Alessandro Farnese il Giovane

cardinale italiano
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Alessandro Farnese il Giovane (Valentano, 27 settembre 1520Roma, 2 marzo 1589) è stato un cardinale italiano.

Alessandro Farnese il Giovane
cardinale di Santa Romana Chiesa
Ritratto del cardinale Alessandro Farnese, olio su tela di Tiziano (1545-1546), Napoli, Museo nazionale di Capodimonte
 
Incarichi ricoperti
 
Nato7 ottobre 1520 a Valentano
Nominato vescovo1º gennaio 1534 da papa Clemente VII
Consacrato vescovoin data sconosciuta
Elevato arcivescovo14 gennaio 1568 da papa Pio V
Creato cardinale18 dicembre 1534 da papa Paolo III
Deceduto2 marzo 1589 (68 anni) a Roma
 

Passato alla storia con l'appellativo di "Gran Cardinale", fu un uomo colto e un grande mecenate.

Giovinezza modifica

Alessandro, secondogenito dei i cinque figli di Pier Luigi Farnese e Gerolama Orsini di Pitigliano, nacque nel castello di Valentano. La famiglia lo destinò immediatamente alla carriera ecclesiastica. Alessandro iniziò i suoi studi a Parma e, in seguito, si trasferì presso il collegio "Ancarano" di Bologna, dove fu mandato insieme al fratello Ottavio per apprendere le materie letterarie, giuridiche e teologiche.

Cardinale modifica

 
Papa Paolo III con il cardinal nipote Alessandro Farnese (a sinistra) e l'altro nipote, Ottavio Farnese, duca di Parma (a destra), nel celebre dipinto di Tiziano

Il 18 dicembre 1534, a soli quattordici anni, fu creato cardinale dal nonno Paolo III, da poco asceso al soglio di Pietro, insieme al cugino sedicenne Guidascanio Sforza, figlio di Costanza Farnese, sorella di Pier Luigi, e del conte Bosio II Sforza di Santa Fiora. Il giovane Alessandro ricevette la berretta rossa dalle mani del cardinale Del Monte, il futuro Giulio III. Dopo la nomina cardinalizia il papa gli volle assegnare come precettore Marcello Cervini, un giovane prete che si insediò a Palazzo Farnese. Fino alla nomina del cardinale Nicolò Caetani di Sermoneta è stato il porporato italiano più giovane.

Nell'agosto del 1535, in seguito alla morte del cardinale Ippolito de' Medici, Alessandro fu nominato Vicecancelliere della Chiesa, succedendo nella carica e in tutti i benefici al deceduto. Senza cessare di appartenere all'ordine dei cardinali diaconi, cambiò il proprio titolo da Sant'Angelo in Foro Piscium a quello di San Lorenzo in Damaso. Dopo questa promozione, il papa affiancò a Marcello Cervini Bernardino Maffei, un poeta e collezionista di medaglie, delle quali si serviva per le sue lezioni di storia.

In questo periodo ebbe un contrasto con Carlo V, per l'affidamento della diocesi di Jaén, assegnatagli alla morte del cardinale Esteban Gabriel Merino, arcivescovo di Bari e protetto dell'Imperatore, che avrebbe preferito un suo candidato. La contesa durò fino al 1536, quando Alessandro scambiò il vescovado di Jaén con quello di Monreale, la cui rendita valeva 15.000 scudi l'anno. Le sue rendite, dieci anni dopo, erano stimate in 60.000 scudi. Nel 1538 lavorò quale "cardinal nipote" presso la segreteria di Paolo III, coadiuvato prima da Marcello Cervini, suo segretario, e poi da Niccolò Ardinghelli, Girolamo Dandini e Bernardino Maffei.

Si occupò della lega antiturca e coordinò la preparazione del viaggio di Paolo III a Nizza, per cercare di ricomporre la guerra tra l'imperatore Carlo V ed il re di Francia Francesco I, arrivando addirittura a proporre, nel giugno 1539, un matrimonio tra l'imperatore, da poco rimasto vedovo, e Margherita, figlia del re di Francia.

Finché Paolo III rimase in vita, seguì sempre con molto interesse la politica vaticana, soprattutto la questione luterana, anche se non ebbe mai un'autonomia decisionale. Nel 1546, insieme al fratello Ottavio, partecipava, come legato pontificio presso Carlo V, alle guerre smalcaldiche.

Crisi a Parma modifica

Ducato di Parma e Piacenza
Farnese
 

Pier Luigi
Figli
Ottavio
Figli
Alessandro
Ranuccio I
Figli
Odoardo I
Ranuccio II
Nipoti
Francesco
Antonio

Dopo l'uccisione del padre, Pier Luigi, si aprì la questione del ducato di Parma, che Paolo III voleva tornasse alla Chiesa per evitare che Carlo V se lo arrogasse, ma il nipote Ottavio lottò duramente per i suoi diritti. Fu un duro colpo per il papa ottantunenne, che si dovette allettare. Alessandro, credendo ad una fine imminente, adottò le misure che consigliavano le circostanze. Fece chiudere le porte di Roma in modo da avere il monopolio sulle informazioni che uscivano dalla città e fece ingiungere al legato pontificio a Parma di consegnare la città ad Ottavio.

Camillo Orsini, comandante della piazza di Parma per conto del papa, venendo a sapere della vacanza rispose che aveva ricevuto Parma da un papa e l'avrebbe lasciata solo dietro ordine di un altro papa, ordine che venne impartito da Giulio III come ringraziamento dell'aiuto ricevuto in conclave. Il nuovo pontefice assegnò al duca anche 2.000 scudi l'anno come corrispettivo per il suo incarico di Gonfaloniere. Però Piacenza e tutto il territorio del ducato fino al fiume Taro rimasero nelle mani dell'imperatore Carlo V e solo nel 1556, con l'accordo stipulato a Gand, il duca Ottavio li riebbe da Filippo II di Spagna, succeduto al padre Carlo sul trono di Spagna e di Milano.

Nel 1551 Alessandro fu inviato da Giulio III presso il fratello Ottavio con l'incarico di convincerlo a restituire il suo ducato. Ma Alessandro decise di disubbidire al papa e, per restare fuori portata, si rifugiò a Palazzo Vecchio di Firenze, presso Cosimo de' Medici, rimanendo lontano dalla corte papale per più di un anno. Il papa, furioso per la disobbedienza dei Farnese, fece sequestrare la Diocesi di Monreale ed i mobili di Palazzo Farnese, che vennero venduti per 30.000 scudi. L'8 giugno di quell'anno Giulio III dichiarò guerra ai recalcitranti. Le operazioni militari andarono male e così gli ordini del papa si trasformarono in riappacificazione con il figliol prodigo e restituzione di tutti i beni ai Farnese. Alessandro fece ritorno a Roma nel giugno 1552.

Francia e ritorno modifica

 
Ritratto del cardinale Farnese, olio su tela di Scipione Pulzone (1579), Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini

Dopo questo episodio, il cardinale si recò alla corte di Enrico II di Francia. Qui ricevette il vescovado di Grenoble e la promessa di altri benefici vacanti, fino al raggiungimento della rendita di 40.000 scudi. Durante la sua permanenza fu alloggiato in un appartamento nel Castello di Saint-Germain-en-Laye. Per sdebitarsi del trattamento di favore che riceveva a corte Alessandro concesse agli ambasciatori del re presso la Santa Sede le case che la famiglia possedeva a Roma. Ritornò in Italia, dietro insistenza del papa, nell'estate del 1554.

Fu proprio al rientro dalla Francia che Alessandro ebbe il momento di maggior disponibilità finanziaria, grazie alle numerose entrate provenienti dalle varie diocesi di cui era investito. Nel 1556 la sua vita fu allietata dalla nascita della figlia Clelia, avuta forse dalla duchessa francese Claude De Beaune. L'infante venne affidata alla zia Vittoria Farnese, duchessa di Urbino, dove fu educata insieme alla cugina Lavinia della Rovere. Negli anni sessanta, a Roma, fece amicizia col celebre medico Girolamo Mercuriale, che Alessandro Farnese ospitò e che proprio in casa sua pare aver composto il suo famoso De arte gymnastica.

Nel 1568 fece costruire la chiesa del Gesù, iniziata sotto la direzione di Jacopo Barozzi detto il Vignola, e terminata da Giacomo Della Porta, che divenne architetto capo dopo la morte del Vignola stesso. Nel 1570 Clelia si sposò con Giovan Giorgio Cesarini, da cui ebbe un figlio, Giuliano. Alessandro le fece sposare in seconde nozze Marco Pio di Savoia. Il matrimonio venne celebrato a Caprarola il 2 agosto 1587.

Nel 1564, su progetto del Vignola, fece realizzare gli Horti Farnesiani, autentici giardini delle meraviglie sorti sulle rovine del Palatino, dove alle rovine della Roma imperiale si aggiungevano voliere, prati, boschetti e sentieri. In quel luogo erano soliti riunirsi i membri dell'Accademia della Virtù, fondata da Claudio Tolomei. Nel 1574 pose mano al completamento della parte posteriore di Palazzo Farnese, divenuto più un museo che un'abitazione, poiché vi erano conservate tutte le collezioni d'arte di famiglia.

Nel 1575 Alessandro fece portare a termine quello che si può considerare un capolavoro del Rinascimento: Palazzo Farnese di Caprarola. Il cardinale, amante della campagna, volle questa splendida villa per potersi ritirare con gli amici vicino a Roma, senza dover raggiungere Gradoli o Capodimonte nel ducato di Castro. In questa residenza lavorarono artisti del calibro del Vignola, che succedette ad Antonio da Sangallo il Giovane, autore del progetto originario, i pittori Taddeo e Federico Zuccari, Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, Giovanni De Vecchi, Raffaellino da Reggio e Antonio Tempesta.

Nel 1579, infine, acquistò la Farnesina, la residenza fatta progettare nel 1508 da Agostino Chigi, il maggior banchiere italiano dell'epoca. La villa era ornata da dipinti di Raffaello, del Sodoma, di Giulio Romano e di Sebastiano del Piombo. Tra il 1582 e il 1584 fece costruire la chiesa di Santa Maria Scala Coeli, presso l'Abbazia delle Tre Fontane, progettata da Giacomo della Porta. La ricchezza che Alessandro aveva accumulato, grazie alle rendite legate ai numerosi titoli connessi al suo cardinalato, gli permise di commissionare ai più grandi artisti dell'epoca, opere architettoniche, miniature, gioielli e affreschi.

Si fece ritrarre da Tiziano e fu un grande collezionista di monete antiche e gioielli. Diventò amico del famoso miniaturista Giulio Clovio, che realizzò il "Libro d'ore Farnese" (compendio di testi devozionali) e il "Lezionario Townely" (di analogo contenuto). Persino Giorgio Vasari lavorò per lui, realizzando nel palazzo della Cancelleria di Roma, un ciclo di affreschi celebrativi su Paolo III. "Le Vite" del Vasari furono proprio scritte su suggerimento del cardinale e dei suoi amici Paolo Giovio, Annibale Caro, Francesco Maria Molza e Romolo Quirino Amaseo.

In virtù del suo legame con i Gesuiti, e per la sua ambizione di essere eletto Papa, costruì e restaurò molti edifici religiosi. Fece ristrutturare dal Vignola la basilica di San Lorenzo in Damaso, commissionando gli affreschi della navata a Giovanni De Vecchi, Niccolò Circignani e al Cavalier d'Arpino. La pala d'altare fu eseguita da Taddeo e Federico Zuccari. Restaurò e fece affrescare la Cattedrale di Monreale, l'Abbazia di Grottaferrata, e quella di Farfa.

Morte del Gran Cardinale modifica

Il 28 febbraio 1589 fu colpito da un ictus e morì. Il 2 marzo, in esecuzione delle sue volontà testamentarie, venne tumulato nella chiesa del Gesù. Al suo funerale erano presenti 42 cardinali.

Discendenza modifica

Da una donna, la cui identità «è avvolta nel più impenetrabile silenzio»[1] (forse Claude de Beaune de Samblançay,[2] forse una lavandaia romana[3]), ebbe una figlia illegittima:

Ascendenza modifica

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Pier Luigi Farnese Seniore Ranuccio Farnese il Vecchio  
 
Agnese Monaldeschi  
Papa Paolo III  
Giovanna Caetani di Sermoneta Onorato Caetani  
 
Caterina Orsini  
Pier Luigi Farnese  
Rufino Ruffini  
 
 
Silvia Ruffini  
Giovannella Caetani  
 
 
Alessandro Farnese  
Niccolò Orsini Aldobrandino II Orsini  
 
Bartolomea Orsini  
Ludovico Orsini  
Elena Conti Grato Conti  
 
 
Gerolama Orsini  
Giacomo Conti Grato Conti  
 
 
Giulia Conti  
Isabella Carafa  
 
 
 

Incarichi ricoperti modifica

Successione apostolica modifica

La successione apostolica è:

Note modifica

  1. ^ G. Fragnito, Storia di Clelia Farnese, Bologna 2013, p. 17
  2. ^ Patrizia Rosini, Clelia Farnese. La figlia del gran cardinale, Viterbo, Settecittà, 2010.
  3. ^ G. B. Spaccini, Cronaca di Modena anni 1588-1602, a cura di A. Biondi - C. Giovannini, vol. I, Modena 1993, p. 332.

Bibliografia modifica

  • Patrizia Rosini, Clelia Farnese la figlia del gran cardinale, Viterbo, Ed. Settecittà, 2010.
  • Edoardo del Vecchio, I Farnese, Istituto di Studi Romani Editore, 1972;
  • Catholic Encyclopedia, Volume V New York 1909, Robert Appleton Company. Nihil obstat. 1º maggio 1909. Remy Lafort, S.T.D., Censor. Imprimatur +Cardinale John Murphy Farley, Arcivescovo di New York.
  • Nicola Giordano, "Alessandro Farnese : (con documenti inediti)", presso la Societa Siciliana per la Storia Patria, Palermo, 1967.

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