Mendrisio

comune svizzero

Mendrisio (in dialetto comasco Mendriis /menˈdriːs/[2][3][4][5]) è un comune svizzero del Canton Ticino, capoluogo del distretto omonimo, avente lo status di città.

Mendrisio
comune
Città di Mendrisio
Mendrisio – Stemma
Mendrisio – Bandiera
Mendrisio – Veduta
Mendrisio – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera della Svizzera Svizzera
Cantone Ticino
DistrettoMendrisio
Amministrazione
SindacoSamuele Cavadini (PLR) dal 2016
Territorio
Coordinate45°52′N 8°59′E / 45.866667°N 8.983333°E45.866667; 8.983333 (Mendrisio)
Altitudine367 m s.l.m.
Superficie32,01 km²
Abitanti15 567[1] (31-12-2017)
Densità486,32 ab./km²
Sottodivisioni ulteriorivedi
Comuni confinantiBesano (IT-VA), Bizzarone (IT-CO), Brusino Arsizio, Castel San Pietro, Clivio (IT-VA), Coldrerio, Novazzano, Melano, Porto Ceresio (IT-VA), Riva San Vitale, Saltrio (IT-VA), Stabio, Viggiù (IT-VA)
Altre informazioni
Lingueitaliano, lombardo (dialetto comasco)
Cod. postale6850
Prefisso91
Fuso orarioUTC+1
Codice OFS5254
TargaTI
Nome abitantimendrisiensi
Patronosanti Cosma e Damiano
Cartografia
Mappa di localizzazione: Svizzera
Mendrisio
Mendrisio
Mendrisio – Mappa
Mendrisio – Mappa
Sito istituzionale

Il 4 aprile 2004 ha inglobato l'ex comune di Salorino e il 5 aprile 2009 Mendrisio ha realizzato un'ulteriore fusione con gli ex comuni di Arzo, Capolago, Genestrerio, Rancate e Tremona. Il 14 aprile 2013 sono stati aggregati i comuni limitrofi di Besazio, Ligornetto e Meride[6].

Geografia fisica modifica

Mendrisio è collocata a sud del Cantone Ticino (Sottoceneri), al centro di una pianura che parte dalla sponda più meridionale del Lago di Lugano e si allarga verso Sud.

Storia modifica

Età antica modifica

Fu forse popolata in epoca preromana da popolazioni lepontiche e insubri, l'integrazione fra Celti e Romani è testimoniata dalla lapide dedicata a Publio Valerio Dromone, un notabile locale, che si trova inglobata nella vecchia torre campanaria.

Medioevo modifica

La prima testimonianza certa di una comunità di nome Mendrisio è di epoca longobarda, in cui per la prima volta, nel 793, è citato il toponimo Mendrici, un genitivo richiamante Mendricus o Manricus, probabilmente dal nome di un capo della fara longobarda che si era stanziata nel territorio.

Durante l'Età dei Comuni, Mendrisio gravitò nell'area di influenza della Città di Como. Il borgo era un'importante località di difesa, grazie ai suoi tre castelli, e presto si attirò le mire della Città di Milano. Como uscì sconfitta dallo scontro con Milano e il Borgo di Mendrisio entrò a far parte dello Stato milanese.

Periodo milanese e ducale modifica

Nel 1424 sono segnalati per la prima volta degli statuti di Mendrisio, che presumibilmente derivavano dalla semplice adozione degli statuti di Lugano (salvo l'aggiunta di alcune feste locali).[7]

Nel 1433 Filippo Maria Visconti, duca di Milano, assegnò il Borgo di Mendrisio alla famiglia Sanseverino, che vi instaurò un governo dispotico. I mendrisiensi si ribellarono ripetutamente, finché nel 1485 i Sanseverino dovettero abbandonare il borgo. Mendrisio passò sotto il diretto controllo del duca, il quale nominava un podestà che, in collaborazione coi consoli scelti fra le famiglie patrizie cittadine, governava il borgo.

Nel 1512 il Mendrisiotto venne conquistato dall'esercito dei Confederati che si videro riconosciute le loro conquiste nel 1516, con la Pace di Friburgo, ma di fatto fino al 1522 Mendrisio venne ancora amministrato dal podestà del Ducato di Milano e dai consoli.

Antico Regime modifica

 
Decreti e statuti civili della comunità di Mendrisio e Pieve di Balerna, 1832

Col Trattato di Friburgo la pieve di Balerna entrò a far parte del neo-costituito Baliaggio di Mendrisio, dipendente direttamente dalla Confederazione. Il baliaggio (Vogtei) era governato da un balivo (Landvogt), di lingua tedesca, assistito da un segretario (Landscriba), che era l'espressione del Consiglio della Comunità, formato da un membro per comune, da due reggenti scelti dal Borgo di Mendrisio e due plebani nominati dalla pieve di Balerna, che gestiva l'amministrazione locale. L'epoca dei baliaggi è ricordata come epoca di servaggio e gli esonimi in lingua tedesca con i quali erano chiamate le località ticinesi avevano nella popolazione una connotazione negativa.

A Mendrisio la carica di Landscriba venne tenuta ininterrottamente da membri della famiglia Beroldingen dal 1645 al 1798, quando il baliaggio fu soppresso in seguito all'invasione giacobina del 1798. Ultimo landscriba del baliaggio di Mendrisio (1774-1798) fu Giuseppe Antonio de Beroldingen (1750-1803), che nel 1786 venne ammesso nella corporazione dei Nobili e Borghesi di Mendrisio e che rappresentò il baliaggio alla Dieta di Aarau nel 1798. Nel 1799 venne eletto senatore elvetico e tra il 1801 e il 1803 fu prefetto ad Altdorf. Luogotenente del balivo (1783-95) fu Giovanni Battista Torriani, poi reggente di Mendrisio (1779-1781) ed in seguito ebbe un ruolo di primo piano negli avvenimenti del 1798. Divenne poi deputato al Gran Consiglio ticinese (1803-08).

Età moderna modifica

Il 15 febbraio 1798 fu tentato un colpo di mano per l'annessione di Lugano alla Repubblica Cisalpina (partito da Campione d'Italia e fallito per l'intervento dei volontari luganesi). Mendrisio e il Mendrisiotto furono occupati una prima volta nel 1798, e Antonio Isidoro Rusca fu inviato a Milano quale segretario della commissione incaricata di negoziare l'annessione di Mendrisio alla Repubblica Cisalpina, annessione che fu dichiarata, ma la Costituzione della Repubblica Elvetica attribuì il Mendrisiotto al Cantone di Lugano e la popolazione, consultata, scelse l'annessione alla Repubblica Elvetica. Nel 1803 il distretto di Mendrisio, insieme al resto del Cantone di Lugano e al Cantone di Bellinzona, andò a costituire il Canton Ticino (parificato agli altri Cantoni svizzeri in seguito all'Atto di Mediazione napoleonico). Dal 1810 al 1813 il Mendrisiotto venne di nuovo temporaneamente occupato dalle truppe del Regno d'Italia del generale Achille Fontanelli, che ne reclamavano l'annessione, con il pretesto di reprimervi il "contrabbando" fra Svizzera e Regno d'Italia. Nel 1813, a seguito della disastrosa sconfitta nella Campagna di Russia, il contingente Napoleonico si ritirò e Mendrisio accolse il ritorno delle truppe Svizzere.

Età contemporanea modifica

Nel 1861, Angelica Cioccari Solichon aprì in questo comune un Istituto scolastico femminile.[8] Dal 1996 Mendrisio è sede dell'Accademia di Architettura di Mendrisio[9], la facoltà di architettura dell'Università della Svizzera italiana.

Simboli modifica

Stemma

Lo stemma e la bandiera del comune di Mendrisio, «Di rosso, alla croce d’argento»[10], così come quelli di Lugano, derivano direttamente da quelli della vicina città di Como, al cui contado la località di Mendrisio è appartenuta fino alla cessione dei territori dell'odierno Canton Ticino alla Confederazione Elvetica.

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

Architetture civili modifica

 
Palazzo Pollini.
 
Villa Argentina.
 
Casa Croci.

Centro Storico modifica

Quartiere di Rancate modifica

Quartiere di Besazio modifica

Quartiere di Meride modifica

Quartiere di Capolago modifica

Architetture religiose modifica

Centro Storico modifica

Architetture religiose
 
Chiesa parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano
 
Chiesa di San Giovanni
 
Chiesa di San Sisinio alla Torre
 
Chiesa di San Martino

Quartiere di Salorino modifica

Quartiere di Rancate modifica

Quartiere di Besazio modifica

Quartiere di Ligornetto modifica

Quartiere di Meride modifica

Quartiere di Capolago modifica

Quartiere di Genestrerio modifica

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[20]

Lingue e dialetti modifica

La lingua più diffusa nella città di Mendrisio è l'italiano, lingua ufficiale del Canton Ticino[21]. Come nel resto del cantone, la seconda lingua è il lombardo, parlato in diglossia con l'italiano[22]; il dialetto locale è di tipo occidentale, ed appartiene - così come gli altri dialetti parlati nel Sottoceneri - alla varietà comasca[23][24].

L'appartenenza linguistica dei dialetti di Mendrisio e del Sottoceneri all'area comasca è stata analizzata dal linguista ticinese Franco Lurà nel suo «Il dialetto del Mendrisiotto» del 1987, in cui riporta una pronuncia dialettale «considerata il tratto fonetico più importante del Mendrisiotto da Keller[25], che lo ritiene la caratteristica che più chiaramente certifica l'appartenenza, dal punto di vista dialettale, di questa regione al ceppo comasco-milanese»[26]. Il Mendrisiotto rappresenta infatti l'estrema punta meridionale del Canton Ticino e l'immediata periferia settentrionale della città di Como[27].

Fabio Pusterla, nel suo «Il dialetto della Valle Intelvi» del 1981 e nel successivo «Cultura e linguaggio della Valle Intelvi» del 1983, parla di «koinè comasca» e «koinè comasco-luganese» con riferimento alle varietà della lingua lombarda parlate tra i laghi di Como e Lugano, includendo nella sua analisi i dialetti compresi tra «la sponda occidentale del Lario e quella nord-occidentale del Ceresio», in particolare nei centri urbani di Como, Mendrisio e Lugano, da cui si discostano parzialmente - ma non in modo sostanziale - le parlate delle valli circostanti[24][28].

Economia modifica

Mendrisio è un'importante piazza economica del Canton Ticino e vanta il secondo maggior gettito fiscale dopo Lugano. Più della metà dei dipendenti sono ora pendolari transfrontalieri dall'Italia.[29] Qui si trovano diversi centri commerciali come Fox Town. La multinazionale delle merci Metaltex ha sede a Mendrisio.

Il produttore svizzero di elettrodomestici Solis AG, con sede a Opfikon, produce apparecchi per la casa, il caffè, la bellezza e il condizionamento dell'aria. Originariamente con sede a Zurigo, la produzione fu trasferita a Mendrisio nel 1943 in seguito a un appello del Consiglio federale per aiutare la regione ticinese economicamente indebolita. Da lì i prodotti vengono spediti in tutto il mondo.

L'azienda vinicola Vinattieri Ticinesi, che produce merlot, è la più grande della Svizzera. Ci sono quattro fabbriche di raffinazione dell'oro. Sia l'Italia che la Svizzera sono i principali mercati per l'oro raffinato che viene utilizzato nella produzione di orologi e gioielli.

Infrastrutture e trasporti modifica

Strade modifica

Il comune è servito dall'Autostrada A2, tramite lo svincolo per Mendrisio.

Ferrovie modifica

La stazione di Mendrisio, attivata nel 1882, è gestita dalle Ferrovie Federali Svizzere ed è posta lungo la ferrovia del Gottardo, dal 2018 è capolinea della linea internazionale Mendrisio-Varese e dal 2019 della linea internazionale Mendrisio-Malpensa.

Sul territorio comunale sono presenti anche le stazioni di Mendrisio San Martino e Capolago-Riva San Vitale.

Nel 1926 venne attivata un'altra linea internazionale delle Ferrovie Nord Milano la ferrovia Castellanza-Mendrisio privata del traffico passeggeri nel 1928 nel tratto svizzero e utilizzato come raccordo mentre nel tratto italiano venne dismessa tra il 1938 e il 1977. Venne parzialmente riattivata a tratte tra il 1995 e il 2007, limitatamente alla tratta Malnate Olona-Mendrisio, onde operarvi episodici servizi turistici con trazione a vapore.

La ferrovia del Monte Generoso è una linea ferroviaria a cremagliera e scartamento ridotto svizzera che collega il quartiere di Capolago con la vetta del Monte Generoso, maggior cima del Sottoceneri. Unica ferrovia a cremagliera del Ticino, è servita da corse di linea nel periodo intercorrente tra il 1º aprile e il 31 ottobre.

Cultura modifica

 
L'Accademia di Architettura.

Eventi modifica

  • Il Giovedì e il Venerdì Santo si tengono le Processioni storiche di Mendrisio.
  • Dal 1983 si svolge annualmente il palio, un tradizionale evento popolare che vede come partecipanti i rioni delle sei contrade di Mendrisio: Cantun Uri, Vila Furesta, Curubiell, Brecch, Vignuu, Salurin; l'evento è composto da una serie di competizioni, l'ultima delle quali è la gara degli asini.[31]

Geografia antropica modifica

Suddivisioni amministrative modifica

Il 4 aprile 2004 ha inglobato l'ex comune di Salorino e il 5 aprile 2009 Mendrisio ha realizzato un'ulteriore fusione con gli ex comuni di Arzo, Capolago, Genestrerio, Rancate e Tremona. Il 14 aprile 2013 sono stati aggregati i comuni limitrofi di Besazio, Ligornetto e Meride[6].

La città di Mendrisio è costituita dal 2013 dai quartieri Mendrisio (borgo), Arzo, Besazio, Capolago, Genestrerio, Ligornetto, Meride, Rancate, Salorino e Tremona[32].

Amministrazione modifica

Patriziati modifica

A Mendrisio sono presenti 6 patriziati[33]:

  • Corporazione dei Patrizi di Mendrisio
  • Associazione Patrizi di Capolago e discendenti
  • Patriziato di Arzo
  • Patriziato di Besazio
  • Patriziato di Salorino
  • Patriziato di Tremona

Sport modifica

Calcio modifica

Nel 1912 è stato fondato il Football Club Mendrisio, che milita in 1ª Lega. La società gioca allo Stadio comunale di Mendrisio costruito nel 1945.

Pallacanestro modifica

Alla fine degli anni sessanta nasce la squadra femminile della Riri Mendrisio, la quale vanta 4 titoli svizzeri, 3 coppe nazionali e la partecipazione alla Coppa Campioni. la società cessa la sua attività nel 1972. Dal 1977 al 1984 aveva sede a Mendrisio la società MoMo Basket, nella quale hanno giocato alcuni campioni, tra i quali: Bob Lauriski, Ken Brady, Gary Stich.

La società Mendrisio Basket partecipa al campionato di IIa Lega Cantonale.

Ciclismo modifica

Corsa d'orientamento modifica

  • Il 6 maggio 2018 si è svolta nel borgo di Mendrisio la finale specialità sprint dei campionati europei di corsa d'orientamento (EOC 2018).

Note modifica

  1. ^ Città di Mendrisio - Dati statistici, su mendrisio.ch, 31 dicembre 2017.
  2. ^ (DE) Mendrisio, su ortsnamen.ch. URL consultato il 30 novembre 2022.
  3. ^ Città di Mendrisio |, su mendrisio.ch. URL consultato il 27 settembre 2022.
  4. ^ Bernardino Biondelli, Saggio sui dialetti gallo-italici, 1853, p. 4.
    «Il Comasco esténdesi in quasi tutta la provincia di Como, tranne l'estrema punta settentrionale al di là di Menagio e di Bellano a destra ed a sinistra del Lario; e in quella vece comprende la parte meridionale del Cantone Ticinese, sino al monte Cènere»
  5. ^ Ortografia ticinese
  6. ^ a b Amministrazione federale: aggregazioni comunali (PDF), su bfs.admin.ch. URL consultato il 10 settembre 2019 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2016).
  7. ^ Chittolini, 1995, 172.
  8. ^ AngelicaCioccari-Solichon, Dizionario storico della Svizzera (DSS), Accademia svizzera di scienze umane e sociali
  9. ^ Messaggio n. 4583 del 15 ottobre 1996.
  10. ^ Città di Mendrisio, sito ufficiale, su mendrisio.ch.
  11. ^ Museo dei fossili di Meride, su museodeifossili.ch.
  12. ^ Torre con lapide romana - Inventario dei beni culturali (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  13. ^ Ordine dei Cappuccini, in Dizionario storico della Svizzera.
  14. ^ Scalinata della Chiesa di San Zeno - Inventario dei beni culturali (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  15. ^ Oratorio di San Rocco - Inventario dei beni culturali (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  16. ^ Oratorio di San Rocco, su turismo.valledimuggio.ch. URL consultato il 16 agosto 2023 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2022).
  17. ^ Oratorio di San Giuseppe - Inventario dei beni culturali (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
  18. ^ Chiesa-oratorio di San Giovanni Battista - Inventario dei beni culturali (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2015).
  19. ^ Oratorio di San Giorgio - Inventario dei beni culturali (archiviato dall'url originale il 18 giugno 2015).
  20. ^ Ufficio cantonale di statistica Bellinzona
  21. ^ Costituzione della Repubblica e Cantone Ticino, del 14 dicembre 1997 (PDF), su admin.ch. URL consultato il 9 dicembre 2023 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2013).
  22. ^ (EN) Mary C. Jones e Claudia Soria, Assessing the effect of official recognition on the vitality of endangered languages: a case of study from Italy, in Policy and Planning for Endangered Languages, Cambridge, Regno Unito, Cambridge University Press, 2015, p. 130.
    «Lombard (Lumbard, ISO 639-9 lmo) is a cluster of essentially homogeneous varieties (Tamburelli 2014: 9) belonging to the Gallo-Italic group. It is spoken in the Italian region of Lombardy, in the Novara province of Piedmont, and in Switzerland. Mutual intelligibility between speakers of Lombard and monolingual Italian speakers has been reported as very low (Tamburelli 2014). Although some Lombard varieties, Milanese in particular, enjoy a rather long and prestigious literary tradition, Lombard is now mostly used in informal domains. According to Ethnologue, Piedmontese and Lombard are spoken by between 1,600,000 and 2,000,000 speakers and around 3,500,000 speakers respectively. These are very high figures for languages that have never been recognised officially nor systematically taught in school»
  23. ^ Bernardino Biondelli, Saggio sui dialetti gallo-italici, 1853, p.  4..
    «Il dialetto principale rappresentante il gruppo occidentale si è il Milanese, e ad esso più o meno affini sono: il Lodigiano, il Comasco, il Valtellinese, il Bormiese, il Ticinese e il Verbanese.[...] Il Comasco esténdesi in quasi tutta la provincia di Como, tranne l'estrema punta settentrionale al di là di Menagio e di Bellano a destra ed a sinistra del Lario; e in quella vece comprende la parte meridionale del Cantone Ticinese, sino al monte Cènere. [...] Il Ticinese è parlato nella parte settentrionale del Cantone Svizzero d'egual nome, al norte del Monte Cènere, in parecchie varietà, tra le quali distinguonsi sopra tutto le favelle delle valli Maggia, Verzasca, Leventina, Blenio ed Onsernone»
  24. ^ a b Claudia Patocchi - Fabio Pusterla, Cultura e linguaggio della Valle Intelvi. Indagini lessicali ed etnografiche, Senna Comasco, La Comasina Grafica, 1983, p. XXXII.
    «È quindi possibile concludere che il dialetto intelvese appartiene al grosso gruppo alto-lombardo di area comasca; all'interno di questa vasta zona linguistica, che presenta differenti situazioni particolari, la valle si caratterizza tuttavia come zona periferica e conservativa, e la sua parlata si differenzia dalla koinè comasca di pianura per una serie di tratti arcaici, ormai scomparsi non solo a Como ma anche nei centri principali del Mendrisiotto e del Luganese, che l'avvicinano piuttosto alle varietà dialettali delle aree limitrofe, in particolare della Val Mara e dell'alta Valle di Muggio»
  25. ^ Oscar Keller, Die Mundarten des Sottoceneri (Tessin) dargestellt an Hand von Paralleltexten. I. Mendrisiotto, in Revue de linguistique romane, n. 10, pp. 189-297.
  26. ^ Franco Lurà, Il dialetto del Mendrisiotto, Mendrisio-Chiasso, Edizioni UBS, 1987, p. 38.
  27. ^ Franco Lurà, Il dialetto del Mendrisiotto, Mendrisio-Chiasso, Edizioni UBS, 1987, p. 15.
  28. ^ Fabio Pusterla, Il dialetto della Valle Intelvi: fonetica storica, fonologia, morfosintassi, Pavia, 1981.
  29. ^ Mendrisio, das Grenzgänger-Mekka, su nzz.ch.
  30. ^ Museo d'arte di Mendrisio.
  31. ^ Patrick Stopper, Doppio appuntamento per il Palio di Mendrisio, su Ticinonline, 2 marzo 2023.
  32. ^ Chi siamo - Città di Mendrisio, su mendrisio.ch. URL consultato il 31 maggio 2019.
  33. ^ Patriziati Città di Mendrisio, su mendrisio.ch. URL consultato il 31 maggio 2019.

Bibliografia modifica

  • Angelo Baroffio, "Memorie istoriche sulle diverse chiese ed oratori esistenti in Mendrisio", Bollettino storico della Svizzera italiana, anno 1, numero 1, Carlo Colombi, Bellinzona 1879, 8-13; Idem, Ibidem, anno 1, numero 2.
  • Johann Rudolf Rahn, I monumenti artistici del medio evo nel Cantone Ticino, traduzione di Eligio Pometta, Bellinzona, Tipo-Litografia di Carlo Salvioni, 1894. p. 203-209.
  • Siro Borrani, Il Ticino Sacro. Memorie religiose della Svizzera Italiana raccolte dal sacerdote Siro Borrani prevosto di Losone, Tip. e Libreria Cattolica di Giovanni Grassi, Lugano 1896.
  • Giuseppe Martinola (a cura di), Invito al Mendrisiotto, Lions Club del Mendrisiotto, Bellinzona 1965, 49-52, 56, 66.
  • Virgilio Gilardoni, "Il Romanico. Catalogo dei monumenti nella Repubblica e Cantone del Ticino", La Vesconta, Casagrande S.A., Bellinzona 1967, 22, 36-38, 40, 45, 294, 299, 366, 410, 414-421, 511, 543.
  • Giuseppe Martinola, Inventario d'arte del Mendrisiotto, I, Edizioni dello Stato, Bellinzona 1975, 221-319.
  • Giuseppe Martinola, I diletti figli di Mendrisio, Ed. Dadò, Locarno, 1980.
  • Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 292, 335, 353-361, 385.
  • Mario Medici, Storia di Mendrisio, I-II, Banca Raiffeisen di Mendrisio, Mendrisio 1980.
  • Aurelio Garobbio, "Ricordi di Mendrisio, il mio vecchio borgo", Archivio per l'Alto Adige. Rivista di studi alpini, 1983, n. 77, p. 131-163.
  • Franco Lurà, Il dialetto del Mendrisiotto. Descrizione sincronica e diacronica e confronto con l'italiano, Mendrisio-Chiasso, Edizioni UBS, 1987.
  • Emilio Motta, Effemeridi ticinesi, ristampa Edizioni Metà Luna, Giubiasco 1991.
  • (DE) Fabrizio Frigerio, "Beroldingen (Familie)", "Beroldingen, Giuseppe Antonio", Beroldingen, Francesco", "Beroldingen, Sebastiano", Schweizer Lexikon, Lucerna, Mengis & Ziehr Ed., 1991-1993, vol. I, p. 521.
  • (DE) Fabrizio Frigerio, "Mendrisio (Vogtei)", Schweizer Lexikon, Lucerna, Mengis & Ziehr Ed., 1991-1993, vol. IV, p. 527.
  • (DE) Fabrizio Frigerio, «Torriani», Schweizer Lexikon, Lucerna, Mengis & Ziehr Ed., 1991-1993, vol. VI, pp. 281–282.
  • Giorgio Chittolini, "A proposito di statuti e copiaticci, jus proprium e autonomia", Archivio Storico Ticinese, anno XXXII, numero 118, Casagrande, Bellinzona 1995.
  • Raffaello Ceschi, Governanti e governati, in Storia della Svizzera italiana dal Cinquecento al Settecento, Bellinzona, 2000.
  • AA.VV., Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 416, 438-447, 449-451, 453, 454, 455, 464, 470, 475, 478, mappa 439.
  • Francesca Mariani Arcobello, Socialista di frontiera., L'avvocato Francesco Nino Borella (1883 - 1963), Fondazione Piero e Marco Pellegrini-Guglielmo Canevascini, Bellinzona, 2008.
  • Stefania Bianchi (a cura di), L'Ospedale della Beata Vergine di Mendrisio. 150 anni di storia e memoria, Casa Croci, Mendrisio, 2010.
  • Mauro Cerutti, "Un importante repertorio biografico dei volontari svizzeri nella guerra civile spagnola", Archivio Storico Ticinese, Casagrande, Bellinzona 2010.
  • Marco Schnyder, Famiglie e potere. Il ceto dirigente di Lugano e Mendrisio tra Sei e Settecento, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2011.

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