Pazzano

comune italiano
Disambiguazione – Se stai cercando la frazione di Serramazzoni in provincia di Modena, vedi Pazzano (Serramazzoni).

Pazzano (/paʦ'ʦano/, Pazzanu in calabrese) è un comune italiano di 498 abitanti della città metropolitana di Reggio Calabria in Calabria.

Pazzano
comune
Pazzano – Stemma
Pazzano – Bandiera
Pazzano – Veduta
Pazzano – Veduta
Pazzano nel 2007 da località Vrisi
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Calabria
Città metropolitana Reggio Calabria
Amministrazione
SindacoFrancesco Valenti (lista civica) dal 22-9-2020
Territorio
Coordinate38°28′35″N 16°27′06″E / 38.476389°N 16.451667°E38.476389; 16.451667 (Pazzano)
Altitudine410 m s.l.m.
Superficie15,57 km²
Abitanti498[1] (31-10-2021)
Densità31,98 ab./km²
Comuni confinantiBivongi, Caulonia, Nardodipace (VV), Placanica, Stignano, Stilo
Altre informazioni
Cod. postale89040
Prefisso0964
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT080058
Cod. catastaleG394
TargaRC
Cl. sismicazona 1 (sismicità alta)[2]
Nome abitantipazzanesi o pazzaniti
PatronoSan Giuseppe e Santissimo Salvatore
Giorno festivo19 Marzo e 6 Agosto

o (domenica vicina)

Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Pazzano
Pazzano
Pazzano – Mappa
Pazzano – Mappa
Posizione del comune di Pazzano all'interno della città metropolitana di Reggio Calabria
Sito istituzionale

È, per numero di abitanti, il paese più piccolo della vallata dello Stilaro. Nel periodo borbonico fu importante per essere il principale centro minerario di estrazione del ferro di tutto il Mezzogiorno.

Geografia fisica modifica

Territorio modifica

Ha una superficie di 15,57 km² con una densità di 46,3 abitanti/km². Si trova nella Vallata dello Stilaro tra il Monte Consolino e Monte Stella (il quale rientra nel territorio comunale) a un'altezza di 410 m s.l.m. L'escursione altimetrica è di 867 metri, con una minima di 222 m e una massima di 1089 m. La zona è classificata ad alta sismicità.

Clima modifica

Dal punto di vista climatico ricade nella zona climatica D secondo la Classificazione climatica, i gradi-giorno sono 1511 e perciò il limite massimo consentito per l'accensione dei riscaldamenti è di 12 ore giornaliere dal 1º novembre al 15 aprile[3].

Di seguito vengono riportati i dati climatici delle medie mensili riferite agli ultimi 30 anni.[4].

PAZZANO Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 15,015,017,019,024,028,031,031,028,024,020,017,015,720,030,024,022,4
T. min. media (°C) 8,08,09,011,015,018,022,022,019,016,012,010,08,711,720,715,714,2
Precipitazioni (mm) 63,052,043,031,017,09,06,09,029,053,063,059,0174,091,024,0145,0434,0
Umidità relativa media (%) 72716968676664677072717271,76865,77169,1

Idrografia modifica

 
Letto prosciugato della fiumara Melodare

Nel territorio del comune di Pazzano nascono il torrente Stilaro, dal quale prende il nome tutta la vallata, e un suo affluente, il Melodare (in dialetto Mardari, in un documento del 1094 conosciuto come Merdate). Lungo il suo corso rimangono i resti dell'industria siderurgica calabrese, una serie di mulini: il Mulino do regnante, Gargano, Poteda1, Poteda 2, Mastru Cicciu e Midia. Sono tutti mulini di tipo greco. Sono presenti delle sorgenti, denominate " Femmina Morta", "Fonte dello Schioppo" e Carcareda.

Origini del nome modifica

Il nome del paese in passato viene citato in diversi documenti, e si attestano in particolare il nome volgare "Pazzano" e quello latino di "Patianum".

Nel '700 viene menzionato in tre testi: nel terzo libro di Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae di Johann Georg Graeve, in "De antiquitate et Situ Calabriae" del 1704: "In hoc agro pagi sunt Patianum, ubi aurum & argentum & cyancus color nascitur sunt & ferrifodinae:"[5][6] (In questo terreno del villaggio di Pazzano, in cui sono nati il colore dell'oro e dell'argento)". Nel testo di Pantopologia Calabra del Frate Elia De Amato del 1725: "Patianum vulgò Pazzano"[7][8]. Nel 1796 nel Dizionario geografico - istorico - fisico del Regno di Napoli[9][10].

L'etimo della località è incerto e vi sono 6 ipotesi:

  1. La derivazione da un radicale "passus", cioè valico[11]
  2. Di origine francese: plateau ossia ripiano in zona montuosa[11]
  3. Dallo spagnolo "plata", per cui Pazzano starebbe a indicare una terra metallifera[11]
  4. Derivazione di tipo prediale dal nome latino Patius e il suffisso -anus[12]
  5. Secondo il latinista Giuseppe Pensabene il termine Pazzano corrisponderebbe al latino pactus (pactano, compatto) ossia avamposto difensivo[13]
  6. La forma popolare Pezzano[14] potrebbe derivare dal nome gentilizio romano Pettius o Pitius alla stregua dei suoi omonimi: località Pazzano a Fratta Terme, di menzionati "Locus Pezzanu" in Provincia di Rieti in documenti dell'alto-medioevo[15] e della frazione di Pezzano a San Cipriano Picentino (Salerno)[16][17].

Per quanto riguarda i suoi abitanti, si fa riferimento in italiano come pazzanesi e nel dialetto del paese come: pazzaniti, mentre invece le persone non del posto li appellano nelle tre varianti: pezzanìsi, pezzanìti e pezzanòti e quindi adottando la radice pezz-[14].

Storia modifica

 
Pazzano, 1910
 
Ex Piazza Mussolini, oggi Piazza IV Novembre (1933)
 
Piazza IV novembre con il municipio
 
Pianta delle montagne delle miniere di ferro di Pazzano. 1833. (Sezione militare dell'Archivio di Stato - Napoli

Pazzano è situato tra il Monte Consolino e il Monte Mammicomito, due massicci calcarei che costituiscono un'eccezione nell'aspetto geologico calabrese e che gli studiosi fanno risalire all'età devoniana o più fondatamente all'epoca giurassica. A questa lontanissime origini e alle evoluzioni dei millenni successivi, si deve la presenza nella cavità dei monti di giacimenti di Ferro, il cui sfruttamento risalirebbe all'età magno-greca.

Età romana modifica

Nel periodo romano fu istituita tra Pazzano e Stilo una colonia per i damnata ad metalla, ovvero i condannati ai lavori forzati nelle miniere. Nel 1952, in località Praca, furono rinvenute 15 monete: 7 elettri punici e 8 siracusane, risalenti al periodo tra il 310 a.C. e il 290 a.C.[18].

Pazzano villaggio normanno e casale minerario di Stilo modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Miniere di Pazzano.

L'origine del paese è legata infatti all'estrazione dei minerali di ferro per lo più di limonite e pirite, attività che ha dato origine a un villaggio di minatori in età normanna (come attesta un documento del 1094). La materia prima fornita dalle miniere si ricollega al sorgere nella zona di alcuni rudimentali forni per la fusione del ferro. Da antichi documenti risulta che un tempo Pazzano (o meglio il casale di Pezzano, come veniva chiamato) faceva parte della Contea di Stilo insieme con Guardavalle, Stignano, Camini e Riace.

Da 1231, con la promulgazione della Costituzioni di Melfi entra a far parte amministrativamente del Giustizierato di Calabria Ulteriore.

Si sa inoltre che dal 1325 vi era un prete, che dipendeva dalla diocesi di Squillace.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Ferriere Fieramosca.

In un documento del 1333 si legge che esisteva una ferriera di proprietà del convento di Serra San Bruno[19]. Nel 1520 la ferriera risulta inattiva e le miniere di Pazzano quasi abbandonate e fornivano il poco materiale alle ferriere di Campoli, Trentatarì, Castel Vetere (Oggi Caulonia), Spadola e Furno[20]. Il 10 dicembre 1524 le miniere di Pazzano furono regalate da Carlo V come ricompensa per i servizi prestati a Cesare Fieramosca (fratello di Ettore, vincitore della disfida di Barletta). Nel 1527 le miniere divennero di demanio regio.

Sotto il governo spagnolo nel XVII secolo, all'affittatore delle ferriere di Stilo di allora, la Corona oltre ad aver affidata la direzione dei lavori, gli fu concesso anche l'amministrazione della giustizia con la carica di Regio Governatore del Casale di Pazzano togliendo la giurisdizione a Stilo[21]. In un documento del 1674 viene rilevata la presenza di miniere attive a Pazzano in località "Colla di Bando", in quanto alcuni "grottari" che estrevano lì il minerale e che ricevevano ogni anno 300 ducati per la manutenzione delle miniere[22]. Nel 1684 viene menzionato al governatore delle ferriere Tiberio Vigliarolo un altro intervento di manutenzione straordinaria nelle miniere del Monte Mammicomito ad opera dei "grottari" del casale di Pazzano Domenico Pisani, Nicola Taverniti e Domenico Franco al costo di 300 ducati[23].

Nel 1724 il governo a Pazzano cominciò a far fabbricare i cannoni per l'esercito.

Nel 1731 il Capitano Giuseppe Lamberti si aggiudica all'asta l'affitto delle Regie Ferriere di Stilo con una offerta di 5050 ducati l'anno e dal 28 luglio di quell'anno divenne Governatore e Capitano di Guerra del casale di Pazzano[24]

Nel 1768 la ferriera fu trasferita a Mongiana e a Ferdinandea, per la presenza di boschi e corsi d'acqua e, in età borbonica, di veri e propri impianti metallurgici. Nel 1783 vi fu un grave terremoto nella zona che abbassò drasticamente il numero della popolazione (per la precisione a 857 abitanti) con un danno del valore di 20.000 ducati, ma nessun morto.

Nel 1796, il Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli definisce Pazzano come casale regio di Stilo della provincia di Catanzaro di 1015 abitanti e facente parte della diocesi di Squillace. Si annota la presenza di una parrocchia e della Chiesa del San Salvatore e della Chiesa del Carmine. L'economia era basata sulla frutticoltura (fichi d'India), vino, olio, gelsi per seta e allevamento[25].

Durante il Regno di Napoli e per tutta la durata del Regno delle Due Sicilie, con la legge 132 del 1806 varata l'8 agosto di quell'anno da Giuseppe Bonaparte Pazzano, in quanto casale di Stilo, amministrativamente fa parte del Distretto di Gerace e del Circondario di Stilo.

Pazzano comune autonomo modifica

 
Scuola materna finanziata dalla cassa del Mezzogiorno e inaugurata nel 1963
 
Vista del paese (1965)
 
Piazza IV Novembre negli anni '60 del Novecento

Pazzano nel 1811, durante il periodo francese divenne comune autonomo ad opera del commissario Masci che suddivise la contea di Stilo. Il primo sindaco del paese fu Giuseppe Certomà. L'estrazione del materiale minerario continuò fino ai primi decenni della seconda metà dell'Ottocento all'interno del polo siderurgico di Mongiana, quando cadde la dinastia Borbonica e si insediò il nuovo governo d'Italia, il quale privilegiò le attività industriali del Nord, spingendo all'emigrazione anche degli abitanti di Pazzano. Ai tempi del Regno delle Due Sicilie Pazzano era uno dei più importanti centri minerari che rifornivano tutto il Mezzogiorno con 25 miniere.

Col Decreto Rattazzi, dal 1860 al 1927 amministrativamente il paese rientra nel circondario di Gerace e nel mandamento X di Stilo. Successivamente con l'abolizione dei circondari farà solo parte della Provincia di Reggio Calabria (già esistente).

L'8 marzo del 1917 il comune dà in concessione le miniere per 50 anni al Cavaliere Alessandro Casini, al quale subentrò il 28 aprile del 1921 la società genovese Miniera di Pazzano. Quest'ultima concesse in subappalto le miniere alla Montecatini per circa un anno, ma con lo scadere del contratto, la Montecatini abbandonò tutto. In seguito si tentò di riaprire le miniere, ma senza esito.

Dagli anni cinquanta in poi anche Pazzano ha subito il fenomeno dell'emigrazione verso il nord Italia per mancanza di lavoro, ma anche verso la Germania, la Francia, l'Australia e gli Stati Uniti. Nel 1985 è stato soggetto del film documentario di Daniele Segre Andata e ritorno.[26] e nel 2023 nel docu-film Ombre a mezzogiorno dell'esordiente regista Enrico Carnuccio, presentato il 16 marzo al Bergamo Film Meeting[27]

A Sydney, in Australia, la comunità di emigrati pazzanesi si è stabilità per lo più nel sobborgo di Brookvale, soprannominato anche pazzaniedu, piccolo pazzano, e a Narraweena dove si svolge anche la festa del Santo Salvatore australiana.

Una piccola comunità di emigrati c'è anche ad Aliquippa in Pennsylvania, negli Stati Uniti d'America.

Oggi modifica

 
Museo della Cultura mineraria e Nuova Cappella del San Salvatore (agosto 2020)

Negli ultimi anni si cerca di recuperare il valore artistico e culturale di Pazzano che la sua storia ha lasciato, dall'eremo di Monte Stella che viene visitato da migliaia di pellegrini alle ormai vecchie miniere. Con l'Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria si sta realizzando un "museo della Cultura mineraria" in costruzione dal 2008, interrotto nel 2009 per mancanza di fondo e ripreso dal 2016. A giugno del 2008 si sono iniziati i lavori per creare il museo e ancora oggi non è concluso per mancanza di fondi. Nel 2008 è uscito il film documentario ThyssenKrupp Blues, presentato al Festival del Cinema di Venezia, incentrato sulla vita del pazzanese Carlo Marrapodi.

Negli anni 2010 fu proposta la possibilità di impiantare su una località di Monte Mammicomito (chjana dei lacchi) delle pale eoliche da ditte private per fornire la zona di elettricità con energie rinnovabili, ma l'iniziativa non è andata in porto. A fine 2011 il comune ha installato i suoi primi pannelli fotovoltaici. Nel gennaio 2016 viene inaugurata la prima palestra comunale salvo ormai attendere una nuova funzione. A marzo 2017 si eseguono i lavori per la demolizione della Cappella del San Salvatore e partono i primi scavi per il recupero del presunto tempietto bizantino ivi posto ma i cui lavori son stati bloccati. Ad aprile 2017 partono i lavori per la nuova Cappella del San Salvatore, pochi decine di metri più in là della passata ubicazione che è stata demolita per gli scavi archeologici. La nuova struttura viene usata per la prima volta nella festa del Santo Salvatore del 2018. Nel 2020 il paese viene inserito nel Cammino Basiliano.[28] Nel 2023 il Parco delle Serre, il Parco marino regionale, il Gal Terre Vibonesi, il Gal Serre Calabresi ed il Gal Terre Locridee presentano il "Cammino del Normanno", percorso di trekking che passa anche dal comune di Pazzano[29] e viene realizzata la prima palestra all'aperto.

Simboli modifica

Gonfalone modifica

«Drappo di bianco riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma nero, all'aquila d'argento, linguata, rostrata e ornata di rosso, coronata con corona all'antica di tre punte visibili, d'oro e con l'iscrizione centrata in argento recante la denominazione "Comune di Pazzano".»

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

Architetture religiose modifica

Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo (Pazzano).
 
Chiesa di santa Maria Assunta

Vi si trovano pregevoli statue lignee nonché una tela del XIX secolo del Frangipane e 4 tele di inizio XX secolo raffiguranti gli Evangelisti.

Santuario di Monte Stella modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Eremo di Santa Maria della Stella (Pazzano).

Nel 1562 viene posta la statua della Madonna della Stella in sostituzione della icona della Madonna di culto ortodosso. Sin dall'inizio alla statua furono attribuiti poteri taumaturgici. Nel 1643 diventa grancia dell'ordine di San Basilio. Nel 1743 cappelania manuale. Nella suggestiva grotta è collocata la Madonna della Stella, statua di marmo bianco del 1562 di probabile fattura gaginesca. Vi si accede scendendo una lunga scalinata (62 scalini) scavata nella pietra. Nel santuario si trova anche l'immagine dell'Immacolata Concezione e un affresco di arte bizantina (un po' rovinato) raffigurante Santa Maria Egiziaca che riceve la comunione dal monaco Zosimo. L'affresco si ritiene sia del X-XI secolo per le ciocche disordinate della sua capigliatura. Il raffigurare una santa anziché un santo, fa pensare che vi sia stato per un certo periodo un eremitismo femminile. All'interno della grotta vi sono rappresentazioni della Trinità, di Cristo, dell'Arcangelo Michele e la pietà.

Chiesa dell'Annunziata modifica

La chiesa dell'Annunziata era la chiesa che si trovata in località "Annunziata" e di cui erano rimasti solo i ruderi agli inizi del 2000. A seguito di lavori per la realizzazione di una scala in cemento che congiunge località Crescenzo con la Via Annunziata non son più visibili neanche i resti[30]. La prima menzione della chiesa è in un atto del 1790 e già nel 1810 in un documento viene segnalato la necessità di urgente manutenzione come poi viene ribadito nel 1847 in quanto "diruta" a causa di un terremoto. Il dipinto dell'annunciazione del XVI secolo ora presente nella chiesa di Santa Maria Assunta in cielo proveniva da questa chiesa[30].

Chiesa dei minatori modifica

 
Chiesa dei minatori (2008)

La Chiesa dei minatori o "Santa Barbara" è un piccolo edificio di 4,50 x 4,60 m realizzato all'interno di una grotta sotto il monte Stella ad una altezza di 410 metri, lungo quella che era l'antica via delle miniere e raggiungibile in maniera estremamente difficoltosa attraverso uno strettissimo sentiero tenuto in pessime condizioni. All'inizio del '900 fu convertita in polveriera per il deposito di esplosivi, necessario ai lavori minerari, da cui deriva il nome "Santa Barbara" protettrice di chi lavora col fuoco e con esplosivi. Il ricercatore Elia Fiorenza nel 2022 ipotizza possa essere l'antica chiesa di Santa Maria dello Stretto menzionata nel Syllabus graecarum membranarum del 1115[31].

Cappelle modifica

 
Cappella del Santissimo Salvatore in località Chiesa vecchia

Mario Squillace ricorda l'esistenza di 10 cappelle a Pazzano, di cui è rimasta solo quella del Santissimo Salvatore in località "Chiesa Vecchia"[32].

Le altre[32][33]:

  • Cappella del Santissimo Sacramento
  • Cappella del Santissimo Rosario
  • Cappella del Carmine (effettuati degli scavi archeologici)
  • Cappella del Purgatorio
  • Cappella di Sant'Antonio
  • Cappella di San Nicola
  • Cappella di Santa Maria della Stella
  • Cappella del Nome di Gesù
  • Cappella di San Pietro e dell'Immacolata Concezione

Cappella del Santissimo Salvatore modifica

La cappella privata del Santissimo Salvatore sita in via Chiesa Vecchia sul lato del paese edificato sul Monte Consolino, è menzionata in un atto del 1797[34] L'edificio misura internamente 5x 4,96 metri, con una forma praticamente cubica. Il tetto è in cemento armato e probabilmente creato negli anni '60 del XX secolo a causa del cedimento del precedente tetto e l'edificio era stato adibito all confessione cristiano-evangelica[35]. L'area interna è in pessimo stato di conservazione. Al centro vi è un piccolo altare centrale, c'è una nicchia di 191x95 cm e 64 cm di profondità. Sulla parete destra vi è affissa una lapide marmorea dedicata all'edificazione della cappella stessa recante il seguente testo in latino[35]:

«D.O.M. Ad perpetuam Rei Memoriam Sacellum Intitulatu SS.mi Salvatoris fuit Sacerdote D. Salvatore Coniglio nativo huius Casalis Pezani fundatum Sua masculina de familia Coniglio Descendente ab Antonio Coniglio suo Nepote et deinde pro familia feminili descendente Ex quatuor feminis suis Neptibus cum Onere Missarum Inperpetuu Sicut videri potest diffusius in testamento condito Neapoli Per manus Noy Franc.ci Antony De Civutys de Neapoli Anno Millesimo Septingentesimo Sexto die XXI Mensis Aprilis.»

Cappella del Carmine modifica

 
Scavi archeologici della Cappella del Carmine - Aprile 2017 (Tullio Carnuccio)
 
Stato lavori presunta chiesetta bizantina a Pazzano rivelatasi la Cappella del Carmine (agosto 2018)

Di recente è stato rilevato, durante un lavoro di riqualificazione ambientale, che sotto al suolo della Cappella dei minatori è situata un'altra chiesa di origine bizantina ancora più antica della famosa Cattolica di Stilo. Il nome secondo un atto del 1115 sarebbe Agios Salbavr ovvero Chiesa del Divino Salvatore, viene anche citato nel Syllabus. Nel 1325 sarebbe stata aperta al culto, nel libro Rationes Decimarum Italie nei sec. XIII-XIV (nelle Collettorie dell'Archivio segreto vaticano) si cita che il parroco Leo di Panzano (clericorum Stili) pagasse 2 tarì di decima alla Diocesi di Calabria.

Nel 1995 operai forestali dell'Azienda Forestale della Regione (AFOR) durante i lavori di riqualificazione ambientale, scoprirono nei pressi della località "Mulineda", a pochi metri dalla Cappella del Santissimo Salvatore una cupola centrale, accidentalmente spaccata da una vanga meccanica. All'istante fu informata la Soprintendenza archeologica della Calabria che sospese i lavori giacché, da una prima analisi, tale edificio era riconducibile al periodo bizantino[36].

Nel 2006, da un'analisi georadiologica e termografica fino a 8 metri di profondità si deduce sia di forma tricora, larga 6 m x 2,5 m[37].

Si è studiata una possibilità di scavo e recupero, ma la situazione risultò complessa poiché la chiesa si trova sotto un luogo di culto (l'attuale cappella del San Salvatore) e vicino alla strada Via Nazionale che collega Stilo con Pazzano, che rende difficile l'operazione[38]. A marzo del 2017 sono cominciati i lavori di recupero della Cella tricora, l'attuale cappella del San Salvatore è già stata demolita e sono cominciati i primi scavi. Nel 2022 viene pubblicato un articolo sugli scavi parziali effettuati che testimonia sia la Cappella del Carmine citata nel 1796[36].

Cappella di San Rocco modifica

 
Resti della Cappella di San Rocco (2009)

Antica cappella in Località San Rocco, forse di origine bizantina, dal 1600 dedicata al culto di San Rocco, ora in grave stato di abbandono, con crepe a rischio crollo[39]. Nel 2007 è caduto su di essa un traliccio. All'interno è presente quel che resta di un affresco del 1692[39].

Cappella del Salvatore modifica

 
Cappella del Santo Salvatore (Foto del 2021)

La Cappella del Salvatore è la nuova cappella edifica nel 2018 in sostituzione della vecchia cappella in cemento armato oggi demolita e costruita nel secondo dopoguerra. Viene usata esclusivamente ad agosto di ogni anno durante la festa del Santissimo Salvatore per riporre la notte la statua del Santo Salvatore normalmente ubicata nella chiesa di Santa Maria Assunta in Cielo. Ad oggi è composta da solamente 4 colonne e una cupola. La pavimentazione è in cemento e antistante vi sono delle sedute anch'esse realizzate in cemento.

Grotta della Madonna della Carcareda modifica

 
Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (località Carcareda)

In Località "Carcareda" (chiamata così per la presenza in passato di una piccola cava di calcare) è presente, lungo la strada provinciale 98 una grotta scavata in un banco di arenaria con all'interno un affresco della Madonna del Carmelo con in braccio Gesù Bambino denominata comunemente "A Madonna da Carcareda"[40][41]. Attualmente lo stato di conservazione dell'affresco risulta danneggiato con cadute dell'intonaco e del colore[40]. Nel 2016 è stato rimosso un pannello di truciolato su cui era dipinta una Madonna e sostituito con un plexiglas trasparente a protezione dell'affresco.[40]. Recentemente è stato rimosso un pannello di truciolato recante dipinta una madonna, sostituito poi da un pezzo di plexiglas trasparente[40].

Edicola votiva di Mandarano modifica

L'edicola votiva di località "Mandarano" ("Mandaranu" in dialetto pazzanese) è un'edicola databile probabilmente al XVI secolo e restaurata negli anni '90 del XX secolo. Vi era una antica decorazione pittorica di cui non c'è più traccia. Ora al suo posto c'è un dipinto dell'artista locale Giuseppe Tassone rappresentatante la crocifissione di Gesù Cristo. L'edicola posta sopra una pietra spiovente lungo l'antica strada di campagna che portava dal centro abitato verso località Garciale ("Farciali" in dialetto pazzanese) e biforcava verso l'eremo di Santa Maria della Stella (nonostante un recente ripristino nel 2006 questo sentiero ridenominato "basiliano" è nuovamente impraticabile). Da quando negli anni '70 è stata costruita la nuova strada provinciale 89 in asfalto che collega con Stignano è diventato solo un piccolo sentiero intraneo a località "Farciali" e Mandarano[42].

Architetture civili modifica

Fontana Vecchia, Fontana dei minatori modifica

 
Fontana dei minatori

Nata nel XVIII secolo come Fontana per dissetare i minatori che tornavano dal lavoro, utilizzata dai contadini per dissetarsi, di ritorno dal pesante lavoro nelle contrade di campagna di Pazzano, ora con le sue sei bocche è diventato il simbolo di Pazzano.

Resti della ferriere di Pazzano modifica

 
Bocche di miniera (agosto 2009)

A Pazzano vi erano 25 miniere per l'estrazione del ferro, oramai chiuse, alcune delle quali preservate dal Comune in collaborazione con l'Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria per il loro valore nell'archeologia industriale calabrese.

Mulino idraulico "Vrisa" modifica

 
Mulino Vrisa

Mulino del XVIII secolo, sito in località "Vrisi", raggiungibile dal sentierio naturalistico e turistico di Monte Stella che parte nei pressi della Fontana Vecchia.

Museo della cultura mineraria modifica

Il Museo della cultura mineraria di Pazzano, sito in via delle miniere, voluto dall'amministrazione Fiorenza viene inaugurato nel 2018. Da progetto è stato rivestito con un materiale color ruggine a ricordare il passato delle miniere di ferro del paese. Ancora oggi praticamente privo di manufatti minerari è stato fino ad oggi allestito per due mostre. Nel 2020 vengono installati i pannelli fotovoltaici. Nel 2021 per una mostra fotografica amatoriale con tema Pazzano e nel 2023 con una mostra fotografica e scultorea di artisti locali tra cui le opere lignee di Giuseppe Coniglio[43].

Società modifica

Evoluzione demografica modifica

Abitanti censiti[44]

Gli abitanti sono 720, distribuiti in 362 nuclei familiari con mediamente 2,21 componenti per famiglia. Dal 1991 al 2001 c'è stato un calo demografico del 16,25%.

Lingue e dialetti modifica

Il dialetto pazzanese ("pazzanitu" in dialetto) è una variante del dialetto calabrese meridionale. È caratterizzato dalla dittongazione di u e o come gli altri paesi della Vallata dello Stilaro e delle vicine Serre calabresi della Piana di Serra San Bruno. A differenza degli altri paesi della Locride il tempo presente dell'infinito termina in -a anziché in -i. Negli ultimi 60 anni ha subito una profonda evoluzione, assimilando sempre più nuove parole dall'italiano e perdendo quelle più arcaiche.

Viene parlato sia nell'ambiente familiare sia al di fuori, e viene spesso preferito all'uso dell'italiano che, quando parlato, subisce il forte accento dialettale. Il dialetto pazzanese è stato usato nella seconda metà del '900 in forma scritta dal poeta pazzanito Giuseppe Coniglio nelle sue innumerevoli poesie pubblicate in 3 raccolte e nelle sue commedie teatrali.

Nel 2020 viene pubblicato per Laruffa editore il Vocabolario etimologico fraseologico descrittivo del dialetto di Pazzano di Tarcisio Taverniti[45].

Tradizioni e folclore modifica

 
Festa del Santissimo Salvatore a Pazzano
 
Madonna della Stella
A cumprunta (2000)

Le feste a Pazzano, come in moltissimi altri piccoli paesi italiani, sono prettamente religiose (se si fa eccezione per quella dei 'Mbeati muorti) e sono:

  • 19 marzo - Festa patronale e processione di San Giuseppe

La festa ha inizio nel pomeriggio con l'esecuzione di marce sinfoniche da parte del complesso bandistico pazzanese; alla sera il Santo viene portato in processione per le vie del paese fino alla Fontana Vecchia, dove si svolge uno spettacolo pirotecnico e al termine si scambiano le offerte come ex voto di "ciciri e cannarozzeda".

  • Prima domenica dopo il 5 agosto - Festa del Santissimo Salvatore

La festa del S.S. Salvatore è la più importante delle feste di Pazzano, che attira il maggior numero di persone e di emigrati. Dura 3 giorni con una processione della statua del santo per il paese, la veglia notturna e la tradizionale "Cumprunti".

Il pellegrinaggio ha inizio nei pressi della "Fontana vecchia" dal quale si può salire per un sentiero di montagna che porta in cima al Monte Stella.

  • Prima domenica di settembre - Festa di San Rocco

Della durata di tre giorni, la festa si svolge con la processione per le vie del paese, la donazione del tradizionale pane benedetto di San Rocco e uno spettacolo pirotecnico quando il santo arriva al boschetto.

Cultura modifica

  • Biblioteca Comunale Ada Saffo Sapere (1983 - oggi)[46]
  • (1994 - ?)
  • Centro di aggregazione socio-culturale Giuseppe Coniglio (agosto 2007 - ?)
  • Associazione Musicale Complesso bandistico città di Pazzano[47] (novembre 2008[47] - Oggi)

Cucina modifica

 
Dolci pazzanesi e della Vallata dello Stilaro

La gastronomia pazzanese è caratteristica della regione Calabria, tipica di una vita contadina. L'antipasto è a base di salami piccanti, soppressata, formaggio pecorino, ricotta di capra, olive snocciolate e in salamoia.

Il primo piatto è la cosiddetta Pasta e casa, scilatelle ai ferri[48][49] (steli essiccati di ampelodesmo), fatte in casa e accompagnate da ragù con carne di capra, la parmigiana, la pasta e lambà (pasta con lumache) ma anche un piatto invernale come la trippa e patate.

Per secondi e contorni: Malangiani chjni (melanzane ripiene), melanzane fritte, braciole di melanzane, i pipi chini (peperoni ripieni), frittelle di fiori di zucca, scrajola cu posa (catalogna con fagioli), carne di cinghiale locale o maiale arrosto ("liciertu"), Frittuli, frascatuli[50] (una sorta di polenta a base di farina di granoturchia) e da cui si ricavava la "ruschja" e fave spastidati. Una volta si cucinavano anche i ghiri, ora non più poiché è illegale la caccia[51] ed il roditore è dal 2006 nella lista Rossa tra gli animali in maggior pericolo di estinzione nel territorio italiano[52].

Per il pesce si cucinava spesso il baccalà e lo stocco facile da conservare, ma anche aringhe, boghe (in dialetto: vuopi), le alici ed il biancomangiare oggi proibito. Accompagnano i secondi il pane fatto in casa con farina di grano duro e la pitta.

Tra la frutta più consumata prodotta localmente: fichi, arance, pere, cachi, uva, prugne, ciliegie, pesche, albicocche, fichi d'India, nocciola, mandorle e noci.

I dolci sono composti da paste secche come gli amaretti, i mastazzola, le pignolate, la pitta di San Martino, la cicerata, i viscotta cu lavatu (biscotti con lievito madre), i biscotti all'uovo e per finire fichi secchi ripieni di noci.

La produzione di miele locale permette anche il consumo di miele di castagno, millefiori, arancio e sulla.

Piatti tipici delle giornate di festa sono la cuzzupa pasquale, i zippuli, la cicerata, i chjinuli e i laci a Natale, e baccalà e stocco alla vigilia, pasta e ceci a San Giuseppe, patrono della città. Per quanto riguarda da bere c'è il vino locale e l'acqua delle vicine fonti della Vrisi e Mangiatorella. La colazione una volta era a base di latte di capra e biscotti o uovo sbattuto con zucchero mentre la merenda prevedeva pane e olio d'oliva.

 
Mappa Open Street Map del centro abitato (Dicembre 2017)
 
Mappa di dettaglio Open Street Map del Centro Abitato OSM (dicembre 2017)

Geografia antropica modifica

Contrade urbane di Pazzano modifica

Di seguito le contrade urbane di Pazzano[53] come sono chiamate in italiano, in dialetto ed una possibile origine etimologica.

Italiano Dialetto pazzanese Etimologia Foto
Annunziata
Annunziata
Dal verbo latino nuntio: annunciare  
Baldino
Boddinu
 
Centri
Centri
dal greco: χεντρίον pungiglione[54] o sempre dal greco χεντρί che significa "aculeo"
 
Chiesa vecchia
Chjesi Vecchja
Equivalente italiano di Chiesa vecchia
 
Crescenzo
Criscienzu[55]
Nome di una fonte, Confronta Cognome Crescenzi  
---
Gurneda
Piccola pozza
 
Fiateria
Fhjateria
 
---
Livareda
Composto da Livara e -eda, dal latino ulivo, -eda suffisso diminutivo dialettale
 
Manguri
Manguri[56]
Etimologia sconosciuta
 
---
Mulineda
Da: Mulino e da -eda suffisso diminutivo dialettale, zona di piccoli mulini
 
---
Ndorra[57]
Etimologia sconosciuta
 
Noceto
Nucitu
In dialetto "noceto", piantagione di noci dal latino: "nucetum" con lo stesso significato  
Olisa
Uolisa
L'area viene citata come "Pietra de la Olissa", come area facente parte della Grangia Apostolorum della Certosa di Santo Stefano[58]. In dialetto significa "terreno di argilla bianca non produttiva" e deriverebbe dal greco ὸλὸλιδος "tutto di pietre![59]
, Una seconda possibile etimologia è dal liatno uliex, -icis la ginestra spinosa[60]
 
San Nicola
Santu Nicola
Equivalente italiano di San Nicola
 
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Sutt'a grutta
dialettale per "Sotto la grotta"
 
Timparella
Timpareda
Dall'osco Timpa: montagna e da -eda suffisso diminutivo dialettale
 
---
Vigniceda
Dal latino: vigna e da -eda suffisso diminutivo dialettale
 
Vrisi
Vrisi[61]
dal greco: fonte d'acqua, sorgente[61]
 

Contrade della campagna di Pazzano modifica

Pazzano ha numerose contrade e frazioni di campagna nel suo territorio[62].

In origine i nomi erano dialettali, e sono stati, nel passato, tutti tradotti e adattati alla lingua italiana.

Italiano Dialetto pazzanese Posizione Etimologia Panorama
Acquesante[63]
Acquasanti
38°29′22.06″N 16°24′55.66″E / 38.48946°N 16.41546°E38.48946; 16.41546 (Acquesante)
Argostile[64]
Argastili
38°28′22.4″N 116°25′09.7″E / 38.47289°N 116.41936°E38.47289; 116.41936 (Argostile)
έργαστήριον ergasti'rion "officina" in greco
Bechera
38°27′27.43″N 16°26′54.35″E / 38.45762°N 16.44843°E38.45762; 16.44843 (Bechera)  
---
Caurà o Cavurà[65]
38°28′14.77″N 16°25′02.5″E / 38.47077°N 16.41736°E38.47077; 16.41736 (Caurà)
Confrontare con Kauràs, toponimo di Rodi che in greco χαβονρς significa "luogo di granchi"[65]
 
Contrada Rovatti[66]
Ruvatti
38°27′20.52″N 16°26′49.13″E / 38.4557°N 16.44698°E38.4557; 16.44698 (Ruvatti)
Cognome di Catanzaro
 
C.va di Calcare[67]
Carcareda
38°27′56.74″N 16°27′12.53″E / 38.46576°N 16.45348°E38.46576; 16.45348 (Carcareda)
Composto di Carcara: fornace dove si cuoce la pietra calcare[68] e -eda suffisso diminutivo dialettale
 
Cannavò[69]
Cannavu[70]
38°28′44.4″N 16°24′10.8″E / 38.479°N 16.403°E38.479; 16.403 (Cannavò)
Kanavόs Cognome greco e Siciliano[70]
 
Cas.o dei Saperi[71]
Chianu 'a Janta
38°27′51.23″N 16°27′13.54″E / 38.464231°N 16.45376°E38.464231; 16.45376 (Chjanu da Chjanta)  
Castiglione[72]
Castigghjiuni
38°28′09.12″N 16°25′51.6″E / 38.4692°N 16.431°E38.4692; 16.431 (Ruvatti)
sorta di uva[73]
 
Costa del Medico[74]
38°28′11.51″N 16°25′16.03″E / 38.469865°N 16.42112°E38.469865; 16.42112 (Costa del Medico)
Cordella
Cordeda
38°28′16.28″N 16°24′52.74″E / 38.47119°N 16.41465°E38.47119; 16.41465 (Mortida)  
Colture
Cuturi
38°27′51.48″N 16°27′49.32″E / 38.4643°N 16.4637°E38.4643; 16.4637 (Cuturi)
Cultura, fondo
 
Cummarà
38°27′09.72″N 16°26′37.32″E / 38.4527°N 16.4437°E38.4527; 16.4437 (Cummarà)  
Droma[75]
Droma
38°29′23.39″N 16°24′30.96″E / 38.48983°N 16.4086°E38.48983; 16.4086 (Droma)
Dròmos Δρομος "strada" in greco[76]
?
Famampula
38°27′36.72″N 16°26′28.68″E / 38.4602°N 16.4413°E38.4602; 16.4413 (Famampula)
dal greco χαμάμπελοζ vigna bassa[77][78]
Ficarera[79]
Ficareda
38°27′56.3″N 16°25′46.31″E / 38.46564°N 16.42953°E38.46564; 16.42953 (Ficareda)
Piccolo albero di fico
 
Fossa da Bruca
38°26′32.5″N 16°27′02.16″E / 38.44236°N 16.4506°E38.44236; 16.4506 (Fossa da Bruca) Bruca, in dialetto "Tamerice", dal greco μνρἰχη[80]  
F.so Brunia[81][82] (torrente)
38°26′41.89″N 16°26′47.94″E / 38.44497°N 16.44665°E38.44497; 16.44665 (Fosso Brunìa)
Font.na Pizzicarella
Pizzicareda
38°29′17.05″N 16°24′26.78″E / 38.48807°N 16.40744°E38.48807; 16.40744 (Droma)
Garciale[83]
Harciali
38°28′01.2″N 16°27′18.72″E / 38.467°N 16.4552°E38.467; 16.4552 (Garciale)
Arkiàle in greco, probabilmente terra di ampelodesmo
 
Humusu
Gerhard Rohlfs registra il nome nel paese di San Lorenzo (RC) col significato di magnifico, bello senza indicarne un etimo[84]
Sorgente Janidangiulu
Probabilmente Janni D'Angelo
Juderìu
38°28′13.62″N 16°27′23.29″E / 38.47045°N 16.45647°E38.47045; 16.45647 (Juderiu)
potrebbe derivare dallo spagnolo judarìa equivalente italiano di Giudecca[85]
 
Lonia[86]
Luonia
38°28′24.29″N 16°26′26.43″E / 38.473415°N 16.440675°E38.473415; 16.440675 (Lonia)
Etimologia sconosciuta, presente come contrada anche a Gioiosa Jonica
 
Lucarello
Lucariedu
38°28′16.82″N 16°26′22.78″E / 38.47134°N 16.43966°E38.47134; 16.43966 (Lucariedu)  
?
Malieni
38°27′32.76″N 16°26′58.56″E / 38.4591°N 16.4496°E38.4591; 16.4496 (Malieni)  
Mandarano
Mandaranu
38°28′07.13″N 16°27′16.18″E / 38.468648°N 16.454495°E38.468648; 16.454495 (Mandaranu)
Jacobus Mandarano[87] Oppure al binomio composto di “manda” e di “rano”; “manda” potrebbe essere la sincope di “mand(r)a” (mandria, ovile, recinto), e la seconda “rano” potrebbe essere anche la sincope di “ra(m)no” (pruno, arbusto, spinoso, ramno). Se questa ipotesi risultasse vera con la voce Mandarano si indicherebbe “un recinto, una stalla recintata da arbusti spinosi”. Infatti, questa località dai tempi remoti fu sede di una stalla.[88]
 
Manile
Manili
38°28′12.58″N 16°27′30.64″E / 38.47016°N 16.45851°E38.47016; 16.45851 (Manili)  
Sorgente Margadisu
38°28′36.91″N 16°26′42.07″E / 38.47692°N 16.44502°E38.47692; 16.44502 (Margadisu)
M. Campanaro[89]
Campanaru
38°27′54″N 16°25′12.36″E / 38.465°N 16.4201°E38.465; 16.4201 (Campanaru)
Campanile
 
Martucci[90]
38°28′32.71″N 16°24′26.3″E / 38.475752°N 16.407305°E38.475752; 16.407305 (Martucci)
Cognome in Sicilia, Confronta toponimo in provincia di Bari e Brindisi[91]
 
Melicchicchi[92]
Malijicchi[93]
38°27′53.25″N 16°26′14.46″E / 38.464792°N 16.437349°E38.464792; 16.437349 (Melichicchi)
Bagolari[93]
 
Min. di Ferro[94]
---
Mortida
38°27′40.64″N 16°27′00.07″E / 38.46129°N 16.45002°E38.46129; 16.45002 (Mortida)
Mirto Myrtos Μυρτος in greco[95]
Piani Baracche[96]
Chianu de Bbarracchi
38°28′53.04″N 16°25′02.64″E / 38.4814°N 16.4174°E38.4814; 16.4174 (Baracchi)
Piani della Ziia[97]
Chjani da Ziia
38°28′36.19″N 16°23′50.42″E / 38.47672°N 16.39734°E38.47672; 16.39734 (Piani della Ziia)
ζυγια zighià acero in greco
 
Perno[98]
38°28′12.08″N 16°24′35.34″E / 38.470022°N 16.409816°E38.470022; 16.409816 (Perno)
Praca[99]
Praca[100]
38°28′26.51″N 16°26′56.07″E / 38.474031°N 16.448908°E38.474031; 16.448908 (Praca)
πλάχα plàcha pietra piatta in greco[100]
 
Samponente[101]
Samponienti
38°28′43.64″N 16°26′54.89″E / 38.47879°N 16.44858°E38.47879; 16.44858 (Samponente) Parola composta da "San": santo e da "ponienti": al posto di "dormienti" che deriva dal latino dormio -ire: dormire. Nella località vi era difatti la chiesa dedicata ai San Dormienti di Efeso, distrutta per creare la strada automobilistica che collega Bivongi a Pazzano[102]
Sciorrena
38°28′34.96″N 16°26′59.13″E / 38.476377°N 16.449759°E38.476377; 16.449759 (Sciorrena)
Sciuppatu
38°27′09.86″N 16°26′42.65″E / 38.45274°N 16.44518°E38.45274; 16.44518 (Sciuppatu)  
S. M.a della Stella[103]
Stida
38°28′06.6″N 16°26′49.56″E / 38.4685°N 16.4471°E38.4685; 16.4471 (Monte Stella)
dialettale per Stella
 
S.S. di Montecucco e di Monte Pecoraro[104]
Sorgente Calcarella[105]
Carcareda
38°27′56.82″N 16°27′13.02″E / 38.465783°N 16.453617°E38.465783; 16.453617 (Sorgente Carcareda) Composto di Carcara: fornace dove si cuoce la pietra calcare[68] e -eda suffisso diminutivo dialettale
---
Sparacarusu
Etimologia sconosciuta
---
Suderìa
38°27′15.48″N 16°26′36.6″E / 38.4543°N 16.4435°E38.4543; 16.4435 (Suderìa)
Etimologia sconosciuta
 
Torrente Melodari[106]
Mardari[107]
38°28′26.9″N 16°26′10.57″E / 38.47414°N 16.43627°E38.47414; 16.43627 (Melodare)  
Tizzana[108]
Tizzana[109]
38°26′54.24″N 16°27′10.08″E / 38.4484°N 16.4528°E38.4484; 16.4528 (Tizzana)
Villa di Tittius[109]
 
---
Tramuntana
38°28′47.5″N 16°27′32″E / 38.47986°N 16.45889°E38.47986; 16.45889 (Tramuntana)
dialettale per Tramontana
Tropiano
38°27′42.84″N 16°26′52.69″E / 38.4619°N 16.44797°E38.4619; 16.44797 (Tropiano)  
V.le Mancusella di Droma[110]
Mancuseda e Droma
38°29′37.68″N 16°24′23.04″E / 38.4938°N 16.4064°E38.4938; 16.4064 (Mancusella di Droma) Mancusella derivato di mancusa: "zona in ombra" o "esposta al nord"[111]; Droma dal greco "dromos": Strada[76]
V.ne Ceravolo[112]
Ceravulu
38°28′33.24″N 16°24′54.36″E / 38.4759°N 16.4151°E38.4759; 16.4151 (Ceravolo) Dal greco "keràstees": serpente cornuto, aspide, a sua volta derivato da "keras": corno; animale cornuto[113]  
Volo[114]
Volu
38°27′39.2″N 16°26′42.76″E / 38.46089°N 16.44521°E38.46089; 16.44521 (Volo)
Cognome
Zopà[115]
Zopà[116]
38°27′40.43″N 16°27′28.12″E / 38.46123°N 16.45781°E38.46123; 16.45781 (Zopà) Confronta Zopàs, cognome in Grecia[116]  

Economia modifica

 
Uliveti

Agricoltura modifica

L'economia ora è prevalentemente di sussistenza e legata alle misere pensioni di bracciantato agricolo; un tempo invece era sostenuta dall'agricoltura con coltivazioni intensive del territorio circostante di uliveti, vigneti, fave, ceci, piselli e grano. Si produce l'olio extra vergine di oliva della Locride.

Industria modifica

Pazzano nel corso della sua storia ha avuto un'industria improntata soprattutto sull'estrazione del ferro dalle cave minerarie (più di 20) collegata con il centro di Mongiana. Dal 1957 (anno della nascita) fino al 1975 Pazzano è stata la sede dell'impresa Sabatino Salvatore & figli specializzata negli autotrasporti e in materiale da costruzione. Successivamente si è trasferita nel comune di Stilo. Attualmente non sono presenti imprese di rilievo.

 
Sentiero Basiliano

Turismo modifica

 
Salita a piedi per Monte Stella da Pazzano (U schicciu)

L'area turistica principale è rappresentata dalla zona circostante il Santuario di Montestella, che presenta una zona con area pic-nic e l'ormai abbandonato ostello "Don Mario Squillace" chiuso nel 2007. Si tratta di un turismo prevalentemente religioso con il sopraccitato eremo di Monte Stella e le feste religiose tradizionali e naturalistico. Il comune è in procinto di entrare nel Parco Naturale Regionale delle Serre. Da percorrere sicuramente il sentiero molto ripido che porta dalla Fontana vecchia alla cima di Monte Stella rimesso in sesto di recente e attrezzato di luoghi per il ristoro. Lungo il sentiero si può anche osservare il mulino idraulico "Vrisa" del XVIII secolo.

Infrastrutture e trasporti modifica

 
Fermata degli autobus

Pazzano è situato sulla ex Strada statale 110 di Monte Cucco e di Monte Pecoraro (ora Strada Provinciale 9) la quale a sua volta si può raggiungere dalla costa jonica con la Strada statale 106 Jonica. È collegata al comune di Bivongi con la Strada Provinciale 95 mentre col comune di Stilo con la Strada Provinciale 9 e con Camini dalla Strada Provinciale 98.

C'è un servizio pullman offerto dalla Autolinee Federico per cui Pazzano è raggiungibile da Reggio Calabria e dai paesi lungo la strada statale con la linea Mangiatorella - Locri[117] e la linea Reggio Calabria - Catanzaro[118].

Amministrazione modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Pazzano.

Sport modifica

Ha sede nel comune la società di calcio US Bivongi Pazzano, nata nel 1968, che disputa campionati dilettantistici. Il suo campo da calcio si trova nel comune di Bivongi. Dall'anno 2022-23 parteciperà alla categoria Promozione.

Note modifica

  1. ^ Bilancio demografico mensile anno 2021 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Pazzano: Clima e Dati Geografici, Comuni-italiani.it, su comuni-italiani.it. URL consultato il 14 marzo 2009.
  4. ^ Dati meteorologici di Signa degli ultimi 30 anni
  5. ^ Johann Georg Graeve, Thesavrvs Antiqvitatvm et Historiarvm Italiae, Lugdunum Batavorum, Lugduni Batauorum, excudit Petrus Vander Aa bibliopola, urbis atque Academiae typographus ordinarius, 1704, p. 113.
  6. ^ Thesavrvs Antiqvitatvm et Historiarvm Italiae, su books.google.it. URL consultato il 5 novembre 2016.
  7. ^ Elia De Amato, Pantopologia Calabra, Napoli, EX Tipografia Felicis Mofca, 1725, p. 456.
  8. ^ Pantopologia calabria, su books.google.it. URL consultato il 5 novembre 2016.
  9. ^ Francesco Sacco, Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli, Napoli, 1796, p. 359.
  10. ^ Dizionario geografico-istorico-fisico del Regno di Napoli, su books.google.it. URL consultato il 5 novembre 2016.
  11. ^ a b c Pazzano, su turiscalabria.it. URL consultato il 21 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 16 agosto 2016).
  12. ^ Rohlfs 1974, 232
  13. ^ Giuseppe Pensabene, La guerra di Ottaviano e Sesto Pompeo, Gangemi Editore, 1991, ISBN 978-88-7448-368-6.
  14. ^ a b Giuseppe Antonio Martino, Dialetti della Calabria meridionale, Vibo Valentia, Qualecultura edizioni, 2010, p. 855.
  15. ^ Calzolari, 1994, p.136
  16. ^ Polloni, 1966, p.230
  17. ^ (PDF) Considerazioni sul territorio di Fratta Terme alla luce di nuovi ritrovamenti e studi, su forlimpopolidocumentiestudi.it. URL consultato il 21 giugno 2015.
  18. ^ Maria Intrieri, Fenici e Italici, Cartagine e la Magna Grecia, in Atti del convegno internazionale, II, Cosenza, Fabrizio Serra Editore, maggio 2008. URL consultato il 4 giugno 2016.
  19. ^ Manno 2008.
  20. ^ Giuseppe Galasso, Economia e società nella Calabria del Cinquecento, Guida Editori, 1992, ISBN 978-88-7835-048-9.
  21. ^ Panarello, Fulco 2015, pp. 128.
  22. ^ Panarello, Fulco 2015, pp. 129.
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