Utente:Giorgio27002/Sandbox/Prospect
- Mehmet Murat Somer - Scandaloso omicidio a Istanbul - (born 1959) is a Turkish author of crime fiction best known for his Hop-Çiki-Yaya series set in Istanbul and featuring an unnamed travestito amateur detective.
- Winfried Sebald - Gli emigrati (Die Ausgewanderten) is a 1992 collection of narratives. It won the Berlin Literature Prize, the Literatur Nord Prize, and the Johannes Bobrowski Medal.
- Kiran Desai è vissuta in India fino all'età di quattordici anni, quando si è trasferita in Inghilterra con la madre, la nota scrittrice Anita Desai La sua opera seconda, Eredi della sconfitta (The Inheritance of Loss), La storia, ambientata nel 1986, ruota attorno a due personaggi principali: Biju e Sai. Biju è un indiano che è immigrato clandestinamente negli Stati Uniti, figlio di un cuoco che lavora per il nonno di Sai. Pubblicata nel 2006, ha vinto il Booker Prize
- Giovanni Arpino - Il fratello italiano è un romanzo del 1980. Il libro vinse il Premio Campiello nello stesso anno.
- Natalia Ginzburg - La città e la casa (1984)
- Ivo Andrić Racconti di Sarajevo è una raccolta di racconti uniti dall'ambientazione: la Sarajevo a cavallo tra il XIX e il XX secolo, tutto il vissuto e il quotidiano che diventa storia di una città martoriata attraverso la vita dei suoi abitanti.
STREGA
Albo dei vincitori
modificaIl Gruppo 63, definito di neoavanguardia per differenziarlo dalle avanguardie storiche del Novecento, è un movimento letterario che si costituì a Palermo nell'ottobre del 1963 in seguito a un convegno tenutosi a Solunto da alcuni giovani intellettuali fortemente critici nei confronti delle opere letterarie ancora legate a modelli tradizionali tipici degli anni cinquanta. Fu Luigi Nono a suggerire il modello del Gruppo 47, movimento culturale nato a Monaco di Baviera appunto nel 1947.[1]
Del gruppo[2] facevano parte poeti, scrittori, critici e studiosi animati dal desiderio di sperimentare nuove forme di espressione, rompendo con gli schemi tradizionali.
Richiamandosi alle avanguardie degli inizi del secolo, il Gruppo 63 si richiamava alle idee del marxismo e alla teoria dello strutturalismo. Senza darsi delle regole definite (il gruppo non ebbe mai un suo manifesto), diede origine a opere di assoluta libertà contenutistica, senza una precisa trama (ne è un esempio Alberto Arbasino), talvolta improntate all'impegno sociale militante (come gli scritti di Elio Pagliarani), ma che in ogni caso contestavano e respingevano i moduli tipici del romanzo neorealista e della poesia tradizionale, perseguendo una ricerca sperimentale di forme linguistiche e contenuti.
Ignorato dal grande pubblico, il gruppo suscitò interesse negli ambienti critico-letterari anche per le polemiche che destò criticando fortemente autori all'epoca già "consacrati" dalla fama quali Carlo Cassola, Giorgio Bassani e Vasco Pratolini, ironicamente definiti "Liale", con riferimento a Liala, autrice di romanzi rosa.
Il Gruppo 63 ebbe il merito di proporre e tentare un rinnovamento nel panorama piuttosto chiuso della letteratura italiana, ma il suo aristocratico distacco dal sentire comune e la complessità dei codici di comunicazione ne fecero un movimento élitario, accusato di cerebralismo. Inoltre, alcune accuse contro i "conservatori" della letteratura, poi con il tempo riconsiderate, furono amplificate dai giornali e dagli stessi avversari[3].
Alcuni autori, critici e scrittori del Gruppo 63 furono il già citato Arbasino, Luciano Anceschi, Nanni Balestrini, Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Giorgio Celli[4], Furio Colombo, Corrado Costa, Fausto Curi, Oreste Del Buono, Roberto Di Marco, Umberto Eco, Enrico Filippini, Alfredo Giuliani, Alberto Gozzi.[5] Angelo Guglielmi, Patrizia Vicinelli, Germano Lombardi, Giorgio Manganelli, Giulia Niccolai, Elio Pagliarani, Renato Pedio, Michele Perriera, Lamberto Pignotti, Antonio Porta, Edoardo Sanguineti, Giuliano Scabia, Adriano Spatola, Aldo Tagliaferri, Gian Pio Torricelli e Sebastiano Vassalli. Più ai margini anche Nanni Cagnone, Gianni Celati, Alice Ceresa, Giordano Falzoni, Luigi Gozzi, Francesco Leonetti, Luigi Malerba, Marina Mizzau, Rossana Ombres, Nico Orengo, Amelia Rosselli, Gaetano Testa, Carla Vasio e Cesare Vivaldi[6].
Il gruppo, che si sciolse nel 1969, diede vita alle riviste "Malebolge", "Quindici" e "Grammatica", ma influenzò le scelte anche di collane editoriali coeve, come "Materiali" di Feltrinelli o più tarde, come in qualche modo "La ricerca letteraria" di Einaudi.
- ^ Francesco Erbani, C’era una volta il Gruppo 63, La Repubblica, 5 giugno 2013, pp. 50-51
- ^ l'elenco dei partecipanti ai cinque incontri di Solunto (3-8 ottobre 1963), Reggio Emilia (1-3 novembre 1964), Palermo (3-6 settembre 1965), La Spezia (10-12 giugno 1966) e Fano (26-28 maggio 1967) è in appendice a Angelo Guglielmi e Renato Barilli, Gruppo 63. Critica e teoria, Feltrinelli, Milano, 1976; nuova ed. Testo & immagine, Torino, 2003. Nel libro vengono inoltre identificate anche le riviste e le collane che in qualche modo si rifacevano al gruppo: "Il Verri" (con certi numeri speciali e la collana "Quaderni de Il Verri"), "Malebolge", "Quindici" (compreso la collana "Documenti di Quindici") e "Grammatica", oltre alle collane "I materiali" di Feltrinelli, "Civiltà letteraria del novecento" di Mursia (diretta da Giovanni Getto ma alla quale contribuiva anche Sanguineti), "Poesia novissima", "Denarratori" e "Critica di letteratura e arte" di Scheiwiller (che dirige da sé le prime due e affida ad Anceschi la terza).
- ^ È il caso per esempio della polemica con Bassani, rimbalzata su "Paese Sera". Umberto Eco, nella sua ricostruzione storica in AA.VV., Il Gruppo 63 quarant'anni dopo, Pendragon, Bologna, 2005, ricorda un clima anche goliardico e di eccesso di sperimentalismo.
- ^ Tra l'altro, è fonte dell'inclusione di Celli la terza di copertina del suo I sette peccati capitali degli animali.
- ^ Fonte dell'inclusione dei nomi citati: AA.VV., Il Gruppo 63 quarant'anni dopo, cit.
- ^ Fonte: il libro a cura di Barilli e Guglielmi già citato.