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Dinastia tolemaica
StatoEgitto tolemaico,
Macedonia,
Cirene,
Cipro,
Mauretania
TitoliFaraone,
Re di Macedonia,
Re di Cirene,
Re di Cipro,
Re di Mauretania
FondatoreTolomeo I
Ultimo sovrano
Attuale capoestinta
Data di fondazione305 a.C.
Data di estinzione
EtniaGreco-macedone

La dinastia tolemaica (in greco antico: Πτολεμαῖοι?, Ptolemaioi) è stata una dinastia ellenistica che governò il Regno d'Egitto dal 305 a.C. al 30 a.C., cioè dall'assunzione della corona da parte di Tolomeo I Sotere fino alla conquista romana e alla morte dell'ultima regina tolemaica, Cleopatra. Rami collaterali della famiglia regnarono anche in Macedonia, Cirenaica e Cipro, mentre un ramo di discendenza femminile governò nel Regno di Mauretania fino al 40. L'eponimo fu Tolomeo I, ma la famiglia è conosciuta anche con il nome di dinastia lagide (in greco antico: Λαγίδαι?, Lagídai), dal nome del padre di Tolomeo I, Lago.

Storia modifica

Origini modifica

Il capostipite della dinastia fu Lago, un generale macedone di origini modeste, la cui vita è in gran parte sconosciuta.[1] Questi sposò Arsinoe di Macedonia, figlia di un certo Meleagro, membro della dinastia argeade e parente del re Filippo II di Macedonia; Arsinoe poteva vantare discendenza diretta da Aminta I di Macedonia e, secondo la tradizione, dai mitologici Temeno ed Eracle e dal dio Dioniso.[2][N 1] La coppia ebbe due figli, Menelao[N 2] e Tolomeo, il quale viene indicato dalle fonti antiche come proveniente dalla regione dell'Eordia.[3]

 
Tolomeo I in basalto (British Museum, Londra)

In epoca classica era tuttavia largamente in circolazione una leggenda secondo cui Tolomeo fosse in realtà figlio di Filippo II, che avrebbe poi dato in sposa Arsinoe a Lago prima del parto; sebbene non sia del tutto implausibile, tale ricostruzione degli eventi è oggi considerata dagli storici una finzione.[4] Dal punto di vista cronologico, infatti, la storia non sembra realistica: Tolomeo nacque tra il 369 e il 367 a.C., mentre la data di nascita di Filippo II è da collocarsi nel 383/382; vi sarebbe quindi tra i due solamente una differenza tra i 16 e i 13 anni e, in ogni caso, al tempo Filippo non era certamente ancora re.[5] Anche le fonti antiche che riportano tale narrazione, comunque, non sono univoche: Pausania il Periegeta esprime apertamente delle riserve in proposito, Plutarco parla di origini "dubbie", mentre Curzio Rufo presenta passaggi contraddittori in merito.[6] L'origine stessa della leggenda è incerta: essa era assente nelle narrazioni antiche più vicine ai tempi di Tolomeo I, ma apparve con più frequenza in seguito; un'ipotesi di fonte originaria riconosciuta da una parte della storiografia è Timagene (I secolo a.C.).[7] I motivi della nascita di tale mito sono anch'essi non chiari, ma sono probabilmente legati al tentativo di riconoscimento di una maggiore nobiltà di sangue da parte della dinastia.[8]

Per quanto riguarda i nomi dinastici utilizzati dalla famiglia, non vi è certezza della loro origine; secondo la tradizione macedone, sarebbe stato infatti comune che i figli della coppia adottassero i nomi della famiglia di Arsinoe, più importante di quella di Lago.[9] Ciononostante, i nomi Meleagro e Arsinoe, ad esempio, furono utilizzati solo a partire dalla generazione successiva, quella dei figli di Tolomeo.[9] I nomi Tolomeo e Menelao, invece, erano abbastanza comuni nella nobiltà macedone del periodo e non è da escludere che provenissero anche dalla famiglia di Lago, di cui però non si conoscono altri membri.[10] È inoltre plausibile che Tolomeo fosse stato chiamato così in onore di Tolomeo di Aloro, re di Macedonia tra il 369 e il 365 a.C., cioè gli anni in cui è collocata proprio la nascita di Tolomeo.[11]

I Tolomei in età ellenistica modifica

Tolomeo fu uno dei somatophýlakes di Alessandro Magno e lo seguì nella creazione dell'Impero macedone; alla morte del sovrano, Tolomeo combatté nelle guerre dei diadochi contro gli altri generali macedoni e riuscì a diventare stabilmente sovrano del Regno d'Egitto dal 305 a.C. Da quel momento, la storia della dinastia coincise in maniera maggioritaria con la storia dello Stato tolemaico, il più duraturo dei regni ellenistici, fino alla morte di Cleopatra e la conquista dell'Egitto nel 30 a.C. da parte di Ottaviano, in seguito diventato primo imperatore romano.

 
Moneta aurea del valore di otto dracme, rappresentante Tolomeo II e Arsinoe II

Per quanto riguarda aspetti legati strettamente all'ambito familiare, importante per la dinastia fu l'adozione del costume dell'incesto dinastico, praticato frequentemente nell'antico Egitto, ma sconosciuto al mondo greco-macedone. La prima unione intrafamiliare fu quella tra Tolomeo Cerauno e Arsinoe II, fratellastri, mentre la prima unione tra fratelli fu tra la stessa Arsinoe II e Tolomeo II, che per questo assunsero entrambi l'epiteto "Filadelfo" (in greco antico: Φιλάδελφος?, philádelphos, "amante del fratello"). Da quel momento le unioni incestuose furono praticate in maniera quasi costante, anche tra diverse generazioni della famiglia, fino ai matrimoni di Cleopatra con i suoi due fratelli minori, Tolomeo XIII e Tolomeo XIV.

La visione ellenica dell'incesto era di rifiuto netto, in quanto tale pratica veniva considerata come un offesa verso gli dei e gli uomini. Tuttavia, il fatto che una famiglia reale così potente praticasse tale tipo di unione, andando contro il tabù dell'incesto, non era necessariamente contrario alla visione greco-macedone, dal momento che ciò che era proibito agli uomini comuni poteva essere messo in pratica da persone di più elevato rango. Inoltre, non vi è alcuna prova che all'interno della famiglia si fosse sviluppato quello che oggi è chiamato effetto Westermarck, cioè la mancanza di attrazione sessuale tra persone che hanno condiviso l'infanzia, dal momento che quasi tutte le coppie incestuose ebbero figli.[N 3]

Estinzione modifica

Alla caduta del regno tolemaico d'Egitto gli unici membri viventi della dinastia, in linea materna, erano i figli di Cleopatra e Marco Antonio: due gemelli, Alessandro Elio e Cleopatra Selene, e il minore, Tolomeo Filadelfo. Tutti e tre furono condotti a Roma e allevati da Ottavia minore, sorella di Augusto. I due maschi, comunque, morirono con tutta probabilità tra il 29 e il 25 a.C., mentre Cleopatra Selene fu data in sposa a Giuba II, re di Mauretania, tra il 25 e il 20 a.C. La discendenza da questa unione non è del tutto chiara e le ricostruzioni storiografiche in merito non sono certe. Selene e Giuba furono sicuramente i genitori di Tolomeo di Mauretania, che diventò re di Mauretania dopo il padre, e, probabilmente, anche altri figli, i cui nomi sono però sconosciuti. Tolomeo sposò probabilmente Giulia Urania, forse membro della famiglia reale di Emesa, e da lei sembra che abbia avuto Drusilla di Mauretania, con abbastanza certezza moglie di Marco Antonio Felice e Gaio Giulio Soaemo, anch'egli appartenente alla dinastia di Emesa.

Ulteriori discendenti della dinastia non sono conosciuti. Tuttavia, Zenobia, autoproclamatasi regina di Palmira nel III secolo, reclamò una discendenza da Cleopatra; la veridicità di tale ipotesi è completamente rigettata da alcuni storici, mentre altri credono almeno nella sua plausibilità, dato il legame dei discendenti di Cleopatra con la città di Emesa, in Medio Oriente. Zenobia fu poi portata a Roma, dove si sposò ed ebbe figli, che potrebbero essere quindi considerati discendenti della dinastia tolemaica, se il legame tra la regina di Palmira e la dinastia ellenistica egizia fosse attestato.

Simboli e legami religiosi modifica

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Salute e aspetto fisico modifica

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Sovrani tolemaici modifica

I sovrani della dinastia tolemaica che regnarono in Egitto, singolarmente o congiuntamente, furono:

Alcuni membri della dinastia regnarono come sovrani anche al di fuori dell'Egitto; essi furono:

Tavole genealogiche modifica

Legenda

     Sovrani tolemaici regnanti in Egitto

     Sovrani tolemaici regnanti al di fuori dell'Egitto

Fino a Tolomeo III modifica

Da Tolomeo III a Tolomeo VIII modifica

Da Tolomeo VIII a Cleopatra modifica

Annotazioni
  1. ^ a b c d e Cleopatra V Selene fu sposata con Tolomeo IX Sotere Latiro, Antioco VIII Epifane Gripo, Antioco IX Eusebe Ciziceno e Antioco X Eusebe Filopatore
  2. ^ a b c I genitori di Cleopatra Berenice erano Cleopatra IV e Tolomeo IX Sotere Latiro

Da Cleopatra modifica

Note modifica

Esplicative modifica

  1. ^ È accettato dalla storiografia contemporanea che Meleagro, il padre di Arsinoe, fosse figlio di Balacro, figlio di Aminta, figlio di Alessandro I di Macedonia (van Oppen de Ruiter 2013, p. 81).
  2. ^ In realtà nessuna fonte attesta direttamente Menelao come figlio di Arsinoe, ma solo figlio di Lago e fratello di Tolomeo; alcuni storici assumono quindi che egli fosse anche figlio di Arsinoe (van Oppen de Ruiter 2013, p. 81).
  3. ^ Le coppie che non ebbero figli furono: quella tra Arsinoe II e Tolomeo II, che comunque si sposarono in tarda età e il cui matrimonio era più di tipo rituale; quelle tra Cleopatra e i fratelli minori, ancora molto giovani al tempo del matrimonio; quella tra Tolomeo XI e Cleopatra Berenice, la quale fu fatta uccidere dal marito pochi giorni dopo il matrimonio (Ager 2006, p. 172).

Riferimenti modifica

  1. ^ van Oppen de Ruiter 2013, pp. 80-81.
  2. ^ Teofilo di Antiochia, II, 7; van Oppen de Ruiter 2013, p. 81.
  3. ^ Arriano, VI, 28.4; van Oppen de Ruiter 2013, p. 81.
  4. ^ Curzio Rufo, IX, 8.22; Pausania, I, 6.2; van Oppen de Ruiter 2013, pp. 83-99.
  5. ^ van Oppen de Ruiter 2013, p. 85.
  6. ^ Pausania, I, 6.2; Plutarco, MoraliaDe cohibenda ira, 9; van Oppen de Ruiter 2013, pp. 85-86.
  7. ^ van Oppen de Ruiter 2013, pp. 97-98.
  8. ^ van Oppen de Ruiter 2013, pp. 91-97.
  9. ^ a b van Oppen de Ruiter 2013, p. 82.
  10. ^ Plutarco, MoraliaDe cohibenda ira, 9; van Oppen de Ruiter 2013, p. 82.
  11. ^ van Oppen de Ruiter 2013, pp. 82-83.

Bibliografia modifica

Fonti primarie
Fonti storiografiche moderne
  • (EN) Sheila L. Ager, The Power of Excess: Royal Incest and the Ptolemaic Dynasty, in Anthropologica, vol. 48, n. 2, 2006, pp. 165-186.
  • (EN) Branko F. van Oppen de Ruiter, Lagus and Arsinoe: an exploration of legendary royal bastardy, in Historia: Zeitschrift für Alte Geschichte, vol. 62, n. 1, 2013, pp. 80-107.

Collegamenti esterni modifica