Utente:Delehaye/Sandbox Unità e Reparti con capacità "speciale" delle Forze Armate Italiane

Invasione modifica

Durante la Guerra Fredda (02.09.1945-26.12.1991), che contrappose gli Stati Uniti d'America (USA) ed i suoi alleati del Blocco occidentale, tra cui era annoverata anche l'Italia, riuniti nella Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord (NATO), contro l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) ed i suoi alleati del Blocco orientale, riuniti nel Trattato di Amicizia, Cooperazione e Mutua Assistenza, conosciuto come Patto di Varsavia (PdV), la dottrina militare della NATO identificava 11 punti deboli nei confini tra i 2 Blocchi (Cortina di ferro), ovvero 11 punti da dove le truppe dell'Armata Sovietica e del Patto di Varsavia avrebbero potuto dilagare nel Blocco occidentale.

Repubblica Federale di Germania (BRD) modifica

 

L'invasione avrebbe potuto dilagare nel Blocco occidentale, tramite la Repubblica Federale di Germania (BRD):

  1. il North German Plain[1], al nord, nel Braunschweig (Niedersachsen);
  2. il Göttingen Corridor, nel centro-nord, nel Braunschweig (Niedersachsen);
  3. il Hessian Gap, al centro, nel Kassel (Hessen);
  4. il Fulda Gap[2], al centro, nel Kassel (Hessen);
  5. il Coburg Entry, al sud, nel Oberfranken (Bayern);
  6. l'Hof Corridor[3], al sud, nel Oberfranken (Bayern);
  1. il Weiden Gap / Czechoslovakian Gap, al sud, nel Oberpfalz (Bayern);
  1. il Danube Gap / Austrian Gap, al sud, nel Niederbayern (Bayern);

Repubblica Italiana (RI) modifica

 
 

L'invasione avrebbe potuto dilagare nel Blocco occidentale, tramite la Repubblica Italiana (RI):

  1. il Passo del Brennero, nella (Provincia autonoma di Bolzano (Regione Trentino-Alto Adige)
  2. la Val Pusteria tramite il varco di Prato alla Drava-Versciaco, nella Provincia autonoma di Bolzano (Regione Trentino-Alto Adige)
  3. la Soglia di Gorizia, nella Provincia di Gorizia (Regione Friuli Venezia Giulia)

Piani militari segreti del patto di Varsavia, risalenti agli anni sessanta e resi pubblici nel 2005, prevedevano un attacco all'Italia attraverso la neutrale Austria con un bombardamento nucleare preventivo sulle città di Vienna, Monaco di Baviera, Innsbruck, Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Ghedi e Piacenza. Le truppe russe-ungheresi consistenti in 7 divisioni motorizzate, 3 divisioni corazzate, 38 lanciamissili, 214 aerei da combattimento, 121 caccia, 24 aerei da ricognizione e 25 bombardieri con armi atomiche prevedevano di occupare il Nord Italia, attraverso le linee di penetrazione di Tarvisio e della Val Camonica, raggiungendo Brescia e Bologna in 13 giorni di combattimenti attestandosi poi saldamente sull'Appennino tosco-emiliano.[5]

Unità e Reparti con capacità "speciale" delle Forze Armate Italiane modifica

Il presente elenco non è esaustivo:

Esercito Italiano modifica

Fanteria / Genio / Artiglieria modifica

Mine nucleari per bloccare il transito nei colli di bottiglia dei passi alpini di Resia, Brennero o Prato alla Drava-Versciaco. Uno studio dell'analista statunitense William M. Arkin del 1989 stimava in 24 ordigni la consistenza di queste armi nei depositi italiani.

(??.??.1963 - ??.??.1989): Mine "ADM" (Atomic Demolition Munition) o SADM (Special Atomic Demolition Munition)


Artiglieria modifica

La filosofia d'impiego del nuovo sistema sarebbe stata quella dello "hoot and scoot" spara e scappa e scappa veloce perchè il tiro sarebbe avvenuto a ridosso della prima linea, da posizioni facilmente identificabili da parte del nemico che, per la mortale minaccia rappresentata dal missile avrebbe concentrato su di esso un'altrettanto mortale attenzione.

(01.10.1959 - 28.11.1977):   III Brigata Missili (III Brg.Msl.)
(28.11.1977 - 01.12.1991):   3ª Brigata Missili "Aquileia" (3ª Brg.Msl. "Aquileia")
(01.12.1991 - ??.??.2001):   3º Reggimento Artiglieria "Aquileia" (3º Rgt.A. "Aquileia")


Artiglieria Missili modifica

- (10.01.1959 - ??.??.19??): Lanciatore Trattore d'Artiglieria M-289 armato con MGR-1 "Honest John":
- (??.??.1972 - 28.09.1992): Lanciatore Semovente d'Artiglieria M-752 armato con MGM-52 "Lance":

nel ??.06.1965 in Italia c'erano 16 Lanciatori M-289 su 5 Batterie [6]

Artiglieria Pesante modifica

- (??.??.1957 - ??.01.1965): Trattore d'Artiglieria Medio FIAT 6605 - TM 69 6x6 con al traino Obice da 203/25 (Howitzer M-115 - 8 Inch) armato con Granate M422 AFAP T-317 con testata nucleare W-33 (Mod. 0-Y1, 1-Y1, 1-Y2, 1-Y3, 1-Y4):
- (??.??.1969 - ??.??.1973): Trattore d'Artiglieria Medio FIAT 6605 - TM 69 6x6 con al traino Obice da 203/25 (Howitzer M-115 - 8 Inch) armato con Granate M??? AFAP T-??? con testata nucleare W-75 (Mod. 0-Y1):
- (??.07.1981 - ??.08.1986): Trattore d'Artiglieria Medio FIAT 6605 - TM 69 6x6 con al traino Obice da 203/25 (Howitzer M-115 - 8 Inch) armato con Granate M753 AFAP (ER) XM-753 con testata nucleare W-79 (Mod. 0-Y1, 0-Y2, 0-Y3, 1-Y1):


- (??.??.1977 - ??.04.1985): d'Artiglieria M107 con Obice da 175/60 (Howitzer M-113 - 8 Inch):
- (??.04.1985 - 06.09.1992): d'Artiglieria M110A2 con Obice da 203/39 (Howitzer M-139 - 8 Inch):

Sito stoccaggio munizionamento "speciale" modifica



Le munizioni nucleari destinate ad equipaggiare le unità con doppia capacità dell'Esercito Italiano erano custodite oltre che presso il Site Pluto, che era totalmente sotto il controllo statunitense e fungeva da riserva strategica di teatro oltre che da punto di transito e manutenzione delle testate, anche presso alcuni depositi dell'Esercito Italiano sorvegliati anche da reparti statunitensi.

Questi depositi, tutti nel nord-est Italia, si trovavano in prossimità delle caserme che ospitavano i reparti operativi della 3ª Brigata missili "Aquileia" dotati delle artiglierie o dei missili con capacità nucleare, ovvero pronte all'immediato impiego:

Successivamente, in fase di riorganizzazione, tutto il munizionamento fu riunito nel solo deposito Site Pluto, ad eccezione dei siti Algol ed Altair, che furono mantenuti operativi fino al 1992.

Aeronautica Militare modifica



(01.01.1951 - ??.??.19??): North American P-51 Mustang
(??.??.19?? - ??.??.1956): de Havilland DH.100 Vampire e Republic F-84G Thunderjet
(??.??.1956 - ??.??.1963): Republic F-84F Thunderstreak
(??.??.1963 - ??.??.19??): Lockheed F-104G Starfighter

"CAPACITÀ STRIKE" (V ATAF (Allied Tactical Air Force), Vicenza (VI))


Il 15 giugno 1966 l'aerobrigata perse il 156º Gruppo, che venne trasferito a Gioia del Colle (BA). Adelchi Pillinini nel 1959 venne assegnato al 154º Gruppo, dove rimase fino al 1971, ricoprendo vari incarichi, tra cui comandante della 391ª Squadriglia, e comandante del 154º Gruppo. Dal 1962 al 1964 è stata comandata da Dino Ciarlo.

Nel settembre 1967, a seguito di una ristrutturazione dell'Aeronautica Militare, la 6ª Aerobrigata riprende il vecchio nome di 6º Stormo.





  •   6º Stormo "M.O.V.M. Ten. Pilota Alfredo Fusco"
    • 102º Gruppo "Giuseppe Cenni" ("Paperi") OCU/CBOC (Operational Conversion Unit - Unità di Conversione Operativa / Caccia Bombardieri Ognitempo Convenzionali)
    • 154º Gruppo ("Diavoli Rossi") CBOC/CRO (Caccia Bombardieri Ognitempo Convenzionali / Caccia Ricognitori Ognitempo)
    • 155º Gruppo ETS ("Le Pantere") (Electronic Warfare Tactical Suppression)
    • 406º Gruppo STO (Servizio Tecnico Operativo)
    • 506º Gruppo SLO (Servizio Logistico Operativo)
    • 606ª Squadriglia Collegamenti
    • G.E.A. (Gruppo Efficienza Aeromobili)
    • G.P.F. (Gruppo Protezione delle Forze)

equipaggiati con Tornado IDS e ECR.



General Dynamics F-16 Fighting Falcon B61

34 General Dynamics F-16 Fighting Falcon consegnati (30 F-16A ADF Block 15 + 4 F-16B ADF Block 10) con il programma "Peace Caesar" che ebbe inizio ufficialmente il 28 giugno 2003 con un leasing quinquennale (rinnovato per un ulteriore quinquennio), dove tutti i monoposto erano F-16A-15 ADF aggiornati allo standard "Falcon Plus" con motori Pratt & Whitney F100-PW-220E "Thunder" più altri 4 F-16A OCU (Operational Capability Upgrade) non aggiornati da impiegare come riserva di parti di ricambio.[141] Sostituiti dagli Eurofighter Typhoon, la loro radiazione definitiva è avvenuta il 23 maggio 2012.[141]

In Italia sono dislocate 70-90 di queste bombe , custodite nelle basi NATO di (50) e [Aeroporto di Ghedi]] (20-40).

In Italia sono dislocate 70-90 di queste bombe B61, custodite nelle basi NATO di Base aerea di Aviano (50) e Aeroporto di Ghedi (20-40).[7][8]

Secondo un rapporto statunitense del Natural Resources Defence Council, nella base di Aviano, secondo il concetto NATO di condivisione nucleare, sarebbero conservate 50 bombe atomiche B61-4 di potenza variabile tra 45 e 107 chilotoni.[9][10][11] L'aggiornamento di sicurezza di Aviano AB indica che il numero di armi nucleari operative volte a deposito presso la base potrebbe essere stato ridotto e le bombe B61 ridotte da 50 a 25-35.[12] Tutti i numeri e specifiche riportate, data la segretezza del soggetto, sono comunque da considerarsi speculative.

Secondo il programma NATO di condivisione nucleare, a Ghedi sono conservate 20-40 bombe atomiche B61-3, B61-4 e B61-7,[13] di potenza variabile e massima di 340 chilotoni.[14][15][16][17][18]

Dispiegamento in Italia modifica

MIM-3 Nike Ajax modifica

1959-2007 Denominazione:

  • (1952-1954): SAM-A-7 = Surface-to-Air Missile - Army - Design 7
  • (1954-1956): SAM-A-7 "Nike" I = Surface-to-Air Missile - Army - Design 7 - "Nike" I, per distinguerlo dal successivo "Nike" B
  • (1956-1962): SAM-A-7 "Nike-Ajax" = Surface-to-Air Missile - Army - Design 7 - "Nike-Ajax"
  • (1962-19??): MIM-3 "Nike-Ajax" = Mobile Intercept-Aerial Guided Missile - Design 3 "Nike-Ajax"

Reparti:

  • Aeronautica Militare Italiana equipaggiando i 12 Gruppi Intercettori Teleguidati della 1ª Brigata aerea Intercettori Teleguidati di Padova.

MIM-14 Nike Hercules modifica

1959-2007 Denominazione:

  • SAM-A-25 = Surface-to-Air Missile - Army - Design 25
  • M6
  • MIM-14 "Nike-Ercules" = Mobile Intercept-Aerial Guided Missile - Design 14 "Nike-Ercules"

Testata:

  • testata nucleare W-7
  • testata nucleare W31, con 3 rese variabili di 2, 10, 20 o 30 kt (8,4, 41,8, 84,0 o 125,5 TJ).

Reparti:

La capacità del missile Hercules di portare anche una testata nucleare e l’adozione da parte dell’A.M. di tale armamento speciale nel ruolo superficie-aria, fece sì che sette Gruppi IT (57°, 58°, 67º Gruppo intercettori teleguidati, 72º Gruppo I.T., 79º Gruppo I.T., 80° e 81°) dal marzo 1965 acquisirono la capacità nucleare ospitando, fino agli anni ottanta, nelle proprie strutture i paritetici Detachment/Custodial Team dell’United States Army (USAAD) che facevano capo al 559th Artillery Group del Comando Southern European Task Force (SETAF) di Vicenza.

Località Provincia Coordinate Reparto Italiano Reparto USA US Custodial Team
Ceggia VE 45°40'24.8"N 12°40'11.8"E
45°40'09.8"N 12°39'12.3"E
57º Gruppo I.T. 34th US Army Artillery Detachment (USAAD) Hq & Team 1
Conselve PD 45°09'35.9"N 11°54'43.1"E
45°10'18.1"N 11°55'20.6"E
80º Gruppo I.T. 34th US Army Artillery Detachment (USAAD) Team 2
Chioggia VE 45°10'02.5"N 12°13'32.1"E
45°10'45.4"N 12°13'39.5"E
81º Gruppo I.T. 34th US Army Artillery Detachment (USAAD) Team 3
Cordovado PN 45°49'35.1"N 12°54'45.3"E
45°49'49.4"N 12°53'52.8"E
58º Gruppo I.T. 34th US Army Artillery Detachment (USAAD) Team 4
Monte Calvarina VR 45°30'33.9"N 11°16'50.4"E
45°30'31.3"N 11°17'09.9"E
67º Gruppo I.T. 47th US Army Artillery Detachment (USAAD) Hq & Team 1
Bovolone VR 45°16'17.0"N 11°08'26.8"E 72º Gruppo I.T.
Base Militare "Franco Cappa"
47th US Army Artillery Detachment (USAAD) Team 2
Zelo RO 45°02'00.6"N 11°23'37.7"E
45°02'07.5"N 11°24'36.4"E
79º Gruppo I.T. 47th US Army Artillery Detachment (USAAD) Team 3
Ca' Tron VE 45°34'48.7"N 12°27'25.0"E 56º Gruppo I.T. 87th US Army Artillery Detachment (not activated) ?
Montichiari BS 45°25'26.9"N 10°20'42.4"E
45°25'04.8"N 10°20'15.7"E
45.437657, 10.325814
45°25'59.9"N 10°18'55.5"E
65º Gruppo I.T.
Aeroporto di Brescia "Gabriele d'Annunzio"
? ?
Monte Toraro/Folgaria TN 45°52'14.8"N 11°13'51.1"E
45°52'13.4"N 11°13'39.0"E
66º Gruppo I.T.
Base "Tuono"
? ?
Monte Grappa Prealpi venete 45°52'12"N 11°48'6"E 64º Gruppo I.T. ? ?
Monte Pizzoc TV 46°02'29.1"N 12°20'40.9"E 59º Gruppo I.T. ? ?

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Le unità Nike italiane erano inizialmente equipaggiate con Nike Ajax ed Hercules, ma a metà degli anni '70 passarono completamente a Nike Hercules.

Ogni sito con una squadra di custodia statunitense (US Custodial Team) aveva un carico di 10 testate nucleari pronte per essere lanciate con brevissimo preavviso. I siti utilizzavano testate miste; ovvero sempre 2 sezioni con capacità nucleare (W31 selezionabile con resa da 20 o 2 kiloton) e 1 sezione solo convenzionale (T-45 High Explosive) armata. [19]

Altre 60 testate W31 di riserva erano state tenute in deposito permanente sulla coordinata 45°28'46"N 11°35'57"E Longare. Queste avrebbero dovute essere trasportate in aereo in alcuni siti Nike in caso di deterioramento della situazione politica internazionale nel mondo. Il logistico era traspoprtata in aereo dai CH-47 statunitensi entro 6 ore dalla ricezione di un messaggio in codice.

Questo evento in realtà ebbe luogo nell'ottobre del 1962 [20] durante la crisi dei missili cubani, quando la NATO entrò in piena allerta.

MGM-5 Corporal modifica

1955-1964 Denominazione:

  • MGM-5 "Corporal" = Mobile Surface Attack Guided Missile - Design 5 "Corporal"

Testata:

  • testata nucleare W-7 (Mk.7)

Reparti:

MGM-29 Sergeant modifica

19631977 Denominazione:

  • MGM-29 "Sergeant" = Mobile Surface Attack Guided Missile - Design 29 "Sergeant"

Testata:

  • testata nucleare W52 (M65), con 1 resa (yield) variabile fino a 200 kilotoni di TNT (840 TJ)


MGR-1 Honest John modifica

19531991 Denominazione:

  • (29.06.1951-??.09.1953): Artillery Rocket XM31
  • (??.09.1953-??.12.1953): Artillery Rocket M31
  • (??.12.1953-??.??.1991): MGR-1 "Honest John"
    • MGR-1A (M31)
    • MGR-1B (M50)

Testata:

  • (1953-1959): testata nucleare W7, con 1 resa (yield) variabile fino a 20 kilotoni di TNT (84 TJ).
  • (1959-1991): testata nucleare W31, con 3 rese variabili di 2, 10 o 30 kt (8,4, 41,8 o 125,5 TJ).
  • Esisteva una variante W31 da 20 kt (84 TJ) utilizzata esclusivamente per il sistema antiaereo Nike Hercules.


MGM-52 Lance modifica

19721992 Denominazione:

  • MGM-52 "Lance" = Mobile Surface Attack Guided Missile - Design 52 "Lance"

Reparti:

  • Italy Italian Army
    • 3rd Missile Brigade "Aquileia" (up to 1991, then from 1992 to 2001, 3rd Missile Rgt)


Nel 1959 si costituisce a Padova la 1ª Brigata Aerea Intercettori Teleguidati (IT), designata per l'impiego in Italia del sistema missilistico Nike. Articolata inizialmente su tre Gruppi IT, nel periodo di massima espansione (1968-1977) la 1ª Aerobrigata arriva ad un organico di 3 stormi IT, ciascun comprendente quattro Gruppi, per un totale di dodici Gruppi schierati a difesa del settore Nord/Nord-Est del Paese, dove verosimilmente sarebbe stato sferrato un ipotetico attacco da parte delle forze del Patto di Varsavia.

La capacità del missile Hercules di portare anche una testata nucleare e l’adozione da parte dell’A.M. di tale armamento speciale nel ruolo superficie-aria, fece sì che sette Gruppi IT (57°, 58°, 67º Gruppo intercettori teleguidati, 72º Gruppo I.T., 79º Gruppo I.T., 80° e 81°) dal marzo 1965 acquisirono la capacità nucleare ospitando, fino agli anni ottanta, nelle proprie strutture i paritetici Detachment/Custodial Team dell’United States Army (USAAD) che facevano capo al 559th Artillery Group del Comando Southern European Task Force (SETAF) di Vicenza.

Piani militari segreti del Patto di Varsavia, risalenti agli anni sessanta e resi pubblici nel 2005, prevedevano un attacco all'Italia attraverso la neutrale Austria con un bombardamento nucleare preventivo sulle città di Vienna, Monaco di Baviera, Innsbruck, Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Ghedi e Piacenza. Le truppe russe-ungheresi consistenti in 7 divisioni motorizzate, 3 divisioni corazzate, 38 lanciamissili, 214 aerei da combattimento, 121 caccia, 24 aerei da ricognizione e 25 bombardieri con armi atomiche prevedevano di occupare il Nord Italia, attraverso le linee di penetrazione di Tarvisio e della Val Camonica, raggiungendo Brescia e Bologna in 13 giorni di combattimenti attestandosi poi saldamente sull'Appennino tosco-emiliano.[22]

Lo schieramento era così articolato:

16º Reparto (poi 16º stormo) con sede sull'Aeroporto di Treviso con alle sue dipendenze:

  • 56º Gr. IT - base logistica a Ca' Tron (TV), area lancio e area controllo a Marteggia (VE)
  • 57º Gr. IT - base logistica, area lancio e area controllo a Ceggia (VE)
  • 58º Gr. IT - base logistica, area lancio e area controllo a Cordovado (PN)
  • 59º Gr. IT - base logistica a Vittorio Veneto (TV), area lancio a Pian Cansiglio (BL), area controllo a Monte Pizzoc (TV)

7º Reparto I.T. con sede sull'Aeroporto di Vicenza con alle sue dipendenze:

17º Reparto (poi 17º stormo) con sede sull'Aeroporto di Padova con alle sue dipendenze:

La presenza dei potenti Hercules, tra le prime armi missilistiche "mature" e pienamente sviluppate, ebbe un ruolo di primo piano nell'"età dell'oro" della missilistica americana (e non solo) tra gli anni '50 e i primi anni '70, ma anche l'immaginario dell'opinione pubblica venne impressionato dalle fantastiche prestazioni delle nuove armi (e vettori spaziali), come si vede dalle opere fantascientifiche dell'epoca, in film, cartoni animati e fumetti. Nelle avventure mirabolanti ideate da Stan Lee, specialmente nei Fantastici quattro, quest'atmosfera era molto presente. Anche in prima persona i missili MIN-14, con la loro sagoma avveniristica, possente e aggressiva, avrebbero potuto far bella figura in una storia di fantascienza. In un episodio del Mitico Thor, per esempio, l'eroe distrugge una batteria di missili praticamente uguali al Nike.

Da notare, tornando all'arma di per sé, e ricordando i test contro i missili, specialmente quello contro un altro Hercules, che il MIN-14 era talmente potente, ad alta quota, che poteva ingaggiare i bombardieri anche se ampiamente supersonici. L'ingaggio contro il missile Hercules avvenne infatti ad una quota maggiore e a una velocità comparabile con quella del ricognitore Lockheed SR-71 Blackbird, che diversi anni prima di entrare in servizio era già teoricamente ingaggiabile dai missili di questo tipo, a patto che fosse attaccato frontalmente (altrimenti la differenza di velocità sarebbe stata assai ridotta). Nominalmente, anche il bombardiere Convair B-58 Hustler del 1960 era ampiamente vulnerabile, pur toccando oltre mach 2 a 18000 metri.

Ad un certo punto, la versione nucleare del missile venne fatta uscire di produzione, non reputando saggio far esplodere armi atomiche sul proprio territorio sia pure per difendersi da un attacco similare. Questo accadde nel 1964.

Nel 1972 infine entrò in servizio l'MIM-14 C, con migliori sistemi elettronici e manovrabilità, verosimilmente anche più efficace a bassa quota.

 
Le basi di lancio fisse per i Nike comprendevano degli elevatori da depositi sotterranei, quasi fossero stati degli impianti missilistici navali. I magazzini erano realizzati in maniera pesante per resistere anche ad attacchi aerei, sebbene non fossero progettati per reggere attacchi nucleari ravvicinati

Ma oramai gli Hercules erano in fase di ritiro. L'ultima batteria americana metropolitana venne disattivate nel 1974, in Alaska le batterie rimasero fino alla fine del decennio. In Europa, invece, gli Hercules vennero radiati nel 1984. Nel frattempo entravano in servizio i primi MIM-104 Patriot, ben più moderni e mobili, e con un unico radar multimodale, capace di controllare più ingaggi, anche a bassa quota, simultaneamente.

Ma essi non rimpiazzarono le batterie da difesa aerea metropolitana, che smisero di esistere come tali, e da allora il territorio USA è stato difeso solo da aerei intercettori (in contrasto con le oltre 5.000 rampe di lancio per missili SAM a difesa dell'URSS).

Nel resto del mondo il missile ha avuto esportazioni notevoli: Paesi che ebbero dapprima l'Ajax e anche nuovi clienti schierarono gli Hercules, in genere con assegnazione all'Aeronautica. Tra questi il Belgio, Corea del Sud, Danimarca, Germania Occidentale, Giappone, Italia, Norvegia, Paesi Bassi e Turchia. Anche Taiwan ebbe un battaglione da 48 rampe di lancio assegnato all'esercito, mentre il Giappone produceva la versione non nucleare del missile ancora alla fine degli anni '70, malgrado l'arma fosse obsoleta.

Nel corso degli anni il missile venne ulteriormente aggiornato per rimanere ragionevolmente efficace, con l'introduzione anche di calcolatori digitali, ma la sua utilità contro bersagli in volo a bassa quota, capaci di tenere 30–150 m anche con cattivo tempo, è pressoché nulla (la minima quota di ingaggio è di circa 300–500 m).

L'Italia dall'inizio degli anni '60 ha avuto gli Hercules in linea con 3 Stormi IT (Intercettori teleguidati), che negli anni '90 erano ridotti a 2: il 16º di Treviso, il 17º di Padova appartenenti alla 1ª Brigata Aerea. Essi avevano il compito della difesa del Nord-Est e nel tempo ricevettero un totale di 96 rampe di lancio e, si stima, 500-700 missili. Nel 1998 Il 16º Stormo di Treviso venne sciolto; nel 2005 l'ultimo missile NIKE Hercules italiano venne lanciato dal Poligono Sperimentale Interforze del Salto di Quirra in Sardegna. La 1ª Brigata Aerea è stata convertita ad altri compiti. In tutto essi impegnavano migliaia di uomini per difendere un'area di circa 640x280 km.

Questi missili avrebbero dovuto essere rimpiazzati già nei primi anni '90 da 20 batterie di Patriot, con 1280 ordigni, ma i costi elevati, 5500 miliardi di Lire, hanno fatto annullare il programma. Già allora si trattava di missili ed elettronica da museo, e adesso se sono ancora attivi non hanno alcuna funzione pratica se non quella di far restare viva la specialità della difesa missilistica antiaerea.

Gli ultimi dei 25.000 missili in servizio sono ancora in servizio in Corea e Taiwan. La Germania, i Paesi Bassi, Taiwan e il Giappone li hanno effettivamente sostituiti con i Patriot, ma i costi dei nuovi missili sono risultati proibitivi per la maggior parte degli utenti, e poi il concetto della difesa aerea su missili ha perso peso rispetto all'importanza dei caccia intercettori.

In Corea e Taiwan le armi rimaste non svolgono più ruoli antiaerei, ma a quanto risulta dalle poche notizie disponibili essi sono stati modificati per il ruolo di missile superficie-superficie, come tra l'altro era possibile già con il MIM-14B, sebbene solo come possibilità secondaria. Può essere che la gittata sia in questo ruolo di 200–300 km.


GIOIA DEL COLLE modifica

 
Dispiegamento dei missili IRBM Jupiter in Italia tra il 1961 ed il 1963, Gioia del Colle.

Il 10 agosto 1959 lo Strategic Air Command diede il via all'Operazione Deep Rock[23], cioè al rischieramento di missili balistici IRBM PGM-19A Jupiter in Italia.

L'Aeronautica Militare italiana schierò 30 missili Chrysler PGM-17 Jupiter alle dipendenze dell'appositamente costituita 36ª Aerobrigata Interdizione Strategica, con comando a Gioia del Colle (oggi sede del 36º Stormo), che venne istituita il 1º gennaio 1960 (in realtà il 23 aprile 1960) ed entro sei mesi le previste dieci postazioni vennero tutte attivate[23].

La 36ª Aerobrigata[24] si articolava su:

  • 1º Reparto I.S. che comprendeva il
56º Gruppo Interdizione Strategica (Gioia del Colle)
57º Gruppo Interdizione Strategica (Mottola)
58º Gruppo Interdizione Strategica (Laterza)
59º Gruppo Interdizione Strategica (Altamura alta)
60º Gruppo Interdizione Strategica (Gravina di Puglia)
  • 2º Reparto I.S., che comprendeva:
108º Gruppo Interdizione Strategica (Altamura bassa)
109º Gruppo Interdizione Strategica (Spinazzola)
110º Gruppo Interdizione Strategica (Irsina)
111º Gruppo Interdizione Strategica (Acquaviva delle Fonti)
112º Gruppo Interdizione Strategica (Matera)[25]

Ognuno dei dieci Gruppi controllava tre postazioni di lancio, ciascuna con un missile di pronto impiego e due ricariche, per un totale complessivo di trenta missili. Ad essi si affiancavano il 7230th Support Squadron e il 7230th USAF Dispensary, dall'ottobre 1962 sostituito dal 305th Minition Manteinance Squadron, dell'USAF. Il comando dell'Aerobrigata venne assunto dal colonnello Edoardo Medaglia, a cui succedettero i generali di brigata aerea Giulio Cesare Graziani (dall'8 febbraio 1961) e Oreste Genta[25]. Il vicecomandante era un colonnello dell'U.S. Air Force[25]. Lo stato giuridico dei missili era piuttosto complesso, in quanto le armi restavano di proprietà dello Strategic Air Command (secondo i programmi MPA/PDAP della NATO) ma erano gestiti dall'Aeronautica Militare, della quale portavano le insegne. La responsabilità del lancio dei missili era complessa, secondo la cosiddetta politica della doppia chiave[24]. Infatti, il quadro di lancio era attivato congiuntamente da un ufficiale dell'USAF che stabiliva il bersaglio (ne erano programmati due, uno primario ed uno alternativo) e da un ufficiale dell'A.M.I. che effettuava il lancio vero e proprio. L'ordine di fuoco sarebbe arrivato dal comando del Supreme Headquarters Allied Powers Europe (SHAPE) di Wiesbaden (Germania) ed assoggettato in Italia a decrittazione e procedure di verifica dell'autenticità. In caso di distruzione del comando SHAPE l'ordine di lancio poteva venire dal Comando delle Forze Alleate del Sud Europa (AFSOUTH) di Napoli[25]. Per tutti il periodo che i PGM-19A Jupiter rimasero operativi non venne stabilito, invece, da chi dovesse venire la conferma del comando di fuoco da parte italiana. Questo ruolo fu attribuito, di volta in volta, al Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare gen. Silvio Napoli, al sottocapo facente funzioni gen. Mario Bucchi, al Capo di Stato Maggiore della Difesa gen. Claudio Rossi, al Ministro della difesa on. Giulio Andreotti, al presidente del consiglio on. Amintore Fanfani ed al presidente della repubblica Giovanni Gronchi[23]. Il 5 gennaio 1963 gli Stati Uniti comunicarono la loro decisione di smantellare gli Jupiter italiani, approvata dal Consiglio dei Ministri, e l'Aerobrigata fu disattivata il 1º aprile 1963 e sciolta ufficialmente il 21 giugno dello stesso anno[25].

 
Postazione di lancio dei missili IRBM Jupiter

In quattro occasioni, tra metà dell'ottobre 1961 e l'agosto del 1962, missili Jupiter equipaggiati con testate nucleari della potenza di 1,4 megatoni di TNT (5,9 Milioni di miliardi di Joule di energia) vennero colpiti da fulmini nelle loro basi in Italia. In tutti i casi le batterie termiche vennero attivate, e solo in due occasioni il gas propulsivo al trizio-deuterio venne iniettato nell'alloggiamento della testata, causandone la parziale attivazione. Dopo che il 4° fulmine colpì un missile Jupiter, l'U.S. Air Force installò parafulmini in tutti i siti missilistici Jupiter in Italia ed in Turchia[24].

La necessità strategica modifica

La "Serie Dottrinale 500" modifica

La base era pensata come parte della struttura difensiva NATO in caso di invasione dei confini orientali italiani (ad esempio, dal blocco balcanico, cd. Soglia di Gorizia). In questo scenario, il Friuli, la Venezia-Giulia e il Veneto sarebbero stati campo di scontro tra le forze occidentali della NATO e quelle sovietiche del Patto di Varsavia.

La dottrina NATO ("Serie Dottrinale 500") prevedeva fino all'inizio degli anni Sessanta l'impiego massiccio di armi nucleari, anche a livello tattico, in caso di invasione sovietica per controbilanciare quella che l'Alleanza nord-atlantica percepiva come una schiacciante superiorità convenzionale del Patto di Varsavia.

L'eventuale invasione sarebbe avvenuta, secondo lo scenario ipotizzato, tramite carri armati, un elemento dove il blocco occidentale era notevolmente svantaggiato dal punto di vista del numero di unità schierabili. Il piano NATO prevedeva l'utilizzo di Alpini d'arresto, Fanteria d'Arresto e Genio Guastatori come forze di interferenza e di arresto dell'avanzata, utilizzando anche mine atomiche per interdire passaggi montani, vie di comunicazioni (strade / ponti / ferrovie), che avrebbero dovuto far guadagnare tempo sufficiente all'intervento delle armi atomiche statunitense. Le forze in campo non avrebbero avuto possibilità di vittoria, ma avrebbero permesso l'utilizzo di mine nucleari e di artiglieria con proiettili atomici.

Per questo vennero stanziati i reparti di artiglieria statunitense e vennero effettuati alcuni test in bianco di mine nucleari presso il poligono militare di Romano d'Ezzelino.

L'utilizzo di artiglieria avrebbe dovuto sopperire ai divieti riguardanti i missili a lunga gittata, e avrebbe dovuto garantire una cadenza di fuoco con proiettili nucleari estremamente elevata, nell'ordine di un colpo ogni 15 secondi. Le armi in dotazione erano i missili Honest John, sostituiti poi dai Lance, e cannoni M107, poi M-110 e cannoni M-109, che avrebbero dovuto usare rispettivamente proiettili "W-79" (5-10 kiloton) e W-48 (0,072 kiloton), poi sostituiti con i W-82 (2 kiloton). Il raggio utile si aggirava tra i 20 e i 30 km.

La "Serie Dottrinale 600" modifica

Un secondo piano strategico, Serie Dottrinale 600 (emanata nel 1958), stabiliva che in caso di invasione, da Vicenza si sarebbe bombardato il terreno verso l'invasore tirando anche "negli spazi liberi fra gli elementi della difesa", cosa che avrebbe coinvolto numerose perdite civili.

La "Serie Dottrinale 700" modifica

Un terzo piano strategico, Serie Dottrinale 700 (emanata nel 1963), avanzò la linea di bombardamento verso il confine, aumentando il ruolo delle truppe terrestri.

La "Serie Dottrinale 800" modifica

Un quarto piano strategico, Serie Dottrinale 800 (emanata nel 1971), vincolava l'uso di armi nucleari difensive ad un loro eventuale uso offensivo.

La "Serie Dottrinale 900" modifica

Un quinto piano strategico, Serie Dottrinale 900 (emanata alla fine degli anni Settanta), riduceva il peso dell'arsenale nucleare in favore di una strategia integrata di truppe terrestri e forze aeree.

Pagine correlate modifica

Fail-deadly Distruzione mutua assicurata





Note modifica

  1. ^ "North German Plain - Operations" & "German Geography - North German Plain", en:GlobalSecutity.org, Alexandria, ISSN 2769-8947
  2. ^ "Fulda Gap - Operations" & "German Geography - Fulda Gap", en:GlobalSecutity.org, Alexandria, ISSN 2769-8947
  3. ^ "Hof Corridor - Operations" & "German Geography - Hof Corridor", en:GlobalSecutity.org, Alexandria, ISSN 2769-8947
  4. ^ "1. armáda [1969-1991"], valka.cz, Nelahozeves, ISSN 1803-4306
  5. ^ Alberto Flores D'Arcais, La bomba atomica su Vienna e Venezia, articolo del quotidiano Repubblica del 14 maggio 2005.
  6. ^ http://www.67auc-bracciano.it/miscellanea/docs/MGR1-HJ.pdf
  7. ^ Guardian: 70 atomiche Usa custodite in Italia saranno adeguate per il lancio con gli F-35, su La Repubblica, 21 aprile 2013. URL consultato l'8 giugno 2020.
  8. ^ Armi nucleari in Italia: dove, come, perché, su Panorama, 24 aprile 2013. URL consultato l'8 giugno 2020.
  9. ^ Nucleare, rivelazione dagli Usa: "In Italia 90 bombe atomiche"., la Repubblica, 15 settembre 2007.
  10. ^ USAF Report: “Most” Nuclear Weapon Sites In Europe Do Not Meet US Security Requirements (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2013)., FAS Strategic Security Blog, 19 giugno 2008.
  11. ^ NRDC: U.S. Nuclear Weapons in Europe • Hans M. Kristensen / Natural Resources Defense Council, 2005 (PDF) (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2011).
  12. ^ Upgrades At US Nuclear Bases In Europe Acknowledge Security Risk., FAS Strategic Security Blog, 11 settembre 2015.
  13. ^ Upgrades At US Nuclear Bases In Europe Acknowledge Security Risk., FAS Strategic Security Blog, 11 settembre 2015.
  14. ^ Franco Iacch, Gli Usa testano la nuova bomba nucleare che giungerà in Italia, su ilGiornale.it, 30 agosto 2017. URL consultato il 5 maggio 2020.
  15. ^ Armi nucleari in Italia: dove, come, perché, su Panorama, 24 aprile 2013. URL consultato il 5 maggio 2020.
  16. ^ Nucleare, rivelazione dagli Usa: "In Italia 90 bombe atomiche"., la Repubblica, 15 settembre 2007.
  17. ^ USAF Report: “Most” Nuclear Weapon Sites In Europe Do Not Meet US Security Requirements (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2013)., FAS Strategic Security Blog, 19 giugno 2008.
  18. ^ NRDC: U.S. Nuclear Weapons in Europe • Hans M. Kristensen / Natural Resources Defense Council, 2005 (PDF) (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2011)..
  19. ^ "Cieli fiammeggianti, dalla Guerra fredda a Base Tuono", by Alberto Mario Carnevale, Eugenio Ferracin, Maurizio Struffi, 2021, second edition
  20. ^ Nuclear Battlefields - Global Links in the Arms Race, by William M. Arkin and Richard W. Fieldhouse, 1985
  21. ^ Field Artillery in the European Theater US Army, Europe, su usarmygermany.com, US Army in Germany.
  22. ^ Alberto Flores D'Arcais, La bomba atomica su Vienna e Venezia, articolo del quotidiano Repubblica del 14 maggio 2005.
  23. ^ a b c Nuti, Leopoldo.Dall'operazione “Deep Rock” all'operazione “Pot Pie”: una storia documentata sui missili SM 78 Jupiter in Italia, in “Storia delle Relazioni Internazionali”, vol. 11/12, nº 1 (1996/1997) e vol. 2 (1996/1997), cit. pag. 107, nota 51.
  24. ^ a b c Sorrenti, Deborah. L'Italia nella Guerra Fredda - La storia dei missili Jupiter 1957-1963. Edizioni Associate. Roma, 2003.
  25. ^ a b c d e Gianvanni, Paolo. Un ricordo della guerra fredda, JP4 Mensile di Aeronautica, N°1, gennaio 2000.

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