Alfonso X di Castiglia

sovrano e poeta spagnolo
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Alfonso Fernández, detto il Saggio[4] (el Sabio) (Toledo, 23 novembre 1221Siviglia, 4 aprile 1284), è stato un sovrano e poeta spagnolo. Fu re di Castiglia e León e re dei Romani.

Alfonso X di Castiglia
detto "il Saggio"
Alfonso X in una miniatura del XIII secolo
Re di Castiglia e León
Stemma
Stemma
In carica30 maggio 1252 –
4 aprile 1284
PredecessoreFerdinando III
SuccessoreSancho IV
Re dei Romani
In carica1º aprile 1257[1] –
1º ottobre 1273[2]
PredecessoreRiccardo di Cornovaglia
SuccessoreRodolfo I d'Asburgo
Nome completospagnolo: Alfonso Fernández
italiano: Alfonso Fernando
Altri titoliRe di Galizia
Re di Toledo
Re di Siviglia
Re dell'Estremadura
NascitaToledo, 23 novembre 1221
MorteSiviglia, 4 aprile 1284 (62 anni)
Luogo di sepolturaCattedrale di Santa Maria della Sede
Casa realeAnscarici
PadreFerdinando III
MadreElisabetta Hohenstaufen
ConsortiMaior Guillen de Guzman[3]
Violante d'Aragona
FigliBerengaria
Beatrice
Ferdinando
Eleonora
Sancho
Constanza
Pietro
Giovanni
Isabella
Violante
Giacomo
Berenguela (ill.)
Alfonso (ill.)
Beatrice (ill.)
Urraca (ill.)
Martino (ill.)
ReligioneCattolicesimo

Biografia modifica

Infanzia modifica

 
Armi unite della Castiglia e del León, usata per la prima volta da Ferdinando III di Castiglia

Figlio primogenito del re di Castiglia e León, Ferdinando III il Santo e di Elisabetta Hohenstaufen (detta Beatrice di Svevia alla corte di Castiglia)[5][6][7].

Secondo gli Annali toledani[8] Alfonso nacque il 23 novembre 1221 (el Infant D. Alfonso, fillo del Rey D. Fernando de Castiella… e… de la Reyna doña Beatriz, filla del Emperador de Alemaña)[5].

Dopo che Tebaldo I di Navarra, nel 1234, era divenuto re di Navarra, suo padre cercò di combinare il matrimonio di Alfonso con la figlia di Tebaldo, Bianca di Navarra, ma il progetto non andò a buon fine, così come le mire della Castiglia sulla Navarra.

Tra il 1240 ed il 1250, assieme al padre, conquistò diverse piazzeforti musulmane, quali Murcia, Alicante e Cadice.
Nel corso del 1242 fu alfiere reale di suo padre.

In quello stesso periodo, Alfonso ebbe diverse amanti: la prima, tra il 1240 ed il 1241, fu la figlia illegittima di suo nonno, Alfonso IX di León, Maria Alfonso di León (1222 - dopo il 1252), che era la vedova di Alvaro Fernandez di Lara e che dopo la relazione con Alfonso sposò Suero Arias de Valladares[5]; poi, tra il 1242 ed il 1243, lo fu la figlia del signore di Villada, Elvira Rodriguez di Villada (?- dopo il 1283), che dopo la relazione con Alfonso sposò Gonzalo Moran il vecchio[5]; quindi, tra il 1243 ed il 1248, lo fu la figlia del signore di Vecilla, Guglielmo Perez de Guzman e di María González Girón, Maior Guillen de Guzman (1225-1267), signora di Alcocer, Salmerón, Viana e Azañón; ci furono inoltre altre due amanti, delle quali non si conoscono né il nome, né gli ascendenti[5].

Il 29 gennaio 1249, Alfonso si sposò con Violante d'Aragona (1236-1301), figlia del Re di Aragona, Conte di Barcellona e delle altre contee catalane, re di Valencia e di Maiorca, signore di Montpellier e Carladès Giacomo I il Conquistatore e della principessa ungherese Violante, figlia del re di Ungheria Andrea II e della principessa di Costantinopoli Iolanda di Courtenay.

Regno modifica

 
Ritratto moderno di Alfonso X il Saggio

Nel 1252, alla morte del padre, gli subentrò sul trono col nome di Alfonso X, Re di Castiglia, León, Galizia, Toledo, Badajoz, Cordoba, Murcia, Jaén e Siviglia.

Dopo essere salito sul trono del regno di Castiglia Alfonso X invase il Portogallo nel 1253 e si appropriò della regione dell'Algarve.
Il re del Portogallo, Alfonso III, cedette ma, pur essendo ancora sposato con Matilde II di Boulogne, riuscì ad ottenere la mano della figlia illegittima di Alfonso X, Beatrice, con la clausola che quando il primo figlio della coppia avesse compiuto sette anni, l'Algarve sarebbe tornato al Portogallo.
Nel 1263, non senza alcune resistenze (forse perché l'erede era il terzogenito e aveva solo due anni), Alfonso X di Castiglia consegnò l'Algarve all'erede, il principe Dionigi, a condizione che Alfonso III del Portogallo lo avesse seguito in battaglia con cinquanta lancieri.
Nello stesso anno 1263, dopo che la contessa di Boulogne, Matilde era morta nel 1262, il papa Urbano IV convalidò il matrimonio tra Alfonso e Beatrice.

Dopo aver reclamato il ducato di Guascogna (su cui il regno di Castiglia avanzava pretese dal tempo del matrimonio di Alfonso VIII di Castiglia con la figlia del re d'Inghilterra, Enrico II e della duchessa d'Aquitania, Eleonora d'Aquitania, Eleonora Plantageneta, duchessa di Guascogna) e aver stretto un'alleanza[5], in chiave anti-inglese, col visconte di Béarn, Gastone VII, il 22 aprile del 1254, Alfonso stipulò un trattato di alleanza col re d'Inghilterra e duca di Aquitania, Enrico III, appoggiandolo nella guerra contro il re di Francia, Luigi il Santo.
Il 18 ottobre dello stesso anno, nel Monastero di Santa María la Real de Las Huelgas Burgos, furono celebrate le nozze della sorellastra di Alfonso, Eleonora di Castiglia, col figlio di Enrico III—ed erede al trono—Edoardo. Con queste nozze Alfonso X rinunciava definitivamente al ducato di Guascogna.

Nel 1254, dopo la morte dell'imperatore, Corrado IV, reclamò, senza successo, il Ducato di Svevia per diritto materno, pur avendo avuto l'appoggio di papa Alessandro IV, che il 3 febbraio 1255, aveva scritto una lettera alla nobiltà sveva[5]. Nel 1254 Alfonso dotò la scuola di Salamanca, Estudio General del Reino de León, fondata tra il 1218 ed il 1220 da suo nonno, Alfonso IX, a cui suo padre, Ferdinando III di Castiglia, aveva dato impulso, di un documento regolare che attribuiva allo scholasticus della cattedrale il diritto di promuovere gli studenti e di esercitare su di essi un'ampia giurisdizione.
Il papa Alessandro IV, nel 1255, concesse all'università di Salamanca vari privilegi, tra cui quello che i suoi laureati potevano insegnare dovunque, tranne che a Parigi e a Bologna; con questo documento papale, Salamanca era riconosciuta Università internazionale.

 
Alfonso X e la sua corte

Nel 1256, essendo rimasta vacante la corona imperiale alla morte di Guglielmo II d'Olanda, Alfonso X — in quanto discendente, da parte di madre, della famiglia Hohenstaufen — fu uno dei pretendenti, cercando appoggio presso il re di Francia e in Provenza.
Il 1º aprile 1257[5], con il sostegno dell'arcivescovo di Treviri, del duca di Sassonia e del margravio di Brandeburgo (quest'ultimo diede il proprio appoggio anche a causa del fidanzamento di Beatrice, figlia di Alfonso, con Giovanni di Brandeburgo, il più vecchio dei figli del margravio[5]), fu eletto a Francoforte re dei Romani in contrapposizione a Riccardo di Cornovaglia, che era stato sostenuto dal conte palatino del Reno e dagli arcivescovi di Colonia e di Magonza. Invece, mantenne una posizione ambigua il re di Boemia Ottocaro II, che diede appoggio, in tempi diversi, ad ambedue i pretendenti.

Entrambi avevano pagato l'elezione, ma mentre Riccardo si recò più volte in Germania a far valere il suo titolo (il 17 maggio 1257 fu incoronato re dei Romani ad Aquisgrana), Alfonso, che ambiva all'Italia, non poté recarsi né in Germania né in Italia, per i problemi che aveva in Castiglia[5]; si alleò con Ezzelino da Romano e i ghibellini, giocandosi le iniziali simpatie che il papa Alessandro IV aveva per lui. Anche quando la decisione di scegliere il re dei Romani fu rimessa al papa, questi la rinviò senza decidere, così come i suoi successori, Urbano IV e Clemente IV.
Questa politica ad inseguire il titolo imperiale portò alla rovina le finanze della Castiglia tanto da portare i suoi fratelli, Enrico e Filippo a ribellarsi alla sua autorità e fomentare una guerra civile che durò tre anni (1271-1274)[5].
Il suo rivale morì nel 1272 e l'anno successivo i principi tedeschi, in assenza Ottocaro II, che continuava ad appoggiare Alfonso, si riunirono a Francoforte, dove procedettero all'elezione a re dei Romani di Rodolfo d'Asburgo. Papa Gregorio X, accettando questa nuova elezione, rifiutò di confermare l'elezione di Alfonso, dichiarandolo decaduto e ponendo così termine al periodo noto alla tradizione storiografica tedesca come il "Grande Interregno".
Alfonso però non si arrese, e, dopo aver inviato truppe castigliane in aiuto del suo vicario in Italia, il marchese del Monferrato, Guglielmo VII (succeduto come vicario ad Ezzelino dopo il 1259), che si opponeva ai guelfi della Lombardia appoggiati dal re di Sicilia, Carlo I d'Angiò[5], nel 1275, cercò di raggiungere il suo vicario e genero Guglielmo VII (nel 1271, aveva sposata la figlia legittima di Alfonso, Beatrice), e porsi quindi alla testa dei suoi alleati ghibellini del Piemonte e della Lombardia, per combattere contro Carlo I d'Angiò; ma fu fermato in Provenza dal papa Gregorio X, che, dopo lunghe trattative, in agosto riuscì a ottenere da Alfonso la rinuncia al titolo di re dei Romani.

 
Sigillo di Alfonso X

Nel 1273, Alfonso X il Saggio diede vita alla Mesta castigliana, un'associazione che raggruppava circa tremila grandi e piccoli proprietari di greggi di pecore di tutta la Castiglia, che si riunivano tre volte l'anno, in cui le donne avevano pari diritti degli uomini e dove si stabilivano i doveri ed i diritti dei pastori, che nelle transumanze erano avversati dai contadini sulle cui terre passavano le greggi.
La Mesta divenne col tempo tanto potente che alla fine del Medioevo dominava l'organizzazione economica della Castiglia, rivelandosi alla fine fatale per l'agricoltura della nazione castigliana.

Nel 1275 l'erede al trono, il primogenito maschio Ferdinando, morì mentre combatteva contro i Mori del sultanato di Granada, nella battaglia di Écija. Alfonso X, ignorando i diritti dei figlioletti di Ferdinando, nominò nuovo erede al trono il figlio maschio secondogenito, Sancho IV.
La vedova, Bianca di Francia, figlia del re di Francia, Luigi IX il Santo e i due figli, Alfonso e Ferdinando, furono, come narra Guglielmo di Nangis, «lasciati privi di ogni umano conforto».
Allora, mentre la vedova di Ferdinando, Bianca di Francia, chiedeva aiuto al fratello, il re di Francia, Filippo III l'Ardito, che inviò ambasciatori per protestare e nello stesso tempo, per invadere la Castiglia, mise insieme un esercito (che in Castiglia non arrivò mai, fermandosi a Pau), la moglie di Alfonso, Violante intervenne, lasciò il marito[5] e la Castiglia, per raggiungere l'Aragona coi nipoti, i figli di Ferdinando, Alfonso e Ferdinando e sollecitare suo fratello il re d'Aragona, Pietro III, affinché proteggesse e custodisse in Aragona, nella fortezza di Játiva gli infanti de la Cerda, Alfonso e Ferdinando.

Quando Alfonso X propose a Sancho di creare un piccolo regno nella città di Jaén, per Alfonso de la Cerda, Sancho si ribellò al padre[5] e iniziò una guerra civile che relegò Alfonso nel sud del regno di Castiglia, in Murcia e parte dell'Andalusia, la zona di Siviglia; nonostante la vittoria (Sancho si autoproclamò re di fronte alle Cortes di Valladolid[5]), Sancho, l'8 novembre 1282, fu sconfessato e diseredato da Alfonso X, che nominò erede al trono di Castiglia, Alfonso de la Cerda[5], mentre erede del regno di León era il figlio, Giovanni.

Attività culturale modifica

 
Statua di Alfonso X, il Saggio sulla scalinata della entrata della Biblioteca Nacional de España, di Madrid, scolpita da José Alcoverro y Amorós nel 1892

La grandezza di Alfonso X consistette soprattutto nella sua attività culturale. A ragione è considerato il fondatore della prosa letteraria castigliana. Cercò di riunire tutto il sapere della sua epoca nella lingua corrente parlata dai suoi sudditi. Fondò, per suggerimento ecclesiastico, la Scuola di traduttori di Toledo in cui saggi musulmani ed ebrei traducevano in castigliano le opere antiche arabe ed ebraiche; di grande importanza fu la traduzione dall'ebraico di molte versioni ebraiche delle opere arabe.
La sua opera scientifica, storica e letteraria fu fondamentale: ricordiamo in particolare il suo contributo all'astronomia con le Tavole alfonsine. Per di più, promosse la redazione e pubblicazione di una serie di testi autorevoli in vari campi della cultura artistica e scientifica. Fu inoltre un eccellente poeta in lingua galiziana e persino autore di uno dei primi trattati sugli scacchi.

 
Tabelas alfonsinas (Tavole alfonsine), El Libro del Saber de Astronomia (Il libro della conoscenza astronomica)

La sua attività nel settore giuridico fu fondamentale per quanto riguarda la nazionalizzazione e statalizzazione del diritto vigente: fece tradurre in castigliano il Liber Iudiciorum del re visigoto Reccesvindo, ottenendo così il Fuero Juzgo; promosse poi la redazione di un Fuero Real (raccolta di consuetudini applicate su tutto il regno, a cui vengono apportate modifiche tratte dal diritto romano e da quello canonico), realizzato nel periodo 1252-1255.

Infine ad Alfonso fu dovuta la compilazione del Libro de las leges, noto nel XIV secolo come Siete Partidas (o Leges de Partidas o Partidas). I giuristi che compilarono tra il 1256 ed il 1265 — sotto la supervisione del re — le Partidas, attinsero a tre categorie di fonti:

  • le consuetudini e i fueros di Castiglia e León, compresi i Fuero Juzgo, i Fuero Real ed i fueros di Cuenca e Cordova;
  • il diritto canonico approvato;
  • gli scritti dei giuristi romani inclusi nel Digesto e le opere dei giuristi italiani che trattavano del diritto giustinianeo.
 
Copertina della Siete Partidas

La Siete Partidas possono essere considerate un compendio dei diritti romano e canonico (modificato in alcuni particolari dai giuristi di Alfonso per adattarlo alla situazione del regno di Castiglia e León) che, anche se non soppiantò del tutto i fueros municipali, il Fuero Juzgo, e il Fuero Real, fu sempre più utilizzato da avvocati e studenti e alla fine fu adottato come pratica giudiziaria dalle cortes. Da notare che nel codice Siete Partidas era prevista anche la punizione della stregoneria (quindi vi era da parte dei giuristi una credulità nel potere delle arti magiche); infatti coloro che invocavano gli spiriti maligni o facevano immagini di cera di altre persone, allo scopo di far loro del male, venivano puniti con la morte, mentre coloro che ricorrevano ad incantesimi per fini buoni, ottenendo buoni risultati, erano considerati meritevoli di una ricompensa.

Ad Alfonso sono anche attribuite le Cantigas de Santa Maria, la più importante raccolta di canzoni monodiche del secolo XIII, dedicate alla Vergine e ai suoi miracoli, scritte in galiziano. Le 427 composizioni ci sono pervenute in 4 codici diversi (di cui uno è conservato a Firenze). Non è sicuro che Alfonso ne fosse l'autore, eppure ciò è testimoniato proprio da quanto è detto nel prologo delle Cantigas. Gli studiosi sostengono che di esse almeno un centinaio furono espressamente scritte dal re.

Alfonso realizzò anche la prima riforma ortografica del castigliano, lingua che rese ufficiale nel suo regno a scapito del latino; infatti fece tradurre in castigliano il codice reale Siete Partidas e nelle procedure giudiziarie sostituì il latino col castigliano.

 
Tavole astronomiche dal Libro de los juegos

Nonostante la corte di Alfonso fosse un centro di cultura ebraica, sia scientifica, sia letteraria, su pressione della Chiesa e del Papa la politica di restrizioni verso gli ebrei fu intensificata e, anche se non si raggiunsero gli eccessi di altri Stati europei, i decreti restrittivi della Chiesa ebbero un riflesso anche sul diritto civile. Infatti, anche nelle sue Siete Partidas, Alfonso sottopose gli ebrei alle più minute e mortificanti restrizioni.
Gli ebrei, che furono costretti a vivere in quartieri speciali, aljama,[9] in cui godevano di notevole autonomia, dedicandosi soprattutto al commercio e all'artigianato, si distinsero nelle professioni mediche e finanziarie ed avevano in mano l'appalto delle imposte.
Durante il regno di Alfonso, nonostante le restrizioni, la Castiglia fu per gli ebrei un'isola di tranquillità, nella quale, pur con qualche occasionale violenza, i massacri non furono mai una regola. Gli è stato dedicato il cratere lunare Alphonsus.

Morte modifica

 
Statua di Alfonso X vicino al Castello di San Marco a El Puerto de Santa María

Alfonso X morì il 4 aprile 1284 a Siviglia, dove fu inumato nella cattedrale di Santa Maria. Secondo lo storico Szabolcs de Vajay, le viscere di Alfonso furono inumate nella cattedrale (la moschea fu trasformata in cattedrale nel 1291) di Murcia[5].
Nonostante fosse stato diseredato, il figlio Sancho gli succedette come Sancho IV, detronizzando i legittimi eredi, cioè il nipote Alfonso de la Cerda per il regno di Castiglia ed il fratello Giovanni per il regno di León.

Discendenza modifica

Alfonso ebbe undici figli dalla moglie Violante e 5 figli illegittimi da tre amanti.[5][10][11] Da Violante ebbe:

Dall'amante Maria ebbe una figlia:

  • Berenguela (ca.1241-?), che sposò Pedro Nunez de Guzman (? - dopo il 1264), figlio di Guglielmo Perez de Guzman e di Elvira Rodríguez.

Dall'amante Elvira Rodriguez di Villada ebbe un figlio:

  • Alfonso Fernández di Castiglia, detto el Niño (1243 - 1281), che sposò Bianca Alfonso de Molina (1243-Molina 1292) Signora di Molina e Mesa, figlia del principe del León Alfonso Signore di Molina e di Mafalda González da cui ebbe due figli:
    • Isabella Alfonso di Molina (? - 5 dicembre 1292), che, nel 1290 sposò Giovanni Núñez di Lara (1282-Burgos dopo il 16 settembre 1315), Signore di Lara e Albarracín, figlio di Giovanni Núñez di Lara e Teresa Álvarez de Azagra Signora di Albarracín
    • Mafalda Alfonso di Molina (- morta giovane).

Dall'amante María Guillén de Guzmán ebbe tre figli[12]:

  • Beatrice Alfonso (1242 - 27 ottobre 1303), sposata col re del Portogallo Alfonso III nel 1253, e madre del re del Portogallo, Dionigi I il Giusto
  • Urraca Alfonso di Castiglia (?-dopo il 1280), che sposò Álvaro Pérez de Guzmán, figlio di Nuno Guillén de Guzmán e Teresa Álvarez de Manzandeo
  • Martino Alfonso, abate a Valladolid

Ascendenza modifica

Opere modifica

Galleria d'immagini modifica

Note modifica

  1. ^ Fu eletto a Francoforte in contrapposizione a Riccardo di Cornovaglia, ma non si recò mai in Germania, dove il suo rivale si fece incoronare.
  2. ^ Continuò a usare il titolo fino al 1275, quando rinunciò a seguito di lunghe trattative con papa Gregorio X
  3. ^ Alcune fonti sostengono che Alfonso sposò Maior Guillen de Guzman; il matrimonio fu poi dichiarato nullo e i tre figli nati da questo matrimonio furono dichiarati illegittimi.
  4. ^ Alfonso anche in spagnolo e in asturiano, Alfons in catalano, Afonso in galiziano e in portoghese, Alifonso in aragonese e Alfontso in basco. Adefonsus o Alfonsus in latino.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r (EN) Dinastie reali di Castiglia.
  6. ^ (EN) Casa d'Ivrea-genealogy.
  7. ^ (DE) Ferdinando III genealogie mittelalter (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2010).
  8. ^ Gli Annali toledani sono una serie di annali, raccolta in tre parti, riguardanti il regno di Toledo, di cui la prima narra il periodo che inizia con la creazione della Contea di Castiglia, sino al 1219, la seconda termina col 1250 e la terza arriva sino al secolo XIV.
  9. ^ Dalla parola araba al-jāmaʿa, "comunità".
  10. ^ (EN) Casa d'Ivrea-genealogy.
  11. ^ (DE) Alfonso X genealogie mittelalter (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2009).
  12. ^ Secondo alcuni storici, solo Beatrice era figlia di Maior, mentre Urraca e Martino erano figli rispettivamente della quarta e della quinta amante

Bibliografia modifica

  • Rafael Altamira, "La Spagna (1031-1248)", in Storia del mondo medievale, vol. V, 1999, pp. 865–896
  • Austin Lane Poole, "L'interregno in Germania", in Storia del mondo medievale, vol. V, 1999, pp. 128–152
  • Luca Demontis, Alfonso X e l'Italia: rapporti politici e linguaggi del potere, Alessandria 2012
  • C. W. Previté, "L'Italia nella seconda metà del XIII secolo", in Storia del mondo medievale, vol. V, 1999, pp. 198–244
  • Harold Dexter Hazeltine, "Il diritto romano e il diritto canonico nel medioevo", in Storia del mondo medievale, vol. V, 1999, pp. 295–369
  • Hastings Rashdall, "Le università medievali", in Storia del mondo medievale, vol. V, 1999, pp. 657–704
  • Charles Petit-Dutaillis, "Luigi IX il Santo", in Storia del mondo medievale, vol. V, 1999, pp. 829–864
  • E. F. Jacob, "Inghilterra: Enrico III", in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 198–234
  • Edward Armstrong, "L'Italia al tempo di Dante", in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 235–296
  • P.J. Blok, "Germania, 1273-1315", in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 332–371
  • Hilda Johnstone, "Francia: gli ultimi capetingi", in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 569–607
  • Hilda Johnstone, "Inghilterra: Edoardo I e Edoardo II", in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 673–717
  • Cecil Roth, "Gli ebrei nel medioevo", in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 848–883
  • Eileen E. Power, "Le condizioni di vita nelle campagne", in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 939–979
  • Paul Fournier, "Il regno di Borgogna o d'Arles dall'XI al XV secolo", in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 383–410
  • Edgar Prestage, "Il Portogallo nel medioevo", in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 576–610
  • Lynn Thorndike, "Magia, stregoneria, astrologia e alchimia", in Storia del mondo medievale, vol. VII, 1999, pp. 811–844

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