Arcidiocesi di Lione

arcidiocesi della Chiesa cattolica in Francia
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L'arcidiocesi di Lione (in latino: Archidioecesis Lugdunensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica in Francia. Nel 2021 contava 1.304.240 battezzati su 2.038.830 abitanti. È retta dall'arcivescovo Olivier de Germay.

Arcidiocesi di Lione
Archidioecesis Lugdunensis
Chiesa latina
 
Stemma della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
Diocesi suffraganee
Annecy, Belley-Ars, Chambéry, Saint-Jean de Maurienne e Tarantasia, Grenoble-Vienne, Saint-Étienne, Valence, Viviers
 
Arcivescovo metropolita e primateOlivier de Germay
AusiliariPatrick Le Gal[1],
Loïc Lagadec[2],
Thierry Brac de la Perrière[3]
Arcivescovi emeriticardinale Philippe Barbarin
Presbiteri312, di cui 260 secolari e 52 regolari
4.180 battezzati per presbitero
Religiosi150 uomini, 935 donne
Diaconi90 permanenti
 
Abitanti2.038.830
Battezzati1.304.240 (64,0% del totale)
StatoFrancia
Superficie5.087 km²
Parrocchie133 (3 vicariati)
 
ErezioneII secolo
Ritoromano
CattedraleSan Giovanni Battista
Santi patroniSanti Ireneo e Potino
IndirizzoMaison Saint-Jean Baptiste, 6 avenue Adolphe Max, 69321 Lyon CEDEX 05, France
Sito weblyon.catholique.fr
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Francia
Vetrata raffigurante san Potino, protovescovo di Lione, nella chiesa a lui dedicata nella città arcivescovile.
Sant'Ireneo, vescovo di Lione e dottore della Chiesa.
La basilica di Notre-Dame de Fourvière.
La chiesa di San Nicezio.
Uno dei seminari di Lione, oggi sede del Lycée de Saint-Just.
Il cortile interno dell'antico palazzo arcivescovile di Lione.

Territorio

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L'arcidiocesi comprende il dipartimento francese del Rodano e l'arrondissement di Roanne nel dipartimento della Loira.

Sede arcivescovile è la città di Lione, dove si trovano la cattedrale di San Giovanni Battista, e tre basiliche minori: Saint-Martin d'Ainay, Notre-Dame de Fourvière e San Bonaventura a Lione.[4]

Il territorio è suddiviso in 133 parrocchie, raggruppate in 3 arcidiaconati: l'arcidiaconato Saint-Jean comprensivo dell'agglomerato urbano di Lione; l'arcidiaconato Saint-Pierre, che si estende sul resto del dipartimento del Rodano; l'arcidiaconato Notre-Dame che copre l'arrondissement di Roanne.

Provincia ecclesiastica

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Dal 2002 la provincia ecclesiastica di Lione è costituita dalle seguenti suffraganee:

La Chiesa di Lione è la più antica chiesa di Francia e, ad eccezione di Roma e probabilmente di Cartagine, non esiste altra Chiesa in Occidente che possa vantare un'origine così remota.[5]

Lugdunum era nel II secolo una ricca città della Gallia celtica, centro commerciale, economico ed amministrativo. Le scoperte archeologiche ed epigrafiche testimoniano inoltre che era una città cosmopolita, per la presenza di comunità siriache, greche, egizie, asiatiche, dove convivevano diversi culti tipicamente orientali, come quelli di Mitra e di Cibele.[6]

In questo contesto si sviluppa un'importante comunità cristiana, illustrata dai cosiddetti martiri di Lione nell'anno 177, così come ci è descritto da Eusebio di Cesarea nella sua Historia ecclesiastica.[7] Il racconto di Eusebio, incentrato su una lettera scritta dai cristiani di Lione, informa inoltre che la comunità lionese era organizzata e strutturata in diocesi, guidata dal vescovo Potino, venerato come santo già nel martirologio geronimiano.[8] A Potino succedette sant'Ireneo, il cui pensiero e gli scritti contribuirono allo sviluppo della teologia cristiana occidentale, in particolare per quanto riguarda la successione apostolica.

All'inizio del IV secolo, in seguito all'editto di Milano, l'imperatore Costantino I liberalizzò la religione cristiana. Lione, già capitale dal punto di vista amministrativo della provincia romana della Gallia Lugdunense prima, diventò dal punto di vista ecclesiastico sede metropolitana della medesima provincia. Inizialmente le furono suffraganee le diocesi di Autun e di Langres; a queste si aggiunse ben presto la diocesi di Chalon e più tardi (VI secolo) quella di Mâcon.

Scarse sono le notizie sull'arcidiocesi nel corso del VII e VIII secolo sia per la scarsità di documenti relativi a questo periodo sia per la criticità del periodo storico che vide la fine dei regni merovingi e l'attacco dei Saraceni che portarono morte e distruzione (725). Solo con l'instaurarsi della dinastia carolongia all'inizio del IX secolo, Lione poté riprendersi e rinvigorirsi, grazie soprattutto all'opera degli arcivescovi Leidrado e Agobardo. Leidrado, molto legato a Carlo Magno al punto da definirsi humillimus servulus vester,[9] e in diverse occasioni missus dell'imperatore, si sforzò di restaurare spiritualmente e moralmente la sua diocesi, oltre a mettere in atto un vasto progetto di ricostruzione materiale. Agobardo lottò soprattutto per la salvaguardia dei beni della Chiesa contro le usurpazioni dei laici, opera continuata dal suo successore san Remigio I.[10] A Leidrado e ad Agobardo si devono inoltre la riorganizzazione di un antico scriptorium e l'istituzione dei capitoli regolari di canonici. A Lione nel medioevo, oltre a quello della cattedrale, possedevano un capitolo regolare le chiese di Saint-Paul, Saint-Just, Saint-Nizier e Saint-Georges.

La diocesi sviluppò un proprio rito liturgico, il rito lionese, che è già attestato nel IX secolo. Sarà progressivamente romanizzato, ma si conserverà fino alla riforma liturgica del 1969.

Nella seconda metà dell'XI secolo papa Gregorio VII concesse all'arcivescovo san Giubino e ai suoi successori il titolo di primate delle Gallie, limitando la primazia sulle antiche province della Gallia Lugdunense, ossia Rouen, Sens e Tours.[11] Tra XI e XII secolo, gli arcivescovi di Lione ebbero inoltre il controllo pressoché completo sulla città e il territorio circostante, esercitando al contempo il potere giudiziario e quello di polizia.

Nel XIII secolo si celebrarono a Lione due concili ecumenici della Chiesa cattolica alla presenza del papa: il concilio di Lione I (giugno-luglio 1245), convocato da Innocenzo IV, con una procedura senza precedenti privò l'imperatore Federico II di tutti i diritti imperiali e regali, compreso quello dell'obbedienza da parte dei sudditi, e venne solennemente deposto come spergiuro, apostata e traditore; il concilio di Lione II (maggio-luglio 1274), convocato da Gregorio X, che siglò l'effimera unione tra la Chiesa latina d'Occidente e quella greca d'Oriente.

Nel 1515 cedette una porzione di territorio a vantaggio dell'erezione dell'effimera diocesi di Bourg, già soppressa nel 1534.

La riforma protestante prese piede a Lione già a partire dal 1524 e si sviluppò soprattutto verso la metà del secolo. Molto dura fu la controffensiva cattolica, che portò al rogo diverse decine di protestanti; queste iniziative, invece di fermare il movimento religioso, lo ingrandì ulteriormente. La fase repressiva lasciò ben presto il passo alla predicazione controversista, sostenuta soprattutto dai gesuiti del collegio della Trinità, e da alcuni preti, tra i quali si distinse Edmond Auger. La restaurazione cattolica fu portata a termine dall'arcivescovo Pierre d'Épinac, uomo rigoroso e serio, che riformò l'amministrazione della diocesi con energia e con l'esempio.[12]

Tra i grandi arcivescovi della controriforma, si distinsero in particolare: Denis-Simon de Marquemont († 1626), che conobbe da vicino san Francesco di Sales, morto a Lione nel 1622, e che favorì l'istituzione in diocesi di diversi nuovi ordini religiosi; Alphonse-Louis du Plessis de Richelieu († 1653), fratello del più famoso cardinale Richelieu, che si distinse soprattutto per il suo fervore religioso e la sua umiltà; Camille de Neufville de Villeroy († 1693), che fondò il seminario arcivescovile "Sant'Ireneo".[13]

Tra le grandi figure di santi lionesi del periodo post-tridentino è da segnalare in particolare san Vincenzo de' Paoli, che fu parroco a Châtillon, oggi nel dipartimento dell'Ain, all'epoca parte integrante dell'arcidiocesi, e che in seguitò fondò a Parigi la congregazione dei Lazzaristi.

In seguito al concordato con la bolla Qui Christi Domini di papa Pio VII del 29 novembre 1801 l'arcidiocesi si ampliò inglobando l'antica diocesi di Belley e parte dell'antica diocesi di Mâcon. Tra 1802 e 1839 fu arcivescovo il cardinale Joseph Fesch, zio di Napoleone, che peraltro vi risiedette solo pochi mesi in tutto il suo episcopato. Si stabilì in Italia dopo il 1815, dopo essere già stato per anni ambasciatore a Roma e poi consigliere ecclesiastico del nipote a Parigi. Dal 1823 (dopo un primo tentativo nel 1817) fu privato di fatto del governo pastorale, che fu assegnato ad un amministratore apostolico.[14]

Il 6 ottobre 1822 in forza della bolla Paternae caritatis dello stesso papa Pio VII fu ristabilita la diocesi di Belley, scorporandone il territorio dall'arcidiocesi di Lione; contestualmente fu assegnato agli arcivescovi di Lione il titolo della soppressa sede metropolitana di Vienne. La stessa bolla definisce la nuova provincia ecclesiastica di Lione composta dalle diocesi di Autun, Langres, Digione, Saint-Claude e Grenoble.

Melchior de Marion-Brésillac l'8 dicembre 1856 fondò a Lione la Società delle missioni africane.

Nell'Ottocento l'arcidiocesi dette alla Chiesa alcuni santi, tra cui Antoine Chevrier, fondatore dell'istituto del Prado e beatificato nel 1986; Claudine Thévenet, fondatrice delle religiose di Gesù-Maria, canonizzata nel 1993; Jean-Louis Bonnard, prete missionario della Società per le missioni estere di Parigi, martire in Vietnam e canonizzato nel 1988; Jean-Pierre Néel, anche lui missionario del M.E.P., morto in Cina e canonizzato nel 2000. Nell'Ottocento, Lione vide nascere anche la più importante e significativa opera missionaria laica, l'Oeuvre de la Propagation de la Foi, fondata da Pauline Marie Jaricot. Nel 1875 venne fondata l'università cattolica di Lione.

Il 26 dicembre 1970 l'arcidiocesi ha ceduto una porzione del suo territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Saint-Étienne. Contestualmente, il suo territorio è stato ampliato con l'incorporazione di 6 parrocchie dalla diocesi di Belley e di 23 parrocchie dalla diocesi di Grenoble.[15]

Il 15 dicembre 2006 il titolo di arcivescovo di Vienne è stato conferito ai vescovi di Grenoble.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati. Il più antico catalogo episcopale lionese è contenuto in un evangeliario della metà del IX secolo, ed arriva fino ai vescovi Agobardo e Amolone, aggiunti di seconda mano. Il catalogo è stato redatto attorno agli anni 799-814 all'epoca del vescovo Leidrado e si baserebbe sui dittici originari della Chiesa lionese.[16] Un secondo catalogo episcopale è riportato da Hugues di Flavigny nella sua Chronica universalis; di prima mano arriva fino al vescovo Ugo di Romans (fine XI secolo), e con le aggiunte a Humbert II di Bâgé († 1152).[17]

Istituti religiosi presenti in arcidiocesi

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Nel 2013, contavano case in arcidiocesi le seguenti comunità religiose:[41][42]

Istituti religiosi maschili
Istituti religiosi femminili

Statistiche

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L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 2.038.830 persone contava 1.304.240 battezzati, corrispondenti al 64,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1970 1.700.000 2.020.036 84,2 1.863 1.363 500 912 2 980 4.600 743
1980 1.298.000 1.679.000 77,3 1.216 837 379 1.067 5 676 3.676 522
1990 1.200.000 1.630.000 73,6 1.052 652 400 1.140 22 679 2.859 516
1999 1.224.000 1.750.000 69,9 902 517 385 1.356 40 776 2.090 486
2000 1.200.000 1.725.300 69,6 885 500 385 1.355 44 409 2.090 514
2001 1.200.000 1.725.300 69,6 878 493 385 1.366 46 399 2.090 514
2002 1.200.000 1.733.500 69,2 545 450 95 2.201 48 108 2.090 189
2003 1.200.000 1.733.500 69,2 577 484 93 2.079 50 106 2.090 175
2004 1.200.000 1.735.000 69,2 570 470 100 2.105 51 114 2.090 160
2013 1.246.000 1.912.441 65,2 654 366 288 1.905 64 574 1.322 149
2016 1.240.272 1.936.940 64,0 504 328 176 2.460 80 330 1.011 143
2019 1.288.400 2.014.067 64,0 441 290 151 2.921 88 280 880 133
2021 1.304.240 2.038.830 64,0 312 260 52 4.180 90 150 935 132
  1. ^ Vescovo titolare di Arisitum.
  2. ^ Vescovo titolare di Carpentras.
  3. ^ Vescovo titolare di Senez.
  4. ^ Decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, 4 marzo 2019; Prot. 321/18.
  5. ^ Gadille, op. cit., p. 11.
  6. ^ Gadille, op. cit., p. 12.
  7. ^ Libro V, capitolo 1. Cfr. testo in francese.
  8. ^ Martirologio Romano alla data del 2 giugno:

    «A Lione in Francia, santi martiri Potino, vescovo, Blandina e quarantasei compagni, le cui ardue e reiterate prove compiute al tempo dell'imperatore Marco Aurelio sono attestate nella lettera scritta dalla Chiesa di Lione alle Chiese d'Asia e Frigia. Tra questi, il nonagenario vescovo Potino rese il suo spirito poco dopo essere stato incarcerato; altri, come lui, morirono in carcere e altri ancora posti al centro dell'arena davanti a migliaia di persone radunate per lo spettacolo: quanti erano stati identificati come cittadini romani subirono la decapitazione, gli altri invece venivano dati in pasto alle fiere. Da ultima, Blandina, sgozzata alfine con la spada dopo aver patito più lunghe e aspre torture, seguì tutti coloro che ella aveva poco prima esortato a raggiungere la palma del martirio.»

  9. ^ Il più umile piccolo servitore; Gadille, p. 51.
  10. ^ Gadille, p. 55.
  11. ^ Rony, op. cit., p. 427.
  12. ^ Gadille, op. cit., pp. 124-131.
  13. ^ Cfr. dal sito web del Musée du diocèse de Lyon.
  14. ^ Fu a Lione per due brevi periodi, nel 1802-1803 e poi nel 1812-1813, fu comunque un personaggio importante in molte delle decisioni della politica religiosa di Napoleone. Cercò di mediare con Pio VII specialmente dopo l'arresto e il forzato trasferimento del Papa a Fontainebleau. Si veda la voce su Fesch nel Dizionario Biografico degli Italiani
  15. ^ Cfr. dal sito del Musée du diocèse de Lyon.
  16. ^ Il facsimile del manoscritto in Vanel, op. cit., p. 81; il catalogo è riportato da Duchesne, op. cit., pp. 157-158.
  17. ^ Il testo di questo catalogo è pubblicato da Monumenta Germaniae Historica, Scriptores Archiviato il 24 settembre 2015 in Internet Archive., VIII, pp. 321-322. Cfr. anche Duchesne, op. cit., pp. 158-159. Sui diversi cataloghi episcopali di Lione, cfr. Histoire littéraire de la France, tomo XXIX, Paris 1885, pp. 400-402. Cfr. anche Jean-Baptiste Vanel.
  18. ^ Il 2 giugno è il giorno ricordato dal martirologio geronimiano come anniversario collettivo dei martiri di Lione; non necessariamente è la data esatta della morte di san Potino.
  19. ^ Secondo Duchesne, la presenza a Lione di sant'Ireneo è documentata non oltre la controversia pasquale, ossia attorno al 195.
  20. ^ Circa questo vescovo, menzionato nei cataloghi antichi di Lione, alcuni autori (tra cui Fisquet e Gams) lo ritengono un qualificativo del successivo Eucherio. Gams non lo cita ed al suo posto inserisce un san Sicario, di cui parla Fisquet, che tuttavia non appare nei cataloghi episcopali lionesi.
  21. ^ Secondo Gadille (op. cit., p. 21) Eucherio divenne vescovo di Lione poco dopo il 432.
  22. ^ Dopo Eucherio, gli antichi cataloghi collocano Salonio e Verano, figli naturali di Eucherio; in realtà questi due personaggi furono vescovi rispettivamente di Ginevra e di Vence (cfr. Gadille, op. cit., p. 22; Duchesne, p. 161).
  23. ^ Le date 451–491 sono quelle che tradizionalmente vengono assegnate all'episcopato di Paziente; in realtà non si conosce l'anno esatto né dell'inizio né della sua morte. È spesso menzionato nelle lettere e negli scritti di Sidonio Apollinare dopo che questi fu elevato all'episcopato (e cioè dopo il 469/470).
  24. ^ Gadille, op. cit., p. 24.
  25. ^ Sant'Avito di Vienne, in una lettera databile al 513 o 514, invita Vivenziolo ad accettare l'episcopato; cfr. Gadille, p. 24.
  26. ^ Il catalogo riporta la forma Licontius.
  27. ^ Secondo Gadille (op. cit., p. 26) ricevette la consacrazione episcopale il 19 gennaio 553.
  28. ^ Morì il 13 giugno (idibus iunii) tra il 586 e il 589. Secondo Duchesne la sua morte avvenne nel 586.
  29. ^ Fu sant'Eterio a consacrare sant'Agostino, primo arcivescovo di Canterbury.
  30. ^ Circa la morte di Ennemondo, le fonti citate non sono unanimi: per Gams morì nel 657; Gadille (p. 28) indica il 658; secondo Duchesne invece (p. 170) Ennemondo era ancora vivo nel 660, quando sottoscrisse due privilegi di quell'anno.
  31. ^ Menzionato in tutti gli antichi cataloghi episcopali. Secondo la cronaca di Adone di Vienne, governò la Chiesa di Lione per qualche tempo pur non essendo vescovo ( non episcopus) e poi si ritirò nell'abbazia di Lerino.
  32. ^ Secondo Gadille l'episcopato di Burcardo I termina nel 956 e quello di Amblardo inizia nel 957. Cfr. anche Gams e Fisquet.
  33. ^ Assente negli antichi cataloghi episcopali lionesi.
  34. ^ Gadille inserisce al posto di Filippo un Umberto I (1052-1056), cui segue Goffredo (1063) e Umberto II (1070-1076).
  35. ^ Gams indica il trasferimento di Ugo da Die a Lione in un anno imprecisato tra il 1083 e il 1092; Gadille riporta il 1081; Rony invece il 1082 (op. cit., p. 424).
  36. ^ Confermato dal papa il 17 febbraio 1144.
  37. ^ Vescovo di Auxerre, non acconsentì al trasferimento a Lione.
  38. ^ Dal 1823 al 1839 fu amministratore apostolico dell'arcidiocesi Jean-Gaston des Pins, arcivescovo titolare di Amasea, già vescovo di Limoges. Già nel 1817 era stato nominato come amministratore l'arcivescovo François de Pierre de Bernis, che però non poté mai assumere effettivamente l'incarico e vi rinunciò nel 1819 per diventare arcivescovo di Rouen.
  39. ^ Designato dal re, morì prima della conferma pontificia.
  40. ^ Dal 24 giugno 2019 al 20 dicembre 2020 fu amministratore apostolico, prima sede plena e poi sede vacante, Michel Marie Jacques Dubost, C.I.M., vescovo emerito di Évry-Corbeil-Essonnes.
  41. ^ Religieux, Annuaire du diocése de Lyon 2013, su lyon.annuaire-eglise.net. URL consultato il 30 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2013).
  42. ^ Religieuses, Annuaire du diocése de Lyon 2013, su lyon.annuaire-eglise.net. URL consultato il 30 ottobre 2013 (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2013).

Bibliografia

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