini quasi enfatici[152], mentre quegli storiografi che si sono occupati più vicino di quelle vicende, lo segnalano soprattutto per le conseguenze del tutto fallimentari della sua politica[153].
Complessivamente, tale evidente evoluzione, può essere fatto risalire proprio al ruolo di altissimo dignitario di corte, che costituì la sostanza del contributo politico del conte, nell'ultima e più importante parte della sua vita: sia in quanto la storiografia novecentesca ha man mano perso la sensibilità necessaria a riconoscere il grande ruolo ricoperto, nelle corti antiche, dai grandi cortigiani; sia poiché proprio l'importanza del ruolo allora ricoperto, consentì al conte di gestire la memoria delle proprie azioni diplomatiche e politiche con grande influenza e qualche cura. Esattamente il contrario di quanto avvenne all'assai meno colpevole d'Alton[154].
Onorificenze
modificaNote
modifica- ^ Ad esempio, Antoine-Vincent Arnault (op. cit.) e Alexis Eymery (op. cit.).
- ^ Ad esempio, Lettre CCCCLXXI - L'ARCHIDUCHESSE MARIE-CHRISTINE A L'ARCHIDUC GRAND-DUC DE TOSCANE LÉOPOLD, DEPUIS EMPEREUR, Coblenza, 25 novembre 1789; sita in Félix Feuillet de Conches (a cura di-) Louis XVI, Marie-Antoinette et Madame Élisabeth: lettres et documents inédits, p.210, Parigi, 1865
- ^ Ad esempio, J. Augé, Le duc de Reichstadt, Parigi, 1836.
- ^ Ad esempio, Hellmuth Rößler, Cobenzl, Ludwig Graf von, op. cit.
- ^ naquit ... de l'une des familles les plus distinguées de l'Autriche, cfr.: Louis-Gabriel Michaud, Volume 84, Parigi, 1857, op. cit.
- ^ Per fare un esempio, l'Annuaire généalogique & historique (Volume 3, Parigi, 1821) alla voce TRAUTMANNSDORF recita: Il n'y a pas de nom plus illustre dans l'histoire militaire et politiqne de la maison d'Autriche que celui de Trautmannsdorf. Ainsi que les Fabius des Romains, on compte les Trautmaunndorf qui ont péri dans les batailles livrées par les empereurs de cette maison.
- ^ Lawrence Echard, Dictionnaire géographique-portatif, p.945, Parigi, 1806.
- ^ Il fratello maggiore della de Gavre (dunque ziastro del Ferdinand von Trauttmansdorff) era il principe Charles-Emmanuel-Joseph De Gavre, gran nobile a corte (ciambellano dell'Imperatore, cavaliere del Toson d'Oro) e nei Paesi Bassi del Sud#Paesi Bassi austriaci (grand-échanson héréditaire de Flandre, bailli du pays et comté de Namur, fra i molti altri titoli). Morì a Bruxelles l'8 novembre 1773, a 79 anni. Cfr.: Félix-Victor Goethals, Dictionnaire généalogique et héraldique des familles nobles du Royaume de Belgique, Volume 2, Bruxelles, 1849.
- ^ Anton Victor Felgel, Colloredo-Waldsee, Rudolph Fürst von, in Allgemeine Deutsche Biographie (ADB), Tomo 4, p.420-422, Lipsia, 1876.
- ^ Anton Victor Felgel, Colloredo-Mannsfeld, Franz de Paula Gundaker Fürst von, in Allgemeine Deutsche Biographie (ADB), Tomo 4, p.413 ss., Lipsia, 1876.
- ^ Franz Valentin Zillner, Colloredo-Waldsee, Hieronymus Graf von, in Allgemeine Deutsche Biographie (ADB), Tomo 4, p. 416 ss., Lipsia, 1876.
- ^ Wilhelm Edler von Janko, Colloredo-Waldsee, Joseph Graf von, in Allgemeine Deutsche Biographie (ADB), Tomo 4, p. 419 ss., Lipsia, 1876.
- ^ Colloredo-Mels und Wallsee Wenzel Joseph Graf, in Österreichisches Biographisches Lexikon 1815-1950 (ÖBL), Tomo 1, p.152, Vienna, 1957.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Gustav Buchholz, op. cit. Anche il Cobenzl lo ricorda fi averlo fatto entrer dans la carrière à la Diète de Ratisbonne comme ministre de Bohème, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ George Edmundson, History of Holland, ap.XXV, op. cit.
- ^ Trauttmansdorff devait tout ce qu'il était, au bon rapport que j'ai fait de lui à l'Empereur, d'abord pour le faire entrer dans la carrière à la Diète de Ratisbonne comme ministre de Bohème, et puis pour le faire nommer ministre près des Electeurs du Bas-Rhin et enfin au ministère des Pays-Bas, en remplacement du comte de Belgiojoso, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ a b Christophe Koch, op. cit., capitolo XIX.
- ^ Il 17 maggio 1784 Giuseppe II scriveva a Caterina la Grande di volere lo scambio della Baviera con i Paesi Bassi austriaci le plus sûr des avantages que je retirerais de ce troc, serait la possibilité de pouvoir un jour me vouer à Elle avec toutes mes forces (Lettre CIII-Joseph an Katharina). Il 23 maggio 1784 Caterina la Grande scrivendo a Giuseppe II, conveniva: Elle en sera bien dédommagée par l'augmentation de forces qu'un tel arrondissement de Ses Etats doit Lui procurer en ce que la diminution de l'étendue de Ses frontières Lui facilitera les moyens de se porter plus aisément du côté où le besoin pourra l'exiger (Lettre CV-Katharina an Joseph). Cfr.: Alfred von Arneth, Joseph II und Katharina von Russland, Vienna 1869.
- ^ In una relazione a corte del 6 febbraio 1786, Trauttmansdorff scriveva di non conoscere " quasi nessun principe nell'impero, sul quale l'Austria potesse contare" - er wüßte fast gar keinen Fürsten im Reich anzugeben, auf den Österreich zählen könne. Cfr.: Österreich und das Heilige Römische Reich, op. cit.
- ^ Una delle questioni di fondo era stato il tentativo di Giuseppe II, appena dopo la morte di sua madre nel 1780, di separare quelle parti delle diocesi imperiali che includevano territorio austriaco, per assegnarle a diocesi austriache. Una politica sicuramente ispirata ai medesimi principii di uniformità che andava applicando in tutta l'amministrazione. Ma che aveva violato i diritti dei 'clienti' tradizionalmente più fedeli alle istituzioni imperiali: i principi vescovi. Alla fine della sua vita nel 1790 Giuseppe II, aveva distrutto un importante legame tra l'Austria e l'Impero. Cfr.: Österreich und das Heilige Römische Reich, op. cit.
- ^ a b c d e Karl Otmar Freiherr von Aretin, Franz Georg Graf von Metternich, op. cit.
- ^ Sembrano estremamente scorrette le fonti che riportano come il nuovo Re di Prussia Federico Guglielmo II mirasse ad attribuire l'autorità di coadiutore del von Erthal al proprio secondo figlio, considerato che era di fede luterana e queste differenze, all'epoca, contavano parecchio. Cfr.: ad esempio, Antoine-Vincent Arnault, op. cit.
- ^ Di norma, la corrispondenza degli ambasciatori si svolgeva con il Haus-, Hof- und Staatskanzler principe di Kaunitz e col suo vice Philipp Cobenzl; Giuseppe II, tuttavia, intratteneva una propria notevole corrispondenza diretta. Cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ a b c d e f g h Louis-Gabriel Michaud, Volume 84, Parigi, 1857, op. cit.
- ^ Pace di Rastatt, Art XXVIII-XXIX.
- ^ a b c d e f g h i j Christophe Koch - F. Schoell, cap. XXV, op. cit.
- ^ Louis Dieudonne Joseph Dewez, op. cit.
- ^ a b c d e f F. Franck Bright, cap. IX, op. cit.
- ^ Petrus Johannes Blok, cap. The Fourth English War, op. cit.
- ^ a b Christophe Koch, cap. LXX, op. cit.
- ^ La Haus-, Hof- und Staatskanzlei di Vienna del principe di Kaunitz, gestiva la politica estera della casa imperiale, inclusa l'amministrazione dei Paesi Bassi austriaci (attraverso un rappresentante imperiale straordinario presso il governatore generale, che teneva corte a Bruxelles) e del Ducato di Milano. Da non confondersi con la cancelleria imperiale, che gestiva la politica estera del sempre più efemerico Sacro Romano Impero Germanico. Ciò mentre gli 'Stati Ereditari' (Austria, Boemia, ecc.) fruivano di altra e separata amministrazione. Cfr.: F. Franck Bright, Joseph II, 1905, ripubblicato 2007..
- ^ 1787-89 bevollmächtigter Minister und Präsident des Guberniums der aufständischen Österreichischen Niederlande, cfr.: Ferdinand von Trauttmansdorff. In: Österreich-Lexikon von aeiou. http://www.aeiou.at/aeiou.encyclop.t/t726457.htm
- ^ a b c d Friedrich Christoph Schlosser, op. cit.
- ^ Questa condotta venne determinata da un sentimento di vergogna: il governo era ansioso di non cedere su tutti i punti del contendere. Cfr.: Ferdinand Rapedius De Berg, Memoires et Documens, ... vol. ii. PAG. 141, citato in Friedrich Christoph Schlosser, op. cit.
- ^ a b c d e f g h i j k l Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ a b c d e Dewez, op. cit.
- ^ a b Émilien-François Malingié, op. cit.
- ^ Émilien -François Malingié, op. cit.
- ^ Le Général Comte d'Alton, Mémoires pour servir à la justification … , op. cit.).
- ^ Per una dettagliata discussione delle possibile interpretazione di quest'ordine, vedi l'approfondimento alla voce Insurrezione di Gand (1789).
- ^ È il giudizio dello Schlosser (op. cit.).
- ^ È il condivisibile giudizio dello Schlosser (op. cit.).
- ^ La désertion qui, jusqu'alors, ne s'était faite que par petites troupes de quatre ou cinq hommes à la fois, commença à se pratiquer en grand, par pelotons, par compagnies entières, cfr.: Pierre Auguste F. Gérard, Ferdinand Pierre Rapédius de Berg, cap. XXXV-DÉBÂCLE GÉNÉRALE, op. cit.
- ^ a b Pierre Auguste F. Gérard, Ferdinand Pierre Rapédius de Berg, cap. XXXV-DÉBÂCLE GÉNÉRALE, op. cit.
- ^ ibidem
- ^ avec tout le pouvoir de la souveraineté, pour y rétablir l'ordre, Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ Collin de Plancy_op. cit.
- ^ Le Général Comte d'Alton, Rapport essentiel touchant la sortie des Troupes Impériales de Bruxelles, le 12 Décembre 1789, in Mémoires pour servir à la justification de feu son Excellence Le Général Comte D'Alton, et à l'Histoire Secrette de La Révolution Belgique, Seconde Edition, riedito in 2 tomi, nel 1791.
- ^ Manquant totalement d'argent, le ministre ayant abandonne aux insurges les caisses du gouvernement, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ Je lui écrivis donc, que j'avais établi à Luxembourg un comité de gouvernement sous la présidence de Mr de Crumpipen, que lui n'y trouverait rien à faire, que je n'avais aucun besoin de son secours, et qu'il ne pouvait mieux faire que de se rendre à Vienne, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ Anton Victor Felgel, Colloredo-Mannsfeld, Franz de Paula Gundaker Fürst von, op. cit.
- ^ a b Wilhelm Edler von Janko, Colloredo-Waldsee, Joseph Graf von, op. cit.
- ^ a b Colloredo-Mels und Wallsee Wenzel Joseph Graf, op. cit.
- ^ Franz Valentin Zillner, Colloredo-Waldsee, Hieronymus Graf von, op. cit.
- ^ Karl Otmar Freiherr von Aretin (op. cit.) è molto esplicito al proposito, definendo Trauttmansdorff un Gegner del Metternich padre.
- ^ Friedrich Christoph Schlosser, History of the Eighteenth Century and of the Nineteenth Till the Overthrow of the French Empire, capitolo Belgian and Polish Revolutions, Londra, 1845.
- ^ Le Général Comte d'Alton, Mémoires pour servir à la justification de feu son Excellence Le Général Comte D'Alton, et à l'Histoire Secrette de La Révolution Belgique. Seconde Edition, corrigée de toutes les fautes de la première, pubblicato sul finire del 1790 e aumentato di un Rapport essentiel touchant la sortie des Troupes Impériales de Bruxelles, le 12 Décembre 1789. Il tutto riedito in 2 tomi, nel 1791.
- ^ Ad esempio, La sottolineatura delle gravissime responsabilità del Trauttmansdorff è sostanzialmente condivisa da una delle più autorevoli fonti dirette a proposito della Rivoluzione del Brabante, il de Berg. Cfr.: Pierre Auguste F. Gérard, Ferdinand Pierre Rapédius de Berg, cap. XXXIV, op. cit.
- ^ In seiner Zurückgezogenheit schrieb dieser damals als Antwort auf öffentliche Angriffe eine Apologie seiner belgischen Verwaltung (cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.) e non v'è dubbio che questi öffentliche Angriffe fossero proprio quelli del d'Alton; anche perché la coeva pubblicistica di parte belga lo dipingeva, al massimo, come un funzionario oppresso dalla violenza del generale (ad esempio un pamphlet di parte Belga, redatto con finalità propagandistiche: Entretien entre l'Empereur, et Messieurs de Trauttmansdorf, Son Ministre Plénipotentiaire aux Pays-Bas et le Général d'Alton: le 12 Janvier 1790).
- ^ eine Apologie seiner belgischen Verwaltung, für uns eine der wichtigsten Quellen für die Geschichte der belgischen Revolution (cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.), probabilmente intitolata Notes que M. le comte de Trautmannsdorff au cabinet de Vienne pour sa justification (vedi Murray oltre).
- ^ Comte de Murray, Mémoire pour servir de réponse aux faux allégués qui se trouvent énoncés à son égard dans un imprimé qui a pour titre: Notes que M. le comte de Trautmannsdorff a remises au cabinet de Vienne pour sa justification, Bruxelles, 1791; citata in The Cambridge Modern History, Vol.6, 1909.
- ^ Pare, quindi, qui difficile condividere il giudizio del Gustav Buchholz (op. cit.) che giudicava l'Apologia ein schönes Document für die feste, dabei versöhnliche und dem Gegner gerechte Denkungsweise ihres Schreibers (un bel documento per l'argomentare del suo scrittore, solido e corretto verso gli avversari) e Ein Zug von unbedingter Wahrhaftigkeit und Ritterlichkeit geht durch diese Blätter hindurch (Pagine piene di sincere veridicità e cavalleria).
- ^ mais je n'ignorais pas qu'avoir été honoré de la confiance de Joseph II, était la plus mauvaise recommandation possible à ses yeux. Léopold depuis longtemps haïssait son frère, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ Le nouveau roi de Hongrie et de Bohême, Léopold II, s'empressa de déclarer, avant son départ de Florenc... qu'étranger aux nouveautés qui avaient été introduites dans la Belgique, il désapprouvait toute violation de la Joyeuse entrée et des privilèges des provinces, Cfr.: Christophe Koch, cap. XXV, op. cit.
- ^ Il Comte de Murray parla di un imprimé, evidentemente precedente al proprio, che è del 1791; cfr.: The Cambridge Modern History, Vol.6, 1909.
- ^ Fragments pour servir à l'histoire des événements qui se sont passés aux Pays-Bas, depuis la fin de 1787 jusqu'en 1789, Amsterdam, 1792, in-8º; cfr.: Louis-Gabriel Michaud, Volume 84, Parigi, 1857, op. cit.
- ^ Auch in Wien verfehlten sie nicht Eindruck zu machen, cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Andreas Zach (1736-1797). Rif.: Planet Vienna, Palais Trauttmansdorff, [1].
- ^ le comte de Trauttmansdorff qui, se trouvant sans emploi depuis sa retraite des Pays-Bas, voulut reparaitre sur l'horizon pour rétablir sa réputation, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ Unter dem jungen Kaiser Franz trat T. wieder in den Staatsdienst ein, Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Ancora a gennaio 1789, Giuseppe II scriveva: per ottobre senza dubbio il re di Francia si sarà arrangiato con i notabili della sua nazione, cfr.: M.V., Lettre XLVIII- datata Vienna, gennaio 1789-Au Prince Charles de Nassau, général au service de Russie, de France et d'Espagne, op. cit.
- ^ a b c d e Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Am 28. Januar 1793 kam zwischen Preußen und Rußland der Tractat über die zweite Theilung Polens zu Stande, bei welchem Oesterreich mit leeren Händen ausging. Denn, statt wie Preußen einen sofortigen Landerwerb in Polen einzuheimsen, wurde ihm freigestellt, durch den belgisch-bairischen Tausch eine gleiche Entschädigung zu erlangen oder sich von Frankreich eine solche zu erkämpfen, cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ österreichischen Armeediplomaten in den Niederlanden; Thugut, comunque, non prese mai servizio, in quanto non lasciò Vienna prima dell'imprevista caduta del Philipp Cobenzl. Cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Lo ricorda il Philipp Cobenzl nelle sue memorie: le 27 fevrier 1793 un billet de l'Empereur m'apprit, qu'il trouvait essentiel au bien de son service de nommer un chancelier des Pays-Bas ... et que, comme j'étais trop accablé d'affaires pour pouvoir y donner tous mes soins, S. M. avait nomme le comte de Trauttmansdorff chancelier des Pays- Bas, auquel je devais sur le champ remettre toutes les affaires de ce département. Il curatore Alfred Arneth annota la data esatta della nomina: am 28. Februar 1793 zum niederländischen Hofkanzler ernannt. cfr.: Johann Philipp Cobenzl, Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), p.155, op. cit.
- ^ 1793-94 niederländischer Hofkanzler, cfr.: Ferdinand von Trauttmansdorff. In: Österreich-Lexikon von aeiou. http://www.aeiou.at/aeiou.encyclop.t/t726457.htm
- ^ È la condivisibile opinione dell'Arneth, che, nella lunga introduzione alle memorie del Johann Philipp Cobenzl, annota: Graf Trauttmansdorff, welcher die Gegnerschaft, die er ihm in den niederländischen Angelegenheiten bewiesen, auf den Boden des Wiener Hofes verpflanzte, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ Es war eine Ehrenerklärung für ihn und seine belgische Politik, wenn ... das ... Land, wieder unter eine geordnete österreichische Verwaltung zurückzuführen (Februar 1793), cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Solo la vittoria dei francesi, nell'estate del 1794 e la nuova, ormai definitiva, evacuazione del Belgio da parte degli austriaci, posero fine a questa sgradevole situazione, cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Seine Stellung war die eines Hofkanzlers für die Niederlande in Wien, von ihm hatte der ältere Metternich, statthalterlicher Minister in Brüssel, seine Weisungen zu empfangen, cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ die Stände ... zeigten sich deshalb keineswegs williger zu einer stärkeren Anspannung der finanziellen Kräfte des Landes, auf die für Oesterreich gerade jetzt so viel ankam, cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Auf den Kaiser machte diese Ueberraschung den peinlichsten Eindruck, Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Egli venne ricompensato con la carica di 'Cancelliere per l'Italia' (chancelier d'Italie), ovvero il Ducato di Milano e Mantova, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), p.155, op. cit.
- ^ "Generaldirector der auswärtigen Angelegenheiten", cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Deux autres personnages s'associèrent à la cabale: l'un était le comte de Trauttmansdorff ... l'autre était le baron de Thugut, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ Der kaum gefaßte Gedanke einer Aussöhnung zwischen Oesterreich und Preußen ward aufgegeben, ... die in hochfliegenden Plänen von ungemessener Expansion des österreichischen Besitzes und Einflusses schwelgte (venne abbandonata l'idea, appena concepita, di una riconciliazione fra Austria e Prussia ... una politica che si crogiolava in ambiziosi piani di illimitata espansione dei possedimenti e dell'influenza austriaci), cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Il 17 maggio 1784 Giuseppe II scriveva a Caterina la Grande di volere lo scambio della baviera con i Paesi Bassi austriaci non obstant le sacrifice réel d'un nombre d'avantages pécuniaires et de très-grandes ressources. Cfr.: Alfred von Arneth, Joseph II und Katharina von Russland, Lettre CIII-Joseph an Katharina. 13. Mai 1784, Vienna 1869.
- ^ fr.: Louis Gabriel Joseph Fr Michaud, Dahm-Biographie universelle..., op. cit.
- ^ Il evoya Dohm à Bruxelles, et cet habile explorateur informa bientot sa cour qu'en effet des négociacions étaient entamés, que la première proposition de l'Autriche avait été d'abandonner les Pays-Bas, moyennant un dédommagement en territoires plus avantageusement situés pour elle; que ce sacrifice avait été accepté par la France, mais que les prétentions des deux puissances étaient encore trop éloignées pour que l'on put croire à une prochaine paix. Cfr.: Louis Gabriel Joseph Fr Michaud, Dahm-Biographie universelle..., op. cit.
- ^ Die in ihren Erwartungen Getäuschten vereinigten sich bald wider ihn zu einer mächtigen Ligue, der vor allem der niederländische Hofkanzler Trauttmansdorf und der Reichsvicekanzler Fürst Colloredo angehörten, cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Ibidem.
- ^ man französischerseits, Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Friedenspartei, ed anche einer der Führer der Friedenspartei, Trauttmansdorff, cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ a b Friedrich Christoph Schlosser, David Davison (M.A.), op. cit., p. 545.
- ^ Nicht Thugut, sondern Trauttmansdorff war es, der den Kaiser für den Frieden mit Frankreich zu stimmen suchte und ihm empfahl, die Truppen aus den Niederlanden abzuziehen und den Grenzen der alten Erblande zu nähern. Auch Mack war jetzt ähnlicher Ansicht. Bei einer Conferenz, die zu Tournai in Gegenwart des Kaisers stattfand, kam es zwischen diesem und Mercy zu einem heftigen Wortwechsel, cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Ferdinand von Trauttmansdorff. In: Österreich-Lexikon von aeiou. http://www.aeiou.at/aeiou.encyclop.t/t726457.htm
- ^ Haus, Hof und Staatskanzler, cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ In den aristokratischen Kreisen Wiens nannte man verschiedene Candidater für diesen Posten: Lacy, Trauttmansdorff, den älteren Metternich und Chotek. Auch der Cabinetsminister Colloredo soll sich Hoffnung gemacht haben, cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Circostanza confermata anche dal Gustav Buchholz (op. cit.): Man sah in ihm schon zu Anfang des Jahres 1794 den künftigen Nachfolger des Ministers (Già all'inizio del 1794, si vedeva in lui il futuro successore del ministro [Kaunitz]).
- ^ Thugut ebbe il titolo di Ministers der auswärtigen Geschäfte die einstweilige Vertretung der sämmtlichen zur Stelle eines geheimen Hof-, Staats- und Hauskanzlers sonst gehörigen Verrichtungen übertragen ("ministro degli esteri", e "rappresentante temporaneo della carica di Cancelliere segreto di corte e di stato e della casa e tutte le altre faccende associate"), cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Tant'è che, dopo la perdita dei Paesi Bassi, l'altro negoziatore segreto di Bruxelles, il Mercy-Argenteau, era stato promosso ambasciatore alla corte di San Giacomo, mentre l'insoddisfazione dell'ormai neo-ministro Thugut si concentrava sulla coppia Trauttmansdorff-Metternich padre. Cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ was übrigens auch De Pradt bezeugt, jede Friedensverhandlung mit dem revolutionären Frankreich als aussichtslos hingestellt, cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Il Louis-Gabriel Michaud (Volume 84, Parigi, 1857, op. cit.) riferisce la cancellazione alla carica di 'ministro plenipotenziario' a Bruxelles e la data al 1792, ma egli già riferiva scorrettamente che Trauttmansdorff avesse conservato tale carica anche dopo il 1789, ciò che è falso. Sicuramente dopo l'Insurrezione delle Fiandre e del Brabante non ricevette alcun premio, anzi venne licenziato in tronco (correttamente, l'Enciclopedia Treccani annota che egli fu governatore civile del Belgio solo nel periodo 1787-89); per giunta, dopo quella data, l'unica carica ufficiale ricoperta era stata quella di cancelliere di corte per i Paesi Bassi a Vienna (Hofkanzlers für die Niederlande, come confermano le due fonti meglio informate: Gustav Buchholz-op. cit. e Karl Otmar Freiherr von Aretin-op. cit.) che venne, effettivamente, abolita solo dopo Wattignies.
- ^ Mit der Auflösung des niederländischen Gouvernements trat auch T. wieder zurück, er verschwindet nunmehr für eine Reihe von Jahren vom großen Schauplatz (Con lo scioglimento del governo dei Paesi Bassi, si ritirò anche il Trauttmansdorff, che ormai scomparve per un certo numero di anni dalla scena principale), cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Antoine-Vincent Arnault, op. cit.
- ^ Nella terminologia dell'epoca, si definiva 'Sistema del Thugut (Thugutschen Systems), quello che oggi definiremmo 'Politica del Thugut, cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Es war dem österreichischen Gesandten in Petersburg, Ludwig Cobenzl, vorbehalten, den Mißgriff seines Vetters Philipp durch ein Abkommen mit Rußland - die dritte und letzte Theilung Polen - wett zu machen, deren Bedeutung nicht nur in dem beträchtlichen Ländererwerbe Oesterreichs, dem die Palatinate Krakau, Lublin, Chelm und Sandomir zufielen, sondern auch in dem Umstande lag, daß das minder reich bedachte Preußen seinen Widerstand dagegen ebensowenig, wie zwei Jahre zuvor Oesterreich aufrecht zu erhalten im Stande war, cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Talché si è potuto ben affermare, a proposito delle trattative segrete di Bruxelles, che C'est dans ces négociations, auxquelles on ne peut pas douter que l'Angleterre ait pris part, que fut réglé le sort du monde, et l'histoire de cette époque ne peut pas être comprise si l'on n'en connaît les résultats. Cfr.: Louis-Gabriel Michaud, Volume 84, Parigi, 1857, op. cit.
- ^ Tant'è che, dopo la perdita dei Paesi Bassi, l'altro negoziatore, il Mercy-Argenteau, era stato promosso ambasciatore alla corte di San Giacomo, mentre l'insoddisfazione del Thugut si concentrava sulla coppia Trauttmansdorff-Metternich padre. Cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Denkschriften, cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Indem sie die Thugutsche Amtsführung in ihrem ganzen Verlauf mit ihrer Kritik begleiten, cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ a b Paul W. Schroeder, op. cit.
- ^ alle übrigen kleinen Jalousien und Gehässigkeiten, Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Thugut's gewundene Politik, cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ alle chimärischen Vergrößerungsabsichten, cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ die Ersetzung des ministeriellen Absolutismus durch ein collegialisches Conferenzministerium, cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Trauttmansdorff sprach daher gelegentlich gegen den Kaiser die Besorgniß aus, daß, wenn der Minister erkranke, niemand ihn werde ersetzen können, cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Cosa della quale Thugut era ben conscio, tanto da riservagli molta attenzione nella propria corrispondenza riservata, ove lo descrive un höfischev Intriguanten und Cabalenmachers (più o meno traducibile in un intrigante dai modi cavallereschi e uno scrittore di materie esoteriche), cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.
- ^ Trauttmansdorff, qui se mêlait de tout, se flattait pouvoir l'acquérir, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ Trauttmansdorff représentait à l'Empereur et à Colloredo, que Thugut était devenu extrêmement odieux à Paul I, que Cobenzl aussi en avait été fort mal traité la dernière année de son séjour à Pétersbourg, et que par conséquent un troisième pourrait mieux convenir au ministère des affaires étrangères qu'aucun des deux, s'offrant d'en faire les fonctions en attendant que l'Empereur fit un choix, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ Mit dem Tage von Hohenlinden traf Thugut's System der letzte entscheidende Schlag ... Thugut trat definitiv zurück. Er gab die Leitung an Colloredo ab, dem bald darnach einer der Führer der Friedenspartei, Trauttmansdorff, zugesellt wurde (Fu la giornata di Hohenlinden a dare al Sistema di Thugut l'ultimo e fatale colpo ... Thugut si ritirò definitivamente. Consegnò la guida al Colloredo, alla quale poco dopo fu associato uno dei leader del partito della pace, il Trauttmansdorff), cfr.: Heinrich von Zeißberg, op. cit.
- ^ Cfr.: voce STADION (jean-philippe, comte De), in Biographie universelle, ancienne et moderne ..., Tomo XVII, Bruxelles, 1843-47.
- ^ a b c Franz von Krones, Stadion, Johann Philipp Karl Graf, op. cit.
- ^ Trauttmansdorff, qui avait le portefeuille ad interim depuis la retraite de Thugut, fit l'impossible pour le garder. On employa toute sorte de moyens pour perdre Louis dans l'esprit de l'Empereur et dans celui de l'archiduc Charles, qui influait beaucoup sur les dispositions de son frère, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ on en vint à l'idée de créer deux vice-chanceliers, en partageant les cours entre Louis et Trauttmansdorff, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ L'esistenza di questa fase transitoria, ha sempre dato luogo a una certa confusione, di modo che talune fonti indicano nel Trauttmansdorff il successore ufficiale del Thugut. Ad esempio: Lorsqu'en 1801 le portefeuille des affaires étrangères fut confié au prince de Trautmannsdorff, de Stadion accepta l'ambassade de Berlin; cfr. voce STADION (jean-philippe, comte De), in Biographie universelle, ancienne et moderne ..., Tomo XVII, Bruxelles, 1843-47.
- ^ La questione fu aperta sino all'ultimo, addirittura: à quelque poste avant Vienne Louis reçut une lettre du comte Colloredo, dans laquelle on lui disait de la part de l'Empereur, qu'en arrivant à Vienne il ne devait pas mettre pied à terre à l'hôtel de la chancellerie, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ La data esatta è riportata da Hermann Hüffer, Cobenzl, in Allgemeine Deutsche Biographie (ADB). Tomo 4. p.355-363, Lipsia, 1876.
- ^ Così il Gustav Buchholz (op. cit.), In einer Zeit, wo die österreichische Politik sich auf verhängnißvollen Irrbahnen bewegte, war er es, der dem Staate die Wege wies, welche später zu seiner Wiedergeburt führten (In un momento in cui la politica austriaca si stava muovendo fatalmente su binari confusi, egli fu colui che indicò allo Stato la strada che poi ha portato alla sua rinascita).
- ^ la place fut proposée à Mr de Trauttmansdorff qui pria fort d'être dispensé de l'accepter, il posto venne, in quel settembre, dato a Johann Philipp von Cobenzl. Per entrambe cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ qu'on n'y apportait que des objets, qui pouvaient être communiqués à tout le monde; tout ce qui exigeait du secret, n'était concerté qu'entre lui, le comte Colloredo et quelquefois l'archiduc, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ comme Colloredo n'entendait rien aux affaires, il trouvait toujours parfait tout ce que Louis proposait, de sorte que celui-ci n'était pas du tout gêné dans son ministère, et comme il était souple et insinuant, il sut bientôt gagner toute la confiance de Colloredo, dont dépendait celle de l'Empereur, cfr.: Johann Philipp Cobenzl, (ed. Alfred Arneth), op. cit.
- ^ il maggiore, Franz de Paula Colloredo-Mannsfeld, perdeva ogni rilevanza con l'auto-proclamazione, nel 1804 di Francesco II a Imperatore d'Austria sino a cessare ogni formale funzione di vice-cancelliere imperiale nel 1806, con il definitivo scioglimento dell'Impero (cfr.: Anton Victor Felgel, Colloredo-Mannsfeld, Franz de Paula Gundaker Fürst von, op. cit.); al contempo, il terzo genero, l'arcivescovo di Salisburgo perdeva il proprio stato, secolarizzato nel 1803 a favore di un provvisorio Granducato di Salisburgo (cfr.: Franz Valentin Zillner, Colloredo-Waldsee, Hieronymus Graf von, op. cit.).
- ^ Gustav Buchholz, op. cit. Parla del 21 gennaio 1805 David Baillie Warden et alii, L'Art de vérifier les dates, Tomo VII, parigi, 1828.
- ^ a b Hellmuth Rößler, Cobenzl, Ludwig Graf von, op. cit.
- ^ Dans cette Vienne du centre, séjour d'hiver des Esterhazy, des Palfy, des Trautmannsdorf, et de tant de grands seigneurs environnés d'une pompe presque royale. Cfr.: Stendhal, Lettres sur Haydn ... , op. cit.
- ^ Stendhal, Lettres sur Haydn ... , op. cit.
- ^ Enciclopedia Treccani. e Gustav Buchholz (op. cit.).
- ^ prémier grand-maître (cfr.: Johann Pezzl, op. cit.) o erst Oberhofmeister (cfr.: Gustav Buchholz, op. cit.).
- ^ grand écuyer. Cfr.: Johann Pezzl, op. cit.
- ^ Johann Pezzl, op. cit.
- ^ Jean de Carro, Memoires du Chevalier Jean de Carro, p. 23, Carlsbad, 1855.
- ^ Claude François de Méneval, Napoléon et Marie-Louise, Parigi, 1843.
- ^ Émile Auguste Bégin, Histoire de Napoléon, de sa famille et de son époque au point de vue de l'influence des idées napoléoniennes sur le monde, cap. CXXXIV, Tomo V, Parigi, 1854.
- ^ Carlos Calvo, Recueil complet des traités, conventions, capitulations, armistices et autres actes diplomatiques de tous les états de l'Amérique latine compris entre le golfe du Méxique et le cap de Horn, Tomo VI, p.57 e seg.ti, Parigi, 1862.
- ^ Nel dicembre 1812 la Prussia, già alleata di Napoelone, dichiarò la neutralità del proprio contingente, per poi passare il 28 febbraio 1813 all'alleanza aperta con la Russia e la Gran Bretagna
- ^ Louis-Pierre-Edouard Bignon, Histoire de France sous Napoléon, Volume 12- dernière époque, Parigi, 1846.
- ^ Alfred Arneth, in Johann Philipp Cobenzl (op. cit.) annota la data della morte al 27 agosto.
- ^ Trauttmansdorff
- ^ l'un des hommes d'Etat les plus célèbres de notre époque, cfr.: Louis-Gabriel Michaud, Volume 84, Parigi, 1857, op. cit.
- ^ remplaça, vers la fin de la môme année, le comte de Beljioso en qualité de ministre plénipotentiaireen Brabant. Il se conduisit, dans cette place si difficile, avec, beaucoup de prudence et d'adresse, et s'attira l'estime et la confiance d'un grand nombre de personnes des deux partis, malgré les pamphlets publiés contre son administration. Cfr.: Alexis Eymery, op. cit.
- ^ Fra i moltissimi richiami possibili, ne richiamiamo particolarmente tranchant: Il fallait avoir bien peu profité de l'expérience du passé, pour s'imaginer qu'un parti triomphant, à qui l'on cédait la victoire, se contenterait de ces dernières concessions ... On ne transige pas avec l'émeute triomphante : il faut ou lui arracher la victoire, ou lui accorder tout ce qu'elle exige. Cfr.: Pierre Auguste F. Gérard, Ferdinand Pierre Rapédius de Berg, cap. XXXIV, op. cit.
- ^ Ad esempio L'homme qui avait le plus contribué à lui faire perdre la Belgique, le général d'Alton (cfr.: Jacques Albin Simon Collin de Plancy-op. cit.); le général d'Alton mourut à Trèves, le 15 février. Disgracié par son souverain, renvoyé à un conseil de guerre pour se justifier, cet officier conçut un chagrin fort vif des désagremens qu'on lui suscita (cfr.: Adolphe Borgnet, vol. II, lettre XXXIV, op. cit.).
Bibliografia
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Altri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- (DE) Ferdinand von Trauttmansdorff (XML), in Dizionario biografico austriaco 1815-1950.
- (EN) Opere di Ferdinand von Trauttmansdorff, su Open Library, Internet Archive.
- Famiglia Trauttmansdorff-Weinsberg, su trauttmansdorff.de.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 61910271 · ISNI (EN) 0000 0000 8141 6315 · BAV 495/125099 · CERL cnp01897117 · GND (DE) 101105592 · BNF (FR) cb107299473 (data) |
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