Klaus Kinski

attore e regista tedesco

Klaus Kinski, pseudonimo di Klaus Günter Karl Nakszynski[1] (Sopot, 18 ottobre 1926Lagunitas-Forest Knolls, 23 novembre 1991), è stato un attore e regista tedesco.

Klaus Kinski al Festival di Cannes 1988

Biografia

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Nacque a Sopot, cittadina polacca allora facente parte della Città Libera di Danzica da padre polacco, Bruno Nakszynski, di professione medico, e da madre tedesca, Susanne Lutze. Aveva tre fratelli maggiori: Inge, Arne e Hans-Joachim. Si trasferì in seguito a Berlino con la madre, quando il padre era assente da casa per coltivare l'attività di cantante lirico. A 17 anni si arruolò nella Wehrmacht e, durante un combattimento nella seconda guerra mondiale, fu catturato dagli inglesi e rinchiuso in un campo di concentramento. Qui iniziò la sua attività di recitazione negli spettacoli organizzati per i prigionieri. Uscito dal campo, i genitori morirono a causa di un bombardamento anglo-americano, evento che lo spinse alla follia. Fece il suo esordio cinematografico nel secondo dopoguerra, quando ottenne un ruolo minore nella pellicola All'est si muore (1955) del regista László Benedek. Iniziò così una carriera come caratterista, interpretando soprattutto personaggi luciferini e violenti e partecipando a diverse pellicole internazionali, incluso un cammeo ne Il dottor Živago (1965) di David Lean.

 
La casa di Sopot dove Kinski crebbe

Nel 1965 partecipò, seppur sempre con un ruolo di contorno, a uno dei classici di Sergio Leone, Per qualche dollaro in più, in cui interpretò Wild, il gobbo della banda dell'Indio. Negli anni successivi l'attore continuò a lavorare in Italia, partecipando a numerosi spaghetti western, in cui interpretò generalmente il ruolo del cattivo. Tra le interpretazioni più significative di questo periodo, quelle di co-protagonista nel ruolo de "El Santo" in Quién sabe? (1966) di Damiano Damiani, del cacciatore di taglie Tigrero ne Il grande silenzio (1968) di Sergio Corbucci, il ruolo di protagonista in E Dio disse a Caino... (1970) di Antonio Margheriti e quello in La tamburina (1984).

Dagli anni settanta cominciò la collaborazione con il regista tedesco (ed ex coinquilino negli anni giovanili) Werner Herzog, che lo scelse come protagonista di cinque dei suoi film e lo portò a conquistare fama internazionale: Aguirre, furore di Dio (1972), Woyzeck (1979), Nosferatu, il principe della notte (1979), Fitzcarraldo (1982) e Cobra Verde (1987)[2]. Sono nella storia del cinema le discussioni, anche violente, che Kinski provocava frequentemente col regista sul set, che tuttavia non impedirono il prosieguo di questo sodalizio, basato su un'alta considerazione reciproca e sul desiderio di sperimentazione espressiva, fino alla morte dell'attore. Rimangono nella storia del cinema almeno due delle sue interpretazioni, quella di Aguirre, il folle conquistador che, spinto dalla sua sete di ricchezza alla ricerca della fantomatica città di El Dorado, troverà la morte in preda alla follia più oscura, e quella di Nosferatu nel rifacimento del capolavoro del 1922, Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau.

Lasciò come regista una sola opera: Kinski Paganini (1989), un film dedicato al celebre violinista Niccolò Paganini, ma avente al contempo anche intenzioni autobiografiche e realizzato con uno stile sperimentale, bizzarro e ultramoderno che ne fece nel tempo un vero cult movie. Dopo la morte di Kinski, Herzog produsse un lungo documentario dal titolo Kinski, il mio nemico più caro (1999), nel quale raccontò il loro sodalizio e descrisse la figura del suo amico utilizzando numerosi spezzoni di riprese fatte sui diversi set cinematografici e interviste con attori che recitarono con Kinski a teatro. L'attore tedesco morì di infarto a Lagunitas, in California, a 65 anni. Le sue ceneri furono sparse nell'oceano Pacifico.

Vita privata

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Kinski fu sposato tre volte: dal 1952 al 1955 con Gislinde Kühbeck, dalla quale ebbe la figlia Pola; dal 1960 al 1971 con Brigitte Ruth Tocki, dalla quale ebbe la figlia Nastassja; dal 1971 al 1979 con Minhoi Geneviève Loanic, dalla quale ebbe il figlio Nikolai. Dal 1987 al 1990 ebbe una relazione con l'attrice italiana Debora Caprioglio, presentata sempre come sua moglie ma in realtà mai sposata. Per alimentare le voci di un loro matrimonio l'attrice fu accreditata come Debora Kinski nei film Kinski Paganini dello stesso Kinski e La maschera del demonio (1989) di Lamberto Bava, girato subito dopo.

Controversie

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Nel gennaio 2013, a oltre 21 anni dalla scomparsa dell'attore, la figlia maggiore di Kinski, Pola Kinski, ha denunciato nel suo libro Kindermund (Parole di bambini) di essere stata abusata sessualmente dal padre dall'età di 5 anni fino ai 19.[3][4]

In un'intervista pubblicata dal tabloid tedesco Bild il 13 gennaio 2013, la figlia minore di Kinski e sorellastra di Pola, Nastassja, disse che il padre l'avrebbe abbracciata in modo sessuale quando aveva 4-5 anni, ma che non ha mai avuto rapporti sessuali con lei. Nastassja ha espresso il suo sostegno a Pola e ha detto di aver sempre avuto paura del padre, che ha descritto come un tiranno imprevedibile.

Filmografia

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Regista

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Discografia

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Doppiatori italiani

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Nelle versioni in italiano dei suoi film, Klaus Kinski è stato doppiato da:

Nell'edizione italiana di Kinski Paganini, l'attore si doppia da solo.

  1. ^ Certificato di nascita (JPG), su klaus-kinski.de. URL consultato il 28 agosto 2016.
  2. ^ Lo stranissimo Klaus Kinski, su ilpost.it, 18 ottobre 2016. URL consultato il 19 ottobre 2016.
  3. ^ L'altra figlia di Klaus Kinski: mi violentava, su corriere.it, 10 gennaio 2013. URL consultato il 28 agosto 2016.
  4. ^ Pola Kinski e gli abusi del padre - Nastassja: “Un’eroina a denunciarlo”, lastampa.it, 11 gennaio 2013. URL consultato il 28 agosto 2016.

Bibliografia

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  • Stefano Loparco, Klaus Kinski, del Paganini e dei capricci, Il Foglio Letterario, 2016.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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