Diocesi di Tursi-Lagonegro

La diocesi di Tursi-Lagonegro (in latino: Dioecesis Tursiensis-Lacunerulonensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo appartenente alla regione ecclesiastica Basilicata. Nel 2020 contava 124.942 battezzati su 125.942 abitanti. È retta dal vescovo Vincenzo Carmine Orofino.

Diocesi di Tursi-Lagonegro
Dioecesis Tursiensis-Lacunerulonensis
Chiesa latina
Cattedrale di Tursi
Suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo
Regione ecclesiasticaBasilicata
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoVincenzo Carmine Orofino
Vicario generaleDomenico Buglione
Presbiteri83, di cui 79 secolari e 4 regolari
1.505 battezzati per presbitero
Religiosi5 uomini, 43 donne
Diaconi6 permanenti
 
Abitanti125.942
Battezzati124.942 (99,2% del totale)
StatoItalia
Superficie2.509 km²
Parrocchie72 (4 vicariati)
 
ErezioneX secolo
Ritoromano
CattedraleMaria Santissima Annunziata
ConcattedraleSan Nicola
Santi patroniSanta Maria Regina di Anglona
IndirizzoVia Roma 63, 75028 Tursi [Matera], Italia
Sito webwww.diocesitursi.it
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale di Lagonegro
La basilica di Sant'Egidio Abate a Latronico.
La basilica di San Biagio a Maratea.
Il santuario di Santa Maria Regina di Anglona.

Territorio modifica

La diocesi comprende 39 comuni della Basilicata di cui

Sede vescovile è la città di Tursi, dove si trova la cattedrale dell'Annunziata. A Lagonegro sorge la concattedrale di San Nicola. In diocesi si trovano anche tre basiliche minori: il santuario di Santa Maria Regina di Anglona, antica cattedrale della diocesi, la basilica di Sant'Egidio Abate a Latronico e la basilica di San Biagio a Maratea.

Il territorio si estende su 2.509 km², suddiviso in 4 zone pastorali e 72 parrocchie:

  • zona pastorale Jonica;
  • zona pastorale Sinnica;
  • zona pastorale Val d'Agri;
  • zona pastorale Mercure "Tirrenica".

Storia modifica

Secondo la tradizione locale, la città di Anglona sarebbe diventata sede di cattedra vescovile di rito latino prima della città di Tursi e si attribuirebbe l'istituzione del vescovado a san Pietro o a san Marco, come scrive nel 1851 lo storico Antonio Nigro nella sua Memoria topografica ed istorica sulla città di Tursi e sull'antica Pandosia di Eraclea oggi Anglona.[1]

Tuttavia la prima notizia storica di una diocesi in queste terre risale solo al X secolo. Nella sua Relatio de legatione Costantinopolitana, scritta nel 968, Liutprando da Cremona riferisce che in quel tempo il patriarca Polieucte di Costantinopoli ricevette dall'imperatore Niceforo Foca l'autorizzazione ad erigere la sede metropolitana di Otranto, dando al metropolita Pietro la facoltà di consacrare i vescovi suffraganei di Acerenza, di Tursi (Turcico), di Gravina, di Matera e di Tricarico. Non è chiaro se queste disposizioni abbiano avuto reale effetto, in quanto le Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli menzionano una sola sede suffraganea di Otranto, quella di Tursi,[2] mentre le altre diocesi ricordate da Liutprando gravitarono sempre nell'area di influenza latina.[3]

Tra la fine del X secolo e i primi decenni dell'XI secolo, Tursi risulta essere una diocesi greca, in un territorio dove numerosi erano i monasteri greci. «Tutta l'area era stata interessata dalla diffusione del monachesimo greco a opera di monaci basiliani provenienti dalla Calabria e dalla Sicilia che, accompagnati da fama di santità, avevano dato vita nelle zone interne della costa ionica e del lagonegrese a numerose comunità monastiche… Tra i monaci più famosi si ricordano i santi Nilo, Saba, Luca, Vitale; tra i monasteri più importanti quello di Sant'Elia di Carbone, il cui abate ancora nel XII secolo esercitava la giurisdizione su tutte le comunità basiliane della Lucania.»[4]

Il primo vescovo noto di Tursi è il greco Michele, documentato in un atto testamentario del 1050. Con la seconda metà dell'XI secolo, contestualmente al passaggio del territorio in mano normmana, la diocesi venne inserita nell'organizzazione ecclesiastica latina. Nella bolla concessa da papa Alessandro II nel 1068 ad Arnaldo di Acerenza, Tursi è elencata fra le suffraganee della nuova sede metropolitana acherontina,[5] appartenenza che verrà confermata dai pontefici successivi.

Tra l'XI e il XII secolo, nel contesto di un riconsolidamento degli assetti ecclesiastici della regione,[6] la sede vescovile venne trasferita ad Anglona, a pochi chilometri da Tursi. Il primo vescovo noto con il titolo Anglonensis è Pietro, menzionato in un diploma del 1110.[7]

Nel corso del XII secolo, negli atti ufficiali sia ecclesiastici che civili, si alternano i titoli Anglonensis e Tursiensis. Nel 1121 è attestato un Giovanni, vescovo di Tursi, mentre nel 1144 e nel 1146 lo stesso vescovo, o un altro omonimo, è documentato come vescovo di Anglona. Negli atti pontifici diretti ai metropoliti di Acerenza da Pasquale II (1099-1118) a Innocenzo III (1198-1216) ricorre il nome di Tursi, mentre in diplomi regi del 1167 e del 1221 compare la ecclesia Anglonensis.[8] Alcuni autori hanno ipotizzato la coesistenza per un certo periodo di due vescovi, quello greco a Tursi e quello latino ad Anglona, ipotesi che tuttavia appare controversa e non unanimemente condivisa.[9]

L'elemento greco nella diocesi sopravvisse a lungo. All'inizio del XIII secolo il metropolita di Acerenza informò il pontefice che il capitolo di Anglona aveva eletto come vescovo il cantor della cattedrale di Tricarico, che era un greco, figlio di un sacerdote, e lui stesso sposato. Questo fatto testimonia come ancora in quel periodo la maggioranza del capitolo anglonese era costituito da soggetti di cultura, lingua e rito greco.[10]

Sembra tuttavia che Anglona abbia mantenuto un ruolo secondario rispetto a Tursi. Nel 1219 l'abitato è qualificato come castrum e non come civitas, mentre nel 1221 è indicato come "casale", indizio di un progressivo spopolamento del territorio. Nel 1320, secondo quanto riporta Ughelli, il capitolo della cattedrale operava a Tursi, mentre anche i vescovi ben presto abbandonarono l'abitato di Anglona, dato alle fiamme nel 1369, per rifugiarsi a Chiaromonte.[11]

Causa la decadenza della città di Anglona, con decreto concistoriale dell'8 agosto 1544[12], diretto al vescovo Berardino Elvino, papa Paolo III sancì il trasferimento della sede vescovile di Anglona nella città di Tursi. Sede della cattedra fu la chiesa di San Michele Arcangelo. Il decreto fu confermato da una bolla del medesimo pontefice del 26 marzo 1546, con il quale fu eretta a cattedrale la chiesa dell'Annunziata.[13] Da questo momento la diocesi ebbe il nome di "diocesi di Anglona-Tursi".[14]

Un primo embrionale seminario diocesano fu istituito dal vescovo Matteo Cosentino (1667-1702), ampliato dal successore Domenico Sabbatino (1702-1721).[15]

Il 13 febbraio 1919 in seguito all'erezione dell'eparchia di Lungro, la diocesi di Anglona-Tursi cedette i paesi di lingua albanese e di rito bizantino che rientravano nel suo territorio, ossia Castroregio, Farneta, San Costantino Albanese e San Paolo Albanese.[16]

Nel 1949 la diocesi si ampliò con i comuni di Craco e di Montalbano Jonico, in precedenza appartenuti alla diocesi di Tricarico.[17]

Il 2 luglio 1954 la diocesi entrò a far parte della nuova provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Matera;[18] il 21 agosto 1976 divenne invece suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza.[19]

Con decreto della Congregazione per i Vescovi dell'8 settembre 1976[20], a seguito della creazione della Regione ecclesiastica Basilicata[21] e per far coincidere i confini ecclesiastici con quelli delle regioni civili, Anglona-Tursi cedette alla diocesi di Cassano all'Jonio i comuni dell'Alto Ionio Cosentino di Alessandria del Carretto, Amendolara, Canna, Montegiordano, Nocara, Oriolo, Rocca Imperiale e Roseto Capo Spulico, ottenendo dalla medesima diocesi le parrocchie lucane dei comuni di Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Rotonda, Viggianello e le parrocchie di Agromonte Magnano e Agromonte Mileo nel comune di Latronico; sul lato tirrenico della Basilicata sono stati annessi alla diocesi di Anglona-Tursi i comuni di Lagonegro, Latronico, Lauria, Maratea, Nemoli, Rivello e Trecchina appartenuti alla diocesi di Policastro. Con lo stesso decreto, Anglona-Tursi ha ceduto all'arcidiocesi di Matera i comuni di Craco, Montalbano Jonico e Scanzano Jonico, acquisendo i territori di Moliterno e Sarconi, appartenuti all'arcidiocesi di Potenza e Marsico Nuovo.

Lo stesso giorno, con il decreto Ex historicis, la Congregazione per i Vescovi ha mutato il nome della diocesi in Tursi-Lagonegro; e contestualmente Anglona è divenuta una sede titolare della Chiesa cattolica.

Cronotassi modifica

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi di Tursi modifica

Vescovi di Anglona modifica

  • Pietro † (menzionato nel 1110)[7]
  • Giovanni I † (menzionato nel 1121)[26]
  • Giovanni II † (prima del 1144 - dopo il 1146)[26]
  • Guglielmo I † (prima del 1167 - dopo il 1168)[27]
  • Riccardo I † (menzionato nel 1172)[28]
  • Roboano † (prima del 1179 - dopo il 1181)[29]
  • Anonimo † (menzionato come electus nel 1203)[29]
  • Anonimo † (menzionato nel 1215)[29]
  • Anonimo † (menzionato come electus nel 1216)[29]
  • Anonimo † (menzionato nel 1217 e nel 1218)[29]
    • Nicola † (prima del 9 marzo 1219) (vescovo eletto)[29]
  • Pietro di Pisticci † (9 marzo 1219 - 20 dicembre 1221 deposto)[29][30]
  • Anonimo † (20 dicembre 1221 - ?)[31]
  • Roberto, O.Cist. † (prima del 1241 - prima del 14 maggio 1252 deceduto)[32]
    • Deodato di Squillace, O.F.M. † (19 dicembre 1253 - dopo il 9 dicembre 1255 deceduto) (vescovo eletto)[33]
  • Giovanni Montefuscolo ? † (1254 - 1259 nominato vescovo di Nola)[34]
  • Leonardo, O.Cist. † (prima del 1269 - dopo il 1274)[35]
  • Gualtiero † (prima del 1295[36] - 22 giugno 1299 nominato arcivescovo di Taranto)
  • Marco † (prima del 1302 - dopo il 1320)
  • Silvestro da Matera † (1322 - ?)
  • Angiolo ? † (1324 - ?)
  • Francesco della Marra † (circa 1325 - 25 maggio 1330 nominato arcivescovo di Cosenza)
  • Guglielmo II † (25 maggio 1330 - ? deceduto)
  • Giovanni di Tricarico † (16 dicembre 1332 - ?)
  • Riccardo II † (29 maggio 1344 - ? deceduto)
  • Filippo I † (11 agosto 1363 - 1364 deceduto)
  • Filippo II † (16 dicembre 1364 - dopo il 1395 deceduto)
  • Giacomo † (17 maggio 1399 - 28 aprile 1400 nominato vescovo di Strongoli)
  • Ruggiero de Marescolis † (28 aprile 1400 - ? deceduto)[37]
  • Giovanni Caracciolo † (19 marzo 1418 - 1439 deceduto)
  • Giacomo Casciano † (2 ottobre 1439 - ? deceduto)
  • Ludovico Fenollet † (5 novembre 1466 - 13 febbraio 1467 nominato arcivescovo di Cagliari)
  • Louis Fenollet † (27 gennaio 1468 - 14 settembre 1471 nominato arcivescovo di Nicosia) (per la seconda volta)
  • Giacomo Fiascone † (24 aprile 1472 - 1500 deceduto)
  • Giacomo di Capua † (1500 - 12 novembre 1507 dimesso)[38]
  • Fabrizio di Capua † (12 novembre 1507 - circa 1510 dimesso)
  • Giovanni Antonio Scozio † (24 aprile 1510 - 1528 deceduto)
  • Oliviero Carafa † (6 settembre 1536 - 1542 dimesso)

Vescovi di Anglona-Tursi modifica

Vescovi di Tursi-Lagonegro modifica

Statistiche modifica

La diocesi nel 2020 su una popolazione di 125.942 persone contava 124.942 battezzati, corrispondenti al 99,2% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1959 118.000 118.800 99,3 76 71 5 1.552 5 84 59
1969 115.148 117.498 98,0 56 56 2.056 88 54
1980 127.900 137.000 93,4 89 72 17 1.437 17 110 65
1988 133.116 134.099 99,3 97 73 24 1.372 1 25 136 71
1999 131.665 132.565 99,3 89 69 20 1.479 21 100 71
2000 131.500 132.500 99,2 92 72 20 1.429 21 95 71
2001 131.500 132.500 99,2 89 70 19 1.477 3 21 90 71
2002 131.500 132.500 99,2 88 72 16 1.494 3 18 90 71
2003 131.500 132.500 99,2 80 66 14 1.643 3 16 88 71
2004 131.500 132.500 99,2 79 67 12 1.664 5 14 87 72
2010 124.942 125.942 99,2 80 67 13 1.561 7 14 64 81
2014 127.100 128.200 99,1 82 74 8 1.550 6 9 64 82
2017 124.000 125.600 98,7 79 75 4 1.569 7 6 57 75
2020 124.942 125.942 99,2 83 79 4 1.505 6 5 43 72

Note modifica

  1. ^ Napoli, Tip. R. Miranda, 1851, p. 90.
  2. ^ Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Parigi, 1981, Notitia 10, p. 333, nº 675; e Notitia 13, p. 370, nº 797 (Toursikon).
  3. ^ Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, p. 7. Visentin, La Basilicata nell'alto Medioevo…, p. 9.
  4. ^ Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  5. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 456, nº 6.
  6. ^ Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, pp. 13 e 35. Visentin, La Basilicata nell'alto Medioevo…, p. 11.
  7. ^ a b Kehr, Italia pontificia, IX, p. 468. Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, p. 14. Peters-Custot, Les Grecs de l'Italie méridionale post-byzantine, p. 258.
  8. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 469.
  9. ^ Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, p. 15.
  10. ^ Peters-Custot, Les Grecs de l'Italie méridionale post-byzantine, p. 259.
  11. ^ Luisa Derosa, Diocesi e cattedrali di Basilicata Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive., «Basilicata Regione Notizie» 1999, p. 38.
  12. ^ Eubel, Hierarchia catholica, III, p. 110, nota 8. Gams riporta come data quella dell'8 agosto 1546.
  13. ^ Secondo quanto riporta Eubel (Hierarchia catholica, IV, p. 84, nota 1), ancora nel 1606 i vescovi avevano residenza abituale a Chiaromonte, pur essendo la cattedrale a Tursi.
  14. ^ Nei documenti pontifici si trova anche il titolo Anglonensis et Tursiensis come, per esempio, nella bolla De utiliori del 1818, in alcuni Annuari Pontifici dell'Ottocento, e in alcune nomine vescovili negli Acta Apostolicae Sedis.
  15. ^ D'Avino, Cenni storici…, p. 726.
  16. ^ (LA) Bolla Catholici fideles, AAS 11 (1919), p. 224.
  17. ^ (LA) Sacra Congregazione Concistoriale, Decreto Cum oppida, AAS 41 (1949), pp. 428-429.
  18. ^ (LA) Bolla Acherontia et Matera, AAS 46 (1954), pp. 522-524.
  19. ^ (LA) Bolla Quo aptius, AAS 68 (1976), pp. 593-594.
  20. ^ (LA) Decreto Quo aptius, AAS 68 (1976), pp. 675-677.
  21. ^ (LA) Decreto Eo quod, AAS 68 (1976), pp. 678-680.
  22. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 468. Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, p. 8.
  23. ^ Engelbertus è documentato nel 1065, mentre Ingilbertus nel 1067 e nel 1068. Secondo Kehr (Italia pontificia, IX, pp. 468 e 470) e Andenna (Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, p. 8) si tratta della stessa persona. Alcuni autori (Schwartz e Signorelli) hanno attribuito Ingilbertus alla sede di Blera o di Tuscania nella Tuscia laziale.
  24. ^ Kehr (Italia pontificia, IX, p. 468) lo indica come vescovo greco predecessore di Simeone, ma non riporta alcun anno di riferimento.
  25. ^ Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, p. 14. Peters-Custot, Les Grecs de l'Italie méridionale post-byzantine, p. 258. Kehr (Italia pontificia, IX, p. 468) gli attribuisce 70 anni di episcopato, dal 1074 al 1144, forse per un refuso tipografico.
  26. ^ a b I vescovi Giovanni I e Giovanni II potrebbero essere la stessa persona. Nel 1121 è documentato come vescovo di Tursi, nel 1144 e nel 1146 come vescovo di Anglona. Kehr, Italia pontificia, IX, p. 468. Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, pp. 14-15.
  27. ^ Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, pp. 15-16. In una bolla pontificia del 1192 si accenna a Guglielmo come quondam episcopus Anglonensis, ad indicare che già da tempo era deceduto; alcuni autori erroneamente ne hanno fatto un vescovo nuovo (Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, p. 16, nota 47).
  28. ^ Kehr, Italia pontificia, IX, p. 469. Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, p. 16.
  29. ^ a b c d e f g Kamp, Kirche und Monarchie…, II, pp. 780–786.
  30. ^ Per la controversa storia di questo periodo (1200-1221) della diocesi: Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, pp. 23-26.
  31. ^ Kamp, Kirche und Monarchie…, II, p. 783. Secondo Kamp, la tradizione locale, non comprovata dai documenti coevi, dà a questo vescovo il nome di Guglielmo.
  32. ^ Kamp, Kirche und Monarchie…, II, pp. 783–784. Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, pp. 27-28. Roberto è storicamente documentato solo in un'occasione, nel febbraio 1241; è tradizione locale non documentata che fosse un cistercense. Il 14 maggio 1252 la sede risulta essere vacante.
  33. ^ Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, pp. 30-31. Kamp, Kirche und Monarchie…, II, pp. 784–785. Non sembra abbia mai preso possesso della diocesi.
  34. ^ Secondo Kamp (Kirche und Monarchie…, II, p. 785, nota 48), questo vescovo è frutto di una errata interpretazione dei documenti e di un equivoco che ha la sua origine in Ughelli, il cui errore si è tramandato negli autori successivi. Un Giovanni Angelensis, documentato come vescovo di Sant'Angelo dei Lombardi (e non di Anglona) nel 1259 (Kamp, Kirche und Monarchie…, II, pp. 766-767) e come vescovo di Nola nel 1261 (Kamp, Kirche und Monarchie…, I, pp. 368-370), è stato confuso con Giovanni di Montefusco, laico e conte di Anglona, a cui papa Innocenzo IV aveva dato nel maggio 1252 il compito, assieme al cardinale vescovo di Albano Pietro da Collemezzo, di trovare una persona adatta per reggere la diocesi di Anglona, al tempo vacante (Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, p. 30 e nota 115). Secondo Kamp, Giovanni Montefuscolo (sic) è da eliminare dalle cronotassi di Anglona e di Nola.
  35. ^ Andenna, Anglona dalle origini sino ai primi anni del Trecento, pp. 33-34. Kamp, Kirche und Monarchie…, II, pp. 785–786.
  36. ^ Kamp, Kirche und Monarchie…, II, p. 786, nota 53.
  37. ^ Avendo aderito all'obbedienza avignonese, fu nominato vescovo di Anglona dall'antipapa Clemente VII già il 16 agosto 1392, succedendo a Zotta Girardini, della medesima obbedienza. Entrambi questi vescovi non poterono prendere possesso della sede. In seguito Ruggiero de Marescolis aderì all'obbedienza romana.
  38. ^ Secondo Eubel, Giacomo Fiascone e Giacomo di Capua sarebbero lo stesso vescovo.
  39. ^ In questo punto Gams inserisce il vescovo Pier Paolo Parisio (1528-1538, nominato vescovo di Nusco), escluso da Eubel, il quale fa notare che quando fu nominato alla sede di Nusco, i documenti dell'Archivio vaticano lo indicano come chierico di Cosenza e uditore della camera apostolica, senza alcun accenno ad un suo precedente incarico sulla sede di Anglona.
  40. ^ Nominato vescovo titolare di Tebe di Tebaide.
  41. ^ Nominato vescovo titolare di Nilopoli.
  42. ^ Nominato vescovo titolare di Bure.

Bibliografia modifica

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