Portale:Antica Siracusa

 
Alle Muse dirai di ricordarsi di Siracusa e di Ortigia, dove è re Ierone dallo scettro intatto, dal consiglio perfetto,
il fedele di Demetra dal piede rosso, di Core dal cavallo bianco, della potenza dello Zeus etneo.

(Pindaro, ΑΓΗΣΙᾼ ΣΥΡΑΚΟΣΙῼ ΑΠΗΝῌ)


L'antica Siracusa
(LA)

«Urbem Syracusas maximam esse Graecarum, pulcherrimam omnium saepe audistis. Est, iudices, ita ut dicitur.»

(IT)

«Avete spesso sentito dire che Siracusa è la più grande città greca, e la più bella di tutte. Signori giudici, è proprio come dicono.»

Siracusa emissione, 480 a.C.
Siracusa emissione, 480 a.C.
Siracusa emissione, 300 a.C.
Siracusa emissione, 300 a.C.

L'antica Siracusa (originariamente chiamata Συϱάϰουσαι, traslitterato in Syrakousai in epoca greca, Syracusae in epoca romana, Saraqūsa in epoca araba) fu fondata nel 734 a.C. da un gruppo di coloni Corinzi condotti nell'isola di Ortigia dall'ecista Archia.

Il territorio venne antropizzato millenni prima dell'arrivo dei Greci. In esso vennero infatti rinvenute importanti e vaste aree archeologiche mostranti nell'insieme l'afflusso di diverse antiche civiltà qui concentratesi. Nella sua lunga storia, Syrakousai — nome derivato dall'antico Syraka — rappresentò uno dei più importanti centri del Mediterraneo, nonché annoverata tra le principali poleis dell'Antica Grecia. Rivestì quindi un ruolo fondamentale nel campo della letteratura, scienza e filosofia del mondo antico.

Il fulcro del suo potere venne rappresentato dalla terra di Sicilia, ma la sua influenza si estese ben oltre i suoi confini territoriali. Arrivò a primeggiare con Atene e resistette per molti secoli alle offensive di Cartagine. Cadde infine nel 212 a.C. sotto il duraturo assedio da parte di Roma. Integrata nell'assetto della Repubblica romana, in qualità di capitale della provincia Sicilia, passò nel I secolo a.C. sotto il dominio dell'Impero romano. Quando questo vacillò, la città divenne possedimento delle popolazioni germaniche (Vandali, Goti e Ostrogoti). Nel V secolo entrò a far parte dell'Impero romano d'Oriente. Nel VI secolo Siracusa venne designata capitale dell'intero Impero dei bizantini; situazione che culminò poco dopo più di un quinquennio con l'assassinio dell'imperatore e il ritorno del potere a Costantinopoli. Superato un primo assedio degli Arabi nel IX secolo, la città cadde in maniera cruenta e definitiva durante il secondo assedio arabo, nella primavera dell'878. Tale conquista segnò la fine dell'egemonia siracusana.

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Geografia fisica e antropica dell'antica Siracusa
L'area fisica
Insenature marine nella costa di Siracusa città

La storia dell'area geografica di Siracusa è strettamente connessa a quella dei monti Iblei, poiché il suo territorio ne fa geologicamente parte. Il suolo dove è sorta Siracusa è venuto totalmente in emersione non prima della fine del Pleistocene superiore (Tirreniano): circa 12 000 anni fa, ma da questa stessa data, che si estende anche al periodo della colonizzazione greca, il mare aveva cominciato nuovamente a trasgredire, con un innalzamento medio calcolato dai 2 ai 5 metri: ne sono testimonianza i tanti resti sommersi rinvenuti lungo la costa di Siracusa; compresi letti di antichi fiumi e cave di pietra. Proprio le cave di pietra, denominate latomie, sono state modellate dai primi Siracusani, grazie alla morbida, bianca roccia calcarea che ha consentito loro la realizzazione massiccia delle più svariate architetture. Un tempo il territorio di Siracusa era molto più paludoso; all'arrivo dei Greci vi erano una serie di paludi denominate Lisimelie, tra le quali si annovera Syraka (oggi internata sotto le costruzioni della città), alimentate da fiumi non più visibili. L'acqua dei numerosi fiumi di Siracusa - odiernamente sono rimasti visibili l'Anapo e il Ciane; celebri già in epoca antica - deve essere stata l'elemento fondamentale per l'insediamento delle prime civiltà. I terremoti hanno da sempre interessato l'area di Siracusa, in quanto le faglie di Monte Tauro-Siracusa-Penisola della Maddalena costituiscono le principali strutture di collasso e fragilità della crosta terrestre nel Mediterraneo.

L'area antropica
L'area dell'Etna popolata dai Siculi e colonizzata dai Siracusani

I coloni greci che fondarono Siracusa erano circondati dagli antichi popoli autoctoni dell'isola. La cuspide orientale della Sicilia fu infatti la parte più densamente popolata dai Siculi; un popolo dalle incerte origini, subentrato ai Sicani, che fabbricò poco distante da Siracusa le necropoli ad alveare conosciute con il nome di Pantalica. La stessa Siracusa era formata dai discendenti dei Siculi, poiché i Corinzi attuarono una colonizzazione mista, non estradando totalmente la componente indigena. Il loro ultimo sovrano portava il nome di Hyblon, il medesimo dei monti sui quali sorgeva il suo regno, vicinissimo a Siracusa, e svolse funzione ecistica con una colonia greca che dal luogo o dal re prese il nome: Megara Hyblaea, la cui storia fu travagliata per essere sorta troppo a ridosso della corinzia Siracusa. I primi Siracusani si addentrarono nel territorio ibleo fondando colonie e scontrandosi con gli indigeni; un esempio di ciò è rappresentato dalla ribellione della sua colonia kamarina, alleatasi con i Siculi che popolavano l'odierno ragusano. Verso nord ebbero altri scontri soprattutto con Katane, polis di origine calcidese, andando a colonizzare il territorio alle falde dell'Etna: la fondazione siracusana di Adranon, ad esempio, mostra un incontro di culti tra i Greci e gli indigeni; situazione che si ritrova anche in altre colonie aretusee dove vi sono tracce della sopravvivenza delle divinità del luogo. Siracusa ebbe comunque rapporti conflittuali sia con gli indigeni e sia con le altre poleis greche sue vicine; ne è una dimostrazione la guerra sicula di Ducezio contro l'elemento greco, alla quale non aderì solamente la città perduta di Ibla. Le città greche della Sicilia, al pari di quelle indigene, ostacolarono dove possibile l'egemonia di Siracusa.

Voci e approfondimenti sull'area antica di Siracusa

Aspetto dell'area fisica: Geografia del territorio siracusano  · Geologia, vulcanismo dei monti Iblei. Idrografia: Anapo  · Asinaro  · Cassibile  · Ciane  · Erineo  · Fonte Aretusa  · Fonte Ciane  · Tellaro

Fasi dell'antropizzazione e popoli antichi del territorio: Antropizzazione del territorio siracusano (Prime attestazioni umane e Sicilia sud-orientale durante la "precolonizzazione")  · Galeoti  · Ibla  · Pantalica  · Sicani  · Siculi  · Stentinello  · Thapsos

Insediamenti siracusani nei dintorni della polis: Adrano  · Aitna/Katane  · Akrai  · Akrillai  · Casmene  · Eloro  · Kamarina  · Inessa  · Leontini  · Megara Hyblaea  · Scornavacche  ·
Zone archeologiche e reperti

Siti archeologici in evidenza:

Pantalica
Pantalica
Pantalica
Le Necropoli Rupestri di Pantalica, meglio note con il semplice nome di Pantalica, sono una località naturalistico-archeologica della provincia di Siracusa. Si tratta di uno dei più importanti luoghi protostorici siciliani, utile per comprendere il momento di passaggio dall'età del bronzo all'età del ferro nell'isola. Viene identificata con l'antica Hybla, un regno siculo che dal XIII al VIII sec a.C. si estendeva dalla valle dell'Anapo a Siracusa. Nel 2005 il sito è stato insignito, insieme con la città di Siracusa, del titolo di Patrimonio dell'umanità da parte dell'UNESCO per l'alto profilo storico, archeologico, speleologico e paesaggistico.
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Thapsos
L'isola di Thapsos
L'isola di Thapsos
Poco distante dall'entrata nord della città di Siracusa, e nell'attuale comune di Priolo Gargallo, sorge una pensisola, odiernamente detta penisola di Magnisi, ma un tempo chiamata Thapsos, sul cui suolo si è sviluppata la più importante civiltà siculo-micenea della Sicilia (e tra i rari esempi di forte impronta micenea nel Mediterraneo occidentale). La cultura di Thapsos, riferendosi al suo lato prettamente siculo, è stata riscontrata in numerose zone della Sicilia e prende il nome proprio dalla penisola siracusana. La cronologia non è ancora certa ma sembra andare dalla prima età del bronzo fino all'VIII secolo a.C., in coincidenza con la colonizzazione greca della Sicilia orientale.
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Vedi per approfondire: Scavi archeologici di Siracusa

Reperti dall'antica Siracusa



Raro esemplare di vaso porta profumo a forma di leone della prima Siracusa corinzia, 600 a.C. (Museo archeologico regionale Paolo Orsi, Siracusa)

Siracusa e le sue origini
La fondazione
Frammento del marmo di Paro

La storiografia moderna pone la fondazione di Siracusa nel 734 o nel 733 a.C., in linea con la collocazione proposta dallo storico greco Tucidide. La datazione più alta proviene dal Marmor Parium (un'iscrizione greca risalente alla metà del III secolo a.C.), che rinvia all'anno 758 a.C. Lo storiografo Filisto propone invece il 756 a.C. Strabone e Pausania il Periegeta forniscono la datazione più bassa, sostenendo la contemporaneità delle fondazioni di Siracusa, Sibari e Crotone e ponendo dunque la nascita della polis siciliana non prima del 720 a.C.

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Il percorso fondativo

I miti più antichi di Siracusa sono molto utili perche consentono di risalire ai primordi storici dell'antica fondazione greca, ricercando in essi l'esatta origine dei primi popoli che abitarono la polis: dall'Ellade alla Tessaglia, fino a giungere alla più nota versione della colonizzazione corinzia:

Nei poemi epici

Di interesse storico è la presunta presenza letteraria di una Siracusa preistorica all'interno del poema epico di Omero; l'Odissea. La menzione di due luoghi, Syra e Ortigia, identificabili con Siracusa e la sua isola, Ortigia, ha fatto discutere gli studiosi, non giungendo ad un parere condiviso al riguardo.

(GRC)

«τοῦτο δέ τοι ἐρέω, ὅ μ' ἀνείρεαι ἠδὲ μεταλλᾷς.νῆσός τις Συρίη κικλήσκεται, εἴ που ἀκούεις, Ὀρτυγίης καθύπερθεν, ὅθι τροπαὶ ἠελίοιο.»

(IT)

«Eccoci or dunque a dirti quello, di che m'interroghi e cerchi. Evvi c'ert'isola, Siria nomata, se forse l'udisti, al di sopra di Ortigia, dove si volta il sole.»

Siracusa compare in un altro grande poema epico, stavolta con certezza, si tratta dell'Eneide di Virgilio; qui ovviamente non vi è più quell'alone di mistero che circondava il territorio ai tempi di Omero, poiché si parla di un autore del I secolo a.C., ma è comunque interessante osservare che i luoghi di Siracusa - Ortigia, il Plemmirio, Eloro, Pachino - vengono integrati nel viaggio del mitico fondatore di Roma, Enea, che la tradizione vuole contemporaneo della guerra di Troia.

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Il corinzio Archia
La sibilla di Delfi dipinta da Michelangelo Buonarroti

Archia (in greco antico: αρχία?, Àrchia), il cui nome discende dalla radice greco-antica di ἄρχω ovvero «essere a capo», è il mitologico fondatore di Siracusa. Diverse e numerose sono le tradizioni su di esso tramandate dagli antichi; tutte coincidono nel dirlo un erede di Ercole, dunque un Eraclide, e un erede di Bacco; un Bacchiade, la cui stirpe reggeva le sorti del governo di Corinto. Secondo Plutarco, egli si macchiò del crimine di omicidio, quindi fu maledetto dal dio del mare, Poseidone, e costretto ad auto-esiliarsi. Secondo il testo di Diodoro Siculo invece Archia venne maledetto e allontanato insieme a tutti gli altri Bacchiadi, poiché essi portavano in sé i pericolosi geni di Bacco. Dunque egli si recò presso l'Oracolo di Delfi e quando la divinità lo mise di fronte alla scelta, interrogandolo se desiderasse per la sua futura città la salute o la ricchezza, Archia decise che voleva una città ricca; ed ineffetti Siracusa divenne estremamente ricca, tanto che in Grecia si usava dire che ai benestanti non sarebbe bastata nemmeno la decima dei Siracusani.

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Il toponimo
Tetradracma di Siracusa del 530-510 a.C. con la scritta SYRA

L'etimologia del toponimo Syrakousai è di difficile interpretazione. È forse di origine sicula e significherebbe acqua salata, derivato da Syraka, idronimo di un'antica palude del posto. Ma vi sono altre dibattute possibilità. Secondo una leggenda tramandata da Plutarco e legata ad Archia, che appare però priva di veridicità, il toponimo della città deriverebbe dalle due figlie del Corinzio nate sul luogo: Ortyghìas (Ὀρτυγίας) e Syrakoùsēs (Συρακούσης). Secondo il bizantino Genesio alle due figlie di Archia spetterebbe oltre che il toponimo anche il merito dell'atto fondativo (una funzione ecistica al femminile è estremamente rara nella storia greca ed è interessante notare che Siracusa ne possa vantare una); asserisce Genesio che esse si chiamavano Syra e Akousa. "Syra" è anche il nome che compare nelle più antiche monete della città e ricompare in seguito, si sostiene come nume protettore al femminile, nelle monete d'epoca dionsiana.

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La tirannide siracusana

Siracusa si resse nei suoi primissimi secoli senza l'ausilio di una monarchia o di una tirannide, le fonti storiche infatti informano che nel periodo in cui si avvicinava pericolosamente ad essa il tiranno di Gela, Ippocrate, sconfinato tra le colonie di Siracusa nel V secolo a.C., essa era governata dalle fazioni contrapposte dei Gamoroi - discendenti dei primi coloni corinzi - e dai Killichirioi - discendenti dei Siculi. Fu solo con la venuta di Gelone, militare di Ippocrate che seppe con l'astuzia introdursi nel governo siracusano, che la polis diede inizio alla sua longeva tirannide, destinata a divenire la più potente del mondo Occidentale.

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I tiranni di Siracusa

Personalità in evidenza: Dionisio I (Διονύσιος)

Egli riuscì, salendo al potere, ad abbattere la democrazia che si era instaurata in Siracusa nel 465 a.C., anno della morte di Trasibulo, l'ultimo tiranno della dinastia dei Dinomenidi. La scelta politica di Dionisio perseguiva quella di Gelone, vissuto un'ottantina d'anni prima; per tanto, non sorprende che per lui sia stato «il riso della Sicilia». Si racconta che Publio Scipione l'Africano, quando gli furono chiesti i nomi degli uomini più abili e più intelligentemente coraggiosi, abbia risposto «I siciliani Agatocle e Dionisio».

Dionisio fu a capo dell'esercito di Siracusa e degli alleati durante le guerre greco-puniche (in particolare la terza e la quarta). I successi, sommati ai risultati che la guerra contro la lega Italiota ebbe, portarono al completo assoggettamento della Sicilia (esclusa la parte nord-occidentale ancora in mani cartaginesi) sotto un'unica polis egemone: Siracusa.

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La polis e il Mediterraneo
Siracusa e i suoi insediamenti, scontri e influenze culturali stabilite nel Mediterraneo
Il ruolo di Siracusa nel Mediterraneo

Nell'epoca antica Siracusa stabilì gli equilibri del Mediterraneo con le sue vittorie e con le sue cadute. Bloccando l'avanzata di Cartagine, facendo crollare le mire egemoniche di Atene, Siracusa impedì che il Mediterraneo diventasse un impero dei Cartaginesi o degli Ateniesi. Siracusa fu una polis dalla storia alquanto singolare: nata come colonia di Corinto, non solo divenne più potente della madrepatria, ma eguagliò e a un certo punto superò persino la potenza e l'attrazione della stessa Atene.

Corazza in bronzo da necropoli siracusana (IV sec. a.C.)

La culla della democrazia occidentale, la massima potenza dell'antica Grecia, capì presto di aver trovato in Siracusa la sua più pericolosa rivale nella lotta per l'egemonia sul mondo greco: la polis siceliota già nel V secolo a.C. si era di molto accresciuta; durante le guerre persiane contro l'avvicinamento di Serse solamente Siracusa poteva inviare un contingente di ventottomila uomini armati e duecento triremi, ma dato che in cambio aveva chiesto a Sparta e ad Atene (che guidavano tutte le polis coalizzate) il comando supremo delle operazioni militari, vedendoselo negare offrì come risposta il suo diniego alla guerra. La rivalità con gli Ateniesi crebbe quando sul finire del medesimo secolo Siracusa estese la sua influenza commerciale/culturale al di fuori della Sicilia, spostandosi in direzione nord-ovest e incontrandosi, e scontrandosi, con le popolazioni site sulle coste dell'Etruria campana: i Siracusani finirono per scontrarsi con la popolazione egemone del luogo: gli Etruschi (chiamati Tirreni dai Greci) e, sconfiggendoli in mare, misero fine all'espansione etrusca verso sud, infliggendo loro un colpo dal quale non si sarebbero più ripresi. Atene aveva interessi proprio in quest'area del Mediterraneo centrale (attestata, tra le altre cose, dalla presenza della sua ceramica in zona) e la presenza di Siracusa, la quale andava insediandosi all'interno del futuro golfo di Napoli, non faceva che aumentare la diffidenza e la gelosia della potenza egea nei confronti della città siciliana.

Tucidide, principale narratore degli eventi peloponnesiaci

L'occasione per Atene di mettere un freno all'espansione siracusana nel Mediterraneo arrivò durante la guerra del Peloponneso: Atene armò i suoi uomini e dall'Egeo salpò la più grande spedizione militare organizzata dai Greci (eccetto la mitologica guerra di Troia), il cui obiettivo era la distruzione di Siracusa e la conquista della Sicilia. La capitale attica fece però male i suoi conti; arrivati nello Ionio le città della Magna Grecia le si dimostrarono ostili, inoltre, i Siracusani erano alleati di Sparta, la quale non esitò a mandare soldati a Siracusa pur di evitare che la sua acerrima nemica si impossessasse del fronte occidentale. Anche gli indigeni dell'isola, Siculi e Sicani, si schierarono dalla parte di Siracusa, così che infine Atene, giunta per conquistare, ne uscì completamente distrutta. Siracusa si rivelò essere la nemesi di Atene.

La vittoria sull'esercito ateniese e sui loro alleati, diede nuova forza a Siracusa: Ermocrate, una delle più influenti figure siracusane dell'epoca, comandò la prima spedizione greco-occidentale in Asia Minore, poiché ormai erano entrati a far parte nella maniera più diretta della lunga guerra peloponnesiaca. Qui l'esercito siracusano si distinguerà tra alterne vittorie, guadagnandosi anche la stima delle popolazioni del luogo. Gli eventi della spedizione presero poi una piega inaspettata: Cartagine, rimasta silente a lungo, tornò nuovamente in armi in Sicilia, mettendo a ferro e fuoco le città dei Greci. Siracusa rispose con Ermocrate - tornato dalla regione anatolica grazie all'oro di Ciro sovrano di Persia (attuale Iran) - e con Dionisio I, nuova figura emergente della polis: egli salito al potere dichiarò aperta guerra a Cartagine e in quanto continuatore della politica egemonica siracusana, fu al centro di critiche ed elogi da parte delle più influenti figure del tempo. Siracusa in questo periodo venne vista dai Greci come la nuova Atene: Platone la preferì alla sua patria, ritenendola sede più adatta per le sue nuove sperimentazioni politiche, e Isocrate vide nel suo capo politico, Dionisio, il fautore di una possibile unione tra tutti i Greci. Siracusa però si reggeva su una politica diversa da quella auspicata dai filosofi dell'Ellade; essa infatti aveva una forte propensione ai rapporti con gli indigeni del luogo e con i Barbari (con i non Greci). Nonostante una paventata volontà di invadere la Grecia da parte di Dionisio, in verità le attenzioni di Siracusa erano in quel momento rivolte altrove: risale al IV secolo a.C. la colonizzazione dei Siracusani verso nord-est, sulle coste del mare Adriatico, e l'intreccio di proficui rapporti commerciali e militari con i Galli Senoni che popolavano la parte orientale dell'Etruria padana (la Gallia Cisalpina del tempo romano). La Siracusa dei Dionisii tornò nuovamente nel Tirreno, insediandosi nei porti che furono degli Etruschi e spingendosi fino alla Corsica e all'isola d'Elba, attratta dalle preziose risorse ferrose. La tirannide dionisiana fu la più potente d'Europa. Guerrieri di ogni dove si assoldavano nell'esercito siracusano e nacque qui la prima forma di Stato territoriale.

L'ellenismo di Alessandro Magno ha tratti fortemente riconducibili alla politica attuata precedentemente da Siracusa (non a caso Alessandro volle i libri che narravano le gesta di Dionisio con sé in Asia, come fonte di ispirazione). Sono numerosi gli storici che si domandano ancora oggi cosa sarebbe accaduto se Alessandro fosse riuscito a stabilire un contatto diretto con Siracusa:

«Che cosa sarebbe "avvenuto dell'Italia se Alessandro, trascurando l'Asia, avesse diretto la sua spedizione contro l'Occidente?". A una domanda come questa di von Hassel si risponderà sempre che è inutile rifare la storia. Ma non resistiamo alla tentazione di immaginare Siracusa che, con Alessandro, sarebbe diventata la metropoli del mare Interno, di un impero greco vincitore allo stesso tempo di Roma e di Cartagine, allargando fino a noi, occidentali, un ellenismo diretto, senza l'intermediazione e il filtro di Roma. Una guerra che non ha avuto luogo è comunque una guerra persa. La grandezza del mare Interno, già a quell'epoca, si gioca, che lo si voglia o no, nel luogo che fa da cerniera tra i due Mediterranei.»

Dopo la morte del macedone, la Siracusa agatoclea riprese le ostilità con Cartagine, stavolta però fece il passo che ancora nessun esercito occidentale aveva compiuto: sbarcò in Africa e si recò direttamente alle porte di Cartagine, conquistando 200 città che erano sotto la sua egemonia. Nel contempo Agatocle stipulò alleanza con il governatore di Cirene ed ex compagno di Alessandro, Ofella, per dividersi i territori conquistati in Africa, ma infine lo tradì uccidendolo e sottraendogli i suoi diecimila soldati. Richiamato in patria poiché Cartagine pose l'assedio a Siracusa, Agatocle si fermò ad un passo dall'attaccare la capitale fenicia, ma restiduendo Cirene a Tolomeo d'Egitto aveva instaurato un'altra solida e proficua alleanza con il più potente degli ex compagni di Alessandro. Dopo aver imparentato la tirannide siracusana con quella tolemaica, Agatocle venne travolto dagli intrighi interni della sua stessa famiglia. Dopo di lui Siracusa conobbe un lungo periodo di pace con il suo sovrano Ierone II, il quale, dopo aver tentato di bloccare l'avanzata di Roma verso la Sicilia e aver contastato che il nemico poteva contare su forze superiori alle sue, decise di divenire un alleto di Roma e di proteggere il suo regno lasciandolo estraneo alle guerre romano-puniche, nonostante queste riguardassero naturalmente Siracusa. La sua pace fu proficua per instaurare nuovi rapporti con altre città del Mediterraneo. Siracusa libera dalla guerra concentrò le sue energie altrove; essenzialmente in ambito culturale.

Archimede con le allegorie della pace e della guerra (dipinto di Giovan Battista Langetti)

La pace ebbe termine con la morte di Ierone. Salito al trono il suo giovane nipote, Ieronimo, non poté sopportare di vedere spadroneggiare Roma sulla Sicilia, così strinse alleanza con Cartagine e fece entrare Siracusa nella seconda guerra romano-punica. L'entrata in guerra di Siracusa comportò una generale ribellione contro il potere romano su molte delle città conquistate che erano inizialmente rimaste silenti.

Nonostante gli sforzi e gli oltre due anni di assedio, Siracusa resisteva benissimo, grazie ai rifornimenti di Cartagine e alle inespugnabili difese di Archimede. Cadde infine in mano di Roma ma, come narrano le fonti, solo per mezzo di una distrazione e di un tradimento interno. La caduta di Siracusa rappresentò una svolta inaspettata nel mondo greco. Per Roma l'aver conquistato Siracusa significò la stabilizzazione della Sicilia: essa la fece diventare la capitale della sua prima provincia. Iniziò tuttavia per Siracusa il periodo del lento declino: costretta a spogliarsi delle sue ricchezze per volere di Roma, rimase comunque una delle città più influenti del Mediterraneo e la prima città per importanza della Sicilia. Fu una delle pochissime città siciliane in cui Augusto spedì una sua intera colonia romana per renderla nuovamente popolosa dopo gli effetti devastanti della sua guerra con Sesto Pompeo. Quando anche l'impero di Roma cominciò a vacillare, dopo più di mezzo millennio, Siracusa ritrovata dai Greci, ricominciò ad assumere potere nel Mediterraneo, accogliendo nuovamente la lingua greca, mai sparita del tutto, e divenendo sede dell'imperatore di Costantinopoli. Ma la vera minaccia era rappresentata ormai dall'espansione degli Arabi: dopo aver respinto numerosi e duri assedi, Siracusa fu presa dagli Arabi in maniera più che cruenta nell'878. Data alle fiamme, privata di tutto, gli Arabi mutarono definitivamente il suo ruolo nel Mediterraneo: già vacillante dopo la prima sofferta conquista romana, cedette inesorabilmente il passo alle nuove egemonie stabilite anzitutto dai musulmani e in seguito dai Normanni.

Siracusa e Cartagine

« Un brivido ha già còlto i Fenici abitanti sulle estreme pendici della Libia, al punto dove il sole cala e già i Siracusani reggono al centro il peso delle lance con le braccia gravate dagli scudi di vimine di salice e tra loro Gerone si arma, simile agli eroi del tempo antico […] se avverse circostanze ineluttabili mandassero i nemici via dall'isola, pochi dei molti, sopra il mare sardo ad annunziar la morte dei congiunti ai figli e alle consorti, e le città, distrutte dalle mani dei nemici da cima a fondo, fossero abitate di nuovo dagli antichi cittadini! »

(Teocrito, Idillio XVI, Le Càriti o Gerone)

I trattati tra Siracusa e Cartagine
Vista odierna della città di Siracusa

Siracusa fu la prima, più potente avversaria di Cartagine, la quale vide nella polis aretusea il suo maggiore ostacolo per il proprio incontrastato dominio sul mondo occidentale. Solamente diversi secoli dopo si sarebbe affacciata sul mar Mediterraneo la potenza di Roma che avrebbe infine sconvolto gli equilibri sul campo, portando ad un'estrema e inaspettata alleanza proprio tra Siracusa e Cartagine, le quali scelsero di mettere da parte la loro secolare rivalità pur di preservare la propria indipendenza; tentativo che alla fine risulterà crudelmente vano. Ma già prima che i Romani iniziassero ad andar per mare, l'egemone città italica e la capitale africana avevano sentito il bisogno di stipulare numerosi trattati nei quali vennero incluse anche le mosse di Siracusa. Il momento più significativo e importante nello scontro tra Siracusa e Cartagine è certamente lo sbarco di Agatocle, succeduto al governo anti-tirannico di Timoleonte, e dell'esercito siracusano da lui comandato, sulle coste d'Africa, con l'intento di porre un freno alle mire cartaginesi. Era la prima volta che un esercito occidentale andava ad affrontare Cartagine direttamente sul suo suolo d'origine.


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La spedizione siracusana in Africa
La spedizione siracusana in Africa venne realizzata dal tiranno di Siracusa Agatocle e vide l'esercito siracusano sbarcare in Africa - antica Libye - con l'intento di porre un freno all'espansione di Cartagine. Gli eventi che seguirono durarono quattro anni: dal 310 al 307 a.C. La marcia di Agatocle, incominciata nei pressi di Capo Bon, si diresse in una prima fase verso est e in una seconda fase verso ovest. Mentre era rivolto a oriente, Agatocle inviò dei suoi ambasciatori nella Cirenaica coinvolgendo sia il governatore della regione greca Ofella e sia il satrapo d'Egitto Tolomeo I Soter, il quale diverrà a seguito di questo contatto un suo stretto alleato. La guerra in Africa di Agatocle coinvolse anche la città di Atene, e una larga parte della Grecia, la quale ricevendo da Ofella l'invito a partecipare alla campagna bellica siracusana mandò a Cirene i suoi soldati e suoi coloni con l'intento di formare, dopo aver sconfitto Cartagine, un regno ellenistico nella parte occidentale dell'Africa.
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Sul campo di battaglia

Battaglia in evidenza: l'assedio di Mozia

Ricostruzione dell'ingresso di Mozia
Ricostruzione dell'ingresso di Mozia
L’assedio, ed infine la caduta, dell'isola di Mozia, avvenne durante il principio del IV sec. a.C., ad opera dell'esercito siracusano, comandato da Dionisio I, e dei suoi alleati. Mozia era per Cartagine uno dei suoi centri commerciali più fiorenti in Sicilia, oltre che solida fortezza militare. Fu per il suo ruolo egemone contesa dai Siracusani che la vollero sottrarre ai Cartaginesi nell'ambito delle guerre greco-puniche. La sua caduta ebbe grande rilevanza nelle cronache del tempo. La conquista di Mozia da parte di Siracusa portò come conseguenze immediate il saccheggio e lo spopolamento dell'isola, mentre la conseguenza a lungo termine fu la sua progressiva perdita d'importanza in chiave punica: i cartaginesi la sostituirono con Lilibeo, città dalle controverse origini, definita come "l'erede di Mozia".
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Le guerre greco-puniche


Cartagine e Siracusa
Cartagine e Siracusa
Siracusa e lo sport
Pancraziasta in posizione da combattimento; Siracusa fu la prima polis del mondo antico a trionfare in questa disciplina

La polis di Siracusa partecipò a numerosi giochi panellenici. La sua prima vittoria risale al 648 a.C. mentre la sua ultima vittoria risale al 148 a.C. La partecipazione ai sacri agoni dell'Ellade ha quindi accompagnato Siracusa durante tutta la sua storia greca. Con le sue 29 vittorie panelleniche e 9 campioni, in 7 diverse discipline, la polis siceliota è al 2º posto per numero di trionfi nell'Occidente greco, ed è certamente la polis occidentale dalla storia agonistica più longeva.

Le sue 15 vittorie ai giochi olimpici antichi la piazzano al 6º posto in un confronto che comprenda tutto l'Ellade (dalla costa francese della greca Marsiglia, alla costa africana della Cirenaica, fino ai confini orientali del mare Egeo e dell'Asia Minore), dalla nascita storica delle Olimpiadi, nel 776 a.C., fino alla conquista romana della Grecia, avvenuta nel 146 a.C. Se invece si considerano anche i secoli olimpici sotto il potere romano, che videro la fine dell'esistenza delle Olimpiadi nel 393 d.C., Siracusa scende all'11º posto; rimanendo comunque tra le prime 20 poleis che diedero ai sacri agoni di Zeus molteplici campioni.

La città, con i suoi atleti e i suoi tiranni, è stata protagonista di alcune delle pagine più discusse e famose, sia in positivo che in negativo, della storia agonistica antica.

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La cucina siracusana
Formaggio e uva erano due dei principali alimenti dei Siracusani

Data la popolarità raggiunta dalla cucina siracusana, le abitudini alimentari dei suoi abitanti entrarono a far parte dei proverbi degli antichi Greci: «come una mensa siracusana» o «come un banchetto siracusano» era un diffuso modo di dire per indicare le tavole estremamente ricche, apparecchiate abbondantemente di cibo e con ogni comodità d'uso culinario; da qui nacque la fama del cuquus siculus e il cibo che egli cucinava, per il suo profumo intenso, veniva paragonato all'incenso.

La testimonianza dell'opulenza e del lusso della tavola aretusea si ritrova in numerosi testi antichi: negli scritti di Diogene il Cinico, Aristotele, Aristofane (che nei Banchettanti paragona i Siracusani ai Sibariti), Strabone e in altri ancora.

Un altro proverbio che coinvolgeva l'alimentazione siracusana riguardava il vino e si usava nei confronti di coloro che durante il desinare bevevano troppo, allora a queste persone si diceva di non fare come i Siracusani, i quali erano soliti imitare le rane; modo di dire divulgato inizialmente da Archestrato...

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Le fasi storiche
Storiografia dell'antica Siracusa
In epoca greca
Storia di Siracusa in epoca greca (Syrakousai)
Inizio e primi secoli: Origini di Siracusa (Leggenda sulla fondazione di Siracusa, Siracusa nell'Odissea)
La longeva tirannide dei Dinomenidi
Esordio nelle guerre greco-puniche
Il lungo periodo democratico
Congresso di Gela
Prima e Seconda spedizione ateniese in Sicilia
L'avvento della tirannide dionisiana
Alleanze tra i Galli e Siracusa
Siracusani nell'alto Adriatico
Viaggi di Platone in Sicilia
La cacciata di Dionisio II
La presa di potere da parte di Agatocle
Lega di Agrigento, Gela e Messana
Spedizione siracusana in Africa
Il lungo regno di Gerone II
La salita al trono di Ieronimo
Il duraturo assedio da parte di Roma
L'arrivo dei Romani
Storia di Siracusa in epoca romana (Syracusae)
Conseguenze della conquista
Il processo dei consoli romani
Istituzione della provincia Siracusana
Le Verrine di Cicerone
Avvento del Cristianesimo
Siracusa bizantina
Storia di Siracusa in epoca bizantina
Primo e Secondo assedio arabo



Cronologia essenziale degli eventi per la polis
Cronologia essenziale
Syrakousai
734 - 733 a.C.
Fondazione di Syrakousai
485 - 478 a.C.
Regno di Gelone dei Dinomenidi
478 - 466 a.C.
Regno di Gerone I dei Dinomenidi
466 - 465 a.C.
Regno di Trasibulo dei Dinomenidi
465 - 405 a.C.
Governo repubblicano
405 - 366 a.C.
Età dionigiana: Regno di Dionisio I di Siracusa
366 - 344 a.C.
Età dionigiana: Regno di Dionisio II di Siracusa
344 - 335 a.C.
Repubblica timoleontea
332 - 316 a.C. -
Guerra civile
316 - 288 a.C.
Regno di Agatocle
288 - 279 a.C. - Governo democratico - Lotte politiche interne
277 - 276 a.C.
Guerre pirriche
276 - 270 a.C. - Governo democratico - Guerra con i Mamertini
270 - 216 a.C.
Regno di Gerone II
216 - 215 a.C. - Lotte politiche interne
214 - 212 a.C.
Assedio e caduta di Siracusa
Architetture

In evidenza: il castello Eurialo

Voluto da Dionisio I, tiranno di Siracusa, sorge sul punto più alto (120 m s.l.m.) della terrazza del quartiere Epipoli a circa 7 km da Siracusa. Questa imponente opera militare, il cui nome significherebbe "Testa di chiodo", fu costruita tra il 402 e il 397 a.C. con lo scopo di proteggere la città da eventuali operazioni militari di assedio o attacco. Subì diverse modifiche anche a causa delle nuove tecniche di guerra come quella dell'assedio introdotta da Demetrio I Poliorcete nell'assedio di Rodi del 305 a.C. Tutta la costruzione presenta diversi elementi strategici parecchio ingegnosi e servivano per cogliere di sorpresa gli eventuali assalitori. L'intricato susseguirsi di gallerie interne dava la possibilità di spostare le truppe da un punto all'altro della fortezza senza essere visti all'esterno.

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Architetture d'epoca bizantina
Numismatica
Siracusa, litra d'oro del IV secolo a.C.
Siracusa, litra d'oro del IV secolo a.C.


La monetazione di Siracusa è da molti considerata quella di «maggior valore in tutta la storia della coniatura», poiché, oltre alla grande varietà e qualità degli esemplari ritrovati, ognuno di essi ha un profondo legame con la situazione politica allora presente. Proprio per questa grande tradizione del conio i prodotti numismatici hanno un grande impatto sullo studio della storia siracusana, grazie alla quale si conoscono anche i nomi di alcuni coniatori: Cimone ed Eveneto. Essa rappresenta un caso particolare poiché pur avendo iniziato per ultima a coniare monete, tra le città del mondo greco occidentale (seconda metà del VI secolo a.C.), essa adotta fin da subito il tetradramma come piede monetario; una moneta dal valore di 4 dramme. Tale scelta è da ricollegare al fatto che la città nel momento in cui inizia a coniare vuole subito entrare nei circuiti commerciali della madre patria, e, poiché in Grecia la moneta più forte del momento era il tetradramma ateniese, adotta lo stesso statere.

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Arti, filosofia e scienze nell'antica Siracusa

Personaggi siracusani in evidenza:

«… sede avventurosa di scienze, di arti, di civiltà e culla dei più insigni uomini del mondo antico…»
(Domenico Lo Faso Pietrasanta, Della storia di Siracusa)
Archimede

«Eureka!»
(Archimede scopre il galleggiamento dei corpi)

Archimede e la leva
Archimede e la leva
Considerato come uno dei più grandi scienziati e matematici della storia, i contributi di Archimede spaziano dalla geometria all'idrostatica, dall'ottica alla meccanica. Fu in grado di calcolare la superficie e il volume della sfera e intuì le leggi che regolano il galleggiamento dei corpi. In campo ingegneristico, Archimede scoprì e sfruttò i principi di funzionamento delle leve e il suo stesso nome è associato a numerose macchine e dispositivi, come la vite di Archimede, a dimostrazione della sua capacità inventiva. Circondate ancora da un alone di mistero sono invece le macchine da guerra che Archimede avrebbe preparato per difendere Siracusa dall'assedio romano. La leggenda ha tramandato ai posteri anche le ultime parole di Archimede, rivolte al soldato che stava per ucciderlo: «noli, obsecro, istum disturbare» (non rovinare, ti prego, questo disegno)
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Epicarmo

«L'archegeta della commedia»
(Platone elogia Epicarmo)

Vaso IV sec. a.C. proveniente dall'Epipoli di Siracusa con la decorazione di una scena di commedia
Vaso IV sec. a.C. proveniente dall'Epipoli di Siracusa con la decorazione di una scena di commedia

Qui trascorse la sua lunghissima vita ed iniziò la sua carriera poetica di commediografo, probabilmente venendo a contatto anche con Eschilo, di cui si sa che avrebbe parodiato lo stile e, forse, i temi nella commedia I persiani. Ad Epicarmo erano attribuite più di quaranta commedie, di cui ci restano solo alcuni titoli; da essi si può desumere la predilezione di Epicarmo per la parodia di temi mitologici, episodi dell'epos omerico e personaggi della realtà quotidiana. Alla parodia omerica appartenevano Odisseo disertore (Ὀδυσσεὺς αὐτόμολος), Odisseo naufrago, Ciclope (Κύκλωψ) e le Sirene: in quest'ultima commedia, come si evidenzia nei frr. 123-124 Olivieri, le Sirene promettevano ad Odisseo non la sapienza, ma pantagruelici banchetti. Platone lo ritenne il massimo rappresentante della commedia, la cui invenzione, peraltro, è a lui attribuita.

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Antioco

«ebbero così origine Siculi, Morgeti ed Itali»
(dal frammento di Antioco)

Antica mappa della Magna Grecie e della Sicilia
Antica mappa della Magna Grecie e della Sicilia
Figlio di Senofane, è stato il primo storico della Sicilia greca, e secondo diversi studiosi fu anche il primo storico dell'Occidente greco. Scrisse in dialetto ionico. Gli si attribuiscono le prime opere che raccontano le vicende mitologiche e fondative della Sicilia e dell'Italia. È opinione diffusa e accettata il considerare che lo storico ateniese Tucidide, nello scrivere le più antiche notizie relative alle fondazioni della Sicilia nella sua Guerra del Peloponneso, abbia attinto alle opere di Antioco. Interessante notare che Antioco collega nella sua opera la figura di Siculo, il condottiero del popolo dei Siculi (che egli fa risalire agli antichi Enotri), a Roma, asserendo che Siculo fosse un romano, poiché Roma stessa in principio era popolata da Siculi. La sua narrazione ha fatto nascere tra gli studiosi moderni il termine di "terza Roma", la più antica.
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Breve intro al contesto:

« Siracusa, questa gran madre di popoli e diva cultrice di generose menti, come la proclamò Pindaro… »
(Gioacchino Di Marzo, Delle belle arti in Sicilia)

L'epoca d'oro di Siracusa fu segnata dalla presenza di alcune delle figure più importanti in assoluto dell'antica civiltà. Il legame che la polis ebbe con costoro fu molto forte, spesso non solo con gente che qui ebbe i natali, ma anche con i forestieri che vennero attratti dal panorama socio-politico-culturale di primissimo piano che essa rappresentava per il Mediterraneo.

L'esempio più eccellente è probabilmente costituito dalla figura del filosofo ateniese Platone che scelse Siracusa per attuare la sua complessa e celebre Repubblica dei filosofi; uno Stato ideale che non vide però la luce. Alcuni dei suoi figli più illustri, come Teocrito e Archimede, vissero tra Siracusa e Alessandria, la terra d'Egitto che li accolse, grazie ai fertili rapporti commerciali che i sovrani siracusani seppero intrecciare con la dinastia tolemaica che aprì loro le porte.

Anche dopo la conquista romana Siracusa mantenne un ruolo culturale di tutto rispetto: proprio il suo stretto contatto con Roma è da molti storici considerato come la scintilla principale che innescò nella società romana, prettamente militare, il gusto per l'arte e per la raffinatezza greca: risapute sono le parole di Catone che inveì contro l'ingente quantitativo di reperti culturali che i Romani spostarono da Siracusa all'urbe e che secondo egli minavano la sobrietà dei romani:

(IT)

«Infeste, credetemi, per questa città sono le statue portate da Siracusa.»

L'influsso culturale siracusano su Roma fu tale che il suo primo imperatore Ottaviano Augusto intitolò la sua stanza privata con il nome della polis aretusea: uno studiolo nel quale egli si ritirava da solo e che soleva chiamare « la sua Siracusa ». Siccome è risaputo che Augusto fu un grande conoscitore della cultura greca, si sostiene che il nome di Siracusa gli richiamasse alla mente la grandezza dell'antica civiltà.


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Religiosi e altre figure dell'antica Siracusa
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Proveniente dall'antica Siracusa

Lo sapevi che...

Una moderna centrale solare in Spagna

L'antica Siracusa è stata una grande sede di sperimentazioni e di scoperte. In ambito culturale si attribuisce al fertile ambiente siracusano l'invenzione della forma teatrale della commedia e dell'arte mimica, così come lo sviluppo della prima poesia bucolica. Ma non solo in ambito artistico, letterario e teatrale: i Siracusani convogliarono qui grandi invenzioni anche in ambito scientifico e militare. Archimede fabbricò nella sua terra numerose invenzioni che hanno fatto la storia; una delle più misteriose sue scoperte è senz'altro rappresentata dai celebri specchi ustori: egli, per primo e in tempi non sospetti, riuscì a convogliare il potente calore dei raggi del sole in un unico punto grazie all'uso degli specchi, usando l'energia della nostra stella come un'arma, fece colare a picco le navi romane che assediavano il porto di Siracusa. Per questo motivo egli viene considerato all'origine della storia dell'odierno sistema dell'impianto solare termodinamico. La Siracusa di Archimede si presta così bene ai misteri e alle cose inspiegabili, che ad essa è stata attribuita da numerosi studiosi la provenienza del primo "computer" conosciuto dall'uomo: il meccanismo o la macchina di Anticitera; si tratta di un planetario complesso rinvenuto in una nave affondata del I secolo a.C., la cui elaborazione sarebbe opera del genio archimedeo. Sempre Archimede è autore di altre comprovate, fondamentali scoperte il cui uso rientra nelle abitudini quotidiane moderne (esempio: il pi greco).

Luna: i crateri e i monti che portano il nome di Archimede

Siracusa fu patria di altri uomini notabili nel campo dell'astronomia e dell'astrologia: Iceta di Siracusa fu considerato dal noto astronomo polacco Niccolò Copernico come il precursore della sua teoria, e in quanto più antico in ordine cronologico, lo scopritore della rotazione della Terra sul proprio asse; concetto poi riproposto da Ecfanto di Siracusa, allievo di Iceta. Gli astronomi siracusani furono i primi a distaccarsi dal pensiero di Filolao (il quale sosteneva che la terra non avesse un proprio asse di rotazione, ma che piuttosto orbitasse intorno ad un Fuoco centrale) ed Ecfanto interpretò anche i numeri di Pitagora, abbracciando insieme a Democrito la teoria dell'atomo. Nel campo dell'astrologia il più vasto trattato sull'argomento giunge dal siracusano Giulio Firmico Materno, senatore nell'impero romano, il suo scritto ha fatto conoscere le dottrine astrologiche dell'antichità dei più svariati popoli della Terra (dai Babilonesi agli antichi Egizi, ai Persiani ecc...); sulla nostra luna un cratere porta il suo nome: il cratere Firmico. Anche il nome del siracusano Archimede è presente sulla luna: il più largo cratere del mare Imbrium è il cratere Archimede, accanto al quale sorgono i monti di Archimede.

Rilievo in calcare raffigurante una catapulta dell'antica Siracusa

Dalla polis proviene la prima rivoluzione nel campo militare delle macchine da guerra a lunga gettata: furono infatti gli strateghi del tiranno Dionisio I di Siracusa a ideare il primo modello di catapulta, chiamata gastraphetes, che aveva il compito di superare le linee nemiche dell'esercito cartaginese che assediava Siracusa; pochi anni dopo i Siracusani la fecero evolvere in oxybele e la montarono sulle proprie navi da guerra che solcavano le acque del Mediterraneo. Fu infine Archimede a fare evolvere ulteriormente lo oxybele, lavorando sui disegni dei suoi più antichi concittadini e sfruttando al massimo il potenziale di questa rivoluzionaria arma. Gli strateghi militari di Siracusa furono anche gli autori dell'ulteriore passo in avanti nel campo della navigazione, facendo evolvere la trireme in una quadrireme e quest'ultima in una quinquereme, le quali saranno poi sfruttate dagli eserciti ellenistici e romani. Significativo appare infine che la più grande nave dell'antichità venne costruita proprio nel porto di Siracusa: si tratta della Siracusia, donata da Ierone II a Tolomeo III d'Egitto; una nave così grande da poter essere ospitata in pochissimi porti del Mediterraneo, a parte quello di Siracusa e di Alessandria.

La religione

L'antica religione a Siracusa

Nell'immagine tre statue di Siracusa raffiguranti tre dee: Kore/Demetra e Artemide
Nell'immagine tre statue di Siracusa raffiguranti tre dee: Kore/Demetra e Artemide

«Essi adorarono il Sole, la Luna, il Cielo e le stelle...»

Durante l'epoca greca Siracusa era il centro culturale e religioso della Sicilia. Grazie ai contatti con i vari popoli locali e non, la città si arricchì di culti e dèi venerati presso i templi. A Siracusa si veneravano le dodici divinità olimpiche della religione greca, ma anche altre divinità minori. In città era molto forte e sentito il culto per la dea dei cereali, Demetra, e di sua figlia Kore, la quale si collega a sua volta al culto delle ninfe, particolarmente presente a Siracusa (vd. le celebri Aretusa e Ciane). La città si reputava inoltre essere la culla delle divinità astrali per eccellenza: Apollo, dio del sole, e sua sorella gemella Artemide, dea della caccia e della luna: « giaciglio di Artemide, sorella di Delo » cantava Pindaro in riferimento all'isola di Ortigia (il cui nome deriva proprio dal culto per Artemide).

Con la dominazione romana non scomparvero i culti della Siracusa greca, poiché i Romani assimilarono gli dei dei Greci, in quanto le due culture risultarono affini. Semplicemente cambiarono nome: Artemide divenne Diana, Zeus divenne Giove, Ermes divenne Mercurio e così via.

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Nell'immagine statue e reperti di Siracusa: San Marciano, tomba del vescovo Siracosio con simboli cristiani, Sarcofago di Adelfia: Re Magi recano doni al bambino Gesù
Nell'immagine statue e reperti di Siracusa: San Marciano, tomba del vescovo Siracosio con simboli cristiani, Sarcofago di Adelfia: Re Magi recano doni al bambino Gesù

Le origini del cristianesimo a Siracusa

« la prima stella… che dall’Oriente venne ad illuminare i popoli di Occidente »

Il protovescovo Marciano di Siracusa, discepolo dell'apostolo Pietro, viene considerato il primo vescovo d'Occidente, poiché giunse in Sicilia quando l'apostolo si trovava ancora ad Antiochia. La tradizione formatasi sulla figura di Marciano attesta che il primo messaggio del cristianesimo, e la conseguente nascita di una comunità cristiana sarebbe accaduto prestissimo a Siracusa, già nel 40, ovvero meno di un decennio dopo la crocifissione di Cristo. La prima attestazione certa dell'arrivo aposticolo a Siracusa è sancita dalla Bibbia, grazie agli Atti degli Apostoli dai quali si apprende che l'apostolo Paolo sostò in città per 3 giorni nell'anno 61.

Le imponenti catacombe siracusane, tra le più vaste al mondo, testimoniano i secoli delle persecuzioni dei cristiani nell'Impero romano. Una delle sante più venerate al mondo ebbe i natali nella città aretusea: Lucia da Siracusa, il cui nome Lux significa «luce»; essa subì il martirio nell'anno 304, durante l'impero di Diocleziano. Prima che la dominazione araba, e le successive, sconvolgessero gli equilibri della Sicilia, la chiesa di Siracusa, contesa tra la chiesa latina di Roma e il patriarcato di Costantinopoli, era la sola sede i cui vescovi potevano dirsi metropolita, ed aveva giurisdizione su tutte le diocesi della Sicilia e di Malta.


Vedi per approfondire: Arcidiocesi di Siracusa  · Catacombe di Siracusa  · Marciano di Siracusa  · Santa Lucia
Miti e curiosità dell'antica Siracusa
Libri e filmografia sull'antica Siracusa
Testi antichi, moderni e romanzi storici

In evidenza:

Frammento di papiro che riporta il testo di Caritone, Cherea e Calliroe, proveniente dall'egizia Karanis

Le avventure di Cherea e Calliroe (Τὰ περὶ Χαιρέαν καὶ Καλλιρόην), anche conosciuto come Il romanzo di Calliroe o semplicemente come Cherea e Calliroe, è un romanzo in otto volumi scritto da Caritone di Afrodisia in epoca greca. Descrive le avventure di due giovani innamorati siracusani.

La sua datazione è controversa poiché per diverso tempo non si è riusciti a stabilire se questo romanzo fosse stato scritto durante il I o il V secolo. Ma grazie alla menzione del testo riscontrata su due antichi papiri provenienti dall'Egitto e datati II o III secolo è stato possibile anticipare largamente la collocazione cronologica del romanzo in questione. Esso è considerato uno dei Big five (dei cinque grandi), un termine inglese con il quale gli studiosi internazionali definiscono i 5 romanzi di epoca greca che trattano il genere letterario dell'amore, dell'avventura, dell'eroismo giunti integrali fino ai nostri giorni.

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Filmografia e animazione

In evidenza: Sinbad - La leggenda dei sette mari (Sinbad: Legend of the Seven Seas) è un film d'animazione del 2003 prodotto e distribuito dalla DreamWorks nei cinema statunitensi il 2 luglio 2003 e nei cinema italiani il 19 dicembre 2003. Simbad il marinaio è un racconto tratto da Le mille e una notte che la DreamWorks ha rivisitato facendo dell'antica Siracusa il fulcro geografico delle avventure del marinaio. Eris (voce di Michelle Pfeiffer), la dea della discordia, ruba il leggendario Libro della Pace che Siracusa aveva il compito di custodire affinché nel mondo regnasse la pace. Del furto viene però accusato Proteo, principe di Siracusa e amico d'infanzia di Simbad (voce di Brad Pitt), e condannato a morte. Il pirata si offre quindi di riportare il libro rubato da Eris o di tornare senza e morire al posto di Proteo. In un susseguirsi di avventure, Simbad giungerà nel Tartaro alla ricerca di Eris e del prezioso manufatto. È stato l'ultimo film che la DreamWorks ha fatto con l'animazione tradizionale.

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Voce del giorno

Di seguito appare una voce scritta dalla comunità wikipediana che riguarda le origini, gli eventi e i personaggi legati all'antica Siracusa.

Oggi in evidenza:

Dori

I Dori (in greco Δωριεῖς) furono una stirpe della Grecia antica, di origine indoeuropea, mitologicamente discendenti di Doro. Costituivano una delle etnie dell'Ellade insieme agli Achei, agli Ioni e agli Eoli ed erano suddivisi in tre tribù: i Panfili, i Dimani e gli Illei. Dagli altri Elleni si distinguevano per il loro dialetto e per le loro caratteristiche sociali e storiche. A seguito delle scorrerie di varie popolazioni nel bacino orientale del Mediterraneo, tra cui i Popoli del Mare, che causarono la fine di Micene e di altre importanti entità statali quali l'Impero Ittita, per tre secoli, a partire dal 1100 a.C. circa, la Grecia attraversò un periodo di assestamento, chiamato dagli storici Medioevo ellenico, caratterizzato da una commistione dei tratti peculiari sopravvissuti della precedente civiltà micenea e da alcune innovazioni, quali: l'introduzione dell'uso del ferro, dell'incinerazione dei morti, la produzione della ceramica detta "Handmade burnished ware"

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In vetrina

L'antica Siracusa in vetrina:

L'oracolo di Ammone nell'oasi di Siwa che predisse erroneamente ad Atene la vittoria su Siracusa
La spedizione ateniese in Sicilia — anche seconda spedizione ateniese in Sicilia o grande spedizione ateniese in Sicilia per distinguerla da quella del 427 a.C. — avvenne tra la primavera e l'estate del 415 e quella del 413 a.C. Dopo le prime vittorie ateniesi, che misero in seria difficoltà l'esercito siracusano, le sorti della guerra furono capovolte grazie ai rinforzi spartani sotto il comando di Gilippo. La sconfitta della grande armata di Atene causò la prigionia dei soldati nelle latomie siracusane, costretti a vivere tra stenti e sofferenze sino alla morte; pochi furono i superstiti che riuscirono a ritornare in patria. Il fallimento della spedizione segnò l'avvio del definitivo declino militare e politico di Atene, seguito dal colpo di Stato aristocratico del 411 a.C. e dalla definitiva sconfitta nella guerra del Peloponneso (404 a.C.). Tucidide, storico ateniese, dedica due libri della sua opera Guerra del Peloponneso proprio alla spedizione ateniese, per sottolineare la grandezza e l'eccezionalità dell'evento. Egli diede così inizio a «un nuovo lavoro, un lavoro sulla Sicilia» che divenne lo sfondo della guerra del Peloponneso (431-404 a.C.). Le Vite parallele di Plutarco (in particolare la Vita di Nicia) e la Bibliotheca historica di Diodoro Siculo costituiscono altre importanti fonti sulla grande spedizione in Sicilia.

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