Mario Soldati

scrittore e regista italiano (1906-1999)

Mario Soldati (Torino, 17 novembre 1906Tellaro, 19 giugno 1999) è stato uno scrittore, giornalista, saggista, regista, sceneggiatore e autore televisivo italiano.

Un primo piano di Mario Soldati
Premio Strega 1954

Biografia modifica

 
Lavoro per la sceneggiatura del film "Piccolo mondo antico". Fotografia di Federico Patellani, 1939

Mario Soldati nasce in via Ospedale 20 (oggi via Giolitti), a Torino, figlio di Umberto e Barbara Bargilli. Nel 1912 inizia gli studi all'Istituto Sociale dei Gesuiti, dove rimane fino alla terza liceo classico. La lezione dei Gesuiti è in questo momento molto importante per lui, che in tale periodo è un fervente praticante (penserà anche di entrare nell'Ordine, salvo poi giungere a un modo molto personale e libero di concepire la fede conciliandola con la sua visione razionalistica, come trasparirà dalla sua produzione letteraria). Si diploma a diciassette anni e s'iscrive a Lettere all'università. La Torino degli anni venti è quella dell'intelligenza di Piero Gobetti, della pittura di Felice Casorati e del mecenatismo di Riccardo Gualino. Gli amici più cari sono Agostino Richelmy, Mario Bonfantini, Giacomo Debenedetti, Carlo Levi e Giacomo Noventa.

Nel 1924 pubblica per il teatro il dramma Pilato. Durante l'estate del 1927 viene pubblicato il catalogo della Galleria d'arte moderna di Torino di cui Mario Soldati, ancora studente, è il curatore: nell'autunno dello stesso anno si laurea in storia dell'arte con Lionello Venturi discutendo una tesi su Boccaccio Boccaccino (pubblicata nel 2009[1]), pittore rinascimentale, nato a Ferrara di scuola cremonese. Ottiene poi, con l'aiuto di Venturi, una borsa di studio della durata di tre anni presso l'Istituto d'Arte di Roma dove incontra Adolfo Venturi e Pietro Toesca.
Nel 1929 vi è l'esordio come narratore, con il libro di racconti, Salmace che è stato, come ricorda Cesare Garboli nella nota all'edizione del 1993, insieme al romanzo Gli indifferenti di Moravia, una prima esplorazione narrativa, del tutto nuova per l'Italia, della vasta terra dei sentimenti loschi[non chiaro]''. Nel 1929, l'offerta di una nuova borsa di studio induce Soldati a lasciare Roma e a partire per New York, dove insegnerà storia dell'arte italiana alla Columbia University. Dall'esperienza trarrà un libro autobiografico, America primo amore.

Nel 1931 torna in Italia, rammaricato di non essere riuscito a diventare cittadino statunitense. Si sposa con Marion Rieckelman (si lasceranno tre anni più tardi), che è stata sua studentessa alla Columbia, e insieme hanno tre figli: Frank, Ralph e Barbara. In primavera inizia a lavorare per la Cines-Pittaluga, la casa di produzione più importante del cinema italiano. Sul set, iniziando come ciacchista, ha l'impressione che i suoi studi umanistici e artistici non servano più a nulla così come i suoi libri e i suoi articoli. L'incontro, però, con l'allora presidente della Cines Emilio Cecchi, e la sua stima, lo conducono nel settore 'soggetti', dove inizia la carriera di sceneggiatore, continuando a collaborare con Mario Camerini come aiuto regista e intensificando il rapporto con Guglielmo Alberti, proveniente dallo stesso ambiente torinese. Nel 1934, a causa dell'insuccesso del film Acciaio (tratto da un soggetto di Pirandello a cui collabora come sceneggiatore), Soldati viene licenziato. Si trasferisce a Corconio, frazione di Orta San Giulio, un piccolo paese sul lago d'Orta. Lontano da Roma e dal cinema, vi rimane per due anni, durante i quali scrive America primo amore e varie altre opere, tra cui la prima parte de La confessione. Nel 1936 il regista Mario Camerini lo rivuole a Roma.

L'esordio alla regia modifica

Nel 1939 esordisce come regista con Dora Nelson, una commedia nello stile di Ernst Lubitsch. Del 1941 il film che lo renderà il regista più popolare di quell'anno, Piccolo mondo antico. Questi film, molto curati dal punto di vista formale e ricchi di riferimenti figurativi e letterari, sono riconducibili al movimento del cinema calligrafista.

La fuga modifica

Nel 1941 aveva intanto conosciuto una ragazza di Fiume, Jucci Kellermann, attrice con cui passerà il resto dei suoi giorni. Insieme concepiranno Wolfango, Michele e Giovanni, gli altri tre figli dello scrittore. La notte del 14 settembre 1943 fugge da Roma con Dino De Laurentiis, e l'avventura diventerà il diario di viaggio intitolato Fuga in Italia. Trascorrerà nove mesi a Napoli lavorando, tra l'altro, ai microfoni di "Radio Napoli" e al ritorno a Roma sarà corrispondente di guerra per l'Avanti! e l'Unità sulla linea Gotica. Mario Soldati insieme a Dino De Laurentiis trascorse una settimana a Torella dei Lombardi, paese natale del regista Vincenzo Leone (padre del più noto Sergio).

Nel 1948 scioglie il contratto con il grande produttore di Hollywood David O. Selznick, poiché il consolato americano nega il visto d'ingresso alla sua compagna. Nel 1948 dirige Fuga in Francia, al quale contribuirono anche Cesare Pavese e Ennio Flaiano, e pubblica La giacca verde uscito in un volume edito da Longanesi insieme a Il padre degli orfani e La finestra, che gli valse il premio letterario San Babila.[2] Nel 1953, dal romanzo di Alberto Moravia, dirige La provinciale. Nel 1954 pubblica il romanzo Lettere da Capri che gli valse il premio Strega e la popolarità come scrittore.

La televisione modifica

 
Mario Soldati nel 1967

Il primo film trasmesso dalla neonata Rai il 3 gennaio 1954 fu una sua opera, Le miserie del signor Travet. Nel 1957 Soldati gira per la Rai il primo "reportage enogastronomico": è infatti l'ideatore, regista e conduttore dell'inchiesta televisiva Alla ricerca dei cibi genuini - Viaggio nella valle del Po, una delle trasmissioni più fortunate e feconde della televisione italiana; considerata un documento d'importanza antropologica, con il Viaggio nella valle del Po nasce la figura del giornalista enogastronomico televisivo.

Mario Soldati è stato un appassionato interprete dell'identità italiana e, con il pretesto del cibo e del vino, ha contribuito a far conoscere l'Italia agli italiani. Proprio nel corso di quella trasmissione stabilisce un forte e duraturo legame con i luoghi del Po, dove ha ambientato, tra l'altro I Racconti del Maresciallo pubblicati nel 1968.

Nella provincia di Ferrara, a Comacchio, dirige nel 1954 La donna del fiume con Sophia Loren. Con uno sguardo sempre attento all'identità italiana, il suo viaggiare nel paese confluirà nel libro Vino al Vino (i tre volumi, del 1969, 1971 e 1976, verranno riuniti nel 2006 in un volume degli Oscar Mondadori). Il suo ultimo film Policarpo, ufficiale di scrittura, a cui prendono parte Renato Rascel e Carla Gravina, vince al Festival di Cannes del 1959 il premio per la migliore commedia.

Un'altra fuga, questa volta da Roma e dal cinema; dal 1960 vivrà tra Milano e Tellaro, sull'estrema costa ligure di levante. Nel 1964 pubblica Le due città, romanzo di respiro balzachiano che abbraccia cinquant'anni di storia italiana e che nella seconda parte è ambientato nel mondo del cinema delle origini. Presso Arnoldo Mondadori Editore pubblica il romanzo L'attore, best seller nel 1970, che si aggiudica il Premio Campiello.[3] Nel 1974 collabora con Folco Quilici nella serie L'Italia vista dal cielo, curando il commento del documentario dedicato al Piemonte e Valle d'Aosta.[4] e successivamente passa a Telemilano 58, che diventa Canale 5, di cui annuncia la nascita assieme a Mike Bongiorno e Silvio Berlusconi.

Nel 1979, passa a Telemontecarlo dove conduce per 11 anni, i documentari sugli animali e la musica. Nel 1981 esce L'incendio, romanzo stevensoniano ricco di colpi di scena, ambientato nel mondo dell'arte. È stato tra i fondatori del Centro Pannunzio, intitolato al direttore del Mondo, di cui era stato collaboratore. Fu presidente del Centro dal 1980 al 1997, e poi presidente onorario. È sepolto nel Cimitero monumentale di Torino, in una tomba di famiglia, insieme alla moglie Jucci Kellermann (1921-1993). Il figlio Giovanni Soldati, nato nel 1953, è anch'egli un regista cinematografico, ed è il compagno dell'attrice Stefania Sandrelli.

Nel 2006 a 100 anni dalla nascita di Mario Soldati viene istituito un "Comitato Nazionale per le celebrazioni" sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica, presieduto da Volfango Soldati. Le numerose iniziative che hanno coinvolto il mondo della letteratura, del giornalismo, del cinema, della televisione, del teatro e dell'arte visiva hanno rafforzato l'immagine dell'"interprete dell'identità italiana" che ha attraversato il Novecento con un'opera che per prima ha fatto dialogare la scrittura con il cinema e gli altri "media". Nel 2007 nasce l'"Associazione culturale Mario Soldati" guidata da Anna Cardini Soldati che intende rappresentare un punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati alla figura e all'opera di Mario Soldati.

Il profilo artistico modifica

«E se invece Soldati fosse il primo, grande media-man della cultura italiana?
In fondo ha lasciato opere memorabili sia alla letteratura, che al cinema, che alla TV.»

Lo scrittore modifica

«Fra gli scrittori del Novecento italiano, Soldati è l'unico che abbia amato esprimere, costantemente e sempre, la gioia di vivere. Non il piacere di vivere, ma la gioia; il piacere di vivere è quello del turista che visita i luoghi del mondo assaporandone le piacevolezze e le offerte ma trascurandone o rifuggendone gli aspetti vili, o malati, o crudeli; la gioia di vivere non rifugge nulla e nessuno: contempla l'universo e lo esplora in ogni sua miseria e lo assolve.»

 
Mario Soldati al Lido di Venezia negli anni '80

«L'assoluta leggerezza della scrittura di Soldati significa fraternità. Il suo rapporto col lettore non è autoritario, ma mitemente fraterno»

«Una delle grandi qualità di Soldati, come è noto, è la capacità di farci apparire degna di racconto, e quindi interrogabile dall'intelligenza qualunque realtà, grande o piccola indifferentemente: la tragica immensità di Manhattan nell'età del proibizionismo non meno della vita di un pollaio al di là dello squallido cortiletto di un hotel della Valtellina»

«Qualcosa che somiglia alla felicità... e questo è, esattamente definito, il mio sentimento di lettore di Soldati da quando, per la prima volta su "Il Mondo" di Pannunzio, lessi un suo racconto.»

Il regista modifica

Nella sua carriera di sceneggiatore e regista cinematografico ha diretto ventotto film fra gli anni trenta e cinquanta, allestendo cast con i più grandi attori dell'epoca: ricordiamo Piccolo mondo antico, La provinciale, ma il fatto di essere anche uno scrittore di talento e di successo ha rischiato spesso di far passare Soldati come un regista mancato o come uno scrittore frustrato dall'incapacità di trasferire nelle pellicole un uguale talento artistico. Soldati ricordava infatti che i cineasti storcevano il naso di fronte al "letterato" e i letterati disapprovavano "l'uomo di spettacolo". In realtà il regista, come sostenne egli stesso, era per lui una cosa diversa dallo scrittore:

«Il cinema non è come lo scrivere, appartiene meno a chi la fa ed i registi sono meno individuali, più collettivi, sono più a contatto con il popolo.»

Soldati pertanto alternò l'attività di scrittore, vissuta come prolungamento romantico di un esercizio privato e soggettivo dello spirito, a quella di regista, vissuta in costante compromesso con la dimensione commerciale e in "ascolto" dei gusti del pubblico:

«Il cinematografo talvolta è arte, ma è sempre industria; l'artista che fa del cinema deve per forza venire a patti con questa industria...»

Il filo che tiene unita tutta la produzione cinematografica di Soldati, così varia e multiforme, consiste proprio nella messa a punto di una pratica creativa plasmata sulle logiche dell'industria culturale e dell'impatto col pubblico.

Il primo filone è caratterizzato da opere come Piccolo mondo antico, Malombra e Daniele Cortis, tratte tutte dai romanzi di Antonio Fogazzaro, romantici e romanzeschi, melodrammatici e popolari. Nel 1948 dirige Fuga in Francia e nel 1954 La provinciale, due classici del cinema italiano ↵Il secondo filone, con Botta e risposta, È l'amor che mi rovina, O.K. Nerone e Italia Piccola - film girato ad Arena Po in provincia di Pavia nel 1957 ma andato perduto (non esiste più una copia proiettabile) - è invece la coabitazione tra popolare ed élite, che caratterizza i primi anni cinquanta. Le varie fasi della cinematografia di Soldati hanno sempre in comune il contatto ravvicinato con il popolo, e, sia pure con tanti stili diversi, uno per ogni film, con un minimo di continuità poetica.

Il "personaggio" modifica

È stato sicuramente un protagonista, seppur discusso e controverso (come sempre accade agli anticonformisti e ai pionieri), della cultura italiana della prima e della seconda metà del Novecento, considerato un "personaggio' per il coraggio di conciliare la cultura cosiddetta alta all'arte popolare e quindi allo spettacolo: ritenuto, da sempre, in ambito letterario un "buon narratore" (America primo amore, del 1935, più volte riedita, è considerata da alcuni la sua opera migliore insieme a La giacca verde definito, da alcuni letterati autorevoli, il più bel racconto del Novecento italiano, Lettere da Capri e Il vero Silvestri[5]), non è stato solo uno scrittore di primissimo ordine, ma anche l'autore di alcuni capolavori del cinema italiano (Piccolo mondo antico, Malombra, Fuga in Francia, La provinciale). Da non sottovalutare poi, l'opera pionieristica che questo scrittore portò avanti nel piccolo schermo. Senza essere stato considerato dalla critica militante del secondo dopoguerra tra i più grandi registi del cinema italiano, attualmente è considerato uno dei maestri del cinema italiano moderno; è però sempre stato annoverato tra i "registi intellettuali" o meglio tra gli "intellettuali registi" (lo storico del cinema Mario Verdone lo ha definito un formalista, al pari di Alberto Lattuada). Ebbe peraltro un'ampia popolarità sia tra il pubblico cinematografico sia tra i lettori italiani. In occasione del centenario della nascita, il regista Carlo Lizzani il 27 giugno 2006 all'Archiginnasio di Bologna ha spiegato che Soldati ha tracciato l'altra strada del cinema italiano, una strada parallela a quella intrapresa dal cinema neorealista; Marco Müller, direttore artistico della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ha presentato il film di Soldati Fuga in Francia del 1948 al pubblico della sala Perla nel 2006 come l'opera di uno dei maestri del cinema italiano moderno.

«Mario Soldati è stato un dispensatore d'allegria. Nel senso dell'allegria vera, quella che qualche essere raro riesce a diffondere intorno a sé. Lo scrittore torinese aveva infatti il potere di alleggerirti lo spirito. Non era fatuo. Era alacre e inquieto. (...) Nei tanti anni in cui l'ho frequentato, non l'ho mai visto un istante accasciato, in disarmo o scettico. Al pari di tanti suoi personaggi, Mario intendeva la realtà come 'suspense'. (...) Stando con Soldati si aveva la sensazione di abitare in uno dei suoi racconti. Di diventare un colore della sua tavolozza, un comprimario sul suo palcoscenico. (...) Come dissipatore di sé Soldati non ha conosciuto uguali. La sua capacità di spendersi era l'altra faccia del suo narcisismo: il suo lato più commovente, se l'aggettivo non fosse disadatto al personaggio. Non alludo soltanto al fatto che una grande firma della narrativa italiana del Novecento abbia prodotto le sue opere più nitide e mature sottraendo qualche ora (o qualche giorno) al lavoro di regista in cinema e tivù, quasi fosse un dilettante della letteratura, uno scrittore 'domenicale'. Mi riferisco, in generale, a quel desiderio di non perdersi mai nulla che per Soldati era un imperativo esistenziale. La prodigalità di sé faceva corpo con il suo talento. (...) Un altro grande scrittore, Pier Paolo Pasolini, decretò una trentina d'anni fa che le lucciole erano scomparse dai campi, vittime dell'industria e dei suoi veleni. Mario pur ammirandolo, s'era assunto la missione di smentirlo: a cercarle bene, sosteneva, le lucciole si trovano ancora. Così come è ancora possibile scoprire, in tanti angoli di un'Italia da lui prediletta ed esplorata, vini dal sapore antico, gatti ammiccanti ed enigmatici, pretini che sbucano da sorprendenti chiesette campestri, osti, ostesse e cantinieri, contadini e marescialli. L'importanza è accostarsi a questa archeologia dell'anima senza sussiego. Non negarsi emozioni. Non tirarsi indietro. (...)»

«Del talento di Soldati c'era poco da dubitare: bastava una serata con lui per rendersene conto. E a qualunque cosa lo avesse applicato – letteratura, cinema, teatro, forse anche musica –, purché lo avesse fatto a tempo pieno, cioè con totale dedizione, sarebbe diventato un numero uno. Malauguratamente per lui, e per tutti, egli era capace di fare qualsiasi cosa – racconto, saggio, sceneggiatura – ma senza riuscire ad esserne nessuna. Perché la sua vera natura e vocazione erano quelle dell'attore. In ogni momento e circostanza, anche nella conversazione tra amici come Longanesi, Maccari, Flaiano, il sottoscritto, anche – credo – a letto, Soldati recitava una parte in cui s'immedesimava, ma a scadenza.»

Nel corso della sua vita si è anche occupato di politica iniziando a militare nell'area socialista subito dopo il delitto Matteotti. Nel Dopoguerra si è candidato varie volte alle elezioni nelle liste del Partito Socialista Italiano durante le segreterie di Pietro Nenni e Bettino Craxi.[senza fonte]"

"Essendo ormai imminenti le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità italiana e avendo Mario Soldati percorso e interpretato l'identità della penisola con acume, lucidità e felicità inventiva, non vedrei miglior maniera per onorare tale anniversario civile e culturale che conferendo alla figura di Mario Soldati il posto centrale che le spetta nella storia del Novecento letterario e artistico italiano" (Lettera di Carlo Ossola a Volfango Soldati 2011).

Onorificenze modifica

Il 28 ottobre 1922, all'adolescente Soldati, fu conferita la Medaglia d'argento al Valor Civile per un gesto di coraggio compiuto il 17 marzo, con il salvataggio dall'annegamento nelle acque dei Murazzi del Po di Lello Richelmy, suo amico e coetaneo, fratello di Agostino (Tino) Richelmy.[6]

Per commemorare quel gesto e questo particolare aspetto della figura umana di Soldati, il Comune di Torino, il 16 febbraio 2010, accogliendo una proposta avanzata dal "Centro Pannunzio, di cui Soldati fu tra i fondatori e di cui fu presidente per circa vent'anni", ha deliberato di dedicargli una targa ai Murazzi del Po, dettando il seguente testo

«Qui il 17 marzo 1922
un giovanissimo Mario Soldati (1906-1999)
esempio di coraggio ed altruismo ai giovani di ogni tempo
trasse in salvo dalle acque del fiume Po
un coetaneo in pericolo di vita
meritando la medaglia d'argento al merito civile[6]»

Il presidente della Repubblica Scalfaro lo nominò Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica massima onorificenza della Repubblica e la Città di Torino gli conferì la cittadinanza onoraria nel 1991.[7]

Opere letterarie modifica

Narrativa, poesia, diari, epistolari modifica

I, Racconti autobiografici, a cura di Cesare Garboli, Milano, Rizzoli, 1991. ISBN 88-17-66704-8.
II, Romanzi brevi, a cura di Cesare Garboli, Milano, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-66706-4.

Articoli, reportages, collaborazioni modifica

Filmografia modifica

 
Alida Valli e Giuditta Rissone in Eugenia Grandet (1947)

Regista e sceneggiatore modifica

Sceneggiatore modifica

Altro modifica

Prosa radiofonica RAI modifica

Note modifica

  1. ^ Boccaccino, su ninoaragnoeditore.it. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato il 28 settembre 2020).
  2. ^ Mario Soldati al Premio San Babila. Milano, 1952, su giancolombo.ne. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 19 gennaio 2022).
  3. ^ a b Premio Campiello, opere premiate nelle precedenti edizioni, su premiocampiello.org. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato il 10 agosto 2022).
  4. ^ Riprese di Folco Quilici, descrizioni di Mario Soldati, SCHEDA FILM "PIEMONTE E VALLE D’AOSTA", su Sito Esso Italia ora Exxon Mobile. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2016).
  5. ^ Il miglior percorso d'avvio alla conoscenza del lavoro letterario di Soldati è quello offerto da: Introduzione e fortuna critica preparate da Cesare Garboli nel 1991 per il primo volume dell'edizione rizzoliane delle opere. Compongono un ritratto critico le pagine a lui dedicate da Giovanni Raboni, Salvatore Silvano Nigro, Bruno Falcetto, Emiliano Morreale, Massimo Onofri, Raffaele Manica
  6. ^ a b Un giovanissimo Mario Soldati, su torinoxl.com. URL consultato il 20 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2019).
  7. ^ Onorificenze, su quirinale.it. URL consultato il 20 aprile 2019.
  8. ^ Rivista fondata da Soldati, Enrico Emanuelli e Mario Bonfantini nel 1928 e chiusa d'autorità nel 1930.
  9. ^ L'opera fu pubblicata nella collana Il sofà delle Muse, diretta da Leo Longanesi, già direttore di «Omnibus».
  10. ^ 1954, Mario Soldati, su premiostrega.it. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2020).
  11. ^ Premio Bagutta a Mario Soldati, su StampaSera, 12 gennaio 1976. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato il 5 marzo 2021).
  12. ^ Premio Napoli di Narrativa 1954-2002, su premionapoli.it. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato il 30 gennaio 2022).
  13. ^ Premio Flaiano per l'elzeviro, su premiflaiano.com. URL consultato il 19 agosto 2022 (archiviato il 30 ottobre 2020).

Bibliografia modifica

  • Francesco Savio: Cinecittà anni Trenta. Parlano 116 protagonisti. Bulzoni Editore, Roma, 1979. ISBN non esistente
  • Orio Caldiron (a cura di): Mario Soldati: un letterato al cinema. Edizioni della Cineteca nazionale, Roma, 1979. ISBN non esistente
  • Gianpiero Brunetta: Storia del cinema italiano (3 voll.) Editori Riuniti, Roma, 2003 (2ª ed.) ISBN 88-359-3730-2
  • Luca Malavasi: Mario Soldati, Edit Il Castoro cinema, Milano, 2006. ISBN 88-8033-372-0
  • AA. VV. (a cura di Emiliano Morreale): Mario Soldati e il cinema, Donzelli Edit, Roma, 2009. ISBN 978-88-6036-386-2
  • AA.VV. Storia del cinema italiano, in particolare volume VI (1940-1944) ISBN 978-88-317-0716-9 e volume VII (1945 - 1949). ISBN 978-88-317-8229-6. Editori: Marsilio, Venezia e Scuola Nazionale del Cinema, Roma. 2003.
  • AA.VV. (a cura di Giorgio Barberi Squarotti, Paolo Bertetto, Marziano Guglielminetti): Mario Soldati: la scrittura e lo sguardo. Editori: Museo Nazionale del cinema e Lindau, Torino, 1991. ISBN 88-7180-030-3.

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