Walter Frau
NascitaOssi, 27 agosto 1965
MorteChilivani, 16 agosto 1995
Cause della morteConflitto a fuoco durante attività d'indagine
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataArma dei Carabinieri
GradoCarabiniere Scelto
DecorazioniMedaglia d'oro al valore militare alla memoria
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Walter Frau (Ossi, 27 agosto 1965Chilivani, 16 agosto 1995) è stato un carabiniere italiano. Walter Frau era nato ad Ossi (SS) il 27 agosto 1965, da Costantitno e Anna Biancotti. Durante la giovinezza svolse attività nel campo dell'edilizia e si dedicò con molta passione all'attività calcistica (il campo sportivo di Ossi è intitolato al suo nome). Il 2 febbraio 1983 si arruolò nell'Arma e divenne Carabiniere nell'agosto successivo. Dal gennaio del 1988 espletò l'incarico di operatore delle trasmissioni nella Centrale della Legione Piemonte. Il 13 settembre 1992, a domanda, rientrò nella sua Isola per l'impiego nella Centrale operativa della Compagnia di Ghilazza ed infine, cinque mesi prima della tragica morte, nel Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Ozieri. [1]

Vittima con il collega Ciriaco Carru del brutale omicidio di Pedesemene[2], è stato insignito di medaglia d'oro al valor militare.

Alla sua memoria e dell'Appuntato Ciriaco Carru, è intitolata, dal 23 ottobre 2015, la Caserma sede del Comando Compagnia Carabinieri di Bono[3] (SS).

Onorificenze

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«"Conducente di nucleo radiomobile in area ad elevata densità criminale, mentre con il proprio capo equipaggio procedeva all'arresto di un malvivente, che vigilava su due automezzi, con armi a bordo, poco prima rubati, veniva investito improvvisamente da violenta azione di fuoco incrociato attuata dai complici del predetto malvivente che si apprestavano a rapinare un furgone portavalori. Incurante della situazione di palese inferiorità non si sottraeva all'impari scontro e si lanciava contro i banditi, riuscendo a ferirli con l'arma in dotazione finché, colpito mortalmente, non si accasciava esanime al suolo. Tale azione impediva la consumazione della rapina e rendeva possibile la identificazione e la cattura dell'intera organizzazione. Fulgido esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere spinto fino all'estremo sacrificio".[4]»
— Chilivani (SS), 16 agosto 1995

Riconoscimenti

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  • Il comune di Ossi, ricordandone la giovanile pratica sportiva, gli ha intestato lo stadio comunale di calcio.
  • Il comune di Porto Torres gli ha dedicato una piazza.
  • Il comune di Sassari gli ha dedicato una via nel quartiere di Monte Rosello, nei pressi di via Ciriaco Carru.
  • Il comune di Stintino gli ha dedicato (insieme al collega Ciriaco Carru) la via dove è sita la locale caserma dei carabinieri.
  • Il comune di Olbia gli ha dedicato una via. Gli è stato intitolato anche il campo sportivo di Ghilarza. Il 111º Corso Carabinieri Effettivi, svolto a Campobasso nell'agosto 2001- luglio 2002 porta il suo nome. Ed anche il 221º corso Carabinieri Ausiliari - Car.S. Walter Frau, oltre a ciò gli è stato intitolato lo stadio comunale di Ossi: "Stadio Walter Frau".
  • Il comune di San Benedetto del Tronto nella località Porto D'Ascoli gli ha dedicato una via e un'altra al collega.
  • Il comune di Villacidro, in data 27 aprile 2023, gli ha intitolato il Comando di Polizia Locale (ai sensi della delibra di Giunta comunale n. 5 del 29 febbraio 2023). Alla cerimonia, coordinata dal Comandante, Maggiore di Polizia Locale, dott. Alessandro Corrias, hanno partecipato i fratelli Sandro, Gian Mario e Roberto. In presenza del trombettiere e del picchetto in armi dell'Esercito Italiano agli ordini del Maggiore Giampaolo Massa, erano presenti: il Generale di Brigata Luca Corbellotti, Comandante Provinciale dell'Arma dei Carabinieri; il Colonnello Alberto Scafella in rappresentanza del Comando Militare Esercito Sardegna, il Luogotenente Paolo Pinna in rappresentanza del Comando Provinciale della GdF, il Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Villacidro Capitano Francesco Capula. Con i rispettivi gonfaloni, oltre al Sindaco di Villacidro Ing. Federico Sollai, il Sindaco di Porto Torres On. Massimo Mulas, il Sindaco di Sestu dott.ssa Maria Paola Secci (Presidente del Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna), il Sindaco di Sardara Giorgio Zucca, per il Sindaco di Arbus il vicesindaco Simone Murtas. Per le Polizie Locali il Comandante Generale della Polizia Locale di Cagliari dott. Guido Calzia, il Comandante di Sestu Maggiore dott. Giorgio Desogus, il Vice Comandante di Porto Torres Tenente dott. Michele Roggio, oltre al personale della polizia locale di Arbus, Cagliari, Masullas, Porto Torres, Villacidro. A dare ulteriore prestigio alla cerimonia, la presenza dei decorati dell'Arma dei Carabinieri Brigadiere Capo in quiescenza, medaglia di bronzo al merito civile, Roberto Frau (fratello di Walter), Brigadiere Capo qualifica speciale Salvatore Cottone, medaglia d’argento al valore civile. A conclusione la benedizione della targa e del Comando di Polizia Locale ad opera del Vicario del Vescovo Monsignor Pier Angelo Zedda. Alla cerimonia hanno assistito le Associazioni d'armi, numerose Associazioni del tessuto culturale e del volontariato villacidrese, nonché alcune centinaia di studenti che, con bandierine tricolore, hanno contribuito a rendere emozionante l'intera cerimonia. "Mi fa piacere ricordare a tutti voi, come la partecipazione entusiasta delle scuole, arricchisce di un significato ancora più profondo questa cerimonia, perché le nuove generazioni rappresentano il futuro della nostra comunità e del nostro paese, e saperli testimoni consapevoli e attivi in questa giornata ci rende orgogliosi di loro e ripone fiducia per il nostro futuro", così il Sindaco di Villacidro Ing. Sollai nell'intervento di commemorazione.
  1. ^ "Oltre il dovere I carabinieri decorati di medaglia d'oro al valor militare.".
  2. ^ Corriere.it, 17 agosto 1995, http://archiviostorico.corriere.it/1995/agosto/17/Massacrano_carabinieri_complice_co_8_9508172714.shtml.
  3. ^ Carabinieri.it. URL consultato l'11 giugno 2024.
  4. ^ [1] Quirinale - scheda - visto 29 gennaio 2009

Bibliografia

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  • Piero Antonio Cau, Il sacrificio del dovere quel giorno a Chilivani, R&DT Edizioni, Capoterra (Cagliari) 2005

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Francesco Gallo
NascitaCatania, 14 luglio 1905
MorteDobrota, 20 aprile 1944
Luogo di sepolturaSacrario militare italiano di Catania
Dati militari
Paese servito  Italia
Forza armata  Regio Esercito
ArmaArma dei Carabinieri
GradoMaresciallo Capo
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
Fonte Carabinieri.it
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Francesco Gallo (Catania, 14 luglio 1905Dobrota, 20 aprile 1944) è stato un militare italiano, Maresciallo Capo dell'Arma dei Carabinieri, decorato di medaglia d'oro al valor militare (M.O.V.M.) alla memoria.

Arruolatosi nei Carabinieri nel 1925 dopo aver interrotto gli studi, aveva partecipato alla Guerra d'Etiopia e nel 1939 all'occupazione dell'Albania. l'8 settembre del 1943 Gallo aveva raggiunto il grado di maresciallo capo dell'Arma e si trovava nei pressi di Cattaro, precisamente a Dobrota. Con l'armistizio Gallo si schierò contro ii tedeschi, e catturato di lì a poco venne internato in un campo di concentramento locale. Gallo, nonostante i tanti tentativi dei prigionieri di convincerlo a collaborare con i neofascisti, non venne a compromessi e continuò ad incoraggiare i compagni di prigionia a resistere e non collaborare con i tedeschi. Per sette mesi Gallo seppe resistere a lusinghe e minacce e fu lasciato morire di fame e di stenti.[1]

Onorificenze

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«Catturato da militari tedeschi ed internato in un orribile campo, malgrado sottoposto a sempre crescenti atti di forza, privazioni, disagi inauditi e fame spaventosa, continuò per sette mesi a rifiutarsi coraggiosamente di collaborare con le forze armate nazi-fasciste, respingendo il rimpatrio immediato ed altri vantaggi che gli sarebbero derivati, per non venire meno, rispondeva esplicitamente, al giuramento di fedeltà. Tenne sempre elevata la fiaccola dell'onore e del dovere anche nei compagni di cattività. Duramente per ciò fiaccato nel corpo, mai nello spirito, fu fatto morire di fame e di stenti, negandogli qualunque assistenza sanitaria. Fino all'agonia rincuorò i compagni alla non collaborazione per non spergiurare e si spense rivolgendo il pensiero alla Patria, ed alla famiglia, proclamandosi fiero di appartenere all'Arma dei Carabinieri. Esempio mirabile di fermezza, di carattere e di altissimo sentimento del dovere, dell'onore e di sacrificio. Dobrota (Cattaro-Dalmazia), 8 settembre 1943 - 20 aprile 1944.»

Data concessione: D.P.R. 20 dicembre 1948

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Carmelo Ganci
NascitaSiracusa, 30 luglio 1964
MorteCastel Morrone, 4 dicembre 1987
Dati militari
Paese servito  Italia
Forza armataArma dei Carabinieri
GradoCarabiniere
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare alla memoria
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Carmelo Ganci (Siracusa, 30 luglio 1964Castel Morrone, 4 dicembre 1987) è stato un militare italiano, carabiniere dell'Arma dei Carabinieri; insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Carmelo Ganci è nato a Siracusa il 30 luglio 1964, nel giugno 1963 è stato chiamato alle armi e incorporato nel 48esimo Battaglione di Fanteria "Ferrara". Dopo soli due mesi, otteneva di transitare nell'Arma dei Carabinieri e di essere ammesso alla frequenza del Corso Allievi nel Battaglione di Iglesias (Ci). Promosso Carabiniere il 7 aprile 1984, veniva designato alla Legione di Napoli per l'impiego nella Stazione di Massa Lucchese (NA), ove operava fino al 26 ottobre 1987, data in cui raggiungeva la sua nuova ed ultima destinazione, la Stazione di Castel Morrone, a poco più di un mese dalla sua morte.[2]

Carmelo Ganci fu ucciso insieme al collega Luciano Pignatelli: i due, in borghese, decisero di inseguire i fautori di una rapina di cui avevano avuto notizia mentre non erano in servizio. I rapinatori aprirono il fuoco contro i due carabinieri che furono entrambi feriti a morte.

Il 4 dicembre 1987 i carabinieri Carmelo Ganci e Luciano Pignatelli, seppur liberi dal servizio, cominciano un inseguimento di un gruppo di banditi, autori di una rapina in un bar di Castel Morrone, in provincia di Caserta. Vengono esplosi diversi colpi di fucile contro Pignatelli, il quale perde il controllo dell'autovettura che frana rovinosamente in una scarpata. In più, secondo quanto emerso dall'inchiesta, approfittando dell'incidente gli autori della rapina scesero dalla loro auto e fecero di nuovo fuoco per essere sicuri di aver ucciso i militari.[3]

Al nome del Carabiniere Carmelo Ganci sono intitolate le caserme sedi delle Stazioni di Canicattini Bagni (SR) e Marigliano (NA).

Motivazione

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«A diporto in abito civile unitamente a pari grado, appreso che poco prima quattro malviventi armati avevano perpetrato rapina ai danni degli avventori di un esercizio pubblico dandosi poi alla fuga a bordo di autovettura di grossa cilindrata, con altissimo senso del dovere e cosciente sprezzo del pericolo, si poneva alla loro ricerca con la propria autovettura. Intercettati i fuggitivi ed ingaggiato con essi conflitto a fuoco, nel corso di prolungato inseguimento ad elevata velocità fuoriusciva con l'auto dalla sede stradale finendo nella sottostante scarpata, ove, ferito ed impossibilitato a difendersi, veniva vilmente ucciso dai criminali con numerosi colpi d'arma da fuoco. Luminoso esempio di elette virtù militari, ammirevole abnegazione e dedizione al servizio spinto fino all'estremo sacrificio .»
— Castel Morrone (Caserta),4 dicembre 1987.
— D.P.R.31 ottobre 1988.

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Il Capitano Paracadutista T.S.G.[4] Francesco Gentile.
NascitaUdine, 30 marzo 1930
MorteSan Nicolò di Comelico, 25 giugno 1967 (37 anni)
Cause della morteattentato terroristico
Dati militari
Paese servito  Italia
Forza armata  Esercito Italiano
ArmaArma dei Carabinieri
UnitàBattaglione Carabinieri Paracadutisti
GradoCapitano
Comandante diCompagnia Speciale Antiterrorismo del "Reparto speciale di rinforzo per l'Alto Adige"
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Francesco Gentile (Udine, 30 marzo 1930Cima Vallona, 25 giugno 1967) è stato un carabiniere italiano, decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia

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Ex-allievo della Scuola militare "Nunziatella" di Napoli, dopo aver frequentato l'Accademia Militare di Modena divenne Sottotenente dell'Esercito italiano, per poi transitare nell'Arma dei Carabinieri con il grado di Tenente. Venne quindi inviato al Battaglione Carabinieri Paracadutisti con il Grado di Capitano.

Nel febbraio 1967 divenne Comandante della Compagnia Speciale Antiterrorismo del "Reparto Speciale di Rinforzo per l'Alto Adige", a disposizione della Divisione Carabinieri di Milano. Nel giugno di quell'anno, intervenuto al passo di Cima Vallona (Porzescharte) dopo un ennesimo attentato dinamitardo dei separatisti altoatesini del BAS, rimase vittima insieme al Tenente Mario Di Lecce e al Sergente Olivio Dordi, Sabotatori Paracadutisti, di una trappola esplosiva nella cosiddetta strage di Cima Vallona. il 29 marzo 2010 ottenne l'onorificenza di "vittima del terrorismo" per "gli alti valori morali espressi nell'attività prestata presso l'Amministrazione di appartenenza e per i quali, a Cima Vallona, il 25 giugno 1967, venne investito da una trappola esplosiva posta da organizzazioni terroristiche sud-tirolesi".[5]

 
Un memoriale in onore di Francesco Gentile, Mario Di Lecce ed Olivo Dordi al 7º Reggimento carabinieri "Trentino-Alto Adige".

Onorificenze

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«Comandante di Reparto Speciale, da lui stesso meravigliosamente forgiato nello spirito e nella tecnica, per la lotta contro il terrorismo in Alto Adige, dava ripetute prove di capacità e di ardimento in numerosissime azioni condotte con esemplare cosciente sprezzo del pericolo in zone impervie di alta montagna, insidiate da dinamitardi. In occasione di un attentato terroristico - in cui dopo l'abbattimento di un traliccio aveva perso la vita, per lo scoppio di una mina, un alpino - essendo stato richiesto l'invio in zona di elementi specializzati del suo reparto, egli intuiti i rischi e la gravità della situazione, si metteva volontariamente alla testa di alcuni dei suoi migliori uomini e si portava sul luogo dell'attentato dove fermo e sereno di fronte al pericolo sempre incombente dirigeva con perizia le operazioni. Mentre si accingeva a portare a compimento la rischiosa missione, l'esplosione di un ordigno - subdolamente predisposto - lo investiva in pieno troncando la sua esistenza tutta dedicata al servizio ed alla Patria. Bellissima figura di soldato, fulgido esempio di virtù militari e di spirito di sacrificio.»
— Cima Vallona (Alto Comelico), 25 giugno 1967, Trentino-Alto Adige, Repubblica Italiana
«Per gli alti valori morali espressi nell'attività prestata presso l'Amministrazione di appartenenza e per i quali, a Cima Vallona (BL), il 25 giugno 1967, venne investito da una trappola esplosiva posta da organizzazioni terroristiche sud-tirolesi
— [6][7]
  1. ^ Francesco Gallo, su anpi.it. URL consultato l'11 giugno 2024.
  2. ^ "Oltre il dovere I carabinieri decorati di medaglia d'oro al valor militare.".
  3. ^ Carmelo Ganci, su fondazionepolis.regione.campania.it. URL consultato l'11 giugno 2024.
  4. ^ La sigla t.s.g. sta per "titolato Scuola di Guerra"
  5. ^ Francesco Gentile, rete degli archivi., su memoria.san.beniculturali.it. URL consultato il 12 giugno 2024.
  6. ^ Cfr. la scheda del decorato sul sito del Quirinale
  7. ^ "Medaglia d'oro all'eroe Gentile carabiniere vittima del terrorismo. Cerimonia in prefettura. Il riconoscimento ritirato dalla vedova" sul "Corriere Adriatico" del 10 maggio 2010.

Bibliografia

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  • Martha Stocker, La storia della nostra terra. Il Sudtirolo dal 1914 al 1992 - cenni storici, Bolzano, Athesia, 2007, ISBN 978-88-8266-491-6.
  • Mauro Minniti, Martiri invisibili. Gli anni del terrorismo in Alto Adige, Bolzano, 2008.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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  • Terrorismo in Alto Adige, sul sito dei Carabinieri, su carabinieri.it. URL consultato il 12 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2008).
  • Ricordando Cima vallona, sul sito di Assocarabinieri [collegamento interrotto], su assocarabinieri.it.
  • Scheda sul sito dei Carabinieri, su carabinieri.it.



  Disambiguazione – Se stai cercando il velocista italiano, vedi Giuseppe Bommarito (velocista).
Giuseppe Bommarito
 
NascitaBalestrate, 14 luglio 1944
MortePalermo, 13 giugno 1983
Cause della morteAttentato da parte di Cosa nostra
Dati militari
Paese servito  Italia
Forza armata  Esercito Italiano
ArmaArma dei Carabinieri
Anni di servizio1964 - 1983
GradoAppuntato
Decorazioni  Medaglia d'oro al valor civile alla memoria
Studi militariScuola Allievi Carabinieri Torino
[1]
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Giuseppe Bommarito (Balestrate, 14 luglio 1944Palermo, 13 giugno 1983) è stato un carabiniere italiano insignito di medaglia d'oro al valor civile alla memoria.[2]

Biografia

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Giuseppe Bommarito era un appuntato dei carabinieri ucciso in un attentato, insieme al collega Pietro Morici, anch'egli di scorta al capitano Mario D'Aleo. Giuseppe Bommarito nasce il 14 luglio 1944 a Balestrate (PA). È il quinto di sette figli di Salvatore Bommarito e Marianna Badaglialacqua, entrambi balestratesi. Il padre, contadino di giorno e pescatore di notte, riesce a mantenere la famiglia dignitosamente. È sensibile alla musica, suona il flicorno nella prima banda del paese e conosce a memoria le arie più famose delle opere liriche che la radio trasmette. È un uomo forte che reagisce con coraggio ai prepotenti ed educa i figli a vivere onestamente, con la schiena dritta. I suoi sacrifici e la sua fatica erano stati una palestra di vita per Giuseppe.

I proverbi di casa sono: "Mali nun fari, paura nun aviri" e "Cu avi lingua passa u mari". Giuseppe, per sua natura, è protettivo e riservato; dal padre impara a non voltarsi dall'altra parte di fronte alle ingiustizie. Da ragazzo lavora in campagna e nell'edilizia, ama gli animali e riconosce il cinguettio degli uccelli; ha una voce intonata, predilige Domenico Modugno, canta "Amara terra mia". A Balestrate frequenta la scuola di Avviamento professionale con buoni risultati. A 16 anni emigra a Torino insieme a un cognato e a un paesano in cerca di lavoro come muratori, ma ritorna in Sicilia dopo un breve periodo, perchè qui era convinto che avrebbe trovato la sua strada. A 18 anni inoltra domanda di arruolamento presso l'Arma dei Carabinieri per svolgere il servizio obbligatorio di leva dove viene ammesso - con grande orgoglio di genitori e fratelli - dopo una selezione basata sul suo stato psicofisico e sulla storia documentata dell'onestà della sua famiglia. Compiuti i 28 anni Giuseppe sposa la fidanzata di sempre, la balestratese Girolama "Mimma". Stabiliscono la residenza a Monreale, dove Giuseppe presta servizio. Nascono i figli Salvatore e Vincenzo.

Non è una terra facile, è fortemente condizionata dalla presenza di una mafia in grado di stringere relazioni con pezzi di politica e delle istituzioni, della chiesa e delle stesse forze dell'ordine. Proprio per questo motivo, l'arrivo del Capitano Emanuele Basile per Giuseppe è una boccata d'ossigeno, lavorano insieme. L'omicidio di Basile fa soffrire molto Bommarito. Il successore, Mario D'aleo, è un ufficiale autorevole e coraggioso che riesce con entusiasmo dare continuità al lavoro di Basile. Le indagini contro Cosa nostra riprendono vigore.

Il 13 giugno del 1983 si identifica come il fatidico giorno in cui morì non solo Bommarito, anche D'Aleo e Morici. i funerali di stato, alla presenza di Sandro PErtini, vengono celebrati due giorni dopo nel duomo di Monreale. Nella sua omelia, il Vescovo Cassina non pronuncia mai la parola mafia.

Per molti anni, i rapporti tra la famiglia e l'Arma sono difficili. Migliorano solo nel 2007, quando Francesca, Mimma e i figli di Giuseppe decidono di trasformare quel dolore in impegno e di testimoniare in prima persona i valori nei quali l'appuntato Bommarito credeva. Nel 2013 nasce l'Associazione Giuseppe Bommarito Contro le mafie. Nel 2016 a Balestrate è stato inaugurato il Centro di aggregazione giovanile in un bene confiscato alla mafia e dedicato alle tre vittime della strage di Via Scobar.

"Era stato per me il fratello maggiore che mi aveva insegnato a nuotare, ad andare in bici, ballare. Quanti momenti di spensieratezza e di complicità! Aveva la capacità innata di portare una nota di allegria, era protettivo, era molto responsabile (…) Ci sono voluti quasi 30 anni per avere verità e giustizia parziali; ritengo, infatti, che su quanto realmente accaduto quel giorno in via Scobar non tutto sia stato detto e che non tutti i responsabili abbiano pagato. . . Fare parte della grande Famiglia di Libera, camminare, ogni 21 Marzo, con tutti i familiari colpiti dalle mafie, rappresenta per noi un appuntamento irrinunciabile" - Francesca, sorella di Giuseppe.

Onorificenze

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«In servizio in una Compagnia Carabinieri operante in zona ad alto indice di criminalità organizzata, pur consapevole dei gravi rischi cui si esponeva, con elevato senso del dovere e sprezzo del pericolo svolgeva tenacemente opera intesa a contrastare la sfida sempre più minacciosa delle organizzazioni mafiose. Barbaramente trucidato in un proditorio agguato tesogli con efferata ferocia, sacrificava la sua giovane vita in difesa dello Stato e delle istituzioni. Palermo, 13 giugno 1983.»
— 31 agosto 1983[1]

Memoria

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Giuseppe Bommarito è ricordato ogni anno il 21 marzo nella Giornata della Memoria e dell'Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che in questa data legge il lungo elenco dei nomi delle vittime di mafia e fenomeni mafiosi. Alla sua memoria è titolata una via nel comune di Balestrate[3] e, dal 13 settembre 2005, la Caserma sede del Comando Stazione Carabinieri di Balestrate.[4]

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Nicolò Cannella
NascitaCasteltermini, 3 ottobre 1947
MorteGibellina, 25 gennaio 1968
Cause della morteintervento di protezione civile
Dati militari
Paese servito  Italia
Forza armataEsercito italiano
ArmaArma dei Carabinieri
GradoCarabiniere ausiliario
Decorazioni  Medaglia d'oro al valor civile alla memoria
[1]
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Nicolò Cannella (Casteltermini, 3 ottobre 1947Gibellina, 25 gennaio 1968) è stato un carabiniere ausiliario italiano, insignito di medaglia d'oro al valor civile alla memoria.

Alla sua memoria è intitolata, dal 3 maggio 2005, la Caserma sede del Comando Stazione Carabinieri di Casteltermini (AG).[2]

Onorificenze

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«In occasione di disastroso movimento sismico che aveva provocato numerosissime vittime, oltre a ingentissimi danni, si prodigava per più giorni, con coraggio e abnegazione non comuni, in estenuanti e rischiose operazioni di soccorso in favore delle popolazioni colpite. Sorpreso da una nuova violenta scossa tellurica, noncurante del grave pericolo incombente, continuava la propria azione incitando a viva voce gli altri soccorritori con lui operanti a porsi al riparo, finché, travolto dalle macerie di ruderi circostanti, faceva olocausto della vita. Esempio mirabile di altissimo senso del dovere e di elette virtù civiche. Gibellina (Trapani), 25 gennaio 1968.»
— 25 novembre 1968[1]
  1. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it.
  2. ^ Nicolò Cannella, su carabinieri.it.
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Antonino Casu
 
NascitaMores, 11 luglio 1930
MorteGenova, 25 gennaio 1980
Dati militari
Paese servito  Italia
Forza armataEsercito italiano
ArmaArma dei Carabinieri
GradoAppuntato
Decorazioni  Medaglia d'oro al valor civile alla memoria
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Antonino Casu (Mores, 11 luglio 1930Genova, 25 gennaio 1980) è stato un carabiniere italiano, insignito di Medaglia d'Oro al Valor Civile alla memoria.

Biografia

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Casu fu arruolato nell'Arma nel 1948, conseguendo nel 1968 la promozione ad appuntato. Operò in numerosi Comandi territoriali delle Regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria; dal 1967 fu in forza alla Legione Carabinieri di Genova. Fu ucciso da un commando di terroristi, rivendicato dalle Brigate Rosse - colonna Francesco Berardi, mentre guidava l'auto su cui viaggiava il Tenente Colonnello Emanuele Tuttobene. Nel volantino di rivendicazione dell'attentato si sosteneva che il colonnello Tuttobene era il "Comandante della struttura di spionaggio dei carabinieri, che lavorava in strettissima collaborazione con la Nato".

Onorificenze

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«Conduttore di automezzi in forza a reparto Comando di Legione particolarmente impegnata nella lotta contro la criminalità eversiva, assolveva i propri compiti con profonda dedizione e sereno sprezzo del pericolo. Durante proditoria aggressione, perpetrata con estrema efferatezza da un gruppo di terroristi, veniva trucidato da numerosi colpi d'arma da fuoco esplosigli da distanza ravvicinata mentre, con responsabile impegno, svolgeva il proprio servizio sacrificando la vita nell'adempimento del dovere»
— Genova - , 25 gennaio 1980
— D.P.R. 8 maggio 1981

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Gerardo Catena
NascitaRoma, 27 febbraio 1967
MorteLago di Massaciuccoli (Lucca), 4 settembre 1991
Dati militari
Paese servito  Italia
Forza armataEsercito italiano
ArmaArma dei Carabinieri
GradoVicebrigadiere
Decorazioni  Medaglia d'oro al valor civile alla memoria
[1]
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Gerardo Catena (Roma, 27 febbraio 1967Lago di Massaciuccoli, 4 settembre 1991) è stato un carabiniere italiano, insignito di Medaglia d'Oro al Valor Civile alla memoria.

Deceduto nel 1992 nell'eroico tentativo di salvare il proprio Ufficiale in procinto di annegare, alla sua memoria è intitolata la Caserma sede della Compagnia Carabinieri di Cittaducale (RI).

Onorificenze

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«Caduto in acqua per l'improvviso capovolgimento del natante sul quale era a diporto con altre persone, guadagnava a nuoto la riva e, avvedutosi che il proprio Ufficiale era in procinto di annegare, con altissimo senso del dovere e generoso slancio non esitava a raggiungerlo, ma, ormai allo stremo delle forze, veniva travolto dalle onde, perdendo la vita assieme al malcapitato e ad altro soccorritore. Chiaro esempio di elette virtù civiche e di eccezionale coraggio spinti fino al supremo sacrificio»
— Lago di Massaciuccoli - (Lucca), 4 settembre 1991
— D.P.R. 19 maggio 1992
  1. ^ Medaglia d'oro al valor civile, su carabinieri.it. URL consultato il 3 febbraio 2022 (archiviato il 16 marzo 2016).

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Franco Corradi
 
Monumento di Morrea dedicato a Franco Corradi
NascitaMorrea (AQ), 4 marzo 1943
MorteFumane (VR), 25 luglio 1970
Cause della morteconflitto a fuoco
Dati militari
Paese servito  Italia
Forza armataEsercito italiano
ArmaArma dei Carabinieri
GradoCarabiniere
Decorazioni  Medaglia d'oro al valor civile alla memoria
[1]
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Franco Corradi (Morrea, 4 marzo 1943Fumane, 25 luglio 1970) è stato un carabiniere italiano, insignito di medaglia d'oro al valor civile alla memoria.

Dal 13 novembre 2018 è intitolata la caserma, sede della Compagnia Carabinieri di Legnano (VR).

Onorificenze

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«Nel corso delle operazioni per la cattura di un pericoloso squilibrato armato, non esitava, incurante del mortale rischio, ad abbandonare un provvisorio riparo, per accorrere in soccorso di un collega ferito. Raggiunto, a sua volta, da un colpo d'arma da fuoco, sacrificava la propria giovane vita nel generoso impulso altruistico. Mirabile esempio di eccezionale coraggio e di elevato spirito di umana solidarietà. Fumane (Verona), 25 luglio 1970.»
— 19 maggio 1971[1][2]
  1. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it.
  2. ^ Carabinieri.it. URL consultato il 15 marzo 2016.
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Gian Pietro Cossu
NascitaBosa, 25 ottobre 1965
MorteBogogno, 27 giugno 2005
Dati militari
Paese servito  Italia
Forza armataEsercito italiano
ArmaArma dei Carabinieri
GradoAppuntato Scelto
Decorazioni  Medaglia d'oro al valor civile alla memoria
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Gian Pietro Cossu (Bosa, 25 ottobre 1965Bogogno, 27 giugno 2005) è stato un carabiniere italiano, insignito di Medaglia d'Oro al Valor Civile alla memoria.

Cossu era sposato con Leila Bruno ed era papà di una bimba di quattro anni ed era in servizio presso la Stazione di Gattico quando venne ucciso da Angelo Sacco, che dalla finestra della sua abitazione sparò uccidendo altre due persone e ferendone altre sette.[1]

Alla sua memoria è intitolata, dal 14 aprile 2021 la caserma, sede della Stazione CC di Landriano (PV).[2]

Onorificenze

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«Con generoso slancio e cosciente sprezzo del pericolo, interveniva presso un’abitazione ove un uomo, colto da raptus, aveva poco prima ucciso a colpi d’arma da fuoco un perito giudiziario ed indirizzato altri colpi di fucile verso ignari passanti e militari dell’Arma accorsi sul luogo. Espostosi a grave rischio per prestare soccorso alle persone che erano state gravemente ferite e che si trovavano ancora sotto il tiro dell’omicida, veniva raggiunto da alcuni colpi di fucile, accasciandosi esanime al suolo. L’intervento si concludeva con l’arresto del folle ed il sequestro di numerose armi. Nobile esempio di elette virtù civiche ed altissimo senso del dovere, spinti fino all’estremo sacrificio.»
— Bogogno - (Novara), 27 giugno 2005
— D.P.R. 29 maggio 2006

Collegamenti esterni

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Germano Craighero
NascitaLigosullo, 31 marzo 1961
MortePiazzola sul Brenta, 21 dicembre 1991
Cause della mortefuoco amico
Dati militari
Paese servito  Italia
Forza armataEsercito italiano
ArmaArma dei Carabinieri
RepartoStazione Carabinieri di Piazzola sul Brenta
GradoBrigadiere
Comandante diStazione
Decorazioni  Medaglia d'oro al valor civile alla memoria
[3]
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Germano Craighero (Ligosullo, 31 marzo 1961Piazzola sul Brenta, 21 dicembre 1991) è stato un carabiniere italiano, insignito di medaglia d'oro al valor civile alla memoria.

Di grado brigadiere, comandante della stazione di Piazzola sul Brenta, nel seguito di un appostamento in borghese fu scambiato per malvivente e ferito a morte da agenti della Polizia di Stato [4].

Alla sua memoria sono intitolate la Caserma, sede del Comando Stazione Carabinieri di Campodarsego (PD) e la Caserma, sede del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Udine.[5]

Onorificenze

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«Comandante di Stazione distaccata, nel corso di complesse e protratte indagini su un agguerrito sodalizio criminale, con sprezzo del pericolo ed alto senso del dovere reiterava un rischioso servizi di osservazione e controllo in località sospetta, quando veniva improvvisamente raggiunto da numerosi colpi d'arma da fuoco, perdendo così la giovane vita. Splendido esempio di elette virtù civiche e di eccezionale coraggio spinti sino al supremo sacrificio. Piazzola sul Brenta (Pd), 21 dicembre 1991.»
— 27 novembre 1992[3][6]
  1. ^ strage di Bogogno, su primanovara.it. URL consultato il 13 giugno 2024.
  2. ^ Cossu Gian Pietro, su carabinieri.it. URL consultato il 13 giugno 2024.
  3. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it.
  4. ^ Accuse e controaccuse per il brigadiere ucciso, in La Repubblica, 24 dicembre 1991. URL consultato il 24 settembre 2020.
  5. ^ Craighero Germano, su carabinieri.it. URL consultato il 13 giugno 2024.
  6. ^ Carabinieri.it. URL consultato il 15 marzo 2016.
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