Fiction televisiva

macrogenere di programmi televisivi
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Una fiction televisiva, o semplicemente fiction (chiamata anche sceneggiato televisivo oppure telefilm), è un programma televisivo caratterizzato dalla narrazione di eventi di fantasia.[1]

Il termine fiction, derivato dal latino "fingere" e generalmente usato per indicare qualsiasi opera narrativa frutto di fantasia, è in Italia un anglicismo accolto nella lingua nazionale a partire dagli anni sessanta, diffusosi nei decenni seguenti grazie ma non solo, al successo delle cosiddette "soap opera" importate dagli Stati Uniti.[2] Fino all'inizio degli anni ottanta venivano prevalentemente chiamati teleromanzi o sceneggiati televisivi. Per un lungo periodo, dall'inizio delle trasmissioni da parte della Rai, fino al finire degli anni sessanta, furono spesso creati e sviluppati in modo da avere anche la funzione di elevare il grado d'istruzione dei telespettatori, costituendo una sorta di incrocio tra il teatro e una specie di scuola nazionale.[2]

Contrapposta al macro-genere della non-fiction, la fiction televisiva si suddivide in tre principali categorie con strutture narrative, durate e collocazione nei palinsesti differenti: film TV, serie TV e serial TV.[1]

Storia modifica

La fiction televisiva nasce non molto tempo dopo l'avvio delle prime trasmissioni televisive alla fine degli anni trenta, prendendo piede al termine della seconda guerra mondiale, tra la fine degli anni quaranta e i primi anni cinquanta. La prima forma di fiction era il teledramma o sceneggiato (in inglese live anthology drama, single play, teleplay o teledrama), costituito da una rappresentazione di derivazione teatrale trasmessa in diretta. Inizialmente si trattava prevalentemente di adattamenti di spettacoli di Broadway, testi teatrali classici o romanzi, ma presto iniziarono a essere frequenti anche produzioni originali; tra i contenitori che li trasmettevano Kraft Television Theatre, Goodyear Television Playhouse e Studio One.[3] Anche per una questione di necessità, caratterizzati da set ristretti e copioni che si affidavano alla bravura degli attori presi in prestito dal teatro, si contrapponevano alle spettacolarizzazioni dei film di Hollywood costituendo quindi una sorta di rivincita della cultura teatrale, anche se la trasmissione in diretta restava uno dei punti di maggiore attrattiva.[3]

La diretta, non dettata da esigenze tecnologiche, comportava un ritmo lento, con i tipici tempi teatrali: per permettere i cambi scena la telecamera indugia su inquadrature fisse in cui è assente l'azione o è di irrilevante importanza. Le ambientazioni si trovano sempre all'interno degli studi televisivi perché le telecamere necessitano di un'illuminazione della scena molto curata, negli esterni forniscono ancora scarse prestazioni. Ciò comporta anche una impostazione interpretativa e recitativa profondamente diversa rispetto alla fiction più moderna. Date le lunghissime sequenze prive di interruzioni, gli attori, infatti, dovevano necessariamente essere in possesso di solide esperienze e tecniche teatrali. In tal senso, molti sceneggiati di quell'epoca, rivisti oggi, se da un lato appaiono per l'appunto dilatati in ritmi molto lenti, dall'altro rivelano spesso, nelle performance degli attori, anche quelli non protagonisti, un livello interpretativo molto elevato e raffinato.

Dalla seconda metà degli anni cinquanta la trasmissione in diretta viene pian piano abbandonata: registrare su pellicola era meno difficoltoso e offriva nuove opportunità di guadagno con le ri-distribuzioni nazionali e internazionali.[3] Dai teledrammi si passa quindi a una serie televisiva che pur mantenendo una struttura episodica si affida a ambientazioni e protagonisti fissi, sempre con lo scopo di produrre più episodi possibile per riempire i palinsesti, la cui produzione non è più gestita direttamente dalle emittenti ma delegate alle case di produzione cinematografiche. Uno dei maggiori successi di questo periodo è I Love Lucy. Agli inizi degli anni sessanta, con l'aumentare dei costi di produzione, diminuisce il tipico numero di episodi prodotti all'anno per una stessa serie, passando da una trentina-quarantina ai 22-24 per stagione, standard rimasto in vigore nei decenni successivi. A questo periodo risale anche la nascita della "stagione televisiva" così come intesa anche in senso moderno, che ricalca la durata della stagione scolastica andando da settembre a maggio, lasciando i mesi estivi, quando il pubblico medio davanti ai teleschermi diminuisce, alle repliche o a programmi più a basso costo.[3]

Per quanto riguarda i serial, dagli anni cinquanta iniziarono ad essere rappresentati in televisione diverse soap opera già trasmesse via radio, tra cui la longeva Sentieri. Si trattava di un genere tuttavia secondario, relegato alla fascia del day time, anche se a partire dagli anni sessanta iniziò a trovare popolarità nel Regno Unito e, alla fine degli anni settanta, trovò gloria in prima serata anche negli Stati Uniti con il successo internazionale di Dallas.[3] Dagli anni ottanta le potenzialità del racconto "seriale" iniziarono quindi ad essere sfruttate anche per le serie televisive del prime time e storyline che si sviluppavano lungo più episodi o stagioni divennero sempre più frequenti.

La fiction seriale, la cui diffusione è riconducibile al feuilleton ottocentesco, prima della televisione era già ampiamente utilizzata nel mondo letterario, al cinema e alla radio.[4] I motivi del successo secondo alcuni osservatori si possono ricondurre al grado di rassicurazione che offre allo spettatore: se una puntata è apprezzata è probabile si apprezzi anche la successiva, mentre la visione di un film è più frequentemente una sorta di scommessa. La ripetizione diventa quindi un elemento di fidelizzazione, mentre nel caso dei serial subentra la curiosità nel seguire l'evolversi della trama; altro punto forte è la capacità di immedesimarsi in certi personaggi e ambienti o lo sviluppo di un vero e proprio legame affettivo con il proprio protagonista preferito.[4]

Tipologia modifica

In Italia chiamate anche telefilm, le fiction televisive si suddividono principalmente in film per la televisione, serial e serie[5].

Film per la televisione modifica

Il film per la televisione (o film TV) è un film pensato per la distribuzione televisiva, generalmente dalla durata minore rispetto a una tipica opera cinematografica. Può essere anche parte di una serie, mantenendo almeno un elemento in comune tra un'opera e l'altra (ad esempio stesso protagonista o stessa ambientazione), purché abbia una trama prevalentemente auto-conclusiva[6].

Serial televisivo modifica

Il serial televisivo è una fiction suddivisa in un elevato numero di puntate, le quali si caratterizzano per una narrazione che rimane aperta (senza conclusione) fino alla fine della fiction stessa; nello stile di ripresa primeggiano primi piani e dialoghi ad effetto[5].

Sono sotto-categorie del serial le telenovela, contraddistinte da un arco narrativo chiuso sviluppato in un numero di puntate solitamente predeterminato, e le soap opera, in cui si riscontra invece un arco narrativo sempre aperto, con un numero di puntate potenzialmente infinito (ad esempio Beautiful). Altre differenze sono individuabili nelle modalità di programmazione o nelle ambientazioni (le soap opera sono spesso ambientate nel mondo dell'alta borghesia, mentre le telenovela prediligono scenari più popolari o "coloniali")[5]. Tra le produzioni asiatiche rientrano i drama coreani.

Serie televisiva modifica

La serie televisiva (o più semplicemente, serie TV) è un'opera composta da episodi, ovvero segmenti narrativi con trame prevalentemente chiuse, personaggi solitamente fissi e set ricorrenti.

Se inizialmente le prime serie TV degli anni cinquanta e sessanta erano caratterizzate da una struttura narrativa esclusivamente episodica, cioè con trame diverse per ogni episodio, nel tempo, in particolare dagli anni ottanta, si è assistito a una transizione verso opere che sempre più frequentemente includevano anche una trama "orizzontale", la quale coinvolgeva i protagonisti nell'arco di più episodi, includendo quindi elementi tipici dei serial. Alcuni commentatori pertanto parlano di "serie episodiche classiche" o di "serie classiche" per distinguere la forma originariamente più comune di serie televisiva (con episodi autonomi) dalle più recenti serie con una più o meno marcata trama orizzontale, da Milly Buonanno chiamate anche "serie serializzate" per sottolineare la commistione di generi[3]. Quando una serie presenta episodi (o, per estensione, stagioni) che in comune non hanno neanche personaggi e ambientazioni, si parla invece di serie antologiche.

Sono esempi di "serie episodiche classiche": Perry Mason, Magnum, P.I., Charlie's Angels, Colombo, La signora in giallo, M*A*S*H, I Robinson, Vita da strega, La famiglia Bradford, Star Trek, Starsky e Hutch. In questo tipo di opere i tratti essenziali dei personaggi sono stabiliti nel primo episodio e rimangono sostanzialmente inalterati per tutta la durata della serie. Nelle serie serializzate, come nei serial, i caratteri dei personaggi evolvono invece nel corso della serie[4]. Un esempio di opera che affianca una trama verticale (ovvero una "narrazione episodica" auto-conclusiva per ogni episodio) a una trama orizzontale (ovvero una "narrazione seriale" sviluppata su più episodi) è Dr. House - Medical Division, in cui la trama verticale, interna al singolo episodio, corrisponde al caso clinico da risolvere, mentre quella orizzontale riguarda l'evolversi delle relazioni tra i vari personaggi. Non mancano anche serie che vedono la completa o quasi assenza di una trama verticale, distinguendosi comunque dai serial anche per le modalità di programmazione e le tematiche affrontate; un esempio è Lost, la cui trama si sviluppa ininterrottamente per sei stagioni, episodio dopo episodio.

In Italia alcune fonti parlano anche di "serie all'italiana" per evidenziare le opere prodotte durante la transizione dagli sceneggiati alle serie televisive più moderne di stampo statunitense; tali opere avevano generalmente un protagonista unico e le storie si esaurivano in 6-8 parti di circa 90 minuti[7].

Riguardo ai generi, una macro-suddivisione distingue le commedie, in particolare le sitcom, caratterizzate da episodi dalla durata di circa 25 minuti e contesti narrativi generalmente comuni (un luogo di lavoro, di studio o un ambiente domestico), oltre che dalla comicità e velocità dei dialoghi, dalle serie a sfondo drammatico, con episodi di circa 50 minuti, ricadenti in generi di derivazione cinematografica (polizieschi, thriller, western e quant'altro)[5].

Ulteriori tipi e classificazioni modifica

Una miniserie è una fiction televisiva che racconta una storia in un numero prestabilito e limitato di episodi, come ad esempio Red Balloon. A partire dal 2021, tale formato di fiction viene adottato in maniera molto più frequente, grazie alle piattaforme televisive come Netflix.

Il termine "seriale" è usato nel Regno Unito e in altre nazioni del Commonwealth per descrivere uno spettacolo che ha una trama narrativa in corso, mentre "serie" è usato in Nord America per una serie di episodi in modo simile a "stagione". Una miniserie si distingue da una serie televisiva in corso; quest'ultima di solito non ha un numero prestabilito di episodi e può continuare per diversi anni. Prima che il termine fosse coniato negli Stati Uniti nei primi anni '70, la forma episodica in corso era sempre chiamata "seriale", proprio come un romanzo che appare a puntate nelle edizioni successive di riviste o giornali. In Gran Bretagna, le miniserie sono spesso ancora chiamate serial o serie.

Diversi commentatori hanno offerto definizioni più precise del termine. In Halliwell's Television Companion (1987), Leslie Halliwell e Philip Purser hanno suggerito che le miniserie tendono ad "apparire in quattro o sei episodi di varia durata", [1] [2] mentre Stuart Cunningham in Textual Innovation nella Australian Historical Mini-series (1989) ha definito una miniserie come "un programma a tiratura limitata di più di due e meno del blocco di 13 stagioni o metà stagione associato alla programmazione in serie o in serie". Con la proliferazione del formato negli anni '80 e '90, i film televisivi trasmessi anche per due o tre notti venivano comunemente definiti miniserie negli Stati Uniti.

In Television: A History (1985), Francis Wheen sottolinea una differenza nello sviluppo del personaggio tra i due: "Sia le soap opera che le serie in prima serata non possono permettersi di permettere ai loro personaggi principali di svilupparsi, dal momento che gli spettacoli sono realizzati con l'intenzione di durare indefinitamente . In una miniserie, d'altra parte, c'è un inizio, una parte centrale e una fine chiaramente definiti (come in un'opera teatrale o in un romanzo convenzionale), che consentono ai personaggi di cambiare, maturare o morire man mano che il serial procede".

Nel 2015, l'Academy of Television Arts & Sciences ha cambiato le sue linee guida su come vengono classificati i candidati agli Emmy , con spettacoli a tiratura limitata tutti indicati come "serie limitate" invece che "miniserie". Questo è stato un ritorno al 1974, quando la categoria è stata nominata "eccezionale serie limitata". Era stato cambiato in "miniserie eccezionale" nel 1986. Le miniserie sono state inserite nella stessa categoria dei film per la televisione dal 2011 al 2014 prima di ricevere nuovamente categorie separate.

Il Collins English Dictionary (online, a partire dal 2021, Regno Unito) definisce una miniserie come "un programma televisivo in più parti che viene trasmesso in giorni o settimane consecutivi per un breve periodo; mentre il Webster's New World College Dictionary ( 4ª ed., 2010, USA) è "un dramma televisivo o un docudrama trasmesso in serie in un numero limitato di episodi".

Nell'uso popolare, intorno al 2020, i confini tra miniserie e serie limitate sono diventati alquanto sfumati; il formato è stato descritto come una serie con "una narrazione autonoma, lunga tre o 12 episodi". Le webserie, o mini-fiction, sono pensate esclusivamente per la diffusione via internet, con episodi generalmente di breve durata (fino a 10-15 minuti).

Riguardo allo sviluppo dell'arco narrativo delle fiction alcuni studiosi come Milly Buonanno hanno proposto anche una suddivisione tra opere non seriali, cioè non suddivisi in segmenti (i film TV), opere a serialità debole, con un numero di puntate o episodi limitato (è il caso delle miniserie e talvolta di serie, tra cui quelle antologiche), e opere a serialità forte, con un'elevata frammentazione narrativa (è il caso dei serial e spesso delle serie TV)[8].

Riguardo l'impiego dell'animazione, si distingue invece tra fiction animate (cartoni occidentali e anime) e opere live action. Altre classificazioni sono basate sull'origine geografica: oltre telenovela e soap opera, associate rispettivamente ai paesi latini e agli Stati Uniti anche se poi esportate in diversi altri paesi, tra le produzioni orientali si possono distinguere ad esempio il dorama, il drama cinese, il drama coreano, il drama taiwanese, ecc.

Quality series modifica

A partire dal nuovo millennio, la fiction televisiva è stata investita da una rivoluzione che ne ha cambiato completamente le dinamiche di produzione, fruizione e apprezzamento. Già nel 1996 Robert J. Thompson anticipa con il proprio testo Television’s second Golden Age[9] i risultati straordinari della mutazione (all’epoca solo avviata) prevedendo la nascita di un nuovo genere di linguaggio artistico seriale: le quality series. Per comprendere come e perché le quality series siano da considerarsi una classificazione a sé stante di narrazione seriale televisiva, si devono considerare due principali fenomeni:

  • il contesto industriale e le innovative dinamiche di fruizione che ne hanno permesso la nascita — il nuovo medium definito Complex Tv;
  • la rivalutazione culturale e artistica della televisione e la conseguente nuova produzione — il fenomeno della Quality Tv.

Le quality series attraggono i professionisti del settore cinematografico e appassionano sia il pubblico popolare che quello più esigente, ereditando dal romanzo «il ruolo egemone di testimone dello spirito dei tempi»,[10] e impongono una ridiscussione riguardo al paradosso serialità–arte tra gli intellettuali contemporanei; anche Alessandro Baricco in The Game, testo in cui si propone di mappare la rivoluzione digitale, scrive riguardo alle nuove serie televisive che «Il loro accecante successo planetario non si spiega se non ricorrendo al codice genetico dell’insurrezione digitale, di cui le serie sono la più riuscita espressione artistica».[11] Possiamo indicare le quality series come nuovo genere di narrazione seriale, laddove intendiamo con “genere” una categoria di prodotti a sé stanti e riconoscibili per dinamiche industriali e caratteristiche testuali.[12] Nelle dinamiche tecnologiche, di fruizione e di apprezzamento, spiegate con i fenomeni di Complex Tv e Quality Tv, possiamo individuare le peculiarità del genere quality series dal punto di vista critico e industriale, che Grasso e Penati sintetizzano nel testo La nuova fabbrica dei sogni:[10]

  • elevati valori produttivi;
  • temi in grado di inserirsi con rilevanza nelle grandi questioni etiche e spirituali dell’era contemporanea;
  • grande favore del pubblico, «popolare e mainstream insieme all’élite più colta e raffinata, gli opinion leader»;
  • capacità di sviluppare fenomeni di fandom;
  • coinvolgimento di personalità letterarie e cinematografiche nel ruolo di attori, sceneggiatori e registi.

Per completare la definizione del nuovo genere è necessario considerare anche gli aspetti testuali in grado di distinguere le quality series come prodotti audiovisivi a sé stanti. Le quality series ibridano il linguaggio seriale televisivo con l’adozione di strumenti propri del linguaggio cinematografico (ad es. l’arco di trasformazione del personaggio), presentano una forte ibridazione di generi narrativi e ridisegnano i confini dei generi narratologici.[13] Le Quality serie non sono quindi distinguibili per le tematiche affrontate o il genere narrativo a cui aderiscono, ma sono piuttosto da catalogare testualmente in base alle teorie e tecniche adottate della sceneggiatura e della regia cinematografiche (gli influssi della Settima arte sono riscontrabili in tutti i reparti di produzione: prestazioni attoriali, scenografie, costumi, effetti speciali, montaggio, effetti e colonna sonora).

Generi narrativi modifica

I generi sono generalmente equivalenti a quelli cinematografici, anche se non mancano categorie più tipiche del medium televisivo.

In particolare nei paesi anglosassoni, le fiction vengono suddivise in due macro-categorie: le comedy, di cui la sitcom è il formato più popolare, e i drama, opere a sfondo più drammatico articolabili in svariate sotto-categorie.[4][5][7]

Tra i sottogeneri, riscontrabili sia tra le opere drammatiche sia tra le fiction più improntate alla commedia, si possono evidenziare quelle di genere familiare (in inglese chiamate family drama), di genere adolescenziale (anche noti come teen drama), ambientate in epoche passate (in costume, in inglese definite costume drama o period drama), incentrate su eventi storici reali (di genere storico), a sfondo giallo, medico o politico.

Il poliziesco è molto popolare tra le serie televisive, in particolare nella forma procedurale, con un caso diverso da risolvere per ogni episodio. Altri generi principali sono l'azione, l'avventura, il giallo, il thriller, la fantascienza, il fantasy, l'horror, il religioso e il western.

Commedie e sitcom modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Commedia e Sitcom.

Le commedie mirano a divertire lo spettatore, narrando eventi di carattere leggero o anche seri ma in chiave ironica o satirica. Sono comuni tratti distintivi una struttura narrativa in quattro atti, la ripetizione, dialoghi arguti, l'auto-riflessività e l'iperbole.[14] Possono assumere varie forme e declinazioni (parodia, satira, commedia nera...), fondersi con il genere drammatico (nel caso della commedia drammatica), o legarsi ad altri sottogeneri, come il fantascientifico (commedia fantascientifica), l'azione (commedia d'azione) o il sentimentale (commedia romantica).

La sitcom, abbreviazione di situation comedy (commedia di situazione), è la forma di commedia televisiva più diffusa, contraddistinta da episodi auto-conclusivi della durata media di 18-25 minuti, dialoghi veloci, situazioni spesso poco realistiche, e ambientazioni comuni e ristrette. Spesso includono risate registrate che accompagnano i momenti più divertenti e a volte sono filmate alla presenza di un pubblico.

In base al tipo di location predominante, in inglese si distingue inoltre la domestic comedy (commedia domestica), ambientata in contesti domestici in cui predominano atmosfere calde e accoglienti, forti legami famigliari e storie con una morale che mirano a far immedesimare direttamente lo spettatore, dalla workplace comedy (commedia professionale o lavorativa), ambientata in luoghi di lavoro e solitamente caratterizzata da personaggi più improntati all'azione, con trame che occasionalmente sfruttano la tensione che nasce tra colleghi con caratteri e origini diversi; quest'ultimo è anche visto come un sottogenere più flessibile dai produttori in quanto dà più opportunità di aggiungere o cambiare, anche solo temporaneamente, membri del cast o modificare i set.[15][16] In inglese si parla anche di sophisticated comedy (commedia sofisticata) quando la fiction è incentrata sulle problematiche dell'"alta società".[7]

Fiction drammatiche modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Dramma e Film drammatico.

Il genere drammatico è costituito da trame con risvolti tragici, o comunque più "seri" o a più alta intensità emotiva di una commedia, anche se può includere elementi comici di alleggerimento. I personaggi sono complessi e ben sviluppati, mentre i set sono generalmente più vasti e curati rispetto a una sitcom.[14] La durata tipica degli episodi delle serie televisive drammatiche è di circa 45-50 minuti.

Quando una fiction presenta contemporaneamente aspetti caratteristici sia del genere drammatico che della commedia è chiamata commedia drammatica; uno dei primi esempi più rappresentativi di dramedy televisiva, genere tradizionalmente considerato dai critici più elevato e raffinato, è la serie Moonlighting, nel 1985 nominata contemporaneamente come best drama e best comedy ai Directors Guild of America Awards.[14]

Altri generi e sottogeneri modifica

Fiction adolescenziali modifica

La fiction adolescenziale identifica opere con protagonisti adolescenti e il cui universo narrativo affronta almeno alcuni dei temi tipici legati all'adolescenza. Sono stereotipi ricorrenti i ragazzi secchioni contrapposti ai bulli, i ragazzi popolari, attraenti e superficiali contrapposti ai più solitari o emarginati, mentre le linee narrative solitamente escludono o mettono nettamente in secondo piano gli adulti; sono infatti spesso gli adolescenti ad affrontare da soli i "problemi da adulti", mentre i più grandi sono presentati come più ingenui e non capaci di analizzare a pieno le situazioni come i più giovani.[17] Prima che in televisione le caratteristiche delle opere a tema adolescenziale si erano già ben delineate al cinema a partire dagli anni cinquanta grazie a opere come Gioventù bruciata e, più tardi, Breakfast Club.[17] Le trame possono ricadere in qualsiasi genere, compreso il melodrammatico o il fantasy; si possono distinguere le commedie e le sitcom adolescenziali (in inglese teen sitcom) dai drammi adolescenziali (teen drama).

Il genere ha trovato popolarità in televisione durante gli anni novanta, con Beverly Hills 90210 ad affermarsi uno dei primi teen drama di successo, cui seguiranno popolari serie come My So-Called Life, Buffy l'ammazzavampiri, Veronica Mars, The O.C., Dawson's Creek, Glee, Pretty Little Liars, Élite. In Europa, Hollyoaks è considerata la prima fiction adolescenziale britannica di successo,[17] e Mare fuori è stata la prima fiction a combinare il genere teen con il genere carcerario. Alcune serie teen giocano con i luoghi comuni o li ribaltano: la bella ragazza bionda solitamente vittima nelle opere horror in Buffy è invece la protagonista che salva il mondo, mentre in Veronica Mars è una detective di successo.[17] Sempre importante è la colonna sonora; con temi e generi musicali ben definiti associati a ogni protagonista.[17]

Fiction d'azione e d'avventura modifica

La fiction d'azione è un genere in cui i protagonisti si confrontano con una serie di sfide che tipicamente includono scenari di violenza, lotte fisiche e inseguimenti frenetici. Generalmente i personaggi coinvolti non hanno particolare complessità, risultando facile distinguere "buoni" e "cattivi". Molto spesso sono d'azione le fiction poliziesche, specialmente quando danno un certo risalto alle scene di violenza, pratica che era molto comune nella televisione statunitense degli anni sessanta; tra le fiction più violenti dell'epoca spicca Gli intoccabili.[18] Nei decenni successivi, anche a causa delle diffuse critiche rivolte all'eccessiva raffigurazione di scene violente, l'intensità delle scene d'azione iniziò a diminuire, con la ricerca di nuovi espedienti per catturare l'interesse degli spettatori: alcune fiction iniziarono a introdurre personaggi più complessi, altre sfruttavano invece il loro aspetto fisico senza preoccuparsi di risultare sessiste (Magnum, P.I. e Charlie's Angels), altre ancora puntavano sulla commedia (The Dukes of Hazzard) o su ambientazioni fantascientifiche (Battlestar Galactica).[18] Tra gli esempi più moderni di fiction d'azione MacGyver, Renegade, 24, Nikita e Chuck.

Sono generi correlati quello bellico, specialmente quando è posta più attenzione alle battaglie rispetto ai retroscena politici, il western e l'avventura.

Le fiction d'avventura generalmente vedono i protagonisti abbandonare la loro vita ordinaria per intraprendere un viaggio alla ricerca di qualcosa, non necessariamente materiale. I personaggi vivono quindi anche situazioni di pericolo, ma tipicamente è mantenuta più enfasi sulla storia dei personaggi e sul raggiungimento dei loro obiettivi che sull'emotività delle singole situazioni affrontate. Altre volte invece il genere si fonde maggiormente con quello d'azione. La storia narrata può essere un'unica avventura o anche suddividersi o comunque includere una serie di mini-avventure.

Fiction in costume e storiche modifica

La fiction in costume (period drama) è il genere in cui ricadono le opere ambientate in un passato più o meno lontano, le cui scenografie e costumi rispecchiano più o meno accuratamente relativi luoghi e abiti tipici. Tra le più note rientrano Io Claudio imperatore, The Way We Live Now, Downton Abbey, Orgoglio e pregiudizio, Su e giù per le scale, Deadwood, When the Boat Comes In, Ritorno a Brideshead, Il Trono di Spade, Boardwalk Empire, Vikings, Le ragazze del centralino, Peaky Blinders e Mad Men.[19]

Un suo sottogenere è il western, mentre affine è anche il genere storico, in cui ricadono opere la cui trama racconta o comunque dà un certo peso ad eventi storici realmente accaduti.

Il western era un tipo di fiction molto popolare nei primi decenni della televisione statunitense. Se nei primi anni si rivolgeva prevalentemente a un pubblico di ragazzi (tra i primi popolari western televisivi si ricordano The Gene Autry Show, The Roy Rogers Show, Cisco Kid, The Lone Ranger e Hopalong Cassidy), negli anni cinquanta i western invasero la prima serata statunitense, con serie rivolte a un pubblico più adulto in cui violente sparatorie erano molto frequenti: tra le tante nascono Gunsmoke, Frontier, Cheyenne, Le leggendarie imprese di Wyatt Earp e Tales of Wells Fargo.[20] Tra la fine degli anni cinquanta e gli anni sessanta, a seguito delle diffuse critiche alla troppa violenza mostrata in TV, l'azione viene ridotta lasciando più spazio a trame romantiche, melodrammatiche e di genere familiare. In questo periodo debuttano The Deputy, Carovane verso il West, Maverick, La grande vallata, Ai confini dell'Arizona e la longeva Bonanza.[20] Negli anni settanta e ottanta il genere diventa sempre meno popolare; nel 1989 Colomba solitaria con protagonisti Robert Duvall e Tommy Lee Jones è una delle ultime a registrare un particolare successo.[20]

Fiction familiari modifica

La fiction familiare è una fiction incentrata sulle dinamiche e sui rapporti interpersonali tipici di una famiglia. A seconda del macro-genere di riferimento si può parlare di dramma, commedia o sitcom familiare (in inglese rispettivamente family drama, family comedy o family sitcom), ma anche di commedia drammatica familiare.

Complice il periodo di espansione demografica ed economica in cui fu introdotta, la televisione era stata concepita sin dalle origini come un mezzo per le masse e quindi per le famiglie, di conseguenza la fiction a tema familiare si è affermata immediatamente come uno dei generi più popolari tra le prime fiction televisive, in particolare tra le commedie.[21] Il modello tipico di famiglia rappresentato negli Stati Uniti inizialmente era più idealistico che realistico, ricalcando molti aspetti del tipico sogno americano e basandosi su visioni nostalgiche dei rapporti tra consanguinei e vicini di casa.[21] Non c'era spazio per le minoranze etniche e la censura impediva di allargare le tematiche trattate a quelle che erano le reali problematiche sociali; all'inizio degli anni sessanta le tipiche sitcom in onda rappresentavano famiglie idealizzate dei sobborghi (The Donna Reed Show, Ci pensa Beaver e Father Knows Best sono alcuni esempi), iniziando ad includere elementi più realistici solo durante la seconda metà del decennio, quando complice l'esplosione dei divorzi, furono introdotti vari genitori single, anche se mai si trattava di conseguenze di divorzi, tema fortemente censurato.[21] Solo dagli anni settanta, quando ormai documentari e reality avevano già iniziato a trattare approfonditamente i disagi sociali più comuni, dalle tipiche difficoltà economiche della famiglia media alla gestione dell'omosessualità, anche le fiction televisive iniziarono a non affidarsi solo agli stereotipi passati. Iniziarono quindi presto a diffondersi donne autonome e lavoratrici, famiglie afroamericane, genitori divorziati e persino l'aborto non era più un tabù; in questo periodo trovano successo Arcibaldo, Maude e I Jefferson. Negli anni ottanta le soap opera da prima serata Dallas e Dynasty evidenziavano gli aspetti più cupi di famiglie fortemente disfunzionali, affrontando temi come l'infedeltà matrimoniale, l'incesto, lo stupro e l'alcolismo; nel 1984 The Burning Bed fu uno dei primi film TV a trattare un caso di violenza domestica, mentre sit-com come Sposati... con figli fanno il verso alle vecchie commedie degli anni cinquanta.[21] Negli anni a seguire la produzione televisiva statunitense e internazionale esplora ancora di più le diversità sociali, etniche, culturali e l'evoluzione dei modelli di famiglia, ma continuano a non mancare prodotti che spingono i più idealistici valori tradizionali legati alla famiglia.[21] Tra gli esempi più moderni Settimo cielo, Brothers & Sisters - Segreti di famiglia, Shameless, Una grande famiglia, Parenthood, This Is Us, Here and Now - Una famiglia americana, Modern Family.

Fiction fantasy e di fantascienza modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Fantasy e Fantascienza.

Il fantasy e la fantascienza sono generi affini che nei paesi anglosassoni vengono a volte considerati parte di un macro-genere chiamato speculative fiction (fiction speculativa).[22] Il genere fantasy racchiude opere caratterizzate dalla presenza di contesti o elementi completamente estranei alla comune realtà, dando spazio a oggetti, creature o manifestazioni mitologiche, magiche o soprannaturali.[22] La fantascienza identifica opere fantastiche con fondamenti scientifici reali; spesso ambientate nel futuro, possono raffigurare ipotetiche tecnologie molto avanzate o creature la cui esistenza è almeno teoricamente possibile (inclusi mostri nati da mutazioni genetiche o alieni).[22] È possibile che un'opera ricada in entrambe le categorie, come spesso è il caso delle fiction supereroistiche; in inglese a volte si parla di science fantasy per evidenziare l'unione dei due generi. In una science fantasy magia e (fanta)scienza convivono, possono esservi delle tecnologie talmente avanzate da rasentare la magia o personaggi con poteri tanto avanzati da poter sembrare magici.[22]

Si può individuare una moltitudine di sottogeneri e filoni sia per il fantasy sia per la fantascienza.

Tradizionalmente si tratta di generi non molto diffusi nei palinsesti televisivi. Agli inizi, tra gli anni 1940 e i primi anni 1950, le science fiction erano generalmente produzioni a basso costo rivolte ai bambini, spesso legandosi con il genere western (sono esempi Buck Rogers, Captain Video and His Video Rangers, Flash Gordon e Space Patrol).[23] Tra i programmi rivolti agli adulti figuravano invece Lights Out, Out There e Tales of Tomorrow, che, oltre a presentare storie originali, adattavano anche racconti di autori come Jules Verne, H. G. Wells e Ray Bradbury.[23] Più tardi diverse fiction iniziarono a raffigurare metafore e allegorie in cui venivano veicolate le tensioni e le paure della guerra fredda, ma anche a celebrare l'avanzamento della tecnologia spaziale; negli anni 1960 emergono su tutte Ai confini della realtà e The Outer Limits.[23] La maggior parte delle fiction fantascientifiche rimanevano però storie avventuristiche per ragazzi, come Viaggio in fondo al mare, Lost in Space, Time Tunnel e La terra dei giganti, anche se elementi fantasy o di fantascienza iniziavano a diffondersi anche in fiction di altri generi, tra le quali I pronipoti, Il mio amico marziano, Strega per amore, e, tra le serie televisive di spionaggio ideate sull'onda del successo dei film di James Bond, Il prigioniero.[23] Nel 1966, inoltre, nasceva Star Trek, la fiction di fantascienza più popolare in assoluto, che riusciva a intervallare storie di azione e avventura con un varie tematiche sociali, affrontando tra gli altri temi come il razzismo, la guerra, il sessismo, mentre nel 1963 era nata la longeva Doctor Who.[23]

Tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta, tra le tipiche trame di fantascienza, in cui fino ad allora predominava l'interesse per l'esplorazione spaziale, si diffondono anche storie di alieni e cospirazioni (Gli invasori, UFO e Project UFO). Negli anni settanta, durante una fase di declino del genere, si affermano serie come L'uomo da sei milioni di dollari, La donna bionica, Blake's Seven e, in un tentativo di rivolgersi al pubblico della saga di Star Wars, Battlestar Galactica e Capitan Rogers nel 25º secolo, per le quali fu dedicata grande attenzione agli effetti speciali, mai così complessi e costosi in campo televisivo.[23] Negli anni ottanta debuttano V - Visitors, uno dei rari esempi televisivi di cyberbunk: Max Headroom, la fantasy romantica La bella e la bestia, Quantum Leap e Star Trek: The Next Generation. Negli anni 1990 il franchise di Star Trek si espande con Star Trek: Deep Space Nine e Star Trek: Voyager, mentre tra le nuove serie di fantascienza spiccano Babylon 5, Space Precinct, l'iconica e longeva X-Files, Farscape e Stargate SG-1, che alimenta un suo franchise. Parallelamente nascono anche le serie fantasy Highlander, Hercules, Buffy l'ammazzavampiri e Streghe.

Negli anni 2000 debuttano Andromeda, Fringe, Roswell, Smallville, Heroes, la pluri-premiata Lost e, nel filone fantasy del soprannaturale, Ghost Whisperer - Presenze, True Blood, The Vampire Diaries e la longeva Supernatural. Negli anni 2010 il genere fantastico conosce nuove punte di qualità e popolarità grazie a prodotti di successo come The Walking Dead, Teen Wolf, American Horror Story e soprattutto Il Trono di Spade. Contemporaneamente cresce notevolmente, come al cinema, anche il filone supereroistico, con serie come Arrow, The Flash, Misfits, Agents of S.H.I.E.L.D., Daredevil, Supergirl e Legion.

Fiction gialle modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Giallo (genere) e Cinema giallo.

Le fiction gialle sono opere la cui trama è generalmente basata sulla commissione di un crimine e/o sulle sue immediate conseguenze.

Include diversi sottogeneri, il più popolare dei quali è il poliziesco, in particolare nella forma del police procedural. Nelle fiction poliziesche, che tradizionalmente aspirano ad essere le più realistiche, protagoniste sono le indagini condotte dalla polizia a seguito di uno o più delitti.[24] Tra le prime serie televisive con protagonisti detective figurano Stand By for Crime e Chicagoland Mystery Players, ma la prima a registrare un certo successo e una notevole influenza per le serie più tarde fu Dragnet, andata in onda dal 1951.[24] Negli anni sessanta Ironside fu tra le prime a incorporare visioni più liberali che non approvavano a pieno lo status quo, dando spazio anche a donne, giovani e afroamericani.[24] Nei decenni a seguire il genere andava diventando sempre più prolifico, evolvendosi e sperimentando forme nuove. Negli anni settanta serie come McCloud, Columbo e Kojak vedevano protagonisti detective con personali idiosincrasie verso le procedure investigative standard, questionando la loro efficacia, altre come Toma vedevano protagonisti poliziotti che infrangevano regolarmente le regole. Negli anni ottanta tra le più innovative spiccano Hill Street Blues, che introduceva uno stile documentaristico, uno stile narrativo più frammentato e personaggi dalla morale ambigua, New York New York (Cagney & Lacey), che diede molto spazio a tematiche femministe, e Miami Vice, che, oltre a personaggi dalla morale ambigua, incorporava uno stile visivo derivato dal noir, con alti contrasti, luci non bilanciate e angoli di ripresa estremamente alti o bassi, mischiato con segmenti musicali elusivi e allusivi.[24] Negli anni novanta spiccano invece Law & Order, con episodi divisi tra una prima parte di indagini poliziesche e una seconda in cui trovano spazio i relativi sviluppi giudiziari, e Homicide, con una struttura narrativa poco convenzionale segnata da salti nella narrazione e bruschi cambi di inquadratura.[24] Dagli anni 2000 è dato molto risalto al lato tecnico-scientifico delle indagini; a conoscere popolarità sono serie come CSI - Scena del crimine, R.I.S. - Delitti imperfetti, NCIS - Unità anticrimine, Bones e The Mentalist.

Sono sottogeneri anche il classico giallo deduttivo, in cui la trama ruota attorno alla risoluzione di un enigma dai contorni misteriosi; il thriller, caratterizzato da opere con una marcata componente di intrigo, avventura e specialmente suspense, in cui a volte il punto di vista narrativo è diviso tra quello dei personaggi "buoni" e quello dei "cattivi"; il gangster, in cui prevale il punto di vista dei criminali; il giudiziario, composto da opere incentrate su vicende legali, in inglese chiamate anche courtroom drama quando il tribunale è la location principale; le fiction di spionaggio e le opere noir.

Fiction mediche modifica

Le fiction mediche sono quelle che narrano storie a sfondo medico o comunque ambientate in contesti medici. Quando sono ambientate principalmente in un ospedale, circostanza frequente, sono dette anche ospedaliere. Il dottor Kildare, andata in onda tra il 1961 e il 1966, è considerata una delle prime serie televisive mediche di successo. Tra i più noti esempi di fiction mediche: E.R. - Medici in prima linea, Dr. House - Medical Division, Grey's Anatomy, Doc - Nelle tue mani, Private Practice e Nip/Tuck.

Fiction musicali modifica

La fiction musicale è un genere di programmi in cui predomina la musica; può trattarsi di musical veri e propri, di fiction in cui performance musicali hanno un ruolo centrale nell'universo narrativo, o che si svolgono in contesti musicali professionali. Gli esempi più noti sono Glee e Tutti pazzi per amore, entrambe serie in cui protagonisti si esibiscono in performance canore in ogni episodio.

Fiction religiose modifica

La fiction religiosa identifica programmi in cui predominano linee narrative a sfondo religioso; può trattarsi di fiction che affrontano tematiche religiose o con protagonisti membri del clero, basate su eventi narrati in testi sacri (dette anche bibliche quando tratte dalla Bibbia) o sull'agiografia di importanti personalità religiose.

Il genere è tra i meno diffusi. Solitamente gli aspetti religiosi nelle fiction sono limitati alla celebrazione di eventi come matrimoni, battesimi o funerali, e, quando entrano più marcatamente nel genere religioso personaggi e tematiche sono presentate nel modo più generico e convenzionale possibile, sia per evitare controversie sia per abbracciare un pubblico più ampio.[25] Tra le non molte serie televisive a sfondo religioso degli anni settanta e ottanta figurano I ragazzi di padre Murphy, in cui il protagonista si finge un prete; Sarge, con George Kennedy nei panni di un ex detective diventato prete, Le inchieste di Padre Dowling in cui prete diventa un investigatore improvvisato, e Autostop per il cielo, in cui un angelo aiuta persone comuni che affrontano momenti difficili.[25] Negli anni novanta tematiche a sfondo religioso sono un po' più popolari, venendo incluse tra le altre in serie come La famiglia Brock, Un medico tra gli orsi e Christy; nel 1994 nasce inoltre la popolare e longeva Il tocco di un angelo.[25]

Più frequenti sono film e miniserie incentrate su storie bibliche: i titoli più significativi in questo ambito sono The Story of Jacob and Joseph (1974), Gesù di Nazareth (1977), Nel silenzio della notte (1978), The Day Christ Died (1980), Masada (1981), Samson and Delilah (1984), Abramo (1993) e Mosè (1995).[25]

Glossario tecnico modifica

Si riportano di seguito alcuni termini tecnici ricorrenti nell'universo della fiction televisiva.[7]

  • Arena: complesso delle ambientazioni, anche concettuali, in cui si svolge la serie, definendo i limiti entro cui si "spingono" i soggetti dei diversi episodi.
  • Backstory: indica la storia pregressa dei protagonisti rispetto alle vicende narrate.
  • Bibbia (bible in inglese): documento preparato durante la pre-produzione dell'opera che raccoglie i profili dei personaggi, le descrizioni dei set e le principali linee narrative che dovrà seguire l'opera.
  • Caso di puntata (o plot episodico): il caso (ad esempio medico o poliziesco) affrontato in un singolo episodio, termine usato per distinguerlo dall'eventuale trama orizzontale.
  • Cliffhanger: un colpo di scena o un punto culminante ad alta intensità emotiva utilizzato come espediente della narrazione per mantenere alto l'interesse dello spettatore dopo la fine di un episodio o una puntata (in attesa della trasmissione del nuovo) o all'interno di un episodio (o puntata) prima di una prevista pausa pubblicitaria.
  • Collection: raccolta di fiction, generalmente film TV, con uno o più elementi essenziali in comune e quindi distribuiti come parte di uno stesso "ciclo" o una stessa serie; può trattarsi anche di opere realizzate autonomamente e distribuite insieme in un secondo momento.
  • Concept: storia base, progettuale, dell'opera, generalmente successiva alla produzione/acquisizione del soggetto.
  • Crossover: episodio in cui compaiono uno o più personaggi di una o più altre serie, con una trama che si può sviluppare in più episodi di tutte o parte le fiction coinvolte.
  • Docu-drama (o docu-fiction): documentario che sfrutta tecniche proprie della fiction, con ricostruzioni interpretate da attori. Affine è il termine faction, incontro tra fact e fiction, usato talvolta per indicare opere che mischiano finzione e realtà.
  • Episodio: frammento narrativo di una serie televisiva caratterizzato da una trama auto-conclusiva, a volte affiancata da una trama che prosegue in episodi successivi.
  • Episodio pilota (anche chiamato semplicemente pilota o pilot): è il primo episodio di una serie o di un serial (in tal caso chiamato puntata pilota), di grande importanza per presentare i personaggi e impostare tonalità e stile che la fiction manterrà anche nei segmenti successivi.
  • Episodio stand-alone: episodio scollegato dalla trama orizzontale degli episodi, come può essere uno speciale in occasione di una certa ricorrenza (es. natalizio).
  • Fandom: comunità di persone unita dall'interesse e la passione in comune verso un oggetto o un fenomeno, in tal ambito una specifica fiction oppure un genere di fiction.
  • Falso documentario (o mockumentary): fiction che utilizza il linguaggio documentaristico pur narrando eventi di fantasia.
  • Fiction kolossal: termine usato per indicare opere realizzate con un grande impiego di risorse materiali e finanziarie. Spesso si tratta di coproduzioni internazionali.
  • Fiction-mania: termine usato per sottolineare una tendenza o una passione superiore alla media verso le fiction.
  • Film pilota: film televisivo con una trama prevalentemente auto-conclusiva realizzato come potenziale primo episodio di una serie televisiva o primo elemento di una serie di film.
  • Midseason replacement: programma televisivo destinato ad essere distribuito nella seconda parte della stagione televisiva di un'emittente.
  • Minifiction (o microfiction, o fiction interstiziale): fiction composta da episodi di pochi minuti (fino a dodici), come nel caso delle webserie.
  • Miniserie TV: fiction che narra una storia unica come fosse un film ma frammentata nell'arco di più puntate come un serial; le puntate sono in numero limitato (generalmente da due fino a una decina o poco più).
  • Originale: aggettivo usato per identificare una fiction basata su una storia originale, cioè non derivata da un'altra opera.
  • Pitch: presentazione, generalmente orale, di un progetto per una nuova fiction ai dirigenti di un'emittente.
  • Prime time serial (o prime time soap, o supersoap): per identificare un serial, tipicamente una soap opera, trasmessa in prima serata, adottando la programmazione di una serie televisiva; generalmente le soap opera sono infatti prodotti pensati per il day-time.
  • Puntata: frammento narrativo dei serial e delle miniserie caratterizzato da una trama aperta destinata a proseguire nelle puntate successive (fino all'ultima della fiction).
  • Personaggio regolare o fisso (regular in inglese): aggettivo riferito a un personaggio o a un attore che ricorre nella maggior parte o in tutti gli episodi (o puntate) di una fiction almeno per un certo periodo di tempo, solitamente almeno una stagione. Si distingue dai personaggi e membri del cast ricorrenti (recurring in inglese) e dalle guest star, che compaiono solo in una parte degli episodi o comunque per un periodo di tempo e/o con importanza minore.
  • Serie antologica (anthology in inglese): serie con episodi (o stagioni) che presentano personaggi e ambienti diversi, completamente autonomi.
  • Serie di culto (o cult serial): come per i film di culto, è una fiction che ha generato un largo seguito (fandom).
  • Serie serializzata (anche detta serie seriale, serie a incastro, serial drama o serialized drama in inglese): serie televisiva che presenta elementi dei serial, e in particolare una marcata trama orizzontale sviluppata su più episodi o stagioni; si differenzia dalla serie episodica (o serie episodica classica) che invece presenta quasi esclusivamente trame verticali.
  • Shortcom (o striscia): sitcom con segmenti narrativi di breve durata, realizzate in poco tempo e dette anche instant comedy.
  • Spin-off: opera derivata da un'altra opera pre-esistente.
  • Story editor: figura professionale che revisiona le sceneggiature prodotte.
  • Stagione: insieme di puntate o episodi di una fiction distribuite in un delimitato periodo temporale.
  • Story line: sinonimo di linea narrativa.
  • Syndication: praticamente che si riferisce della cessione dei diritti di ri-trasmissione di un programma televisivo ad altre emittenti rispetto all'emittente originale o direttamente alla vendita dei diritti per la prima trasmissione a una rete di emittenti locali invece di una singola nazionale.
  • Teaser: sorta di prologo dell'episodio con scene accattivanti tipicamente inserito prima della sigla di una serie televisiva. Teaser è anche il nome di brevi filmati promozionali assimilabili ai trailer.
  • Teleromanzo: nei primi decenni della televisione indicava uno sceneggiato adattato da un romanzo, quindi non originale.
  • Trama orizzontale (continuing story, running plot o continuity in inglese): trama che si sviluppa nell'arco di più episodi o stagioni.
  • Trama verticale (anthology plot in inglese): trama che si sviluppa e conclude all'interno di un singolo episodio.
  • Unità di programmazione (broadcasting unit in inglese): indica il segmento di cui si compone la fiction, corrisponde all'episodio, alla puntata o all'intero film in caso di opere non seriali.
  • Upfront: presentazione dei nuovi palinsesti di un'emittente televisiva.
  • Walk-and-talk: tecnica di riprese usata per riprendere due o più personaggi in movimento ma allo stesso tempo impegnati in un fitto dialogo.
  • Webserie: fiction concepita specificatamente per la fruizione via internet, generalmente una minifiction.

Note modifica

  1. ^ a b Fiction, in Enciclopedia del cinema, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2003. URL consultato il 13 novembre 2021.
  2. ^ a b Gabriella Alfieri, L’italiano “seriale” della fiction televisiva, in Lingua italiana, Treccani. URL consultato il 19 settembre 2017.
  3. ^ a b c d e f Gianluigi Rossini, La serie classica: istituzioni televisive e forme narrative, in Beetween, novembre, 2014.
  4. ^ a b c d Michele Corsi, La fiction seriale tv, in Cinescuola. URL consultato il 20 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2017).
  5. ^ a b c d e Aldo Grasso, La fortuna di un nome, la fortuna di un genere, in Dizionario dei telefilm, Garzanti, 2004.
  6. ^ telefilm, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 13 novembre 2021.
  7. ^ a b c d Marcello Aprile e Debora de Fazio, Glossario (PDF), in Osservatorio delle serie televisive. URL consultato il 20 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 20 settembre 2017).
  8. ^ Milly Buonanno, Narrami o diva. Studi sull'immaginario televisivo, Liguori, 1994.
  9. ^ Robert J. Thompson, Television’s Second Golden Age: From Hill Street Blues to ER, Continuum, 1996.
  10. ^ a b Aldo Grasso, Cecilia Penati, La nuova fabbrica dei sogni. Miti e riti delle serie tv americane, il Saggiatore, 2016.
  11. ^ Alessandro Baricco, The Game, Giulio Einaudi Editore, 2018.
  12. ^ Laurie Ouellette, Jonathan Gray, Parole chiave per i Media Studies, Supertele Minimum fax, 2018.
  13. ^ Annachiara Tagliaferri, Quality series. Morfologia delle nuove narrazioni seriali, Aracne Editrice, 2020.
  14. ^ a b c (EN) Leah R. Vande Berg, Dramedy, in Encyclopedia of Television, The Museum of Broadcast Communications. URL consultato il 22 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2017).
  15. ^ (EN) Nina C. Leibman, Comedy, Domestic Settings, in Encyclopedia of Television, The Museum of Broadcast Communications. URL consultato il 22 settembre 2017 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2017).
  16. ^ (EN) Kay Walsh, Comedy, Workplace, in Encyclopedia of Television, The Museum of Broadcast Communications. URL consultato il 22 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 25 luglio 2017).
  17. ^ a b c d e Glen Creeber, pp. 38-43.
  18. ^ a b (EN) Paul Rutherford, Action Adventure Shows, in Encyclopedia of Television, The Museum of Broadcast Communications. URL consultato il 22 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2018).
  19. ^ (EN) Andrew Anthony, The 10 best costume dramas, in The Guardian, 9 gennaio 2011. URL consultato il 25 settembre 2017.
  20. ^ a b c (EN) Jimmie L. Reeves, Westerns, in Encyclopedia of Television, The Museum of Broadcast Communications. URL consultato il 22 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 17 agosto 2017).
  21. ^ a b c d e (EN) Lynn Spigel, Family on Television, in Encyclopedia of Television, The Museum of Broadcast Communications. URL consultato il 22 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2017).
  22. ^ a b c d (EN) Amy Goldschlager, Avon Eos, Science Fiction & Fantasy: A Genre With Many Faces, in SF Site. URL consultato il 22 settembre 2017.
  23. ^ a b c d e f (EN) Jeffrey Sconce, Science Fiction Programs, in Encyclopedia of Television, The Museum of Broadcast Communications. URL consultato il 22 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 5 maggio 2018).
  24. ^ a b c d e (EN) Jeremy G. Butler, Police Programs, in Encyclopedia of Television, The Museum of Broadcast Communications. URL consultato il 22 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 21 settembre 2017).
  25. ^ a b c d (EN) Stewart M. Hoover e J. Jerome Lackamp, Religion on Television, in Encyclopedia of Television, The Museum of Broadcast Communications. URL consultato il 22 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2017).

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