A movimentare l'estate 1976 in casa nerazzurra concorse lo scambio di mercato tra Boninsegna e l'ex juventinoAnastasi[6], operazione della quale Bonimba rimase all'oscuro sino al suo compimento[4]: ad informare per via telefonica il centravanti, mentre questi si trovava in vacanza, fu lo stesso presidente Fraizzoli.[4] La nuova punta s'integrò in un reparto avanzato che — oltre alla conferma di Libera —[7] segnalò il rientro di Muraro[8][9], risultato a fine stagione il miglior realizzatore della squadra.[10]
Incapaci d'insidiare il duopolio torinese che caratterizzò il vertice del campionato[13], gli uomini di Chiappella (tra l'altro «castigati» proprio da Boninsegna nel derby d'Italia del 16 gennaio 1977[14]) si classificarono in quarta posizione[15][16], mancando nelle battute finali il terzo posto a favore della Fiorentina.[17]
Maggior rilevanza assunsero quindi le stracittadine col Milan, da parte sua scampato in extremis alla retrocessione[18]: archiviato il match d'andata con reti di Marini e Silva[19], la sfida di ritorno si risolse parimenti in uno scialbo nulla di fatto inducendo il giornalista Beppe Viola — nelle cui parole l'evento fu definito un «derbycidio» —[11] a proporre durante la trasmissione della Domenica Sportiva le immagini della gara svoltasi il 24 febbraio 1963 in luogo di quella del giorno.[19][20]
Inter e Milan si disputarono inoltre, per la prima volta in uno scontro diretto[13], un trofeo nella finale di Coppa Italia del 3 luglio 1977[21]: battuta dai rossoneri con gol di Maldera e Braglia[21], la Beneamata conobbe nella circostanza l'ultima partita di Sandro Mazzola che — intervistato all'uscita dal campo circa le sue ultime dichiarazioni da calciatore —[13] citò un noto passo della Divina Commedia.[4]