Parco nazionale del Pollino

parco nazionale italiano
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Il parco nazionale del Pollino (internazionalmente noto come Pollino Global Geopark[2]), situato tra Basilicata e Calabria tra le province di Cosenza, Potenza e Matera, con i suoi 192 565 ettari, di cui 88 650 nel versante lucano e 103 915 in quello calabro, è il parco nazionale più grande d'Italia; prende il nome dall'omonimo massiccio montuoso.

Parco nazionale del Pollino
Tipo di areaParco nazionale
Codice WDPA63052
Codice EUAPEUAP0008
Class. internaz.IUCN category II
StatiBandiera dell'Italia Italia
Regioni  Calabria
  Basilicata
Province  Cosenza
  Potenza
  Matera
Comunivedi paragrafo Territorio
Superficie a terra192 565 ha
Provvedimenti istitutiviLegge n. 67 dell'11-3-1988[1]
Legge n. 305 del 28-8-1989
D.M. del 31-12-1990
D.P.R. del 15-11-1993
D.P.R. del 2-12-1997
GestoreEnte Parco Nazionale del Pollino
PresidenteAvv. Valentina Viola

(Vicepresidente - Presidente f.f.)

DirettoreIng. Arturo Valicenti

(Direttore f.f.)

Mappa di localizzazione
Map
Sito istituzionale

Dal novembre 2015, con l'inserimento nella lista globale dei geoparchi da parte dell'UNESCO, il parco del Pollino è considerato sito patrimonio mondiale[3].

Storia modifica

Il parco nazionale del Pollino è stato istituito nel 1988[1], mentre la perimetrazione provvisoria è del 1990, così come le misure di salvaguardia.

Tra gli anni 1993 e 1994 s'insediano gli organismi amministrativi e tecnici: presidenza, consiglio di amministrazione e direzione; la sede dell'ente di gestione è ubicata in Rotonda (PZ).

Il parco si estende su 56 comuni (di cui 24 in Basilicata e 32 in Calabria), 9 comunità montane e 4 riserve orientate: Rubbio in Basilicata, Raganello, Lao e Argentino in Calabria.

Le sue vette, tra le più alte del sud d'Italia, sono coperte di neve per molti mesi dell'anno. Dalle cime, ad occhio nudo, si osservano le coste tirreniche e il litorale ionico.

L'emblema del parco è il pino loricato; tale specie è presente anche in numerose altre stazioni fitoclimatiche delle montagne balcaniche e greche.

Territorio modifica

Il territorio del Parco comprende in tutto 56 comuni, 24 in Basilicata (22 nella provincia di Potenza e 2 nella provincia di Matera), e 32 in Calabria (provincia di Cosenza).

I comuni in territorio lucano sono: Calvera, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Castelsaraceno, Castronuovo di Sant'Andrea, Carbone, Cersosimo, Chiaromonte, Episcopia, Fardella, Francavilla in Sinni, Latronico, Lauria, Noepoli, Rotonda, San Costantino Albanese, San Giorgio Lucano (Mt), San Paolo Albanese, San Severino Lucano, Senise, Teana, Terranova di Pollino, Valsinni (Mt), Viggianello.

 
Palazzo Sede dell'Ente Parco Nazionale del Pollino a Rotonda

I comuni in territorio calabro sono: Acquaformosa, Aieta, Alessandria del Carretto, Belvedere Marittimo, Buonvicino, Castrovillari, Cerchiara di Calabria, Civita, Francavilla Marittima, Frascineto, Grisolia, Laino Borgo, Laino Castello, Lungro, Maierà, Morano Calabro, Mormanno, Mottafollone, Orsomarso, Papasidero, Plataci, Praia a Mare, San Basile, San Donato di Ninea, Sangineto, San Lorenzo Bellizzi, San Sosti, Sant'Agata di Esaro, Santa Domenica Talao, Saracena, Tortora, Verbicaro.

Fra questi alcuni sono di interesse storico-archeologico: Castelluccio Inferiore, Viggianello e Rotonda nel versante lucano, e Castrovillari, Civita, Laino Borgo, Morano Calabro, , Mormanno, Papasidero e San Sosti nel versante calabrese.

Altri comuni, importanti dal punto di vista socio-culturale, sono le comunità albanesi che si insediarono nel territorio tra il 1470 e il 1540. Nel versante lucano si trovano San Paolo Albanese e San Costantino Albanese, mentre nel versante calabrese si trovano San Basile, Lungro, Plataci, Frascineto e Civita.

Il paese più alto del parco è Alessandria del Carretto con i suoi 999 metri s.l.m., paese che ancora oggi conserva antiche tradizioni culturali e musicali.

Tra gli edifici religiosi degni di nota si annoverano, in territorio calabro, il complesso monastico della Madonna delle Armi a Cerchiara, il Santuario-Basilica della Madonna del Pettoruto a San Sosti e ruderi di conventi, come quello del Colloreto a Morano Calabro, mentre in Basilicata, nel comune di San Severino Lucano, a 1537 metri di quota è situato il santuario della Madonna del Pollino, meta di un culto religioso profondamente radicato nella gente del luogo.

All'interno della valle del Mercure, in territorio di Rotonda, sono stati ritrovati interessanti reperti paleontologici: Elephas antiquus, Hippopotamus major.

Rilievi principali modifica

Serra Dolcedorme 2.267 m
Monte Pollino 2.248 m
Serra del Prete 2.181 m'
Serra delle Ciavole 2.127 m
Serra di Crispo 2.054 m
Cozzo del Pellegrino 1.987 m
La Manfriana 1.981 m
Monte La Mula 1.935 m
Monte Alpi 1.900 m
Monte Grattaculo 1.891 m
Monte Caramolo 1.827 m
La Montea 1.825 m
Timpone della Capanna 1.823 m
Cozzo Ferriero 1.803 m
Timpone di Viggianello 1.779 m
Monte La Caccia 1744 m
Monte Sparviere 1.713 m
La Falconara 1.656 m
Monte La Spina 1.652 m
Timpa di San Lorenzo 1.650 m
Monte Palanuda 1.632 m
Monte Caramola 1.595 m
Monte Zaccana 1.580m
Monte Cerviero 1.450 m

Principali corsi d'acqua modifica

Geologia modifica

Il confine calabro-lucano riveste un particolare interesse nella geologia dell'Italia meridionale, rappresentando la complessa fascia di raccordo tra i domini strutturali dell'Appennino Calcareo auct. e le coltri cristallino-metamorfico-sedimentarie dell'Arco Calabro-Peloritano.

In questo contesto la catena del Pollino si configura come una delle maggiori strutture geologiche, costituendo, nell'accezione classica una estesa monoclinale, con direzione media WNW-ESE ed immersione generale a NE, di carbonati mesozoico-terziari di piattaforma ("Complesso Panormide" di OGNIBEN,1969, corrispondente all'Unità Alburno-Cervati di D'ARGENIO et alii, 1973), derivanti dalla deformazione della piattaforma campano-lucana (D'ARGENIO et alii, 1973) o piattaforma appenninica (MOSTARDINI & MERLINI, 1986). [...][4]

"Pollino Geopark" modifica

Il 17 novembre 2015, i 195 Stati membri dell'UNESCO, nell’ambito della 38ª sessione plenaria della conferenza generale dell'UNESCO, hanno riconosciuto la Rete dei Geoparchi Mondiale quale Progetto prioritario dell’UNESCO. Tutti i 120 membri della Rete Globale dei Geoparchi hanno quindi ottenuto il riconoscimento di "Unesco Global Geopark". Tra questi è presente il Pollino Geopark e da ciò ne consegue che tutto il territorio del parco nazionale del Pollino è entrato a far parte del Patrimonio dell’UNESCO.[5]

Il "Pollino Geopark" racchiude 69 geositi ricadenti all’interno del proprio territorio, comprendendo circhi glaciali, depositi morenici (risalenti all'ultima glaciazione wurmiana),nevai, fossili di Rudiste, particolari formazioni rocciose (come la successione ofiolitica di Timpa delle Murge e Timpa di Pietrasasso, ma anche le lave a cuscino del Monte Cerviero) grotte preistoriche (Grotta del Romito), gole scavate nella roccia calcarea (Raganello, Lao, Rosa e Garavina), pianori carsici, doline, profondi inghiottitoi (Abisso del Bifurto), timpe e vette che superano i 2000 metri di quota.

Oltre ai siti di interesse geologico il Pollino Geopark comprende anche numerosi siti di interesse non geologico, che mirano, insieme ai geositi, a valorizzare l'intero territorio del parco nazionale del Pollino, dal punto di vista geoturistico, naturalistico, culturale, storico e archeologico, in modo da far conoscere e apprezzare tanta bellezza.

Glacialismo modifica

L'attuale profilo delle vette più elevate risulta fortemente modellato dall'azione di antichi ghiacciai[1], le cui tracce più evidenti si rinvengono sul versante nord-occidentale di Serra Dolcedorme con la conca denominata Fossa del Lupo, antica zona di accumulo delle masse ghiacciate che alimentavano l'imponente ghiacciaio del Frido; sul versante nord-orientale del Monte Pollino con i due circhi glaciali separati dal contrafforte nord-est della stessa montagna; e sul versante settentrionale di Serra del Prete con il bello e vasto circo glaciale alla cui base sporge l'accumulo frontale di detrito morenico ricoperto da una fitta e vasta faggeta.

I ghiacciai in ritiro, oltre ai depositi morenici, hanno abbandonato massi di notevoli dimensioni, i cosiddetti massi erratici. Caratteristici perché isolati e lontani da probabili punti di caduta, sono facilmente osservabili sui piani di Pollino e Acquafredda, a un'altitudine compresa tra i 1.800 e i 2.000 metri di quota.

 
"I Gendarmi" - Pino loricato

Il nevaio del Pollino modifica

Nevai stagionali, alcuni dei quali di notevoli dimensioni, sono presenti su tutte le vette più alte del massiccio. Sul Monte Pollino, in particolare, nell'avvallamento immediatamente a sud rispetto alla cima (nei pressi di un'antica dolina), a quota 2.225 m slm, ne sorge uno[6] che è facile scorgere anche a fine agosto. Il 9 ottobre 2010 presso il suddetto nevaio è stato installato un rilevatore di temperatura per un monitoraggio diretto del microclima locale[7].

Riserve naturali orientate modifica

Ambiente modifica

Flora modifica

 
"Zì Peppe" - Pino loricato

Tra tante altre specie arboree presenti nel parco vi sono l'abete bianco, il faggio, tutti e sette i tipi di aceri di cui l'acero di Lobelius, il pino nero, il tasso diverse specie di querce, castagni, ed alle quote più elevate e sui pendii più ripidi è presente il pino loricato, specie rarissima, che si adatta agli habitat più ostili, dove altre specie molto rustiche (il faggio in primis) non sono in grado di sopravvivere.

Fioriture di Orchidee si osservano soprattutto in primavera, insieme a quelle di viole, genziane, campanule e, in estate, il raro giglio rosso, oltre a molte specie di piante officinali ed aromatiche, tra le quali la fanno da padrona le Labiatae, con molteplici specie di menta ed inoltre tutte le varietà di timo, santoreggia, lavanda, issopo, le cui fioriture avvengono al culmine dell'estate.

Non da meno sono da considerare le varie famiglie di frutti di bosco e di specie arboree selvatiche che producono frutti e bacche come le mele selvatiche, i vari Prunus, le fragoline di bosco e i lamponi di cui sono disseminati i sentieri e le frequenti radure, laddove le condizioni climatiche e di soleggiamento ne consentono la fruttificazione.

Riconoscimento UNESCO della faggeta vetusta di Cozzo Ferriero, la faggeta vetusta più a Sud d'Europa. Vi vive un antico albero, un pino loricato (Pinus heldreichii), la cui età è stata stimata al radiocarbonio in 1.230 anni da ricercatori dell’università della Tuscia, i quali l'hanno chiamato Italus, dal mitico eroe eponimo dell'Italia.[8]

Fauna modifica

 
Scoiattolo nero

Anche la fauna è varia, e comprende specie ormai estinte in altre zone montuose. Fra i mammiferi presenti nel parco si segnalano il lupo appenninico, il gatto selvatico, la volpe, il cinghiale, il capriolo autoctono di Orsomarso, la lontra, il tasso (Meles meles), lo scoiattolo nero meridionale, il driomio.

L'avifauna comprende l'aquila reale, l'avvoltoio capovaccaio, il falco pellegrino, il biancone, il falco lanario, il nibbio reale, il gufo reale, il gufo comune, il gracchio corallino, il corvo imperiale, il picchio nero e la rara coturnice.

Tra i rettili presenti vi sono la biscia dal collare e la vipera. E ancora sono presenti l'ululone, la salamandra pezzata, la rosalia alpina, ecc...

Di recente reintroduzione il cervo (nel 2002-03)[9] e l'avvoltoio grifone (nel 2002)[10].

Attività modifica

Consigliato a chi ama le passeggiate, il trekking e l'escursionismo in generale, grazie però alla varietà dei paesaggi presenti in questa zona, vi si praticano diversi sport. Infatti è meta, oltre che per gli amanti dell'alpinismo, degli appassionati del torrentismo, del rafting, del river tubing, dello sci di fondo, della speleologia e della mountain bike.

Nei media modifica

Note modifica

  1. ^ a b Legge 11 marzo 1988, n. 67, art. 18, c. 1, lett. c), su normattiva.it. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 1988).
  2. ^ (EN) Pollino Geopark_Global Network of National Geoparks, su GlobalGeopark.org. URL consultato il 24 giugno 2020.
  3. ^ Maria Laura Leo, Il Parco Nazionale del Pollino diventa patrimonio UNESCO, su ArchitetturaEcosostenibile.it, 7 gennaio 2016. URL consultato il 24 giugno 2020.
  4. ^ bruno, Il Parco Nazionale del Pollino, su ::: Cea Pollino Basilicata :::. URL consultato il 23 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2021).
  5. ^ bruno, GEOPARCO, su parcopollino.gov.it. URL consultato il 23 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2017).
  6. ^ Naturalmente Pollino, Nevaio del Pollino estate 2010, su naturalmentepollino.it, 10 agosto 2010 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2011).
  7. ^ Naturalmente Pollino, Al via il monitoraggio del nevaio del Pollino, su naturalmentepollino.it, 13 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2015).
  8. ^ (EN) Oldest European Tree Found—And It's Having a Growth Spurt, su National Geographic. URL consultato il 26 maggio 2018.
  9. ^ Pollino: il ritorno del cervo., su pollinokombat.asklepios.it, 7 febbraio 2003.
  10. ^ Pollino: il grifone, su meteoweb.eu.

Bibliografia modifica

  • AA.VV., Due secoli di escursioni sul Pollino, Prometeo, Castrovillari 1993.
  • Avolio Silvano, Il Pino Loricato, Prometeo, Castrovillari 1996.
  • Barone Vincenzo, Cerchiara, S. Maria delle Armi, Calabria Bizantina, Cerchiara 1982 (sul santuario vi è un successivo volume dello stesso Barone pubblicato da Prometeo, Castrovillari 1992).
  • Barone Vincenzo, Pollino, lavoro e civiltà. La fossa del lupo, Prometeo, Castrovillari 1992.
  • Bavusi Antonio, Settembrino G., Pollino, un parco tra due mari, WWF, Potenza 1992.
  • Bernardo Liliana, Fiori e piante del Parco del Pollino, Prometeo, Castrovillari, 2000.
  • Bevilacqua Francesco, Sui sentieri dell’Orsomarso, Il Coscile, Castrovillari 1995.
  • Bevilacqua Francesco, Il Parco Nazionale del Pollino, guida storico-naturalistica ed escursionistica, Rubbettino, Soveria Mannelli 2014.
  • Bevilacqua Francesco, Miniguida al Parco Nazionale del Pollino, Edizioni del Parco Nazionale del Pollino, Rotonda 2015.
  • Bottini Paola, Archeologia, arte e storia alle sorgenti del Lao, Matera 1988.
  • Braschi Giorgio, Pollino, Mario Adda, Bari 1984, nuova ed. Il Coscile, Castrovillari 1993.
  • Braschi Giorgio, Sui sentieri del Pollino, Arti Grafiche Pugliesi/Il Coscile, Bari/Castrovillari 1986, nuova ed. Il Coscile, Castrovillari 1993.
  • Cappelli Biagio, Il monachesimo basiliano ai confini calabro-lucani, Fratelli Fiorentino, Napoli 1963.
  • Cappelli Mario, Uomini e luoghi del Pollino, Il Coscile, Castrovillari 1991.
  • Caruso Franco, La Montagna e i suoi segni, Il Coscile, Castrovillari 1998.
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  • Giorgio Francesco, Dal Saraceno al Dolcedorme, Il Coscile, Castrovillari 1985.
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  • Lavecchia Roberta, Larocca Antonio, Le gole del Raganello. Morfologia, escursioni, racconti, grotte, Drygos, Alessandria del Carretto 1994.
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  • Pace Mimmo, Pionieri del Pollino, (catalogo della mostra omonima), Castrovillari 2009.
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  • Pisarra Emanuele, A piedi sul Pollino, Prometeo, Castrovillari 2001.
  • Pizzuti Carmelo, La grande traversata del Pollino. Col cuore e con le gambe. Un’avventura come la vita, Progetto 2000, Cosenza 2000.
  • Russo Giovanni, La valle dei monasteri, il Mercurion e l’Argentino, Ferrari, Rossano 2011.
  • Scutari Beppe, A piedi sul Pollino, Antonio Capuano, Francavilla sul Sinni 1991.
  • Solito Carlos, Basilicata, il massiccio del Pollino, Edizioni Pugliesi, Martina Franca 2004.
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  • Tommaselli Mario, Il massiccio del Pollino, De Luca, Roma 1970.
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