Dinastia ottomana
La Casa di Osman (in turco ottomano: خاندان آل عثمان; transl. Ḫānedān-ı Āl-ı ʿOsmān) è una famiglia imperiale che formò la cosiddetta dinastia ottomana (in turco: Osmanlı Hanedanı) e i cui membri sono noti come Ottomani (in turco: Osmanlılar). La dinastia fondò l'Impero ottomano, prendendo il nome dal primo sovrano Osman I, e vi regnò dal 1299 al 1923.
Casa di Osman | |
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Stato | ![]() |
Casata di derivazione | Tribù Kayı dei Turchi Oghuz |
Titoli | ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
Fondatore | Osman I |
Ultimo sovrano | Sultanato: Mehmet VI Califfato: Abdülmecid II |
Attuale capo | Harun Osmanoğlu |
Data di fondazione | 1299 |
Data di deposizione | Sultanato: 1º novembre 1922 Califfato: 3 marzo 1924 |
Etnia | turca |

Durante gran parte della storia dell'Impero, il sultano era il monarca assoluto, capo di Stato e capo del governo, anche se gran parte del potere spesso si spostava verso altri funzionari come il Gran visir. Durante la Prima (1876–1878) e la Seconda Era Costituzionale (1908–1920) del tardo Impero, fu varato un passaggio alla monarchia costituzionale, con il Gran visir che assumeva il ruolo di primo ministro a capo del governo e a capo di un'Assemblea Generale eletta.
A seguito della Guerra d'indipendenza turca (1919–1923) la famiglia imperiale fu destituita dal potere e il sultanato fu abolito il 1º novembre 1922. La Repubblica di Turchia venne istituita l'anno successivo. I membri viventi della dinastia furono inizialmente inviati in esilio, anche se ad alcuni è stato concesso di tornare e vivere come cittadini privati in Turchia. Attualmente, la dinastia è conosciuta come famiglia Osmanoğlu.
StoriaModifica
OriginiModifica
Appartenente alle genti oghuze (turco Oğuz), la dinastia acquisì importanza nel 1383, quando Murad I si proclamò sultano; nel periodo precedente il titolo reclamato dagli Ottomani era bey.
AscesaModifica
Il sultano era un autocrate assoluto e vantava numerosi titoli: Sovrano del Casato di Osman, Sultano dei Sultani, Khan e, in seguito alla conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II (Mehmet II Fatih, "Conquistatore"), anche Kayser-i Rum (Cesare dei Bizantini). Infatti, quando Maometto II espugnò Costantinopoli, prese anche il titolo di Imperatore dei Romani e Protettore della Cristianità ortodossa. Si fece incoronare imperatore dal patriarca di Costantinopoli Gennadio Scolario che protesse e che agevolò nella sua ascesa a patriarca della Chiesa ortodossa. Come imperatore Maometto II rivendicò tutti i territori di Costantinopoli che, d'altra parte, prima della caduta della città, erano ridotti a poco più della città stessa, ad alcune aree della Morea e all'Impero di Trebisonda
Dal 1517 al 1924 il capo della dinastia ottomana, in quanto sultano di Istanbul, fu considerato dal mondo sunnita come il più importante sovrano, contestato in questo dai soli scià safavidi di Persia, che avevano imposto lo sciismo ai loro sudditi.
Dal Trattato di Küçük Kaynarca del luglio del 1774 (quindi, inizialmente, solo in documenti di politica estera ma poi, via via, anche in atti pubblici di valenza interna) il sultano cominciò a fregiarsi del titolo di "Comandante dei credenti" che, fin dall'epoca di ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb, era l'equivalente di califfo. Questo, almeno su base assolutamente teorica, comportava una superiorità su tutti gli altri regnanti musulmani del mondo, come ad esempio i moghul dell'India.
La successione nella dinastia ottomana inizialmente avveniva fra i vari figli del sultano senza tener conto dell'età degli stessi. Ciò portava a lotte, degenerate in guerre civili o in vere e proprie stragi di principi (la cosiddetta legge del fratricidio). Dopo Maometto III, che al momento dell'ascesa al trono fece mettere a morte ben 19 fratelli, fu introdotto il sistema del seniorato, che riconosceva il diritto di successione all'esponente maschio più anziano della famiglia, rinchiuso, insieme agli altri principi, in una zona separata del Serraglio.
DeposizioneModifica
A seguito della sconfitta dell'Impero ottomano nel primo conflitto mondiale, nel 1924 Mustafa Kemal, detto Atatürk – dopo aver abolito due anni prima il sultanato, deponendo Maometto VI – ottenne da un'assemblea appositamente convocata ad Ankara che la dinastia ottomana fosse privata anche dal titolo di califfo, di cui ancora si fregiava Abdülmecid (II, quanto a ordinale, solo come califfo).
Genealogia semplificataModifica
BibliografiaModifica
- Lemma «ʿOthmānli» (C.E. Bosworth, J.H. Kramers, E. D. Zachariadou, S. Faroqhi, G. Alpay Tekin, M. F. Köprülü, G. Goodwin, W.B. Denny, J. Carswell, G. Renda, R.E. Darley-Doran), su The Encyclopaedia of Islam, Second Edition.
- Colin Imber. The Rise of the Ottoman Empire (1300-1574), London and New York, Longman, 1988
- R. Mantran (a cura di), Storia dell'Impero ottomano, Lecce, Argo, 2011³ (I edizione 2009)
- J. McCharty, I turchi ottomani. Dalle origini al 1923, Genova, Ecig, 2005
- Donald Quataert, L'Impero Ottomano, Roma, Salerno, 2008
- S. Faroqhi, L'Impero ottomano, "Universale Paperbacks", Bologna, il Mulino, 2008
- H. İnalcık, The Ottoman Empire. The Classical Age. 1300-1600, 2nd ed., London, Phoenix, 1995
- S. J. Shaw, History of the Ottoman Empire and Modern Turkey, 2 voll., Cambridge, C.U.P., 1976 (traduz. italiana parziale in A. Bombaci- Stanford J. Shaw, L'Impero ottomano, Torino, Utet, 1980)
- N. Itzkowitz, Ottoman Empire and Islamic Tradition, London-Chicago, The University of Chicago Press, 1972
- J. L. Bacqué Grammont, Storia dell'impero ottomano (a cura di Robert Mantran), Lecce, Argo, 1999
Voci correlateModifica
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