Istituto per le opere di religione

istituzione finanziaria

L'Istituto per le Opere di Religione (acronimo: IOR) è un'istituzione finanziaria pubblica della Città del Vaticano, fondata nel 1942 da papa Pio XII e con sede in Vaticano[1]. È spesso erroneamente considerato la banca centrale della Santa Sede[2], compito invece svolto dall'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA). L’attività di gestore patrimoniale e di depositario del patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede compete in via esclusiva all’Istituto per le Opere di Religione[3].

Istituto per le Opere di Religione
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StatoBandiera della Città del Vaticano Città del Vaticano
Forma societariapersonalità giuridica canonica pubblica
Fondazione27 giugno 1942 a Città del Vaticano
Fondata daPapa Pio XII
Sede principaleCittà del Vaticano
Persone chiaveJean-Baptiste de Franssu
(presidente)
Mauricio Larrain
(vicepresidente)
SettoreFinanziario
Fatturato5,1 miliardi (2022)
Utile netto29,6 milioni € (2022)
Dipendenti117 (2022)
Sito webwww.ior.va/

L'attuale presidente è il francese Jean-Baptiste de Franssu, il direttore generale è Gian Franco Mammì.

Lo IOR è stato più volte coinvolto in scandali, finanziari e non, fra i quali spiccano "l'affare Sindona" e il crac del Banco Ambrosiano. A partire dagli anni 2010, l'Istituto ha avviato una serie di riforme con l'obiettivo di rendere le strutture e i regolamenti più trasparenti[4][5] e porre fine a pratiche illecite e criminali[6].

Struttura e finalità modifica

Secondo quanto stabilisce il suo statuto, modificato nel 2019[7], l'Istituto ha lo scopo di provvedere alla custodia e all'amministrazione dei beni mobili e immobili ad esso trasferiti o affidati da persone fisiche o giuridiche e destinati a opere di religione e carità.
L'Istituto pertanto accetta beni con la destinazione, almeno parziale e futura, di cui al precedente comma. L'Istituto può accettare depositi di beni da parte di Enti e persone della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.(Statuto 2019, art. II).

Ha una sola sede, collocata nel torrione Niccolò V costruito nel 1453 addossato al Palazzo "Sisto V", residenza del pontefice all'interno dello Stato della Città del Vaticano.[8]

L'istituto è gestito da professionisti bancari e guidato da un presidente, non necessariamente un consacrato o un religioso, che riferisce direttamente ad un collegio di sei cardinali, nominati dal Papa e in carica per un quinquennio, e al Papa (o al cardinale camerlengo durante un periodo di sede vacante). Al 31 dicembre 2019 lo IOR constava di 99 dipendenti di ruolo.

Fino al 2013 il bilancio e tutti i movimenti fatti dall'Istituto sono stati noti solo ed esclusivamente al Papa, al collegio dei cardinali che lo gestiscono, al Prelato dell'Istituto, al Consiglio di sovrintendenza, alla Direzione generale ed ai revisori dei conti[9]. ll bilancio dello IOR è stato pubblicato per la prima volta il 1º ottobre 2013 sul sito dell'Istituto[10].

Secondo il bilancio 2019[11][12], lo IOR possiede un patrimonio di 603,3 milioni di euro, con un utile netto di 38 milioni di euro. L'accesso ai servizi dell'Istituto è riservato a persone fisiche e giuridiche legate alla Chiesa Cattolica in conformità al diritto canonico o vaticano.

Il codice SWIFT dello IOR è IOPRVAVX:

Storia modifica

L'origine modifica

 
Bernardino Nogara, a capo dell'Amministrazione Speciale della Santa Sede dal 1929 al 1954

L'11 febbraio 1887, papa Leone XIII costituì la “Commissione Cardinalizia ad pias causas” che nel 1904, su iniziativa di papa Pio X, fu rinominata "Commissione Cardinalizia per le Opere di Religione”.

I Patti Lateranensi firmati nel 1929 durante il periodo fascista, riconobbero la Città del Vaticano come uno Stato indipendente. Con la legge di esecuzione del trattato (legge del 27 maggio 1929, n. 810[13]) l'Italia, per compensare l'espropriazione dei beni immobili che la Chiesa cattolica aveva subito con le leggi napoleoniche prima e fino al 1871 con le leggi del 7 luglio 1866 di soppressione degli Ordini e delle Corporazioni religiose e del 15 agosto 1867 per la liquidazione dell'Asse ecclesiastico poi, si obbligava a versare alla Santa Sede la somma di lire 750 000 000 ed a consegnare titoli di debito pubblico consolidato per un valore nominale di 1 000 000 000 di lire. Questo fu una parte consistente dei capitali che motivarono la creazione della banca e consentirono di iniziare la sua attività economica.

La gestione del capitale fu affidata nel 1929 da papa Pio XI al banchiere laico Bernardino Nogara, posto a capo della neo-costituita "Amministrazione Speciale della Santa Sede". Nogara pose due condizioni per accettare l'incarico assegnatogli: gli investimenti dovevano essere liberi da qualsiasi considerazione religiosa o dottrinale e realizzabili in ogni parte del mondo. Così, fra il 1929 e l'inizio della seconda guerra mondiale, Nogara riuscì ad investire i capitali vaticani in numerosi segmenti dell'economia italiana, specialmente nell'energia elettrica, nelle comunicazioni telefoniche, nel credito bancario, nelle ferrovie locali, nella produzione di macchine agricole, nel cemento, nell'acqua e nelle fibre tessili sintetiche. Fra le società controllate spiccavano l'Italgas e, nel settore tessile, la Società Italiana della Viscosa, La Supertessile, la Società Meridionale Industrie Tessili e La Cisaraion, unite poi nella holding CISA-Viscosa, poi assorbita nella SNIA Viscosa.

La dirigenza di Nogara permise anche forti partecipazioni nell'Istituto di Credito Fondiario, nelle Assicurazioni Generali, nella Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali, nell'Istituto Romano di Beni Stabili (una compagnia immobiliare), nella Società Elettrica ed Elettrochimica del Caffaro, nella CONDOR Società per l'industria petrolifera e chimica, nella Società Mineraria e Metallurgica Pertusola, nella Società Adriatica di Elettricità e nelle Cartiere Burgo. Per quanto riguarda il settore bancario, il controllo dei capitali vaticani si estese al Banco di Roma, il Banco di Santo Spirito e la Cassa di Risparmio di Roma[14].

All'arrivo della crisi degli anni '30, Nogara riuscì a vendere all'IRI gli interessi mobiliari del Banco di Roma, del Banco di Santo Spirito e del Credito sardo a prezzi di mercato, nonostante il loro deprezzamento pressoché totale, con un guadagno di circa 630 milioni di dollari.

Un altro investimento strategico si rivelò quello nelle Officine Meccaniche Reggiane, nella Breda e nella Compagnia Nazionale Aeronautica, che nel 1935 fornirono armamenti e munizioni per la Guerra d'Etiopia.

Il 17 marzo 1941 la Commissione Prelatizia Amministratrice delle Opere di Religione assunse la denominazione di "Amministrazione per le Opere di Religione".

L'Istituto per le Opere di Religione modifica

Il 27 giugno 1942 papa Pio XII fonda con chirografo l'”Istituto per le Opere di Religione” (IOR) con personalità giuridica propria assorbendo l'”Amministrazione per le Opere di Religione”.

Il 31 dicembre 1942 il ministro delle Finanze del governo italiano Paolo Thaon di Revel emise una circolare che prevedeva l'esenzione dello IOR dal pagamento delle imposte sui dividendi[14].

Nel corso degli anni l'istituto fu criticato per la spregiudicatezza del suo modus operandi, basato principalmente sulla speculazione sul mercato azionario mondiale e su quello immobiliare, anche grazie ai sostanziosi privilegi ed esenzioni sopracitati.

Nel 1962 lo IOR deteneva il 24,5% della Banca Privata Finanziaria di Michele Sindona, al quale, nel 1969, papa Paolo VI affidò una consulenza per la modernizzazione dello IOR. Assieme a lui, una commissione formata da Luigi Mennini, Pellegrino de Strobel e Massimo Spada. Con l'incarico di trovare un nuovo acquirente, a Sindona fu venduta la Società Generale Immobiliare, della quale lo IOR mantenne una quota del 3%. Successivamente, furono numerosissime le partecipazioni comuni, comprese le movimentazioni di capitali in paradisi fiscali, fra IOR e Sindona[15].

Nel 1971 l'arcivescovo Paul Marcinkus fu nominato presidente dello IOR.

Nel 1972, lo IOR possedeva circa il 51% delle azioni della Banca Cattolica del Veneto. Per volontà del direttore dello IOR Paul Marcinkus, il 37% delle azioni venne venduto al Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, provocando la reazione dei vescovi veneti - tra i quali l'allora monsignor Albino Luciani (futuro papa Giovanni Paolo I) - che, non essendone stati informati, chiusero per protesta i loro conti presso la Cattolica del Veneto[16].

Secondo dichiarazioni del pentito di mafia Vincenzo Calcara, lo IOR era coinvolto nel riciclaggio di denaro di Cosa Nostra.[17], mentre un altro pentito, Francesco Marino Mannoia (secondo Giovanni Falcone «il più prezioso collaboratore di giustizia») rivelò nel 1998, durante il processo per mafia a Marcello Dell'Utri, che «Licio Gelli investiva i danari dei corleonesi di Totò Riina nella banca del Vaticano. (...) Lo IOR garantiva ai corleonesi investimenti e discrezione»[18][19]. Perciò «quando il papa Giovanni Paolo II venne in Sicilia e scomunicò i mafiosi, i boss si risentirono soprattutto perché portavano i loro soldi in Vaticano. Da qui nacque la decisione di far esplodere due bombe davanti a due chiese di Roma»[18] (esplose davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano e alla chiesa di San Giorgio al Velabro la notte fra il 27 e il 28 luglio 1993).

Secondo il giornalista Gianluigi Nuzzi,[20] che si è avvalso dell'archivio di monsignor Renato Dardozzi, attraverso lo IOR sarebbero stati movimentati, tra il 1989 e il 1993, 275 miliardi di lire in contanti, più 135-200 miliardi di lire in titoli di Stato. Nel suo libro Vaticano S.p.A. sostiene che lo IOR era attivo nel riciclaggio di denaro sporco, tangenti e supporto finanziario alla mafia. Il figlio di Vito Ciancimino, Massimo, ha detto

«Le transazioni a favore di mio padre passavano tutte tramite i conti e le cassette dello Ior.[21][22]»

Con i proventi delle sue attività economiche, negli anni ottanta lo IOR avrebbe finanziato organizzazioni politiche ed entità bancarie volte a contrastare movimenti filomarxisti in America Latina (ad esempio i Contras nicaraguensi[23]) ed i regimi comunisti dell'Europa dell'Est[24] (come il sindacato polacco Solidarność).[23]

Il 21 giugno 1982 si apre il caso del crac del Banco Ambrosiano, uno dei maggiori scandali finanziari italiani del dopoguerra, nel quale sono coinvolti, tra gli altri, i vertici dello IOR (fra cui Mons. Paul Marcinkus), Roberto Calvi, Michele Sindona e Licio Gelli. Per i vertici vaticani non ci furono conseguenze giudiziarie rilevanti, grazie allo status giuridico dello IOR.

Nel giugno 1989 a Paul Marcinkus subentra Angelo Caloia.

Riforme recenti modifica

Punti istituzionali cruciali modifica

Il 1º marzo 1990, Papa Giovanni Paolo II ha approvato con Chirografo l'attuale Statuto dell'Istituto, che insieme con le norme collegate stabilisce lo scopo e la corporate governance dello IOR. Da allora, la struttura dello IOR è composta di cinque elementi: La Commissione Cardinalizia di Vigilanza, il Prelato, il Consiglio di Sovrintendenza, la Direzione e il Collegio dei Revisori.[9]

A seguito di diverse vicende giudiziarie riguardanti infrazioni della normativa antiriciclaggio compiute dallo IOR, il 30 dicembre 2010 il Vaticano si è impegnato a dare piena applicazione alla convenzione monetaria firmata con l'Unione europea il 17 dicembre 2009, introducendo leggi volte alla lotta al riciclaggio, che sono entrate in vigore il 1º aprile 2011[25]. In continuità con tali impegni, Promontory Financial Group, una società americana, nel luglio 2013 è stata incaricata di certificare il pieno rispetto degli standard internazionali anti-riciclaggio[26].

Il 24 giugno 2013, papa Francesco ha istituito una Pontificia commissione referente sullo IOR allo scopo di conoscere in modo più approfondito la posizione giuridica dello Ior e permettere una sua migliore “armonizzazione” con “la missione universale della Sede Apostolica”, come veniva comunicato dalla segreteria dello Stato Vaticano.[27] Secondo Padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa Vaticano, la cosiddetta commissione CRIOR è "un organismo che studierà la situazione e riferirà al Papa nel quadro delle riforme utili alla Chiesa".[28]

Il 7 aprile 2014, papa Francesco ha approvato le raccomandazioni sul futuro dello IOR, sviluppata congiuntamente dalla medesima commissione CRIOR, dalla commissione COSEA, dal management dello IOR e dal Cardinale George Pell: "Lo Ior continuerà a servire con attenzione e a fornire servizi finanziari specializzati alla Chiesa Cattolica in tutto il mondo. I significativi servizi che possono essere offerti dall'Istituto assistono il Santo Padre nella sua missione di pastore universale e supportano inoltre istituzioni e individui che collaborano con lui nel suo ministero. Con la conferma della missione dello Ior e facendo seguito alla richiesta del cardinale-prefetto Pell, il presidente del Consiglio di Sovrintendenza, Ernst von Freyberg e il management dello Ior porteranno a termine il loro piano al fine di assicurare che lo Ior possa compiere la sua missione come parte delle nuove strutture finanziarie della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Il piano sarà presentato al Consiglio dei Cardinali del Santo Padre e al Consiglio per l'Economia", come veniva specificato nel bollettino della Sala Stampa della Santa Sede.[29]

L'8 agosto 2019, con proprio Chirografo, Papa Francesco ha approvato ad experimentum per due anni il nuovo statuto dell'Istituto per le Opere di Religione[7].

Riforme 2010/2011 modifica

Il 1º gennaio 2010, la convenzione monetaria tra l'Unione Europea e lo Stato della Città del Vaticano è entrata in vigore. Tale convenzione completa la convenzione monetaria tra il Vaticano e la Repubblica Italiana stabilita nel 2000 e definisce l'obbligazione da parte del Vaticano di allinearsi a tutte le normative europee sulla trasparenza in materia di lotta al riciclaggio di denaro, frode e falsificazione delle banconote.[30]

Il 30 dicembre 2010, Benedetto XVI ha istituito l'Autorità di informazione finanziaria (AIF).[31], "istituzione della Santa Sede per la vigilanza e l'informazione finanziaria per la prevenzione e il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo".[32]

Nel giugno 2011, la procura di Roma ha dissequestrato i 23 milioni di euro dello Ior su conti presso il Credito Artigiano e la Banca del Fucino. Tale decisione veniva presa in considerazione della istituzione dell'AIF: "Si sono verificati rilevanti mutamenti sul piano normativo e istituzionale che hanno ridisegnato il contesto entro cui occorre valutare la permanenza o meno delle ragioni poste a base del decreto di sequestro preventivo", si leggeva nel decreto di revoca del sequestro.[33]

Riforme 2012 modifica

Il 28 giugno 2012 lo IOR ha aperto per la prima volta le porte a un gruppo di giornalisti guidati dal direttore generale Paolo Cipriani con i quattro membri del Consiglio di Sovraintendenza, Cipriani ha affermato che nello IOR non ci sono conti cifrati e dal 1996 c'è la tracciabilità di tutti i conti, ha controlli interni ed esterni antiriciclaggio (l'Autorità di Informazione Finanziaria e la Deloitte per il bilancio), i conti sono circa 33 000, il capitale totale è di circa sei miliardi di euro, il 70% delle operazioni avvengono in Europa, il 65% è in euro, il 30% in dollari e il resto in altre valute. Dal momento che non è una banca, quindi senza scopo di lucro, gli interessi non sono superiori al 5%. I dipendenti nel 2012 erano 112, cui si aggiungono alcuni consultori esterni per casi particolari. Lo IOR supporta gli enti ecclesiastici in oltre 150 paesi del mondo[34].

Il 18 luglio 2012, Moneyval, la divisione del Consiglio d'Europa che valuta i sistemi antiriciclaggio, ha pubblicato il suo primo rapporto riguardante il Vaticano con cui veniva valutato il sistema antiriciclaggio della Santa Sede. Il sistema vaticano risultava conforme o «largamente conforme» in nove delle 16 raccomandazioni centrali, su aspetti come il contrasto al riciclaggio di denaro, le misure di confisca, le leggi sulla riservatezza, la documentazione, l'assistenza legale reciproca, il trattamento penale del finanziamento del terrorismo, la cooperazione internazionale e altri.[35] Allo stesso tempo, veniva raccomandata una supervisione indipendente per lo IOR: "È fortemente raccomandato che l'Istituto per le Opere di Religione sia sottoposto nel prossimo futuro alla vigilanza prudenziale di un supervisore indipendente", sosteneva il Consiglio d'Europa nel suo comunicato stampa.[36] Secondo La Repubblica, la valutazione Moneyval era un "voto positivo" per il Vaticano.[37]

Nel novembre 2012, lo svizzero René Brülhart è stato nominato nuovo Direttore dell'AIF. Questa nomina "rappresenta un ulteriore passo, nel processo di lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo", ha spiegato il portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi.[38] Prima di quest'incarico, Brülhart era direttore dell'Unità di Informazione Finanziaria del Liechtenstein e vicepresidente del Gruppo Egmont, e già da settembre 2010 ha lavorato come consigliere della Santa Sede.[39]

Riforme 2013 modifica

Il 15 febbraio 2013, Ernst von Freyberg è stato nominato nuovo Presidente dell'IOR.[40] Dalla sua entrata in carica, lo IOR sta riformando ampiamente il proprio assetto. Come spiegato da von Freyberg sul sito dello IOR, il processo di riforme è "volto a promuovere l'applicazione dei più rigorosi standard del settore e in fatto di compliance. Tale intento si orienta al contesto giuridico definito dal Vaticano in collaborazione con organismi internazionali. Il processo in questione comprende l'implementazione di misure severe contro le attività di riciclaggio di denaro e l'ottimizzazione della nostra organizzazione interna. Stiamo altresì eseguendo una revisione totale dei conti dei nostri clienti, con l'obiettivo di cessare i rapporti non in linea con la missione dello IOR. Gli sforzi profusi in questo senso sono sottoposti all'attenta supervisione dell'AIF, l'organismo vaticano di regolamentazione finanziaria. Lo IOR attua una politica di tolleranza zero nei confronti di qualsiasi violazione di leggi, normative e regolamenti. Stiamo profondendo il nostro impegno nello allineamento agli standard, di cui giustamente ci si attende l'osservanza da parte nostra."[41] Oltre a ciò, l'Istituto sta eseguendo una "revisione totale" dei conti dei suoi clienti, con l'obiettivo di "cessare i rapporti non in linea con la missione dello IOR", com'è spiegato sul sito web dell'IOR.[41]

Dal maggio 2013, una società esterna, l'americana Promontory, sta eseguendo l'ispezione di tutti i 18,900 conti dello IOR con lo scopo di verificarne l'adeguatezza agli standard richiesti dalle norme internazionali.[42] Da allora, secondo un articolo del Corriere della Sera del dicembre 2013, almeno 1 200 conti dello IOR sono stati chiusi per ordine dell'Istituto stesso.[43]

Il 24 giugno 2013 papa Francesco ha stabilito la “Pontificia Commissione Referente sull'Istituto per le Opere di Religione”. Il compito della Commissione era di approfondire la posizione giuridica e le attività dell'Istituto e di permettere una sua migliore "armonizzazione” con “la missione universale della Sede Apostolica”.[44] Il successivo 28 novembre il papa ha poi nominato un suo delegato presso la stessa pontificia commissione, nella persona di mons. Alfred Xuereb.[45]>

Il 1º ottobre 2013 l'Istituto per la prima volta nella sua storia ha pubblicato il suo bilancio, qual è scaricabile sul sito internet dello IOR.[46][47][48]

Il 12 dicembre 2013 Moneyval, il Comitato di esperti del Consiglio d'Europa per la valutazione delle misure di lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, ha pubblicato un rapporto di valutazione riguardante i progressi compiuti dalla Santa Sede per porre rimedio alle lacune individuate da Moneyval nel primo rapporto di mutua valutazione del luglio 2012.[49] Il medesimo rapporto ha sostenuto in un dossier che "in breve tempo la Santa Sede ha intrapreso numerose misure legislative e non, per porre rimedio alle lacune indicate nel rapporto del 2012 di Moneyval sebbene debbano essere affrontate".[50] Per di più, gli esperti Moneyval hanno invitato la Santa Sede a completare le ispezioni dell'IOR e dell'APSA "il più presto possibile".

Riforme 2014 modifica

Il 22 gennaio 2014, il Consiglio di Sovrintendenza dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR) ha ricevuto un rapporto sullo stato di avanzamento del processo, tuttora in corso, di riforma della compliance. "In quanto istituto della Chiesa, abbiamo la grande responsabilità di essere in linea con gli standard elevati di cui, giustamente, ci si attende l'osservanza da parte nostra. Abbiamo lavorato molto duro per migliorare la compliance, la trasparenza e i processi interni all'Istituto e sebbene ci sia ancora molto da fare in termini di implementazione, è indubbio che ci stiamo muovendo sulla strada giusta e che abbiamo compiuto progressi significativi," ha affermato il Presidente Ernst von Freyberg.[51]

Nel febbraio 2014 la Pontificia commissione referente sullo IOR presenta al Consiglio dei nove cardinali incaricati della riforma della Chiesa i risultati del suo lavoro, portando così a termine la sua funzione[52].

Il 7 aprile 2014, papa Francesco ha approvato una proposta sul futuro dello Ior, "riaffermando l'importanza della sua missione per il bene della Chiesa Cattolica, della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano."[53] "Lo Ior continuerà a servire con attenzione e a fornire servizi finanziari specializzati alla Chiesa Cattolica in tutto il mondo. I significativi servizi che possono essere offerti dall'Istituto assistono il Santo Padre nella sua missione di pastore universale e supportano inoltre istituzioni e individui che collaborano con lui nel suo ministero. Con la conferma della missione dello Ior e facendo seguito alla richiesta del cardinale-prefetto Pell, il presidente del Consiglio di Sovrintendenza, Ernst von Freyberg, e il management dello Ior porteranno a termine il loro piano al fine di assicurare che lo Ior possa compiere la sua missione come parte delle nuove strutture finanziarie della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Il piano sarà presentato al Consiglio dei Cardinali del Santo Padre e al Consiglio per l'Economia", ha riferito il comunicato stampa della Santa Sede.[54]

Il 19 maggio 2014, l'AIF ha presentato il suo rapporto annuale 2013.[55] Tale ha compreso la prima ispezione in situ dello IOR nei primi mesi del 2014: "L'ispezione ha messo in luce i progressi sostanziali compiuti dallo IOR negli ultimi 12 mesi", ha riferito il comunicato stampa della Santa Sede.[56]

Nel giugno 2014, papa Francesco ha reso noto che "nello Ior sono stati chiusi 1600 conti, di persone che non avevano diritto. Lo Ior è per l'aiuto alla Chiesa, hanno diritto vescovi, e diocesi, dipendenti del vaticano, le loro vedove, le ambasciate, ma niente di più. Non è una cosa aperta. E questo è un buon lavoro, chiudere i conti di chi non ha diritto."[57]

Riforme 2015 modifica

Nel gennaio 2015, un comunicato stampa dell'Istituto, ha dato notizia che papa Francesco, attraverso un Rescriptum ex audientia Ss.mi presentato al cardinale Santos Abril y Castellò, ha modificato lo Statuto dell'Istituto per le Opere di Religione (IOR) allo scopo di aumentare rispettivamente da cinque a sei il numero di membri della Commissione Cardinalizia di Vigilanza e del Consiglio di Sovrintendenza dello IOR.[58] Contestualmente, è stato nominato sesto membro della Commissione Cardinalizia di vigilanza, l'arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanic. Nella stessa occasione, il presidente della Commissione cardinalizia ha formalizzato la nomina del Segretario generale non votante destinato al Consiglio di sovrintendenza.

Riforme 2016 modifica

Il 15 dicembre 2016 viene portato da sei a sette il numero dei membri del Consiglio di sovrintendenza.[59]

Scandali modifica

Il crac del Banco Ambrosiano modifica

 
Paul Marcinkus.

Lo IOR fu, tra il 1946 e il 1971, il maggior azionista del Banco Ambrosiano[60][61]. Già nel 1978 il capo della Vigilanza della Banca d'Italia Giulio Padalino aveva eseguito un'ispezione sui conti del Banco, facendo luce sulla "parte occulta" della contabilità: dietro alle varie società estere che acquistavano cospicui pacchetti di azioni Ambrosiano c'erano lo stesso gruppo di Calvi e lo IOR[62]. A quel tempo, lo scandalo non ebbe alcun seguito diretto nei confronti dell'Istituto[63]. Tuttavia, dopo il crac del Banco Ambrosiano, le responsabilità furono confermate nel corso delle indagini dal ritrovamento di lettere di patronage concesse nel 1981 dall'arcivescovo Paul Marcinkus (direttore dello IOR dal 1971 al 1989) a Roberto Calvi (direttore del Banco Ambrosiano), con le quali confermava che lo IOR «direttamente o indirettamente» esercitava il controllo su Manic. S.A. (Lussemburgo), Astolfine S.A. (Panama), Nordeurop Establishment (Liechtenstein), U.T.C. United Trading Corporation (Panamá), Erin S.A (Panamá), Bellatrix S.A (Panamá), Belrosa S.A (Panamá) e Starfield S.A (Panamá)[64], società fantasma con sede in noti paradisi fiscali, che avevano fatto da "paravento" alla destinazione dell'ingarbugliato circolo di denaro che aveva drenato duemila miliardi di lire dalle casse dell'Ambrosiano[65].

L'allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta impose la liquidazione del Banco Ambrosiano. Andreatta riferì in Parlamento l'8 ottobre 1982, dichiarando che il Banco aveva un buco di circa due miliardi di dollari, di cui un miliardo e 159 milioni garantiti dallo IOR.[66] Marcinkus fu indagato in Italia nel 1987 per concorso in bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano, il quale fu accusato di riciclaggio di denaro della mafia in connessione con la P2, una loggia massonica "coperta" guidata da Licio Gelli. Le dichiarazioni del pentito di Cosa Nostra Vincenzo Calcara, ritenute verosimili dal tribunale di Roma nel 2003, sembrano avvalorare questa tesi, raccontando di contatti fra Marcinkus, Calvi (esponente della P2) e membri di Cosa Nostra[17].

Il 20 febbraio 1987 il giudice istruttore del tribunale di Milano, Renato Bricchetti, emise un mandato di cattura contro Paul Marcinkus, Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel, i vertici dello IOR, individuando gravi responsabilità della Banca Vaticana nel crac del Banco Ambrosiano. Il mandato non fu però eseguito perché Marcinkus godeva di passaporto diplomatico vaticano, mentre gli altri due si rifugiarono dietro il portone di bronzo e la richiesta di loro estradizione non ebbe alcun esito[67]: alla fine la Cassazione non convalidò il provvedimento in quanto, per il fatto di aver agito in qualità di organi o di rappresentanti di un ente centrale della Chiesa cattolica, furono considerati, ai sensi dell'art. 11 dei Patti Lateranensi, coperti da immunità penale.[68]

La Banca Vaticana non ammise alcuna responsabilità per il fallimento del Banco Ambrosiano, ma fu creata una commissione mista (Agostino Gambino, Pellegrino Capaldo e Renato Dardozzi per il Vaticano[69], Filippo Chiomenti, Mario Cattaneo e Alberto Santa Maria per lo Stato Italiano) con il compito di approfondire la questione. Il responso, pur non raggiungendo "conclusioni unanimi" sulla responsabilità giuridica dello IOR, portava ad ammetterne una responsabilità morale[70][71]. Il 25 maggio 1984, a Ginevra, lo IOR, pur ribadendo la propria estraneità ai fatti, siglò un accordo con le banche creditrici dell'Ambrosiano, versando 406 milioni di dollari a titolo di "contributo volontario"[72].

Al crac fecero seguito diverse morti: Graziella Corrocher, la segretaria di Calvi, fu trovata morta dopo un volo dal quarto piano del palazzo milanese che ospitava la sede del Banco Ambrosiano il 17 giugno 1982[73][74] Roberto Calvi, membro della P2 e presidente del Banco Ambrosiano dal 1975, fuggito a Londra, fu trovato impiccato il 18 giugno 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri sul Tamigi. Michele Sindona, altro piduista, faccendiere colluso con la mafia siciliana e vicino allo IOR, mentre scontava la pena in carcere per l'omicidio di Giorgio Ambrosoli, fu trovato avvelenato da un caffè al cianuro il 20 marzo 1986 e morì due giorni dopo.

Caso Enimont modifica

Nel 1993, negli anni di Tangentopoli, il giudice Borrelli del pool di Mani pulite appurò il transito nelle casse dello IOR di 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro destinati a quello che fu conosciuto come scandalo Enimont. In quell'occasione, in via del tutto eccezionale, lo IOR decise di rispondere ad una rogatoria richiesta dal pm Antonio Di Pietro che lavorava allora nel pool di Mani pulite ed indagava sul caso. Tuttavia i magistrati hanno poi denunciato che la banca vaticana aveva falsificato i documenti, nascondendo i conti di Giulio Andreotti e non trasmettendo la documentazione su molte altre posizioni. Successivamente, per far tornare i conti, ulteriore documentazione inviata venne ritenuta falsa. Secondo il giornalista Peter Gomez, lo IOR risulta essere l'unica banca del mondo ad aver trasmesso informazioni false alla magistratura italiana[75]. Alti prelati e dirigenti dello IOR, tra cui il presidente Angelo Caloia[18], rimasero immuni da processo o arresto a motivo dell'articolo 11 dei Patti Lateranensi che recita: «Gli enti centrali della Chiesa Cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano»[76].

Operazione Sofia modifica

Il giornalista Gianluigi Nuzzi nel suo libro sostiene che lo IOR fosse impegnato nella fondazione di un partito di centro destinato a sostituire la Democrazia Cristiana, crollata in seguito a Tangentopoli[20]. A tal proposito, Giancarlo Capaldo, procuratore aggiunto di Roma, coordinatore dell'inchiesta sul golpe bianco-porpora afferma:

«L'operazione Sofia, vale a dire il tentativo di creare il Grande Centro che avrebbe preso il potere[77]

Caso Fiorani - BPI modifica

Il 10 luglio 2007, uno dei "furbetti del quartierino", Giampiero Fiorani, rivelò ai magistrati milanesi la presenza, nella BSI svizzera, di tre conti della Santa Sede da «due o tre miliardi di euro» e di aver versato in nero nelle casse dell'APSA (la Banca centrale vaticana) oltre 15 milioni di euro[18][78].

Caso Anemone - Grandi Opere modifica

Nell'inchiesta sulle "grandi opere" del 2010 sugli appalti del G8 a La Maddalena (nota anche come "Caso Anemone"), è stato accertato che Angelo Balducci (ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, arrestato per corruzione) avesse un conto presso lo IOR, dove - secondo i pubblici ministeri - avrebbe trasferito buona parte delle sue rendite[79]. Nel 2006, interrogato dall'allora PM di Potenza Henry John Woodcock, aveva ammesso lui stesso l'esistenza di tale conto, usato per ripagare un debito da 380 000 euro contratto da monsignor Franco Camaldo, prelato d'onore e cerimoniere del Papa, intermediario nell'acquisto di una villa dove avrebbe dovuto avere sede una nuova loggia massonica[79][80][81]. Balducci aveva un conto allo IOR in quanto "gentiluomo di Sua Santità" nonché "consultore" e "supervisore" del patrimonio della Propaganda Fide[81], la quale ha affittato decine di abitazioni a molti dei 412 personaggi inclusi nelle liste dell'imprenditore Diego Anemone[80]. I magistrati sospettano ulteriori collegamenti con lo IOR a seguito di sequestri di documentazione contabile, in particolare a Angelo Zampolini, intermediario della "cricca" di Anemone e Balducci nell'acquisto di un appartamento a Roma per l'ex ministro Claudio Scajola[80]. Gli inquirenti ritengono altresì che parte del denaro accumulato da alcuni degli indagati con le tangenti pagate da Anemone e da altri imprenditori si trovi depositato presso IOR[80].

L'Unità di informazioni finanziarie della Banca d'Italia ha appurato che tra i beneficiari dei bonifici transitati su di un conto dello IOR presso la banca Intesa SanPaolo c'è don Evaldo Biasini, economo della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, coinvolto nell'inchiesta e, secondo i pm perugini, custode dei fondi neri di Diego Anemone[82]. I documenti dei magistrati di Perugia e la contabilità sequestrata a Don Evaldo Biasini svelano come i soldi tenuti da Don Bancomat per conto di Diego Anemone transitassero per i conti IOR della Congregazione del Preziosissimo Sangue[83].

Operazioni di riciclaggio modifica

Nel maggio 2010 la procura di Roma ha aperto un'indagine sui rapporti sospetti tra lo IOR e altre dieci banche, fra cui UniCredit, Intesa Sanpaolo, Banca del Fucino[84]. Le quotidiane operazioni da milioni di euro fra questi istituti e lo IOR sotto forma di miriadi di assegni dagli estremi non chiari, avevano destato già nel 2009 i sospetti dell'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia. È stato accertato dai magistrati che lo IOR utilizzava in modo cumulativo un conto aperto presso la filiale 204 della Banca di Roma in via della Conciliazione a Roma, versandovi assegni da parte dei propri clienti senza dare alcuna comunicazione in merito, violando così le norme antiriciclaggio (legge 173/1991 e D.Lgs 231/2007)[84][85]. Attraverso tale conto sarebbero transitati circa 180 milioni di euro tra il 2006 e il 2008, per poi interrompere le operazioni con l'integrazione della Banca di Roma nel gruppo Unicredit[84][85]. I PM sospettano che le transazioni attraverso conti "schermati" intestati allo IOR celino in realtà operazioni per conto di società o singoli individui con residenza fiscale in Italia, volte all'occultamento di reati vari, dall'evasione fiscale alla truffa[84][85]. La Guardia di Finanza ha inoltre accertato casi di beneficiari fittizi fra quelli comunicati agli inquirenti[84]. La magistratura italiana non ha però competenza ad indagare sullo IOR senza una rogatoria internazionale, a causa della sua natura formalmente estera[84][85].

Il 20 settembre 2010 vengono sequestrati dalla procura di Roma (su segnalazione della Banca d'Italia) 23 milioni di euro depositati su un conto del Credito Artigiano Spa intestato allo IOR, per operazioni bancarie effettuate in violazione della normativa antiriciclaggio[86][87]. Le operazioni incriminate sono trasferimenti ordinati dallo IOR di 20 milioni da un conto presso il Credito Valtellinese alla JP Morgan di Francoforte e di 3 milioni alla Banca del Fucino[87][88]. Restano indagati il presidente dello IOR, Ettore Gotti Tedeschi, e il direttore generale Paolo Cipriani.[86]

Nel frattempo sono venute alla luce anche altre due operazioni sospette, ovvero un prelievo in contanti da 600 000 euro, effettuato nell'ottobre 2009 dallo IOR per finalità non precisate su un conto Intesa SanPaolo, e assegni per 300 000 euro incassati nel novembre dello stesso anno su un conto Unicredit. Dall'analisi degli inquirenti è risultato fittizio il nome del negoziante fornito dallo IOR, mentre la cifra proveniva in realtà da una banca di San Marino[82][89]. Alcuni dei conti di transito presso le banche italiane utilizzati dallo IOR nei recenti scandali legati al riciclaggio sono attivi dai tempi del Banco Ambrosiano.[90]

A seguito di questi eventi, il Papa ha comunicato il 30 dicembre 2010 che verrà finalmente data applicazione alla convenzione monetaria firmata con l'Unione europea il 17 dicembre 2009, attraverso l'adozione di leggi antiriciclaggio che entreranno in vigore il 1º aprile 2011.[25] Tuttavia "l'emanazione di tale normativa", come successivamente rappresentato in una comunicazione della Banca d'Italia, "di per sé, non modifica il regime applicabile allo IOR quale banca insediata in uno stato extracomunitario a regime antiriciclaggio non equivalente"[91].

Nel marzo 2012 la procura di Roma ha avviato una rogatoria internazionale per conoscere i movimenti di denaro del conto corrente dello IOR presso la Jp Morgan di Francoforte[92].

Vatileaks e dimissioni di Ettore Gotti Tedeschi modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Vatileaks.

Nel corso dei primi mesi del 2012 si è verificata una sistematica fuga di documenti riservati vaticani riguardanti i rapporti all'interno e all'esterno della Santa Sede. Tali documenti evidenzierebbero, tra l'altro, lotte di potere all'interno del Vaticano e alcune irregolarità nella gestione finanziaria dello Stato e nell'applicazione delle normative antiriciclaggio. Il 24 maggio 2012 Ettore Gotti Tedeschi, presidente dal settembre 2009, si presenta dimissionario al Consiglio di sovrintendenza e lascia la presidenza con la sfiducia del Consiglio. I quotidiani parlano di posizioni inconciliabili tra lui e altri interlocutori istituzionali riguardo all'attuazione delle norme di trasparenza bancaria[93]. Il giorno successivo gli subentra ad interim, come da statuto, il vicepresidente Ronaldo Hermann Schmitz, con ratifica della Commissione cardinalizia di vigilanza. La Commissione cardinalizia adotta formalmente la sfiducia votata all'unanimità dal Consiglio di sovrintendenza il giorno prima, che addebitava all'ex presidente di «non aver svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio» e forse anche di aver fatto filtrare all'esterno notizie riservate[94]. Il 27 viene diffuso un duro comunicato del Consiglio di sovrintendenza con le motivazioni della sfiducia[95]. Il 2 giugno viene comunicato formalmente per lettera all'ex presidente il trasferimento delle sue competenze al vicepresidente, che diviene presidente ad interim[96].

Organi ed amministrazione modifica

L'amministrazione dello IOR è definita dal suo Statuto dal 1990.[9]

Commissione cardinalizia di vigilanza modifica

La Commissione cardinalizia di vigilanza riferisce direttamente al Papa ed è da questi nominata. È composta di sei membri il cui mandato dura cinque anni. Essa esamina le relazioni sui principali processi di business e la strategia presentate dal presidente del Consiglio di sovrintendenza e vigila sulla fedeltà alle disposizioni statutarie. Nomina i membri del Consiglio di sovrintendenza.

È guidata da un presidente che, a norma degli statuti, è scelto dai componenti stessi della Commissione; al momento questo ruolo è ricoperto dal cardinale Santos Abril y Castelló.

Dal 10 ottobre 2020 la commissione risulta composta dai cardinali:

Consiglio di sovrintendenza modifica

Il Consiglio di sovrintendenza è paragonabile a un consiglio di amministrazione. Esso definisce la strategia ed è responsabile della supervisione delle attività dello IOR. I membri del Consiglio di sovrintendenza sono nominati dalla Commissione cardinalizia di vigilanza.

Gli altri membri del consiglio sono:

  • Mauricio Larraìn (Cile) (Vicepresidente), dal 16 settembre 2014;
  • Sir Michael Hintze (Regno Unito), dal 9 luglio 2014;
  • Scott C. Malpass (USA), dal 15 dicembre 2016;
  • Javier Marín Romano (Spagna), dal 15 dicembre 2016;
  • Georg Freiherr von Boeselager (Germania), dal 15 dicembre 2016.

Direzione modifica

La Direzione dirige e gestisce l'operatività dell'Istituto e ne risponde al Consiglio di sovrintendenza, dal quale i membri della Direzione stessa sono nominati. Essa è formata così:

  • Gian Franco Mammì - direttore generale (dal 24 novembre 2015)

La carica di Vicedirettore è attualmente vacante.

Prelato modifica

Il prelato è nominato dalla Commissione cardinalizia con l'approvazione del Santo Padre. Esso partecipa alle adunanze della Commissione cardinalizia e assiste alle riunioni del Consiglio di sovrintendenza.

  • Monsignor Battista Ricca - prelato ad interim (dal 15 giugno 2013)[98]

Organi non più esistenti modifica

Pontificia commissione referente sullo IOR modifica

Il 24 giugno 2013 papa Francesco, con un chirografo, istituì la “Pontificia commissione referente sull'Istituto per le opere di religione” (CRIOR). Il compito della Commissione era di approfondire la posizione giuridica e le attività dell'Istituto e di permettere una sua migliore "armonizzazione” con “la missione universale della Sede Apostolica”. "La Commissione aveva lo scopo di raccogliere informazioni sull'andamento dell'Istituto e di presentare i risultati al Santo Padre"[99].

I cinque membri della Pontificia commissione erano i seguenti[100]:

Il 28 novembre 2013 papa Francesco nominò mons. Alfred Xuereb suo delegato presso la stessa pontificia commissione.[45]

Dopo il compimento del suo mandato[52], la commissione venne sciolta il 22 maggio 2014[101].

Conti modifica

Secondo il "Mutual Evaluation Report" di Moneyval, pubblicato nel 2012, in questo periodo c'erano circa 20 700 titolari di depositi, in gran parte europei. Due su tre provenivano dall'Italia, poi c'erano Polonia, Francia, Spagna, Germania, mentre 2 700 erano fondi di congregazioni africane e sudamericane.[102]

Il Rapporto Annuale 2022 dello IOR, pubblicato il 6 giugno 2023, ha stabilito il numero ufficiale di 12.759 clienti.[48]

Lo IOR permette di aprire un conto corrente solo a determinate categorie. Peraltro, in conformità al suo Statuto del 1990, nel luglio 2013 l'Istituto ha rivisto le linee guida relative alle tipologie di relazione con la clientela[103].

Possono aprire un conto allo IOR solo:

  • istituzioni cattoliche
  • ecclesiastici
  • dipendenti o ex dipendenti del Vaticano titolari di conti per stipendi e pensioni
  • ambasciate e diplomatici accreditati presso la Santa Sede.

Cronotassi modifica

Presidenti modifica

Vicepresidenti modifica

Direttori generali modifica

Vicedirettori generali modifica

Vicedirettori generali assistenti modifica

Prelati modifica

Segretari generali dell'ufficio amministrativo modifica

...

Segretari dell'ufficio amministrativo modifica

Filmografia modifica

Note modifica

  1. ^ http://www.vatican.va/content/pius-xii/it/letters/documents/hf_p-xii_lett_19420627_chirografo-ior.html
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  3. ^ RESCRIPTUM EX AUDIENTIA SS.MI: Rescritto del Santo Padre Francesco circa l’Istruzione sull’Amministrazione e gestione delle attività finanziarie e della liquidità della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede, su press.vatican.va, Sala stampa della Santa Sede, 23 agosto 2022. URL consultato il 5 febbraio 2024.
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  5. ^ Maria Antonietta Calabro', «Controlli sui 19 mila clienti Il mio piano per il nuovo Ior», su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 31 maggio 2013. URL consultato il 23 dicembre 2019 (archiviato dall'url originale il 17 giugno 2013).
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