Vitoldo

Granduca di Lituania
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Vitoldo detto il Grande (in lituano Vytautas Didysis; in polacco Witold Wielki, Witold Kiejstutowicz, Witold Aleksander;[1] in bielorusso: Вітаўт?, traslitterato: Vitaŭt; in ruteno Vitovt; in latino: Alexander Vitoldus; in alto-tedesco protomoderno: Wythaws o Wythawt[2]; Senieji Trakai, 1350 circa – Trakai, 27 ottobre 1430) è stato granduca di Lituania dal 1401 al 1430, oltre ad aver ricoperto nella sua vita la carica di principe di Grodno (1370-1382), di Luc'k (1387-1389) e duca di Trakai. Gli fu inoltre proposta la corona dagli hussiti, ma questi rifiutò[3].

Vitoldo di Lituania
detto "il Grande"
Jogaila e Vitoldo di Jan Matejko, 1855
Granduca di Lituania
In carica1401 - 27 ottobre 1430 (sottoposto al cugino Jogaila)
PredecessoreJogaila
SuccessoreŠvitrigaila
Duca di Trakai
In carica4 agosto 1392 - 2 ottobre 1413
PredecessoreSkirgaila
Successorecarica abolita
Reggente del Granducato di Lituania
In carica4 agosto 1392 - 1401 (in nome del cugino Jogaila)
PredecessoreSkirgaila
Successoresé stesso come Granduca di Lituania
NascitaSenieji Trakai, 1350 ca.
MorteTrakai, 27 ottobre 1430
SepolturaCattedrale di Vilnius
DinastiaGediminidi
PadreKęstutis
MadreBirutė
ConsorteAnna
Uliana Olshanska
FigliSofia
Religionepaganesimo, ortodossia, cattolicesimo

È considerato il più influente sovrano lituano del Medioevo e in Lituania è ancora oggi ritenuto un eroe nazionale: il suo nome, Vytautas, è inoltre un nome maschile popolare in Lituania. In commemorazione del 500º anniversario della sua morte, l'Università Vitoldo Magno appena fondata fu a lui intitolata. Monumenti in suo onore esistono in molte città della Lituania indipendente del periodo interbellico (1918-1940). Vitoldo si esprimeva in lingua lituana quando si relazionava con suo cugino Jogaila, re di Polonia dal 1386.[4][5]

La disputa per il potereModifica

1377–1384Modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile lituana (1381-1384).
 
Sigillo di Vitoldo del XIV-XV secolo

Lo zio di Vitoldo, Algirdas, fu granduca di Lituania fino alla sua morte nel 1377. Algirdas e il padre di Vitoldo, Kęstutis, avevano governato congiuntamente dando vita a una sorta di duumvirato: Algirdas amministrò i territori del Granducato di Lituania a est e Kęstutis quelli a ovest, ovvero le aree soggette ai frequenti attacchi dello Stato monastico dei cavalieri teutonici.[6] Ad Algirdas successe suo figlio Jogaila e ne seguì una lotta per il potere: nel 1380, Jogaila firmò il trattato segreto di Dovydiškės con l'ordine teutonico in funzione anti-Kęstutis.[7] Quando quest'ultimo lo scoprì nel 1381, espugnò Vilnius, imprigionò Jogaila e si nominò granduca. A ogni modo, Jogaila riuscì a fuggire e allestì un esercito contro Kęstutis, sebbene le due controparti non combatterono mai su un campo di battaglia. Poco prima che si verificasse questa eventualità, Kęstutis si recò a negoziare assieme a Vitoldo da Jogaila, ma Jogaila li arrestò e li trasferì al castello di Krėva.[8] Una settimana dopo, Kęstutis si spense ed è incerto se egli morì per cause naturali o perché assassinato.[8]

 
Vitoldo e Kęstutis imprigionati da Jogaila. Dipinto di Wojciech Gerson

Nel 1382 Vitoldo fuggì da Krėva travestendosi con abiti femminili[9] e si recò nello Stato monastico cercando l'appoggio dell'ordine teutonico, all'epoca in trattativa con Jogaila per la firma del trattato di Dubysa, con il quale il sovrano lituano promise di accettare il cristianesimo, diventare un alleato dell'ordine e cedere ai crociati parte della Samogizia fino al fiume Dubysa.[9] Il trattato non venne però mai ratificato e nell'estate del 1383 ripresero la ostilità tra Jogaila e i cavalieri.[10] Nel frattempo, Vitoldo ricevette il sacramento del battesimo secondo il rito ortodosso e ricevette il nome di Wigand (in lituano: Vygandas).[11] Vitoldo partecipò a diverse incursioni contro suo cugino Jogaila. Nel gennaio 1384, Vitoldo promise di cedere parte della Samogizia all'ordine teutonico, fino al fiume Nevėžis in cambio del suo riconoscimento come granduca di Lituania.[12] Tuttavia, nel luglio dello stesso anno, il lituano decise di rompere le relazioni con i teutonici e si riconciliò con Jogaila; egli partecipò all'incendio di tre importanti castelli presidiati dai tedeschi e riconquistò tutte le terre amministrate da Kęstutis, con l'eccezione di Trakai.[13]

1385–1392Modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra civile lituana (1389-1392).
 
La Polonia e Lituania tra il 1386 e il 1434

Nel 1385, Jogaila concluse l'unione di Krewo con la Polonia, grazie alla quale sposò la giovane Edvige e acquisì la corona divenendo da allora noto come Ladislao II Jagellone (Władysław II Jagiełło). Vitoldo partecipò alla cerimonia di unione e nel 1386 fu battezzato una seconda volta come cattolico, ricevendo il nome di Alessandro (Aleksandras).[14]

Ladislao II lasciò suo fratello Skirgaila in qualità di reggente in Lituania. Constatando l'impopolarità di Skirgaila e forte del sostegno di parte della nobiltà lituana, Vitoldo fiutò l'opportunità di diventare granduca.[15] Nel 1389, egli attaccò Vilnius ma fallì e all'inizio del 1390 decise di allearsi ancora con l'ordine teutonico firmando il trattato di Königsberg (1390).[15] Vitoldo dovette ribadire i contenuti dell'accordo del 1384 e cedere la Samogizia. Più o meno in quel periodo, per ottenere maggiore influenza, Vitoldo diede in sposa la sua unica figlia Sofia con Basilio I di Russia nel 1391.[16]

I nobili polacchi non erano assai soddisfatti del fatto che il loro nuovo re trascorresse così tanto tempo per gli affari lituani e inoltre sembrava chiaro che la guerra scoppiata nel 1390 non avrebbe arrecato alcun beneficio alla Polonia. Nel 1392, Ladislao II inviò Enrico di Masovia con un'offerta per nominare Vitoldo al posto di Skirgaila: il primo accettò e rinnegò una seconda volta l'alleanza con i teutonici nonostante le garanzie da questi chieste bruciando tre castelli teutonici prima di fare ritorno a Vilnius.[13] Ladislao II e il cugino firmarono il trattato di Astrava con cui Vitoldo recuperò tutte le terre di Kęstutis, compresa Trakai, divenendone duca, più altri feudi. Vitoldo avrebbe governato la Lituania in nome di Ladislao, riconoscendo la sua autorità come "duca supremo".[17] Dopo la morte di Vitoldo, si prevedeva che le terre in suo possesso e i poteri a lui conferitigli sarebbero tornati al re polacco.[18]

Granduca di LituaniaModifica

Politica verso l'OrienteModifica

 
Privilegio alla Cattedrale di Vilnius concesso da Vitoldo il 16 febbraio 1410: il testo è in lingua latina

Vitoldo proseguì la campagna avviata da Algirdas di controllare quante più terre rutene possibili. Gran parte della regione geografica era già sotto il dominio della Lituania, ma vi erano ancora delle terre facenti capo ai mongoli. Toktamish, khan dell'Orda d'Oro, chiese supporto a Vitoldo quando perse il trono nel 1395 dopo averlo perso e averlo ceduto a Tamerlano.[19] Il lituano si dimostrò disponibile a raggiungere un accordo militare con Toktamish, a patto che quest'ultimo cedesse, una volta salito sul trono, parte della Rutenia.[19] Nel 1398, l'esercito di Vitoldo giunse in Crimea e vi costruì una fortificazione: fu in quel momento che la Lituania si avvicinò a raggiungere l'apice delle sue conquiste, affacciandosi sia sul mar Baltico sia sul mar Nero.[20] Un numero imprecisato di prigionieri tartari giunse forzosamente nella Lituania Propria.

I continui tentativi da parte della Polonia di subordinare la Lituania spinsero Vitoldo a fare un terzo tentativo di ingraziarsi l'ordine con il trattato di Salynas dell'ottobre 1398. In esso, il granduca allora noto come Supremus Dux Lithuaniae,[21] consegnò di fatto la Samogizia ai cavalieri e si unì a loro per combattere presso Pskov e Velikij Novgorod, costringendole poi a pagare ingenti tributi.[21]

Grazie alla sua vittoriosa campagna contro Tamerlano, Vitoldo e Ladislao II ottennero il sostegno di papa Bonifacio IX perché ritenuti autori dell'inizio di una crociata contro i mongoli. Una simile conclusione del pontefice fa desumere che Roma avesse definitivamente accettato l'idea che l'ultimo Stato in Europa avesse infine accettato il cristianesimo ed era in grado di difendere la nuova fede da sola.[22][23] I cavalieri teutonici non avevano più in teoria motivazioni per proseguire la loro secolare battaglia contro la Lituania.[22] La campagna contro l'Orda d'Oro terminò tuttavia con una disfatta clamorosa nella battaglia del fiume Vorskla nel 1399: più di venti principi, tra cui due fratelli di Ladislao, furono uccisi e lo stesso Vitoldo riuscì a malapena a scampare vivo.[24] Si trattò di uno scontro che ebbe delle notevoli inattese ripercussioni in Lituania e Polonia, comportando la ribellione di diverse città contro Vitoldo. Come riporta infatti Zenonas Norkus, riprendendo a sua volta Adshead:

«Eppure, la battaglia del Vorksla può aver fatto la differenza. Se fosse andata in maniera diversa, Vitoldo avrebbe potuto separarsi da suo cugino Ladislao di Polonia, annullare l'unione di Krewo e tentare di riunire i russi che vivevano nei pressi di Vilnius o Kiev piuttosto che presso Mosca. Tamerlano non fu l'unico fattore di sviluppo della Russia del XV secolo, ma il suo impatto non può essere ignorato.»

(Adshead (1993)[24])

Un particolare riferimento merita Smolensk, riconquistata dal suo sovrano ereditario Juri, e non riconquistata dai lituani se non nel 1404.[25] Vitoldo dichiarò guerra nel 1406-1408 contro suo genero Basilio I di Russia e Švitrigaila, un fratello di Ladislao che mirava a divenire granduca di Lituania, si assicurò l'appoggio dell'ordine teutonico auto-dichiarandosi Gran Principe.[26] Un importante scontro tra i due eserciti si concluse senza una battaglia con l'intesa di Ugra, con il quale Velikij Novgorod venne assegnata al fratello di Ladislao II Lengvenis, e l'importante città di Pskov all'ambasciatore di Jogaila Jerzy Nos, costituendo una chiara violazione della pace di Raciąż.[26] La guerra con la Moscovia terminò nel dicembre 1408, a condizioni che resero inevitabile un ulteriore conflitto con l'ordine teutonico, nonostante il tentativo di Ermanno II di Celje di negoziare una soluzione pacifica.[27]

Guerre contro l'ordine teutonicoModifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra polacco-lituano-teutonica e Battaglia di Grunwald.
 
Monumento dedicato a Vitoldo presso Kaunas

Con il trattato di Salynas, come detto, Vitoldo aveva trasferito la Samogizia ai teutonici:[21] la regione era particolarmente importante per l'ordine situato in Prussia perché lo separava dai cavalieri di Livonia, localizzati nelle odierne Lettonia ed Estonia. I due gruppi religiosi desideravano congiungersi territorialmente e formare una coalizione potente: tuttavia, i cavalieri detennero la Samogizia solo per tre anni, poiché il 13 marzo 1401 i samogiti, appoggiati da Vytautas, si ribellarono e bruciarono due castelli.[28] I cavalieri ricevettero il sostegno di Švitrigaila, il fratello di Ladislao che desiderava assumere il titolo di granduca. Nel 1404 fu firmata la pace di Raciąż, che in sostanza ripeteva i contenuti dell'accordo di Salynas: la Samogizia sarebbe rimasta in mano ai teutonici.[29] La Polonia dichiarò ufficialmente di non essere disponibile a sostenere la Lituania in caso di un'altra guerra. Benché i cavalieri promisero di sostenere Vitoldo nelle sue campagne verso oriente e di non ritenere legittime le pretese dei Gediminidi che rivendicavano il titolo di granduca di Lituania, i contrasti non si risolsero del tutto.

Nel 1408, Vitoldo concluse le sue attività di conquista nell'odierna Bielorussia e tornò a interessarsi alla questione della Samogizia. Nel 1409 ebbe luogo una seconda rivolta samogita contro i cavalieri teutonici, colpevoli di aver imposto nuovi tributi, non appena i ribelli bruciarono il castello di Skirsnemunė (un insediamento non lontano dall'odierno confine tra la Lituania e la Russia).[30] Le lettere di protesta del popolo della Bassa Lituania, volte a segnalare gli atteggiamenti vessatori dell'ordine, raggiunsero la curia così come numerose corti di principi europei e le gilde di importanti città dell'Europa occidentale.[31] Vitoldo sostenne candidamente la seconda insurrezione, così come fece Ladislao II dalla Polonia. L'aperto appoggio alla ribellione in un territorio rivendicato dall'ordine spinse l'Hochmeister Ulrich von Jungingen a spronare le parti a risolvere la questione su un campo di battaglia.[32] Il 6 agosto 1409 von Jungingen fece portare dal suo araldo al re di Polonia il cartello di sfida a suo nome e dell'ordine.[32] Tale azione segnò l'inizio del Grossen Streythe (grande lite) che nella terminologia dei teutonici rappresentò la guerra contro i polacchi e i lituani.[32]

 
Vitoldo il Grande come immaginato da Jan Matejko in un suo olio su tela dedicato alla battaglia di Grunwald

L'ordine invase innanzitutto la Grande Polonia e espugnò diversi castelli: constatata la situazione, nell'autunno del 1409 si negoziò un armistizio con la mediazione dell'imperatore romano tedesco Venceslao di Lussemburgo.[29] L'anno successivo, il 15 luglio 1410, si svolse una delle battaglie più importanti del Basso Medioevo per le sorti dell'Europa orientale; dallo scontro, passato alla storia come battaglia di Tannenberg (gli storici polacchi la chiamano battaglia di Grunwald, mentre i lituani [...] di Žalgiris),[28][33] i cavalieri teutonici ne uscirono sonoramente sconfitti e da allora entrarono in una lenta ma irreversibile crisi. Malgrado la grande posizione di vantaggio, Ladislao II, a capo di uomini giunti da Galizia, Volinia, Podolia e Polesia, esitò e non sferrò il colpo decisivo a Marienburg in maniera celere, dando il tempo agli avversari di potersi difendere nella propria roccaforte in maniera indenne.[34]

Con il trattato di Toruń del 1411, l'ordine teutonico dovette rinunciare alla Samogizia, oltre a dover effettuare ingenti risarcimenti per ricostruire le fortificazioni rase al suolo e gli edifici religiosi. In ultimo, lo Stato monastico rinunciava inoltre a effettuare nuove incursioni in Lituania, nel frattempo ampiamente convertitasi al cristianesimo a causa dell'influenza polacca: i teutonici riuscirono grazie a Sigismondo d'Ungheria a ottenere condizioni meno gravose del previsto.[35][36][37] Proprio per via degli effetti dirompenti causati dalla sconfitta dei tedeschi, alcuni autori considerano conclusa la crociata lituana dopo la battaglia di Grunwald.[38][39]

Da quel momento in poi, l'unione tra Polonia e Lituania cominciò a essere percepita in Europa come una grande potenza, suscitando grande interesse per le politiche di Vitoldo da parte della curia romana.[23]

Quando il nuovo Gran maestro Heinrich von Plauen si oppose alla sentenza arbitrale dell'inviato imperiale Benedikt Makrai nel 1413, il quale aveva assegnato la riva destra del Memel al Granducato,[40] questi venne deposto da Michael Küchmeister von Sternberg. Il nuovo governatore cercava la pace con la Polonia, ben consapevole delle fragilità con cui in quel momento conviveva lo stato. Quando tuttavia anch'egli rifiutò la decisione arbitrale di Makrai, i polacchi invasero la Varmia nell'ambito della guerra della fame del 1414: essendone uscito sconfitto, von Sternberg rinunciò alle pretese.[41]

A ciò seguirono tregue estese più volte da vari mediatori di conflitto, che risultarono estremamente costose per i teutonici, poiché indeboliti sia dalle guerre trascorse che dai risarcimenti. Essi dovettero condurre costose trattative al Concilio di Costanza, oltre che giustificare i propri assalti,[42] e più tardi altrove, ma la situazione divenne a tal punto pericolosa a livello finanziario che si dovettero operare dei tagli alle spese in campo bellico (un unicum se si pensa agli investimenti dello Stato monastico dei secoli precedenti).[43] Solo nel 1422 i confini con la Lituania vennero infine stabiliti con il trattato di Melno.[44] La demarcazione sarebbe rimasta invariata per circa 500 anni e fino alla controversia sul territorio di Memel del 1923.[45] Ristabilita la pace, Vitoldo poté concentrarsi sulle riforme da attuare in Lituania e sulle relazioni con la Polonia.

Conversione della Samogizia e sviluppo di VilniusModifica

La conversione della Samogizia, tornata dunque in mano al Granducato, fu abbastanza problematica per via del profondo radicamento delle vecchie credenze[46][47] e i primi decisivi passi avvennero solo alla fine nel 1413,[48] due anni dopo il turbolento periodo di conflitti degli anni precedenti. Nel novembre del 1413, Vitoldo in persona navigò sul fiume Nemunas e sul Dubysa al fine di recarsi nei dintorni di Betygala, dove supervisionò per una settimana il battesimo dei primi gruppi di samogiti.[49] Nel 1416 fu avviata la costruzione delle prime otto chiese parrocchiali, la prima delle quali ad essere ultimata risultò Medininkai, intorno al 1464: la diocesi di Samogizia nacque ufficialmente il 23 ottobre 1417 e Mattia di Trakai divenne il primo vescovo nella Lituania nord-occidentale.[50]

Vitoldo trascorse circa quattro anni con l'ordine teutonico durante la guerra civile, avendo l'opportunità di studiare l'architettura dei castelli tedeschi e di adottare alcuni dei loro elementi nella sua residenza a Vilnius.[51] Egli scelse infatti di rendere la capitale un centro commerciale più fiorente e più sicuro. Durante il suo regno, il castello superiore del complesso cittadino subì i maggiori interventi di restauro. Dopo un grande incendio avvenuto nel 1419, Vitoldo incoraggiò la realizzazione di alcune edifici di servizio del complesso e della parte distrutta della fortificazione. I resti oggi visibili risalgono a quest'epoca.[52]

Relazioni diplomatiche con la PoloniaModifica

Il 22 giugno 1399, Edvige di Polonia e moglie di Ladislao diede alla luce una bambina, battezzata Elisabetta Bonifacia, la quale però morì entro il giro di un mese così come la madre. Molti ritennero che il re avesse dunque perso il diritto alla corona con la morte di Edvige, ma non vi erano altri eredi noti degli antichi monarchi polacchi - tutti i potenziali concorrenti, prima in gran numero, non erano che lontani parenti nella Piccola Polonia e, sebbene Jogaila avesse dovuto affrontarli di tanto in tanto opposizioni, il suo status di re fu più o meno sempre accettato de iure e de facto anche dalla nuova aristocrazia che stava emergendo, quella della Grande Polonia.[53] Inoltre, la sconfitta a Vorskla costrinse a una rivalutazione del rapporto tra Polonia e Lituania. L'Unione di Vilnius e Radom del 1401 confermò il ruolo di Vitoldo come granduca sotto la signoria di Ladislao, assicurando il titolo di sovrano della Lituania agli eredi di Ladislao piuttosto che a quelli di Vitoldo: se Ladislao fosse morto senza eredi, i boiardi lituani avrebbero dovuto eleggere un nuovo monarca.[54][55] Poiché nessuno dei due cugini aveva ancora figli, le implicazioni del patto erano imprevedibili: ciononostante, si vennero a creare delle sinergie tra la nobiltà lituana e polacca (szlachta) e un'alleanza difensiva permanente tra i due stati, rafforzando dunque la posizione della Lituania in un'ulteriore guerra scoppiata contro l'ordine teutonico, a cui ufficialmente la Polonia non partecipò.[18][56] La caratteristica unica di questa unione era che la nobiltà lituana presentava il proprio documento: per la prima volta qualcuno diverso dai granduchi aveva un ruolo di rilievo nelle questioni di stato.

 
La chiesa di Vitoldo il Grande costruita intorno al 1400 a Kaunas

Vitoldo fu uno dei sostenitori e ideatori dell'unione di Horodło del 1413: secondo l'atto, il Granducato di Lituania avrebbe preservato un granduca libero di governare in molteplici ambiti e un proprio parlamento. Allo stesso tempo, sia il Sejm polacco che quello lituano avrebbero discusso insieme tutte le questioni più importanti. L'evento risultò fondamentale a livello culturale e politico perché concesse ai nobili cristiani lituani gli stessi diritti della szlachta polacca, oltre che ai nobili ortodossi. Ciò aprì la strada a più contatti e cooperazione tra l'aristocrazia delle due realtà.[57][58]

Nel gennaio 1429, al congresso di Luc'k su proposta di Sigismondo, re d'Ungheria, fu suggerito che Vitoldo venisse incoronato come re di Lituania.[59] Ciò provocò una grande crisi tra il sovrano lituano, suo cugino Ladislao e i nobili polacchi. Vitoldo accettò l'offerta della corona, in apparenza con la tacita approvazione di Ladislao, ma le forze polacche intercettarono il trasporto al confine tra la Polonia e la Lituania e l'incoronazione fu annullata.[55] Si trattò del primo tentativo di ripristinare la monarchia in Lituania dai tempi di Mindaugas.

Riforme e morteModifica

 
Litas commemorativo dedicato a Vitoldo il Grande

Vitoldo incoraggiò lo sviluppo economico del suo stato e introdusse svariate riforme. Sotto il suo governo, il Granducato di Lituania divenne gradualmente più centralizzato,[60] poiché i principi locali con legami dinastici al trono furono sostituiti da governatori fedeli a Vitoldo: ciononostante, non si deve fare l'errore di considerare Vitoldo come il visionario precursore di uno Stato unitario.[61] Le persone nominate erano soventi ricchi proprietari terrieri che costituivano il nucleo della nobiltà lituana.[62] Durante il suo governo, le influenti famiglie dei Radvila (Radziwiłł) e dei Goštautas intrapresero il loro percorso di ascesa.[63] Egli introdusse una monetazione che riproduceva le colonne di Gediminas, probabilmente un tentativo di auto-accreditarsi ulteriormente come degno titolare della massima carica.[64]

Nel 1398, Vitoldo spronò le famiglie dei Caraiti (388 gruppi) e dei popoli tartari a insediarsi in Lituania.[65] Il ruolo principale a cui furono assegnati riguardò la protezione di castelli e ponti, ma questi operarono anche come traduttori, agricoltori, commercianti e diplomatici. Una celebrazione della comunità tartara nei confronti del sovrano avvenne nel 1930 nella kenesa di Vilnius, in occasione dell'anniversario della sua morte.[66]

 
La grande torre di guardia a Kherson, Ucraina

Vitoldo si spense nel castello di Trakai nel 1430, dopo quasi un quarantennio dalla sua scalata al potere. Il suo corpo fu sepolto nella cattedrale di Vilnius, ma i suoi resti sono andati perduti.[67] Poiché non lasciò eredi, ben presto si scatenò una lotta che sfociò in una guerra civile.[68]

FamigliaModifica

 
Vitoldo accanto a suo zio Algirdas sul Millenario della Russia a Velikij Novgorod

Nato nel 1350 nel castello di Senieji Trakai, Vitoldo era figlio di Kęstutis e di sua moglie Birutė. Era inoltre cugino e amico d'infanzia di Jogaila, re di Polonia nel 1386. Intorno al 1370 sposò Anna, la quale diede alla luce una bambina di nome Sofia. Questa andò poi in sposa a Basilio I, Gran Principe di Mosca, e madre e reggente per conto di suoi figlio Basilio II.[69] Dopo la morte di Anna nel 1418, Vitoldo sposò sua nipote Uliana Olshanska, figlia di Ivan Olshanski che visse fino al 1448.[70] A causa del rapporto di consanguineità tra i due non ancora coniugi, il vescovo di Vilnius non si dichiarò disponibile a celebrare la cerimonia senza una dispensa papale; tuttavia, Jan Kropidło, arcivescovo di Gniezno, non si fece tali scrupoli e li sposò ugualmente il 13 novembre 1418.[71] Secondo la cronaca di Bychowiec del XVI secolo, la sua prima moglie fu una certa Maria Łukomska, sebbene tale informazione non sia confermata da nessun'altra fonte.[72]

Nella cultura di massaModifica

Vytautas appare in diverse opere di narrativa che riguardano il conflitto polacco-lituano con l'ordine teutonico. Egli compare nel poema narrativo Konrad Wallenrod di Adam Mickiewicz ed è stato poi interpretato da Józef Kostecki nel film I cavalieri teutonici del 1960, un adattamento di un romanzo scritto da Henryk Sienkiewicz.[73]

Nel 2014, una breve animazione è stata prodotta da "Quattro Direzioni delle Fiabe" (Cztery Strony Bajek) in associazione con l'Associazione dei Caraiti Polacchi, la quale si occupa della vicenda dei Caraiti sotto Vytautas e del cavallo magico del sovrano. Le voci fuori campo sono state tradotte in diverse lingue, tra cui caraimo, polacco, inglese e lituano.[74]

Nel videogioco Age of Empires II: Definitive Edition, Vitoldo appare tra i personaggi disponibili degli eroi della cavalleria.

AscendenzaModifica

Genitori Nonni Bisnonni
Gediminas Butvydas (?)  
 
 
Kęstutis  
Jewna Ivan di Polack  
 
 
Vitoldo il Grande  
 
 
 
Birutė  
 
 
 
 

NoteModifica

  1. ^ (EN) Vytautas the Great, su Encyclopedia Britannica. URL consultato il 7 ottobre 2020.
  2. ^ Mickūnaitė, p. 80.
  3. ^ Frost, p. 136.
  4. ^ David Pancerov, La Bielorussia, ispirata dai racconti della storia revisionata, può invadere la Lituania orientale?, su 15min.lt. URL consultato il 5 settembre 2020.
  5. ^ Regina Statkuvienė, Jagelloni. Perché non Gediminidi?, su 15min.lt. URL consultato il 5 settembre 2020.
  6. ^ (EN) Robert Stuart Hoyt, Europe in the Middle Ages, 2ª ed., Harcourt, Brace & World, 1966, p. 587.
  7. ^ (EN) Joseph B. Koncius, Vytautas the Great: Grand Duke of Lithuania, Franklin Press, 1964, p. 22.
  8. ^ a b (EN) Jack J. Kanski, Giants of European History: A Concise Outline, Troubador Publishing Ltd, 2018, p. 52, ISBN 978-17-88-03567-5.
  9. ^ a b Frost, p. 31.
  10. ^ Urban, pp. 133-134.
  11. ^ Koncius, p. 29.
  12. ^ (EN) Zigmantas Kiaupa, The History of Lithuania Before 1795, Centro lituano di ricerca e studi, 2000, p. 128, ISBN 978-99-86-81013-1.
  13. ^ a b Urban, pp. 175-177.
  14. ^ (EN) Richard Butterwick e Wioletta Pawlikowska, Social and Cultural Relations in the Grand Duchy of Lithuania: Microhistories, Routledge, 2019, p. 25, ISBN 978-04-29-55786-6.
  15. ^ a b Frost, p. 78.
  16. ^ Kiaupa, pp. 131-132.
  17. ^ Joseph B. Koncius, Vytautas the Great, Grand Duke of Lithuania, Miami, Franklin Press, 1964, pp. 40–44.
  18. ^ a b Dvornik, pp. 222-225.
  19. ^ a b Frost, p. 85.
  20. ^ (EN) IBP, Lithuania Business Law Handbook: Strategic Information and Basic Laws, vol. 1, Lulu.com, 2013, p. 24, ISBN 978-14-38-77033-8.
  21. ^ a b c Frost, 86.
  22. ^ a b Frost, p. 89.
  23. ^ a b Mickūnaitė, p. 38.
  24. ^ a b (EN) Zenonas Norkus, An Unproclaimed Empire: The Grand Duchy of Lithuania, Routledge, 2017, p. 350, ISBN 978-13-51-66905-4.
  25. ^ Frost, p. 100.
  26. ^ a b (EN) William Urban, The Last Years of the Teutonic Knights: Lithuania, Poland and the Teutonic Order, Greenhill Books, 2018, p. 83, ISBN 978-17-84-38360-2.
  27. ^ L'Ordine e l'Unione Polacco-Lituana, su altervista.org. URL consultato il 7 ottobre 2020.
  28. ^ a b Cardini, p. 79.
  29. ^ a b (EN) Andrew Rawson, A Clash of Thrones: The Power-crazed Medieval Kings, Popes and Emperors of Europe, The History Press, 2015, p. 132, ISBN 978-07-50-96678-8.
  30. ^ Mickūnaitė, p. 7.
  31. ^ Christiansen, p. 82.
  32. ^ a b c Luca Stefano Cristini, La battaglia di Tannenberg 1410, Soldiershop Publishing, 2016, pp. 35-36, ISBN 978-88-93-27027-4.
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BibliografiaModifica

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  • Vitòldo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 21 ottobre 2019.
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