Utente:Theirrulez/Impero Italiano

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Impero Italiano
Impero Italiano – Bandiera
Impero Italiano - Stemma
Motto: FERT, FERT, FERT
Dati amministrativi
Lingue ufficialiitaliano
Lingue parlatearabo, etiope, greco
InnoInno dell'Impero
CapitaleRoma  (1.150.000 ab. / 1936)
Dipendente daBandiera dell'Italia Italia
Dipendenzebandiera Somalia italiana
bandiera Colonia eritrea
bandiera Tientsin
bandiera Libia italiana
Bandiera della Grecia Grecia (Dodecaneso)
Bandiera dell'Etiopia Impero d'Etiopia
Bandiera dell'Albania Albania
Politica
Forma di Statoimpero
Forma di governomonarchia
Capo dell'Impero Italiano,
Re d'Italia e d'Albania e imperatore d'Etiopia
Vittorio Emanuele III
Fondatore dell'Impero,
Presidente del Consiglio dei Ministri
Benito Mussolini
Organi deliberativiParlamento del Regno d'Italia
Nascita1936 con Vittorio Emanuele III
CausaConquista dell'Etiopia
Fine1947
CausaTrattato di Parigi, conseguentemente alla sconfitta italiana nella seconda guerra mondiale
Territorio e popolazione
Bacino geograficoEuropa,
Africa,
Asia (Tientsin)
Massima estensione4.150.000 km² nel 1940-43
Popolazione90 000 000 nel 1939
Economia
ValutaLira italiana
Religione e società
Religioni preminenticattolicesimo
Religione di Statocattolicesimo
Religioni minoritarieislamismo
cristianesimo copto
cristianesimo ortodosso
ebraismo
Evoluzione storica
Succeduto daBandiera della Somalia britannica Somalia britannica
A.F.I.S.
Bandiera dell'Eritrea Eritrea
Bandiera della Libia Libia
Bandiera della Grecia Grecia
Bandiera dell'Etiopia Etiopia
Bandiera dell'Albania Albania
Bandiera della Cina Cina
Bandiera della Jugoslavia Jugoslavia

L'Impero Italiano, formalizzato nel 1936 all'indomani della conquista dell'Etiopia e dissoltosi (a partire dal 1943) con la conclusione della seconda guerra mondiale, fu un'organismo geopolitico costituito dal Regno d'Italia espandendo -in pochi decenni e a più riprese tra il XIX e il XX secolo- la propria sovranità su vari territori e affiancandosi alle altre potenze europee impegnate nell'espansione territoriale attraverso l'acquisizione di colonie d'oltremare, in quello che gli storici anglosassoni definiscono "scramble for Africa"" o "corsa alla spartizione dell'Africa".

L'Italia moderna esisteva come stato unitario solo dal 1861. In questo periodo Francia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Paesi Bassi avevano già gettato le fondamenta per grandi imperi coloniali da diversi anni. Una delle ultime aree geografiche ancora disponibili alla colonizzazione si trovava nel continente africano.

Con lo scoppio della prima guerra mondiale nel 1914, l'Italia aveva annesso Eritrea e Somalia, e aveva strappato il controllo di diverse porzioni dell'Impero Ottomano, tra cui la Libia; fallì tuttavia nel suo tentativo di conquistare l'Etiopia. Il governo italiano di Benito Mussolini, salito al potere nel 1922, cercò subito di aumentare ulteriormente le dimensioni dell'impero coloniale. L'Etiopia fu conquistata con successo, quattro decenni dopo il fallimento precedente, mentre in Italia le frontiere europee venivano ampliate. Finalmente, l'Impero Italiano fu ufficialmente proclamato il 9 maggio 1936 a seguito della conquista dell'Etiopia, Vittorio Emanuele III trasferì sulla propria corona il titolo di "Imperatore d'Etiopia", mentre Benito Mussolini acquisì il titolo di "Fondatore dell'Impero Italiano".[1] Pochi anni dopo l'Italia si schierò al fianco della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale e inizialmente ebbe modo di ottenere diversi successi politico-militari che contribuirono all'ampliamento dei suoi territori. Tuttavia gli Alleati riuscirono nel corso del conflitto a ad aver ragione delle colonie italiane d'oltremare, e mentre anche l'Italia, nel 1943, veniva invasa, anche il suo impero si stava avviando alla fine.

i prodromi modifica

L'unificazione e la corsa alla formazione dell'impero (1861-1914) modifica

 
Francesco Crispi promosse il colonialismo italiano in Africa alla fine del 1800.

L'unità d'Italia nel 1861 portò con sé la convinzione che l'Italia, politicamente e strategicamente, meritava un proprio impero coloniale d'oltremare, accanto a quelli delle altre potenze d'Europa, introducendo per la prima volta un rinnovato e moderno concetto di Mare Nostrum.[2] Tuttavia, l'Italia era arrivata in ritardo alla corsa coloniale, e la sua relativa debolezza negli affari internazionali era sintomo della sua dipendenze dall'acquiescenza di Gran Bretagna, Francia e Germania verso il suo progetto di costruzione del proprio impero.[3]

 
Massaua nel 1890

L'Italia aveva a lungo considerato la provincia ottomana della Tunisia, dove risiedeva una vasta comunità di italiani, parte della sua sfera di influenza economica. Tuttavia non ritenne mai di doverla annettere fino al 1879, quando divenne chiaro che la Gran Bretagna e la Germania stavano incoraggiando la Francia ad incorporarla ai suoi possedimenti coloniali in Nordafrica.[4] Un'offerta all'ultimo momento (da parte dell'Italia) di partizione tra i due paesi fu seccamente rifiutata, e la Francia, fiduciosa nel sostegno tedesco, ordinò alle sue truppe di partire dall'Algeria alla volta della Tunisia, istituendo un protettorato sulla stessa nel maggio 1881 ai sensi del trattato del Bardo.[5] Lo choc dello "schiaffo di Tunisi" o "bomba tunisina", come fu chiamata la vicenda dalla stampa italiana, e il senso di isolamento dell'Italia in Europa, portò il governo italiano alla firma della Triplice Alleanza nel 1882 con la Germania e l'Austria-Ungheria.[6]

Il tentativo italiano di espansione imperialista proseguì fino al febbraio 1885, quando per accordo segreto con la Gran Bretagna l'Italia annesse il porto sul Mar Rosso di Massaua, in Eritrea, sfruttando il disfacimento del chedivato d'Egitto. L'annessione italiana di Massaua negò all'Impero etiope di Giovanni IV uno sbocco al mare[7] e impedì qualsiasi espansione della Somalia francese.[8] Allo stesso tempo, l'Italia occupò grandi porzioni di territorio sul versante meridionale del Corno d'Africa, formando quella che sarebbe diventata la Somalia italiana.[9] Tuttavia l'Italia ambiva alla conquista dell'Etiopia e nel 1887 il primo ministro italiano Agostino Depretis ne ordinò l'invasione. L'operazione fu però interrotta in seguito alla perdita di cinquecento soldati italiani nella battaglia di Dogali.[10] Francesco Crispi, successore di Depretis, firmò il trattato di Uccialli nel 1889 con Menelik II, il nuovo imperatore. Con tale trattato l'Etiopia cedeva all'Italia il territorio attorno la città di Massaua che andò a formare l'Eritrea italiana, e - secondo la versione ufficiale italiana del trattato - trasformò di fatto l'Etiopia in un protettorato italiano.[11]

 
Fanteria italiana in Cina durante la rivolta dei Boxer nel 1900.

Le relazioni tra l'Italia e Menelik andarono deteriorandosi nel corso degli anni successivi fino allo scoppiò nel 1895 della prima guerra italo-etiopica in seguito all'ordine di Crispi alle truppe italiane di invadere il paese. I soldati italiani erano in inferiorità numerica e mal equipaggiati,[12] e il risultato per l'Italia fu una sconfitta umiliante nella battaglia di Adua del 1896 per mano delle forze etiopi, la prima sconfitta inflitta da un popolo indigeno africano ad una potenza coloniale,[13] e un duro colpo per l'impero italiano in Africa orientale e per il prestigio italiano.

Il 7 settembre 1901, la Cina imperiale cedette al Regno d'Italia un territorio presso la città di Tientsin. Tale territorio venne da allora amministrato da Roma attraverso un console, primo dei quali fu Carlo Poma. Molte navi della Regia Marina furono posizionate di base a Tientsin.[14]

La diffusione di un sentimento di identità nazionale che si registrò in Italia tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo ebbe come diretta manifestazione la fondazione dell'Associazione Nazionalista Italiana, che esercitò subito forti pressioni sul governo e sull'opinione pubblica a sostegno dell'espansione del costituendo impero. I giornali trattavano sovente questioni geopolitiche relative alle colonie e non di rado si leggeva la parola "vendetta" con riferimento alle umiliazioni subite in Etiopia alla fine del secolo precedente, e la parola "nostalgia" nei confronti di Roma antica e della sua storia. La Libia, veniva suggerito, in quanto ex colonia romana, doveva essere "riacquisita" in modo da fornire una soluzione ai problemi economici del sud d'Italia e per far fronte attraverso l'emigrazione alla crescita imprevista della popolazione italiana. Temendo la totale esclusione dal Nordafrica da parte di Gran Bretagna e Francia, e consapevole del supporto da parte dell'opinione pubblica, il primo ministro Giovanni Giolitti nell'ottobre 1911 dichiarò guerra all'Impero Ottomano, di cui la Libia faceva parte.[15] A seguito della guerra italo-turca l'Italia ottenne la Libia e dodici isole del Dodecaneso.

La prima guerra mondiale e le sue conseguenze (1914-1922) modifica

 
Impero Italiano nel 1914

Nel 1915, l'Italia accordò la propria entrata nel primo conflitto mondiale al fianco di Gran Bretagna e Francia, e in cambio le fu garantito territorio, secondo il Trattato di Londra, sia in Europa che in Africa, se francesi ed inglesi avessero conquistato possedimenti tedeschi d'oltremare.[16]

Tuttavia, a conclusione del Trattato di Versailles nel 1919, l'Italia ricevette molto meno in Europa di quanto le era stato promesso, e addirittura nulla al di fuori del continente.

Nel mese di aprile 1920, fu stipulato un'accordo tra i ministri degli esteri inglese e italiano per cui l'Oltregiuba sarebbe divenuto italiano a compensazione dei precedenti accordi di Londra, ma la Gran Bretagna rimandò la ratifica dell'accordo per diversi anni, utilizzandolo come leva per tentare di costringere l'Italia a cedere il Dodecaneso alla Grecia. [17]

Nel 1919 e nei primi anni venti l'Italia occupò parte dell'Anatolia, occupazione che si concluse più di tre anni dopo, quando Kemal Ataturk riconobbe la sovranità italiana nel Dodecaneso. Il 9 marzo 1919, il governo italiano fece sbarcare truppe italiane ad Adalia e successivamente furono occupate anche le località vicine: Makri Budrun, Kuch-Adassi, Alanya, Konya, Ismidt e Eskisehir. Nell'autunno 1922 le truppe italiane lasciarono l'Anatolia.

L'impero modifica

Il Fascismo e la proclamazione dell'Impero Italiano (1922-1940) modifica

 
9 maggio 1936, Mussolini proclama l'Impero da Palazzo Venezia.
 
Francobollo italiano emesso in Tripolitania promuovente la II mostra internazionale di arte coloniale a Napoli, 1934

Nel 1922, Benito Mussolini, divenne presidente del Consiglio dei Ministri a seguito della Marcia su Roma. Mussolini risolse la questione della sovranità del Dodecaneso nel 1923 con il Trattato di Losanna, che ufficializzò definitivamente la sovranità italiana sia sulla Libia che sulle isole del Dodecaneso in cambio del pagamento di un indennizzo alla Turchia, stato successore dell'Impero Ottomano. Mussolini inoltre tentò, invano, di ottenere dalla Gran Bretagna un mandato su parte dell'Iraq.

Il mese successivo la ratifica del trattato di Losanna, sull'isola di Corfù, una delegazione di militari italiani con a capo il generale Tellini fu trucidata. Mussolini quindi ordinò l'invasione dell'isola. La stampa italiana sostenne la decisione, sottolineando come Corfù era stata per più di quattro secoli un possedimento della Repubblica di Venezia. [18]
Anche se la questione fu presentata dalla Grecia alla Società delle Nazioni, Mussolini resistette con successo alla pressione internazionale, e fu solo la minaccia della guerra con la Gran Bretagna che lo convinse a evacuare le truppe italiane,[19] in cambio di cospicui risarcimenti da parte della Grecia. Il confronto su Corfù, e la determinazione evidente dell'Italia a non rinunciare in alcun modo alla sovranità sul Dodecaneso, portarono la Gran Bretagna e l'Italia a risolvere anche la questione dell'Oltregiuba nel 1924: venne incorporato nella Somalia italiana.[20]

Nell'ottobre 1935, Mussolini ingaggiò la Seconda guerra italo-abissina e avviò le manovre di invasione dell'Etiopia. L'imperatore Haile Selassie fuggì dalla capitale, Addis Abeba, il 2 maggio 1936 e le truppe italiane presero possesso della città il 5 maggio.

Il compimento del disegno imperiale modifica

 
Roma, Via dell'Impero, 1936.

L'Italia potè così riunire l'Eritrea italiana, la Somalia italiana, e l'appena occupato Impero d'Etiopia in un vicereame, l'Africa orientale italiana: il progetto di un impero italiano era compiuto. L'invasione dell'Etiopia godette della tacita approvazione di Francia e Gran Bretagna, che non ritennero opportuno otacolare l'Italia, considerandola come un potenziale alleato contro la Germania nazista. [21]

La vittoria fu solennemente annunciata il 9 maggio 1936 e Mussolini formalizzò la creazione dell' "Impero Italiano"[1]: re Vittorio Emanuele III aggiunse il titolo di Imperatore d'Etiopia ai suoi titoli e Mussolini acquisì quello di Fondatore dell'Impero. Il Duce sognava di inviare milioni di italiani in Africa Orientale Italiana, e gli italiani avevano grandi speranze di trararre dalla provincia dell'impero il massimo beneficio economico. [21]; tuttavia, l'occupazione dell'Etiopia, membro della Società delle Nazioni, attirò sull'Italia una certa disapprovazione internazionale.[21] Questo non pregiudicò l'economia italiana, dal momento che Stati Uniti, Germania e Giappone non facevano parte della Società delle Nazioni e non ne seguirono le politiche di sanzioni economiche.

Politiche demografiche modifica

 
Vittorio Emanuele III visita Bengasi nel 1938.
 
Mogadiscio nel 1936, con la cattedrale cattolica e l'Arco di Trionfo dedicato a Vittorio Emanuele III.

Nel corso degli anni trenta, l'emigrazione verso le provincie africane dell'Impero fu incoraggiata dalla teoria secondo la quale l'Italia soffriva di "popolazione in eccesso". La maggior parte degli emigranti italiani andò in Libia nel 1938, che allora contava ben 90.000 italiani, concentrati principalmente nelle città costiere di Tripoli e Bengasi. La costa della Libia veniva chiamata in Italia Quarta sponda.

Vi fu anche emigrazione verso l'Africa Orientale Italiana. Secondo il censimento del 1931, vivevano 4.188 gli italiani in Eritrea e 1.631 nella Somalia Italiana, [22], ma nel 1939 il loro numero era aumentato a più di 75.000 italiani in Eritrea e quasi 20.000 in Somalia. Dopo l'occupazione dell'Etiopia, addirittura 300.000 italiani si stanziarono nell'Africa Orientale Italiana, un terzo di questi erano militari. [23]

Dopo un periodo difficile sotto il governo di Rodolfo Graziani, il vicereame dell'Africa Orientale fu amministrato con maggiore successo da Amedeo, terzo Duca d'Aosta. Il Duca varò un programma di miglioramento progressivo delle infrastrutture che comprendeva 4.000 chilometri di nuove strade asfaltate, ferrovie, 25 ospedali, 14 hotel, decine di uffici postali, centrali telefoniche, acquedotti, scuole, abitazioni e negozi.[21]

Nel 1939, l'Italia occupò l'Albania. La regione della moderna Albania era stata una delle prime province dell'Impero romano, ma era da secoli popolata da albanesi, l'Italia tuttavia poteva vantare forti e duraturi legami con le popolazioni ed con i leader albanesi, avendo mantenuto nel corso della sua storia l'Albania stabilmente nella sua sfera di influenza.[24] È possibile che Mussolini volesse semplicemente ottenere un successo politico militare di una certa importanza su un vicino di casa più piccolo per emulare la Germania nell'occupazione dell'Austria e della Cecoslovacchia.[25]

La corona albanese fu assunta da Vittorio Emanuele III che ne divenne il sovrano,[26] e un governo subordinato all'Italia, guidato da Shefqet Verlaci, venne istituito per amministrarne il territorio.

Seconda guerra mondiale (1940-1943) modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Seconda guerra mondiale.
 
Impero Italiano nel 1939
 
Il Principe Amedeo di Savoia che condusse l'eroica resistenza all'Amba Alagi ricevendo l'onore delle armi dagli inglesi.[27].
 
Impero italiano nel 1940-41, con Savoia, Nizza, Dalmazia, Grecia ed Egitto (il territorio italiano di Tientsin in Cina non è mostrato)
 
Cimitero italiano a Cheren.
 
Il progetto fascista di espandere l'Impero Italiano dalla Libia alla Somalia (confini in verde) dopo la vittoria nella seconda guerra mondiale. In arancione i confini della cosiddetta Grande Italia.

Mussolini entrò in guerra al fianco della Germania avendo valutato l'opportunità di pervenire a nuove espansioni o acquisizioni del territorio italiano e del suo Impero. L'Italia rivendicava da tempo l'intera Dalmazia, la cui riannessione faceva parte degli accordi -non rispettati- del Patto di Londra. Ma l'Italia avanzava rivendicazioni anche per il Nizzardo, la Corsica e Malta; rientravano nei progetti espansionistici italiani anche la Tunisia, parte dell'Algeria, un porto atlantico in Marocco, la Somalia francese, nonché l'Egitto ed il Sudan inglesi. [28] Mussolini rivelò anche a Italo Balbo le sue ambizioni per la conquista dei territori inglesi e francesi nel Camerun al fine di fondare un Camerun italiano, in modo che l'Impero Italiano potesse disporre un affaccio sulla costa atlantica dell'Africa.

Il 10 giugno 1940, Mussolini dichiarò guerra alla Gran Bretagna ed alla Francia. Entrambi i paesi erano in guerra con la Germania nazista dal settembre dell'anno precedente. Le truppe italiane invasero la Francia meridionale. Ma un armistizio tra Francia e Germania fu firmato poco tempo dopo ed ebbe come risultato che le truppe italiane arrestarono la penetrazione in Francia a poche decine di chilometri dal preesistente confine, ottenendo, come unico guadagno territoriale considerevole la città di Mentone. Due giorni dopo, un accordo separato tra la Francia e l'Italia stabilì la cessione di Nizza e di parte della Savoia all'Italia. [29]

Nel mese di ottobre 1940, desideroso di emulare i successi che Hitler stava ottenendo, Mussolini ordinò l'invasione della Grecia dall'Albania occupata. Ma l'operazione fallì, e gli italiani furono presto respinti in Albania. [30]

Nel mese di aprile 1941, la Germania intraprese l'invasione della Iugoslavia e attaccò la Grecia. L'Italia e gli altri alleati dei tedeschi supportarono entrambe le operazioni. Gli eserciti tedesco e italiano attraversarono la Iugoslavia occupata in circa due settimane e, nonostante il sostegno britannico in Grecia, le truppe dell'Asse invasero il paese alla fine di aprile. L'Italia acquisì così il controllo di porzioni della Iugoslavia e Grecia occupata. Un membro di Casa Savoia, il principe Aimone, salì sul trono del Regno Indipendente di Croazia col nome di Tomislavo II.

Durante il culmine della Battaglia d'Inghilterra, gli italiani lanciarono un'offensiva contro l'Egitto nella speranza di conquistare il Canale di Suez. Il 16 settembre 1940, il confine risultava avanzato di 100 chilometri verso il mar rosso oltre il confine precedente. Tuttavia all'inizio dell'anno successivo gli inglesi diedero il via all'Operazione Compass e, nel febbraio 1941, gli inglesi sconfissero e catturarono la 10ª Armata italiana ricacciando il fronte al confine con la Libia.[31]

La Campagna dell'Africa Orientale Italiana iniziò con i progressi italiani sugli inglesi in Kenya, Somalia britannica e Sudan. Nell'estate del 1940, le forze armate italiane conquistarono la Somalia britannica. [32] Tuttavia alla fine del 1941, gli inglesi portarono una contrattoffensica, riuscendo a spingersi all'interno dell'Africa Orientale Italiana.

Il 5 maggio, Haile Selassie tornava ad Addis Abeba per reclamare il suo trono, anche se solo mesi dopo, nel mese di novembre, cadde anche la città di Gondar[33] interrompendo, almeno ufficialmente, la sovranità italiana in Etiopia. Tuttavia diverse migliaia di militari italiani, decisi a non arrendersi alla sconfitta, organizzarono una guerra di resistenza che durò per altri due anni, fino alla fine del 1943.

Nel novembre 1942, non appena i tedeschi occuparono la Francia di Vichy durante l'operazione Anton, l'Italia, senza registrare alcuna opposizione, portò a compimento l'occupazione della Corsica, un'operazione in progetto già dal 1940.

La dissoluzione modifica

La caduta dell'Impero Italiano (1943) e la fine del colonialismo (1947-1960) modifica

Alla fine del 1943, i progetti espansionistici imperiali italiani (e il sogno di una Grande Italia) volsero al termine.

L'Impero italiano iniziò il suo tramonto nel corso del 1943, dopo le sconfitte contro le forze britanniche, prima nell'Africa orientale (Campagna dell'Africa Orientale Italiana), nel novembre del 1941, e successivamente nel Nordafrica (Campagna del Nordafrica), nella primavera del 1943.

Le truppe italiane in Albania, nel Dodecaneso italiano e nelle altre isole greche, non senza episodi cruenti come la strage di Cefalonia, vennero ritirate a partire dall'autunno del 1943 dopo la caduta di Mussolini e la successiva resa dell'Italia.

Fu nel 1947 che l'Italia venne formalmente privata di tutti i propri possedimenti con il trattato di Parigi. La diplomazia italiana profuse un ultimo tentativo di mantenere la Tripolitania (una delle tre provincia della Libia italiana), ma non ebbe successo.

Nel novembre 1949 le Nazioni Unite riconobbero all'Italia l'amministrazione fiduciaria della Somalia. Questa situazione durò fino al 1° luglio 1960, quando alla Somalia Italiana fu concessa l'indipendenza insieme alla Somalia britannica, che formarono così la Repubblica della Somalia.

Note modifica

  1. ^ a b Lowe, p.289
  2. ^ Betts (1975), p.12
  3. ^ Betts (1975), p.97
  4. ^ Lowe, p.21
  5. ^ Lowe, p. 24
  6. ^ Lowe, p.27
  7. ^ Packenham (1992), p. 280
  8. ^ Packenham (1992), p. 471
  9. ^ Packenham, p. 281
  10. ^ Killinger (2002), p.122
  11. ^ Packenham, p.470
  12. ^ Killinger, p.122
  13. ^ Packenham (1992), p. 7
  14. ^ Mappa e informazioni
  15. ^ Killinger (2002), p. 133
  16. ^ Fry (2002), p.178
  17. ^ Lowe, p.187
  18. ^ Lowe, p.196
  19. ^ Lowe, p.198
  20. ^ Lowe, pp.191, 199
  21. ^ a b c d Barker, p.152
  22. ^ Howard (1998), p.95.
  23. ^ Barker, p.154
  24. ^ Dickson (2001), p. 69
  25. ^ Dickson (2001), p. 69
  26. ^ Con legge italiana 5 maggio 1936 n. 660, veniva ordinata la menzione del nuovo titolo negli atti emanati in nome del Re
  27. ^ Time Magazine, Aosta sul Alag?
  28. ^ Calvocoressi (1999) p.166
  29. ^ Calvocoressi (1999) p.142
  30. ^ Dickson (2001) p.100
  31. ^ Dickson (2001) p. 101
  32. ^ Dickson (2001) p.103
  33. ^ Jowett (2001) p. 7

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