«Quando il Genoa già praticava il football gli altri si accorgevano di avere i piedi solo quando questi gli dolevano.»

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Il dottor James Spensley fu uno dei primi giocatori/allenatore del Genoa CFC

Il Genoa Cricket and Football Club, o più semplicemente Genoa, è una società calcistica di Genova e, tra le italiane, quella in possesso del più antico documento scritto attestante la data di fondazione (1893).

Questa pagina prende in esame gli eventi storici riguardanti la società, dalla sua fondazione sino alla fine degli anni ottanta. La storia più recente è inclusa nella pagina Genoa Cricket and Football Club.

Il Genoa ha vinto nove scudetti del campionato di calcio italiano, tra cui il primo in assoluto risalente al 1898, anno in cui il torneo si svolgeva in un'unica giornata, e l'ultimo dei quali nella stagione 1923-1924. Tra i tornei vinti, si contempla anche una edizione della Coppa Italia. Negli anni '10 il Genoa partecipò anche al campionato italiano di pallanuoto vincendo quattro scudetti (nel 1912, 1913, 1914 e 1919).[1] Inoltre, dal 1898 al 1929, ovvero nella fase dei campionati nazionali antecedenti l'introduzione del cosiddetto girone unico, quella rossoblù è la squadra che ha ottenuto il maggior numero di punti complessivi.

Le origini: il Genoa Cricket and Athletic Club modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia delle prime società calcistiche in Italia.

L'estate del 1893 stava volgendo al termine, era il 7 settembre quando, nelle sale del consolato britannico in via Palestro n.10 interno 4, nel pieno centro cittadino ricco di scagni di compagnie assicurative e armatoriali, si era dato convegno un folto gruppo di inglesi, Charles De Grave Sells, S. Green, G. Blake, W. Rilley, D.G. Fawcus, H.M. Sandys, E. De Thierry, Johnathan Summerhill sr. e Johnathan Summerhill jr., e soprattutto Charles Alfred Payton, baronetto dell'Impero Britannico e Console Generale di S.M. la Regina Vittoria d'Inghilterra a Genova.

Scopo della riunione era l'ufficializzazione di un circolo che da oltre un anno svolgeva attività sportive.

Nacque, così, il Genoa Cricket and Athletic Club: la società non si prefiggeva tanto di praticare il gioco del football ma, come era consuetudine, di essere un gruppo sportivo per la pratica di diversi sport di squadra e individuali, soprattutto di tradizione anglosassone, come appunto il cricket (sport ritenuto di origini nobili), la waterpolo (la moderna pallanuoto) e il football (ritenuto più "popolano").

Genova, infatti, con l'apertura del Canale di Suez, era diventata un importante porto commerciale attirando compagnie straniere. Gli inglesi erano molto numerosi e amavano praticare qui le loro tradizioni sportive gareggiando spesso con gli equipaggi connazionali di navi che facevano scalo.

Visto il notevole interesse locale, capirono però ben presto che anche in Italia lo sport del calcio poteva avere la stessa notorietà e diffusione che già registrava da tempo in Inghilterra.

Le prime cariche elettive videro come presidente Charles De Grave Sells, quale vice Summerhill senior e come patrono Sir Charles Alfred Payton. Il terreno di gioco era quello già usato fino ad allora, messo a disposizione già dal 1890 da due industriali scozzesi le cui aziende operavano nel capoluogo ligure - Wilson e McLaren - a Sampierdarena. Le partite venivano giocate al sabato.

L'ingresso di Spensley modifica

Nel 1896, tre anni dopo la fondazione della primitiva società genoana, si unì al gruppo James Richardson Spensley che fu il vero artefice della nascita del Genoa come club prettamente calcistico. Il 2 gennaio 1899[2] Spensley, per dare risalto allo sport più praticato dagli iscritti e che aveva già portato in bacheca due allori nazionali, propose il cambiamento di denominazione in Genoa Cricket and Football Club. A Spensley si deve anche il fatto che il 10 aprile 1897 il gruppo di britannici inserì nello statuto del club la regola che ammetteva l'ingresso di soci italiani.

Cambiava anche il campo di gioco. Veniva lasciato l'insufficiente campo della Piazza d'Armi di Sampierdarena (curiosamente, la delegazione da cui sarebbe nata 50 anni dopo l'altra squadra calcistica cittadina, la U.C. Sampdoria), per uno nuovo a Ponte Carrega, sobborgo situato lungo le rive del torrente Bisagno, in uno spazio utilizzato come pista velocipedistica dalla Società Ginnastica Ligure Cristoforo Colombo (la seconda più antica squadra genovese di Football[senza fonte]).

Le squadre allora esistenti, oltre al Genoa CFC, erano: la Società Ginnastica Torino (del Cavalier Bertoni), la Juventus (squadra del liceo M. D'Azeglio), l'International Football Club di Torino (o più semplicemente Internazionale) (capitanato da Savage) e il Football Club Torinese (del Marchese Ferrero di Ventimiglia), l'Unione Pro Sport Alessandria, il Football Club Liguria, più alcune altre squadre non meglio documentate.

Il 6 gennaio 1898, a Ponte Carrega, davanti a 208 spettatori veniva disputata la prima partita in Italia tra formazioni di Football di diversa Città. In verità la squadra avversaria era una rappresentante delle due formazioni torinesi l'International e il Football Club. Il punteggio finale fu di 1-0 per la società torinese. La rivincita ci fu il 9 marzo 1898 a Torino e il Genoa pareggiò il conto vincendo anch'esso per 1-0.

La rivalità tra le due squadre continuò per parecchio tempo in quanto si giocarono la finale dei primi tre campionati italiani (nel 1900, intanto, il Football Club Torinese assorbì l'Internazionale Torino) che comunque videro prevalere sempre la squadra genovese. Motivo di unione delle diverse compagini calcistiche italiane invece ci fu nel maggio del 1899 al Velodromo Umberto I di Torino quando la rappresentativa italiana scese in campo contro quella svizzera. A formare la squadra che indossa la divisa a righe biancoblu del Genoa sono i genoani Spensley, De Galleani, Edoardo Pasteur, Agar e Leaver che si uniscono a Savage della Torinese, Herbert Kilpin del neonato Milan e altri 3 giocatori. Tra gli svizzeri Gamper fondatore del Barcellona. La Svizzera s'impone 2 a 1 nella partita che si può considerare come l'esordio della Federazione Italiana in campo internazionale.

Il primo campionato modifica

 
Il Genoa nel 1899. Da sinistra a destra: Ghigliotti, De Galleani, Spensley, Edoardo Pasteur, Leaver, Enrico Pasteur, Passadoro, Arkelss, Dapples, Deteindre e Agar

Tutto era pronto per il primo campionato ufficiale istituito dalla Federazione Italiana del Football, che nel frattempo in due sedute (15 e 26 marzo dello stesso anno) si era costituita tra i dirigenti del Genoa (Spensley) e quelli di alcune altre compagini torinesi.

La fase finale del campionato venne disputata in una sola giornata l'8 maggio - sempre nel 1898 - nell'ambito dei festeggiamenti in occasione dell'Esposizione Internazionale per i cinquant'anni dello Statuto Albertino, ebbe luogo al Velodromo Umberto I di Torino, nei pressi dell'ospedale Mauriziano. Venne deciso di far giocare solo le squadre che durante l'anno si erano dimostrate imbattibili. Con un girone a 4 squadre si arrivò alla finale Genoa-Internazionale Torino, vinta ai tempi supplementari con il "golden goal" dell'ala sinistra genoana Leaver.
Da registrare inoltre che alcuni giornali, nelle poche righe dedicate all'evento, riportarono come il Genoa finì la partita in 10 per l'infortunio del portiere, quindi primo titolo e primo infortunio di un giocatore in campo.

La società vinse la coppa offerta dal duca degli Abruzzi, mentre a ciascun giocatore andò una medaglia d'oro stile rococò. Furono proprio queste medaglie - chiamate targhette - il simbolo tangibile della vittoria nel campionato. La coppa sarebbe stata vinta definitivamente da chi avesse vinto il torneo FIGC per tre anni (e fu proprio il Genoa nel 1900).

Di scudetto si parlò soltanto nel 1924 e fu proprio il Genoa a lanciarne l'idea appuntandoselo per la prima volta sulle maglie.

Il Genoa del 1898 modifica

 
Il Genoa nel 1922-23. Moruzzi, De Prà, Pres. Sanguineti, De Vecchi, Mister Garbutt. Barbieri, Burlando, Leale. Neri, Sardi, Catto, Santamaria, Mariani.

Il Genoa schierò nella finale del 1898 questa formazione: Baird, Ghigliotti, De Galleani, E. Pasteur, Spensley, Bocciardo, Bertollo, Le Pelley, Dapples, Ghiglione e Leaver.

La squadra genovese andò a Torino con una sola riserva, che sembra non abbia giocato, quindi è probabile che questa fosse la formazione anche della prima partita del campionato. Nelle file dell'Internazionale Torino tra gli altri Herbert Kilpin (che fonderà il Milan), Weber e Savage. Nella prima amichevole contro la squadra mista delle torinesi viene riportata questa formazione: Spensley, De Galleani, Marshall, Reed, Venturini, E.Pasteur, Leaver, Mackintosh, Chalners, Tweddy, Wilkie.

Questa la lista dei giocatori che il Genoa schierò, tra amichevoli e partite, nel primo campionato:

Formazione del Genoa nella finale (ricostruzione) modifica

 

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Il dottor James Spensley, uno dei primi giocatori/allenatore del Genoa CFC, difende la porta.

  Genoa Campione d'Italia 1898

Il primo grande Genoa modifica

Iniziò così il primo ciclo del Genoa.

Nelle stagioni seguenti la formula restò invariata, durante tutto l'anno le squadre che nel frattempo erano cresciute in numero, si incontravano su basi di sfide dirette, disputando poi la fase finale in una sola giornata in casa della squadra detentrice del trofeo.

I rossoblu conquistarono 3 titoli (tra il 1898 ed il 1900) e si aggiudicarono l'ambita Coppa Fawcus messa in palio e destinata alla prima squadra che si fosse aggiudicata, appunto, 3 campionati. Il 25 gennaio del 1901 su proposta del socio Rossi, con 5 voti favorevoli e 4 contrari, le casacche genoane si trasformano in rosso granata e blu notte come la bandiera del Regno Unito Union Jack.

Due settimane dopo la vittoria del secondo scudetto (conquistato battendo in finale l'Internazionale Torino per 2-0), cinque giocatori genoani fecero parte della prima selezione nazionale in una sfida contro la rappresentativa svizzera al Velodromo Umberto I di Torino: finì 2 a 1 per gli elvetici quello che può essere considerato a buon diritto l'esordio della Nazionale della Federazione Italiana del Football in campo internazionale.

Dopo aver perso in finale contro il Milan, nel campionato 1901, il Genoa conquistò altri tre scudetti consecutivi, confermandosi la squadra più forte d'Italia.

Nel nuovo secolo, specialmente dal 1902, vennero istituiti gironi regionali eliminatori, il torneo cominciò a farsi corposo e le squadre molto agguerrite e numerose. Nell'ottobre del 1902 per la prima volta in Italia venne fondato dai rossoblu il vivaio per ragazzi di età inferiore a sedici anni.

Questa iniziativa darà i suoi frutti e due anni dopo porterà al Grifone un altro primato: vittoria nel primo campionato riserve. Veniva così definito in realtà il torneo disputato dalle squadre giovanili delle varie società. Quella del Genoa, allenata dall'infaticabile Spensley, era composta da validi elementi molti dei quali avrebbero sostituito i fondatori al termine della loro carriera.

Nel 1903 il Genoa va ad incontrare - primo club italiano - una società straniera all'estero. Si tratta del Football VeloClub Nizza che il 27 aprile viene battuto per 3 a 0 nel suo stadio (anche la partita d'andata a Ponte Carrega aveva visto soccombere la squadra francese per 0 reti a 6). Nello stesso anno e in quello successivo vinse altri due scudetti battendo in entrambe le finali la Juventus per 3-0.

In questi anni il Genoa vinse anche la Palla Dapples, messa in palio dal giocatore dello stesso Genoa Dapples; il premio consisteva in una sfera d'argento delle stesse dimensioni e delle stesse caratteristiche (con cuciture in rilievo) di un pallone da football. Questo trofeo prevedeva degli scontri diretti, al termine dei quali, ogni volta, il vincitore si portava a casa il trofeo per poi cederlo alla squadra sfidante che lo avesse battuto. Il trofeo andò avanti per ben sei anni e attraverso quarantasette incontri. Il 20 dicembre 1909 se lo aggiudicò definitivamente il Genoa, dopo che la Palla Dapples aveva decorato le sedi di Milan, Juventus, Torino, Pro Vercelli, Andrea Doria, Unione Sportiva Milanese. È difficile comprendere appieno al giorno d'oggi l'importanza che rivestivano questi piccoli ma agonisticamente combattuti tornei quando il campionato rappresentava solamente il clou della stagione. Ma molte di queste sfide (spesso con ricche coppe in palio) erano all'epoca considerate altrettanto importanti.

Nel 1906 stava volgendo al crepuscolo la stagione dei cosiddetti fondatori: Spensley aveva quasi 40 anni, Pasteur all'incirca 30, per loro e molti altri si avvicinava il momento del ritiro. Anche per questo quell'anno il Genoa non riuscì ad arrivare in finale (la disputarono il Milan e la Juventus).

Il 18 marzo la partita con la Juventus (a Torino) venne sospesa a causa della prima invasione di campo della storia del calcio italiano. La partita verrà ripetuta il 1° aprile - a Milano in campo neutro - e da Torino e da Genova vennero organizzati i primi due treni speciali di tifosi.

Nel 1908 la Federazione decise di riservare il massimo torneo italiano alle squadre senza stranieri. Di conseguenza il Milan campione in carica, il Genoa e il Torino rifiutarono di partecipare. Al fronte dei contestatori si unì la Juventus dopo la propria eliminazione da parte della Pro Vercelli. Viste le forti ed influenti opposizioni, la Federazione rinunciò alla linea autarchica dopo la conclusione del campionato e il Genoa poté così partecipare al campionato successivo in cui venne eliminata in semifinale dalla Pro Vercelli.

Nell'estate 1913 lo scozzese Geo Davidson diventò il Presidente del club e comprò alcuni giocatori dell'Andrea Doria tra cui Renzo De Vecchi pagandoli a un caro prezzo. Ma le regole della FIF non permettevano di pagare per assumere i calciatori e quindi fu intentato un processo contro il Genoa. Durante il processo gli avvocati della FIF chiesero la radiazione del Genoa e la squalifica a vita dei suoi giocatori. Eduard Pasteur, ex calciatore del Genoa, difese il Genoa che grazie a lui fu assolto.

L'arrivo di Mister Garbutt e la nascita del "Genoa d'Oro" modifica

Lo scudetto ormai mancava da anni e la nuova dirigenza rossoblù era decisa a riportare a Genova il tricolore. Decisivo fu l'ingaggio nel 1912 di un allenatore professionistico, William Garbutt, inglese ex calciatore, che dovette interrompere anticipatamente la carriera da calciatore a causa di un grave infortunio. Garbutt fu il primo allenatore professionistico della storia del calcio italiano ed è grazie a lui che oggi usiamo comunemente il termine Mister per indicare l'allenatore.

Mister Garbutt portò in Italia tecniche di allenamenti all'avanguardia e, con l'arrivo di due grandi centravanti inglesi, Grant, Walshingam e il giovane terzino De Vecchi, il Genoa tornò subito a grandi livelli, ma alla fine della stagione arrivò solamente 2° con due punti in meno del sorprendente Casale.

L'arrivo di Garbutt e le grandi operazioni della società permisero al Genoa, di li a poco, di diventare una della squadre più blasonate e forti del mondo, che nelle sue file poteva vantare grandi campioni del calibro di Renzo De Vecchi, soprannominato il figlio di Dio, la prima vera stella del calcio internazionale.

Fu soltanto nel 1915 che il Genoa conquistò il suo settimo scudetto, nonostante il campionato fosse stato sospeso per via dello scoppio della I Guerra Mondiale. La FIGC infatti decise di assegnare lo scudetto alla prima classificata del girone finale dell'Italia settentrionale, cioè il Genoa.

Nel 1923 e 1924 il Genoa allenato da William Garbutt conquista i suoi ultimi due scudetti battendo in finale rispettivamente Lazio (4-1 all'andata e 2-0 al ritorno) e Savoia (3-1 all'andata e 1-1 al ritorno).

L'invincibile Genoa degli anni 20 modifica

 
Renzo De Vecchi, il più grande difensore del Genoa di tutti i tempi

Dopo la vittoria del campionato 1914/15, finita la guerra, il Genoa dovette rimboccarsi le maniche e, per sopperire alle perdite di suoi grandi giocatori, la società dovette tornare al riparo; vennero ingaggiati giovani promesse del calcio ligure, come il grande portiere Giovanni De Prà detto il Ragno, futuro protagonista del grande Genoa che stava nascendo e della nazionale italiana di calcio. Quella che stava nascendo divenne una formazione mitica per la storia del Genoa e del calcio italiano, quella degli anni 20 fu senza dubbio la squadra più forte che il Grifone abbia mai avuto e una delle migliori nella storia del calcio italiano.

La gloriosa difesa De Prà-Bellini-De Vecchi modifica

Uno dei punti più solidi di quella squadra era la difesa. Durante un incontro olimpico tra Italia-Francia, De Prà si ruppe un braccio con doppia frattura, ma decise di continuare lo stesso a giocare per 70 minuti. Il giovane portiere Giovanni De Prà in poco tempo sarebbe diventato il portiere più importante del Genoa e dell'Italia e, nel 1929, venne premiato come miglior portiere internazionale assieme allo spagnolo Zamora.

Non si può parlare della storia del Genoa e del calcio italiano senza nominare il Figlio di Dio, Renzo De Vecchi, capitano del Genoa e della Nazionale, il più grande terzino della storia del calcio italiano, giocatore di grandi qualità tecniche e atletiche, fece la storia del Genoa e della Nazionale. A fianco del Figlio di Dio giocava l'altro terzino, Delfo Bellini, giocatore dell'Italia olimpica che vinse il Bronzo nel 1928.

La mitica mediana Barbieri-Burlando-Leale modifica

 
Una foto storica di Ottavio Barbieri

La affermata difesa di quei tempi non sarebbe stata tale senza l'apporto di un altro ottimo reparto di quella squadra, la mediana. La mediana del centrocampo di allora era preposta sia al gioco difensivo che a quello di costruzione, infatti prima del cambiamento della regola del fuorigioco e dell'avvento del "Sistema" si giocava col "Metodo"; i due mediani andavano avanti e in dietro sulle fascie e avevano un ruolo determinante per la difesa e per l'attacco, ma col sistema sarebbero diventati i due laterali della difesa, mentre il centromediano sarebbe arretrato occupandosi solo della manovra difensiva.

I protagonisti di questo reparto erano Ottavio Barbieri, instancabile faticatore sulla fascia destra, Ettore Leale, il suo compagno di sinistra, e il centromediano Luigi Burlando. Il loro gioco era determinante per tutta la squadra, e avevano messo a disposizione le loro qualità anche nella Nazionale italiana,di cui Burlando e Barbieri furono bandiere di quei periodi.

L'episodio che apri' le porte alla carriera di Ottavio viene così tramandato: «...nello spogliatoio mister Garbutt, guardando Barbieri, gli rivolse questa domanda: "Mi manca il laterale destro, si sente di giocare un'altra partita con la prima squadra?" "Un tempo lo farei ancora volentieri!" gli rispose il giovane Ottavio. In effetti non si limitò a giocare solo un tempo, ma tutti i novanta minuti e fu uno dei migliori in campo, conquistandosi così, di fatto, la maglia da titolare nella più forte squadra italiana di allora...»

 
La formazione rossoblù che conquistò il suo ottavo titolo italiano in un'annata da record

Il Genoa oltre ad essere la squadra più forte, era la più famosa e blasonata, aveva numerosi tifosi in tutta Italia e in Argentina dove abitavano molti genovesi, trasferiti in sud america per fare fortuna. E proprio il grande Genoa degli anni '20 fu la prima squadra italiana a fare una tournée in Sudamerica, in Argentina e Uruguay, dove giocò contro le rispettive selezioni nazionali.

Lo scudetto dei record 1922/23 modifica

Dopo alcuni anni ad alti livelli, il Genoa si era rinforzato con gli acquisti del terzino Delfo Bellini, dalla Sampierdarenese, e di Ettore Neri, dall'Andrea Doria, da aggiungere al ritorno di Emilio Santamaria, che aveva appena condotto al successo la Novese. Finalmente arriva l'ottavo scudetto, quello del 1922/23 ricordato per essere stato conquistato senza nemmeno perdere un'incontro, un record eguagliato solo 70 anni dopo dal Milan.

Il tabellino della stagione 1922/23 modifica

28 incontri 22 vittorie 6 pareggi 0 sconfitte reti fatte 75 reti subite 21

La finalissima contro la Lazio modifica

Genova, 15 luglio 1923

Genoa Lazio 4-1

Roma, 22 luglio 1923

Lazio Genoa 0-2
  •   Genoa Campione d'Italia 1922/23

La formazione dei record 1922/23 modifica

1923/24 Un altro scudetto alla grande, il 9° modifica

Vinto il campionato senza subire sconfitte, il Genoa volle ripetere l'impresa anche nel torneo successivo, infatti per buona parte del campionato il Genoa rimase imbattuto, ma alla fine del torneo vincente furono 3 le sconfitte per il Grifone. L'attacco formidabile era formato da Sardi, Santamaria e Catto, il Genoa su 26 incontri segnò 57 reti, subendone solamente 15, grazie alla grande difesa formata da De Prà, De Vecchi, Bellini e la mitica mediana Barbieri Burlando Leale.

La finalissima contro il Savoia modifica

Risultati Città e data
Genoa 3 - 1 Savoia Genova, 31 agosto 1924
Savoia 1 - 1 Genoa Torre Annunziata, 7 settembre 1924
  •   Genoa Campione d'Italia 1924
 
Una formazione del Genoa che colse il suo nono e ultimo scudetto

1925 la "Stella rubata" - Il decimo scudetto mai vinto modifica

 
La formazione del Genoa 1924/25 campione in carica, i primi a fregiarsi dello scudetto sulle divise

Il Genoa avrebbe potuto vincere il suo decimo scudetto nel 1925, ma purtroppo "perse" la finale Lega Nord contro il Bologna; la gara d'andata a Bologna la vinse il Genoa che però incredibilmente perse in casa la gara di ritorno. Fu necessario lo spareggio che vedeva il Genoa vincitore per 2-0 fino a quando, in seguito a una deviazione in corner del portiere del Genoa, ci fu un invasione di campo dei tifosi bolognesi capeggiata da alcuni gerarchi armati di rivoltelle che sostenevano che la palla fosse entrata in rete e che costrinsero l'arbitro a convalidare il gol. Poco dopo il Bologna pareggiò e la partita finì 2-2.

L'arbitro aveva promesso al Genoa che lo avrebbe fatto vincere a tavolino per l'invasione di campo, ma davanti a Leandro Arpinati, vicepresidente della FIGC e tifoso del Bologna, si mangiò la parola. Fu necessaria una seconda gara di spareggio finita 1-1. La FIGC decise che la terza gara di spareggio si sarebbe disputata a settembre e invitò le squadre a mandare i giocatori in vacanza ma all'improvviso cambiò idea e decise che la partita si sarebbe giocata ai primi di agosto alle 7 del mattino.

Il Genoa era fuori forma mentre il Bologna, probabilmente avvisato in anticipo da Arpinati, si era continuato a allenare e la partita fu vinta dal Bologna. E così alla finale scudetto ci andò il Bologna che conquistò il suo primo scudetto battendo l'Alba (4-0 all'andata e 2-0 al ritorno).

Le 5 finali contro il Bologna modifica

Risultati Città e data
Bologna 1 - 2 Genoa Bologna, 24 maggio 1925
Genoa 1 - 2 Bologna Genova, 31 maggio 1925
Bologna 2 - 2 Genoa Milano, 7 giugno 1925
Genoa 1 - 1 Bologna Torino, 5 luglio 1925
Bologna 2 - 0 Genoa Vigentino, 9 agosto 1925

--81.208.74.180 13:23, 14 gen 2008 (CET)

Primi campionati della Serie A modifica

 
Lo sfondatore di reti Levratto con la maglia della Nazionale.

Dopo aver sfiorato il titolo nel 1927-28 (secondo dietro al Torino Football Club) il Genoa disputava nel 1929-30 il primo campionato a girone unico a livello nazionale cioè la neonata Serie A.

All'epoca disponeva di un formidabile attacco guidato da Banchero e Levratto (il famoso sfondatore di reti) e si classificò al secondo posto a due soli punti dall'Ambrosiana-Inter di Meazza. Gli scontri diretti furono decisivi per l'assegnazione del titolo. Nella gara di andata il portiere De Prà dovette lasciare il campo dopo solo 15 minuti per infortunio e, non essendo possibili le sostituzioni, il Genoa continuò la partita con in porta il jolly Moruzzi. Al ritorno, nella terz'ultima giornata, la gara iniziò dopo che una tribuna aveva ceduto al peso del folto pubblico causando molti feriti. Dopo essersi portati in vantaggio fino al 3 a 1, i rossoblù vennero raggiunti sul 3 a 3 dall'ennesima prodezza di Meazza.

A cinque minuti dalla fine Banchero sbagliò un rigore, che Levratto non volle tirare, forse distratto dalla folla minacciosa che si era raggruppata ai lati e dietro la porta milanese. L'anno successivo il Genoa non riuscì a ripetersi classificandosi comunque al 4° posto. L'annata però risultò storica poiché ad arrivare dall'Argentina, ed a formare un terzetto mai più ripetibile con Banchero e Levratto, fu "El Filtrador" Guillermo Stabile. thumb|center|250px|Il Genoa negli anni trenta

L'arrivo del "Filtrador" Guillermo Stabile modifica

 
El Filtrador Guillermo Stabile Capocannoniere dei primi mondiali di calcio.

Il giocatore giunse a Genova tra il tripudio della folla che si era assiepata al porto per vedere da vicino l'arrivo del capocannoniere dei primi Mondiali, disputati in Uruguay. Neanche il tempo di riposarsi che Stabile la domenica giocò mettendo la firma sulle 3 reti che permisero ai liguri di superare il Bologna.

Alla terza giornata del girone di ritorno, contro il Livorno, un grave infortunio blocca Levratto, che tornerà a giocare solo l'anno seguente, mentre Stabile totalizzerà solo 13 presenze e 6 reti poiché, tre settimane dopo l'infortunio a Levratto, proprio quando ormai si stava abituando al cambiamento di continente, in una partita amichevole il portiere avversario in uscita gli ruppe una gamba. Stabile, tornato a giocare dopo un anno, patirà nuovamente la frattura di una gamba e, finita la carriera in Francia, si siederà sulla panchina della nazionale Argentina.

Col Presidente Culiolo si punta allo scudetto modifica

Nel 1933-34 arriva la prima ed inaspettata caduta in Serie B che durerà solo un anno. Il Genoa tornato in A riprende i panni di protagonista trovando in Culiolo l'ultimo presidente ambizioso con dichiarate pretese di scudetto.

1936/37 6° posto e Coppa Italia modifica

Classificatosi al 6° posto in campionato il 6 giugno del 1937 a Firenze i rossoblù si aggiudicano la Coppa Italia, battendo in finale per 1 - 0 la Roma.

 
Il Genoa a Firenze con la Coppa Italia. A scendere in campo furono Bacigalupo, Agosteo, Genta, Pastorino, Bigogno, Figliola, Arcari III, Perazzolo, Torti, Scarabello Marchionneschi

1937/38 Genoa al 3° posto modifica

L'anno seguente i Grifoni raggiungono la terza posizione, a soli 3 punti di distacco dall'Ambrosiana-Inter, e si aggiudicano 1 - 0 il primo derby di campionato disputato con il Liguria antenata della Sampdoria.

In coppa Europa la squalifica a tavolino modifica

Vincendo la Coppa Italia l'anno prima, il Genoa aveva diritto a partecipare alla Coppa Europa, che in quell'anno fu l'edizione di maggior successo, vi partecipavano infatti i campioni in carica di ben sette nazioni, in più gli svizzeri godevano di un secondo posto, mentre le quattro nazioni storiche beneficiavano di una terza presenza, che austriaci e italiani identificavano nei vincitori della Coppa d'Austria e della Coppa Italia. Il Genoa supera il primo turno vincendo 3-1 e 3-0 contro lo Gradjanski Zagabria. Ai quarti di finale il Genoa incontra l'Admira, risultato 2-2, ma la gara d'andata a Vienna era stata tribolata da dimostrazioni politiche anti-italiane, il Ministro degli Interni italiano rifiutò di far disputare il ritorno a Genova adducendo motivi di ordine pubblico, il Comitato Organizzatore decise così di squalificare entrambe le squadre, concedendo però alla superstite compagine italiana, la Lazio, il passaggio automatico del turno.

I "Campioni del mondo" genoani modifica

Il CT Pozzo portò con sé in Francia, per i Mondiali, tre giocatori genoani: Genta, Perazzolo e Bertoni, che però non verranno schierati in campo.

1938/39 4° posto e Semifinale in Europa modifica

Il Genoa del presidente Culiolo vuole fare sempre meglio, ritorna Mister Garbutt in panchina mantenendo Ottavio Barbieri in seconda, e acquista dal Pisa il terzino Marchi che giocherà anche in nazionale. Inoltre, sempre dal Pisa, viene prelevato il fuoriclasse Bertoni, chiamato anche il "nuovo Meazza", ma in Coppa Europa subisce un grave infortunio, rottura di tibia e perone, e il Bertoni che tornerà in campo dopo aver saltato un'intero campionato non sarà mai più quello di prima. Il Genoa conclude così il decennio con un 4' posto finale (1938-39) e un 6 a 1 rifilato (1939-40) ad un Torino che da lì a poco sarebbe diventato una leggenda del calcio italiano.

La Coppa Europa del 1938 modifica

I rossoblù da subito vengono messi di fronte ai temibili cecoslovacchi dello Sparta Praga vincendo per 4-2 a Marassi indossando per la prima volta lo stemma della società sul petto e pareggiando 1-1 al ritorno. Ai quarti si gioca contro il Rapid Bucarest, il Genoa passa e si ritrova in semifinale contro lo Slavia Praga. La partita d'andata viene vinta dai Grifoni per 4-2, tra i marcatori anche il mediano oriundo Figliola, che segna così il suo ultimo gol in rossoblù, poco prima di fuggire in Uruguay senza avvisare nessuno a causa dei primi venti di guerra. Nella gara di ritorno un Genoa sfortunato perde Bertoni e subisce per 4 a 0, venendo così eliminato da quelli che divennero i campioni d'Europa.

Prima della guerra la nazionale si tinge di rossoblu modifica

 
Il Genoa nel 1939-40. Da sinistra a destra: Fregosi, Villa, Neri, Perazzolo, Sardelli, Marchi, Gabardo, Conti, Arcari IV. Seduti Scarabello e Genta.

Il Genoa guidato da Garbutt e Barbieri aveva importato dalla Gran Bretagna un nuovo schema di gioco cioè il sistema. In breve un centrocampista veniva arretrato e usato come libero mentre 2 attaccanti sui 5 del metodo venivano messi a centrocampo.

Pozzo restio al cambiamento viene comunque invitato a provare i nuovi schemi e così il 26 novembre del 1939 sono ben 7 i rossoblu a giocare a Berlino contro la Germania (Marchi, Sardelli, Genta, Battistoni, Perazzolo, G.Neri e Scarabello). Il risultato è confortante solo fino alla fine del primo tempo e così Pozzo può ritornare, anche se per poco, ai suoi vecchi schemi. Nel campionato 1939-40 succede un altro fatto strano prima della partita tra Genoa e Bologna. I Grifoni vincono a Novara grazie a un gol segnato al 33' dall'Olimpionico Bertoni e sono, a nove turni dal termine, in testa alla classifica assieme ai felsinei che devono giocare la domenica seguente al Ferraris.

La Federazione decide che la partita non è regolare. L'arbitro nonostante gli avvisi dei giocatori Genoani aveva fatto battere l'inizio della gara e il secondo tempo dai novaresi. Il Genoa torna due punti sotto ma il Ferraris si presenta come un muro compatto di folla che vuole spingere i loro beniamini alla vittoria che manca da troppo tempo. Il Genoa conduce fino al 60' poi Puricelli pareggia e nei minuti finali beffa i Genoani che perderanno poi anche la ripetizione della partita col Novara. L'anno seguente, il 9 febbraio del 1941, alle 8,15 della mattina Genova viene bombardata per un ora e mezza dalla flotta inglese. Nonostante i danni e le 144 vittime nel pomeriggio è numerosissimo il pubblico che assiste al Ferraris al 2 a 0 che il Genoa infligge alla Juventus.

Nel 1941-42 arriva un 4° posto ma i Grifoni infliggono la sconfitta, 2 a 0 in casa e 2 a 1 a Roma, alla squadra giallorossa che con solo 4 sconfitte diventerà per la prima volta campione d'Italia. Altri risultati di spicco sono un 6 a 1 all'ambrosiana-Inter e un 6 a 0 al Modena.

Lo stesso anno si disputa uno dei più incredibili derby giocati dal Genoa. Alla fine del primo tempo i rossoblu soccombono per 3 a 1 mentre alla fine della partita la rete di Ispiro messa a segno all' 86' fissa il risultato sul 4 a 3 per il Grifone. L'ultimo campionato anteguerra vede trionfare il Torino mentre il 5° posto del Genoa viene contornato da tennistici 6 a 1 al Vicenza e 6 a 5 alla Lazio.

Un primato cittadino/nazionale viene stabilito nel 1945/46, campionato Alta Italia, tre squadre genovesi presenti: Genoa, Andrea Doria, Sampierdarenese.

Il Genoa degli stranieri Verdeal, Boyè, Gren e Abbadie modifica

 
La formazione del Genoa nel 1947-48, il penultimo in piedi è Verdeal
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La formazione del Genoa nel 1949-50, in una gara di campionato contro il Torino
 
Da sinistra il terzo in piedi è Abbadie. L'ultimo seduto con la fascia di capitano è Carapellese

Il Genoa dell'immediato dopoguerra, pur giocando stabilmente in A, è certamente un Genoa ridimensionato rispetto a quello che gli appassionati di calcio erano abituati a vedere. In effetti dopo la fine della seconda guerra mondiale si può dire che la popolarità del Grifone (pari a quella della Juventus e del Torino almeno fino agli anni sessanta) sia inversamente proporzionale ai risultati che la squadra raggiunse in campo. Nonostante ciò alcuni giocatori, tra cui in particolare tre sudamericani, tra il 45 e il 59 riuscirono a far sognare i tifosi rossoblu.

L'argentino Juan Carlos Verdeal, di cui si diceva riuscisse ad imprimere alla palla traiettorie sovrannaturali, nel campionato 1948-49 portò il Genoa al titolo di campione d'inverno davanti al leggendario Torino. Dopo un 7 a 1 al Padova e un 4 a 1 all'Inter il 26 dicembre del 1948 anche la squadra granata (scomparsa poi nella tragedia di Superga) subiva un rotondo 3 a 0 al Ferraris perdendo così per l'ultima volta una partita in campionato.

Verdeal in una partita contro il Modena, con il campo ridotto ad un pantano per la copiosa pioggia, palleggiando partì quasi da centrocampo arrivando senza far toccar palla a terra fino al gol. La squadra comunque non era competitiva per il titolo e nel girone di ritorno non riuscì a ripetersi. Verdeal, dopo tre anni in rossoblù, lasciò il Genoa a fine stagione e in seguito, tornato in patria, abbandonò definitivamente il mondo calcistico.

Nel 1976, credendosi ormai dimenticato, Verdeal accetterà con sorpresa l'invito ad intervenire alla festa della promozione in serie A. In quell'occasione, sfilerà sotto la Gradinata Nord e l'affetto ricevuto gli farà prendere la decisione di essere sepolto con indosso una cravatta rossoblu che gli era stata donata.

L'anno seguente a Genova giunge un altro argentino Mario Emilio Boyè. Giocatore del Boca e della nazionale arrivato in Italia venne subito paragonato a Levratto. Boyè, da qualunque distanza, prendeva la mira e scagliava delle vere e proprie sassate contro la porta avversaria.

Da ricordare una rete segnata quasi da centrocampo contro la Triestina e un siluro su punizione messo sotto all'incrocio della porta dell'Inter. Tuttavia, Boyè giocò solo 18 partite mettendo a segno 12 reti poiché, per problemi di ambientamento della moglie, decise di approfittare della trasferta contro la Roma per prendere l'aereo e tornare in patria.

Doveroso è aprire una piccola parentesi per quel che riguarda il campionato 1955-56. Nelle file del Genoa, in cui è già presente Ragnar Larsen (forse il più bravo norvegese sbarcato in italia), arrivano altri due stranieri di cui uno sudamericano che è, per la precisione, il secondo brasiliano a vestire la maglia rossoblu dopo Gabardo.

Il carioca in questione è Maurinho Di Pietro che arriva a Genova. con la fama di vero goleador e sul quale naturalmente si fa grande affidamento. Per lui, certo più accostabile ad Eloi che a Gabardo, solo 8 presenze e 2 reti (di cui una in acrobazia) che entrano nella storia perché risultano decisive per la vittoria rossoblu nel derby ma che certo non bastano per evitare di essere rispedito al mittente a termine della stagione.

Il secondo giocatore è svedese e si chiama Gunnar Gren . "Il professore" giunge dalla Svezia in rossoblu in tutta fretta visto che la Fiorentina, forse ritenendolo ormai troppo vecchio, aveva deciso di privarsene lasciandolo tornare in patria. Naturalmente Gunnar Gren non è d'accordo e vuole dimostrare di poter ancora illuminare gli stadi coi suoi perfetti assist come faceva ai vecchi tempi nel Milan dove formava un famoso terzetto con Liedholm e Nordahl. Il Genoa disputa un discreto campionato piazzandosi a centro classifica ma oltre al derby si toglie diverse soddisfazioni.

A cadere al Ferraris infatti sono in fila le prime tre classificate Fiorentina, Milan e Inter. Il Milan viene superato 3 a 1, i nerazzurri 4 a 3 con una rete di Carapellese segnata all' 88' quando fino al 65' i rossoblu soccombevano per 1 a 3 ma il capolavoro avviene l'ultima giornata quando a Genova arriva ancora imbattuta la Fiorentina fresca Campione d'Italia. Passati in svantaggio proprio Gunnar Gren al 76' pareggia la partita e nel finale Frizzi e Carapellese tolgono la soddisfazione ai viola di terminare il campionato senza sconfitta.

Julio Cesar Abbadie, messosi in luce ai mondiali svizzeri, proveniva dall'Uruguay dove aveva vinto tutto con il Peñarol sua squadra d'origine. Arrivato in una squadra che poteva contare sull'esperto Becattini e la sorpresa Barison ma che non poteva che ambire alla zona bassa della classifica trascinò nel 1957-58 i suoi compagni ad una miracolosa salvezza. Il Genoa, ribaltando i pronostici e il risultato che si stava verificando sul campo, si aggiudicò, grazie a tre suoi assist vincenti, il derby per 3 a 1. Seppur non segnando sui giornali venne riportato che l'uruguaiano si era aggiudicato la partita da solo.

Terminato fanalino di coda con solo 11 punti il Genoa sfoderò un girone di ritorno sfavillante riportando vittorie su Napoli, Roma, Vicenza, Udinese con un gol di testa di Abbadie segnato al 90', Verona dove l'uruguaiano sfoderò una prestazione pari a quella nel derby, Lazio e Milan che venne superato 5 a 1 a San Siro.

Abbadie purtroppo ebbe gravi problemi di salute e la sua avventura a Genova si concluse due anni dopo con la retrocessione dei rossoblu in Serie B ma la classe con cui superava gli avversari come fossero birilli non fu mai dimenticata e come Verdeal nel 2004 fu invitato a sfilare sotto la Gradinata Nord prima della sfida contro l'Empoli.

Gli anni settanta modifica

 
1972-73 La Gradinata Nord festeggia il ritorno del Grifone in Serie A (Al tempo la Gradinata poteva ospitare fino a 15.000 spettatori)

La città, tra le più importanti ed operose d'Italia, raggiunge il punto di massimo sviluppo toccando quasi il milione di abitanti. La squadra rossoblu tocca il fondo retrocedendo per la prima volta in Serie C (1969-70).

In soccorso del Genoa, oltre ai suoi tifosi, arriva sulla panchina Arturo Silvestri e il 13 giugno del 1971 per Genoa-Rimini al Ferraris 55.000 rossoblu festeggiano il ritorno del Grifone in Serie B (1970-71). La cosa si ripete due anni dopo il 17 giugno del 1973 quando uno stadio stipato all'inverosimile, nella partita contro il Lecco, questa volta saluta il ritorno del glorioso Grifone in Serie A (1972-73).

Tra i protagonisti di quegli anni vanno ricordati tra gli altri Corradi, Turone, Simoni, Maselli e Perotti che in futuro rientreranno a far parte con diversi ruoli della storia genoana. Lo stesso anno a Monza fa la sua prima comparsa uno dei gruppi Ultrà che farà parlar di se in Italia e nel Mondo cioè la Fossa dei Grifoni.

I problemi finanziari non consentono la formazione di una squadra competitiva e il 1973-74 concluso con un mesto ritorno in cadetteria va menzionato se non altro per i quasi 30.000 genoani che escono la prima giornata di campionato da San Siro soddisfatti per un buon pareggio e per un ragazzino di Crocefieschi, tal Roberto Pruzzo, che colleziona una sfilza di pali e traverse.

Passano 2 anni e il 3 a 0 casalingo col Modena sancisce l'ennesimo primo posto in Serie B con conseguente promozione per i rossoblu guidati da Luigi Simoni (1975-76).

 
Il Genoa 1975-76. Da sinistra: Castronaro, Croci, Rosato, Girardi, Ciampoli. Rizzo, Arcoleo, Pruzzo, Bonci, B. Conti, Catania

Il campionato 1976-77 inizia male, il Genoa dopo 6 giornate è ultimo in classifica poi Roberto Pruzzo e Oscar Damiani iniziano a segnare e il Grifone a vincere una partita dopo l'altra. Si arriva alla ventesima, dove è in programma il derby, con il Genoa a centro classifica e con la Sampdoria al penultimo posto.

I Grifoni sognano di contribuire a spedire i rivali in Serie B ma dopo solo 3 minuti Zecchini porta in vantaggio i blucerchiati. Allo scadere del primo tempo Damiani raccoglie una respinta del portiere doriano e con un tocco sotto la palla lo supera pareggiando l'incontro.

Nel secondo tempo i rossoblu si disperano per un calcio di rigore fallito da Pruzzo, ma al 78' lo stesso attaccante si rifà quando, per raccogliere un traversone partito dalla sinistra, vola alto sul cielo del Ferraris e spedisce la palla alle spalle del portiere tra il tripudio della folla.

L'anno seguente invece inverte i fattori, l'inizio sfolgorante vede i rossoblu in testa dopo 5 giornate mentre il finale è amaro con il Genoa retrocesso in B per 1 solo gol di svantaggio nella differenza reti con la Fiorentina.

E dire che la penultima giornata di campionato contro l'Inter il Genoa si era fatto raggiungere sul pari a 10 minuti dalla fine e proprio bomber Pruzzo, cinque minuti dopo, sotto una copiosa pioggia si era fatto parare da Bordon un calcio di rigore. Alcuni risultati delle dirette concorenti, Lazio, Bologna e Fiorentina nelle ultime giornate sembravano piuttosto sospetti mentre meno sospetta fu la decisione di non punire con la sconfitta a tavolino l'Inter per aver schierato contro il Genoa Giuseppe Baresi che risultava squalificato.

Ceduto Pruzzo alla Roma, nella quale assieme ad altri ex genoani come Nela e Conti vincerà lo scudetto, gli anni settanta si concludono con una doppietta di Damiani nel derby vinto per 2 a 0 e un 12° posto finale in Serie B.

Gli anni ottanta modifica

 
La formazione del Genoa nel 1980-81.

Il campionato di Serie B 1980-81 si presentò in veste fortemente anomala in quanto, in seguito a indagini sul calcioscommesse, il Milan e la Lazio avevano subito la retrocessione d'ufficio.

Sulla panchina del Genoa era intanto tornato Luigi Simoni, fresco di una promozione con il Brescia ottenuta l'anno precedente. Il Grifone iniziò il campionato con grandi difficoltà e raccogliendo pochi punti ma riuscì presto a recuperare il distacco, mantenendosi sulla scia del terzo posto e terminando il girone d'andata a soli 2 punti da Cesena e Sampdoria.

La svolta definitiva della stagione giunse dopo la terza giornata di ritorno, quando i rossoblù pareggiarono 0 a 0 col Milan al Ferraris. Nelle restanti 16 giornate il Grifone di Martina, Onofri, Claudio Sala e dei giovanissimi Sebino Nela, Russo e Boito uscì sconfitto una sola volta, riuscendo a ottenere punti preziosi nel derby e in una decisiva partita all'Olimpico contro la Lazio.

Dopo le vittorie nello scontro diretto contro il Cesena e poi nella penultima giornata a Bergamo, il Genoa riuscì a sorpassare la Lazio, che aveva terminato la propria gara casalinga pareggiando con il Vicenza dopo aver sprecato due rigori. Le sirene al porto festeggiarono l'evento e l'insperata promozione fu definitivamente raggiunta allo Stadio Luigi Ferraris la domenica seguente, quando il Grifone concluse la partita con un 2 a 0 sul Rimini.

La campagna acquisti per la nuova stagione deluse fortemente i tifosi genoani. Infatti il talentuoso Sebino Nela andò a fare compagnia a Roberto Pruzzo e Bruno Conti a Roma mentre al Genoa venne ceduto in cambio Vincenzo Romano. Come unico straniero tesserabile venne acquistato Renè Vandereycken, capitano della nazionale del Belgio e giocatore d'indubbio valore ma spesso perseguitato dagli infortuni.

Il Grifone riuscì comunque a disputare un buon girone d'andata, simbolizzato dall'ottimo pareggio a Milano con l'Inter e dal 2 a 1 rifilato al Ferraris alla Juventus. Da ricordare in negativo lo scontro, nel mezzo della partita di Firenze, tra Martina e il nazionale Antognoni, con quest'ultimo che rischiò la vita in seguito a un forte trauma.

Proprio il portiere rossoblu e Briaschi risultarono poi decisivi per la salvezza della squadra di Luigi Simoni che, dopo un girone di ritorno sciagurato e ricco di sconfitte, sembrò ormai destinata alla retrocessione. A cinque giornate dal termine il Genoa, meglio posizionato in classifica, dovette affrontare di fila le sue tre dirette concorrenti, perdendo le prime due partite con il Milan e il Cagliari entrambe con un risultato di 2 a 1, ma vincendo con il Bologna, condannandolo di fatto alla retrocessione.

La domenica seguente i Grifoni sconfissero con un 2 a 0 (reti di Russo e Briaschi) il Catanzaro, portando la classifica a un turno dal termine con questi punteggi: Cagliari e Genoa a 24, Bologna a 23, Milan a 22 e Como ormai già retrocesso.

I rossoneri incontrarono il Cesena mentre i rossoblù il Napoli. A fine primo tempo il Genoa concluse in vantaggio con rete di Briaschi mentre il Milan era al momento sconfitto in Romagna. Nel secondo tempo il Grifone incassò due reti ma la situazione non apparve preoccupante poiché poco prima era giunto il 2 a 0 per il Cesena.

In quattordici minuti i milanesi capovolsero il risultato e a fine partita i tifosi poterono entrare in campo festanti. Nello stesso momento Castellini, portiere del Napoli, nel gesto di passare la palla con la mano ad un compagno, gettò la stessa all'indietro in angolo. Sulla battuta s'avventò Faccenda che in scivolata segnò. Gli ultimi 5 minuti trascorsero con falli di mano a ripetizione e palle scagliate in tribuna.

Il Genoa ottenne nell'83 un'altra salvezza con un po' meno sofferenza. I ragazzi di Simoni giocarono un buon calcio e nel girone di ritorno, dopo un 4 a 1 al Catanzaro, si ritrovarono a tre punti dalla quarta posizione. Sopraggiunse però un calo fisico che costrinse i rossoblu a centrare il traguardo della salvezza matematica "solo" alla penultima giornata, festeggiando in simultanea con lo scudetto della Roma.

L'anno seguente il Grifone conobbe nuovamente l'onta della retrocessione, in seguito anche a una sconfitta in uno scontro diretto con la Lazio, finita poi a pari punti al terz'ultimo posto, nel quale il Genoa contestò un decisivo rigore concesso agli avversari. Così i rossoblù, nonostante un'esaltante rincorsa finale che non riuscì a compensare i punti persi in precedenza, retrocessero.

Iniziò così un nuovo periodo buio per la squadra, un quinquennio tra i cadetti. Cinque anni in B che portarono a una rivoluzione societaria con l'abbandono dell'ormai contestato Fossati e l'arrivo di Spinelli, un continuo cambio di allenatori, dirigenti e giocatori, e una promozione sfiorata e persa all'ultima giornata nel 1987.

Il Genoa, allenato da mister Perotti, perse a Lecce, in campo neutro contro il Taranto. Un anno dopo giunse invece una quasi retrocessione in serie C, con il Grifone che si salva a Modena dopo uno spareggio terminato 3-1 davanti a 7mila tifosi.

L'incubo della serie B finì con il ritorno di Sogliano come direttore generale e con l'approdo di Scoglio in panchina. La solidità della difesa, capitanata da Signorini, la rapidità del centrocampo guidato dall'estroso Eranio e le reti segnate dalla coppia d'attacco Nappi e Fontolan, portarono la promozione in casa rossoblù, ottenuta anche grazie a un esaltante girone di andata.

L'anno seguente il Genoa riuscì ad ottenere una meritata salvezza ma al termine del campionato Scoglio lasciò la squadra, causa attriti con Spinelli, poco prima della finale della Mitropa Cup, disputata in Puglia, dal Genoa e dal Bari (conclusasi con una sconfitta di 1 a 0).

Anni 90 dall'Europa allo spareggio di Firenze modifica

La storia più recente del Genoa è stata caratterizzata, a partire dalla fine degli anni ottanta e dai primi anni novanta (fino, cioè, alla nuova retrocessione in Serie B avvenuta nel 1995) da un ritorno a valori di eccellenza. Questo periodo di storia del Grifone va dal campionato in serie A del Professor Scoglio, al grande Genoa di Bagnoli, agli altri miracoli del Professore, all'arrivo di Miura, alla tragedia di Vincenzo Spagnolo, fino alla triste retrocessione ai rigori di Firenze contro il Padova.

1990/91 Il Genoa in Europa modifica

 
Osvaldo Bagnoli portò il Genoa al 4° posto in classifica

Il nuovo mister, Bagnoli, sostituì il professor Scoglio. Bagnoli era un allenatore che vantava una recente promozione in serie A nel Cesena ma soprattutto un ottimo ciclo a Verona con una scalata in A seguita da campionati importanti, finali di Coppa Italia, presenze in Europa e uno storico scudetto (chiuse tuttavia il ciclo con una retrocessione in serie B).

L'arrivo di Bagnoli non fu però acclamato dalla tifoseria genoana, nonostante un mercato che vide la partenza di Fontolan e l'arrivo del vicebomber dei mondiali, Tomas Skuhravy, che comporrà, dopo un avvio zoppicante, una storica coppia con Aguilera. Il Genoa salì, dopo una stagione trionfale, alla vetta più alta del Dopoguerra, il 4° posto, ottenendo la qualificazione alla Coppa UEFA.

Quella formazione che col tempo divenne mitica dovette però passare attraverso una contestazione a inizio campionato, il Genoa non decollava, in Coppa Italia fu eliminato dalla Roma per un rigore sbagliato da Mario Bortolazzi, che venne preso di mira dai tifosi rossoblù. A fine partita Osvaldo Bagnoli per primo nella storia del Genoa tirò le orecchie alla Gradinata Nord, accusandola di immaturità. Quell'episodio poteva far pensare a una disfatta dell'ambiente e dello spogliatoio, ma c'era il derby alle porte, e nessuno voleva sfigurare contro i temibili "cugini". Nei pronostici il Genoa era dato per spacciato, ma non fu così: il Grifone entrò in campo deciso e determinato, il genovese Eranio dopo una aver dribblato diversi avversari calciò un tiro imprendibile sotto al sette della porta difesa da Pagliuca. Un rigore concesso alla squadra blucerchiata e trasformato da Vialli, sembrava togliere le speranze dell'impresa, ma a pochi minuti dalla fine, una magistrale punizione del futuro campione del mondo Claudio Branco mise al tappeto la squadra allenata da Boskov, e da li iniziò una grande rimonta, che a fine anno vide il Grifone tornare in Europa attraverso il 4° posto in classifica e spegnere le speranze juventine di approdare in Europa. Fu una grande festa, dopo anni il Genoa tornava ai fasti di un tempo, e ad aspettarlo c'era una grande vetrina: la Coppa UEFA.

1991/92 La splendida cavalcata in Europa modifica

Il Genoa visse così l'anno seguente un campionato di grande livello che chiuderà, dopo un tracollo, con il raggiungimento della salvezza. In Coppa Italia il Grifone giunse ai quarti di finale mentre in Coppa UEFA, rischiata l'eliminazione al primo turno con l'Oviedo, i rossoblu eliminarono prima la Dinamo Bucarest, poi la Steaua Bucarest ed infine il Liverpool, dopo due storiche imprese con gli Inglesi che assicurarono al Genoa il titolo di prima squadra italiana a superare (risultato 2-1) all' Anfield Road il Liverpool in un turno di quarti di finale dell'UEFA.

Il Genoa vince ad Anfield ed è un altro record modifica

Arrivato ai Quarti di finale il Vecchio Grifone si trovò di fronte ai temibili Reds del Liverpool, ma nonostante i molti anni trascorsi lontano dal calcio che conta, il Genoa può trovarsi affiancato al Liverpool senza sfigurare, partendo da una questione di storia, blasone e tradizioni. Ma gli 11 di Bagnoli volevano dimostrare ancora una volta di non aver paura di nessuno, così affrontarono nella gara d'andata i Reds a viso aperto, nel proprio stadio, il tempio del calcio Luigi Ferraris. Fu una partita epica, il Genoa mette sotto gli avversari e va in vantaggio con Fiorin su passaggio di tacco di Pato Aguilera, i Reds non riescono a reagire, e ancora una volta, verso il termine della partita una straordinaria punizione di Claudio Branco stende la storica formazione inglese, risultato 2-0 aspettando la gara di ritorno. Tutto era pronto per Liverpool-Genoa, vincere al Ferraris fu un'impresa, ma impresa ancor più grande sarebbe stata uscire indenni dal tempio del calcio del Liverpool, l'Anfield Road. Nessuna squadra italiana era mai riuscita a vincere all'Anfield in una competizione europea, e alla fine del sottopasso che portava in campo, una scritta chiarisce le idee agli avversari prima di ogni incontro, This is Anfield (Questo è l'Anfield). Questo a dimostrare di come fosse difficile sopravivere nel campo del Liverpool, sopratutto se c'era da rimediare un risultato. Liverpool-Genoa ha inizio, i Reds per 90 minuti mettono sotto assedio il Genoa di Bagnoli, ma quella, come già scritto in precedenza era una formazione che non temeva nessuno, e uno scatenato Gennaro Ruotolo, in un'azione in contropiede, crossando mette ad Aguilera una palla perfetta, e il Pato stoppa di petto e infila in rete, è il tripudio per i 3.000 genoani al seguito e per Aguilera che improvvisa un bellissimo balletto per festeggiare il goal. Il Genoa è quindi in vantaggio, ma i Reds non si arrendono e pareggiano con Rush. Dopo il Goal sarà un'assedio per la porta difesa da Braglia, che realizza un miracolo dopo l'altro, ma al 72° minuto di gioco, Eranio triangola a centrocampo con Skuhravy, portandosi avanti verso la porta difesa da Hooper che gli esce contro, il genoano la passa ad Aguilera che aveva seguito l'azione e l'appoggia in rete. L'impresa è compiuta, la storia è scritta, il Genoa è la prima squadra italiana a vincere all'Anfield Road in una competizione europea.

Questo trionfo chiuderà di fatto un altro miniciclo rossoblu poiché la squadra, alla vigilia della semifinale UEFA con l'Ajax, ruppe con la società per una questione relativa ai premi, mentre il mister si accordò con l'Inter per la stagione successiva e Aguilera venne ceduto dal Presidente Spinelli al Torino.

Dal paradiso al purgatorio modifica

Seguirono così due tormentate stagioni che videro Spinelli contestato dalla piazza, l'arrivo di giocatori importanti come Van't Schip e Padovano che non incidono, giovani che esplodono e partono come Panucci e Fortunato, periodi terminati con il ritorno di Scoglio che riuscì a salvare la squadra nel 1993.

1993/94 ritorna Scoglio, salvezza e UEFA sfiorata modifica

Il Genoa di Maselli non decolla e si trova pericolosamente al penultimo posto della classifica di serie A. A Gennaio viene richiamato sulla panchina rossoblù il Professor Scoglio,a lui viene affidata la sorte della squadra che riesce a rimettere in sesto,perdendo solo due partite,pareggiando senza subire reti con Juventus e Milan e andando persino a vincere 3-1 a Milano contro l'Inter. I numeri sono da squadra di vertice,infatti contando solo il girone di ritorno,il Genoa sarebbe 5° in classifica. A fine campionato il Genoa quindi si classifica all'11 posto sfiorando per soli 3 punti la Coppa UEFA.

1994/95 ecco Kazu Miura, ma senza Scoglio il Genoa retrocede modifica

L'anno seguente però il Professore fu nuovamente esonerato a causa di un battibecco col Presidente Spinelli per il poco impiego da parte di Scoglio del nuovo arrivo Kazuyoshi Miura, primo calciatore nipponico ad essere ingaggiagiato da un club europeo che deluse le aspettative, riuscì infatti a segnare un'unica rete durante il derby. Senza il Professore la squadra retrocesse. L'ultima stagione del Genoa in Serie A fu così quella del 1994-1995, quando retrocedette in Serie B perdendo a Firenze lo spareggio con il Padova, pur collezionando un così alto numero di punti (40)tale che ha sempre permesso a tutte le squadre che lo hanno raggiunto nei campionati successivi a quello del 1994/1995 la permanenza nella massima serie in tutti i campionati da quando è stata introdotta la regola dei 3 punti a vittoria. Proprio a Firenze, inconsapevolmente, si aprì il periodo più buio dell'intera storia genoana.

1995/96 girone d'andata strepitoso ma niente promozione modifica

Il Genoa caduto in B viene affidato al tecnico Luigi Radice, dall'Empoli arriva il giovane promettente Vincenzo Montella e ritorna Marco Nappi. Il girone d'andata sarà strepitoso, il Genoa vince anche per 7 a 0 contro la Reggina, Montella e Nappi segnano a ripetizione, ma nel girone di ritorno qualcosa non quadra, i risultati non sono più positivi e a fine stagione il Genoa arriverà solamente ottavo. L'unica cosa positiva sarà la vittoria del torneo anglo-italiano a Wembley ma in estate il nuovo idolo Montella passerà nelle file dell'altra squadra genovese scatenando l'ira dei tifosi rossoblù.

La vittoria a Wembley del torneo Anglo-Italiano modifica

A far da controcanto, in questo lungo periodo il Genoa vinse un trofeo europeo, ottenuto a Wembley, visto dalla tifoseria come un piccolo seguito del trionfo di Liverpool. Nel 1996 il Grifone vinse la finale del Torneo Anglo-Italiano battendo il Port Vale 5-2, con una tripletta di Gennarino Ruotolo.

Comunque, in quello stesso anno, il primo della serie nera, il Genoa non andrà oltre a un mediocre centroclassifica.

1996/97 serie A ad un passo, pareggio fatale a Ravenna modifica

Stagione 1996/97, nonostante aver totalizzato il miglior attacco e la miglior difesa, ottenne, con Perotti allenatore, il 5° posto, perdendo la serie A di un soffio a Ravenna alla penultima giornata con un inutile pareggio davanti a 9mila tifosi al seguito.

Anni 2000 modifica

L'epopea Scerni e Dalla Costa, il Genoa rischia il fallimento modifica

Inizia il nuovo millennio e le sorti del Genoa sono sempre più tristi, il Genoa è passato nelle mani di Scerni, i risultati sono miseri e le contestazioni arrivano presto così Scerni lascia la presidenza nelle mani di Massimo Mauro ex calciatore di Juventus e Napoli, ma il Genoa va ancora peggio, Scerni si riprende l'incarico di presidente per poi lasciare il pacchetto di maggioranza a Luigi Dalla Costa. In seguito Dalla Costa diventerà l'unico proprietario, dopo aver investito male molti soldi nella società, svenderà tutti i giocatori portando il Genoa ad un passo dalla fallimento non avvenuto grazie all'aiuto della Costa Crociere prima e Enrico Preziosi dopo.

2002/03 Genoa retrocesso in C e ripescato modifica

Nel 2003 Onofri lascia la panchina rossoblù nel precampionato a causa del troppo stress dovuto alle grandi pressioni di una piazza come il Genoa e alla recente scomparsa del grande amico ed ex bandiera del Genoa, Fabrizio Gorin. La panchina viene lasciata nelle mani di Vincenzo Torrente, ma non essendo ancora allenatore professionista sarà affiancato da Rino Lavezzini. La squadra naviga nelle zone basse della classifica, a gennaio vengono venduti i migliori giocatori, il Genoa scende sempre più in basso, e nelle partite dell'ultima speranza i giocatori scendono in campo stranamente svogliati, non tirano ad un metro dalla porta, si sente odore di bruciato, così la società, quasi passata nelle mani di Preziosi, schiera nelle ultime due partite la primavera che onorerà la maglia di una squadra ormai finita in serie C ma con una lunga storia e tradizione da rispettare. Durante l'estate, grazie al "Caso Catania" il Genoa verrà ripescato in B assieme a Catania e Salernitana, mentre la Fiorentina, dopo aver vinto il campionato di C2 passerà direttamente nel campionato cadetto.

2003/04 inizia l'era Preziosi modifica

La stagione 2003-2004, iniziata con Donadoni in panchina e proseguita con l'ingaggio di De Canio, servì per porre le basi per la promozione dell'anno seguente, con un Genoa che prima rischiò la retrocessione per tutto il girone di andata e poi risorse, grazie al mercato di gennaio, con l'arrivo di calciatori come Milito, Tedesco e Scarpi.

L'arrivo di Diego Alberto Milito modifica

Nella stagione 2003/04 nel mercato di riparazione di Gennaio, arrivò sotto la Lanterna "l'oggetto misterioso" Diego Milito, giovane attaccante Argentino fresco di una vittoria del campionato nazionale col Racing Avellaneda. Il giovane attaccante presto zittì i perplessi e segnò un gol dietro l'altro eguagliando un vecchio record di Juan Carlos Verdeal con la maglia del Grifone. Le prodezze di Milito continuarono anche nel campionato successivo, tanti goal e di ottima fattura, grandi azioni personali e per la squadra, un vero fuoriclasse, portato in Italia dal Patron Enrico Preziosi. Purtroppo però, a causa delle tristi vicende dell'estate 2005 e la pretesa del giocatore di uno stipendio molto più alto, Diego Milito lascia il Genoa per approdare al Zaragoza del fratello Gabriel.

Campionato serie B 2004/05 modifica

Nell'estate successiva il nuovo patron lavorò meticolosamente per la promozione, portando altri innesti importanti e ripartendo dalla precedente gestione De Canio.

Un deludente precampionato e la precoce eliminazione dalla Coppa Italia portarono però all'esonero del mister e al successivo arrivo di Serse Cosmi. Il girone di andata, dopo un inizio altalenante, fu spettacolare: 46 punti, primo posto, molti record stagionali e serie A praticamente prenotata. Preziosi non riuscì però a soddisfare le esigenze del mister nel mercato di gennaio, portando alla rottura dei rapporti tra Cosmi e la società e la squadra.

Molti episodi lasciarono perplessi e la difesa invalicabile di inizio stagione lasciò spazio a un reparto di basso livello, principale causa di un periodo buio caratterizzato da molti pareggi e sconfitte.

Dopo la vittoria con il Catanzaro alla terz'ultima giornata, il Grifone, quasi matematicamente in A, affrontò la sfida con il Piacenza, che portò ad un pareggio 2 a 2 di fronte a 18mila tifosi seguito da una rissa e da maxi-squalifiche. All'ultima giornata, di fronte a 40mila supporters, il Genoa affrontò il Venezia, già matematicamente retrocesso, ottenendo la vittoria promozione, seppur soffrendo ancora almeno per tre quarti di partita, per 3-2.

Il Caso Genoa modifica

In seguito però, il club venne coinvolto in un caso di illecito sportivo chiamato Caso Genoa relativo a quest'ultima partita e, al termine del procedimento sportivo, venne declassato all'ultimo posto del campionato di Serie B 2004-2005 con conseguente retrocessione in Serie C1 con 3 punti di penalizzazione da scontare nella stagione 2005-2006. Si è trattata della seconda retrocessione in C nella storia rosso-blu dopo quella avvenuta nel 1970.

2005/06 l'immediato ritorno in B modifica

Nella stagione 2005-2006, si è verificato un ulteriore inasprimento della punizione a carico del Genoa con ulteriori tre punti di penalità (ed un ulteriore anno di interdizione al presidente Preziosi) per aver presentato ricorso in appello ad un Tribunale civile (quello di Genova), violando così per la prima volta nella storia del calcio il lodo che attribuisce questo tipo di vertenze al TAR del Lazio. Questa sanzione non è stata peraltro confermata e pertanto i punti di penalizzazione sono rimasti i tre iniziali.

Successivamente fu invece revocata la vittoria con il Ravenna per avere schierato un giocatore squalificato (assegnando i tre punti a tavolino all'avversaria): tutto ciò ha contribuito a fare crollare il morale dei giocatori rossoblu che a poche giornate dalla fine del campionato sono stati raggiunti e superati dallo Spezia.

Addio a Franco Scoglio il Professore Rossoblù modifica

Il 3 ottobre 2005 Franco Scoglio, ospite di una trasmissione televisiva locale, muore a causa di un infarto dopo un vivace confronto telefonico con il presidente del Genoa, Enrico Preziosi. La trasmissione viene sospesa per consentire l'intervento dei soccorritori del 118. Tutti i tentativi di rianimazione risultarono tuttavia vani. Lo stesso conduttore, Giovanni Porcella, e gli ospiti in studio, tra cui Claudio Onofri e, soprattutto, il giornalista Nino Pirito, cercarono in ogni modo di rianimare Scoglio prima dell'arrivo del 118, ma non riescono nel loro intento. Scoglio era molto amato e stimato dai sostenitori rossoblu ed al suo funerale a Genova parteciparono ben 8.000 persone per tributargli l'ultimo saluto. I suoi modi di fare in campo e fuori divennero celebri sin dai primi periodi al Genoa, molte le frasi famose, alcune di esse entrate nel gergo comune, come l'esclamazione "Ad minchiam". Ma una delle sue ultime frasi, detta pochi giorni prima ad un amico ha dell'incredibile, Scoglio affermava che sarebbe morto parlando del suo Genoa, e così fu.

«Morirò parlando del Genoa»

La nascita della Fondazione Genoa modifica

Nel novembre 2005 il presidente e maggiore azionista, Enrico Preziosi - con una mossa in controtendenza rispetto al mondo del calcio professionistico italiano, considerato da molti osservatori basato su logiche di mercato piuttosto che di carattere meramente sportivo - ha deciso di cedere a titolo gratuito il 25% delle proprie azioni alla neo costituita Fondazione Genoa 1893, che si affianca alla Società Genoa CFC. I primi Reggenti della Fondazione sono Sergio Maria Carbone e Andrea D'Angelo, avvocati e professori universitari di diritto internazionale, il primo, e diritto privato, il secondo. La Fondazione avrà prerogative di promozione e collaborazione, nonché di controllo nei confronti dell'operato dei maggiori azionisti; dotata di un iniziale patrimonio in denaro, la Fondazione sarà affrancata da ogni eventuale perdita per un periodo non inferiore ai 10 anni.

In posizione di diritto di prelazione sulla vendita di quote della società, è amministrata da un Consiglio di reggenza composto da cinque persone; la tifoseria vi partecipa con la cessione del 7% di un qualsiasi abbonamento annuale, oppure versando una donazione ed acquisendo il diritto di voto in proporzione al proprio apporto economico.
Al 1° ottobre 2006, hanno aderito alla Fondazione 1.805 sottoscrittori e oltre 1.400 abbonati.

Tra le prime iniziative in programma la costituzione di un museo storico del Genoa e la difesa dello Stadio "Luigi Ferraris". Nell'annunciato intendimento di Preziosi, in un futuro a lungo termine, vi è che il Genoa stesso divenga una società posseduta direttamente ed interamente dai suoi sostenitori; una cosa analoga è già accaduta negli Stati Uniti per la squadra di Football americano dei Green Bay Packers.

Nel medio termine, uno scopo realistico della Fondazione è riconoscere anche formalmente ai tifosi genoani una partecipazione nella vita della società e fornire uno strumento per la tutela dei valori storici e tradizionali della genoanità.

Quella incredibile stagione in terza serie si apre con l'immutato amore dei tifosi (15mila abbonati, 4mila a Ravenna per la prima di campionato, in migliaia in casa e in trasferta), ma naturalmente con una rosa adattata alla categoria da affrontare, smantellando forzatamente la squadra allestita per la promozione in Serie A (restano Scarpi, Lamacchi, Giovanni Tedesco, Rossi, Caccia, tra gli altri), ma soprattutto rinunciando a giocatori come Abbiati e lo stesso Milito che dovevano comporre l'organico per un ambizioso campionato. Dopo la solita partenza rallentata, un altro periodo di vittorie, con mister Giovanni Vavassori. Seguito però da una flessione che costa il posto al tecnico bergamasco (con il "solito" Perotti come sostituto), salvo ritornare una volta fallito l'obiettivo della promozione immediata.

A fine campionato, infatti, il distacco tra il Genoa e la principale avversaria, lo Spezia Calcio, era tale (sette punti) che, al netto delle penalizzazioni e considerando solo i risultati maturati "sul campo", la squadra spezzina sarebbe comunque risultata prima in classifica. La società rossoblu ha tuttavia lamentato un danno derivato dalle tardive decisioni riguardanti i punti tolti, poi restituiti e infine nuovamente tolti, che avrebbe condizionato lo svolgimento del campionato da parte del Genoa.

Il Genoa ha comunque conquistato la promozione alla Serie B nei play-off, battendo la Salernitana (1-2, 2-1, miglior piazzamento in classifica) in semifinale e il Monza (2-0, 0-1) in finale. Soffrendo e rischiando come spesso è successo, specie con i campani sia all'andata allo stadio Stadio Arechi di Salerno davanti a oltre 25 mila spettatori perdendo per 2-1 con un rigore contestatissimo dai padroni di casa e nel ritorno, quando il gol vittoria decisivo, davanti a 35mila genoani, arriverà solo a cinque minuti dal fischio finale ad opera di Dante Lopez, rendendo inutile la prodezza di Magliocco.

2006/07 Il Genoa riconquista la serie A modifica

Estate 2006, resettato tutto, si riparte. Resettato tutto sotto il profilo sportivo, perché per Preziosi e per alcuni degli ex protagonisti della stagione 2004/05 (il figlio Matteo, il ds Capozucca soprattutto) rimangono strascichi in ambito penale, per i processi di presunta combine ma anche per quella di presunta frode in fase di processo alla Federcalcio.

Nuova squadra, importante, ma da completare (arrivano gli esperti De Rosa, Bega, Juric, Milanetto, Adailton), giocatori di prestigio che però rimangono ai box (l'argentino Luciano Figueroa), giovani interessanti (Criscito, frutto delle giovanili rossoblu, ma reduce dall'esperienza alla Juve Primavera, comproprietaria del cartellino), elementi da rilanciare (tra cui Sculli, che però verrà squalificato per un presunto caso di calcio-scommesse quando ormai erano passati quasi 5 anni e quindi la prescrizione, peraltro unico a pagare di quella vicenda relativa ad un Crotone-Messina) e il mister Gian Piero Gasperini, reduce dai successi nel settore giovanile della Juve e a Crotone.

Due promozioni dirette, una ai playoff: il format non cambia, ma è il campionato più duro della storia: con la Juve decapitata da Calciopoli, con Bologna, Napoli e altre squadre di buon livello a contendere l'ormai sempre più agognato ritorno nella massima serie. Il Genoa di Gasperini parte a mille, e il brasiliano Adailton segna una rete dopo l'altra e si trova per un certo periodo al comando della classifica. Ma come spesso capita alle squadre di Gasperini, dopo la grande partenza dei primi mesi, verso novembre-dicembre inizia un piccolo calo, che vedrà il Grifone soccombere contro Spezia e Bologna. Alle porte c'è Genoa-Juventus, il Grifone parte sfavorito, sopratutto per il periodo di crisi, ma una prestazione attenta dei giocatori permettono al Genoa di comandare in campo, sbagliando un rigore con Adailton, andando in svantaggio a causa del gol su punizione di Pavel Nedved ma pareggiando i conti con un bellissimo gol di Ivan Juric.

L'arrivo di Marco Di Vaio e Julio Cesar Leon modifica

Dopo l'ottima prestazione contro la Juventus il Genoa realizza diversi risultati positivi superando il periodo di difficoltà patito a novembre e aspetta il mercato di gennaio dove arriverà l'attaccante Marco Di Vaio assieme a Julio Cesar Leon, Gasparetto, Carobbio e Galeoto. Marco Di Vaio e Julio Cesar Leon fu un altro regalo che Preziosi fece ai tifosi e alla squadra, da anni il Genoa non poteva vantare nelle sue file giocatori di grande livello, questo dovuto agli anni di permanenza in serie B e alle scandalose presidenze passate. Ma Enrico Preziosi iniziò a far capire di che pasta fosse fatto già dal suo arrivo, con acquisti importanti come Aldair, Caccia, Tedesco, Milito. Di Vaio e Leon, assieme agli altri nuovi arrivi come Gasparetto, saranno determinanti per il girone di ritorno del Genoa, e Leon mette in bacheca un goal nel suo esordio con la maglia del Genoa, a Napoli il 29 gennaio, dopo che il Napoli era meritatamente passato in vantaggio con Emanuele Calaiò. Una partita così riacciuffata dopo una mediocre prestazione.

Il Genoa primavera di Torrente vince il Torneo di Viareggio modifica

I Grifoncini di Mister Torrente si aggiudicano la 59° edizione del torneo Mondiale di calcio - Coppa Carnevale battendo in finale la Roma per 2-1. Protagonisti del torneo i giovani Matteo Siligato (autore di una doppietta in finale), Silvano Raggio Garibaldi mediano che ricorda Mario Bortolazzi e quello che qualcuno chiama "il nuovo Messi o Maradona" Fernando Forestieri, che con le sue giocate, i suoi dribbling ha estasiato ogni spettatore presente, ed è stato premiato come il miglior giocatore del torneo. I tifosi rossoblù, come sempre erano presenti in massa anche a Viareggio e assieme ai ragazzi in campo hanno riconquistato quella Coppa che gli era stata "scippata" malamente due anni prima dalla Juventus e dall'arbitro Messina.

Il tabellino della finale di Viareggio.

Genoa-Roma 2-1

Reti: 20' pt Okaka Chuka (R), 2' st rig. e 30' st Siligato (G).

Genoa: Russo, D'Alessandro, Dos Santos, Di Maio, Rondinara, Cotellessa (42' st Pasqui), Raggio Garibaldi, Rivaldo, Ledesma (35' pt Martucci), Siligato (47' st Moschella), Forestieri. All.: Torrente.

Roma: Pipolo, Cafiero, Polverini, Ianniciello, Freddi, Suppa (18'st Della Penna), Virga, Marsili, Okaka Chuka, Palermo, Rosi. All.: De Rossi.

La fine di un'agonia durata 12 anni modifica

 
Genova: la fontana di Piazza De Ferrari sommersa di tifosi

Il Genoa di Gasperini verso fine campionato si ritrova tra le prime tre squadre in classifica, c'è la concorrenza del Napoli da battere, e il fiato sul collo delle pretendenti ad almeno una qualificazione ai play off. Così il vecchio balordo supera se stesso facendo un filotto di risultati utili straordinario, ma il Napoli non è da meno e dopo una beffarda sconfitta all'ultimo secondo del Genoa a Mantova, tutto si gioca nell'ultima giornata con Genoa e Napoli al confronto. Genoa-Napoli è stata un'altra giornata indimenticabile per la storia delle due società, la tensione in campo è tanta, e le radioline sono puntate su Piacenza-Triestina determinante per la classifica e per la disputa dei play-off. Genoa e Napoli si danno battaglia, Calaiò prende una traversa, il Genoa un palo, Rubinho miracoloso in più interventi e ad un tratto un boato si alza dalle tribune fino a prendere tutto lo stadio, la Triestina aveva segnato, cosi in quel momento Genoa e Napoli erano matematicamente in serie A. Ma le partite dovevano ancora finire e quando a Genova c'era ancora la partita in corso e a Piacenza si doveva ancora dare il recupero, ci fu la prima invasione di campo dei tifosi Napoletani, ma tutto era ancora in bilico, la gara di Marassi doveva disputare ancora 6 minuti di incontro, i giocatori del Genoa rimasti senza maglia dovettero correre negli spogliatoi a recuperare qualche maglia per terminare l'incontro, a Piacenza era finita, così a Marassi, chi con una maglia al contrario, chi in mutande i giocatori terminarono la partita, e Genoa e Napoli potevano così esplodere di gioia con una commovente invasione di campo, seguita da una festa durata fino a notte inoltrata per le vie di Genova, con migliaia di persone a festeggiare.

Il Genoa termina campionato 2006/2007 al terzo posto in classifica dietro Juventus e Napoli, con 10 punti più del Piacenza (riuscendo così ad evitare i playoff), e si aggiudica la promozione in Serie A, in cui torna dopo dodici anni.

 
Marco Borriello, tra i protagonisti della Serie A 2007-2008

Campionato Serie A 2007/08 modifica

La prima partita che il Genoa ha disputato nel campionato 2007/08 è stata con il Milan. Per motivi di ordine pubblico è stato interdetto l'ingresso allo stadio ai tifosi del Milan, in seguito ai dissapori fra le tifoserie causati dai fatti connessi con il tragico episodio della morte di Vincenzo Spagnolo, avvenuta il 29 gennaio 1995.

Domenica 7 ottobre la compagine rossoblu, battendo a Marassi il Cagliari per 2-0 conquista il quinto posto in classifica, piazzamento che non era stato mai più raggiunto dai tempi di Aguilera e compagni nell'anno che portò alla Coppa UEFA.

Successivamente,dalla vittoria in rimonta per 2 a 1 sulla Lazio di Delio Rossi, il Genoa si trova al dodicesimo posto, a quota 22 punti, pronto a lottare per la zona UEFA. La giornata dopo, l'ultima del girone d'andata,viene vinta nuovamente col risultato di 2 a 1 ai danni di un Atalanta afflitta per le condizioni di salute del suo presedente Ruggeri; ha così inizio il girone di ritorno, nel quale il vecchio Grifone dovrà lottare da insidie per la conquista di un posto in Europa.In seguito alla delusione del derby, perso per 1 a 0 coi cugini blucerchiati al termine di una partita nervosa e poco divertente,i rossoblù danno lotta all'Atalanta per riappropiarsi del suo ottavo posto:il pomeriggio del 24 febbraio il Genoa sbanca il Friuli,stadio dell 'Udinese,col risultato di 5 a 3,con l'aiuto indiscusso del suo bomber riscoperto Borriello. Sarà da adesso che il bomber in comproprietà tra Milan e Genoa guiderà senza perdere terreno la classifica cannonieri.La compagine rossoblù si leverà molte soddisfazioni in questo suo primo ritorno nella massima serie,come il pareggio in rimonta con l'Inter in casa o la mancata vittoria a Roma coi giallorossi,dopo aver recuperato due gol di svantaggio. Il campionato finisce con quattro sconfitte consecutive, rispettivamente con Empoli, Parma, Lazio e Atalanta, arrivando in decima posizione in campionato.

Note modifica

* Categoria:Storia del calcio