Pietre d'inciampo nel centro storico di Milano

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Voce principale: Pietre d'inciampo a Milano.

Municipio 1 modifica

Il centro storico di Milano (Municipio 1) accoglie ufficialmente 58 pietre d'inciampo.

Pietra d'inciampo Cenni biografici
Data di posa Luogo di posa Stolpersteine Incisione
19 gennaio 2017 Via dei Chiostri, 2

45°28′26.97″N 9°11′10.74″E / 45.474157°N 9.186316°E45.474157; 9.186316 (Pietra d'inciampo per Gian Luigi Banfi)
 
QUI LAVORAVA
GIANLUIGI BANFI
NATO 1910
ARRESTATO 21.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 10.4.1945
GUSEN
Banfi, Gian Luigi Gian Luigi Banfi (Milano, 2 aprile 1910 - Gusen, 10 aprile 1945)
 
, architetto, antifascista, aderì al movimento Giustizia e Libertà ed al Partito d'Azione clandestino. Più tardi sarà componente del C.L.N.. Tradito, catturato il 21 marzo 1944, deportato il 27 aprile 1944 a Fossoli, quindi Bolzano ed infine a Mauthausen. Muore di stenti il 10 aprile 1945 nel sottocampo di Gusen poco prima della liberazione del campo.[1][2][3][4]
A Gian Luigi Banfi, architetto, è stata dedicata una strada a Milano.
Via Milazzo, 4

45°28′44.65″N 9°11′15.11″E / 45.47907°N 9.18753°E45.47907; 9.18753 (Pietra d'inciampo per Melchiorre De Giuli)
 
QUI ABITAVA
MELCHIORRE
DE GIULI
NATO 1906
ARRESTATO 7.8.1944
DEPORTATO
DACHAU
ASSASSINATO 24.2.1945
ÜBERLINGEN
De Giuli, Melchiorre Melchiorre De Giuli (Motta Visconti, 7 febbraio 1906 - Überlingen-Aufkirch[5], 24 febbraio 1945), figlio di Costante e Maria Caserio. Fascista in giovane età, si allontanò dal movimento negli anni '30 diventando strenuo oppositore di Mussolini e del suo regime. Esiliato politico sull'isola di Ponza dal 1934 al 1938. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si unisce ai GAP, guruppi resistenziali cittadini. Arrestato il 7 agosto 1944 a Milano, internato prima a Bolzano, deportato nell'ottobre del 1944 a Dachau, in seguito nel sottocampo Überlingen-Aufkirch[5], costretto ai lavori forzati per la costruzione di un tunnel al riparo del quale sarebbero state trasferite officine adibite alla produzione bellica. Muore il 24 febbraio 1945.[6][7][8]
Corso Magenta, 55

45°27′56.43″N 9°10′24.57″E / 45.465676°N 9.173493°E45.465676; 9.173493 (Pietra d'inciampo per Alberto Segre, Giuseppe Segre, Olga Lövvy Segre)
 
QUI ABITAVA
ALBERTO SEGRE
NATO 1899
ARRESTATO 8.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 27.4.1944
Segre, Alberto Alberto Segre (Milano, 12 dicembre 1899 - Auschwitz, 27 aprile 1944)
 
Alberto Segre con la sua figlia, circa 1936
, figlio di Giuseppe e Olga Lövvy.[9], famiglia di ebrei non praticanti. Dopo il diploma al liceo Manzoni si laurea alla Bocconi in Economia e Commercio e si impiega presso la ditta di famiglia. Antifascista. Sposa Lucia Foligno dalla quale avrà l'unica figlia, Liliana. Pochi mesi dopo la moglie muore. Causa l'intensificarsi delle persecuzioni nei confronti degli ebrei, si rifugia con la figlia e gli anziani genitori presso alcuni amici ad Inverigo. Nel dicembre 1943, fallito il tentativo di fuggire in Svizzera, viene arrestato insieme con la figlia a Selvetta di Viggiù (Varese). Dal carcere di Varese trasferiti a Como quindi Milano. Il 30 gennaio 1944 padre e figlia sono deportati ad Auschwitz-Birkenau, giungendovi dopo sette terribili giorni di viaggio su uno dei tanti treni della morte che partono dal Binario 21 della stazione centrale[10] di Milano. Assassinato il 27 aprile 1944.[6][11][12][13]
19 gennaio 2018 Viale Caldara, 11

45°27′13.4″N 9°12′07.3″E / 45.453722°N 9.202028°E45.453722; 9.202028 (Pietra d'inciampo per Romeo Locatelli)
 
QUI ABITAVA
ROMEO LOCATELLI
NATO 1897
ARRESTATO 20.11.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 9.4.1945
GUSEN
Locatelli, Romeo Romeo Locatelli (Milano, 28 marzo 1897 - Gusen, 9 aprile 1945), alpino nella prima guerra mondiale catturato dagli austriaci, prigioniero di guerra a Mauthausen. Tornato alla vita civile, subito dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 entra in contatto con Ezio Franceschini e Concetto Marchesi e l'attività dei gruppi antifascisti padovani. Partecipa alla Resistenza come corriere informatore tra Lombardia e la Svizzera. "Omero" è arrestato il 20 novembre 1944 in casa della partigiana Rina Ferrè[14]. Incarcerato prima a San Vittore quindi trasferito a Bolzano. Il 1 febbraio 1945 deportato a Mauthausen e impiegato nel lavoro forzato al sottocampo di Gusen. Muore il 9 aprile 1945, pochi giorni prima della liberazione del campo.[15][16][17][18]
20 gennaio 2018 Via Borgonuovo, 5

45°28′14.31″N 9°11′29.36″E / 45.470641°N 9.191488°E45.470641; 9.191488 (Pietra d'inciampo per Antonio De Giorgi)
 
QUI LAVORAVA
ANTONIO DE GIORGI
NATO 1904
ARRESTATO 10.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 20.3.1945
GUSEN
De Giorgi, Antonio Antonio De Giorgi (Comerio, 14 giugno 1904 - Gusen, 20 marzo 1945). Sposa Carla Palazzoli. Avvocato, socialista, nel suo studio, dopo l'armistizio e l'occupazione tedesca, si riuniscono i membri del partito socialista: Lorenzetti, Pieraccini[19], Recalcati[20], Valcarenghi[21], ed altri. Partecipa all'organizzazione dello sciopero del marzo 1944 che blocca le più grandi fabbriche del Nord; è motivo del suo arresto del 10 marzo 1944 ad opera della polizia del regime. Incarcerato a San Vittore,[22] trasferito a Fossoli quindi Bolzano ed infine deportato a Mauthausen immatricolato 82374. Muore a Gusen il 20 marzo 1945.[23][24]
Piazzale Cadorna, 15

45°28′04.4″N 9°10′34.57″E / 45.467889°N 9.176269°E45.467889; 9.176269 (Pietra d'inciampo per Alessandro Moneta)
 
QUI ABITAVA
ALESSANDRO MONETA
NATO 1883
ARRESTATO 4.11.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 20.1.1945
GUSEN
Moneta, Alessandro Alessandro Moneta (Milano, 23 agosto 1883 - Gusen, 20 gennaio 1945), sesto figlio di Giuseppe ed Innocente Fumagalli. In giovane età entra nell'industria di mobili in ferro del padre (oggi azienda leader nella produzione di pentole da cucina). Nel 1908 sposa Laura Carini, dal matrimonio nascono quattro figlie. All'emanazione delle leggi razziali aiuta alcuni dipendenti ebrei nascondendoli nei locali dell'azienda di Musocco. Scoperta la sua attività è arrestato il 4 novembre 1944 condotto al carcere di San Vittore,[22] poi a Bolzano e quindi internato a Mauthausen immatricolato 110336. Sopravvive due mesi nel campo i Gusen dove muore il 20 gennaio 1945.[25][26][27]
Via Mengoni, 2

45°27′54.22″N 9°11′18.49″E / 45.465061°N 9.188469°E45.465061; 9.188469 (Pietra d'inciampo per Otto popper)
 
QUI ABITAVA
OTTO POPPER
NATO 1915
ARRESTATO 24.1.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 25.10.1944
LINZ
Popper, Otto Michael Otto Michael Popper (Vienna, 6 ottobre 1915 - Linz, 25 ottobre 1944), di cittadinanza austriaca figlio di Michael (Ottokar) e Maria née Lientschnik. Laureato in Giurisprudenza all'università di Vienna, nonostante il padre abbia da tempo abbracciato la fede cattolica e la madre Ariana, è oggetto di persecuzioni nazifasciste. Si rifugia a Milano, ma non sfuggirà all'arresto. Portato al carcere di San Vittore[22] funge da interprete, si prodiga per aiutari i detenuti, favorisce i loro contatti con l'esterno e con la resistenza. La moglie Ariane Dufaux con i due figli riparara a Ginevra mettendosi al riparo da rappresaglie. È trasferito al campo di Fossoli, poi a Bolzano, infine deportato a Mauthausen. Assassinato al 25 ottobre 1944 a Linz.[28][29]
23 gennaio 2018 Via De Amicis, 45

45°27′27.69″N 9°10′48.08″E / 45.457691°N 9.180023°E45.457691; 9.180023 (Pietra d'inciampo per Michelangelo e Margherita Böhm)
 
QUI ABITAVA
MICHELANGELO
BÖHM
NATO 1867
ARRESTATO 13.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.2.1944
Böhm, Michelangelo Michelangelo Böhm (Treviso, 25 dicembre 1867 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), figlio di Benedetto e Luigia Polacco. Nel 1889 si laurea in Ingegneria al Politecnico di Milano diventandone egli stesso, dopo la Grande Guerra docente di termotecnica. Sposa Margherita Luzzatto dalla quale avrà tre figli. Diviene Presidente dell'Unione Internazionale dell'Industria del Gas. Il 27 ottobre 1935 è nominato Grande Ufficiale dell'Ordine della Corona d’Italia. Con l'emanazione delle leggi razziali del 1938 è però allontanato dall'insegnamento, radiato dall'Albo degli Ingegneri, revocata la nomina a Grande Ufficiale. Ripara con la moglie in Valsassina, medita la fuga in Svizzera dove già stanno i figli, ma vengono entrambi arrestati il 13 dicembre dalla Milizia Confinaria ed incarcerati a Tirano, successivamente a Como. Mentre lui viene scarcerato per via dell'età avanzata, la moglie è trasferita nel campo di Fossoli. Il 29 gennaio è nuovamente incarcerato a Milano e rinchiuso a San Vittore:[22] il giorno successivo è deportato ad Auschwitz con il trasporto che giunge a destinazione il 6 febbraio 1944. È destinato immediatamente alle camere a gas.[30][31][32][33]
 
QUI ABITAVA
MARGHERITA
LUZZATTO BÖHM
NATA 1878
ARRESTATA 13.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 26.2.1944
Luzzato Böhm, Margherita Margherita Luzzato Böhm (Vicenza, 25 luglio 1878 - Auschwitz, 26 febbraio 1944), moglie di Michelangelo Böhm con il quale condivide le persecuzioni sino al 17 gennaio 1944, quando da Como dove erano entrambi carcerati, lei viene deportata a Fossoli ed in seguito ad Auschwitz con il trasporto che giunge a destinazione il 26 febbraio 1944. Subisce la medesima sorte del marito: immediatamente selezionata per la camera a gas, come ha testimoniato Primo Levi che la conobbe e con lei era giunto ad Auschwitz. [30][31][32]
Via De Togni, 10

45°27′52.97″N 9°10′23.94″E / 45.464714°N 9.173316°E45.464714; 9.173316 (Pietra d'inciampo per Ugo De Benedetti, Etta De Benedetti Reinach, Piero De Benedetti e Ernesto Reinach)
 
QUI ABITAVA
UGO DE BENEDETTI
NATO 1893
ARRESTATO NOV. 1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
De Benedetti, Ugo Ugo De Benedetti (Torino, 17 agosto 1893 - Auschwitz, ??? 1943), figlio di Abramo e Carolina Carmi. Nel 1928 sposa Maria "Etta" Reinach, da cui ha due figli, Giancarlo e Piero. Avvocato molto noto a Torino, si trasferisce a Milano dopo il matrimonio e diventa il legale di riferimento dei maggiori gruppi industriali e bancari.[34][35] Ripara a Como dove la famiglia possiede una proprietà, meditando la fuga in Svizzera. Arrestato il 31 ottobre 1943 con la moglie, il figlio Piero e il vecchio suocero. Tradotti al carcere di San Vittore[22] e da lì, con il trasporto 12 (numerazione I. Tibaldi) che parte dal Binario 21 della stazione centrale[10] di Milano il 6 dicembre 1943, sono deportati verso il campo di sterminio di Auschwitz. Il suocero, Ernesto Reinach, ottantottenne, muore durante il trasporto. Ugo, sua moglie e loro figlio arrivano ad Auschwitz l'11 dicembre 1943: non se ne ebbe più alcuna notizia.[36]
 
QUI ABITAVA
ETTA DE BENEDETTI REINACH
NATA 1904
ARRESTATA NOV. 1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Reinach De Benedetti, Maria Antonietta Maria Antonietta Reinach De Benedetti (Milano, 6 giugno 1904 - Auschwitz, ??? 1943), "Etta", ultima dei sei figli di Ernesto Reinach e di Irma Pavia. Il 20 dicembre 1928 va in sposa a Ugo De Benedetti al quale darà due figli. Il suo destino è comune a quello del marito e del figlio Piero: tutti arrestati il 31 ottobre 1943. Deportati con uno dei tanti treni della morte che partono dal Binario 21 della stazione centrale[10] di Milano. L'ottantottene padre muore durante il trasporto. Etta, suo marito e loro figlio arrivano ad Auschwitz l'11 dicembre 1943 e non se ne ebbe più alcuna notizia: con ogni probabilità furono destinati immediatamente alle camere a gas.[34] Scampa allo sterminio il solo figlio minore, Giancarlo, che alla propria figlia dà il nome della madre. Muore il 12 luglio 1990 a Milano.[37][36]
 
QUI ABITAVA
PIERO DE BENEDETTI
NATO 1929
ARRESTATO NOV. 1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
De Benedetti, Piero Piero De Benedetti (Milano, 5 ottobre 1929 - Auschwitz, ??? 1943), figlio di Ugo De Benedetti e di Etta Reinach,[34][38]. Piero, i genitori, il nonno sono arrestati e avviati alla deportazione con destinazione Auschwitz. Il nonno ottantottenne muore durante il trasporto. Arrivano ad Auschwitz l'11 dicembre 1943 e di loro non se ne seppe più nulla[39][36]
 
QUI ABITAVA
ERNESTO REINACH
NATO 1855
ARRESTATO NOV. 1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 7.12.1943
DURANTE IL TRASPORTO
Reinach, Ernesto Ernesto Reinach (Torino, 30 gennaio 1855 - ??? 1943)
 
Ernesto Reinach
, di famiglia originaria della Prussia Orientale. Sposa nel 1890 Irma Pavia, da cui ha sei figli, tra cui "Etta". È fondatore a Milano della “Ernesto Reinach” società commerciale attiva nei prodotti lubrificanti con il marchio Oleoblitz che diventa in breve importante riferimento industriale a Milano ed in Italia. Arrestato con la figlia Etta, il genero Ugo De Benedetti e il nipote Piero nel novembre 1943 nei pressi di Como, condotto al carcere di San Vittore[22] quindi tutti deportati con il trasporto 12 (numerazione I. Tibaldi) che parte dal Binario 21 della Stazione Centrale[10] di Milano di Milano il 6 dicembre 1943. L'anziano Ernesto, di anni 88, muore durante il trasporto.[34] Giuseppe Grandi, custode della Villa Reinach al Lago di Como, rese possibile la fuga di tanti parenti di Ernesto Reinach. Condusse nel buio della notte in Svizzera prima Marcello Segre con la moglie Ninì Reinach e la figlia Luciana, poi in un'altra occasione, sempre di notte, Carla Reinach con le figlie Silvia e Vanna Rota. Aiutò a fuggire anche altri ebrei, amici del suo datore di lavoro. Un delatore causò l'arresto di Grandi, deportato nel Reich, assassinato nell'aprile 1945.[40][36]
Via Corridoni, 1

45°27′47.85″N 9°11′59.24″E / 45.463291°N 9.199789°E45.463291; 9.199789 (Pietra d'inciampo per Cesare Fano)
 
QUI ABITAVA
CESARE FANO
NATO 1868
ARRESTATO 18.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.2.1944
Fano, Cesare Cesare Fano (Colorno, 13 giugno 1868 - Auschwitz, 6 febbraio 1943),
 
figlio di Abramo e Corinna Rimini. Nel 1904 sposa Silvia Usigli. Avranno un figlio. Cesare è bancario, la moglie casalinga. La famiglia conduce una vita tranquilla da "buoni borghesi". Non avvertono il pericolo incombente dato dall'emanazione delle leggi razziali del 1938; restano nella propria abitazione anche dopo l'8 settembre 1943 e l'occupazione tedesca. Si illusero che la loro età avanzata li avrebbe tenuti al riparo da spiacevoli provvedimenti. Quando alla fine di dicembre del 1943 tentano la fuga in Svizzera, è troppo tardi. Catturati il 18 dicembre 1943 a Tirano, sono detenuti prima nel carcere di Sondrio poi a Milano al carcere di San Vittore[22]. Deportati con il trasporto 6 che parte dal Binario 21 di Milano il 30 gennaio 1944 entrando al campo di sterminio di Auschwitz il 6 febbraio 1944. Non superano la selezione all'arrivo e vengono destinati immediatamente alle camere a gas.[7][41][42][43]
 
QUI ABITAVA
SILVIA USIGLI FANO
NATA 1879
ARRESTATA 18.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Usigli, Silvia Silvia Usigli (Rovigo, 2 settembre 1879 - Auschwitz, 6 febbraio 1943), figlia di Giacomo e Carolina Usigli, moglie di Cesare Fano,[42] seguirà il marito nel tragico, comune destino. Alla fine di dicembre del 1943 tentano la fuga in Svizzera, ma sono catturati il 18 dicembre 1943 a Tirano; detenuti prima nel carcere di Sondrio poi a Milano al carcere di San Vittore[22]. Deportati ad Auschwitz con il trasporto 6 che parte dal Binario 21 di Milano il 30 gennaio 1944. Non superano la selezione all'arrivo e vengono destinati immediatamente alle camere a gas.
Via Conca del Naviglio, 7

45°27′28.43″N 9°10′40.03″E / 45.457898°N 9.177785°E45.457898; 9.177785 (Pietra d'inciampo per William Finzi)
 
QUI ABITAVA
WILLIAM FINZI
NATO 1900
ARRESTATO 10.5.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 7.2.1945
MAUTHAUSEN
Finzi, William William Finzi (Milano, 28 luglio 1900 - Mauthausen, 7 febbraio 1945), (anche Guglielmo Finzi). Figlio di Carlo e Bice Ancona. Il padre è titolare della casa d’Alta Moda “Maison Finzi” che creò le toilettes di Francesca Bertini nel film muto Fedora. Sposa Bruna Mercandalli dalla quale avrà un figlio. Arrestato a Barzio il 10 maggio 1944 è condotto in carcere a Como quidi al campo di transito di Fossoli. Il 2 agosto 1944 è deportato nel campo di sterminio di Auschwitz da Verona con il trasporto n. 72; successivamente trasferito a Mauthausen dove viene assassinato il 7 febbraio 1945. Anche il fratello Edgardo sarà vittima dell'Olocausto[7][44][45][46]
24 gennaio 2019 Via Sant'Andrea, 14

45°28′09.1″N 9°11′50.77″E / 45.469195°N 9.197435°E45.469195; 9.197435 (Pietra d'inciampo per Fausto Levi)
 
QUI LAVORAVA
FAUSTO LEVI
NATO 1892
ARRESTATO 30.10.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Levi, Fausto Fausto Levi (Venezia, 5 giugno 1892 - Auschwitz, ??? 1943), figlio di Giacobbe Giacomo e Anna Cesana, due fratelli: Italo e Davide Mario; quest’ultimo valoroso combattente e decorato della Grande Guerra al valor militare. Dopo la guerra, Fausto, rimasto orfano di padre, aiuta la madre nell'attività di rigattieri. Trasferitisi a Milano allestisce un negozio di antiquariato. Dopo l'armistizio il fratello Davide Mario è attivo nelle Brigate Matteotti. A seguito di una delazione, e forse anche a causa della attività del fratello, Fausto è arrestato in strada nei pressi del suo negozio. Dopo alcuni giorni terribili a Villa Triste è incarcerato a San Vittore[22] ed il 6 dicembre 1943 deportato ad Auschwitz. Di quei giorni restano pochi messaggi inviati all'amata compagna Gina Luigia Polli Camponovo. Di lui non si seppe più nulla.[47]
Via Necchi, 14

45°27′42.32″N 9°10′42.64″E / 45.461756°N 9.178511°E45.461756; 9.178511 (Pietra d'inciampo per Giorgio Norsa)
 
QUI ABITAVA
GIORGIO NORSA
NATO 1881
ARRESTATO 3.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.8.1944
Norsa, Giorgio Giorgio Norsa (Milano, 11 novembre 1881 - Auschwitz, 6 agosto 1944), figlio di Fausto ed Adele Castelfranco. Partecipa alla Grande Guerra per la quale gli sono conferite due medaglie d’argento ed una di bronzo[48]. Con i due fratelli, Aldo e Mario, nel 1917 fonda a Milano un'azienda per la produzione di vernici, ad oggi ancora operante, sia pure con una diversa proprietà.[49]. Negli anni ’30 e ’40 la suddetta società "Arson SiSi" collabora allo sforzo bellico del fascismo diventando fornitore ufficiale della Regia Aeronautica. Nel 1937 sposa Jole Visentini, ariana. Nascerà Giorgina, unica figlia. Nonostante le benemerenze militari, il matrimonio misto, la circostanza di essere fornitore ufficiale del regime fascista, dopo l’emanazione delle leggi razziali è oggetto di persecuzioni. Ripara a Bormio. Uno zelante gerarca locale lo segnala provocandone l'arresto il 3 dicembre 1943. Rimesso in libertà, dopo quattro mesi è nuovamente arrestato e trasferito a San Vittore[22] quindi a Fossoli ed infine deportato ad Auschwitz dove arriva il 6 agosto 1944. Non supera la selezione e viene inviato alle camere a gas.[50][51]
Viale Bianca Maria, 7

45°27′48.43″N 9°12′22.17″E / 45.463453°N 9.206157°E45.463453; 9.206157 (Pietra d'inciampo per Mino Steiner)
 
QUI LAVORAVA
MINO STEINER
NATO 1909
ARRESTATO 16.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 28.2.1945
EBENSEE
Steiner, Guglielmo "Mino" Guglielmo "Mino" Steiner (Milano, 13 maggio 1909 - Ebensee, 28 febbraio 1945),
 
figlio di Emerico, industriale milanese di origine boema, e di Fosca Titta, sorella del baritono Titta Ruffo; è nipote di Giacomo Matteotti per via della zia sorella della madre, moglie di Giacomo Matteotti. Laureato in Giurisprudenza nel 1936, inizia l'attività lavorativa nello studio dell'avvocato antifascista Lelio Basso. Nell'ottobre 1942 è richiamasto alle armi e destinato a Palermo, 12º Reggimento Autieri. Con l'arrivo degli Alleati in Sicilia, i servizi segreti anglo-americani gli affidano il comando della prima missione segreta inviata oltre la linea del fronte in Nord-Italia: la missione “Law”. Negli ultimi mesi del ’43, a Milano, progetta con Mario Paggi[52], Antonio Basso, Carlo E. Galimberti[53], Gaetano Baldacci e altri, un giornale di cultura politica antifascista: “Lo Stato Moderno”[54]. Arrestato dalla polizia politica il 16 marzo 1944, è rinchiuso a San Vittore[22], braccio a gestione SS; dal Binario 21 è trasferito a Fossoli, da qui il 21 giugno 1944 a Mauthausen. Muore nel sottocampo di Ebensee il 28 febbraio 1945.[55][56][57]
Via Correnti, 12

45°27′35.28″N 9°10′47.62″E / 45.459801°N 9.179894°E45.459801; 9.179894 (Pietra d'inciampo per Livia Bianchini Zamatto e Guido Zamatto)
 
QUI ABITAVA
LIVIA BIANCHINI
ZAMATTO
NATA 1865
ARRESTATA 13.12.1944
DEPORTATA
MILANO S. VITTORE
ASSASSINATA 1.1.1945
Bianchini, Livia Livia Bianchini (Ferrara, 9 novembre 1865 - San Vittore, ?? gennaio 1945), figlia di Samuele e Rosina Tedeschi. Va sposa a Leone Zamatto. Nonostante l'età avanzata, viene arrestata e tradotta a San Vittore:[22] le condizioni di salute e lo stato di detenzione sono incompatibili e muore nello stesso carcere nel gennaio 1945.[58]
 
QUI ABITAVA
GUIDO ZAMATTO
NATO 1916
ARRESTATO 10.5.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 1944
Zamatto, Guido Guido Zamatto (Verona, 27 marzo 1916 - Auschwitz, ??? 1944), figlio di Anselmo e Ida Rimini, nipote di Livia Bianchini. Arrestato a Milano nel maggio 1944 e da qui inviato a Fossoli e il 16 maggio 1944 è deportato ad Auschwitz dove supera la selezione iniziale, ma muore nel dicembre 1944.[58]
25 gennaio 2019 Via Visconti di Modrone, 20

45°27′55.89″N 9°12′01.83″E / 45.465526°N 9.200507°E45.465526; 9.200507 (Pietra d'inciampo per Guglielmo Barbò)
 
QUI ABITAVA
GUGLIELMO BARBÒ
NATO 1888
ARRESTATO 31.7.1944
DEPORTATO
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 14.12.1944
Barbò di Casalmorano, Guglielmo Guglielmo Barbò di Casalmorano (Milano, 11 agosto 1888 - Flossenbürg, 14 dicembre 1944),
 
figlio di Gaetano e Francesca Barbiano di Belgiojoso d'Este. Militare di carriera: a 17 anni allievo alla Scuola militare di Roma, a 21 anni Sottotenente di Cavalleria a Pinerolo. Durante la 1ª guerra mondiale gli vengono conferite due Medaglie d’Argento al Valor Militare ed ottiene la promozione a capitano. Nel 1920 sposa Pia Fracassi Ratti Mentone, dal matrimonio nel 1922 nasce la figlia Francesca. Prosegue la carriera militare: nel 1938 con il grado di Colonnello è al comando del Nizza Cavalleria di stanza a Torino. Nel 1941/42 è in Russia con l'ARMIR, prima al comando del reggimento Savoia Cavalleria, quindi, promosso Generale, al comando del RAC (Raggruppamento truppe a cavallo), dove gli viene conferita una Croce di Ferro di 2ª Classe e successivamente la Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia. Rientrato in Italia, il 1º aprile 1943 gli viene assegnato il comando della Scuola di Applicazione di Cavalleria di Pinerolo. Il 12 settembre 1943 la Scuola passa sotto il comando tedesco ed il Gen. Barbò con tutto il personale militare, viene caricato su un treno per essere deportato nel Reich. Riesce a fuggire dal treno e si unisce alla Resistenza, facendo capo all'avvocato liberale Luciano Elmo, comandante militare del partito liberale clandestino. Arrestato il 31 luglio 1944 viene deportato prima a Bolzano e successivamente a Flossenbürg dove muore il 14 dicembre 1944.[59]
Piazza Beccaria, 19

45°27′49.29″N 9°11′41.83″E / 45.463691°N 9.194953°E45.463691; 9.194953 (Pietra d'inciampo per Luigi Vacchini)
 
QUI LAVORAVA
LUIGI VACCHINI
NATO 1883
ARRESTATO 1.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 1.4.1944
EBENSEE
Vacchini, Luigi Luigi Vacchini (Lodivecchio, 19 giugno 1883 - Ebensee, 1º aprile 1944)
 
, figlio di Francesco ed Ernesta Veneroni. Sposa Ester Maria Re dalla quale avrà due figli. Assunto dal Comune di Milano nel 1906 come “Vigile urbano allievo”, rimane nel corpo della polizia municipale sino al marzo 1944, quando sarà arrestato. Di idee socialiste, anche se non iscritto ad alcun partito, sin dall'inizio della lotta di liberazione si occupa di raccogliere denaro da destinare alla Resistenza. Un fascista “sansepolcrista”, vicino di casa, lo denuncia e militi della Legione Muti lo prelevano il 1º marzo 1944. Il suo destino è rapidissimo: dopo pochi giorni a San Vittore,[22] è deportato al campo di transito di Fossoli e da qui l'8 marzo a Mauthausen dove arriva il 11 marzo immatricolato con il n° 57449. A fine marzo è ad Ebensee, ma anziano e già ammalato, non supera la prima giornata di lavoro forzato di scavo nelle gallerie. Muore il 1º aprile 1944.[60]
31 gennaio 2019 Corso Magenta, 55

45°27′56.44″N 9°10′24.57″E / 45.465677°N 9.173491°E45.465677; 9.173491 (Pietra d'inciampo per Giuseppe Segre)
 
QUI ABITAVA
GIUSEPPE SEGRE
NATO 1873
ARRESTATO 18.5.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 30.6.1944
Segre, Giuseppe Giuseppe Segre (Milano, 30 marzo 1873 - Auschwitz, 30 giugno 1944), figlio di Marco e Diamante Vitali. Nel 1897 Sposa Olga Lövvy che gli darà due figli: Amedeo ed Alberto . Nello stesso anno Giuseppe Segre fonda a Milano la Segre & Schieppati[61], azienda tessile. Si dedica anche all'assistenza pubblica ed è tra i fondatori della Croce Verde Milano[62]. È nominato Cavaliere della Corona d’Italia. Le leggi razziali del 1938 non risparmiano i due coniugi. A seguito di una delazione, nel maggio 1944, sei mesi dopo l'arresto del figlio Alberto e della nipote Liliana, vengono prelevati ad Inverigo, dalla villa di amici dov'erano rifugiati e deportati a Fossoli. Il 30 giugno 1944 giungono ad Auschwitz dove vengono inviati immediatamente alle camere a gas.[63]
 
QUI ABITAVA
OLGA LÖVVY SEGRE
NATA 1878
ARRESTATA 18.5.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 30.6.1944
Lövvy Segre, Olga Olga Lövvy Segre (Torino, 11 novembre 1878 - Auschwitz, 30 giugno 1944), da Amadio e Rosina Fyzz. Nel 1897 va in sposa a Giuseppe Segre a cui darà due figli: Amedeo ed Alberto. Condivide il tragico destino del marito: a seguito di una delazione, nel maggio 1944, sei mesi dopo l'arresto del figlio Alberto e della nipote Liliana, vengono prelevati ad Inverigo, dalla villa di amici dov'erano rifugiati e deportati a Fossoli. il 30 giugno 1944 al loro arrivo ad Auschwitz vengono inviati immediatamente alle camere a gas.[63]
15 gennaio 2020 Viale Bianca Maria, 21

45°27′53.25″N 9°12′21.31″E / 45.464792°N 9.20592°E45.464792; 9.20592 (Pietra d'inciampo per Corinna Corinaldi Segre)
 
QUI ABITAVA
CORINNA CORINALDI SEGRE
NATA 1885
ARRESTATA 13.12.1943
DEPORTATA 1944
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 26.2.1944
Corinaldi Segre, Corinna Corinna Corinaldi Segre (Padova, 6 maggio 1885 - Auschwitz, 22 febbraio 1944), dodicesima ed ultima figlia di Augusto Isacco e di Emma Treves de Bonfili, famiglia della "buona borghesia" cittadina. Nel 1906 sposa Ulderico Segre; si stabiliscono a Milano dove nasceranno i sei figli: Claudia, Uberto, Valfredo, Sergio, Giuliano e Diego. Il legame affettivo matrimoniale si esaurisce: il marito nel 1928 si trasferisce a Parigi, lasciando la moglie a Milano con i figli. Corinna si dedica all'educazione dei figli. Claudia si sposa. Umberto e Giuliano si laureano in ingegneria, Valfredo si arruola nell'aeronautica. Con l'emanazione delle leggi razziali, Valfredo restituisce la medaglia di bronzo al valor militare ottenuta nel 1937 ed espatria negli Stati Uniti; Diego viene espulso dal liceo Berchet alla fine del secondo anno. Nell'autunno del 1943 Sergio, Giuliano e Diego riescono a passare in Svizzera, seguiti poco dopo anche da Claudia. Soltanto a dicembre Corinna con il figlio Uberto tenta il passaggio in Svizzera, ma il 13 dicembre 1943 madre e figlio vengono fermati alla frontiera e consegnati alle SS. Uberto riesce ad essere liberato. Corinna è incarcerata a Como e nel gennaio 1944 deportata a Fossoli. Il 22 febbraio 1944 con il “Trasporto 27” è deportata ad Auschwitz: viene assassinata all'arrivo.[64].
Via Sant'Eufemia, 19

45°27′26.66″N 9°11′22.67″E / 45.457406°N 9.18963°E45.457406; 9.18963 (Pietra d'inciampo per Antonia Frigerio Conte)
 
QUI ABITAVA
ANTONIA
FRIGERIO CONTE
NATA 1904
ARRESTATA 31.7.1944
DEPORTATA
RAVENSBRÜCK
ASSASSINATA 26.3.1945
Frigerio Conte, Antonia Antonia Frigerio Conte (Cassina de' Pecchi, 14 dicembre 1904 - Ravensbrück, 26 marzo 1945), figlia di Gerolamo ed Eugenia Gerosa. Il 29 luglio 1936 sposa Leone Conte. È segretaria dell'avvocato liberale Luciano Elmo, responsabile militare del PLI clandestino, che la ricorderà sul quotidianoLa Libertà di Milano il 13 Aprile 1946. E’ arrestata il 31 luglio 1944 da militi fascisti nello studio dell'avvocato, che è diventato il centro operativo militare degli antifascisti liberali. Insieme a lei vengono arrestati tutti i presenti, primo episodio di una catena di arresti che si protrae per l'intera giornata e per il giorno successivo. Incarcerata a San Vittore[22], fu trasferita a Bolzano nella notte tra il 7 e l'8 settembre 1944, da dove partì per Ravensbrück il successivo 5 ottobre con il “Trasporto 91”. Assassinata il 26 marzo 1945.[65]
Via Broletto, 39

45°28′05.62″N 9°11′07.4″E / 45.468228°N 9.185389°E45.468228; 9.185389 (Pietra d'inciampo per Giorgio Puecher Passavalli)
 
QUI ABITAVA
GIORGIO
PUECHER PASSAVALLI
NATO 1887
ARRESTATO 15.2.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 7.4.1945
Puecher Passavalli, Giorgio Giorgio Puecher Passavalli (Como, 14 maggio 1887 - Mauthausen, 15 febbraio 1944), figlio di Giulio e Carlotta Bossi. Orfano di padre in giovane età, si laurea in giurisprudenza e diventa notaio, nello studio Puecher - Cassina. Combatte valorosamente nella Grande Guerra. Il 14 aprile 1920 sposa Anna Maria Gianelli, dalla quale ha tre figli: Giancarlo, Virginio e Gianni. Uomo integro, di grandi principi etici e religiosi, profondamente avverso alla retorica del fascismo e alla sua ideologia violenta, con la moglie educa i figli ad alti valori. Il 30 luglio 1941 viene nominato Commendatore della Corona d’Italia. Resta vedovo il 31 luglio 1941. A causa dei bombardamenti, la famiglia sfolla nella villa di Lambrugo. Viene arrestato il 12 novembre 1943 senza alcun apparente motivo, probabilmente colpevole di essere padre di quel Giancarlo, ventenne comandante partigiano che sarà prima Medaglia d’Oro al Valor Militare della Resistenza[66]. Giorgio Puecher Passavalli, rilasciato il 17 gennaio 1944, è nuovamente arrestato il 15 febbraio 1944 e condotto a San Vittore[22]. Il 27 aprile 1944 è deportato a Fossoli, da qui il 21 giugno 1944 con il “Trasporto 53” a Mauthausen, matr. 76529. Quindi Grossraming per la costruzione di una diga. Il progetto è abbandonato e rientra a Mauthausen. Viene ricoverato nell'infermeria del campo dove morirà di stenti.[67]
Piazza Filangeri, 2

45°27′39.78″N 9°10′03.61″E / 45.46105°N 9.16767°E45.46105; 9.16767 (Pietra d'inciampo per Andrea Schivo)
 
QUI LAVORAVA
ANDREA SCHIVO
NATO 1895
ARRESTATO LUG.1944
DEPORTATO
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 29.1.1945
Schivo, Andrea Andrea Schivo (Villanova d'Albenga, 17 luglio 1895 - Flossenbürg, 29 gennaio 1945), figlio di Rocco e Costanza. In quanto combattente nella Grande Guerra ottiene di essere assunto come agente di custodia a Milano presso il carcere di San Vittore[22]. Dopo l'8 settembre 1943 è assegnato alla sezione gestita dalle SS, braccio detenuti ebrei. Si prodiga per alleviare le sofferenze dei prigionieri procurando loro cibo e recapitando messaggi agli amici e parenti dei prigionieri. Un ossicino di pollo trovato in una cella occupata da ebrei lo tradisce determinandone l'arrestato. il 17 agosto 1944 è deportato a Bolzano e da qui, con il “Trasporto 81” nel Reich a Flossenbürg, dove muore il 29 gennaio 1945.

Ad Andrea Schivo è intitolata la Scuola Primaria di Villanova d’Albenga e la Scuola di Formazione e Aggiornamento del Corpo di Polizia e del Personale dell'Amministrazione Penitenziaria di Cairo Montenotte[68]. In data 13 dicembre 2006 ad Andrea Schivo è stata conferita la Medaglia come “Giusto tra le Nazioni” dello Yad Vashem, per il comprovato aiuto fornito alle sorelle Cardosi[69].

In data 21 settembre 2007, con decreto del Presidente della Repubblica, G. Napoletano, ad Andrea Schivo è stata conferita la Medaglia d'Oro al Merito Civile alla Memoria[70].
Via Pagano, 42

45°28′10.17″N 9°09′46.64″E / 45.469491°N 9.162956°E45.469491; 9.162956 (Pietra d'inciampo per Gian Natale Suglia Passeri)
 
QUI ABITAVA
GIAN NATALE
SUGLIA PASSERI
NATO 1923
ARRESTATO 31.7.1944
DEPORTATO
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 2.12.1944
HERSBRUCK
Suglia Passeri, Gian Natale Gian Natale Suglia Passeri (Milano, 15 dicembre 1923 - Hersbruck, 2 dicembre 1944), alias Giulio Notari figlio di Michele e Bianca Bozzolo. Dopo la maturità classica si iscrive alla Facoltà di Ingegneria. Dopo l'8 settembre 1943, rifiuta di aderire alla R.S.I.; tenta senza successo di raggiungere Bari per unirsi al Regio Esercito italiano. Nel dicembre 1943, sotto la falsa identità di "Giulio Notari", tra le file del Partito liberale clandestino, è attivo nella propaganda, recupero viveri per le formazioni partigiane di montagna e nel procurare documenti falsi per i perseguitati politici. E’ arrestato il 31 luglio 1944 da militi fascisti nello studio dell'avvocato Elmo, in viale Regina Margherita 38, centro operativo militare del partito liberale clandestino. È il primo atto di una catena di arresti che si protrae per l'intera giornata e per il giorno successivo, coinvolgendo anche Guglielmo Barbò, Raffaele Gilardino, Antonio De Finetti, Carlo Vezzani, Luigi Perazzoli e molti altri. Incarcerato a San Vittore[22], nella notte tra il 17 e il 18 agosto è deportato a Bolzano e da qui il 5 settembre con il “Trasporto 81” al lager di Flossenbürg, matr. 21508. Trasferito al sottocampo di Hersbruck il 10 ottobre, vi muore il 2 dicembre 1944.[71]
1 febbraio 2021 Via Pinamonte da Vimercate, 10

45°28′45.52″N 9°10′57.92″E / 45.479312°N 9.182755°E45.479312; 9.182755 (Pietra d'inciampo per Angelo Colombo)
 
QUI ABITAVA
ANGELO COLOMBO
NATO 1870
ARRESTATO 2.11. 1944
DEPORTATO
BOLZANO
ASSASSINATO 10.4.1945
Colombo, Angelo Angelo Colombo (Savigliano, 21 ottobre 1870 - Bolzano, 10 aprile 1945), figlio di Donato e Orsola Ottolenghi. Sposa Ernestina Lattes ed avranno 8 figli. Attività ben avviata di tappezziere, si illude che l'età avanzata lo risparmi dalle conseguenze delle leggi razziali. Dopo la morte del figlio Tullio, fallito un tentativo di fuga in Svizzera, con la moglie trova rifugio presso acune suore a Besana Brianza, ma sono scoperti ed arrestati il 2 novembre 1944 è carcerato a Milano, San Vittore[22] e deportato a Bolzano. In condizioni di infermità, paraplegico, muore il 10 aprile 1945. La moglie e la figlia, sopravvissute, rientrano a Milano il 6 maggio 1945.[72]
Via De Togni, 29

45°27′46.77″N 9°10′20.73″E / 45.462991°N 9.172425°E45.462991; 9.172425 (Pietra d'inciampo per Edoardo Orefice)
 
QUI ABITAVA
EDOARDO OREFICE
NATO 1867
ARRESTATO 7.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.2.1944
Orefice, Edoardo Edoardo Orefice (Verona, 16 marzo 1867 - Auschwitz, 6 febbraio 1944), di Graziadio e Ida Calabi. Coniugato con Olga Ravà. I due coniugi ed i tre figli si trasferiscono a Milano, Edoardo è titolare della Banca Orefice. Deve cedere le proprietà all'emanazione delle leggi razziali. Riparato a Varese, la moglie malata, mentre i figli passano in Svizzera, il capofamiglia è arrestato il 7 dicembre 1943; dopo il carcere di San Vittore[22] è deportato ad Auschwitz il 30 gennaio 1944, assassinato all'arrivo al campo.[73]
Via Sambuco, 15

45°27′11.22″N 9°10′54.3″E / 45.453116°N 9.18175°E45.453116; 9.18175 (Pietra d'inciampo per Luigi Monti)
 
QUI ABITAVA
LUIGI MONTI
NATO 1906
ARRESTATO 9.5.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 21.1.1945
GUSEN
Monti, Luigi Luigi Monti (Milano, 8 marzo 1906 - Gusen, 21 gennaio 1945), emigrato negli anni '30 in Germania rientra all'inizio della IIa guerra mondiale e lavora in una tipografia dalla quale nel corso del 1944 uscirà Il Ribelle, il giornale clandestino di Teresio Olivelli e Carlo Bianchi. È arrestato con un collega ed il titolare il 9 maggio 1944, quindi Fossoli a cui segue il transito al campo di Bolzano e la deportazione nel Reich destinato a Mauthausen. Muore nel campo di Gusen il 21 gennaio 1945.[74]
Via degli Olivetani, 4

45°27′11.22″N 9°10′54.3″E / 45.453116°N 9.18175°E45.453116; 9.18175 (Pietra d'inciampo per Ottaviano Pieraccini)
 
QUI ABITAVA
OTTAVIANO PIERACCINI
NATO 1898
ARRESTATO 10.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 30.3.1945
Pieraccini, Ottaviano Ottaviano Pieraccini (Macerata, 15 maggio 1898 - Mauthausen, 30 marzo 1945), figlio di Arnaldo e Pasqualina Poloni. Laureato in giurisprudenza, avvocato a Milano. Sposa Olga Mazzucchelli, hanno una figlia. Gli ideali socialisti assorbiti dal padre e lo zio ne fanno naturale oppositore al regime fascista. Nel 1942 è tra i promotori del Movimento di Unità Proletaria unitamente a Roberto Veratti, Lucio Mario Luzzatto, Corrado Bonfantini, Lelio Basso. Dopo il grande sciopero del marzo 1944, in seguito a delazione, viene decapitato il vertice del gruppo socialista milanese: Pieraccini è carcerato il 10 marzo 1944 a San Vittore[22], trasferito a Fossoli, poi Bolzano, deportato nel Reich destinazione Mauthausen; quindi sarà nel campo di Gusen poi nuovamente Mauthausen dove si spegne il 30 marzo 1945.[75]
Piazza Filangeri, 2

45°27′39.85″N 9°10′03.29″E / 45.461069°N 9.16758°E45.461069; 9.16758 (Pietra d'inciampo per Sebastiano Pieri)
 
QUI LAVORAVA
SEBASTIANO PIERI
NATO 1898
ARRESTATO 17.1.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 19.1.1945
GUSEN
Pieri, Sebastiano Sebastiano Pieri (Vasanello, 5 aprile 1898 - Gusen, 19 gennaio 1945), Sposa Emiliana Maracci, non avranno figli, il matrimonio si sfalda. Guardia carceraria, nel 1923 prende servizio a San Vittore a Milano. Dopo l'8 settembre 1943 è addetto all'infermeria del braccio gestito dalle SS dove assiste alle torture e martirio, tra gli altri, di Don Achille Bolis[76], parroco di Calolziocorte. Segretamente favorisce lo scambio di scritti e messaggi tra detenuti e i parenti fuori dal carcere, fino a quando, il 17 marzo 1944, è scoperto ed arrestato , detenuto egli stesso, deportato al campo di Fossoli, quindi Mauthausen ed infine Gusen dove muore il 19 gennaio 1945.[77]
Via Rovani, 7

45°28′07.51″N 9°10′10.62″E / 45.468753°N 9.169618°E45.468753; 9.169618 (Pietra d'inciampo per Giulio Ravenna)
 
QUI ABITAVA
GIULIO RAVENNA
NATO 1873
ARRESTATO 8.2.1943
DEPORTATO
FOSSOLI
ASSASSINATO 18.2.1944
Ravenna, Giulio Giulio Ravenna (Ferrara, 18 gennaio 1873 - Fossoli, 18 gennaio 1944), figlio di Isacco ed Emma Levi. Coniugato con Maria Ferrari, hanno due figli. Curatore fallimentare a Milano, benché convertito insieme al fratello al cattolicesimo all'inizio degli anni trenta, non sfugge alle persecuzioni conseguenti alle leggi razziali del 1938. Dopo l’8 settembre 1943 decide per l'espatrio verso la Svizzera dove era già un figlio, ma è respinto alla frontiera e con lui anche il fratello, il cugino Alberto con la figlia Liliana. Tutti arrestati l'8 dicembre 1943 a Selvetta di Viggiù e carcerati a Varese. Giulio è trasferito a Fossoli dove muore il 18 febbraio 1944. Il fratello è rinchiuso a San Vittore a Milano dove muore suicida il 29 gennaio 1944.[78]
14 aprile 2021 Via Parini, 1a

45°28′38.91″N 9°11′42.66″E / 45.477476°N 9.195183°E45.477476; 9.195183 (Pietra d'inciampo per Mario Riva)
 
QUI ABITAVA
MARIO RIVA
NATO 1895
ARRESTATO MAR.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 5.5.1944
EBENSEE
Riva, Mario Mario Riva (Vignale Monferrato, 14 gennaio 1895 - Ebensee, 5 maggio 1944), figlio di Virginio ed Eugenia Mirone. Coniugato con Beatrice Quarello, una figlia. Residente a Milano dove esercisce una caffetteria, è arrestato ai primi di marzo 1944, probabile vittima della repressione seguita agllo sciopero generale del 1º marzo, è condotto a San Vittore[22], quindi deportato nel Reich destinazione Mauthausen. Trasferito ad Ebensee è assassinato il 5 maggio 1944.[79]
Via Ausonio, 20

45°27′30.66″N 9°10′20.32″E / 45.458515°N 9.172311°E45.458515; 9.172311 (Pietra d'inciampo per Sebastiano Cappello)
 
QUI ABITAVA
SEBASTIANO
CAPPELLO
NATO 1922
ARRESTATO AGO.1944
DEPORTATO
DACHAU
ASSASSINATO
NEUENGAMME
Cappello, Sebastiano Sebastiano Cappello (Sortino, 9 maggio 1922 - Neuengamme, ???), secondo figlio di Ernesto e Sofia Gianninoto. Dalla Sicilia, nel 1939 la famiglia Cappello è a Milano, ma Sebastiano è volontario nella Regia Marina. Non è chiara la motivazione del suo arresto ai primi di agosto 1944, presumibile renitenza alla leva; è inviato al Bolzano ed il 5 ottobre deportato nel Reich destinato al campo di Dachau. Da qui, il 22 ottobre 1944 trasferito a Neuengamme; è incluso in un elenco di prigionieri del 16 gennaio 1945 (fonte: ITS-Bad Arolsen), presenti nel campo di Meppen-Versen. Ignoto il luogo e la data di morte.[80]
26 gennaio 2022 Via Pagano, 36

45°28′13.4″N 9°09′50.34″E / 45.470388°N 9.163983°E45.470388; 9.163983 (Pietra d'inciampo per Edgardo Finzi 1889)
 
QUI ABITAVA
EDGARDO FINZI
NATO 1889
ARRESTATO 22.4.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 6.8.1944
Finzi, Edgardo Edgardo Finzi (Ferrara, 27 gennaio 1889 - Auschwitz, 6 agosto 1944), figlio di Vittorio e Gilda Ascoli. Decorato della Grande Guerra sposerà Giulia Robiati e avrà due figli. Funzionario di banca, lascia volontariamente all'emanazione delle leggi razziali per rilevare una piccola azienda di prodotti chimici per la produzione di vernici. Nel 1938 la famiglia aveva richiesto la discriminazione[81] avendone apparentemente i requisiti poiché la moglie e i figli erano cattolici: solo a loro viene riconosciuta la qualifica, ma non ad Edgardo a cui verrà concessa solo nel 1941, ma presto si dimostrerà inutile. Il 22 aprile 1944 Edgardo e la figlia Fausta probabilmente a causa di una delazione, sono arrestati e tradotti al carcere a San Vittore da dove saranno poi trasferiti nel campo di Fossoli il 27 aprile. Il 2 agosto 1944 Edgardo con il trasporto 72 è deportato ad Auschwitz dove muore il giorno dell’arrivo 6 agosto 1944, non superando la selezione. La figlia Fausta è deportata a Ravensbrück, sopravvive e rientra in Italia il 27 agosto 1945. Sarà testimone della Shoah sino alla sua morte nel 2013.[82]
Piazza Castello, 20

45°28′13.91″N 9°10′55.01″E / 45.47053°N 9.181949°E45.47053; 9.181949 (Pietra d'inciampo per Ettore Barzini)
 
QUI ABITAVA
ETTORE BARZINI
NATO 1911
ARRESTATO 11.12.1943
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 13.3.1945
MELK
Barzini, Ettore Ettore Barzini (Milano, 13 aprile 1911 - Melk, 13 marzo 1945), figlio di Luigi Sr. e Mantica Pesavento, terzo di quattro fratelli. Studia agronomia negli Stati Uniti e lavora in Giamaica e Somalia. Non essendo iscritto al PNF, quando in Somalia la coltivazione delle banane diventa monopolio (1935), viene licenziato. Tornato a Milano, dal 1943 lavora per un’impresa edile specializzata nella messa in sicurezza degli edifici bombardati: in questa attività si distingue guadagnandosi una medaglia al valore civile del Comune di Milano. Entra in contatto con il gruppo di antifascisti di Giustizia e Libertà e stringe amicizia con Leopoldo Gasparotto. Dopo l’8 settembre 1943 intensifica la sua attività di resistente. È arrestato l'11 dicembre 1943 con Gasparotto e rinchiuso a San Vittore[22]. Deportato a Fossoli, quindi Bolzano ed infine il 5 agosto 1944 con il trasporto 73 è deportato a Mauthausen, matr. 82272, trasferito a Gusen e quindi a Melk dove muore il 13 marzo 1945.[83]
1 marzo 2022 Via Cossa, 5

45°28′15.6″N 9°12′14″E / 45.471001°N 9.203888°E45.471001; 9.203888 (Pietra d'inciampo per Ermanno Fontanella)
 
QUI ABITAVA
ERMANNO
FONTANELLA
NATO 1906
ARRESTATO 22.10.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 19.1.1945
Fontanella, Ermanno Ermanno Fontanella (Parma, 12 gennaio 1906 - Auschwitz, 19 gennaio 1945), figlio di Ciro e Jole Tedeschi. Coniugato con Elena Rustici avvocata a Milano. Dopo l’8 settembre 1943 si rifugia a Oltre il Colle in una proprietà di una famiglia di industriali milanesi. In seguito a delazione, viene arrestato dalla Gestapo e da militi fascisti il 22 ottobre 1943 e rinchiuso a San Vittore[22]. Liliana Segre detenuta col padre, ha memoria del loro incontro nel carcere. Trasferito a Fossoli sino allo smantellamento di quel campo, quindi Verona da dove, con il trasporto 72, è deportato ad Auschwitz, giungendovi il 6 agosto 1944. Muore il 19 gennaio 1945 durante l’evacuazione del campo.[84]
Corso Venezia, 39

45°28′14.1″N 9°12′02.46″E / 45.470583°N 9.200684°E45.470583; 9.200684 (Pietra d'inciampo per Wanda Vera Heiman)
 
QUI ABITAVA
WANDA VERA
HEIMAN
NATA 1887
ARRESTATA 31.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Heiman, Wanda Vera Wanda Vera Heiman (Alessandria d'Egitto, 7 luglio 1887 - Auschwitz-Birkenau, ???), figlia Eugenio e Elena Vita, all'età di cinque anni la famiglia si trasferisce a Bologna. Spirito ribelle ed indipendente a 22 anni è a bordo del "Duca degli Abruzzi" diretta a New York registrata all'ingresso come “activist”- non è chiara la motivazione. Aderisce entusiasticamente al fascismo delle origini e per conto de "Il Popolo d'Italia" sarà altre due volte oltre oceano. Ma nel 1933, accusata di essere diventata una “sovversiva antifascista” è al confino politico per sette anni. Nel dicembre 1943 è arrestata a casa, a Milano e tradotta a San Vittore[22] da dove sarà deportata, con il convoglio n. 24, destinata al campo di Auschwitz-Birkenau giungendovi il 6 febbraio 1944. Non se ne seppe più nulla.[85]
23 gennaio 2023 Via Passione, 11

45°27′54.55″N 9°12′06.37″E / 45.465154°N 9.20177°E45.465154; 9.20177 (Pietra d'inciampo di Leo Giro)
 
QUI ABITAVA
LEO GIRO
NATO 1886
ARRESTATO 1.11.1944
DEPORTATO
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 17.2.1945
Giro, Leo Leo Giro (Badia Polesine, 11 aprile 1886 - Flossenbürg, 17 febbraio 1945), laureato in giurisprudenza, alla morte del padre elegge Milano a residenza e luogo di esercizio della professione, che lo porterà a fare la conoscenza dei coniugi Malatesta: Lamberto, docente universitario e la moglie, di famiglia ebrea, Lucia De Benedetti. Il 1º novembre 1944, le SS si introducono con violenza nella sua abitazione dove, dal mese di ottobre, ospita la coppia di amici. Leo e Lucia De Benedetti (il marito è all’università) sono condotti a San Vittore,[22] da dove l’11 novembre l'avvocato Giro è trasferito al lager di Bolzano e quindi deportato a Flossenbürg dove muore il 17 febbraio 1945.[86]
Via della Moscova, 29

45°28′36.35″N 9°11′19.31″E / 45.476765°N 9.188696°E45.476765; 9.188696 (Pietra d'inciampo di Ferdinando De Capitani)
 
QUI ABITAVA
FERDINANDO
DE CAPITANI
NATO 1891
ARRESTATO 2.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 18.7.1944
HARTHEIM
De Capitani, Ferdinando Ferdinando De Capitani (Verona, 1 novembre 1891 - Hartheim, 18 luglio 1944), figlio di Francesco e Anna. Nel 1914, volontario nela Grande Guerra, combatte in Francia. Sposa Regina Rorato. Lavora presso giornali francesi in Egitto, al Cairo, Parigi, poi è archivista alla Pirelli quindi linotipista al Corriere della Sera[87] di Milano. Con l'accusa di aver organizzato lo sciopero dei lavoratori del Corriere della Sera del 1º marzo 1944, è arrestato il giorno successivo e rinchiuso a San Vittore[22] insieme ad altri 5 colleghi del giornale. Il 4 marzo, insieme ad un altro centinaio di prigionieri, è deportato a Mauthausen con uno dei tanti treni della morte partiti dal Binario 21 della Stazione Centrale.[10] Trasferito nel castello di Hartheim, muore il 18 luglio 1944.[88]
Via Crespi,3

45°27′28.58″N 9°10′30.58″E / 45.457938°N 9.175162°E45.457938; 9.175162 (Pietra d'inciampo di Ida Cases, Alma, Aldo, Alberto Valabrega)
 
QUI ABITAVA
IDA
CASES VALABREGA
NATA 1887
ARRESTATA 19.2.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 10.4.1944
Cases Valabrega, Ida Ida Cases Valabrega (Mantova, 28 gennaio 1887 - Auschwitz, 10 aprile 1944), figlia di Israele e Bice Modigliani, va in sposa a Emanuele Valabrega da cui avrà quattro figli. Trasferitasi a Milano, rimane vedova nel 1917. Il figlio Bruno Valabrega si sposa nel 1940. Ida, con i figli Alma, Aldo e Alberto vengono arrestati il 19 febbraio del 1944 e portati a San Vittore,[22] quindi Fossoli, a cui segue la deportazione nel Reich destinati ad Auschwitz. Ida muore il 10 aprile 1944.[89]
 
QUI ABITAVA
ALMA VALABREGA
NATA 1900
ARRESTATA 19.2.1944
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Valabrega, Alma Alma Valabrega (Milano, 19 gennaio 1900 - Auschwitz, ???), arrestata con la madre Ida Cases ed i fratelli Aldo e Alberto il 19 febbraio del 1944, rinchiusi a San Vittore,[22] quindi Fossoli, a cui segue la deportazione nel Reich destinati ad Auschwitz. Ignota la data della sua morte.[90]
 
QUI ABITAVA
ALDO VALABREGA
NATO 1900
ARRESTATO 19.2.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Valabrega, Aldo Aldo Valabrega (Milano, 22 dicembre 1900 - Auschwitz, ???), arrestato con la madre Ida Cases ed i fratelli Alma e Alberto il 19 febbraio del 1944, rinchiusi a San Vittore,[22] quindi Fossoli, a cui segue la deportazione nel Reich destinati ad Auschwitz. Ignota la data della sua morte.[91]
 
QUI ABITAVA
ALBERTO VALABREGA
NATO 1915
ARRESTATO 19.2.1944
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Valabrega, Alberto Alberto Valabrega (Milano, 21 aprile 1915 - Auschwitz, ???), arrestato con la madre Ida Cases ed i fratelli Alma e Aldo il 19 febbraio del 1944, rinchiusi a San Vittore,[22] quindi Fossoli, a cui segue la deportazione nel Reich destinati ad Auschwitz. Ignota la data della sua morte.[92]
25 gennaio 2024 Via Ariosto, 3

45°28′06.86″N 9°09′54.74″E / 45.468572°N 9.165206°E45.468572; 9.165206 (Pietra d'inciampo per Guglielmo Levi)
 
QUI ABITAVA
GUGLIELMO LEVI
NATO 1910
ARRESTATO 26.10.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Levi, Guglielmo Guglielmo Levi (Milano, 19 dicembre 1910 - Auschwitz, ???), figlio di Giuseppe e Speranza Johanan, famiglia di origine ebraica, fu uno dei primi portieri dell’Hockey Club Milano. In seguito all'emanazione delle Leggi razziali fasciste del 1938, e le persecuzioni conseguenti, scappa con i famigliari riparando nel 1942 a Moltrasio, dove però è arrestato il 26 ottobre 1943. Carcere a San Vittore[22], quindi Fossoli da dove è deportato nel Reich destinato ad Auschwitz ed infine Gross-Rosen. Non sopravvive alla Shoah.[93][94]
Via Mascheroni, 8

45°28′08.19″N 9°10′01.76″E / 45.468942°N 9.167155°E45.468942; 9.167155 (Pietra d'inciampo per Emilia Raffael, Wanda Labi, Vittorino De Semo)
 
QUI ABITAVA
EMILIA RAFFAEL
NATA 1874
ARRESTATA 6.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 6.2.1944
Raffael, Emilia Emilia Raffael (Corfù, 27 dicembre 1874- Auschwitz, 6.2.1944), figlia di Salvatore e Dora Belleli. Arrestata a Porto Ceresio il 3 dicembre 1943 insieme alla figlia Wanda Labi ed al genero Vittorino De Semo; dal carcere di Varese è tradotta al carcere di San Vittore, quindi deportata ad Auschwitz con uno dei primi, cosidetti Treni della morte, partito dal Binario 21 della stazione centrale[10] di Milano e giunto a destinazione il 6 febbraio 1944. Assassinata all'arrivo al campo.[95]
 
QUI ABITAVA
WANDA LABI
NATA 1904
ARRESTATA 6.12.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA
Labi, Wanda Wanda Labi (Tripoli, 26 agosto 1904 - Auschwitz, ???), figlia di Enrico e Emilia Raffael, coniuge di Vittorino De Semo. Arrestata a Porto Ceresio il 3 dicembre 1943 col coniuge Vittorino De Semo e la madre Emilia Raffael; dal carcere di Varese è tradotta al carcere di San Vittore[22], quindi deportata ad Auschwitz con uno dei primi cosidetti Treni della morte, partito dal Binario 21 della stazione centrale[10] di Milano e giunto a destinazione il 6 febbraio 1944. Non è sopravvissuta alla Shoah.[96]
 
QUI ABITAVA
VITTORINO DE SEMO
NATO 1900
ARRESTATO 6.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
De Semo, Vittorino Vittorino De Semo (Mansura, 21 febbraio 1910 - Auschwitz, ???), figlio di Giacomo e Sofia Belleli, coniuge di Wanda Labi. Subisce l'arresto unitamente alla moglie e suocera. Con loro tradotto al carcere di San Vittore[22], quindi Fossoli da dove è deportato nel Reich destinato ad Auschwitz. Come i familiari non sopravvive alla Shoah.[97]
Foro Buonaparte, 18

45°28′12.66″N 9°11′01.91″E / 45.470184°N 9.183865°E45.470184; 9.183865 (Pietra d'inciampo per Enrico Ravenna)
 
QUI ABITAVA
ENRICO RAVENNA
NATO 1889
ARRESTATO 12.12.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO
Ravenna, Enrico Enrico Ravenna (Mantova, 4 novembre 1889 - Auschwitz, ???), figlio di Giuseppe e Emilia Norsa, di religione ebraica, in seguito all'occupazione nazista del nord italia, tenta di raggiungere il meridione, ma si trova bloccato a Roma dove si nasconde per sfuggire le retate nazifasciste, ma è catturato nel dicembre '43. Trasferito nel campo di Fossoli, a cui segue la deportazione ad Auschwitz dove giunge il 6 agosto 1944. Non sopravvive alla Shoah.[98]
Via Gesù, 4

45°28′09.13″N 9°11′41.39″E / 45.469202°N 9.194831°E45.469202; 9.194831 (Pietra d'inciampo per Mario De Benedetti, Theresia Herz)
 
QUI ABITAVA
MARIO DE BENEDETTI
NATO 1892
ARRESTATO 23.11.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 7.4.1945
GUSEN
De Benedetti, Mario Mario De Benedetti (Mantova, 7 aprile 1892 - Mauthausen, 7 aprile 1945), figlio di Emanuele e Corinna Finzi, coniuge di Theresia Herz. Pneumologo, allontanato dall'attività fin dal 1938 in conseguenza delle Leggi razziali fasciste, nel novembre 1943 tenta di espatriare, con tutta sua famiglia, madre, sorella, moglie ed il figlio di 8 anni, verso la Svizzera con ma sono fermati al confine. Mario e la moglie vengono arrestati a Tirano, incarcerati prima a Sondrio, quindi San Vittore[22] e poi Fossoli ed infine deportati nel Reich destinati ad Auschwitz dove giungono il 10 aprile 1944. La moglie muore già a luglio, mentre Mario si prodiga per assistere, di nascosto alle SS, gli internati del campo. Muore probabilmente nel corso di una "marcia della morte".[99]
 
QUI ABITAVA
THERESIA HERZ
NATA 1900
ARRESTATA 23.11.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 17.7.1944
Herz, Theresia Theresia Herz (Il Cairo, 6 febbraio 1900 - Auschwitz, 17 luglio 1944), figlia di Max e Lina Perla Colornie, moglie di Mario De Benedetti, condivide il tragico destino del marito: al fallito il tentetivo di espatrio, segue il carcere prima a Sondrio, quindi San Vittore[22] e poi Fossoli a cui segue la deportazione ad Auschwitz dove muore il 17 luglio 1944.[100]
Via Pinamonte da Vimercate, 11

45°28′46.31″N 9°10′57.52″E / 45.47953°N 9.182645°E45.47953; 9.182645 (Pietra d'inciampo per Dionigi Parietti)
 
QUI ABITAVA
DIONIGI PARIETTI
NATO 1905
ARRESTATO 2.3.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
DECEDUTO 9.5.1945
EBENSEE
Parietti, Dionigi Dionigi Parietti (Bosco Valtravaglia, 4 dicembre 1905 - Ebensee, 9 giugno 1945), padre di tre figli, dipendente del Corriere della Sera dal 1942, arrestato il 2 marzo 1944 in conseguenza dello scipero generale del giorno prima. Dal carcere di San Vittore[22] al Binario 21 per la deportazione nel Reich con destinazione Mauthausen, quindi Ebensee dove muore il 9 giugno 1945..[101]
Via Mozart, 2

45°28′05.66″N 9°12′00.77″E / 45.468238°N 9.200214°E45.468238; 9.200214 (Pietra d'inciampo per Lucia De Benedetti)
 
QUI ABITAVA
LUCIA DE BENEDETTI
NATA 1911
ARRESTATA 1.11.1944
DEPORTATA
RAVENSBRÜCK
ASSASSINATA 20.3.1945
De Benedetti, Lucia Lucia De Benedetti (Milano, 10 aprile 1911 - Ravensbrück, 20 marzo 1945), figlia di Israele Augusto e Berta Zamorani, famiglia di origine ebraica, moglie del professor Lamberto Malatesta. La coppia riceve ospitalità e rifugio in casa ddell'avvocato Leo Giro, che non ripudia la loro amicizia pur essendo egli fascista. Il 1° novembre 1944 le SS irrompono nello studio dell'avvocato arrestandolo insieme a Lucia; sfugge all'arresto il marito impegnato in Univesità. Imprigionata a San Vittore[22] quindi Bolzano a cui segue l'internamento nel campo di Ravensbrück, dove giunge il 20 dicembre 1944. Muore al campo il 20 marzo 1945. [102]
Via Orti, 16

45°27′17.11″N 9°12′05.36″E / 45.454753°N 9.201488°E45.454753; 9.201488 (Pietra d'inciampo per Umberto Tonoli)
 
QUI ABITAVA
UMBERTO TONOLI
NATO 1900
ARRESTATO 9.6.1944
DEPORTATO
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 1.3.1945
GUSEN
Tonoli, Umberto Umberto Tonoli (Calvisano, 10 novembre 1900 - Gusen, 1 febbraio 1945), figlio di Francesco e Rachele Zanini, operaio, celibe, partigiano attivo nella Brigata Matteotti operante a Milano. Arrestato in seguito a delazione, il 10 giugno 1944 è incarcerato a San Vittore[22] a cui segue trasferimento a Bolzano e da qui il 5 settembre la deportazione nel Reich con destinazione Flossenbürg, poi Mauthausen. Muore il 1 marzo 1945 a Gusen.[103]

Note modifica

  1. ^ Biografie breve di Banfi
  2. ^ Sulla posa della pietra d'inciampo, consultato il 23 giugno 2018
  3. ^ Informazione sul Studio BBPR
  4. ^ Gian Luigi Banfi, su pietredinciampo.eu.
  5. ^ a b Überlingen-Aufkirch, il sottocampo di Dachau, su deportatibrescia.it. URL consultato il 2 marzo 2023.
  6. ^ a b A Milano il 19 gennaio la posa della prima pietra d'inciampo della città, in corso Magenta davanti a casa Segre, Mosaico, 19 gennaio 2017
  7. ^ a b c A.N.P.I.: Pietre d'inciampo - Varzi, consultato il 5 giugno 2018
  8. ^ Melchiorre De Giuli, su pietredinciampo.eu.
  9. ^ Liliana Picciotto, Il libro della memoria, Milano, Mursia, 2001.
  10. ^ a b c d e f g Stazione Centrale di Milano, su mi4345.it. URL consultato il 30giugno 2023.
  11. ^ CDEC: Segre, Alberto, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 29 luglio 2017.
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  13. ^ Alberto Segre, su pietredinciampo.eu.
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  15. ^ Chi era costui?: Scheda Romeo Locatelli (Omero), consultato il 2 giugno 2018
  16. ^ le Pietre d'Inciampo: Romeo Locatelli: i documenti Archiviato il 12 giugno 2018 in Internet Archive., con due fotografie, consultato il 2 giugno 2018
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  19. ^ http://www.anpi.it/donne-e-uomini/1369/ottaviano-pieraccini
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  21. ^ Valcarenghi, Aldo Valcarenghi. La ricerca della libertà, Unicopli, 2016, ISBN 9788840018836.
  22. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al Carcere di San Vittore, su mi4345.it. URL consultato il 30 giugno 2023.
  23. ^ Chi era costui?: Scheda Antonio De Giorgi, consultato il 7 giugno 2018
  24. ^ Antonio De Giorgi, su pietredinciampo.eu.
  25. ^ Comune di Milano: 15. Alessandro MONETA Archiviato il 6 febbraio 2021 in Internet Archive., consultato il 4 novembre 2018
  26. ^ Chi era costui?: Alessandro Moneta, consultato il 4 novembre 2018
  27. ^ Alessandro Moneta, su pietredinciampo.eu.
  28. ^ Katharina Kniefacz, Herbert Posch: Otto Popper1915 - 1944, Room of Names, The Deceased of KZ Mauthausen, consultato il 1 giugno 2018
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  32. ^ a b Marco Steiner (a cura di), PIETRE D'INCIAMPO - MILANO 2017 / 2018 (PDF), su mediagallery.comune.milano.it, Comune di Milano. URL consultato il 16 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2018).
  33. ^ Böhm Luzzatto, su pietredinciampo.eu.
  34. ^ a b c d Carlo Galante: [Perseguitati perché ebrei. La triste storia dei Reinach.], consultato il 7 giugno 2018
  35. ^ Centro di documentazione ebraica contemporanea: De Benedetti, Ugo, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 15 ottobre 2018. (con un ritratto fotografico)
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  37. ^ CLAIMS RESOLUTION TRIBUNAL: In re Holocaust Victim Assets Litigation Case No. CV96-4849, consultato il 7 giugno 2018
  38. ^ Find a Grave: Pierro de Benedetti, consultato il 15 ottobre 2018 (con un ritratto fotografico del ragazzo)
  39. ^ Centro di documentazione ebraica contemporanea: De Benedetti, Piero, su digital-library.cdec.it. URL consultato il 15 ottobre 2018. (con un ritratto fotografico del piccolo ragazzo)
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  42. ^ a b Comune di Milano: 9. Cesare FANO, Silvia USIGLI FANO Archiviato il 6 febbraio 2021 in Internet Archive., consultato il 3 novembre 2018
  43. ^ Cesare Fano, su pietredinciampo.eu.
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  49. ^ https://www.arsonsisi.com/company/100-anni-di-eccellenza-italiana/
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  73. ^ Edoardo Orefice, su pietredinciampo.eu.
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