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Zuffe/Sandbox4
Tipo percorsosentiero
Localizzazione
StatiBandiera del Regno Unito Regno Unito
Bandiera della Francia Francia
Bandiera della Svizzera Svizzera
Bandiera dell'Italia Italia
Catena montuosaAlpi, Appennini
Percorso
InizioCanterbury
FineSanta Maria di Leuca
IntersezioniSentiero europeo E1, Via Alpina, Grande Traversata delle Alpi, Grande Escursione Appenninica, Sentiero Italia, Via Romea Germanica
Lunghezza3268 km
Altitudine max.2468 m s.l.m.
Altitudine min.0 m s.l.m.
Dislivello1347 m
Dettagli
Tempo totale146 giorni
Il tratto Canterbury-Roma dell'itinerario di Sigerico, uno dei tragitti che componevano la via Francigena

La Via Francigena, Francisca o Romea, è parte di un fascio di percorsi, detti anche vie romee, che dall'Europa occidentale, in particolare dalla Francia, conducevano nel Sud Europa fino a Roma proseguendo poi verso la Puglia, dove vi erano i porti d'imbarco per la Terrasanta, meta di pellegrini e di crociati[1].

Storia modifica

La strada nasce nel VI secolo per una necessità strategica delle popolazioni longobarde che avevano bisogno di collegare la loro città principale, Pavia, con i ducati meridionali di Spoleto e di Benevento, circondati da territori bizantini. L'esigenza di utilizzare una via sufficientemente sicura portò alla scelta di un itinerario sino ad allora considerato minore, che valicava l’Appennino in corrispondenza dell’attuale Passo della Cisa, e dopo la Valle del Magra si allontanava dalla costa in direzione di Lucca. Questo percorso prese il nome di “Via di Monte Bardone”, dall’antico nome del Passo della Cisa: Mons Langobardorum.

Dalla fine del VIII secolo, dopo la discesa in Italia di Carlomagno a seguito della chiamata di Papa Adriano I e l'annessione dell'Italia Settentrionale al Regno dei Franchi (774), il percorso iniziò ad essere conosciuto come Via Francigena, ovvero “strada originata dalla Francia”, e la sua destinazione finale iniziò ad essere identificata con Roma, sede del papato.

La prima testimonianza scritta che cita questo nome risale ad una pergamena risalente al 876 (Actum Clusio) conservata nell'Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata[2] e che si riferisce ad un tratto di strada nell'agro di Chiusi, in provincia di Siena. Tuttavia, bisogna aspettare il 990 per avere la prima descrizione scritta del percorso: si tratta della relazione che Sigerico, arcivescovo di Canterbury dal 990 al 994, fece del suo viaggio di ritorno da Roma, dove si era recato per ricevere il Pallium, simbolo della dignità arcivescovile, dalle mani di Papa Giovanni XV. In questo suo breve documento, Sigerico annota i nomi delle chiese di Roma che ha visitato e descrive le 79 tappe del suo itinerario verso Canterbury, descrivendo in modo preciso i punti di sosta (Mansio).

La prima attestazione della via Francigena a sud di Roma risale al 1024, con Privilegium Baiulorum Imperialium rinvenuto a Troia, in provincia di Foggia, sulla via Appia Traiana[1].

 
S. Eldrado, dopo il pellegrinaggio a Santiago, valicando le Alpi lascia bastone e bisaccia da pellegrino per entrare nell'Abbazia di Novalesa, lungo la "Via Francigena del Moncenisio", in Val di Susa, XI secolo.

Tra i secoli XI e XIII la pratica del pellegrinaggio assunse un’importanza crescente; i luoghi santi della Cristianità a cui erano dirette le tre peregrinationes maiores erano: il Santo Sepolcro a Gerusalemme, la tomba di San Giacomo a Santiago di Compostela e le tombe degli apostoli Pietro e Paolo a Roma[3]. La Via Francigena diventò quindi lo snodo centrale delle grandi vie della fede. Infatti, i pellegrini provenienti dal nord la percorrevano per dirigersi a Roma, ed eventualmente proseguire lungo la Via Appia verso il porto di Brindisi, dove s’imbarcavano verso la Terra Santa. Viceversa i pellegrini italiani diretti a Santiago la percorrevano verso nord, per arrivare a Luni, dove s’imbarcavano verso i porti francesi, o per proseguire verso il Moncenisio e quindi immettersi sulla Via Tolosana, che conduceva verso la Spagna.

Una testimonianza scritta datata tra il 1154 e il 1160 è il Leiðarvísir (Itinerarium), scritto in norreno[4] dall'abate islandese Nikulás da Munkaþverá[5][6]. Il monaco, nel tratto italiano, effettua un percorso molto simile a quello di Sigerico, ma poi prosegue sulla via Appia Traiana per l'imbarco dai porti pugliesi. Dopo l'Italia, infatti, inizia un nuovo percorso marittimo che, toccando in più punti coste ed isole della penisola balcanica e della Grecia, conduce fino alla Turchia e poi a Gerusalemme. Dal diario emerge che il pellegrinaggio in quegli anni era molto frequentato da uomini provenienti da tutta Europa[7][8][9].

Nel 1273 si ebbe una ulteriore testimonianza scritta: l'Iter de Londino in Terram Sanctam (ora conservato alla British Library), scritto in francese dal benedettino inglese Matteo Paris, come guida per i pellegrini londinesi che si recavano in Terra Santa. L'itinerario segue un percorso diverso in Francia, entrando in Italia dal Moncenisio, percorrendo la Val di Susa per poi convergere sul percorso di Sigerico a Vercelli.[10]. Nel corso del XII secolo infatti questo percorso era diventato prevalente rispetto a quello primitivo[11], che prevedeva l'ingresso in territorio italico dal colle del Gran San Bernardo, da dove si scendeva in Valle d'Aosta e poi a Ivrea, quindi a Vercelli. [12]

La Via Francigena divenne presto il principale asse di collegamento tra nord e sud dell’Europa lungo il quale transitavano mercanti, eserciti, pellegrini; un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo. Il fatto che la via Francigena collegava le regioni più ricche del tempo (le Fiandre e l'Italia, passando per le fiere della Champagne) ne determinò l’uso crescente come via di commercio, portando all'eccezionale sviluppo di molti centri lungo il percorso. Nel XIII secolo i traffici commerciali crebbero a tal punto che si svilupparono numerosi tracciati alternativi alla Via Francigena che, quindi, perse la sua caratteristica di unicità, frazionandosi in numerosi itinerari di collegamento tra il nord e Roma. Per questo motivo iniziò ad essere conosciuta con il nome in Via Romea, non essendo più unica l’origine, ma la destinazione. Inoltre la crescente importanza di Firenze e dei centri della valle dell’Arno spostò a oriente i percorsi, relegando il Passo della Cisa a una funzione puramente locale e decretando la fine dell’antico percorso.

Dopo la riscoperta, avvenuta negli anni settanta del XX secolo, del Cammino di Santiago, ci si rese conto che anche in Italia esisteva un simile percorso di pellegrinaggio. Com'era successo per il cammino spagnolo, anche il percorso della Francigena giaceva in parte sotto l'asfalto delle autostrade e delle statali che, col tempo, avevano ricalcato il tracciato di quelle che già erano state le strade principali del Medioevo e dell'età romana. Ove possibile, si è cercato di recuperare il tracciato originario, ma a volte si è scelto di deviare dal percorso storico in favore di sentieri e strade meno trafficate.

A partire dal 1994 la Via Francigena è stata dichiarata "Itinerario Culturale Europeo", assumendo, alla pari del Cammino di Santiago di Compostela, una dignità sovranazionale.

Nel 2017 sette regioni italiane, interessate dal tracciato della Francigena nel suo tratto dal Colle del Gran San Bernardo a Roma (Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio), hanno firmato un protocollo d'intesa insieme al Ministero della Cultura per candidare l'itinerario a patrimonio dell'umanità dell'UNESCO[13][14].

 
Pellegrini in cammino verso Roma, scolpiti in un rilievo del Duomo di Fidenza (fine XII secolo).

Percorso modifica

Dopo la caduta dell’impero romano, le antiche strade consolari caddero in disuso, lasciando gradualmente il posto a fasci di sentieri e piste che in genere si allargavano sul territorio per convergere in corrispondenza delle mansioni (centri abitati od ospitali dove si trovava alloggio per la notte), o presso alcuni passaggi obbligati come valichi o guadi. Il percorso variava per cause naturali (straripamenti, frane), per modifiche dei confini dei territori attraversati e la conseguente richiesta di gabelle, per la presenza di briganti. Il fondo veniva lastricato solo in corrispondenza degli attraversamenti dei centri abitati, mentre nei tratti di collegamento prevaleva la terra battuta. Appare, quindi, chiaro che la ricostruzione del vero tracciato della Via Francigena sarebbe oggi un’impresa impossibile, poiché questo non è mai esistito: ha invece senso ritrovare le principali mansioni e i principali luoghi toccati dai viandanti lungo la Via[15]

Regno Unito modifica

 
La Cattedrale di Canterbury. Da questa città partì Sigerico per il suo viaggio a Roma.

Il tracciato attuale della Via Francigena, prevede un piccolo tratto di 31 km nel Regno Unito, tra le città di Canterbury e Dover[16] La sua inclusione nel percorso è dovuta al luogo di partenza di Sigerico, sebbene non venga citata nella sua cronaca del viaggio. A partire dal 597, anno della missione di Agostino, Canterbury era il cuore della cristianità in Gran Bretagna[17] Come tale, nel Medioevo fu una importante meta di pellegrinaggi per visitare le tomba dell'Apostolo d'Inghilterra e di Thomas Becket. Per questo motivo la Cattedrale di Canterbury divenne il naturale punto di confluenza di tutti i pellegrini che dalla Gran Bretagna affrontavano il viaggio verso Roma.cto desde este significativo lugar hasta el puerto de embarque hacia el continente.

Fino alle Alpi modifica

L'asse centrale, quello seguito da Sigerico, corrispondeva alla "via di Fiandra" (route de la Flandre), la via commerciale che collegava le regioni più ricche dell'Europa tardomedievale: l'Italia e le Fiandre, passando per la Champagne, dove si tenevano le omonime fiere internazionali. Dalle Fiandre attraversava l'Artois (Arras), la Champagne (Reims), la Franca Contea (Besançon), valicava il Giura al Colle di Jougne, per arrivare a Losanna[12].

Gli Inglesi s'inserivano ad Arras, provenendo da Londra (Matthew Paris) e da Canterbury (Sigerico), e attraversavano la Manica fra Dover e Calais.

A oriente c'era un altro importante "corridoio", quello rappresentato dalla Valle del Reno[12]: Nikulás da Munkaþverá riferisce che i pellegrini prendevano il bordone a Utrecht o Deventer e poi proseguivano facendo tappa nelle città commerciali di Colonia, Magonza, Spira, Worms, Strasburgo, Basilea, infine, abbandonato il Reno, continuavano per Soletta, Avenches e Vevey[18]. Gli Scandinavi e i Tedeschi del Nord provenivano da Stade e arrivavano al Reno a Duisburg (Annales Stadenses) o a Magonza (Nikulás).

La variante occidentale era quella che partiva da Parigi, e a Troyes si immetteva nella "via di Fiandra". "Francigena" significa proprio "che nasce dalla Francia"[19].

Il passaggio delle Alpi: Moncenisio e Gran San Bernardo modifica

 
Percorso in Valle d'Aosta
 
Percorso in Piemonte

I due principali valichi alpini utilizzati dai romei erano il colle del Gran San Bernardo e il Colle del Moncenisio[12]. La strada del Gran San Bernardo cominciava dal lago di Ginevra, da Losanna o da Vevey, risaliva il Rodano, entrando nel Vallese, faceva tappa alla grande abbazia di Saint-Maurice d'Agaune, poi lasciava la valle del Rodano per la Val d'Entremont, ed arrivava al Passo. Di qui scendeva la Valle del Gran San Bernardo fino ad Aosta e poi la Valle d'Aosta fino a Ivrea e quindi Vercelli[12].

La strada del Moncenisio si staccava già nella Champagne e si dirigeva verso Beaune, da dove scendeva la valle della Saona fino a Lione. Poi proseguiva per Chambéry, risaliva la Valle dell'Arc fino al Colle del Moncenisio, dove sin dall'825 è documentato l'Ospizio del Moncenisio, un punto tappa ad peregrinorum receptionem[20]. Di lì la Via, conservata ancora oggi per ampi tratti, scendeva a Novalesa, dove oltre all'Abbazia del 726, nel borgo antico è visibile parte di una locanda medioevale detta Casa degli affreschi per le sue decorazioni[21]. Significativamente, presenta in facciata affreschi con gli stemmi delle regioni europee di provenienza e di destinazione degli avventori che attraversavano il valico del Moncenisio[22].

Si proseguiva poi verso Susa, dove si trovava la congiunzione con l'itinerario del Colle del Monginevro, di collegamento con la Francia del Sud e il Cammino di Santiago.

Quindi, percorrendo tutta la Valle di Susa, passando dalla Sacra di San Michele ed infine per l'abbazia di Sant'Antonio di Ranverso, raggiungeva Torino e poi Chivasso e Vercelli[12], oppure costeggiava il Po lungo l'antico Itinerarium Burdigalense, fino a Pavia. Politicamente, i due valichi erano controllati su entrambi i versanti dai conti di Savoia, che oltre alla terra d'origine, governavano anche sulla Val di Susa, la Valle d'Aosta ed il Basso Vallese. E il dominio sui passi alpini era la ragione della loro potenza[23]. Fino al Duecento il valico del Gran San Bernardo era più usato. Nel corso di quel secolo si affermò il percorso del Moncenisio, soprattutto per chi proveniva dalla Francia[24].

Il passaggio del Po modifica

 
Percorso in Lombardia
 
Percorso in Emilia-Romagna

Da Vercelli in poi gli itinerari si riunivano: passavano per Robbio, Mortara e Pavia[25]. Il passaggio del Po in barca fra Corte Sant'Andrea, alla confluenza tra i fiumi Po e Lambro, e Calendasco, presso Piacenza, è riconosciuto come Transitus Padi, fin dal 1994, dal Consiglio d'Europa e dal 2009 anche da due Ministeri italiani. In realtà sono attestati vari porti fluviali di Piacenza, ma soprattutto le numerose modifiche del percorso del Po impediscono di individuare il punto in cui i pellegrini attraversavano il fiume[26].

Da Piacenza si proseguiva lungo la via Emilia per Fiorenzuola d'Arda e Borgo San Donnino[25].

Il Monte Bardone modifica

A Borgo San Donnino (l'odierna Fidenza) si lasciava la via Emilia e si risaliva la Val di Taro, passando per Fornovo e poi Cassio o Berceto[27].

Il valico dell'Appennino avveniva attraverso il Passo della Cisa, che allora si chiamava Monte Bardone. Questo nome derivava dall'espressione latina Mons Langobardorum ("monte dei Longobardi") poiché i Longobardi, per andare dalla loro capitale Pavia al Marchesato di Tuscia, utilizzavano questo valico, che più tardi si sarebbe chiamato "la Cisa"[12].

Dal Monte Bardone si scendeva in Lunigiana, attraversando Pontremoli, Aulla, Santo Stefano Magra, Sarzana e raggiungendo infine Luni[27]. Tra Sarzana e Luni, nei pressi dell'antico ospitale di San Lazzaro, si congiungeva con la via di Spagna, che portava i pellegrini spagnoli a Roma e quelli italiani a Santiago di Compostela[28] salpando dall'antico porto di San Maurizio sul fiume Magra[29].

L'Italia centrale modifica

 
Percorso in Toscana
 
Percorso nel Lazio settentrionale, fino a Roma

Da Luni, costeggiando le Alpi Apuane, si raggiungeva Pietrasanta e si scendeva a Lucca[27]. Lucca era una delle mete principali della Via Francigena, grazie soprattutto al Volto Santo[30] ed alle reliquie di importanti santi, quali San Regolo e San Frediano (proprio riguardo a questo santo, di origini irlandesi, molti furono i pellegrini provenienti dal Nord Europa per venerarne le reliquie).

Da Lucca si proseguiva per Porcari, Altopascio, Galleno, Ponte a Cappiano (Aqua Nigra) e Fucecchio (Arne Blanca), dove si trovava un ponte sull'Arno[31]. Superato l'Arno, la prima tappa era San Genesio (San Miniato), da dove si cominciava a risalire la Valdelsa, anticamente passando per il crinale (attraverso San Gimignano e Colle di Val d'Elsa), dal XII secolo lungo il fondovalle (per Castelfiorentino, Certaldo e Poggibonsi), per poi giungere a Siena[32].

Siena dovette proprio alla sua posizione sulla via Francigena lo sviluppo urbanistico e demografico, nonché finanziario, che visse nel Basso Medioevo[33]. Da Siena la strada seguiva la valle dell'Arbia fino a San Quirico d'Orcia da dove risaliva la Val d'Orcia. Di qui si scollinava in val di Paglia e si scendeva fino ad Acquapendente. Tuttavia, a partire dal XII secolo la val di Paglia si dimostrò poco sicura e i viandanti preferivano salire fino alla Rocca di Radicofani[34].

Da Acquapendente si seguiva l'itinerario della antica via Cassia[27] attraverso Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Vetralla e Sutri (o in alternativa Ronciglione lungo la via Cassia Cimina), la valle di Baccano per poi, dopo aver deviato sulla via Trionfale nei pressi della Storta, giungere finalmente a Roma avvistando l'antica basilica di San Pietro in Vaticano dall'altura di Monte Mario (chiamato appunto per questo Mons Gaudii, il monte della gioia)[35].

L'Italia meridionale modifica

 
La via Francigena sui monti della Daunia; sullo sfondo l'altura su cui sorgeva il castello di Crepacuore, il forte di valico dei cavalieri Gerosolimitani.

Da Roma il percorso seguiva per un lungo tratto la via Appia o la parallela via Latina fino a Capua, con successivo proseguimento verso Benevento. Da tale ultima città s'imboccava la via Traiana (o via Appia Traiana) risalendo l'Appennino campano fino al valico di San Vito ove sorgeva il castello di Crepacuore, una fortezza tenuta dai cavalieri Gerosolimitani al fine di garantire la sicurezza ai pellegrini lungo il tratto appenninico. La via giungeva quindi a Troia, nell'alta pianura del Tavoliere delle Puglie, da cui era possibile recarsi al santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano o, in alternativa, si poteva proseguire lungo la stessa via Appia Traiana verso Bari, Brindisi e Otranto, i principali porti d'imbarco per la Terra santa.[1]

Varianti modifica

Gli ostacoli naturali che pellegrini e viandanti dovevano superare erano il canale della Manica, le Alpi e gli Appennini oltre che il fiume Po. Così come per valicare le Alpi le alternative erano almeno due (il valico del colle del Moncenisio e quello del Colle del Gran San Bernardo), anche nell'attraversare gli Appennini, i pellegrini si trovavano di fronte a diverse possibilità.

Da Ivrea a Santhià, Sigerico nel 990, percorse la via diretta "romana" a sud del lago di Viverone, variante Via Francigena (molto gradita e con segnaletica) proposta da AIVF (dal 2007) e dagli Amici della VF di Santhià. La variante AIVF (2013), attraversato il Parco regionale Montemarcello-Magra, raggiunge l'antica Luni e Avenza e prosegue, da Massa sulla "via romana" per raggiungere Pietrasanta.

Nel tratto di Via Francigena che portava dalla Pianura Padana alla Toscana, si registravano diverse "varianti" di percorso che sfruttavano i vari valichi risalendo la val Trebbia e passando per Bobbio (via degli Abati), oppure la val di Taro o ancora altre valli minori. Dalla val di Taro una deviazione per la Lunigiana e la Garfagnana permetteva di raggiungere direttamente Lucca evitando il passaggio costiero sulla via Aurelia, variante considerata più sicura nei momenti di crisi o guerre, poiché si snodava lungo strade secondarie meno esposte e sorvegliate da una fitta rete di castelli e monasteri.

Attualmente il tratto della "variante Francigena di Garfagnana" chiamata oggi Via del Volto Santo è percorribile su antichi sentieri e mulattiere, con numerosi ponti medioevali per l'attraversamento del fiume Serchio e dei suoi affluenti. Anche se non ancora segnalato e non attrezzato con una rete di strutture dedicate per l'accoglienza ai pellegrini (in conventi, parrocchie, ecc.) questo percorso attraversa un territorio dove l'ospitalità diffusa è garantita da una fitta rete di agriturismi, bed and breakfast, botteghe di paese, piccoli bar e ristoranti, tutto ciò rende il percorso sufficientemente attrezzato per un gradevole transito di pellegrini o trekker.

Studi recenti hanno messo in evidenza la Via Francesca della Sambuca, variante che seguiva il corso del Reno fino a Porretta Terme e andava a Pistoia, passando dall'antico castello di Sambuca Pistoiese e dal Passo della Collina.

Altre varianti usate consistevano, una volta raggiunta Piacenza, nel percorrere la via Emilia per oltrepassare l'Appennino in corrispondenza o di Bologna o di Forlì, raggiungendo così o la via romea della Sambuca o la via romea dell'Alpe di Serra. A testimonianza di questo percorso, si può ad esempio ricordare che la consuetudine del passaggio di pellegrini provenienti dall'Irlanda e dalla Scozia ha dato origine, già nell'alto Medioevo, alla chiesa forlivese, oggi scomparsa, di San Pietro in Scotto o in Scottis. La variante forlivese consentiva ancora la scelta di raggiungere l'alta valle del Tevere e di seguire poi il fiume fino a Roma, senza rischiare di smarrire la strada, oppure di dirigersi verso Arezzo. Ne parla, ad esempio, Matthew Paris nel suo Iter de Londinio in Terram Sanctam.

Più a sud, dopo la morte di San Francesco e la sua elevazione agli altari, molti pellegrini deviavano dall'antico percorso per visitare Assisi.

In sintesi, si sono rinvenute una serie notevole di varianti alternative lungo la penisola, che più o meno collegate (attraverso i cosiddetti "diverticoli") alla Via Francigena, collegavano il nord e sud Europa prendendo anch'esse anticamente il nome di Vie romee o Francesche.

Itinerari attestati modifica

L'itinerario di Sigerico modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Itinerario di Sigerico.

La relazione di viaggio dettagliata più antica risale al 990 ed è compiuta da Sigerico, arcivescovo di Canterbury di ritorno da Roma, dove aveva ricevuto il Pallio dalle mani di Papa Giovanni XV. L'arcivescovo inglese tenne un diario in latino, oggi conservato al British Museum. In esso descrisse le 79 tappe del suo itinerario da Roma verso Canterbury. La descrizione del percorso è molto precisa per ciò che riguarda i punti di sosta (mansiones). Le informazioni contenute nella cronaca di Sigerico sono molto utili per ipotizzare quale fosse, a cavallo tra il X e l'XI secolo, il tracciato originario della Francigena, tra Canterbury e Roma, parte integrante di una rete di tracciati che collegavano le regioni della Francia all'Italia.

Delle settantanove località di sosta menzionate nell'itinerario originale, si segnalano:

Roma, Sutri, San Valentino presso Viterbo, San Flaviano a Montefiascone, Santa Cristina a Bolsena, Acquapendente, San Quirico d'Orcia, Siena, Borgo Elsa, San Gimignano, San Genesio, il ponte sull'Arno presso Fucecchio, Porcari, Lucca, Camaiore, Luni, Sarzana, Santo Stefano Magra, Aulla, Pontremoli, Berceto, Borgo San Donnino, Fiorenzuola d'Arda, Piacenza, Santa Cristina, Pavia, Tromello, Vercelli, Santhià, Ivrea, Aosta, Bourg-Saint-Pierre, Orsières, Saint-Maurice d'Agaune, Vevey, Losanna, Orbe, Yverdon, Pontarlier, Besançon, Cussey-sur-l'Ognon, Seveux, Grenant, Humes, Blessonville, Bar-sur-Aube, Donnement, Fontaine, Châlons-sur-Marne, Reims, Corbeny, Laon, Duin, Arras, Bruay-la-Buissière, Terouanne, Sombre. Non sono menzionate le tappe sulla Manica e in Inghilterra[36].

Sigerico impiegò 79 giorni a percorrere, perlopiù a piedi, tutti i 1 600 chilometri del tragitto. La percorrenza media di viaggio fu quindi di 20 km circa al giorno.

L'itinerario di Nikulás da Munkaþverá modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Leiðarvísir.

Un'altra testimonianza di pellegrinaggio sulla Via Francigena è quella risalente al XII secolo dell'abate islandese Nikulás da Munkaþverá[37][38].

Di questo autore si sa ben poco ed anche il nome è incerto: Nikulás Bergsson o Bergþórsson. Era un monaco benedettino e nel 1154 ritornò in Islanda da un pellegrinaggio in Terra Santa, mentre nel 1155 fu consacrato abate del monastero di Munkaþverá (circa 15 km a sud di Akureyri), fondato in quell'anno dal vescovo Björn Gilsson della Diocesi di Hólar. Qui egli rimase fino alla morte, avvenuta intorno agli anni 1159-60.

Il resoconto del suo pellegrinaggio dall'Islanda in Terra Santa è contenuto nel Leiðarvísir (Itinerarium), scritto in norreno[39].

Il viaggio si colloca cronologicamente tra il 1152 ed il 1153, mentre la scrittura dell'Itinerarium avvenne fra il 1154, anno del rientro in Islanda, ed il 1160, anno indicato dalle fonti come quello della sua morte. Il viaggio inizia dall'Islanda, attraversa un tratto di mare verso la Norvegia fino alle coste della Danimarca; passa quindi in Germania occidentale (contrariamente a Sigerico che attraversa la Francia) e, risalendo il corso superiore del Reno, passa per la Svizzera e l'Italia. La parte italiana non differisce sensibilmente da quella di Sigerico nella parte toscana verso Roma, ma poi prosegue sull'Appia Traiana per l'imbarco dai porti pugliesi. Dopo l'Italia, infatti, inizia un nuovo percorso marittimo che, toccando in più punti coste ed isole della penisola balcanica e della Grecia, conduce fino all'Asia minore, in Turchia e poi a Gerusalemme. Vengono fornite dettagliate descrizioni di strade, luoghi, chiese e monumenti d'interesse religioso (e non solo), attraversate da viaggiatori e pellegrini scandinavi che si recavano in Terra Santa. Si legge che ad Utrecht (Paesi Bassi), "gli uomini prendono il bordone e la bisaccia e la benedizione per il pellegrinaggio a Roma". Sono menzionate, fra le altre, le città di Magonza, Strasburgo, Basilea, Solothurn e Vevey (sul lago Lemano). Nikulás incontra franchi, fiamminghi, inglesi, tedeschi e scandinavi diretti a Roma[40][41][42].

Nikulás si immise sulla via Francigena a Vevey, sul lago di Ginevra, dove convergevano le vie provenienti da tutto il Nordeuropa e quindi dove s'incontravano franchi, fiamminghi, inglesi, tedeschi e scandinavi. Di lì proseguì per Saint-Maurice d'Agaune, Bourg-Saint-Pierre, l'Ospizio del Gran San Bernardo, Etroubles, Aosta, Pont-Saint-Martin, Ivrea, Vercelli, Pavia, Piacenza, Borgo San Donnino, Borgo Taro, Pontremoli, Luni (dove arrivavano da San Lazzaro anche i pellegrini spagnoli), Lucca, Altopascio, San Genesio, borgo Marturi (attuale Poggibonsi), Siena, San Quirico d'Orcia, Acquapendente, Santa Cristina a Bolsena, San Flaviano a Montefiascone, Viterbo, Sutri, Roma[18].

L'itinerario di Matthew Paris modifica

L'Iter de Londino in Terram Sanctam fu scritto in francese dal benedettino inglese Matteo Paris come guida per i pellegrini nel 1273; ora si trova alla British Library.

Il percorso indicato inizia da Londra, prosegue nei sobborghi di Newgate, Cripplegate, Bishopsgate, Westminster, e poi attraversa Rochester, Canterbury, Dover, Wissant, Montreuil-sur-Mer, Saint-Riquier, Poix, Beauvais, Beaumont-sur-Oise, Parigi, Provins, Nogent, Troyes, Bar-sur-Seine, Châtillon-sur-Seine, Beaune, Chalon-sur-Saône, Mâcon, Lione, La Tour du Pin, Chambéry, Montmélian, Aiguebelle, Termignon. Passato il Moncenisio passava dalla Novalesa, Susa, Avigliana, Alpignano, Torino, Chivasso, Vercelli, Mortara, Pavia, Piacenza, Fiorenzuola d'Arda, Borgo San Donnino. Qui venivano proposti due percorsi: quello classico attraversava la Cisa per Luni, Lucca, Siena, San Quirico d'Orcia, Montefiascone, Viterbo, Sutri, Roma, mentre il percorso alternativo toccava invece Parma, Reggio nell'Emilia, Modena, Bologna, Imola, Faenza, Forlì, bagno di Romagna, passava l'Appenino al Passo di Serra e continuava per Arezzo, Perugia, Foligno, Spoleto, Rieti, Roma[43].

L'itinerario di Oddone di Rigaud modifica

Eudes (Oddone) Rigaud era un francescano, professore di teologia all'Università di Parigi, che nel 1247 fu nominato arcivescovo di Rouen. Nel 1253 partì con un seguito per andare in pellegrinaggio a Roma: di tale viaggio è rimasta testimonianza nel Regestum visitationum, diario delle visite pastorali del presule.

All'andata Oddone, partendo da Rouen, passò per Auffay, Notre-Dame-d'Aliermont, Foucarmont, Poix, Montdidier, Noyon, Compiègne, Senlis, Chambly, Pontoise, Parigi, Saint-Maur-des-Fossés, Courquetaine, Rampillon, Le-Paraclet, Troyes, Bar-sur-Seine, Châtillon-sur-Seine, Laperrière-sur-Saône, Saint-Seine, Digione, Auxonne, Dole, Salins-les-Bains, Boujailles, Pontarlier, Cossonay, Losanna, Villeneuve, Sion, Loèche-les-Bains, Briga, Diveria, Domodossola, Pallanza, Gallarate, Milano, Bergamo, Brescia, Mantova, Castelmassa, Ferrara, San Giorgio di Piano, Bologna, Imola, Cesena, Rimini, Fano, Cagli, Gubbio, Assisi, Perugia, Todi, Narni, Civita Castellana, Roma.

Al ritorno fece un percorso diverso, passando da Sutri, Viterbo, Montefiascone, Acquapendente, Radicofani, San Quirico d'Orcia, Siena, Poggibonsi, Pisa, Lucca, Sarzana, Passo del Bracco, Sestri Levante, Recco, Genova, Arenzano, Savona, Carretto, Cortemilia, Asti, Torino, Sant'Ambrogio di Torino, Susa, Termignon, Saint-Michel-de-Maurienne, Aiguebelle, Chambéry, La Tour-du-Pin, Sant'Antonio di Vienne, Vienne, Lione, L'Arbresle, Thizy, Marcigny, Pierrefitte-sur-Loire, Decize, Nevers, Cosne-sur-Loire, Gien, Lorris, Cepoy, Nemours, Melun, Villeneuve-Saint-Georges, Parigi, Senlis, Compiègne, Noyon, La Neuville-Roy, Beauvais, Gisors, Le-Petit-Nojan-sur-Andelle per arrivare a Rouen[44].

La via Francigena oggi modifica

 
Segnaletica indicante la Via Francigena in Italia.
 
Tratto acciottolato della via Francigena a Galleno, nel comune di Castelfranco di Sotto presso Pisa. Sullo sfondo, l'Osteria di Greppi, luogo di sosta documentato sin dal basso medioevo.
 
La via Francigena sull'Appennino campano, all'altezza di Ariano Irpino.

Il 7 aprile 2001 è stata creata l’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF), soggetto abilitato ufficialmente dal Consiglio europeo per promuovere i valori dei cammini e dei pellegrinaggi, partendo dallo sviluppo sostenibile dei territori attraverso un approccio culturale, identitario, turistico. [45]

È inoltre cresciuta la necessità di avere strutture idonee per l'accoglienza dei pellegrini lungo l'intero tracciato. In tal senso molte parrocchie ed istituzioni religiose ospitano i pellegrini muniti di credenziali, diretti verso Roma. In anni recenti, la Confraternita di San Jacopo di Compostella di Perugia gestisce diverse strutture di accoglienza sulla via Francigena, una in Toscana a Radicofani: lo Spedale di San Pietro e Giacomo, e una a Roma: lo Spedale della Provvidenza di San Giacomo e di San Benedetto Labre, che si trova al Testaccio, a metà strada tra la Basilica di San Pietro e quella di San Paolo.

Importante è anche un certo interesse mediatico, come una serie radiofonica di Rai Radio Tre dedicata alla Francigena[46], poi documentari e la pubblicazione di alcune guide che stanno avvicinando un numero di persone sempre crescente, le quali, per motivi religiosi o meno, attraversano l'antico percorso.

Le istituzioni stanno lavorando in accordo con il Ministero dei Beni Culturali per mettere a sistema l'enorme patrimonio diffuso sulla penisola, le tradizioni e le feste popolari, l'enogastronomia. Oltre alla messa in sicurezza del tracciato, sarà necessario affrontare il problema del reperimento, lungo il percorso, di strutture ricettive a buon prezzo, dislocate a distanze regolari tra le tappe, così come sarà necessario stipulare accordi e convenzioni per servizi e assistenza.

Nell'agosto 2013, la regione Emilia-Romagna, modificando le norme sull'utilizzo dei sentieri, ha permesso il passaggio sul tratto emiliano di motocicli e quad[47]. Nel 2017 anche la regione Campania ha dato vita al distretto turistico Viaticus[48] con l'obiettivo precipuo di incrementare lo sviluppo del turismo religioso; qualche anno prima la regione Puglia aveva elaborato, a sua volta, un articolato "Piano di valorizzazione della via Francigena del Sud"[49].


Nazione Tappe Lunghezza (km) Ascesa (m) Discesa (m) Dislivello (m)
Regno Unito 2 31 +571 -632 -61
Francia 44 962 13 357 −12 210 1 147
Svizzera 12 242 9 140 −7 657 1 483
Italia 88 2 074 36 938 −38 161 −1 223
Totale 146 3 309 60 006 −58 660 1 347

La Betti Editrice, Regione Toscana e AEVF (Associazione Europea delle Vie Francigene) hanno ideato il Premio Letterario "Via Francigena", dedicato a storie ai racconti di autori, esordienti e non, che riescano a descrivere in modo originale il proprio cammino geografico e spirituale.[50]

Onorificenze modifica

«La Via Francigena è stata una via di comunicazione che ha contribuito all'unità culturale dell'Europa nel Medioevo. Oggi questa via rappresenta un ponte tra le culture dell'Europa anglosassone e dell'Europa latina. In tal senso, il percorso di pellegrinaggio è diventato metafora di un viaggio alla riscoperta delle radici dell'Europa, poiché permette di incontrare e comprendere le diverse culture che costituiscono la nostra identità comune.»
— 1994[51]

Note modifica

  1. ^ a b c Centro Studi Romei, La via Appia Traiana nel Medioevo (PDF), su Renato Stopani (a cura di), viefrancigene.org, 1992, p. 4.
  2. ^ Via Francigena: history (PDF) Archiviato il 19 luglio 2011 in Internet Archive.
  3. ^

    «Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori della sua patria; in modo stretto non s'intende peregrino se non chi va verso la casa di Sa' Jacopo o riede. È però da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio de l'Altissimo: chiamasi palmieri in quanto vanno oltremare, la onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, però che la sepoltura di Sa' Iacopo fue più lontana della sua patria che d'alcuno altro apostolo; chiamansi romei quanti vanno a Roma»

  4. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo Le Lettere, Firenze 1991-1995, p. 67
  5. ^ Giampiccolo Luana, Il Leiðarvísir di Nikulás Bergsson, un itinerarium islandese del sec. XII, tesi di Laurea in Lingue e Culture Europee, Università di Catania, a.a. 2006-2007
  6. ^ (EN) Magoun Fr. P., Jr., "The Rome of Two Northern Pilgrims: Archbishop Sigeric of Canterbury and Abbot Nikulás of Munkaþverá", in Harvard Theological Review, 33 (1940), pp. 267-289
  7. ^ F. P. Magoun, Medieval Studies VI, 1944, pp.347-50
  8. ^ Adelaide Trezzini, Dormifrancigene Pontarlier / Basel-Vevey -Gd St-Bernard 2010 Ed. Ass. int. via Francigena
  9. ^ Topofrancigene Basel-Vevey Ed. 2010 Ass. int. via Francigena
  10. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze 1991-1995, pp. 89-96
  11. ^ «Sebbene usato anche anteriormente come alternativa al Gran San Bernardo, il passo del Moncenisio nel corso del XII secolo fu sempre più transitato da uomini e merci che procedevano in direzione delle grandi fiere della Champagne, dove la presenza dei mercanti italiani si faceva sempre più consistente. La sua scelta come punto di attraversamento dell'area alpina era perciò frequente all'epoca di Filippo Augusto, tanto che nell'area prealpina la vera strada di Francia era considerata quella che collegava al Moncenisio» Renato Stopani, La Via Francigena. Una strada europea nell'Italia del Medioevo, Le Lettere, Firenze 1988-1995, pp. 68-69
  12. ^ a b c d e f g Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo Le Lettere, Firenze 1991-1995, pp. 16-20
  13. ^ Via Francigena in Italy, in UNESCO. URL consultato il 25 maggio 2022.
  14. ^ La Via Francigena nella lista propositiva italiana UNESCO, su viefrancigene.org. URL consultato il 25 maggio 2022.
  15. ^ La Storia, su viefrancigene.org. URL consultato il 24 maggio 2022.
  16. ^ Canterbury-Dover, su viefrancigene.it.
  17. ^ (EN) Cathedral history, in Canterbury Cathedral.
  18. ^ a b Stopani Renato, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze 1991-1995, pp. 67-72
  19. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze 1991-1995, p. 17
  20. ^ Giuseppe Sergi, L'aristocrazia della preghiera: politica e scelte religiose nel medioevo italiano, cap. VII Assistenza e controllo. L'Ospizio del Moncenisio in una competizione di poteri. 1 Un Ospedale di passo, Roma, Donzelli editore, 1994, pagg. 121-124
  21. ^ Probabilmente da identificare con la Locanda della Croce Bianca; si conosce un solo altro caso conservatosi nelle Alpi, in Val Pusteria, oltre a uno cittadino a Moncalieri. Si veda Gentile Luisa Clotilde, La decorazione araldica della Casa degli affreschi di Novalesa, in Ruffino Michele (a cura di), Le Alpi ospitali. Viaggio nella cultura storica e artistica di Novalesa medievale, Clut, Torino 2014, p. 115
  22. ^ Gentile Luisa Clotilde, La decorazione araldica della Casa degli affreschi di Novalesa, in Ruffino Michele (a cura di), Le Alpi ospitali. Viaggio nella cultura storica ed artistica di Novalesa medievale, Clut, Torino 2014
  23. ^ Gianni Oliva, I Savoia, cap. II "I signori delle vie di Francia" e cap. III "Uno "stato di passo" fra il Rodano e il Po", Milano, Mondadori, 1998, pp. 32-92
  24. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze, 1991-1995, p. 18
  25. ^ a b Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo Le Lettere, Firenze 1991-1995, p. 85
  26. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze, 1991-1995. p. 51
  27. ^ a b c d Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze 1991-1995
  28. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze 1991-1995. p. 69
  29. ^ Il cammino dei pellegrini, su Cultura in Liguria. URL consultato il 22 febbraio 2018.
  30. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze, 1991-1995. p. 61
  31. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze, 1991-1995. pp. 48-9
  32. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze, 1991-1995. p. 83
  33. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze, 1991-1995, p. 45
  34. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze, 1991-1995, p. 80
  35. ^ Aa.Vv., La via Francigena a Roma. Percorsi dello storico itinerario di pellegrinaggio (PDF), Roma Capitale.
  36. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze 1991-1995, pp. 43-56
  37. ^ Giampiccolo Luana, Il Leiðarvísir di Nikulás Bergsson, un itinerarium islandese del sec. XII, tesi di Laurea in Lingue e Culture Europee, Università di Catania, a.a. 2006-2007
  38. ^ (EN) Magoun Fr. P., Jr., "The Rome of Two Northern Pilgrims: Archbishop Sigeric of Canterbury and Abbot Nikulás of Munkaþverá", in Harvard Theological Review, 33 (1940), pp. 267-289
  39. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo Le Lettere, Firenze 1991-1995, p. 67
  40. ^ F. P. Magoun, Medieval Studies VI, 1944, pp.347-50
  41. ^ Adelaide Trezzini, Dormifrancigene Pontarlier / Basel-Vevey -Gd St-Bernard 2010 Ed. Ass. int. via Francigena
  42. ^ Topofrancigene Basel-Vevey Ed. 2010 Ass. int. via Francigena
  43. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze 1991-1995, pp. 89-96
  44. ^ Renato Stopani, Le vie di pellegrinaggio del Medioevo, Le Lettere, Firenze 1991-1995, pp. 109-119
  45. ^ Associazione Europea Vie Francigene (AEVF), su viefrancigene.org.
  46. ^ La rete radiofonica ha organizzato trasmissioni quotidiane ad ogni tappa, con la partecipazione diretta del suo direttore Sergio Valzania.
  47. ^ Motociclette sui sentieri delle escursioni: «L'Emilia si è piegata alle lobby»
  48. ^ Distretto turistico Viaticus: la regione Campania dà il via libera, su Ntr24.
  49. ^ Piano di valorizzazione della via Francigena del Sud (PDF), su Territorio - Provincia di Foggia - Regione Puglia.
  50. ^ “Intanto parto… racconti e parole in cammino”, su ecodellalunigiana.it, 14 dicembre 2019 (archiviato il 24 dicembre 2019).
  51. ^ Consiglio d'Europa, Via Francigena, su coe.int. URL consultato il 25 maggio 2022.

Bibliografia modifica

Opere di carattere storico
  • F.P. Magoun, Medieval Studies VI, 1944
  • D. Sterpos, Comunicazioni stradali attraverso i tempi, Firenze-Roma, Società Italiana Autostrade, Novara 1964
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  • Pietro Dalena, Ambiti territoriali, sistemi viari e strutture di potere nel Mezzogiorno medievale, Adda, Bari 2000
  • Cinzia Ligas e Fausto Crepaldi, I cammini della fede in Lombardia, CD ROM con cortometraggio storico Blumedia Art, Milano 2000
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  • Renato Stopani (a cura di), Le soste dei pellegrini lungo la via Francigena. Toscana e Lazio. La quotidianità della fede, la straordinarietà del viaggio, Associazione Civita, Roma 2006
  • Cinzia Ligas e Fausto Crepaldi, Sacrum Iter - Pellegrinaggio sulla via Francigena, ARS EUROPA, Milano 2006
  • A. Trezzini, San Pellegrino tra Mito e Storia in Europa, Gangemi, Roma 2009, ISBN 88-492-1607-6
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  • Luciano Pisoni, Aldo Galli. La via Francigena. ISBN 88-8401-046-2.
  • Alberto Alberti, Giuliano Borgianelli-Spina, Enea Fiorentini, Prospero (Rino) Villani. I sentieri lungo la Via Francigena da Siena a Roma. Roma, ediz. RAI-ERI, 2005. ISBN 88-397-1344-1.
  • Enea Fiorentini. I Sentieri lungo la Via Francigena in Valle d'Aosta. Conti Editore, Morgex (AO), 2014. Edizione multilingue (italiano, francese, francoprovenzale) ISBN 978-88-97940-28-9
  • Enea Fiorentini. I Sentieri lungo la Via Francigena in Valle d'Aosta. Conti Editore, Morgex (AO), 2015. Edizione bilingue (italiano, inglese) ISBN 978-88-97940-41-8
  • Monica D'Atti e Franco Cinti, Guida alla via Francigena. Milano, Terre di Mezzo, 2012 (IV edizione aggiornata). ISBN 978-88-6189-212-5
  • Monica D'Atti e Franco Cinti, La Via Francigena. Cartografia e Gps, edizione 2012 bilingue (italiano/inglese) ISBN 978-88-6189-221-7
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  • Fabrizio Ardito, Lungo la Francigena. A piedi sulla via di Sigerico dal Gran San Bernardo a Roma, Touring Editore, Milano, 2007.
  • Paolo Walter Di Paola, la direttrice Prenestina-Latina e il recupero del Percorso Giubilare Paliano-Roma in AA.VV. "Roma-Gerusalemme Lungo le vie Francigene nel sud", Ass. Civita, Roma 2008
  • Adelaide Trezzini, Dormifrancigena da Canterbury a Roma, 2006 + 2007 Ass. int. Via Francigena
  • Marco Boglione, Le Strade della Fede. Escursioni sulle tracce dei viandanti di Dio Torino, Blu Edizioni, 2004.
  • Monica D'Atti e Franco Cinti, La via Francigena. Guida di spiritualità San Paolo, Milano, 2013 ISBN/EAN 9788821577314
  • Monica D'Atti e Franco Cinti, La via Francigena del Sud. Verso Gerusalemme San Paolo, Milano, 2013 ISBN/EAN 9788821578885
  • Micaela Carbonara, Paola Bruzzone, Chiara Rossi, illustrazioni di Lorenzo Terranera Passo dopo passo, sulle orme dei pellegrini verso Roma. I 100 chilometri della Via Francigena nel Lazio Settentrionale Roma, Edizioni Lapis, 2009, ISBN 978-88-7874-142-3
  • Pasquale Corsi, Il Pellegrino al Gargano
  • Renzo Infante, I cammini dell'angelo nella daunia tardoantica e medievale
  • Riccardo Latini, La Via Francigena da Canterbury alle Alpi. 1000 km sulle orme di Sigerico, Terredimezzo, Milano, 2011. - ISBN 978-88-6189-164-7
  • id., La Via Francigena in Valle D'Aosta e Piemonte. 200 km dal Gran San Bernardo a Vercelli, Terredimezzo, Milano, 2012. - ISBN 978-88-6189-200-2
  • Giuliano Mari, 1.400.000 passi sulla Via Francigena. Dal Gran San Bernardo a Roma a piedi. Ed. Emmebi – ISBN 978-88-89999-55-4
  • Enrico Brizzi, Marcello Fini "La Via di Gerusalemme. In cammino da Roma alla Città tre volte santa", Portogruaro, Ediciclo editore, 2009. ISBN 978-88-88829-77-7
  • Enrico Brizzi, Marcello Fini "I Diari della Via Francigena. Da Canterbury a Roma sulle tracce di viandanti e pellegrini", Portogruaro, Ediciclo editore, 2010. ISBN 978-88-88829-95-1

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