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(LA)
«Sed omnia praeclara tam difficilia, quam rara sunt»
(IT)
«Tutte le cose eccellenti sono tanto difficili, quanto rare»
(Baruch Spinoza, Ethica, pars V De potentia intellectus seu de libertate humana, propositio XLII, scholium)
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La contea di Kalawao (in ingleseKalawao County; in hawaianoKalana o Kalawao) è una contea dello Stato delle Hawaii, negli Stati Uniti d'America. È interamente sita sull'isola di Molokai, e il suo capoluogo è il villaggio di Kalaupapa. Si tratta della contea meno estesa degli Stati Uniti (poco meno di 20 km²) e della seconda meno popolata dopo la contea di Loving in Texas (dal censimento nazionale del 2020 risultano appena 82 abitanti). È inoltre la contea più remota nel Paese, data la sua posizione geografica e il numero ristretto degli accessi consentiti a turisti e non residenti.
Storicamente importante centro agricolo e commerciale hawaiano, dalla seconda metà del XIX secolo ospitò una colonia coatta di malati di lebbra, attiva dal 1866 al 1969, che andò a sostituire i precedenti insediamenti. Dopo l'assoggettamento del regno delle Hawaii agli Stati Uniti, nel 1905 fu istituita la contea di Kalawao, soggetta a severe restrizioni per abitanti e visitatori. Grande merito nello sviluppo della contea ebbero i missionari cristiani, tra cui spiccarono san Damiano de Veuster e santa Marianna Cope. Dopo l'abolizione della quarantena perpetua nel 1969, la contea è abitata dai pazienti superstiti e dai loro discendenti.
Dato il territorio assai impervio e la scarsa popolazione, la contea è amministrata direttamente dallo Stato delle Hawaii tramite il Dipartimento della Salute, con sede principale a Honolulu e un ufficio locale a Kalaupapa. Nella contea è presente anche il Parco nazionale storico di Kalaupapa.
La sagra della primavera (titolo originale francese Le Sacre du printemps; in russoВесна священная?, Vesna svjaaščennaja) è un balletto con musica del compositore russo Igor' Fëdorovič Stravinskij.
L'opera fu scritta fra il 1911 e il 1913 per la compagnia dei Balletti russi di Sergej Djagilev; la coreografia originale fu di Vaclav Nižinskij, le scene e i costumi di Nikolaj Konstantinovič Rerich. La prima rappresentazione, avvenuta a Parigi il 29 maggio 1913 al Théâtre des Champs-Élysées, segnò un momento fondamentale non solo nella carriera del compositore, ma anche per la storia del teatro musicale. L'innovazione straordinaria della musica, la coreografia e l'argomento stesso, basato sul sacrificio di una giovane al giungere della primavera, crearono un enorme scandalo; nonostante le successive schermaglie fra ammiratori entusiasti e acerrimi denigratori, l'opera fu destinata a rimanere una pietra miliare nella letteratura musicale del XX secolo.
Annunciato fin dal 1993, fu iniziato nel 1996 finanziato da capitali privati e inaugurato nel 1999.
Nel corso dei giochi olimpici del 2000 ne ospitò le cerimonie d'apertura e chiusura, le gare d'atletica leggera e la finale del torneo di calcio maschile e, per tale ragione, fu noto anche come Sydney Olympic Stadium benché tale nome non sia mai stato ufficiale.
Subito dopo i Giochi olimpici affrontò una ristrutturazione a seguito della quale la sua capienza fu ridotta dagli oltre 100000 posti originali a circa 85000, furono motorizzate le tribune e rimossa la pista d'atletica.
Nel 2016 lo Stadium Australia passò in mano pubblica sotto la proprietà del governo del Nuovo Galles del Sud, che da contratto era destinato a entrarne in possesso nel 2031.
Oltre agli eventi dei giochi olimpici del 2000, lo Stadium Australia fu il principale impianto della Coppa del Mondo di rugby 2003 della quale ospitò la finale; è una delle sedi più utilizzate delle squadre nazionali australiane di calcio, rugby a XIII e rugby a XV, e nel 2023 ha accolto varie gare, tra cui la finale, del campionato mondiale femminile di calcio.
È, inoltre, una delle sedi designate della 21ª Coppa d'Asia femminile di calcio, in programma nel 2026.
Fatte salve le citate manifestazioni internazionali in cui i nomi commerciali sono proibiti, l'impianto fu noto tra il 2002 e il 2007 come Telstra Stadium, dal 2008 al 2020 come ANZ Stadium e, da novembre 2021, come Accor Stadium.
Inizialmente prevista per metà giugno, Cadorna dovette rinviare l'inizio della Sesta battaglia dell'Isonzo a causa dell'inaspettata offensiva austro-ungarica in Tirolo del maggio 1916, la Südtiroloffensive. Sferrata a maggio da Conrad, l'offensiva mirava ad invadere la pianura veneta sfondando le linee italiane dal saliente Trentino, con lo scopo di prendere alle spalle e tagliare la ritirata al grosso dell'esercito italiano stanziato quasi interamente lungo il medio e basso Isonzo, giungendo in questo modo alla fine della guerra sul fronte italiano. L'attacco di Conrad non ebbe l'esito sperato, e Cadorna, dopo aver stabilizzato il fronte, poté concentrarsi nuovamente sulla programmata "spallata" verso il campo trincerato di Gorizia e i rilievi del Sabotino, monte San Michele e monte Calvario e l'abitato di San Martino del Carso. L'offensiva, condotta con piena sorpresa sugli austro-ungarici e con una preparazione d'artiglieria finalmente adeguata e sincronizzata con la fanteria, fu il primo autentico successo della guerra italiana, e la prima volta nella storia che un «esercito tutto italiano sconfiggeva in una grande battaglia un esercito tutto straniero».
La conquista di Gorizia ebbe un grande effetto positivo sul morale sull'esercito e sulla nazione, e una grossa eco nel resto dell'Europa, ma di fatto non sortì effetti significativi nella situazione strategica del Regio Esercito; gli austro-ungarici persero l'importante caposaldo del Sabotino e altre posizioni dominanti, ma riuscirono a ritirarsi su una nuova linea di trincee ben difese e protette. Il possesso della conca in cui si trova la città di Gorizia senza al contempo il controllo dei rilievi che la contornavano significò che i combattimenti ritornarono sotto il controllo dell'esercito imperiale. La battaglia fu quindi solo una fase dell'intensa guerra di logoramento in atto sul fronte italiano, ma rafforzò il prestigio italiano all'interno della coalizione alleata e costituì un importante successo sotto il profilo politico e propagandistico: si trattava della prima città di rilievo dell'Impero austro-ungarico (e in generale degli Imperi centrali) a cadere nelle mani dell'Intesa e per giunta grazie al contributo del solo esercito italiano. Per la memorialista austriaca rappresentò un dramma che venne utilizzato per giustificare sia i sacrifici imposti in patria sia gli aiuti richiesti alla Germania, invitata a dare più credito al fronte italiano, fronte peraltro fino ad allora considerato marginale dalle coalizioni di entrambi gli schieramenti.
La crociata del 1101 fu in realtà l'insieme di più spedizioni organizzate con l'intento di arrivare in Terra santa in seguito al successo della prima crociata, poiché all'indomani di essa si era palesata l'esigenza di rafforzare la presenza cristiana nel neonato regno di Gerusalemme. Verso la fine del 1100, un insieme di combattenti accompagnati anche da donne e bambini partì dalla Lombardia alla volta del Vicino Oriente, venendo raggiunto a Costantinopoli da un altro gruppo partito dalla Francia. Anziché ripetere il più sicuro percorso della prima crociata, il seguito deviò verso est allo scopo di liberare Raimondo IV di Tolosa, che si trovava prigioniero a Neocesarea. Avvertito della presenza degli stranieri, il sultano selgiuchideKilij Arslan I aveva assembrato una grande coalizione musulmana che mise in seria difficoltà l'avanzata dei cristiani, costringendoli alla fame e attaccandoli in maniera costante. Alla fine, egli riuscì a surclassare il fitto esercito nemico nella battaglia di Mersivan, trascinatasi per qualche giorno.
Nel frattempo, a Costantinopoli giunsero in momenti diversi due altre spedizioni, una partita dal Nivernese, l'altra dall'Aquitania e della Baviera. Alcuni membri di quest'ultimo nugolo di combattenti si convinsero a viaggiare via mare, sbarcando in Palestina nel giro di cinque settimane. Tale scelta rappresentò la loro salvezza, considerando che ognuna delle armate che aveva marciato via terra fu intercettata da Kilij Arslan e infine surclassata in due distinte occasioni nei pressi di Eraclea Cibistra. I pochi sopravvissuti a queste disastrose campagne riuscirono quasi tutti, in maniera rocambolesca, a raggiungere la Terrasanta, dove trascorsero qualche mese nel 1102.
L'esito della crociata del 1101, la cui denominazione peraltro non è univoca, ne pregiudicò probabilmente l'interesse degli autori occidentali dell'epoca e di quelli dei secoli successivi, i quali dimostrarono scarsa volontà nell'approfondire le vicende di quella che, ai loro occhi, era valutata una pagina buia. Di recente, gli studiosi hanno dedicato un più attento sguardo agli eventi storici, sviscerandone ogni prospettiva ed evitando di limitarsi alle conclusioni frettolose avanzate da alcuni cronachisti medievali in merito a presunti complotti bizantini o in merito alle scelte eccessivamente improvvide compiute dall'uno o dall'altro contingente di soldati giunti dall'Europa. Malgrado la crociata si concluse con un insuccesso, in quanto i rinforzi attesi ed effettivamente pervenuti in Terrasanta furono in realtà pochissimi, essa non esaurì il movimento crociato e dimostrò che la rotta più sicura era quella lungo il Mar Mediterraneo, circostanza che rafforzò la potenza commerciale e non solo delle repubbliche marinare italiane.
Gli opliti combattevano schierati in falange per essere più efficaci in battaglia, nonostante fossero in numero relativamente esiguo: tale formazione scoraggiava i soldati dall'agire da soli, perché ciò avrebbe compromesso la sicurezza dell'unità e minimizzato i suoi punti di forza. Gli opliti erano rappresentati principalmente da cittadini liberi (contadini e artigiani abbienti) che potevano permettersi un'armatura (in lino o bronzo) e delle armi, cioè circa un terzo o la metà della popolazione maschile adulta e abile. Il termine compare anche nei racconti di Omero, ma si pensa che il suo utilizzo effettivo sia iniziato intorno al VII secolo a.C., quando, durante l'età del ferro, le armi divennero più economiche ed i cittadini comuni furono in grado di procurarsele da soli. La maggior parte degli opliti non erano soldati professionisti e spesso non avevano ricevuto un addestramento militare adeguato. Alcune polis, come Atene, Sparta, Argo, Tebe e Siracusa, mantenevano pertanto una piccola unità professionale d'élite, nota come epilektoi o logades (lett. "eletti"), scelta tra i cittadini, come ad esempio la agema del Re di Sparta o il cosiddetto "battaglione sacro" di Tebe. Costituivano la maggior parte degli eserciti dell'Antica Grecia.
Nell'VIII secolo a.C. o forse nel VII secolo a.C., gli eserciti greci adottarono la formazione a falange, che si dimostrò efficace nella sconfitta riportata dai Persiani contro gli Ateniesi nella battaglia di Maratona (490 a.C.), la quale chiuse vittoriosamente per gli elleni la prima guerra greco-persiana (492–490 a.C.): gli arcieri e le truppe leggere impiegati dai Persiani a Maratona fallirono contro i Greci perché le loro armi erano troppo deboli per penetrare il muro di scudi dei falangiti. La falange fu poi impiegata dai Greci anche nella battaglia delle Termopili (480 a.C.) e nella battaglia di Platea (479 a.C.) durante la Seconda guerra greco-persiana (480–479 a.C.).
L'evoluzione finale degli opliti e della loro "primitiva" falange fu la falange macedone, sviluppata da Filippo II di Macedonia (r. 360–336 a.C.) e poi eternata alla storia dalle imprese di suo figlio Alessandro Magno (r. 336–323 a.C.), che avrebbe dominato i campi di battaglia dell'Antichità sino alla battaglia di Pidna (168 a.C.) contro le legioni di Roma.