Canavese

zona del Piemonte
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Il Canavese (Canavèis in piemontese) è una regione storico-geografica del Piemonte estesa tra la Serra di Ivrea, il Po, la Stura di Lanzo e le Alpi Graie, ossia il territorio compreso tra Torino e la Valle d'Aosta e, verso est, il Biellese e il Vercellese. I suoi centri di maggior rilievo sono: Ivrea, Chivasso, Cirié, Rivarolo, Cuorgnè, Caluso, Castellamonte, Volpiano e Leini.

Canavese
Panorama di Ivrea
StatiBandiera dell'Italia Italia
RegioniBandiera del Piemonte Piemonte (TO, VC, BI)
Territorio129 comuni
Superficie2 047,61 km²
Abitanti335 367 (28 febbraio 2009)
Densità164 ab./km²
Lingueitaliano; in uso anche il piemontese e francoprovenzale
Nome abitanticanavesani
Il Canavese all'interno della Città Metropolitana di Torino

Toponimo modifica

Esistono diverse ipotesi dell'origine del nome "Canavese". Una possibile ipotesi è che la zona prenda il come da una curtis appartenente ad Arduino d'Ivrea denominata Canava, situata su uno sperone roccioso sulla confluenza tra l'Orco e il torrente Gallenca, già citata in un diploma di Berengario II del 951 e menzionata per l'ultima volta in un diploma del 1054: secondo una diffusa tradizione il nome Canavese indicherebbe che in tale curtis era coltivata la canapa[1]. Tale località diede il nome dapprima al decorso dell'Orco e poi alla pianura circostante.[1].

Geografia fisica modifica

L'area geografica denominata Canavese non ha una definizione univoca. Nella Guida del Canavese scritta da A. Maselli e stampata ad Ivrea nel 1904 si afferma:

«Il Canavese non ha attualmente, né mai ebbe una circoscrizione propria. Né la storia, né la geografia gli danno precisi confini»

Una definizione più recente è quella data dall'Enciclopedia Treccani, pur avendo il difetto di non ricomprendere l'abitato di Villareggia, sito oltre la Dora Baltea:

«Con questo nome [Canavese] si suole indicare quella parte del Piemonte compresa tra la Serra Morenica di Ivrea e il corso inferiore della Dora Baltea da Mazzè sino alla confluenza con il Po, il corso di questo fiume sino alle vicinanze della confluenza della Stura di Lanzo, la riva sinistra della Stura, escludendo una piccola parte della pianura a nord di Torino (Settimo Torinese), quindi le vette culminanti delle Alpi Graie dalle Levanne al massiccio del Gran Paradiso (Valle del Malone, Val di Locana, Val di Soana e Val Chiusella)»

 
Le campagne intorno a Samone

Il territorio, solcato dai fiumi Dora Baltea, Chiusella, Soana, Orco e Malone, è dominato dall'Anfiteatro morenico di Ivrea e dal massiccio del Gran Paradiso, che contornano la vasta area pianeggiante intorno a Chivasso. Numerosi i laghi glaciali, tra cui spiccano quello di Candia Canavese e quello di Viverone al confine orientale con il Biellese.

La "capitale" storica del Canavese è la città di Ivrea, città di origine celtica che divenne Municipium romano nel I secolo a.C., mantenendo il nome di Eporedia, da cui il termine eporediesi con cui sono definiti i suoi abitanti. Nonostante ciò, il toponimo deriva dall'antico abitato di Cuorgnè, Canava, posto sulle rive del torrente Orco o, più probabilmente, sulle pendici del monte Quinzèina, dove ancor oggi si trova l'abitato di Nava. Secondo alcuni potrebbe invece essere legato all'antica coltivazione in zona della canapa. Gli abitanti della regione sono detti canavesani.

Il Canavese è generalmente suddiviso in Alto Canavese (i dintorni di Cuorgnè, Rivarolo Canavese, Castellamonte e le valli Orco, Soana e Malone), Eporediese (i dintorni di Ivrea, racchiusi dal suo anfiteatro morenico comprendendo anche la Valchiusella) e Basso Canavese (che inizia dal comune di Leini e che comprende i dintorni di San Giusto Canavese, Caluso, Volpiano fino a Chivasso).

 
Lago di Ceresole Reale

Parchi e riserve naturali modifica

Storia modifica

Preistoria modifica

Nella zona del Canavese sono avvenuti numerosi ritrovamenti archeologici riconducibili al periodo neolitico. L'ambiente che si presentò agli occhi dei primi colonizzatori agricoli dell'anfiteatro morenico di Ivrea era significativamente diverso da quello attuale. Dopo la fine dell'ultima glaciazione, quella di Wurm, più o meno 12.000 anni or sono, l'unico ambiente vivibile nell'arco alpino erano i rilievi, ove un ecosistema comparabile a quello dell'attuale tundra sub-artica costituiva un habitat ideale per numerosi branchi di ungulati, quali camosci e stambecchi. Alla fine della glaciazione fece seguito un periodo relativamente breve di forte aumento della temperatura, con conseguente rapido sviluppo della foresta nelle zone di pianura. A questo periodo seguì un peggioramento, della durata di circa un millennio, che ridusse nuovamente la vegetazione, per arrivare infine alla fase climatica Boreale, quella della definitiva scomparsa dei ghiacciai dalle zone di pianura.

I diagrammi pollinici ci mostrano, a partire dal 6000 a.C., una forte crescita delle specie arboree, fino a quote molto elevate, favorita da un clima significativamente più caldo ed umido di quello attuale (fase climatica Atlantica). Mancavano alcuni alberi che oggi ci sono così familiari, come il castagno, arrivato forse nel neolitico, la robinia, di origine americana; altri erano meno diffusi, come la betulla, specie colonizzatrice di disboscamenti recenti. Una grande foresta ricopriva la pianura ed i fianchi delle montagne, nella quale le querce, talvolta gigantesche, dominavano la scena, accompagnate da frassini, olmi, carpini, tigli e pioppi, mentre sopra i 500 m s.l.m. si estendevano le faggete ed in quota i pini, il peccio e l'abete bianco. Il notevole contingente di spore di felci, assieme ad altre entità indicatrici di ambiente umido e di ristagni d'acqua, completavano il quadro di una selva attraversata da fiumi e torrenti dal corso incerto e punteggiata da una miriade di specchi d'acqua.

Il popolamento umano si consolidò nel corso dell'età del bronzo; tra i reperti risalenti a questo periodo particolarmente ben conservati sono quelli ritrovati nei pressi di bacini lacustri tuttora esistenti o che con il tempo si sono trasformati in torbiere. Di notevole importanza sono per esempio le ricerche effettuate sui villaggi palafitticoli di Viverone[2] e di Bertignano, dove furono anche rinvenute alcune piroghe[3].

I siti che hanno restituito reperti attribuibili al neolitico sono gli alti morfologici del castello di San Martino, Santa Maria di Doblazio e Panier a Pont Canavese, la Boira Fusca e Navetta a Salto, Monte Cordolo a Fiorano e la collina castellamontese di Filia. I rimanenti due siti sono perilacustri, Montalto Dora e Viverone. I siti in altura attualmente infestati dalle robinie e dal castagno (che compare in Italia nell'età del ferro) erano allora popolate da essenze tipo betulle, roverelle e faggi; la pratica del taglia e brucia per creare radure, bonificando e fertilizzando i soffici terreni dei terrazzi, può aver indotto le comunità ad iniziare la domesticazione dei cereali presenti allo stato selvatico, coltivabili con attrezzature limitate a strumenti di legno indurito sul fuoco. La vegetazione e la collocazione in altura avranno sicuramente favorito la domesticazione ovocaprina senza tralasciare comunque le oscillazioni tra allevamento e caccia ai camosci sicuramente presenti a quote appena superiori.

Periodo romano modifica

In epoca pre-romana il Canavese fu abitato dai Salassi, un popolo di origine celtica. Il primo scontro con Roma risale al 143 a.C., quando i Salassi resistettero alle truppe del console Appio Claudio Pulcro. Nei successivi quarant'anni non vi furono battaglie degne di nota, ma certamente proseguì la penetrazione economica di Roma, che permise al Senato di fondare nel 100 a.C. la colonia romana di Eporedia (l'odierna Ivrea) su un preesistente villaggio fortificato dei Salassi. La resistenza delle popolazioni in pianura e nella vicina Valle d'Aosta fu risolta nel 25 a.C. dall'imperatore Augusto il quale, come narra lo storico Strabone, ottenne la resa dei Salassi e poté fondare il municipium di Augusta Praetoria.[4] Ivrea divenne così un importante snodo per i commerci che, tramite Eporedia, Aosta e i valichi del Piccolo e del Colle del Gran San Bernardo, si svolgevano tra la Pianura Padana e le Gallie. Pregevoli testimonianze relative a quest'epoca sono state rinvenute anche sotto la chiesa di San Benigno Canavese, dove è presente un mosaico romano appartenente a un'antica abitazione di periodo imperiale.

Medioevo e Rinascimento modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Marca d'Ivrea.
 
La torre campanaria dell'Abbazia di Fruttuaria

Dopo la caduta dell'Impero Romano, il Canavese fece parte di un ducato longobardo e di una contea franca (verso la fine dell'VIII secolo d.C.) e acquisì notevole importanza sotto Arduino, re d'Italia tra l'anno 1000 e il 1015[5].

Nacquero diverse dinastie nobiliari che si contendevano il territorio, e molte delle quali pretendevano una discendenza arduinica. Tra le più importanti vi sono i Valperga, i Biandrate, i Mazzé, San Martino, e i Castellamonte. Queste varie famiglie si contesero il territorio per secoli, spessi facendosi la guerra, e spesso nel contesto degli scontri tra marchesi del Monferrato e Savoia. I San Martino e i Castellamonte scelsero erano guelfi ed alleati con i Savoia, mentre i Masino e i Valperga erano ghibellini e schierati col Monferrato.[6]

Nel Trecento la regione fu teatro delle rivolte dei Tuchini[7], abitanti dei piccoli Comuni rurali che si ribellarono contro lo strapotere dei signori feudali.

Nel Basso Medioevo il territorio fu frammentato tra la dominazione dei vescovi di Ivrea, dei marchesi del Monferrato, dei principi di Acaia e dei Savoia; questi ultimi ne acquisirono il dominio a partire dal XIV secolo.

Nel periodo che segna la transizione tra Medioevo e Rinascimento il Canavese, anche grazie alla relativa stabilità politica assicurata dallo stato sabaudo, conobbe una discreta crescita economica; tra le varie opere realizzate all'epoca è da segnalare i numerosi castelli e monasteri edificati a partire dal XV secolo, e il Naviglio di Ivrea, la cui costruzione come canale navigabile fu avviata da Amedeo VIII su disegno di Leonardo da Vinci con lo scopo di collegare la città di Ivrea a quella di Vercelli.[8]

Età moderna e contemporanea modifica

Verso la fine del Settecento i francesi invasero il Canavese e vi imposero le nuove leggi ed i costumi giacobini della rivoluzione; il 16 aprile 1814 vi rientrarono i Savoia. Nel XIX secolo si svilupparono nuove industrie e rifiorirono l'artigianato e l'agricoltura, lasciando tracce indelebili nel paesaggio della regione. Il Canavese fu poi interessato, specie a partire dal secondo dopoguerra, da una diffusa crescita dell'edificato, specie nelle aree pianeggianti,[9] e dalla costruzione di varie infrastrutture tra le quali l'autostrada Torino-Aosta e la A4/A5 - Diramazione Ivrea-Santhià, ovvero la cosiddetta Bretella. Alcune di queste infrastrutture, oltre che le campagne e i centri abitati della zona, furono pesantemente danneggiate dall'alluvione che colpì l'area nell'ottobre 2000 provocando l'esondazione della Dora Baltea e di vari altri corsi d'acqua piemontesi e valdostani.[10]

Eventi modifica

 
Carnevale di Ivrea: la Battaglia delle Arance

Luoghi d'interesse storico ed artistico modifica

Castelli modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Castelli del Canavese.
 
Castello di Agliè
 
Castello di Ivrea
 
Castello di Rivarolo

Il paesaggio del Canavese si presenta ovunque punteggiato di castelli e rocche, costruiti a partire dall'alto Medioevo, testimonianza dei diversi casati nobiliari e della travagliata storia di questa regione.

Chiese e abbazie modifica

 
Veduta del Santuario di Belmonte a Valperga

Altri edifici di culto modifica

Dialetti e vocabolario modifica

Nel Canavese è parlata la lingua piemontese nella sua variante dialettale canavesana.

Le seguenti parole, presentate qui con la trascrizione nell'alfabeto fonetico internazionale e l'equivalente in italiano, nonché la derivazione etimologica, sono citate da Geoffrey Hull. Le etimologie sono tratte dal Wikizionario (italiano). Da notare la sequenza evolutiva: a > ɒ

Trascrizione IPA significato in italiano origine
kan'tɒva cantava dal latino cantare
'grɒd grato dal latino gratus
'mɒr mare dal latino mare
'mɒsa massa dal latino massa
'pɒrt parte dal latino pars
'pɒsta pasta dal latino tardo pasta
'pjɒt piatto dal latino plattus
'sɒl sale dal latino salis
'vɒka vacca dal latino vacca

Economia modifica

L'economia del Canavese si regge prevalentemente sull'industria siderurgica e metallurgica dell'automotive, e un tempo anche su quella informatica con l'Olivetti di Ivrea, tessile e conciaria di Rivarolo Canavese e Cuorgnè. Un tempo anche le industrie della Ceramica di Castellamonte e le Attività Minerari in Valchiusella e Valle della Dora Baltea. Queste industrie hanno portato ad un notevole incremento della popolazione, interessata da una forte immigrazione prima dal sud Italia e poi dall'est Europa. Negli ultimi anni numerose grandi aziende hanno chiuso, e l'economia si è spostata sul terziario.[11].

Le attività agricole riguardano l'allevamento e lo sfruttamento forestale nelle valli alpine, sull'agricoltura (cereali, vite) nell'area collinare e in pianura.

In Canavese si producono i vini Carema, Erbaluce di Caluso e Canavese, oltre all'originale Torta 900.

Nella letteratura modifica

Nel canavese è ambientata la lirica di Guido Gozzano intitolata La signorina Felicita ovvero la Felicità.

Nella letteratura Natalia Ginzburg ha ambientato tra Ivrea e Colleretto Giacosa Lessico famigliare.

Comuni modifica

Non esiste una precisa definizione territoriale del Canavese: nelle ipotesi più inclusive si considera un'area di 2.047,61 km² che comprende 129 comuni (di cui 126 appartenenti alla città metropolitana di Torino, 2 alla provincia di Biella e 1 alla provincia di Vercelli) per un totale di 335.367 abitanti[12].

Provincia di Biella:

Provincia di Vercelli:

Città metropolitana di Torino:

Note modifica

  1. ^ a b Gian Savino Pene Vidari, Canavese, Arduino. Aspetti socio-istituzionali, in Giuseppe Sergi (a cura di), Arduino fra storia e mito, Bologna, il Mulino, pp. 91-94, ISBN 978-88-15-27837-1.
  2. ^ AA.VV., Biella e provincia: Candelo, Santuario di Oropa, Valle del Cervo, Oasi Zegna, Borgaro, Touring Editore, 2003, ISBN 88-365-2570-9.
  3. ^ Augusto Cavallari-Murat, Tra Serra d'Ivrea, Orco e Po, Torino, Istituto bancario San Paolo di Torino, 1976.
  4. ^ Strabone, Geografia - libro IV 6-7.
  5. ^ Geoturismo Italia, su ilportaledelturismo.com.
  6. ^ La storia del Canavese e l’identità di una regione, su Mole24. URL consultato il 13 aprile 2023.
  7. ^ Contesto ambientale, culturale, artistico e storico del bacino Canavese
  8. ^ Cenni storici, su ovestsesia.it, Consorzio Ovest Sesia. URL consultato il 23 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2012).
  9. ^ AMI - orografia, nuclei antichi ed espansioni recenti (cartina in formato .pdf), su osservatoriopaesaggio.ecomuseoami.it, Osservatorio del Paesaggio AMI. URL consultato il 23 novembre 2010 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2014).
  10. ^ Elena Masuelli, Alluvione 2000, dieci anni fa, in La Stampa, 15 ottobre 2010. URL consultato il 23 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 18 ottobre 2010).
  11. ^ Il Canavese, in Enciclopedia Zanichelli, Bologna, Zanichelli, 2014.
  12. ^ Dati ISTAT al 28-02-2009, cfr. Bilancio demografico mensile ISTAT 2009 Archiviato il 20 gennaio 2010 in Internet Archive.

Bibliografia modifica

  • Hull, Dr Geoffrey (1982) The Linguistic Unity of Northern Italy and Rhaetia, PhD thesis, University of Western Sydney, MacArthur; § 8.1.

Voci correlate modifica

Altri progetti modifica

Collegamenti esterni modifica

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