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Genova
comune
Genova – Veduta
Genova – Veduta
Una foto panoramica di Genova: si vedono Lanterna, Corte Lambruschini, il centro e il Porto.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Liguria
Città metropolitana Genova
Amministrazione
SindacoMarco Bucci (indipendente di centro-destra) dal 27-6-2017 (2º mandato dal 17-6-2022)
Territorio
Altitudine18 m s.l.m.
Abitanti561 947[2] (31-12-2023)
Frazionivedi Quartieri e frazioni di Genova e Municipi di Genova
Comuni confinantiArenzano, Bargagli, Bogliasco, Bosio (AL), Campomorone, Ceranesi, Davagna, Masone, Mele, Mignanego, Montoggio, Sant'Olcese, Sassello (SV), Serra Riccò, Sori, Tiglieto, Urbe (SV)
Altre informazioni
LingueItaliano, Ligure
Fuso orarioUTC+1
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[3]
Cl. climaticazona D, 1 435 GG[4]
Nome abitantiGenovesi
Patronosan Giovanni Battista
Giorno festivo24 giugno
SoprannomeLa Superba, La Dominante[1]
Cartografia
Genova – Mappa
Genova – Mappa
Posizione del comune di Genova nell'omonima città metropolitana

Genova (ascolta, IPA: /ˈʤɛnova/, localmente /ˈʤeːnova/, Zêna in ligure /ˈzeːna/)[5] è un comune italiano di 561 947 abitanti,[2] capoluogo dell'omonima città metropolitana, della regione Liguria[6] e cuore di una vasta area urbana che include il territorio centrale ed i comuni rivieraschi della regione, nonché l'Oltregiogo. È il più grande e popoloso comune ligure,[7] il terzo del Nord Italia e il sesto del Paese.

Affacciata sul Mar Ligure, Genova è stata la capitale di una delle repubbliche marinare dall'XI secolo al 1797. In particolare, dal XII al XV secolo, la città ha svolto un ruolo di primo piano nel commercio in Europa, diventando, all'epoca, una delle più grandi potenze navali del continente e considerata tra le città più ricche del mondo.[8][9] Fu anche soprannominata la Superba da Francesco Petrarca.[10]

Genova è uno dei maggiori centri economico-produttivi d'Italia (insieme a Milano e Torino componeva il triangolo industriale negli anni del boom economico), nonché uno dei principali poli universitari, scientifici, culturali, artistici, musicali, enogastronomici, fieristici, turistici e sportivi del Paese. Il suo porto è per molte ragioni il più grande, importante e famoso d'Italia e rappresenta la maggiore industria genovese nonché uno dei più importanti scali a livello mediterraneo ed europeo.[11][12] La città vanta, anche, una lunga tradizione in numerosi settori industriali come ad esempio quelli dell'industria pesante, della cantieristica navale, della subacquea e dell'industria alimentare. Genova è, inoltre, un affermato polo crocieristico, editoriale, bancario-assicurativo e delle tecnologie delle comunicazioni. Patria dei jeans, culla della prima società calcistica italiana, il suo nome è legato a quello di personaggi storici di importanza mondiale e a diversi prodotti simbolo del Made in Italy come il basilico, il pesto, la focaccia, la farinata e la nautica.

Sede nel 1992 dell'Expo e nel 2001 del G8, nel 2004 è stata capitale europea della cultura.[13] La sua università ha una storia che risale al XV secolo e dal 2006 parte del suo centro storico, le Strade Nuove e il sistema dei palazzi dei Rolli di Genova, è compreso tra i siti Patrimonio mondiale dell'umanità tutelati dall'UNESCO. Infatti, il suo centro storico è uno dei più estesi e densamente popolati d'Europa, in particolar modo l'area medievale.[14] Simbolo "fisico" della città è il suo faro, conosciuto come la Lanterna, mentre viene tradizionalmente rappresentata dalla Croce di San Giorgio, negli stemmi sorretta da due grifoni.

Geografia fisica modifica

La città trova collocazione nella parte centrale e interna dell'omonimo golfo che si affaccia sul mar Ligure. È situata tra la costa e i rilievi dell'Appennino ligure-genovese,[15] che ha un'altezza media di circa 1200 m. s.l.m. ed è formato da rocce facilmente erodibili, con cime arrotondate e versanti ripidi, incisi da valli scoscese. Nelle valli che si sviluppano in maniera prevalentemente longitudinale, scorrono i torrenti come il Polcevera e il Bisagno e, fuori dal territorio comunale, il Lavagna, che per la brevità del versante marittimo non raggiungono mai lunghezze di rilievo. L'ineguale distribuzione delle piogge, il carattere impermeabile del suolo e il dissesto idrogeologico che caratterizza il territorio urbano, sono fattori che hanno contribuito a rendere irregolare il regime di questi corsi d'acqua, che alternano piene improvvise e violente con periodi di magra. I rilievi che cingono la città, bloccando parzialmente i venti freddi provenienti da nord, permettono di avere inverni soleggiati e luminosi, con temperature meno basse che a Milano o a Torino, ed estati calde e non afose grazie alle brezze marine e alle piogge che sfiorano i 1000 mm annui.[16]

Territorio modifica

 
Immagine satellitare che inquadra il centro della città e le parti inferiori delle valli Polcevera e Bisagno.
 
Immagine satellitare del ponente, da Voltri a Sestri Ponente, con il porto di Pra', l'aeroporto Cristoforo Colombo, le acciaierie Arcelor Mittal e i cantieri navali.

Il territorio del comune di Genova si estende per 240,29 km² al centro dell'omonimo golfo e si sviluppa su una fascia litoranea lunga circa trenta chilometri, da Voltri a Nervi, con uno sviluppo quasi uguale da ponente a levante, alle cui spalle si ergono rilievi, anche di notevole altezza, in immediata prossimità del mare. Il territorio, con il suo golfo, la costa e le alture, vede l'alternarsi di diversi paesaggi naturali e caratteristiche ambientali.

La zona costiera del ponente, ora fortemente urbanizzata e al servizio dell'industria e del porto, in epoca preindustriale presentava le principali spiagge dell'attuale territorio comunale: Sestri, Cornigliano e Sampierdarena.[17]

Il territorio urbano, oltre che lungo la costa, si inoltra verso l'interno lungo i solchi della val Polcevera a ponente e della val Bisagno, a levante, formando una sorta di Pi greco rovesciato. La prima più ampia, quasi rettilinea e perpendicolare alla costa, la seconda con un percorso orientato dapprima a ponente, tra Struppa e Molassana e poi a sud-ovest sino alla Foce.

Nel percorrere le vallate del Polcevera e del Bisagno o la costa occidentale da Sampierdarena a Voltri, disseminate di complessi abitativi e industriali, o quella orientale da Albaro a Nervi, anche se più scarsa e frammentaria a causa di una diversa situazione orografica, si percepisce ancora la presenza di centri urbani culturalmente autonomi, corrispondenti ai comuni inglobati nel 1926 nella Grande Genova ma ancora ben distinguibili nel tessuto della moderna conurbazione amministrativa.[18]

Si delinea una suddivisione del territorio comunale in cinque zone: il centro, la val Polcevera, la val Bisagno, il ponente e il levante.

  • La parte più antica della città fino alla costituzione della Grande Genova rappresentava l'intero territorio comunale, è racchiusa entro l'anfiteatro collinare coronato dalle mura seicentesche; l'area urbanizzata si estende anche verticalmente, risalendo dal porto fino ai quartieri residenziali di Carignano e Castelletto, collegati con il centro da ripidi percorsi pedonali denominati "crêuze", ascensori pubblici e funicolari, oltre che da un complesso sviluppo stradale.[15][18] Il centro storico si caratterizza per la massiccia urbanizzazione del territorio e la presenza centrale del porto, che con le sue strutture occupa completamente l'affaccio sul mare. Nel corso dei secoli, ma soprattutto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, sulle colline soprastanti gli antichi sestieri storici sono sorti quartieri signorili, come Carignano e Castelletto, ma anche popolari, come Lagaccio e Oregina, che hanno inglobato alcuni borghi preesistenti come Granarolo. Solo la parte sommitale della collina è stata preservata dalla cementificazione, grazie anche alla presenza di servitù militari legate al complesso delle mura e fortificazioni e alla più recente valorizzazione di questi manufatti dopo la loro dismissione dal demanio militare. Nella ripartizione amministrativa in vigore dal 2007 il centro è diviso in due "Municipi". Il Municipio I - Centro Est comprende i quartieri più antichi della città e le aree collinari dell'espansione urbanistica otto-novecentesca, il Municipio II - Centro Ovest comprende parte dell'antico sestiere di San Teodoro, unito a Sampierdarena, la principale delle cittadine industriali esterne alle mura inglobate nel 1926.
 
La bassa val Polcevera vista dalla collina di Murta.
  • La val Polcevera si sviluppa perpendicolarmente alla linea di costa, con un andamento piuttosto lineare, ed è da sempre la principale via di accesso a Genova dalla pianura padana, un tempo attraverso i passi appenninici dei Giovi e della Bocchetta, ai quali si sono aggiunti nell'Ottocento le due linee ferroviarie per Torino e Milano e nel Novecento l'autostrada A7. È una valle ampia e soleggiata, formata dall'incontro dei torrenti Verde e Riccò a Pontedecimo. La sponda sinistra è quella più densamente popolata, sia lungo il torrente sia nei quartieri collinari; la sponda destra è occupata prevalentemente da attività industriali, magazzini e centri commerciali. Sulle alture sopravvivono paesi collinari di antica origine come Cesino, San Biagio Murta, Trasta e Fegino sul versante destro, Morego, Cremeno, Brasile, Geminiano e Begato, Garbo e Fregoso su quello sinistro; tutti questi paesi si trovavano un tempo lungo le vie di transito dirette oltre Appennino, che privilegiavano i percorsi collinari rispetto al fondovalle, reso infido dalle frequenti esondazioni dei torrenti. Sulla valle domina il Monte Figogna (804 m), sulla cui cima sorge il Santuario di Nostra Signora della Guardia. La val Polcevera, formata dalle ex circoscrizioni di Rivarolo, Bolzaneto e Pontedecimo, costituisce il Municipio V - Valpolcevera.
 
Villa Durazzo-Pallavicini.
  • Il ponente cittadino è una sottile fascia pianeggiante alle cui spalle si innalzano monti che superano anche i 1000 m e culminano nel monte Reixa (1183  m), punto più alto del territorio comunale, che in questa zona raggiunge e in alcuni punti oltrepassa lo spartiacque appenninico (in corrispondenza dell'alto corso del torrente Stura) e arriva a confinare (unico comune ligure fra quelli con accesso al mare) direttamente con il Piemonte (comune di Bosio). Nel corso dei secoli luogo di villeggiatura delle famiglie patrizie genovesi (ne sono testimonianza tra le altre la villa Duchessa di Galliera a Voltri, la villa Durazzo-Pallavicini a Pegli e la villa Durazzo Bombrini a Cornigliano), il ponente è stato per lo più sacrificato nel corso del XX secolo allo sviluppo dell'industria pesante (siderurgica, chimica, cantieristica navale) e del porto di Pra', che ha finito per occupare con le sue infrastrutture quasi interamente il litorale. Residui tratti di spiaggia restano a Pegli, Multedo e Voltri. A partire dagli anni duemila sono stati effettuati alcuni interventi volti a bilanciare vivibilità e progresso, come il recupero della cosiddetta "fascia di rispetto" di Pra', la riconversione delle aree ex-siderurgiche di Cornigliano, fino all'ambizioso progetto del parco scientifico tecnologico sulla collina degli Erzelli, sulle alture di Cornigliano. Nelle vallate del ponente rimangono numerose testimonianze delle prime attività manifatturiere di età moderna, come cartiere e cave di calce, circondate dai resti degli antichi terrazzamenti agricoli, come del resto nella val Polcevera e nella val Bisagno.[18] Il ponente è diviso tra il Municipio VI - Medio Ponente (Cornigliano e Sestri Ponente) e il Municipio VII - Ponente (Pegli, Pra' e Voltri).
 
Il ponte canale dell'acquedotto storico sul Rio Torbido (Struppa).
  • La val Bisagno ha un andamento sinuoso ed è maggiormente stretta tra le sue montagne rispetto alla val Polcevera. Il torrente entra nel territorio comunale all'altezza di Prato, nel quartiere di Struppa, si dirige per un tratto verso ponente fino al quartiere di Molassana, dove vira in direzione sud-ovest verso Staglieno. In questo primo tratto gli abitati sorgono per lo più sulla sponda destra del torrente, maggiormente esposta al sole, dove sono numerose frazioni che hanno in gran parte conservato il loro aspetto rurale. La parte inferiore della valle, inglobata nel comune di Genova con la prima espansione del 1873, è stata destinata fin da subito a ospitare infrastrutture legate a pubblici servizi: qui sorsero lo stadio Luigi Ferraris, il carcere di Marassi, il cimitero monumentale di Staglieno, le officine del gas, il macello pubblico e il mercato ortofrutticolo, dal 2009 trasferito a Bolzaneto. Sui crinali che delimitano la valle sui due versanti sorgono due distinti sistemi di fortificazioni, costruiti fra il XVIII e il XIX secolo: il primo, sulla sponda destra, tra il forte Sperone e il forte Diamante; il secondo sulle alture di Quezzi. Dopo il cimitero di Staglieno il paesaggio diventa prettamente urbano: il Bisagno, stretto tra i palazzi, scorre in parte tombato fino a sfociare nei pressi della Fiera di Genova. Le colline della val Bisagno, sul versante destro, sono attraversate dall'acquedotto storico, che fino alla fine dell'Ottocento assicurava il rifornimento idrico alla città prelevando acqua dal Bisagno e dai suoi affluenti. La val Bisagno è divisa tra il Municipio III - Bassa Valbisagno (San Fruttuoso e Marassi) e il Municipio IV - Media Valbisagno (Staglieno e Molassana e Struppa).
 
Boccadasse e Vernazzola viste dallo scoglio dei Mille a Quarto.
  • Il levante cittadino, antica sede di villeggiatura delle famiglie patrizie genovesi e oggi zona residenziale di pregio, ha conservato quasi intatta la sua costa, ricca di insenature, sulle quali si affacciano intatti borghi marinari come Boccadasse e Vernazzola, e di scogliere, percorse da splendide passeggiate come quella di Nervi. Sullo sfondo domina il monte Fasce (846 m), che con il vicino monte Bastia protegge questa parte della città dai venti freddi orientali e dalla tramontana e dalla cui cima si può godere di un ampio panorama su tutto il levante cittadino. Il levante è diviso tra il Municipio VIII - Medio Levante (Foce, Albaro e San Martino) e il Municipio IX - Levante (Valle Sturla, Quarto, Quinto e Nervi).

Orografia modifica

 
La punta Martin, uno dei rilevi più caratteristici dell'immediato entroterra genovese.

Il territorio comunale presenta un'orografia piuttosto complessa, con numerose vallate che scendono verso il mare dallo spartiacque ligure-padano o di suoi contrafforti, separate da crinali con rilievi montuosi a quote tra 400 e 1200 metri di altezza che distano tra i 6 e i 10 chilometri dal mare. L'Istat classifica il comune come appartenente alla zona altimetrica "montagna litoranea" (zona con presenza di rilievi con altitudini superiori ai 600 m).[15]

I rilievi più significativi si trovano nella zona di ponente, in particolare sul versante destro della valle del torrente Cerusa, contornato dal monte Reixa, che con 1182 metri s.l.m. è il punto più alto del territorio comunale e dal Bric del Dente (1107 m).[15]

Un altro importante sistema montuoso è, sempre a ponente, quello lungo il crinale tra la val Varenna e le valli dei torrenti Branega e Acquasanta, alle spalle del litorale Pegli, Pra' e Voltri, che culmina nell'altopiano del monte Penello (996 m) e nella punta Martin (1001 m). Si tratta di un'area caratterizzata da ripide vallette rocciose che culminano lungo i crinali in ampie praterie con affioramenti rocciosi. Alla testata della val Varenna il monte Proratado (928 m) sorge sul crinale con la val Polcevera.[15]

Altro rilievo del ponente è il monte Gazzo (419 m), che domina l'abitato di Sestri Ponente e sulla cui sommità sorge il Santuario di Nostra Signora del Gazzo. Il monte è stato oggetto di una notevole attività estrattiva di pietra calcarea che ha pesantemente modificato il suo aspetto originario, distruggendo anche molte delle grotte che si aprivano nei suoi fianchi.

Le valli del Polcevera e del Bisagno hanno alla loro testata rilievi prossimi o superiori ai 1100 m (monte Taccone e monte Leco) ma il territorio di Genova ingloba solo la parte inferiore di queste valli, con rilievi di altezza più contenuta posti sulle dorsali laterali. Anche il monte Figogna (804 m), sul quale sorge il Santuario di Nostra Signora della Guardia, interamente compreso nella val Polcevera, che caratterizza il paesaggio dell'intera vallata, si trova nel comune di Ceranesi. Lungo la dorsale di ponente, tra Polcevera e Chiaravagna, i rilievi maggiori compresi nel comune di Genova sono i monti Teiolo (660 m) e Rocca dei Corvi (582 m). Dopo quest'ultimo la dorsale scende rapidamente di quota, toccando Borzoli per concludersi con le colline di Colombara, Coronata e degli Erzelli, affacciate su Cornigliano.

La dorsale tra le due valli maggiori si distacca dallo spartiacque appenninico in corrispondenza del monte Alpe (800 m), compreso nel comune di Genova solo dal versante della val Bisagno. Il rilievo maggiore in questo tratto, il monte Diamante (672 m), su cui sorge l'omonimo forte, fa parte del comune di Sant'Olcese, mentre è nel comune di Genova il monte Spino (622 m), contrafforte rivolto verso la val Polcevera, su cui sorge il forte Fratello Minore. Il crinale scende gradualmente di quota fino al monte Peralto (489 m), dove si trova il forte Sperone. Da questa altura, che costituisce il punto più alto dell'anfiteatro collinare che racchiude il centro storico di Genova, si dipartono le due dorsali, coronate dalle mura seicentesche. Quella polceverasca, a ponente, con i forti Begato, Tenaglia e Crocetta, termina con i colli di Belvedere e degli Angeli, che un tempo proseguiva con quello di San Benigno, completamente sbancato nella prima metà del Novecento, che chiudeva a mare la cerchia delle mura in corrispondenza della Lanterna.

La dorsale rivolta verso la val Bisagno, con il forte Castellaccio e l'altura del Righi, scende anch'essa gradualmente fino alla piana del Bisagno e si conclude con il colle di Carignano, affacciato sul porto e sulla zona della Foce.

L'intero comprensorio che si estende intorno alle cinte murarie seicentesche convergenti sul forte Sperone costituisce il “Parco urbano delle Mura”.

 
Il Monte Fasce visto dal centro di Genova.

Per quanto riguarda la val Bisagno, nella zona di Struppa il territorio comunale raggiunge lo spartiacque appenninico, con il colle di Creto (603 m), che conduce in Alta valle Scrivia, e alcuni rilievi significativi, come il già citato monte Alpe, il monte Alpesisa (989 m) e il monte Lago (941 m). Sul versante opposto, che divide la val Bisagno dalla valle Sturla, il rilievo principale è il monte Ratti (560 m), con l'omonimo forte. Questo crinale, con una serie di fortificazioni collinari, non collegate però da una cortina muraria (forte Richelieu, forte Quezzi e torre Quezzi, forte Santa Tecla, forte San Martino) digrada gradualmente verso la collina di Albaro e termina a mare con il forte San Giuliano e costituisce con la sua parte non urbanizzata il “Parco urbano dei Forti”.

L'insieme delle fortificazioni collinari comprese nell'ambito dei due parchi urbani connota l'immagine di Genova da diversi punti di vista e rappresenta un importante valore storico e paesaggistico.[15]

Il levante genovese è caratterizzato dallo sfondo del monte Fasce (834 m), all'origine delle vallate dei diversi torrenti della zona. Nelle zone più alte il territorio si presenta aspro, con versanti ripidi e affioramenti rocciosi. I versanti esposti a sud mostrano praterie aride e sono oggi privi di insediamenti, mentre isolati resti di piccole costruzioni testimoniano un antico uso agricolo di questi territori marginali. I versanti digradano rapidamente con una serie di contrafforti fino al mare. Tra questi il più conosciuto è il monte Moro (412 m), appena sopra l'abitato di Nervi, dove si trovano i resti di una batteria che faceva parte del sistema di difesa costiera durante la seconda guerra mondiale.[15]

Idrografia modifica

 
Veduta del ponte della Pila, di Luigi Garibbo, 1822
 
Il Bisagno a San Fruttuoso e i resti dell'antico ponte di S. Agata
 
I disastrosi effetti dell’alluvione che ha colpito Sestri Ponente nell'ottobre del 2010: auto ammassate nei pressi del rio Molinassi.

Quasi tutti i corsi d'acqua che attraversano il territorio comunale di Genova hanno origine sul versante meridionale dell'Appennino Ligure e dopo un breve percorso in direzione nord-sud sfociano nel Mar Ligure; l'unico torrente parzialmente ricompreso nel comune di Genova che nasce sul versante settentrionale dell'Appennino Ligure è lo Stura di Ovada che delimita il confine con il comune di Bosio e quindi con il Piemonte. Questi corsi d'acqua hanno regime torrentizio e in genere nel periodo estivo sono in stato di secca, mentre in conseguenza delle piogge autunnali e invernali possono verificarsi improvvise piene che talvolta provocano lo straripamento del corso d'acqua stesso, causando anche disastrosi eventi alluvionali; tali eventi sono favoriti dalla forte pendenza dei declivi vallivi, che non consente l'infiltrazione delle acque superficiali e quindi il suo assorbimento da parte del terreno, ma ne alimenta un rapido deflusso a fondovalle.

Di seguito sono elencati i torrenti che attraversano il comune di Genova da ovest a est, partendo dal torrente Cerusa, alla cui foce corrisponde il punto più settentrionale del Mediterraneo occidentale e dove, geograficamente, convergono la riviera ligure di ponente e la riviera ligure di levante, anche se convenzionalmente si considera il centro di Genova come punto di separazione tra le due riviere. Gli affluenti del Polcevera e del Bisagno sono indicati da nord a sud.

Ponente modifica

Torrente Quartiere Sorgente Lunghezza Superficie bacino Principali affluenti [19] Fonte Coordinate (foce) Note
Stura Monte Orditano 31 km 23 km² Vezzulla (dx),

Ponzema (dx),

Angassino (o Langassino) (dx),

Gargassa (sx),

Berlino (sx)

Cerusa Voltri Bric del Dente 11 km 23 km² Gava (dx),

Secco (sx)

[20] 44°25′37.17″N 8°44′32.92″E / 44.426992°N 8.742478°E44.426992; 8.742478
Leira Voltri Passo del Turchino 10 km 27 km² Gorsexio (dx),

Acquasanta (sx)

[21] 44°25′37.12″N 8°45′07.22″E / 44.426978°N 8.752006°E44.426978; 8.752006 [22]
Branega Prà Monte Riondo 7 km 4,8 km² Numerosi ma poco significativi [23] 44°25′35.02″N 8°46′37.64″E / 44.426394°N 8.777122°E44.426394; 8.777122
San Pietro (o Foce) Prà Pian delle Monache 3 km 3,6 km² Fagaggia (dx) [24] 44°25′35.64″N 8°47′12.42″E / 44.426567°N 8.786783°E44.426567; 8.786783
Varenna Pegli Monte Proratado 12 km 22 km² Gandolfi (dx),

Cantalupo (dx)

[25] 44°25′28.07″N 8°49′20.05″E / 44.424464°N 8.822236°E44.424464; 8.822236
Chiaravagna Sestri Ponente Bric Pria Scugiente, Bric Rondinino 7 km 11 km² Bianchetta (dx),

Cassinelle (sx),

Ruscarolo (sx)

[26] 44°25′07.99″N 8°51′04.64″E / 44.418886°N 8.851289°E44.418886; 8.851289 [27]

Rivi minori del Ponente modifica

Tra la foce del Leira e quella del Polcevera oltre a quelli elencati si trovano una serie di bacini di piccolissime dimensioni (< 2 km²), percorsi da brevi rivi, spesso tombinati, che scorrono quasi completamente in aree urbanizzate [28]; tra questi si possono citare:

  • Rexello (Pegli)
  • Marotto (Multedo)
  • Molinassi (Sestri Ponente)
  • Cantarena (Sestri Ponente)
  • Gandolfo (Cornigliano)
  • San Pietro (Cornigliano)

Val Polcevera modifica

 
Il Polcevera a Campi, all'altezza del viadotto Polcevera dell'autostrada A10.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Polcevera.

Il Polcevera è il maggiore bacino idrografico a ponente di Genova. Sfocia nell'area portuale tra Cornigliano e Sampierdarena, dopo aver attraversato i quartieri di Pontedecimo, Bolzaneto e Rivarolo.

La parte iniziale del suo corso, che scorre tra i comuni di Ceranesi e Campomorone, prende il nome di Verde, e convenzionalmente assume il nome di Polcevera solo dopo la confluenza del Riccò, a Pontedecimo.

Il bacino idrografico del Polcevera oltre che nei comuni di Genova, Ceranesi e Campomorone, si estende con i suoi affluenti anche in quelli di Mignanego, Serra Riccò e Sant'Olcese.

Nella seguente tabella sono riportati i dati relativi al Polcevera ed ai suoi principali affluenti.

Torrente Quartiere Sorgente Lunghezza Superficie bacino Principali affluenti [19] Fonte Coordinate (foce) Note
Polcevera Pontedecimo

Bolzaneto

Rivarolo

Cornigliano

Sampierdarena

Monte Leco 19 km [29]

11 km [30]

140 km² Elencati di seguito nella tabella [31] 44°24′36.53″N 8°52′35.49″E / 44.410147°N 8.876525°E44.410147; 8.876525
Verde Pontedecimo Monte Leco 8 km 33 km² San Martino (dx),

Gioventina (sx)

[31] 44°29′52.05″N 8°54′09.11″E / 44.497792°N 8.902531°E44.497792; 8.902531 [32]
Burba (affluente destro) Bolzaneto Monte Figogna 4 km Molinassi (dx) [31] 44°27′58.35″N 8°53′56.36″E / 44.466208°N 8.898989°E44.466208; 8.898989 [33]
Trasta (affluente destro) Bolzaneto Rivarolo (Trasta) Monte Teiolo 3 km [31] 44°27′06.58″N 8°53′30.95″E / 44.451828°N 8.891931°E44.451828; 8.891931
Pianego o Fegino (affluente destro) Borzoli Monte Rocca dei Corvi 3 km [31] 44°26′05.36″N 8°53′22.14″E / 44.434822°N 8.889483°E44.434822; 8.889483 [34]
Riccò (affluente sinistro) Pontedecimo Bric Montaldo 8 km 21 km² Montanesi (sx) [31] 44°29′52.05″N 8°54′09.11″E / 44.497792°N 8.902531°E44.497792; 8.902531 [35]
Secca (affluente sinistro) Bolzaneto Monte Capanna 12 km 45 km² Pernecco (sx),

Comago (sx),

Sardorella (sx)

[31] 44°28′01.27″N 8°54′05.25″E / 44.467019°N 8.901458°E44.467019; 8.901458 [36]
Goresina o Geminiano (affluente sinistro) Bolzaneto Monte Due Fratelli 3 km [31] 44°27′19.04″N 8°53′49.8″E / 44.455289°N 8.897167°E44.455289; 8.897167
Torbella (affluente sinistro) Rivarolo Monte Due Fratelli 5 km Rovara, Bruciate (dx),

Rio del Diavolo,

Rivassa, Garbo (dx)

[31] 44°26′04.03″N 8°53′25.85″E / 44.434453°N 8.890514°E44.434453; 8.890514
Maltempo (affluente sinistro) Rivarolo Mura di Granarolo 2 km 44°25′54.85″N 8°53′25.47″E / 44.431903°N 8.890408°E44.431903; 8.890408 [37]

Centro storico modifica

 
La valle del Lagaccio con il campo sportivo sorto sull'area dell'antico lago artificiale

La dorsale che dallo spartiacque appenninico, in direzione da nord a sud, separa le valli del Polcevera e del Bisagno, giunta in corrispondenza del Monte Peralto (sul quale sorge il Forte Sperone) si divide in due rami, coronati dalla cerchia delle mura seicentesche, che racchiudono i quartieri storici di Genova. La dorsale di ponente scende fino al capo Faro, dove sorge la Lanterna, quella di levante al colle di Carignano. Quest'area, di circa 8,5 km² e quasi completamente urbanizzata, è divisa tra i bacini di otto piccoli corsi d'acqua, che scorrono tombinati sotto le vie dei vari quartieri, ad eccezione dei tratti a monte del rio Lagaccio e del rio San Lazzaro.[38]

Il maggiore di questi è il rio Lagaccio (circa 3 km di lunghezza, di cui uno allo scoperto, ed un bacino di 2,36 km²); tutti i rivi del centro storico sfociano nel bacino portuale genovese. Questi corsi d'acqua, da ovest a est, sono i seguenti:

Val Bisagno modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Bisagno.
 
Il Bisagno a Genova; nella fotografia si vede l'inizio della copertura, in corrispondenza della stazione Brignole. Sullo sfondo i grattacieli della Corte Lambruschini

Il Bisagno, con un bacino di 95 km² e una lunghezza di circa 25 km, è il maggiore bacino idrografico a levante di Genova.

Attraversa i comuni di Bargagli e Davagna e i quartieri genovesi di Struppa, Molassana, Staglieno, Marassi, San Fruttuoso; sfocia nel quartiere della Foce.

Sulla copertura dell'ultimo tratto del suo corso, realizzata negli anni trenta del Novecento, corre il viale Brigate Partigiane, importante arteria della viabilità urbana genovese.

Nella seguente tabella sono riportati i dati relativi al Bisagno ed ai suoi principali affluenti.

Torrente Quartiere Sorgente Lunghezza Superficie bacino Principali affluenti [19] Fonte Coordinate (foce) Note
Bisagno Struppa (Prato, Doria)

Molassana

Staglieno

Marassi

San Fruttuoso

Foce

Passo della Scoffera 25 km 95 km² Elencati di seguito nella tabella [41] 44°23′43.47″N 8°56′35.26″E / 44.395408°N 8.943128°E44.395408; 8.943128
Canate (affluente destro) Struppa Monte Bastia di Marsiglia 4 km 8,8 km² Arvigo (sx) [41] 44°27′05.47″N 9°02′01.25″E / 44.451519°N 9.033681°E44.451519; 9.033681 [42]
Torbido (affluente destro) Struppa Passo Gola di Sisa 5 km 6 km² [41] 44°26′53.34″N 9°00′24.07″E / 44.44815°N 9.006686°E44.44815; 9.006686
Geirato (affluente destro) Molassana Monte Alpe 4 km 7,6 km² Rio Maggiore (dx) [41] 44°27′13.41″N 8°58′49.06″E / 44.453725°N 8.980294°E44.453725; 8.980294
Trensasco (affluente destro) Trensasco di Sant'Olcese,

San Gottardo

Monte Trensasco 2 km [41] 44°26′47.27″N 8°58′07.19″E / 44.446464°N 8.968664°E44.446464; 8.968664 [43]
Cicala (affluente destro) San Gottardo Monte Due Fratelli (versante orientale) 3 km [41] 44°26′35.42″N 8°57′53.59″E / 44.443172°N 8.964886°E44.443172; 8.964886
Veilino (affluente destro) Staglieno Monte Due Fratelli (versante orientale) 3 km Briscata (dx),

Campobinello (dx),

Casamavari (dx),

Poggetti (sx)

[41] 44°25′39.53″N 8°56′58.67″E / 44.427647°N 8.949631°E44.427647; 8.949631 [44]
Lentro (affluente sinistro) Struppa

Nervi

Monte Becco 6 km 11,6 km² [41] 44°26′26.54″N 9°02′53.93″E / 44.440706°N 9.048314°E44.440706; 9.048314 [45]
Fereggiano (affluente sinistro) Quezzi

Marassi

Monte Ratti 4 km Molinetto (dx),

Finocchiara (sx),

Costa Bruciata (sx)

[41] 44°24′49.45″N 8°57′13.89″E / 44.413736°N 8.953858°E44.413736; 8.953858 [46][47]
Noce (affluente sinistro) San Fruttuoso Camaldoli 3 km 44°24′28.16″N 8°57′04.91″E / 44.407822°N 8.951364°E44.407822; 8.951364 [48]

Levante modifica

Torrente Quartiere Sorgente Lunghezza Superficie bacino Principali affluenti [19] Fonte Coordinate (foce) Note
Vernazza San Martino

Sturla

Loc. Manegu (Forte Richelieu) 3,8 km 1.9 km² Chiappeto (dx),

Puggia (sx)

[38] 44°23′25.9″N 8°58′43.9″E / 44.390528°N 8.978861°E44.390528; 8.978861 [49]
Sturla Bavari

San Desiderio

Borgoratti

Sturla

Monte Riega 9 km 13 km² Canè (dx),

Nasche (dx),

Carpenea (sx),

Pomà (sx)

[50] 44°23′31.31″N 8°59′03.64″E / 44.392031°N 8.984344°E44.392031; 8.984344
Priaruggia Quarto Monte Borriga 3 km 1.7 km² [38] 44°23′14.02″N 8°59′50.45″E / 44.387228°N 8.997347°E44.387228; 8.997347
Castagna Quarto Monte Borriga 3 km 1,5 km² Fontagne (sx) [38] 44°23′10.43″N 9°00′10.72″E / 44.386231°N 9.002978°E44.386231; 9.002978
Bagnara Quinto Monte Fasce 3,4 km 1,6 km² [38] 44°23′06.88″N 9°00′40.9″E / 44.385244°N 9.011361°E44.385244; 9.011361
San Pietro Quinto Monte Fasce 2,6 km 1,3 km² [38] 44°23′07.27″N 9°00′49.44″E / 44.385353°N 9.013733°E44.385353; 9.013733
Nervi Nervi Monte Bastia 5 km 9,4 km² Garega (dx),

Montetto (dx),

Scaglia (dx),

Orsiggia dell'Arma (dx)

[38] 44°22′59.72″N 9°01′57.54″E / 44.383256°N 9.03265°E44.383256; 9.03265

Clima modifica

 
Veduta panoramica da nord dell'area di ubicazione della stazione meteorologica di Genova-Sestri Ponente.

Secondo la classificazione dei climi di Köppen, Genova, nella sua fascia costiera, appartiene alla zona Cfa e Csa,[51][52] ossia al clima mediterraneo, con estate calda e temperatura media superiore a +22 °C, precipitazioni inferiori a 30 mm durante il mese estivo più caldo. A levante e sull'interno, nelle vallate e nella maggior parte del territorio si passa alla zona climatica Cfsa con Clima temperato di transizione al mediterraneo, in cui le precipitazioni sono superiori a 30 mm. Oltre i 500 m di quota, la zona climatica passa alla Cfsb con Clima temperato a estate tiepida, con una temperatura media inferiore a +22 °C.[15] Secondo la classificazione climatica, che regolamenta l'accensione degli impianti di riscaldamento, è nella zona climatica D, 1435 GG.(accensione dal 1º novembre al 15 aprile, con 12 ore giornaliere).[53]

Grazie alla posizione ambientale, al centro del golfo, sul mare, riparata dai monti e esposta a mezzogiorno, gode di un clima mediterraneo e favorevole. L'escursione termica tra la temperatura massima diurna e la minima notturna è contenuta, mediamente intorno a 6 °C per tutto l'anno.

La morfologia del territorio e la distanza dalla costa possono far variare la temperatura da zona a zona di alcuni gradi, con temperature più miti sulla costa. Circa le caratteristiche del clima, a seconda degli anni, si verificano in media tre o quattro grandinate all'anno e, più raramente, alcune nevicate, specialmente nelle aree interne o collinari. Nonostante il clima invernale genovese sia mite, grazie al fenomeno della "tramontana scura" le rare nevicate possono essere anche relativamente copiose, con accumuli che non è raro superino i 30 cm nelle vallate interne, mentre più modesti sono in genere in città. La neve comunque si scioglie di solito nell'arco di uno o due giorni con il rialzo delle temperature, a volte anche nell'arco di qualche ora. Il vento, in media ha una velocità di 2,5 m/s e rende la città ventilata. L'umidità è minore durante l'inverno, mentre il mese mediamente più umido risulta essere quello di giugno. Circa la piovosità, ricade nella media dei climi mediterranei. Nel corso degli anni, si sono registrati però fra settembre e novembre improvvisi episodi temporaleschi di forte entità, che con la loro intensità e durata hanno provocato eventi alluvionali in diverse parti della città. È una città soleggiata, con una media di 13,8 MJ/m e una media di 16 giorni di cielo sereno in un mese.[54]

Per le temperature registrate vanno ricordate le giornate del 13 febbraio 1929, con -7,0 °C e dell'8 gennaio 1985, con -6,0 °C per le minime e per la massima del 7 agosto 2015 con 38,7 °C (DICCA Stazione Meteo Villa Cambiaso).[54][55]

Genova-Sestri[56] Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 11121417212427272420151211,717,32619,718,7
T. min. media (°C) 56811141821211814965,7112013,712,6
Precipitazioni (mm) 10695106857653278199153111812822671613631 073
Umidità relativa media (%) 61636170717167666666646462,767,36865,365,8

Origini del nome modifica

L'origine del nome "Genova", derivante dal latino Genua, viene fatto risalire a una radice indoeuropea geneu- ("ginocchio") oppure da genu- ("mascella, bocca"); genu- sarebbe un'allusione alla foce ("bocca") di uno degli antichi corsi d'acqua del sito o la forma dell'insediamento sul mare. A corroborare questa evidenza è il fatto che molti linguisti considerino Genua e Genaua (Ginevra) varianti dello stesso nome.[57] Il ritrovamento di un villaggio dell'età del bronzo in piazza Brignole, la palafitta del 5000 a.C. in piazza della Vittoria e la necropoli etrusca all'Acquasola hanno confermato che i primi insediamenti di Genova sorsero lungo la sponda destra del torrente Bisagno, e secondo l'archeologo Filippo Maria Gambari, ciò proverebbe l'origine del nome della città da Genaua, termine celtico-ligure dell'età del ferro[senza fonte] con il significato di "bocca", proprio perché nacque come porto fluviale.[58]

Durante il Medioevo il toponimo fu alterato in Ianua, latino per "porta di ingresso", "passaggio"[57] e ciò ha fatto nascere la leggenda che vuole la città prendere il nome dal dio romano Giano, protettore delle porte, perché proprio come il Giano bifronte, Genova ha due facce: una rivolta al mare, l'altra oltre i monti che la circondano.[59] La leggenda di Giano è ripresa da un'epigrafe situata nella cattedrale di San Lorenzo sotto una testa di Giano, con la scritta Janus, primus rex Italiae de progenie gigantum, qui fundavit Genuam tempore Abrahae (ossia: Giano, primo re dell'Italia della razza dei Giganti, il quale fondò Genova nel tempo di Abramo) mescolando leggende e antichità di origine diversa.[60]

Secondo altre teorie l'origine del nome potrebbe essere riconducibile a una parola etrusca, ritrovata su un coccio di vaso, contenente la scritta Kainua, che in lingua etrusca significherebbe "città nuova",[61] oppure derivante dal greco Xenos (Ξένος), "straniero", inteso come luogo di ritrovo di stranieri, caratteristica di una città portuale.[62]

Storia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Genova.

Origini modifica

Le più antiche tracce finora ritrovate nella zona della città riguardano un piccolo insediamento di epoca neolitica (nella zona di Brignole) del V e IV millennio a.C. e sistemazioni dell'età del bronzo antico (un muro a secco di terrazzamento presso la foce del Bisagno).[63] La città di Genova fu probabilmente fondata dai Liguri e si originò dal più antico insediamento dell'oppidum detto "di Castello" (Sarzano), sul colle che domina l'antico porto (oggi piazza Cavour), fondato agli inizi del V secolo a.C..[64] In questo periodo l'oppidum genovese, abitato dai Liguri "Genuati", era considerato "l'emporio dei Liguri", per il suo forte carattere commerciale. Legname per la costruzione navale, bestiame, pelli, miele, tessuti erano alcuni dei prodotti liguri di scambio commerciale.[65][66]

Età medievale modifica

 
Veduta di Genova nell'anno 1481 di Cristofaro Grasso.
 
Genova in una xilografia del 1483 di Michael Wohlgemuth da Il Liber Chronicarum di Hartmann Schedel.

La storia di Genova è la storia dei suoi abitanti che furono (o furono definiti), al tempo stesso, signori del mare, mercanti e guerrieri capaci, se del caso, di inaudita ferocia. Seppero dare vita, in epoca di dominanze, a una propria repubblica, la Repubblica di Genova, nata dal libero comune, che si resse in otto secoli su diverse forme di governo: dalla forma consolare a quella dogale a quella, infine, oligarchica. La sua politica si fondò comunque sempre su un disegno di dominio regionale, studiato e portato avanti sin dagli albori, basata, soprattutto sull'influenza delle potenti famiglie che traevano la propria potenza dalle disponibilità economiche tratte dall'attività mercantile.[67]

Il dominio sulla riviera ligure e la costruzione di un'imponente flotta, al tempo stesso militare e mercantile, fu di vitale importanza per dare impulso alla nascita di uno Stato che per oltre quattrocento anni basò la propria esistenza sulla diplomazia e sulla neutralità, oltre che sul commercio. Via terra la città cercò, non sempre con successo, di mantenere il controllo dei territori dell'Oltregiogo, che garantivano la comunicazione, anche commerciale, con i territori della pianura padana e i regni ivi presenti.

Il detto "Genuensis, ergo mercator" ("Genovese quindi mercante") - di autore anonimo - fu mirabile sintesi di quel mercanteggiare così famoso nel mondo sul quale i Genovesi basarono un impero coloniale fondato su colonie d'oltremare che andava dall'Iraq alle Isole Canarie, dall'Inghilterra alla Palestina (raggiunta fin dalla Prima crociata), racchiudendo nel proprio pugno tutto il mar Mediterraneo occidentale e il mar Nero, definito il Lago genovese, e tenendo testa quando non ponendo sotto il proprio controllo tre imperi: quello svevo, quello bizantino e quello asburgico, del quale ultimo i genovesi controllavano l'economia e il commercio. Caffa, Solcati, Tana, Chio, Focea, Mitilene, Pera non sono che alcune fra le tante Genova che i mercanti della Superba fecero risplendere nei commerci. I banchieri genovesi fornirono al poco maneggevole Asburgo un credito fluido e entrate regolari e affidabili. In cambio le spedizioni meno affidabili di argento americano furono rapidamente trasferite da Siviglia a Genova, per fornire capitali per ulteriori iniziative. Il commercio di Genova, tuttavia, rimase strettamente dipendente dal controllo dei sigillanti del Mediterraneo e la perdita di Chio a favore dell'Impero Ottomano (1566) inferse un duro colpo.[68] Per far fronte alla situazione, Panama nelle Americhe fu data in concessione dall'Impero spagnolo a Genova.[69] I genovesi incontrarono noci di cocco provenienti dalle Filippine, piantate lì dai marinai malesi prima dell'arrivo della Spagna.[70] Il governatore spagnolo di Panama, Don Sebastian Hurtado de Corcuera salpò verso ovest dalle Americhe e usò i peruviani e i genovesi di Panama nella sua conquista delle aree musulmane delle Filippine che sottomise sotto il presidio cristiano di Zamboanga.[71]Curiosamente, la lingua creola chavacano di Zamboanga ha vocabolario italiano e affini.[72]

Il suo solido settore finanziario risale al Medioevo. Il Banco di San Giorgio, fondato nel 1407, è la più antica banca di deposito statale conosciuta al mondo e ha svolto un ruolo importante nella prosperità della città dalla metà del XV secolo.[73]

Età moderna modifica

Perso il proprio potere sui mari, ma non sui mercati del mondo, nel 1797 l'onda lunga della Rivoluzione francese investì anche la repubblica che pagò la sua condizione di neutralità con insostenibili pressioni esterne che la portarono all'occupazione nel 1805 e alla successiva annessione all'impero napoleonico. Durante l'occupazione francese, diverse opere d'arte presero la via della Francia[74] a causa delle spoliazioni napoleoniche. Secondo il catalogo pubblicato nel Bulletin de la Société de l'art français del 1936,[75] delle 9 opere d'arte provenienti da Genova, solo 6 fecero ritorno in Italia dopo il Congresso di Vienna. Interessante un aneddoto avvenuto durante il rimpatrio del Martirio di Santo Stefano di Giulio Romano alla città di Genova, quando Vivant Denon, direttore del Louvre, sostenne che l'opera era stata "offerta in omaggio al governo francese dal consiglio comunale di Genova" e che il trasporto avrebbe messo a rischio la fragilità dell'opera, ben sapendo che l'opera era stata sostanzialmente confiscata come tributo culturale e dando contestualmente ordine al ministero degli interni francese di bloccare alla dogana l'opera senza menzionarne né la fragilità né criticare la legittimità delle istanze piemontesi.

Nel 1814, a seguito della capitolazione di Parigi, Genova fu assediata e occupata dalla marina britannica che formò un Governo provvisorio, paventando un ritorno allo status quo ante. Nel 1815, invece, le potenze europee, in gran parte debitrici dell'antico Banco di San Giorgio, decisero la soppressione della repubblica e l'annessione al Regno di Sardegna, malgrado i disperati tentativi del ministro degli esteri Antonio Brignole Sale a Vienna per mantenere l'indipendenza.

Nell'aprile del 1849, approfittando della sconfitta piemontese nella prima guerra d'indipendenza, la città tentò di riconquistare la propria indipendenza. A sedare la rivolta con estrema durezza fu mandato il generale Alfonso La Marmora.[76]

L'area di influenza di Genova, pur non essendo istituzionalizzata ufficialmente, si estende, per ragioni storiche, linguistiche, culturali, economiche e infrastrutturali, oltre che a tutta la città metropolitana di Genova e a parte di quelle liguri limitrofe della Spezia e Savona, alla pianura alessandrina, alle aree dell'Oltregiogo (Novi Ligure), del Basso Piemonte e al circondario di Bobbio (in provincia di Piacenza).

Genova e le sue difese: una descrizione del 1800 modifica

Nella sua opera Istoria del blocco di Genova nell'anno 1800, Angelo Petracchi, cronista dell'assedio della città, fornisce una dettagliata descrizione di Genova e delle sue difese nel periodo della Repubblica Ligure:[77]

«La Città di Genova è situata sul dorso di un monte, che appoggia le sue falde sulla riva del mare Ligustico. Ha essa dalla parte di terra un doppio circondario di mura, l'uno de'quali interno, che rinchiude quasi esattamente l'abitato, e che forma una specie di figura ovale. È questo munito di alcuni baluardi, che non essendo stati di alcun uso in quest'assedio, è inutile dettagliare. È l'altro esterno, ed innalzandosi dalle due punte marittime sale sino ad una grand'altezza del monte. Questo secondo circondario rende la città della figura quasi di un triangolo; mentre terminando in punta sulla cima dell'altura, scende d'ambe le parti a formar quasi i due lati che vengono chiusi e riuniti dal mare. Vari forti guarniscono questo giro di mura. Sulla cima vi è quello dello Sperone; verso il lato di Ponente, più al di sotto della metà, vi è l'altro detto delle Tenaglie, ed alla fine del medesimo ve n'è un altro chiamato di S. Benigno. Ciò produce, che da quella parte la città di Genova è quasi imprendibile; tanto più che la località combina così propiziamente a difenderla, che poca o niuna speranza dà agli assediatori di prenderla. Non è il medesimo dalla parte di Levante, ove essendo dominata al di fuori da alcune alture, è stato creduto inutile di alzarvi degli altri forti. In mancanza di ciò si è fatto al di fuori una specie di parallela, o per meglio dire un cammino coperto che fortificando quelle medesime alture, che dominano la città, suppliscono a tal difetto; bisogna perciò a chi difende Genova tener questa linea esteriore, e quelle fortificazioni, che sono il monte dei Ratti, sulla cui sommità è il Forte di Quezzi; il Forte Richelieu, che fu fatto fabbricare dal celebre Maresciallo di tal nome quando occupò Genova; quello di S. Tecla, e la Madonna di Albaro. Più in alto dello Sperone, e quasi perpendicolare al medesimo vi è il forte del Diamante, che domina lo Sperone medesimo, sebbene da taluni credesi che ne sia un poco troppo distante; anch'esso però è di una estrema importanza per gli assediati, sostenendo moltissimo le operazioni delle altre fortificazioni esterne. Fra il Diamante, e lo Sperone vi è il monte de' due Fratelli, che fa due diverse punte: questa situazione è assai rimarchevole, perché produce la riunione fra gli assedianti, e potrebbe prender alle spalle le opere esterne della linea di Levante; ma siccome ivi temesi l'incrociatura dei fuochi dello Sperone e del Diamante, è assai difficile d'impadronirsene, quantunque siavi un certo sito che dicesi immune dall'artiglieria di ambo i forti. Dalla parte di mare, molte e belle batterie difendono la città, ed il porto, non che le mura marittime assicurate anche dalla Natura. Tali batterie rimontate ultimamente toglievano ogni pena da quella parte. Le più belle sono quelle della Strega, della Cava, di ambo i Moli, e della Lanterna. Dalla parte di Ponente vi è il fiume della Polcevera; dalla parte di Levante quel di Bisogno. Albaro è un piccolo, e delizioso borgo, che da questa parte è vicino a Genova quasi di un solo miglio, come dall'altra parte si è quello vaghissimo egualmente di S. Pier d’Arena»

Ashoppio/Sandbox
 

Lo stemma del Comune di Genova è il simbolo araldico del capoluogo ligure. Ha subìto nel tempo diverse modifiche e, nella versione attuale, alla sua base vi è un rostro bronzeo di nave romana, a testa di cinghiale che sostituisce l'originaria raffigurazione del Giano bifronte, simbolo delle origini della città.

Storia modifica

La storia dello stemma di Genova è lunga e, per certi versi, assai tormentata, e riflette, per buona parte (almeno fino ai primi decenni dell'Ottocento) le vicende secolari della Repubblica di Genova.

 
Stemma durante il primo Impero francese
 
Stemma durante il periodo fascista

L'imperatore Napoleone Bonaparte, con lettere patenti del 6 giugno 1811, concesse alla città un nuovo stemma che manteneva il vecchio aggiungendo gli ornamenti propri dell'araldica napoleonica tra cui un capo araldico di rosso a tre api d'oro poste in fascia e una corona muraria a sette merli e togliendo i due tenenti; il nuovo capo indicava il rango di bonne ville attribuito dall'imperatore alla città.[78]

Nel 1816, dopo che il territorio della Repubblica di Genova (restaurata per un breve periodo nel 1815) venne annesso, sulla base del Congresso di Vienna del 1814-1815, a quello del Regno di Sardegna, Genova poté tuttavia continuare ad effigiarsi del suo stemma, sia pure con i grifoni riportanti le punte della coda abbassate tra le zampe, in segno - per volere dello stesso re Vittorio Emanuele I di Savoia - di assenza di indipendenza e di sottomissione al nuovo regno.

Questa almeno fu la risposta alla richiesta del Consiglio generale del Corpo cittadino.

Nel 1897, con una instanza della Giunta Municipale, accolta dal re Umberto I di Savoia la coda dei due grifoni poté uscire dalle zampe, pur rimanendo bassa.

Nel periodo fascista, lo stemma, in linea con i decreti dell'epoca, fu sormontato dal capo littorio[79].

È alla fine degli anni novanta, che la coda dei due grifoni ha potuto rialzarsi, in una prospettiva strettamente grafica ma con un indubbio valore simbolico che ha restituito, anche sul piano dell'immagine, nuovo orgoglio alla città.

L'attuale stemma è quello deliberato dal Comune di Genova, il 20 luglio 2000.[80][81]

Simbologia dello stemma modifica

Gli elementi che costituiscono lo stemma cittadino — come ricorda Il Comune di Genova e il suo marchio, pubblicato dal Comune — sono molteplici e rivestono differenti valori simbolici che qui possono essere così riassunti.

Giano bifronte e lo scudo crociato modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Croce di San Giorgio.

Prima di tutto la figura del Giano bifronte, che appare per la prima volta sulla base dello stemma nel XVIII secolo, richiama direttamente alla leggenda della fondazione di Ianua, la città di Genova.

Poi lo scudo crociato, che riporta al culto di san Giorgio, la cui venerazione risale all'anno 1099, quando il santo, in occasione della prima crociata, venne dichiarato protettore e gonfaloniere di Genova. La città ligure condivide con l'Inghilterra la croce di San Giorgio, cioè la croce rossa in campo bianco, poiché inizialmente affittò ed in seguito vendette l'uso della croce rossa templare su fondo bianco all'Inghilterra.

L'iconografia classica rappresenta san Giorgio a cavallo, armato di asta e scudo crociato, nell'atto di trafiggere il drago. La croce rossa in campo bianco, adottata anch'essa come insegna al tempo delle crociate, ha lo scopo di ricordare la passione di Cristo e simboleggiare contestualmente i valori della Vittoria e della Liberazione.

La corona ducale e i grifoni modifica

 
San Giorgio trafigge il drago

Mentre la corona ducale è di inserimento più recente (la città fu Dogato dal 1339 ma il primo scudo cimato dalla corona ducale apparve sullo stemma solo duecentotrent'anni circa dopo), i due grifoni alati fecero la loro comparsa — sotto forma di impronta — fin dal 1139, quando i Genovesi iniziarono a coniare proprie monete (v. monetazione genovese).

La prima riproduzione avvenne sui quartari, sottomultipli dei denari. Va ricordato che il grifone, potente animale chimerico simbolo della custodia di ricchezze, in araldica è considerato simbolo di ferocia, prontezza e vigilanza guerriera.

Quando poi, nel 1580, lo stemma iniziò ad essere riprodotto graficamente, i due grifoni posti di fronte l'uno all'altro vennero rappresentati a protezione — secondo lo storiografo e geografo genovese Francesco Maria Accinelli (17001777), che ne scrisse nel suo Prova e dichiarazione del blasone di Genova — delle case d'Austria e di Spagna.

Le code dei grifoni modifica

Lo stemma di Genova subì un leggero cambiamento nel 1815, a seguito della forzata annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna, avvenuta durante il Congresso di Vienna: in tale occasione le code dei due grifoni[82] furono abbassate e poste sotto le zampe, forse a simboleggiare metaforicamente la sottomissione dell'antica Repubblica alla potenza sabauda.[83] D'altro lato, è stato notato che già in una bandiera del 1796 e in monete dello stesso anno i grifoni avessero la coda tra le gambe, fenomeno quindi antecendente alla sottomissione ai Savoia.[84]

La base dello stemma nel 1897 è adornata sui due lati del rostro bronzeo di nave romana a forma di testa di cinghiale. In questo stemma le code dei grifoni, pur sempre abbassate, sono state rivolte con la punta all'esterno.

Il 20 luglio 2000 la Giunta Comunale di Genova ha ripristinato l'antico stemma, riportando in alto le code dei due grifoni.[85]

La base dello stemma modifica

 
Stemma della Provincia, ora Città metropolitana, di Genova

Infine, la base dello stemma, adornata su ambo i lati da un rostro bronzeo di nave romana che ricorda le fattezze di una testa di cinghiale. Un rostro analogo, unico al mondo, fu effettivamente recuperato a fine del XVI secolo nelle acque portuali.

A lungo conservato nell'arsenale di Porta Principe, fu poi trasferito, alla demolizione della struttura, nell'Armeria Reale di Torino.

La base dello stemma è completata al centro da una conchiglia con ai lati rami di palma, simbolo ancora di Vittoria, che simboleggia anche in questo caso l'impegno genovese nelle crociate in Terrasanta.

Influenza in altri stemmi modifica

Nelle località limitrofe a Genova e in altre parti della Liguria, è frequente riscontrare che gli stemmi comunali incorporino elementi distintivi appartenenti allo stemma della Repubblica di Genova, a testimonianza di un legame storico con l'antica repubblica marinara. Uno degli elementi più ricorrenti è il capo di Genova, un motivo araldico che caratterizza numerosi blasoni della regione, tra cui quelli di Cogoleto, Andora e Lerici. Questa pratica non si limita ai comuni, ma si estende anche ai quartieri della stessa città di Genova, dove elementi dello stemma genovese sono spesso incorporati nei simboli dei singoli quartieri. Un esempio significativo è lo stemma del quartiere di Pra', adottato nel 1996, che include nella parte superiore dello scudo lo stemma di Genova. Allo stesso modo, lo stemma di Sampierdarena presenta alla sua base lo stemma genovese, sovrastato da uno scudo minore che raffigura un sole che sorge dal mare. Questa tradizione araldica sottolinea la continuità della cultura e dell'influenza genovese in tutta la regione, riflettendo l'importante eredità storica e culturale della Repubblica di Genova nell'identità delle comunità locali.

Onorificenze modifica

Genova è tra le città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione perché è stata insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella resistenza partigiana durante la seconda guerra mondiale:[86]

«Amor di Patria, dolore di popolo oppresso, fiero spirito di ribellione, animarono la sua gente nei venti mesi di dura lotta il cui martirologio è messa fulgida gemma all'aureo serto di gloria della "Superba" Repubblica Marinara, i 1863 caduti il cui sangue non è sparso invano, i 2250 deportati il cui martirio brucia ancora nelle carni dei superstiti, costituiscono il vessillo che alita sulla città martoriata che infervorò i partigiani del massiccio suo Appennino e delle impervie valli, tenute dalla VI zona operativa, a proseguire nell'epica gesta sino al giorno in cui il suo popolo suonò la diana dell'insurrezione generale. Piegata la tracotanza nemica otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l'Onore. Il valore, il sacrificio e la volontà dei suoi figli ridettero alla madre sanguinante la concussa libertà e dalle sue fumanti rovine è sorta nuova vita santificata dall'eroismo e dall'olocausto dei suoi martiri. 9 settembre 1943 - aprile 1945»

Ricorrenze modifica

Monumenti e luoghi d'interesse modifica

Architetture religiose modifica

 
La cattedrale di San Lorenzo.
 
Il sontuoso interno della Basilica della Santissima Annunziata del Vastato.
 
La Basilica di Santa Maria Assunta in Carignano.
 
Cupola e campanile della Basilica di Santa Maria delle Vigne.

A Genova si trovano diverse decine di chiese, le principali e più antiche delle quali si trovano nel centro storico. In diversi casi esse sorsero come cappelle gentilizie delle principali famiglie cittadine ed erano quindi un modo per mostrare il proprio prestigio. Tra gli edifici più significativi vi sono:[89]

Cimitero monumentale modifica

Nel quartiere di Staglieno si trova l'omonimo cimitero monumentale, realizzato a partire dal 1835 su progetto dell'architetto Carlo Barabino, che ospita le sepolture di molti genovesi illustri del XIX e XX secolo e che conserva notevoli esempi di arte cimiteriale del XIX secolo.[108]

Architetture civili modifica

 
La Lanterna, simbolo cittadino.

Il centro storico di Genova è uno tra i più densamente abitati d'Europa,[109] con una struttura urbanistica, nella parte più antica, articolata com'è in un dedalo di piazzette e stretti caruggi. Esso unisce una dimensione medioevale a successivi interventi cinquecenteschi e barocchi (piazza San Matteo e la vecchia via Aurea, poi diventata via Garibaldi).

Resti delle antiche mura sono visibili nei pressi della cattedrale di San Lorenzo, luogo di culto per eccellenza dei genovesi.

Simboli della città sono la Lanterna (alta 117 m) antico e svettante faro visibile in distanza dal mare (oltre 30 km), e la monumentale fontana di Piazza De Ferrari, restaurata, cuore pulsante e vera e propria agorà cittadina.

Meta turistica per eccellenza è anche l'antico borgo marinaro di Boccadasse, con le pittoresche barche multicolori, posto come a sigillo dell'elegante passeggiata che costeggia il Lido d'Albaro, e rinomato per i suoi famosi gelati.

Fuori dal centro, ma ancora parte dei trentatré chilometri di costa compresi nel territorio comunale, si trovano Nervi, naturale porta d'accesso alla Riviera di Levante, e Vesima, naturale porta d'accesso alla Riviera di Ponente.

La nuova Genova ha basato la sua rinascita soprattutto sul recupero delle aree verdi dell'immediato entroterra (fra cui quella del Parco naturale regionale del Beigua) e sulla realizzazione di opere infrastrutturali come l'Acquario al porto antico - il più grande d'Italia e uno dei maggiori in Europa - e la relativa Marina (il porticciolo turistico in grado di accogliere centinaia di imbarcazioni da diporto). Tutto questo all'interno della ristrutturata Area Expo predisposta per le Celebrazioni colombiane del 1992.

Il ritrovato orgoglio ha restituito alla città la consapevolezza di essere una città in grado di guardare al futuro senza scordare il proprio passato: la ripresa di numerose e rigogliose attività artigianali, da tempo assenti dai caruggi del centro storico, ne è una testimonianza diretta.

A contribuire a tutto questo sono state anche le opere di restauro compiute fra gli anni ottanta e novanta su numerose chiese e palazzi cittadini, fra cui, sulla collina di Carignano, visibile quasi da ogni parte della città, la rinascimentale Basilica di Santa Maria Assunta.

 
Palazzo Ducale.

Il totale recupero del Palazzo Ducale - un tempo sede di dogi e senatori e ora luogo di eventi culturali - e del porto antico e la riedificazione del Teatro Carlo Felice, distrutto dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale che risparmiarono solo il pronao neoclassico dell'architetto Carlo Barabino, sono stati altri due punti di forza per la realizzazione di una nuova Genova.

Un altro monumento di rilevante importanza riportato a nuovo splendore è il Cimitero monumentale di Staglieno, nel quale riposano le spoglie di molti personaggi noti, fra i quali Giuseppe Mazzini, Fabrizio De André e la moglie di Oscar Wilde.

Con la sua caratteristica skyline che per chi proviene dal mare la fa apparire come un'insormontabile fortezza, contraddistinta com'è dalla sua fitta rete di fortificazioni collinari su ampie mura che in antiche epoche belliche l'hanno resa inespugnabile sia agli attacchi dal mare quanto da quelli via terra - Genova non poteva rinunciare, specialmente a partire dagli anni sessanta, a un proprio rinnovamento e ammodernamento, che doveva necessariamente passare, al pari di quanto avvenuto in tante altre metropoli, attraverso la realizzazione di grandi complessi abitativi di tipo popolare, la cui qualità, utilità e funzionalità è stata ed è peraltro ancora oggetto di discussione (e talvolta di contestazione) da parte dei cittadini residenti.

A tal proposito, si citano ad esempio i casi rappresentato dal cosiddetto "biscione", complesso edilizio a forma, appunto, di lungo serpentone, situato sulle alture del popoloso quartiere di Marassi, dal gruppo di case dette "Le lavatrici", nel quartiere di Pra', e dalle cosiddette 'Dighe' di Begato progettate da Piero Gambacciani.

Per altre soluzioni architettoniche che l'hanno contraddistinta, Genova è peraltro diventata da qualche decennio una sorta di capitale dell'architettura moderna italiana, se non europea. Questo si deve principalmente all'opera dell'architetto Renzo Piano, che dalla fine degli anni ottanta si è occupato della ristrutturazione di alcune fra le più conosciute città del mondo.

Il nome di Piano ha acquisito notorietà a partire soprattutto dal 1992, quando Genova accolse per le Celebrazioni colombiane del 1992 (Colombiadi) i visitatori nel porto antico, il waterfront dell'angiporto completamente restaurato per l'occasione e simboleggiato dal Grande Bigo stilizzato (sorta di marchio di fabbrica dell'attività portuale genovese).

 
Il "Bigo".

Oltre a un completo restyling dell'area, l'antica zona portuale situata nei pressi del varco del Mandraccio, a Porta Siberia, è stata arricchita scenograficamente dallo stesso Piano con una grande sfera in metallo e vetro installata nelle acque del porto, non lontano dall'Acquario e inaugurata nel 2001 in occasione del G8 svoltosi in città, ricordato storicamente anche per una serie di fatti di cronaca nera avvenuti in contemporanea. La sfera (chiamata dai genovesi anche Bolla di Piano o "Biosfera"), dopo essere stata impiegata per un'esposizione di felci da parte dell'Orto Botanico di Genova, ospita ora al suo interno la ricostruzione di un ambiente tropicale, con numerose piante, piccoli animali e farfalle.

 
Porta Soprana, nelle Mura di Genova.

Piano ha inoltre progettato per la Superba anche le stazioni della metropolitana e, nella zona collinare della città, progettato e incominciato la costruzione - in collaborazione con l'UNESCO - di Punta Nave, sede del "Renzo Piano Building Workshop". Il Viadotto Genova San Giorgio, progettato da Piano e inaugurato nel 2020, che sostituisce il primo viadotto Polcevera improvvisamente collassato nel 2018 provocando 43 vittime, è accompagnato dal Parco del Polcevera e il Cerchio Rosso pensato da Stefano Boeri nel 2019 ancora in costruzione.[110]

Soprattutto per chi transita per il centro di Genova lungo la strada sopraelevata, magari per imbarcarsi al vicino terminal traghetti, è visibile nelle vicinanze del porto antico il cosiddetto Matitone, controverso quanto singolare grattacielo a forma di lapis, che affianca il gruppo di torri del WTC, cuore del complesso edilizio di San Benigno, sede anche di parte dell'amministrazione comunale e di numerose aziende.

I forti di Genova sono un insieme di fortificazioni militari risalenti a diverse epoche, che la Repubblica di Genova edificò a difesa del territorio urbano del capoluogo ligure nel corso della sua storia. I progetti di edificazione vennero inoltre ripresi e utilizzati in epoca napoleonica, risorgimentale e durante la prima e la seconda guerra mondiale.

Questo sistema difensivo scandisce gli eventi di buona parte della storia cittadina, quasi a punteggiare la complessa teoria delle sette cinte murarie che si sono sovrapposte nel tempo. Fra queste, le mura seicentesche che cingono ancora oggi a corona le alture che costituiscono il primo contrafforte dell'ormai prossimo Appennino Ligure e rappresentano la più lunga cinta muraria in Europa e la seconda al mondo, dopo la grande muraglia cinese[112].

Note storiche modifica

Fin dall'inizio del Seicento, le rivendicazioni territoriali di Carlo Emanuele I di Savoia volte al possesso del Marchesato di Zuccarello presso Albenga, i tentativi dei Savoia di reclamare il proprio dominio nei territori occidentali della Repubblica di Genova riproposero ai genovesi la necessità di nuovi provvedimenti difensivi che ampliassero le mura del XVI secolo e permettessero una maggiore sicurezza contro eventuali assedi provenienti dal nord[113].

I primi provvedimenti furono attuati già dal 1625, quando le tensioni tra la Repubblica di Genova e il ducato sabaudo facevano temere l'imminenza di un attacco, e fecero subito considerare la possibile costruzione di una linea di difesa al di fuori del perimetro murario esistente che circondasse la città[113]. Nel maggio del 1625 l'esercito piemontese, che si era portato a ridosso della città, fu contrastato vittoriosamente dalle forze genovesi che lo fermarono al passo del Pertuso, dove in ricordo dell'avvenimento fu poi edificato il Santuario di Nostra Signora della Vittoria. Questo evento non comportò alcun rallentamento negli iniziali lavori di fortificazione della città, rappresentati da decine di opere campali e alloggiamenti da una linea continua di trinceramenti e gabbioni e dal restauro della Bastie fortificate di Promontorio, Peralto e Castellaccio, secondo le disposizioni del Magistrato della Milizia di Genova[114].

La minaccia d'assedio del 1625 rese impellente l'esigenza di sottrarre alla minaccia delle artiglierie nemiche la popolazione cittadina che viveva a ridosso della cerchia muraria esistente[114]. Il Duca di Savoia, con l'aiuto della Francia, invase il dominio dell'antica Repubblica di Genova, minacciando anche la capitale. La cinta del 1536 era diventata obsoleta e inadeguata ai progressi compiuti nel campo delle artiglierie; essa infatti seguiva fedelmente il perimetro dell'abitato, permettendo al nemico di minacciare seriamente la popolazione civile. Fu quindi decisa la costruzione di una nuova e possente cinta muraria, l'ultima, utilizzando quell'anfiteatro naturale che aveva l'apice sul monte Peralto. Da qui iniziavano due crinali che discendevano verso il mare costeggiando due vallate principali, quella del Polcevera ad ovest e quella del Bisagno a est, e le "Mura Nuove" vennero costruite seguendo fedelmente l'andamento dei crinali. Queste mura non furono realizzate a ridosso del centro abitato, lasciando anzi molto ambiente naturale boscoso e difficilmente percorribile[115].

Il centro cittadino di Genova (ovvero la zona compresa tra la riva destra del torrente Bisagno e la Torre della Lanterna di Genova) fu quindi racchiuso da mura che partivano dall'attuale piazza della Vittoria dove si innestavano con le mura del Cinquecento, e salivano lungo il crinale est fino a Forte Sperone, e da qui discendevano verso sudovest appunto fino alla Lanterna[116]. A costruzione ultimata, nel 1634, la cerchia muraria annoverava un complesso di 49 bastioni, con garitte ad ogni angolo e con 8 porte di accesso alla città le cui più importanti e monumentali erano Porta della Lanterna a ponente e Porta Pila a levante[117]. Lungo queste mura, fra il 1747 ed il 1840, furono realizzate decine di opere militari difensive, porte, bastioni e soprattutto forti integrati nella struttura muraria, che nel corso degli anni furono ampliati, modificati e integrati da altre opere al di fuori delle mura, nel contesto di altre vicende belliche.

Tale sistema fortificato - oggi di proprietà in parte del Demanio dello Stato ed in parte del Comune di Genova - si fonda su un insieme di sedici forti principali e ottantacinque bastioni distribuiti lungo i diciannove chilometri delle vecchie (XVI secolo) e nuove mura (XVII secolo), dal punto più basso della zona della stazione ferroviaria di Genova Brignole fino al punto più alto, ovvero il monte Peralto.


Elenco dei Forti di Genova modifica

I forti di Genova sono generalmente classificati secondo due sistemi, quello centrale e quello orientale, separati dalla valle del Torrente Bisagno. I forti sono elencati per i due sistemi procedendo da sud a nord e da est a ovest.


Sistema centrale modifica

Denominazione Immagine Coordinate Periodo di costruzione Stato
Forte Castellaccio e - Torre Specola   44°25′46.99″N 8°55′58.76″E / 44.429719°N 8.932989°E44.429719; 8.932989 1818-1836 Regno di Sardegna
Forte Sperone   44°26′26.57″N 8°55′50.27″E / 44.440714°N 8.930631°E44.440714; 8.930631 XIV secolo-1830 Repubblica di Genova
Forte Puin   44°26′47.97″N 8°56′16.02″E / 44.446658°N 8.937783°E44.446658; 8.937783 1815-1830 Regno di Sardegna
Forte Fratello Maggiore (demolito)   44°27′23.65″N 8°56′10.67″E / 44.456569°N 8.936297°E44.456569; 8.936297 1815-1825 Regno di Sardegna
Forte Fratello Minore   44°27′24.54″N 8°55′58.33″E / 44.456817°N 8.932869°E44.456817; 8.932869 1816-1830 Regno di Sardegna
Forte Diamante   44°27′40.41″N 8°56′22.12″E / 44.461225°N 8.939478°E44.461225; 8.939478 1756-1758 Repubblica di Genova
Forte Begato   44°26′18.15″N 8°55′16.16″E / 44.438375°N 8.921156°E44.438375; 8.921156 1818-1830 Regno di Sardegna
Torre Granarolo   44°25′51.2″N 8°54′36.66″E / 44.430889°N 8.910183°E44.430889; 8.910183 1820 c.ca Regno di Sardegna
Forte Tenaglia   44°25′29.91″N 8°54′05.18″E / 44.424975°N 8.901439°E44.424975; 8.901439 1478, 1633 Repubblica di Genova
Torre Granara   44°25′29.06″N 8°53′52.2″E / 44.424739°N 8.897833°E44.424739; 8.897833 1820 Regno di Sardegna
Forte Crocetta   44°25′26.97″N 8°53′47.01″E / 44.424158°N 8.896392°E44.424158; 8.896392 1818-1830 Regno di Sardegna
Forte Belvedere (ruderi)   44°25′05.79″N 8°53′26.68″E / 44.418275°N 8.890744°E44.418275; 8.890744 1817-1889 Regno di Sardegna

Sistema orientale modifica

Denominazione Immagine Coordinate Periodo di costruzione Stato
Forte San Giuliano   44°23′37.11″N 8°57′33.73″E / 44.393642°N 8.959369°E44.393642; 8.959369 1826-1830 Regno di Sardegna
Forte San Martino   44°24′12.7″N 8°58′09.4″E / 44.403528°N 8.969278°E44.403528; 8.969278 1820-1832 Regno di Sardegna
Forte Santa Tecla   44°24′45.89″N 8°58′37.69″E / 44.412747°N 8.977136°E44.412747; 8.977136 1747-1756, ampliamento 1814-1830 Repubblica di Genova
Forte Richelieu   44°25′16.61″N 8°59′29.46″E / 44.421281°N 8.991517°E44.421281; 8.991517 1747-1806 Repubblica di Genova
Forte Monteratti (o Forte Ratti)   44°26′04.29″N 8°59′53.13″E / 44.434525°N 8.998092°E44.434525; 8.998092 1831-1842 Regno di Sardegna
Forte Quezzi   44°25′36.09″N 8°57′48.89″E / 44.426692°N 8.963581°E44.426692; 8.963581 1747-1800 Repubblica di Genova
Torre Quezzi   44°25′44.29″N 8°58′18.41″E / 44.428969°N 8.971781°E44.428969; 8.971781 1830 Regno di Sardegna

Altri forti a ponente oltre il Polcevera modifica

Denominazione Immagine Coordinate Periodo di costruzione Stato
Forte Monte Croce (demolito nel 1959) --- 1888 Regno d’Italia
Forte Casale Erselli --- 1888 Regno d’Italia
Forte Monte Guano   44°25′45.8″N 8°52′04.4″E / 44.429389°N 8.867889°E44.429389; 8.867889 1888 Regno d’Italia
Forte Geremia   44°28′49″N 8°42′32.2″E / 44.480278°N 8.708944°E44.480278; 8.708944 1890 Regno d’Italia

Genova e le sue difese: una testimonianza del 1800 modifica

Nella sua opera Istoria del blocco di Genova nell'anno 1800, Angelo Petracchi, cronista dell'assedio della città, fornisce una dettagliata descrizione di Genova e delle sue difese nel periodo della Repubblica Ligure[118].:

«La Città di Genova è situata sul dorso di un monte, che appoggia le sue falde sulla riva del mare Ligustico. Ha essa dalla parte di terra un doppio circondario di mura, l'uno de'quali interno, che rinchiude quasi esattamente l'abitato, e che forma una specie di figura ovale. È questo munito di alcuni baluardi, che non essendo stati di alcun uso in quest'assedio, è inutile dettagliare. È l'altro esterno, ed innalzandosi dalle due punte marittime sale sino ad una grand'altezza del monte. Questo secondo circondario rende la città della figura quasi di un triangolo; mentre terminando in punta sulla cima dell'altura, scende d'ambe le parti a formar quasi i due lati che vengono chiusi e riuniti dal mare. Varj forti guarniscono questo giro di mura. Sulla cima vi è quello dello Sperone; verso il lato di Ponente, più al di sotto della metà, vi è l'altro detto delle Tenaglie, ed alla fine del medesimo ve n'è un altro chiamato di S. Benigno. Ciò produce, che da quella parte la città di Genova è quasi imprendibile; tanto più che la località combina così propiziamente a difenderla, che poca o niuna speranza dà agli assediatori di prenderla. Non è il medesimo dalla parte di Levante, ove essendo dominata al di fuori da alcune alture, è stato creduto inutile di alzarvi degli altri forti. In mancanza di ciò si è fatto al di fuori una specie di parallela, o per meglio dire un cammino coperto che fortificando quelle medesime alture, che dominano la città, suppliscono a tal difetto; bisogna perciò a chi difende Genova tener questa linea esteriore, e quelle fortificazioni, che sono il monte dei Ratti, sulla cui sommità è il Forte di Quezzi; il Forte Richelieu, che fu fatto fabbricare dal celebre Maresciallo di tal nome quando occupò Genova; quello di S. Tecla, e la Madonna di Albaro. Più in alto dello Sperone, e quasi perpendicolare al medesimo vi è il forte del Diamante, che domina lo Sperone medesimo, sebbene da taluni credesi che ne sia un poco troppo distante; anch'esso però è di una estrema importanza per gli assediati, sostenendo moltissimo le operazioni delle altre fortificazioni esterne. Fra il Diamante, e lo Sperone vi è il monte de' due Fratelli, che fa due diverse punte: questa situazione è assai rimarchevole, perché produce la riunione fra gli assedianti, e potrebbe prender alle spalle le opere esterne della linea di Levante; ma siccome ivi temesi l'incrociatura dei fuochi dello Sperone e del Diamante, è assai difficile d'impadronirsene, quantunque siavi un certo sito che dicesi immune dall'artiglieria di ambo i forti. Dalla parte di mare, molte e belle batterie difendono la città, ed il porto, non che le mura marittime assicurate anche dalla Natura. Tali batterie rimontate ultimamente toglievano ogni pena da quella parte. Le più belle sono quelle della Strega, della Cava, di ambo i Moli, e della Lanterna. Dalla parte di Ponente vi è il fiume dellaPolcevera; dalla parte di Levante quel di Bisogno. Albaro è un piccolo, e delizioso borgo, che da questa parte è vicino a Genova quasi di un solo miglio, come dall'altra parte si è quello vaghissimo egualmente di S. Pier d’Arena».

Sulle mura, un parco naturale modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Mura di Genova.

Intorno al sistema di fortificazioni sorto sulle alture cittadine è stato realizzato in anni recenti - grazie all'ambiente naturale circostante di oltre 870 ettari, con circa novecento specie di piante inserite in un ecosistema integrato bosco-prateria-macchia mediterranea, e alla presenza di molti esemplari di fauna composta da mammiferi e uccelli rapaci - il Parco delle Mura.

Questo sfrutta un'area rimasta ai margini dello sviluppo urbanistico edilizio della città, e nel momento in cui vengono meno le servitù militari delle varie fortificazioni essa viene ad avere funzione di "polmone verde" della città.

Il parco si sviluppa pertanto attorno alle Mura Nuove includendo queste con le relative fortezze.
Genova nel XIX secolo era una città completamente fortificata e all'avanguardia nell'architettura militare; essa infatti disponeva di una doppia cerchia di mura, quella del Seicento e quella del Cinquecento, fatto che sorprese gli Austriaci nel 1746 e che li rese incapaci di riconquistare la città che si era a loro ribellata. La doppia cinta era pertanto rafforzata dall'aver collegato la cerchia muraria risalente al secolo precedente alle preesistenti mura del XVI secolo e ai forti sui rilievi circostanti.

Il parco delle mura, gestito dal Servizio Giardini e Foreste del Comune di Genova dai primi anni novanta del Novecento, ha preso in gestione alcuni forti, organizzando a determinate scadenze vari spettacoli estivi nel Forte Sperone. Poco distante da questo è stato restaurato il forte Begato, sebbene l'inattività abbia poi in parte vanificato l'operazione.

Il parco si estende poi alle fortezze poste più a Nord delle Mura Nuove, dal Forte Puin, che era stato negli anni sessanta del Novecento dato in concessione ad un pittore e pertanto si trovava ancora in buono stato, ai due Fratelli (il maggiore demolito per far posto alle contraeree nella Seconda Guerra Mondiale), sino al Diamante, questo posto già nel confinante Comune di Sant'Olcese.

È anche - se non soprattutto - grazie a queste sue strutture difensive che la Superba, già antica repubblica marinara e sede della Repubblica di Genova, poté essere a lungo considerata una inespugnabile città-fortezza in grado di resistere ad ogni attacco, sia che le venisse portato dal mare che da terra.

Di fatto abbandonati al loro destino alla fine del XIX secolo, i forti di Genova vennero riutilizzati all'inizio del Novecento per essere usati prevalentemente come punto di appoggio per le manovre militari o come carcere per i soldati prigionieri durante la prima guerra mondiale.

In realtà hanno sempre costituito un importante patrimonio monumentale per una città ricca di orgoglio e di storia, tanto che per essa è stato coniato il termine El siglo de los genoveses, el siglo de oro (Il secolo d'oro dei genovesi), un secolo - il XVII - protrattosi ben oltre lo specifico riferimento temporale.
Questo patrimonio la inseriva a buon diritto fra le città più difese d'Europa.

 
Forte Santa Tecla sulle alture di Camaldoli

Le fortificazioni di Genova raccontano la storia cittadina lungo almeno tre secoli: dai fasti seicenteschi della gloriosa Repubblica marinara ai moti popolari del 1849 contro il Regno di Sardegna per una temuta cessione all'Impero austro-ungarico.

In parte sfiorate dal tracciato del Trenino di Casella, oggi sono meta di escursionisti (vi si può praticare dalla semplice passeggiata al trekking, allo jogging e alla mountain bike) e di appassionati di storia che vi trovano motivi di approfondimento per meglio comprendere nella sua interezza l'evoluzione di una città che - quale porta sul mar Mediterraneo - è sempre stata crocevia di molteplici interessi.

La cinta delle mura nuove, dotata di fortificazioni con possenti bastioni, era stata effettivamente portata a termine già nella prima metà del Seicento, ma neppure un secolo dopo, nel 1747, quando la città dovette confrontarsi con il duro assedio austriaco, si rese necessario ristrutturare il sistema difensivo per fronteggiare adeguatamente artiglierie sempre più potenti.

Più tardi, nel 1781, il magistrato delle fortificazioni avviò un progetto che rivoluzionava il concetto di cinta muraria, mediante la costruzione di opere avanzate, in questo caso di torri isolate per opporsi al nemico lontano dalla città. Vennero individuate sette possibili direttrici d'attacco.

Nel 1797, all'inizio del protettorato francese (Repubblica Ligure Democratica) le opere distaccate effettivamente in uso erano quattro: i forti Richelieu, Diamante, Castellaccio e Sperone mentre i forti Quezzi e Santa Tecla erano ancora da terminare (al forte Santa Tecla avrebbe lavorato come architetto militare il ticinese Pietro Cantoni, padre degli architetti Gaetano e Simone Cantoni).

Nonostante la volontà espressa dallo stesso Napoleone Bonaparte di incrementare le difese e i numerosi progetti presentati, alcuni dei quali proponevano grandiosi sventramenti del nucleo urbano, evitati grazie al realismo del Consiglio Comunale, in realtà alla fine della dominazione francese le opere esterne erano ancora le quattro citate sopra, alle quali si aggiunse Quezzi. L'unica variante di un certo rilievo (e molto rivelatrice) fu il potenziamento delle difese del forte Sperone sul versante rivolto verso la città.

A completare quindi il complesso dei forti fino a portarli alle volumetrie massicce odierne, richiamanti uno stile neo-medievale, e ancor oggi visibili, fu poi dal 1815 il governo sabaudo.

L'opera di D'Andreis modifica

L'importanza che il nuovo dominatore dette alle fortificazioni di Genova può essere compresa dalle parole di Giulio D'Andreis, direttore del Genio Militare nella piazza di Genova:

«Pare dunque con tutta certezza, Genova essendo la cittadella del Piemonte, [...] che gli interessi particolari del Piemonte, ed anche dell'Inghilterra siano di prendere misure energiche per dare a Genova quel necessarissimo equilibrio di forza fortificatoria di che è priva ...»

D'Andreis, direttore del Genio preposto alle fortificazioni dal 1815 al 1827 con brevissime interruzioni nel 1817 e nel 1822-1823, coordina una commissione di ingegneri militari che traccerà un piano accurato delle fortificazioni e del terreno circostante, provvederà alla manutenzione dell'esistente e potenzierà le difese adeguandole alle sempre nuove sfide tecniche. In un piano dettagliato egli propone la costruzione di ben dodici torri, ispirate alle torri Martello inglesi, a loro volta ispirate dalle torri genovesi costruite in Corsica, in particolare dalla torre di Capo Mortella.

 
La Torre di Granarolo

La Torre Quezzi, quella delle forche Vecchie Torre Specola e il Forte Begato sono fra le strutture progettate direttamente dal D'Andreis. Il modello della torre di Quezzi in realtà era stato previsto da D'Andreis come un elemento ripetitivo, da essere ripetuto a brevi distanze lungo tutti i crinali montuosi che attorniano la città. Di queste torri ne vennero realizzate pochissime, ed altre rimasero incomplete, a causa della spesa troppo forte e della sua sopraggiunta inutilità al variare delle necessità belliche. Del sistema, che prevedeva un continuum di torrette che a Levante veniva a coprire tutti i crinali sino a quello del Monte Fasce compreso, furono completate solo le torri di Quezzi, Monteratti (rimasta poi inclusa nel forte, fu in seguito demolita), e quella di San Bernardino, tuttora ben conservata. Erano previste anche altre torri, ossia la torre dello Zerbino (demolita), quella di Sant'Erasmo e quella di San Simone sulla Val Bisagno; le torri delle Bombe, di Monte Moro, di Granarolo e di Monticello presso le Mura Nuove tra i forti Tenaglia e Begato; due torri ai lati del Forte Monteratti. Di tutte queste opere furono realizzate solo le fondamenta con parte del piano terra.

D'Andreis si occupò poi anche di urbanistica (sempre con un occhio alla praticità militare) aprendo la strada fra Piazza san Domenico e Piazza delle Fontane Marose, e progettando una Piazza d'armi (in grado però di consentire il passeggio e un piacevole affaccio panoramico) alla spianata dell'Acquasola (1821).

A questo punto, la città - che sarebbe stata sottoposta quattro anni dopo ad una possente opera di ristrutturazione urbanistica (v. Progetto di revisione urbanistica del 1825 di Carlo Barabino) può essere considerata un campo trincerato appoggiato ad una cittadella formata dai forti Sperone, Begato e Castellaccio.

 
Forte Richelieu

Negli ultimi anni l'autorità di D'Andreis venne tuttavia messa in discussione, e lui stesso guardato con sospetto perché troppo aperto alle idee innovative provenienti dal Nord Europa. Accolti in maniera migliore risultarono i suoi collaboratori, ossia Giovanni Battista (GioBatta) Chiodo ma soprattutto suo fratello Agostino, probabilmente perché liguri. Quest'ultimo completò le opere intorno alla zona della Lanterna, ma anche il porticato (la Loggia dei Banchi di Palazzo San Giorgio, opera civile creduta a lungo opera di altri) di Piazza Caricamento, ove sorgeva un tempo l'antico Banco di San Giorgio ed oggi sede dell'Autorità portuale.

I Chiodo fecero spostare inoltre la progettata piazza d'armi da spianata Acquasola alla vicina collina di Carignano, proprio sopra la foce del torrente Bisagno, dove vennero costruite due caserme ed altre opere in grado di ospitare complessivamente due reggimenti di Fanteria in assetto di guerra (il complesso è sede attualmente del Distretto Militare).

I percorsi modifica

Diversi sono i percorsi che uniscono i diversi forti e baluardi che costituiscono la linea di fortificazione. Questi i principali:

Primo percorso modifica

Un primo tracciato articolato sulle mura vecchie trecentesche ha inizio dal ponente cittadino, pressappoco all'altezza della Lanterna, ovvero sulle alture del Belvedere nel quartiere di Sampierdarena ove sorgeva l'omonimo Forte Belvedere costruito fra il 1815 ed il 1825, oggi non più esistente (al suo posto sorge l'impianto sportivo Morgavi, un piccolo campo da calcio dove si disputano partite del campionato dilettanti). I pochi resti della fortificazione che sopravvivono fino ad oggi furono adattati a batteria antiaerea durante la seconda guerra mondiale e, in parte, sono tuttora visibili proprio a fianco del campo sportivo.

In questa zona poco più in alto si trova il Forte Crocetta (situato a 145 m di altitudine, a breve distanza dall'edificio del dazio) che fu edificato nel 1818 sui resti della omonima chiesetta.

Poco più in alto (alt. 217 m) si trova il Forte Tenaglia, un tempo caposaldo delle mura cittadine, che precede di poco il quarto fortilizio che si incontra lungo il percorso, ovvero il Forte Begato, situato a 475 m di altitudine e costruito dal Genio militare di Casa Savoia fra il 1818 ed il 1830 sulla base - secondo fonti peraltro incerte, come ricordato dallo storico e studioso del sistema fortilizio genovese Stefano Finauri[120] - di strutture esistenti fin dal 1319.

Questo primo gruppo di forti è collegato tramite le Nuove Mura e sentieri al Forte Sperone, quello maggiormente conosciuto e accessibile, situato a 489 metri di altezza lungo la sommità del monte Peralto, oggi identificato comunemente come collina del Righi, dal nome della funicolare che collega l'altura al centro cittadino.

Forte Sperone ha la sua origine anch'esso in tempi antichi, ovvero nei primi decenni del Trecento: ebbe come nucleo una fortificazione ghibellina che sorgeva accanto a dove si trova quella attuale e che portava il nome di Bastia di Peralto (di essa non rimane peraltro alcuna traccia).

 
Il forte Ratti sulle alture fra Marassi e Quezzi

Fu poi completato nel 1747 con l'edificazione di una caserma con abitazione per gli ufficiali, magazzini e polveriera (arricchita nel 1820 da tre torri) e di una adeguata recinzione resa possibile utilizzando le adiacenti mura nuove in pietra.

È questa l'unica struttura ad avere avuto una utilizzazione massiccia in epoca moderna quale sede di spettacoli teatrali estivi per i quali vengono usate sia le aree all'aperto sia i vani interni.

Appena più in basso (alt. 362 m, sempre nella zona del Parco del Peralto) le mura rasentano il Castellaccio che per tre secoli - dal 1507 all'inizio dell'Ottocento fu lugubre sede di pubbliche esecuzioni per impiccagione.

Dalla sommità della collina del Righi si diramano i sentieri che segnano lo spartiacque fra i diversi gruppi di colline che si aprono a fianco della valle del Bisagno. A 508 m di altitudine il primo che si incontra è il Forte Puìn, una torre di struttura quasi cubica alta nove metri costruita fra il 1815 ed il 1830 dal Genio militare, da cui è possibile godere di un'ottima vista panoramica.

Un'ulteriore breve salita porta al vicino Forte Fratello Minore (alt. circa 622 m) - costituito da una torre centrale di età napoleonica, opera del governo piemontese, e valorizzato nel 1815 da un recinto murario nonché da un fossato - e ai resti di quello che fu il Forte Fratello Maggiore, una torre a pianta quadra posta poco più in alto e demolita in epoca fascista.

L'area compresa fra lo Sperone, i Due Fratelli ed il Diamante vide un'autentica battaglia il giorno 30 aprile 1800 tra attaccanti austro-ungheresi e truppe franco-italiane comandate dal Gen. André Massena. Il Forte Diamante fu aspramente conteso ma a fine giornata la vittoria fu francese (per una descrizione analitica del fatto si veda, in biografia, l'ultima edizione del 'Giornale delle operazioni militari, dell'assedio e del blocco di Genova' di P.Thiebault, in particolare l'analisi a cura di Marco Vecchi.

Il punto più elevato del sistema di fortificazioni (667 m) è il monte Diamante, dove sorge l'omonimo forte, appunto il Forte Diamante, costruito a partire dal 1756 sui resti di un'antica rocca difensiva della quale si hanno notizie a far data dal 1478.

Secondo alcuni storici l'opera fu completata in due soli anni anche se tale dato non è suffragato da elementi certi; è da tenere conto che, con i mezzi dell'epoca, sarebbe stato molto difficile edificare un forte come il Diamante, situato su un'erta collina, in un lasso di tempo così breve, in condizioni climatiche assolutamente variabili, tenuto conto dell'ubicazione.

Pubbliche esecuzioni al "Quadrato delle forche" modifica

Uno dei principali baluardi del sistema di fortificazione genovese, il Forte Castellaccio, edificato sopra un precedente impianto fatto erigere nel XIV secolo da Roberto d'Angiò; fu più volte potenziato nel corso del tempo fino all'innalzamento del bastione detto delle forche - torre ottagonale in laterizio - da cui il nome della zona chiamata quadrato delle forche.

Lo storico Giuseppe Banchero, autore nel 1865 di un saggio intitolato Monumenti pubblici della città di Genova, dette così conto di quello che oggi è conosciuto con il nome di Castellaccio (appellativo rimasto sebbene la struttura sia stata sottoposta negli anni novanta a lavori di recupero):

«Questo era dapprima un gran torrione edificatovi dal genovese governo per difesa della città e delle valli, essendo situato sulla cresta dei monti che dividono questa vallata del Bisagno al lato orientale della città. Ne fu ampliata la fabbrica circa il 1818; in seguito fu arricchito di altre opere che lo rendono assai più importante, tanto più per la dominazione che ha sulla città e perché protegge la superior parte della vallata detta del Lagazzo (nota: oggi Lagaccio), dove sono situate le fabbriche di polveri ed i magazzini di deposito delle medesime.»

Le prime notizie che si hanno sul Castellaccio si riferiscono effettivamente ad una torre edificata nel 1317 per ordine di d'Angiò ma subito demolita due anni dopo (1319) per costruire ex novo una nuova fortificazione a difesa del partito guelfo.

L'ottagonale e adiacente Torre Specola fu innalzata ad opera dell'architetto militare Giulio D'Andreis pressappoco nel periodo cui fa riferimento lo storico Banchero, ovvero tra il 1817 ed il 1823, sul preesistente sito detto quadrato delle forche, luogo deputato - come è facilmente comprensibile dal nome - ad esecuzioni capitali.

Riscontri in questo senso si hanno nei rilievi effettuati dal Corpo Reale del Genio, mentre viceversa la struttura non compare sulle planimetrie fatte eseguire alla fine del Settecento dal colonnello Giacomo Brusco, ingegnere militare del Genio; sempre un disegno del 1818 mostra tuttavia la caratteristica facciata meridionale; una planimetria del 1823 riporta infine la pianta dell'edificio con il rilievo del terreno circostante. Questa documentazione è conservata presso l'Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio militare (ISCAG), a Roma.

Dopo l'annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna, il forte subì una radicale trasformazione tanto da rendere la zona su cui sorgeva una sorta di cittadella fortificata, quella città-fortezza prefigurata dalla collaudata fortificazione alla moderna, ideale luogo ove allestire una guarnigione utile sia per una difesa delle mura sia per controbattere a eventuali improvvise insurrezioni da parte della popolazione locale.

Un po' come accadrà, leggermente più a valle, con la costruzione del piccolo castello difensivo che ancor oggi dà il nome ad un quartiere residenziale cittadino, appunto, il quartiere di Castelletto a circonvallazione a monte.

Secondo percorso modifica

L'approccio del secondo percorso attraverso cui è possibile ancor oggi visitare il corso delle fortificazioni "fuori le mura" di Genova - e insieme ad esse buona parte della storia cittadina - avviene al di là del torrente Bisagno, sulle alture di Quezzi dove si incontrano in successione Forte Quezzi, Torre Quezzi, Forte Monteratti, Forte Richelieu e Forte Santa Tecla, che creano un percorso a ferro di cavallo lungo i bordi della conca creata dal torrente Fereggiano.
Qui le fortificazioni sono di epoca relativamente più recente, riferendosi al periodo di espansione della città oltre la valle del Bisagno; queste fortificazioni erano tutte destinate alla difesa della val Bisagno, della vallata che da San Desiderio porta al mare (la valle Sturla) e di tutte quelle vie di comunicazione che avrebbero consentito al nemico di scendere dalle alture di Sant'Olcese o Bargagli.

Procedendo dalle prime alture di Quezzi, come primo forte si incontra quello omonimo al quartiere, oggi fortemente diroccato, di proprietà di un privato e quindi non visitabile; continuando lungo la strada asfaltata, si giunge alla Torre Quezzi, una torre in laterizio di circa 17 metri di diametro ancora ben conservata ma priva dei solai interni un tempo esistenti.
Sempre in direzione del levante cittadino, il fortilizio successivo che si incontra è il Forte Monteratti, una imponente struttura difensiva che si sviluppa lungo i quasi 260m del pianoro in cima all'altura di Monte Ratti. Il forte è ancora in buone condizioni, ma alcuni crolli non consentono una visita dettagliata della struttura. Nel retro del forte (nord) si trova il terrapieno in cui erano posizionate le artiglierie, rivolte verso l'alta val Bisagno.
Successivamente, passando per l'antica cava di pietra di Quezzi, si giunge a Forte Richelieu, dal nome del Maresciallo di Francia Louis Armand du Plessis de Richelieu, comandante dell'esercito francese in Liguria, ad oggi sede di ripetitori televisivi RAI e quindi non visitabile.
Nella zona sono comunque presenti due batterie contraeree risalenti al secondo conflitto mondiale, rispettivamente a nord e a sud del Forte Richelieu, visitabili anche se lasciate in uno stato di abbandono.

Il tour dei forti di Genova prosegue a quota 180 m di altitudine, fra la collina di Pianderlino e quella di San Martino, con il Forte Santa Tecla, edificato a partire dal 1747 sulla base di alcune strutture difensive (dette ridotte) poste a lato di una vecchia chiesetta che portava il medesimo nome.
Oggi il Forte Santa Tecla, dopo due costosi restauri, è in buone condizioni, ma a causa di un'amministrazione sbagliata, il forte è chiuso ai visitatori anche se un'associazione di volontari della Protezione Civile lo mantiene in buono stato.

Scendendo poi lungo il sentiero che conduce in città si trova l'ultimo forte, un tempo periferico alla città ma oggi inglobato nell'urbe cittadino, Forte San Martino, oggi visitabile ma in cattivo stato di conservazione. La costruzione dei bastioni e del muro di cinta in terra fu completata fra il 1815 ed il 1833.

Genova portuale fortificata ieri e oggi modifica

Il particolare sistema orografico di Genova - che ne fa una città difficile da attraversare, da praticare - ha posto sempre dei problemi sul piano logistico, tanto in tempi di pace quanto di guerra.
Sulle mura collinari che la cingono come un diadema - restituendole il caratteristico skyline che tanto suggestiona coloro che l'avvicinano dal mare - si è combattuta la guerra di Liberazione. I partigiani tenevano come riferimento i contrafforti, spesso convertiti a batteria contraerea, per spingersi sino ai carrugi del centro storico e da qui all'intera zona dell'angiporto, ricca di docks e fabbriche (si pensi allo stabilimento Ansaldo di Sampierdarena).

 
Le mura cinquecentesche, le strette arcate e le rocche poste a difesa della Superba del Seicento (sulla destra dell'immagine si nota il varco portuale detto del Mandraccio accanto al monumentale bastione di Porta Siberia [=cibaria, dal nome dell'attiguo molo di carico delle derrate alimentari]) sono visibili nel presepe della Madonnetta

Si è così in presenza di un altro sistema di fortificazioni con mura, postazioni, torri di guardia (su tutte la Lanterna simbolo cittadino) che riguarda da vicino - se non esclusivamente - la zona portuale.
I bastioni - ancora ben visibili - fra Porta Siberia e il Mandraccio, accesso al Porto antico recentemente restaurato da Renzo Piano, furono scenario di scontri durante il secondo conflitto mondiale e obiettivo di pesanti bombardamenti aerei e dal mare (1941, 1942).
Le vicine Mura della Malapaga erano state costruite intorno al 1550 con il probabile intervento dell'architetto Galeazzo Alessi. Servivano a congiungere la Porta del Molo con il Casone della Malapaga costruita il secolo prima, proprio accanto al mercato generale del pesce, ove oggi sorge la Caserma della Guardia di Finanza a Piazza Cavour. Il Casone era adibito a prigione per i debitori inadempienti.
Situate poco distanza dalle mura e dalla galleria delle Grazie - oggi transito della moderna metropolitana - furono fonte di ispirazione per l'omonimo film Premio Oscar del 1949 diretto da René Clément, con l'interpretazione di Jean Gabin.

Fortezza Genova (o, meglio, Fortress Genoa) è tornata a rivivere in anni ancor più recenti nei titoli dei mass media internazionali in occasione dei fatti di Genova, in occasione della riunione del G8 nel 2001.
La zona rossa "edificata" con container e cancellate attorno alla zona del Palazzo Ducale (un tempo sede dei dogi del popolo), tesa a preservare il normale svolgimento dell'incontro degli otto grandi del mondo, è sembrata a molti osservatori un nuovo - e aggiornato - modello di fortificazione difensiva.

Aree naturali e parchi pubblici modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parchi di Genova.

Genova è ricca di parchi e giardini fruibili al pubblico, a picco sul mare o sulle alture su cui si arrampica la città, il più grande complesso naturale di Genova, con 876 ettari è il parco Urbano delle Mura, che ingloba il parco del Peralto, dove si trova Forte Sperone, il vertice della cinta muraria seicentesca a difesa della città.

 
Forte Sperone.

I parchi maggiori, oltre al parco delle Mura, sono i Parchi di Nervi, dove tre ville storiche formano con i loro tre parchi collegati l'un l'altro (9 ettari di estensione), un complesso verde di rara bellezza in un ambiente naturale d'eccellenza, raggiungibile dalla bellissima Passeggiata Anita Garibaldi ricavata dagli scogli sul mare.

Nei quartieri centrali si trovano numerosi piccoli parchi e giardini storici, come il parco di villa Croce, che ospita durante tutto l'anno mostre d'arte contemporanea, Villetta Di Negro, il parco dell'Acquasola, progettato dall'architetto Nicolò Barabino, i giardini di Palazzo Bianco e Palazzo Doria-Tursi, il parco del Castello d'Albertis, che fu la residenza del capitano Alberto d'Albertis (1846-1932), navigatore, esploratore e studioso, sede del museo delle culture del mondo.

Nel ponente cittadino si estende il parco di villa Duchessa di Galliera, di 25 ettari, collegato al palazzo Brignole-Sale, a Pegli il parco della villa Durazzo-Pallavicini, che ospita il museo di archeologia ligure e l'orto botanico creato nel 1794 da Clelia Durazzo Grimaldi, sempre a Pegli il parco della villa Doria Centurione e a Sestri Ponente quello della villa Rossi Martini.

Le alture del Ponente urbano sono in parte comprese nel parco naturale regionale del Beigua[121] il più vasto parco regionale della Liguria affacciato sul mare, e in parte nel Parco urbano del monte Penello e punta Martin.

 
Forte Monteratti, la struttura più imponente tra i forti della val Bisagno.

A levante oltre i già citati parchi di Nervi, sorgono altre ville, quali villa Gambaro, villa Carrara, che offre un particolare affaccio sul mare, e villa Quartara.

Sulle alture di Quinto al Mare si snoda il parco urbano di monte Fasce e monte Moro, dove sono i resti di una batteria costiera posta a difesa della città durante la seconda guerra mondiale.[122]

Società modifica

Popolazione modifica

Tra le 14 città metropolitane d'Italia, il capoluogo ligure è terzo per superficie, sesto per popolazione comunale e della sua agglomerazione, nonché la quinta città del Paese per movimento economico.[123]

La sua vasta area metropolitana è invece la settima del Paese per popolazione e la quarta per estensione, determinando così una bassa densità di popolazione, dovuta essenzialmente alla presenza di rilievi appenninici tra la costa e il retroterra metropolitano. Per sopperire a questa discontinuità urbana, sono stati appositamente creati enti a tutela delle aree verdi appenniniche (ad esempio il Parco Regionale del Beigua), che hanno trasformato lo status di queste aree in parco metropolitano.

Evoluzione demografica modifica

Al 31 dicembre 2011 il Comune di Genova contava, secondo l'ufficio statistico locale, 606 978 abitanti, di cui 285 337 maschi e 321 641 femmine,[124] rappresentando circa il 76% dell'intera area urbana genovese di oltre 800 000 abitanti. La popolazione è prevalentemente di origine italiana. È in crescita la presenza di immigrati (nel 2003 il numero di immigrati è tornato a essere maggiore rispetto a quello degli emigrati, mantenendosi tale fino a oggi, con l'eccezione degli anni 2006 e 2007): al 31 dicembre 2011 vi erano infatti tra i residenti 54 521 stranieri (25 455 maschi e 29 066 femmine), pari al 9% del totale dei residenti.[124] Gruppo maggioritario quello degli ecuadoriani, passati dai 3 048 del 2000 ai 17 436 del 2011 (anno in cui rappresentano il 32% degli stranieri residenti).[124]

Dopo una crescita contenuta nella seconda metà del XIX secolo, periodo in cui numerosi genovesi emigrarono verso le Americhe, la città ha vissuto per buona parte del XX secolo un'esplosione demografica legata alla crescente espansione del porto e dell'industria metalmeccanica. A una prima fase di immigrazione dalle vallate del genovese e del basso Piemonte, seguì, dopo la prima guerra mondiale, un afflusso considerevole di veneti e friulani.

 
La Lanterna con la centrale elettrica sottostante e, dietro, la collina di San Benigno, in parte demolita per far spazio all'omonimo quartiere.

Negli anni cinquanta, sessanta e settanta l'esplosione demografica è stata enfatizzata dall'immigrazione interna prevalentemente dal meridione d'Italia (in particolari di residenti della Sicilia e della Sardegna), che ha provocato difficoltà urbanistiche a causa della mancanza di spazi edificabili pianeggianti, con la conseguente urbanizzazione massiccia delle aree collinari alle spalle del centro cittadino e degli sbocchi litoranei.

La crescita demografica si è progressivamente arrestata sino a trasformarsi in una regressione. Gli abitanti sono infatti passati dagli oltre 816 000 del 1971 ai circa 610 000 del 2001: Genova ha perso un quarto della popolazione in 30 anni. Complice di tale situazione è anche l'età media dei residenti, che soprattutto in alcuni quartieri è decisamente elevata, il che comporta un numero di morti superiore a quelle delle nascite (nel 2011 si sono registrate 4 411 nascite contro 8 190 decessi[124]).

Confrontando i dati della popolazione del censimento del 1981 con quello del 2001, la popolazione di Genova è variata da 762 895 a 610 307 abitanti, per un decremento di 152 588 unità, pari a una variazione negativa di circa il 20%. Al contrario della maggior parte delle altre città densamente popolate che hanno avuto una diminuzione dei residenti negli stessi anni, dove a una perdita di popolazione del capoluogo è corrisposto un aumento medio della popolazione dei comuni della stessa provincia, in grado di compensare la prima se non addirittura superarla, nel caso di Genova anche la somma della popolazione degli altri 66 comuni della provincia è diminuita, passando dai 282 214 abitanti del 1981 ai 267 775 abitanti del 2001, per un decremento di 14 439 unità, pari a una variazione negativa di circa il 5,1%.[125] Tuttavia, attraverso il fenomeno della rapallizzazione turistica lungo la costa di levante, e dell'espansione edilizia legata alle attività dei porti industriali di Genova, Savona e Vado Ligure, in collegamento tra loro, la città si è saldata con i comuni costieri in un unico agglomerato urbano di oltre 800 000 abitanti, riconfermando la sua realtà metropolitana al di là dei suoi confini comunali.

L'età media dei genovesi (al 31/12/2010) è di 47,2 anni, con un picco di 48,8 anni nel municipio (ex circoscrizione) Medio Levante.[126] L'indice di vecchiaia (rapporto tra gli over 65 e gli under 15) cittadino è di 233 (ovvero vi sono 233 persone di 65 anni e oltre per ogni 100 giovani sotto i 15 anni), con estremi nei municipi Val Polcevera (199) e Bassa Valbisagno (263); nel 2001 l'indice di vecchiaia cittadino era di 245.[126]

 
Piazza Dante come appariva negli anni quaranta. La ristrutturazione edile-urbanistica di quello che era l'antico quartiere popolare di Ponticello-Via Madre di Dio (ora "cuore" della moderna città) è caratterizzata dall'edificazione dei nuovi imponenti grattacieli, innalzati a inizio decennio, e dalle costruzioni in marmo tipiche del razionalismo italiano.

A Genova il numero medio di componenti per famiglia al 31/12/2010 si attestava a 1,99 e vi erano 302 656 nuclei familiari[126] Tra le famiglie il 43,9% era composto da un solo componente (132 960 famiglie), il 27,5% da due persone (83 314 famiglie), il 16,9% da tre persone (51 141 famiglie), il 9,4% da quattro persone (28 522 famiglie) e il restante 2,2% (6 719 famiglie) con cinque o più componenti.[126]

Nel 2011 sono stati celebrati 1 534 matrimoni (570 con rito religioso e 964 con rito civile),[124] 28 in più rispetto al 2010 (+1,9%); a partire dal 2007 (quando le unioni furono 2 087) vi è stato un forte calo nel numero complessivo di matrimoni, nonostante la popolazione residente nel periodo sia variata di poco. Il numero annuale medio di matrimoni per decennio era comunque in calo da tempo (4380 negli anni settanta, 3075 negli '80, 2551 nei novanta e 1928 nel primo decennio del nuovo secolo[126]), ma questo era in parte attribuibile al calo della popolazione generale. I matrimoni tra divorziati nel 2011 rappresentavano il 42,3% dei riti civili e il 26,5% del totale dei matrimoni.[124] Dal 2004 il numero di matrimoni civili è superiore a quello dei matrimoni religiosi (principalmente per via dell'aumento di matrimoni in cui almeno uno dei due coniugi è divorziato).[127]

Al 31 dicembre 2011, dai dati comunali, il municipio più popoloso era I Centro Est, con 90 098 residenti e una densità di popolazione di 127 abitanti per ettaro, mentre quello a maggiore densità di popolazione era II Centro Ovest, con 141 abitanti per ettaro, per un totale di 68 378 residenti.[124]Il territorio del comune di Genova assunse l'attuale estensione nel 1926 con l'accorpamento di 19 comuni circonvicini. Al censimento del 1931 (il primo successivo all'annessione) la popolazione fu calcolata in 590 736 unità, superiore a quella dell'ultimo censimento del 2011, alla presentazione del quale la popolazione era di 586 180 abitanti.[128] Abitanti censiti[129]

Etnie e minoranze straniere modifica

Secondo i dati Istat al 1º gennaio 2021, i cittadini stranieri residenti a Genova erano 60 706,[130] pari al 10,7% della popolazione, così suddivisi per nazionalità, elencando per le presenze più significative:

  1.   Ecuador, 12 582
  2.   Albania, 6 462
  3.   Romania, 5 551
  4.   Marocco, 5 125
  5.   Cina, 2 934
  6.   Bangladesh, 2 560
  7.   Senegal, 2 353
  8.   Ucraina, 2 245
  9.   Perù, 2 223
  10.   Nigeria, 1 646

Religione modifica

 
La cattedrale di San Lorenzo.

Sebbene la città sia nota per le sue passate simpatie socialiste e comuniste e per essere stata una città di sinistra (fu a Genova che nacque il primo agglomerato nel 1892 che si chiamerà Partito dei Lavoratori Italiani, a Reggio nell'Emilia nel 1893 Partito socialista dei Lavoratori Italiani e poi a Parma nel 1895 Partito Socialista Italiano), è sempre esistito un equilibrio tra poteri locali e curia cattolica che, dal canto suo, ha espresso personalità forti, come quella del cardinale Giuseppe Siri.

La stessa sinistra genovese ha raramente assunto posizioni anticlericali e la convivenza tra queste due anime ha talvolta portato a compromessi fra entrambe le parti, come nel caso delle mediazioni del cardinale Giuseppe Siri tra i camalli e l'Autorità Portuale Genovese. Verso la fine della seconda guerra mondiale, lo stesso cardinale, quando ancora era vicario generale dell'arcivescovo Boetto, aveva svolto il ruolo di mediatore tra la cittadinanza e l'amministrazione di occupazione tedesca, salvando di fatto il porto di Genova dalla distruzione, prima dell'abbandono delle forze tedesche.[131]

Genovesi erano papa Benedetto XV e il cardinale Siri, mentre l'arcivescovo Angelo Bagnasco è nato in provincia di Brescia da una famiglia genovese. Conosciuti a livello nazionale sono stati don Gianni Baget Bozzo, politologo, per un periodo vicino alla corrente craxiana del Partito Socialista Italiano (per il quale fu europarlamentare dal 1989 al 1994) e tra i fondatori di Forza Italia, e don Andrea Gallo, fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto e vicino al movimento no-global.

Vi sono numerosi santi e beati di nascita genovese o genovesi di adozione, testimoni della fede cristiana a Genova e in Liguria, tra questi: Caterina Fieschi Adorno, Francesco Maria da Camporosso, Agostino Roscelli, Eugenia Ravasco, Tommaso Reggio, Benedetta Cambiagio Frassinello, Gianna Beretta Molla, Luigi Orione, Virginia Centurione Bracelli, Paola Frassinetti.

Diversi santuari mariani sono presenti sul territorio municipale, mentre quello più conosciuto, tradizionale meta di pellegrinaggi nell'area genovese, il Santuario di Nostra Signora della Guardia sul monte Figogna, si trova nel vicino comune di Ceranesi. Infine va anche menzionato il Santuario di Nostra Signora della Vittoria, eretto dalla Repubblica di Genova nei pressi del Passo del Pertuso, nel comune di Mignanego, in ricordo della vittoria conseguita dai genovesi il 10 maggio 1625 sull'esercito del duca di Savoia Carlo Emanuele I. L'insperata vittoria, ottenuta con l'apporto di numerosi volontari polceveraschi, fu attribuita all'intercessione della Madonna.

Istituzioni, enti e associazioni modifica

Media modifica

Stampa modifica

La prima gazzetta a stampa apparsa in Italia è considerata quella pubblicata a Genova dal 22 luglio 1639 (Genova (giornale 1639-1646)). Il novellista Michele Castelli, dopo aver ottenuto dal doge Agostino Pallavicini il privilegio di pubblicare, aveva iniziato le pubblicazioni fino al 1646.[132] Prima dell'aprile 1642, con il titolo Il Genova, iniziò le pubblicazioni a cadenza settimanale usciva il sabato. Il tipografo fu Giovanni Maria Farroni, fino al 25 novembre 1656 allorquando fu rinchiuso in carcere, per cui dal 12 gennaio al 26 ottobre del 1658 subentrò la coppia formata da Pier Giovanni Calenzani e da Francesco Meschini.[133] Le pubblicazioni si interruppero nel 1684.

Il primo quotidiano di Genova, e uno dei più antichi di Italia, è stato il Corriere Mercantile, chiuso per crisi nel luglio 2015. Nel 1886 nacque Il Secolo XIX, tuttora il principale quotidiano di Genova, con sede in piazza Piccapietra. A Genova nacque anche Il Lavoro nel 1903, attualmente parte del Gruppo Editoriale L'Espresso e supplemento locale della Repubblica.

TV e radio modifica

Le emittenti televisive situate a Genova sono Telegenova, Primocanale, Telenord e Antenna Blu; le principali emittenti radio sono invece Radio Babboleo (una delle prime radio libere d'Italia e la più ascoltata in Liguria), Radio Nostalgia e Radio 19, di proprietà del Secolo XIX.

Cultura modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cultura a Genova.

Alla città è stato assegnato il titolo di Capitale europea della cultura per il 2004.

Istruzione modifica

Studi superiori e Accademie modifica

Biblioteche e archivi modifica

Esistono inoltre numerose biblioteche di quartiere.

Ricerca scientifica modifica

Musei modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Musei di Genova.
 
Fermata della metro davanti al teatro Carlo Felice.

Teatri modifica

Zone fieristiche modifica

Eventi modifica

Musica modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Scuola genovese.

Sono scarse le informazioni sull'attività musicale nei primi anni della storia della città. E anche successivamente, la potente Repubblica di Genova, per molti anni, ha sempre rivolto maggiore attenzione ai commerci e al mantenimento delle proprie colonie.

Una discreta presenza, degna di essere evidenziata, si registra comunque ai tempi dei troubadors e uno dei personaggi più rappresentativi risponde al nome di Lanfranco Cigala (morto nel 1258 circa), uomo di legge, buon conoscitore della lingua occitana a lui familiare per i frequenti viaggi in Provenza quale rappresentante diplomatico della Repubblica di Genova.

È intorno alla sua persona che si riunisce un gruppo di borghesi, anch'essi per la maggior parte giuristi (Bonifacio Calvo, Lucchetto Gattilusio, Percivalle e Simone Doria), che danno vita a un cenacolo trobadorico tra i più importanti d'Italia. Si incontravano in casa di Lanfranco, loro indiscusso vate, per discutere, leggere e ispirarsi alle rime dei più famosi esponenti della lirica provenzale.

Negli anni successivi, riferimenti sulla vita musicale a Genova sono reperibili solo consultando archivi ecclesiastici in quanto tale attività è sostenuta e favorita dalla Chiesa e dalla nobiltà locale. I musicisti citati però provengono soprattutto da regioni limitrofe: Franchino Gaffurio (Lodi, 1451-1522), sacerdote e teorico musicale al servizio della famiglia Adorno;[137] Vincenzo Ruffo (Verona, 1510-1587), compositore, maestro di cappella nei Duomo di Verona e Milano, a Genova al servizio di Andrea Doria.

Verso la fine del Cinquecento la vita musicale della città registra un grande impulso grazie alle iniziative della Cattedrale di San Lorenzo che si organizza assumendo cantori e strumentisti fino a costituire un imponente organico musicale composto da un coro di 65 elementi e 34 orchestrali.

In questo periodo si distinguono i due maestri di cappella, ambedue genovesi, Giovanni Battista Dalla (Della) Gostena (1558 circa-1593), autore anche di madrigali e opere per liuto e il nipote Simone Molinaro (1565-1615), i cui temi musicali sono stati utilizzati da Ottorino Respighi per una parte delle Antiche Arie e Danze, Suite numero 1. Un altro organista importante della Cattedrale è stato Michelangiolo Rossi (1601/2-1656) uno dei migliori allievi di Frescobaldi.

 
Casa natale di Paganini demolita nel 1973

Non è un caso se Niccolò Paganini (1782-1840), il più illustre musicista genovese, abbia tenuto i suoi primi concerti in diverse chiese della città. Acclamato violinista di eccezionale virtuosismo, Paganini è stato anche un compositore innovativo che ha scritto importantissime opere per il suo strumento (tra cui 24 Capricci, Variazioni, Concerti, 'Moto Perpetuò Sonate à mouvement perpetual 1831-1835). I suoi insegnanti furono Giacomo Costa, e Francesco Gnecco.

La sua prodigiosa tecnica è arrivata sino ai giorni nostri attraverso i musicisti che l'hanno tramandata: la catena incomincia con Camillo Sivori (1815-1894) suo unico allievo, che a sua volta insegnò a Francesco Sfilio e quest'ultimo a Giuseppe Gaccetta.

Per volontà di Gaccetta, nel 2000, è stata costituita una fondazione intitolata a Francesco Sfilio. Il ricordo di Paganini viene tenuto vivo dall'Istituto di Studi Paganiniani, di cui è stata grande animatrice Alma Brughera Capaldo, editore dei Quaderni. Il Comune di Genova, dal canto suo, organizza ogni due anni il Premio Paganini, concorso internazionale di violino con lo scopo di premiare nuovi giovani talenti. Dalla sua fondazione ha laureato artisti importanti, tra i quali György Pauk, Gérard Poulet, Salvatore Accardo, Gidon Kremer, Il'ja Grubert e, in tempi più recenti, Massimo Quarta, Giovanni Angeleri, Leōnidas Kavakos, Ilja Gringol'c e Shoji Sayaka. Nella serata conclusiva il vincitore del Premio ha l'onore di suonare il violino con cui si esibiva Paganini: un Guarneri del Gesù del 1743 detto "il Cannone di Paganini".

Tra i tanti violinisti genovesi degni di citazione si ricordano Giovanni Antonio Guido che in Francia, dove era emigrato, ottenne un notevole successo con l'opera Scherzi armonici sopra le quattro stagioni dell'anno, op. 3 (a imitazione di quelle di Vivaldi); Cesare Pugni, oltre che violinista virtuoso anche compositore di opere, musica strumentale e balletti. Non c'è stata grande ballerina del periodo romantico che non si sia esibita in coreografie sulla musica di Pugni.

Genova è sempre stata anche un approdo di molti importanti musicisti. Punto aggregante il Teatro del Falcone (di proprietà della Famiglia Adorno) inaugurato nel 1652. Da questo teatro sono passati: Cavalli, Lotti, Monteverdi, Galuppi, Cimarosa, ecc. Nella seconda metà del Seicento si stabilisce a Genova Alessandro Stradella, figura importante del medio barocco italiano, compositore di melodrammi, personalità estroversa altalenante tra una vita dedita alla composizione e una vita scioperata.

Molti sono gli artisti che, nati a Genova, hanno trovato importanti riconoscimenti nei diversi settori del mondo musicale lavorando soprattutto all'estero: Carlo Emanuele Barbieri, compositore di numerose opere teatrali e balletti, direttore molto considerato nel campo operistico e dal 1862 direttore del Teatro Nazionale di Budapest; Michele Novaro, secondo tenore e maestro dei cori del Teatro Regio di Torino, compositore di numerosi inni tra cui l'inno nazionale italiano su testo di Goffredo Mameli; Margherita Carosio, uno dei più grandi soprani dei suoi tempi con una carriera di quasi cinquant'anni in tutti i più importanti teatri del mondo; Piero Guelfi, baritono operante intorno alla metà del XX secolo; Giuseppe Barzizza, conosciuto come Pippo Barzizza, direttore d'orchestra e compositore, autore anche di un trattato sull'orchestrazione moderna nella musica leggera; Angelo Francesco Lavagnino, ottimo violinista e compositore di musica da camera, sinfonica sacra e teatrale e di numerosissime colonne sonore di film; Natalino Otto, iniziatore del genere swing in Italia, un innovatore nel campo della musica leggera; Giancarlo Acquisti studioso del periodo barocco (direttore dell'Antologia Monografica dal Barocco ai Tempi Nostri) e compositore.

Negli anni sessanta a Genova nasce un movimento che, seppur in altri termini, forme e consistenza musicale, sembra ricalcare la filosofia del cenacolo trobadorico di Lanfranco Cigala: un gruppo di giovani, di provenienze ed esperienze diverse nel campo poetico e musicale, trova a Genova un ideale punto d'incontro. L'influsso degli chansonnier d'oltralpe, in alcuni di loro, è evidente. Nell'immaginario collettivo vengono definiti cantautori. I genovesi di nascita sono due: Umberto Bindi e Fabrizio De André.

Bindi, musicalmente il meglio preparato, si propone con una melodia raffinata e articolata. Il suo Arrivederci (1959) ha un notevole connotato di rinnovamento della canzone italiana. De Andrè primeggia per la sua vena poetica e la grande attenzione che pone nella scelta delle storie e argomenti che affronta. Il suo melodiare semplice ed efficace lo rende facilmente comprensibile al popolo. Dopo un inizio stentato, tanto da fargli meditare l'abbandono, ottiene un improvviso, inatteso successo con La canzone di Marinella che segna la svolta alla sua carriera.

Ivano Fossati, uno dei più colti artisti della scena musicale italiana, più musicista che cantautore, autore di memorabili canzoni scritte anche per altri, nasce e vive nella città ligure. Gli altri cantautori hanno provenienze diverse come diverse sono le loro attività iniziali. Gino Paoli è nato a Monfalcone: originariamente pittore grafico, senza specifiche conoscenze musicali, si dedica alla canzone in modo casuale, ma ciò non gli impedisce di inanellare una lunga serie di successi da Il cielo in una stanza a Sapore di sale, Senza fine, ecc.

Luigi Tenco è nato a Cassine ma la famiglia si trasferisce a Genova quando lui ha circa dieci anni. In lui, più che in altri, si avverte l'influsso degli chansonnier: Prévert, Kosma (la loro Feuilles mortes aleggia in Mi sono innamorato di te), Brassens, Brel. Infine Bruno Lauzi, nato ad Asmara ma cresciuto a Genova, autore, fra i tanti brani, di quel Il Poeta che potrebbe essere considerato il "manifesto" di questo gruppo di creativi. Ironico, malinconico, realista, nonostante le numerose canzoni di successo, sconta una certa indifferenza da parte dei critici e dei discografici.

Canto polivocale popolare tipico di Genova è il trallalero.

 
Il tessuto "jeans" è inventato nella città de Genova.

Cucina modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina ligure.

Fu a Genova che nel 1574 si costituì la prima Corporazione dei Pastai con un proprio statuto (Capitoli dell'arte dei Fidelari). Oltre alla rivendicata paternità del pesto, della focaccia genovese, dei jeans e del gioco del lotto, Genova lega il suo nome anche alla nascita, insieme con altre città, dell'usanza dell'aperitivo.

Geografia antropica modifica

Urbanistica modifica

Area metropolitana modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Area metropolitana di Genova.

Nella concezione di area metropolitana estesa, il territorio comprende interamente la Città metropolitana di Genova e la Provincia di Savona, il cordone urbano costituito dai comuni costieri della Riviera dei Fiori in Provincia di Imperia e della Riviera Spezzina in Provincia della Spezia, e i territori dell'Ovadese e del Novese, al di fuori dei confini regionali, e appartenenti amministrativamente al Piemonte (Provincia di Alessandria), per un totale di 4 836,84 km² e 1 539 669 abitanti.

La fascia costiera è frequentemente urbanizzata; scarsi elementi antropologici si riscontrano solo in prossimità del Parco naturale regionale di Portofino e di alcune porzioni di litorale, in particolare nelle Cinque Terre, tra Deiva Marina e Framura, nei pressi di Punta Mesco, Punta Manara e Punta Baffe, intorno a Zoagli, nell'area di Vesima, nella località Piani d'Invrea e in prossimità del promontorio di Celle Ligure, nel Finalese e presso Punta Murena; l'hinterland si estende invece lungo l'Appennino Ligure, la cui sommità è raggiunta dal Monte Maggiorasca con i suoi 1.809 m. Lungo i rilievi sono state istituite diverse aree protette come il Parco naturale regionale del Beigua, il Parco naturale regionale dell'Antola, il Parco naturale regionale dell'Aveto, il Parco naturale regionale di Bric Tana, il Parco naturale regionale di Piana Crixia, il Parco naturale delle Capanne di Marcarolo.

I principali corsi d'acqua sono: il Letimbro, il Sansobbia, la Cerusa, la Leira, il Polcevera, il Bisagno, l'Entella, il Petronio e la Vara che sfociano nel Mar Ligure; la Bormida, lo Stura, l'Orba, il Lemme, lo Scrivia e il Trebbia che sono subaffluenti del Po. Numerosi sono i piccoli laghi appenninici, molti dei quali artificiali. Uno dei più rilevanti è il Lago del Brugneto.

Sebbene l'area metropolitana non sia un concetto istituzionalizzato, a differenza della città metropolitana, essa nel caso genovese risulta formata dalla continuità di alcuni territori, connessi tra loro per ragioni geografiche, urbanistiche, socio-culturali, economiche, linguistiche, e storiche.

Il territorio si estende anche oltre i confini amministrativi regionali e abbraccia praticamente tutta la regione, eccetto i comuni non costieri della province di Imperia e di La Spezia. Si individuano così cinque grandi comprensori, due centrali all'area metropolitana (Città metropolitana di Genova e Provincia di Savona) e tre periferici (Riviera dei Fiori, Riviera Spezzina e Oltregiogo). Di questi tre, due rappresentano il corridoio metropolitano costiero, e il terzo ne è il naturale retroterra.

Area Comprensori Regione Provincia Superficie Popolazione
Città metropolitana di Genova Genovesato; Tigullio Liguria Città metropolitana di Genova 1.833,79 851.987
Provincia di Savona Riviera delle Palme; Montenotte; Ingauno Provincia di Savona 1.546,29 279.754
Riviera dei Fiori Solo i comuni costieri Provincia di Imperia 263,22 180.049
Riviera Spezzina Solo i comuni costieri, inclusi quelli delle Cinque Terre, escluso quello di Sarzana Provincia della Spezia 202,09 124.071
Oltregiogo Novese; Ovadese Piemonte Provincia di Alessandria 991,45 103.808
Area metropolitana di Genova Città Metropolitana di Genova; Provincia di Savona; Riviera dei Fiori; Riviera Spezzina; Oltregiogo Liguria; Piemonte Città metropolitana di Genova; Provincia di Savona; Provincia di Imperia; Provincia della Spezia; Provincia di Alessandria 4.836,84 1.539.669

Suddivisioni amministrative modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Grande Genova, Municipi di Genova e Quartieri e frazioni di Genova.
 
I nove municipi

Fino alla metà del XIX secolo il territorio urbano di Genova rimase quello delimitato dalla cerchia muraria del Seicento, le cosiddette Mura Nuove, suddiviso in sei rioni, detti sestieri. L'espansione urbanistica del comune, motivata dalla necessità di ampliare i confini cittadini per far spazio a nuove infrastrutture e zone residenziali, ebbe inizio nel 1874, quando vennero accorpati i limitrofi comuni della bassa val Bisagno Foce, Marassi, San Francesco di Albaro, San Fruttuoso, San Martino di Albaro e Staglieno.[138]

Il processo di costituzione della "Grande Genova" fu portato a compimento nel 1926 con uno dei più vasti ampliamenti territoriali condotti in Italia in quel periodo. Negli stessi anni il regime fascista aveva provveduto ad analoghe operazioni di accorpamento in molte grandi città italiane, ma il caso genovese si distinse per l'entità dell'incremento territoriale e demografico, che vide coinvolti, accanto a piccoli comuni rurali, vere e proprie cittadine connotate da una forte identità, quali Sampierdarena e Sestri Ponente.[139]

Con questo ampliamento i confini della città vennero portati a ovest sino a Voltri, a est sino a Nervi, a nord sino a Pontedecimo e Struppa, raggiungendo una notevole estensione e portando la popolazione del comune da 335 000 a 580 000 abitanti.[138] Gli storici comuni inglobati del comune di Genova, all'epoca chiamati "delegazioni" e ora inglobati nei nove municipi cittadini, conservano ancora in gran parte inalterata l'originaria struttura di piccole città, con propri centri e periferie, culture e tradizioni.

Durante il boom economico degli anni sessanta vennero ampliati tutti i quartieri con nuove costruzioni e costruiti nuovi quartieri popolari come Ca' Nuova e il Biscione.

Non è difficile osservare come gli abitanti dei rioni periferici guardino al centro cittadino come a una città differente, usando la locuzione andare a Genova per riferire l'intenzione di recarsi al centro della città. Tale insieme di località diverse, fuse in un'unica realtà urbana e suburbana, rende la città affascinante e unica, simile per certi versi a certi agglomerati urbani industriali dell'Inghilterra.

La città di Genova è suddivisa in nove grandi aree, denominate Municipi, istituite nel 2007 dal consiglio comunale di Genova.[140] Ogni Municipio conta in media circa 65 000 abitanti e i due più popolosi sono il Centro-Est e la Bassa Val Bisagno.

# Municipio Popolazione

al 31/12/20[141]

%

sul totale

Ex circoscrizioni
I Centro-Est 86 210 15,2% Prè-Molo-Maddalena, Oregina-Lagaccio, Castelletto, Portoria
II Centro-Ovest 65 296 (11,5%) Sampierdarena, San Teodoro
III Bassa Val Bisagno 71 807 (12,6%) Marassi-Quezzi, San Fruttuoso
IV Media Val Bisagno 53 397 (9,4%) Staglieno, Molassana, Struppa
V Valpolcevera 57 486 (10,1%) Rivarolo, Bolzaneto, Pontedecimo
VI Medio Ponente 58 545 (10,3%) Sestri Ponente, Cornigliano
VII Ponente 56 715 (10,0%) Voltri, Pra', Pegli
VIII Medio Levante 58 031 (10,2%) Foce, San Martino, Albaro
IX Levante 61 512 (10,8%) Valle Sturla, Sturla-Quarto, Nervi-Quinto-Sant'Ilario

Piani urbanistici futuri modifica

Economia modifica

Nel Medioevo Genova vantava il primato di essere la prima città a reintrodurre in chiave moderna l'oro nella monetazione occidentale, coniando il Genovino, subito copiato da Firenze nel peso e nel titolo e, ancor più tardi da Venezia. Il primato economico genovese ha il suo apogeo sul finire del secolo XIII, quando Pisa è sconfitta e i commerci sono al massimo splendore.

Genova è stata sede dei primi movimenti operai e sindacali del Novecento e della cooperativa di lavoratori portuali dei camalli (diretta derivazione della Caravana).

La sua economia e il suo mondo del lavoro hanno subito negli ultimi decenni notevoli mutamenti, passando da una connotazione prettamente industriale fondata sull'industria principale, quella del porto, a una più moderna basata sui servizi (terziario avanzato, turismo, commercio, ecc.).

In questo senso vanno considerati i recuperi di aree degradate nelle valli dei due principali torrenti cittadini, Bisagno e Polcevera. Genova è anche sede del Salone nautico, che si svolge nella zona fieristica della città, la principale esposizione europea di nautica da diporto.

L'attività portuale è in netta ripresa, sebbene sia sempre frenata da un'insufficiente rete infrastrutturale di supporto, soprattutto ferroviaria. In questo senso si ritiene che la progettata linea ferroviaria ad Alta Velocità-Alta Capacità Tortona/Novi Ligure-Genova ("terzo valico dei Giovi"), che unirà Genova a Rotterdam), possa risolvere, se portato a compimento, parte di tali problemi.

Un altro fattore nuovo di Genova è la ricerca tecnologica. A fianco dei già presenti centri di ricerca (tra cui spicca l'ospedale pediatrico Gaslini) si è affiancato da poco l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT). Inoltre sulla collina degli Erzelli sono in corso i lavori per la costruzione d'un parco scientifico tecnologico, che tra l'altro prevede il trasferimento sulla collina dell'ex Facoltà di Ingegneria dell'Università di Genova.

Genova è città industriale in chiave moderna con importanti aziende e multinazionali quali "Porto di Genova" (che comprende al suo interno una ventina di aziende-terminal tra cui la VTE), Leonardo, Ansaldo Energia, Ansaldo STS, ERG, Piaggio Aerospace, Costa Crociere, RINA, Cantiere Navale di Genova Sestri Ponente; è anche città di sviluppo scientifico-tecnologico e città d'arte, cultura e turismo (il centro storico è ricco di monumenti, quali Porto Antico, Palazzo Imperiale, Palazzo Reale, Palazzo Ducale, Palazzo Rosso, Palazzo Bianco, Acquario, Fiera Internazionale, oltre a moltissimi musei, castelli, ville e palazzi nobiliari, parchi, borghi storici come Boccadasse e i litorali balneari dell'estremo Ponente e del Levante cittadino).

Turismo modifica

Dall'estate 2017 si è riscoperta nella città a forte valenza turistica, come dimostrano i dati pubblicati dalla Regione Liguria che citano 7,6 milioni di presenze nella stagione estiva 2017.[142]

Il forte traino del turismo è rappresentato[non chiaro] dall'Acquario di Genova, dai borghi marinari limitrofi e dal centro storico medioevale più grande d'Europa[senza fonte], caratterizzato da strade strette e ripide denominate Caruggi di Genova.

Infrastrutture e trasporti modifica

Nodo di Genova modifica

Il Nodo di Genova è il sistema stradale di scorrimento veloce che svolge funzione di tangenziale esterna e interna alla città. Esso è costituito dall'interscambio delle autostrade dei Giovi (A7 Milano - Genova), dei fiori (A10 Genova - Ventimiglia), azzurra o tirrenica (A12 Genova - Roma) e dei trafori (A26 Genova - Gravellona Toce),[143] che percorrono l'interno e cingono a monte i quartieri costieri della città. La rete autostradale è connessa alla rete stradale di scorrimento veloce da Sestri Ponente fino a Nervi, attraverso la continuità di varie arterie, dotate di propri svincoli cittadini, che permettono l'attraversamento rapido della città (strada a scorrimento veloce "Guido Rossa", Lungomare "Giuseppe Canepa", sopraelevata Aldo Moro, Viale delle Brigate Partigiane e Viale Brigata Bisagno, Pedemontana Corso Europa).

Strade modifica

La città è servita da diverse strade statali e provinciali:

Fanno parte del sistema viario di Genova alcune arterie urbane di attraversamento quali le strade di circonvallazione "a mare" e "a monte", oltre che l'asse viario costiero realizzato negli anni parallelamente al primitivo tracciato della Via Aurelia.

Ferrovie modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stazioni ferroviarie di Genova.
 
La stazione di piazza Principe.
 
La stazione Brignole.

La città è servita da due importanti stazioni nazionali, quella di Genova Piazza Principe e quella di Genova Brignole.

Nell'ambito del territorio comunale, oltre alle stazioni principali, sono comprese anche venti fra stazioni e fermate destinate al traffico regionale che servono capillarmente i quartieri genovesi.[144]

Da Genova si sviluppano cinque direttrici ferroviarie, la linea costiera verso ponente Genova-Ventimiglia, la linea costiera verso levante Genova-Pisa, la linea Genova-Ovada-Acqui Terme (parte della storica Genova-Asti) verso l'Ovadese e l'Acquese, la succursale del Giovi e la ferrovia Torino-Genova. Le due direttrici verso il Nord Italia, entrambe realizzate nella seconda metà dell'Ottocento, sono vitali per lo smaltimento delle merci del porto di Genova. Per ottimizzare lo smistamento delle merci in arrivo al porto di Genova e velocizzarne il trasferimento verso le loro destinazioni nel nord Italia e nell'Europa centro-meridionale, è in fase di realizzazione fra Genova e Tortona una nuova linea prevalentemente in galleria storicamente denominata "terzo valico".

Genova è inoltre collegata con la località di Casella (sul versante padano degli Appennini) con una ferrovia a scartamento ridotto metrico, a vocazione prevalentemente turistica; tale ferrovia, chiusa all'esercizio dal 2013 per consentire importanti lavori e riaperta il 21 maggio 2016, congiunge piccoli borghi nella campagna, superando infine di poco il crinale spartiacque tra il versante del Mar Ligure e la Pianura Padana.

Mobilità metropolitana modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Metropolitana di Genova.
 
Sistema integrato delle linee metropolitane e ferroviarie della città di Genova
 
Un filobus AMT

La società cui è affidata la gestione dei servizi pubblici della città è l'Azienda Mobilità e Trasporti (AMT). Dagli anni novanta del Novecento l'offerta tariffaria è contraddistinta dalla integrazione tra mezzi gestiti da AMT e dai treni che circolano nelle stazioni in ambito cittadino[145] Ciò permette l'utilizzo dei bus e dei treni del trasporto regionale utilizzando il medesimo biglietto. L'azienda gestisce 142 linee autobus e filobus con 2498 fermate, i servizi Volabus e Drinbus, 6 linee Taxibus, 17 linee integrative, 1 servizio a chiamata riservato ai disabili, 12 ascensori pubblici, la metropolitana, le 2 funicolari, la ferrovia a cremagliera, la ferrovia a scartamento ridotto e il navebus.

Dal 1990 è attiva nel capoluogo ligure una linea di metropolitana leggera in prevalenza sotterranea. La linea è stata progressivamente allungata con grandi ritardi e vari aumenti della spesa preventivata. La Metropolitana di Genova conta 8 stazioni e collega il centro cittadino con il quartiere periferico di Certosa (stazione Brin).

In passato la città era servita da un'estesa rete tranviaria urbana, la cui ultima linea fu soppressa nel 1966.

L'offerta di trasporto pubblico metropolitano a Genova è strutturata mediante 9 linee urbane dotate di 53 stazioni disseminate sul territorio comunale e ripartite sui seguenti servizi:

Le quattro linee ferroviarie urbane proseguono il loro tragitto, nelle rispettive direzioni, servendo la città e l'area metropolitana. Completano questo i seguenti servizi marittimi:

  • Navetta "Genova-Camogli" (gestito da Alimar e Golfo Paradiso Trasporti Marittimi)
  • Navetta "Genova-Portofino" (gestito da Alimar e Golfo Paradiso Trasporti Marittimi)

Porti modifica

Il Porto di Genova comprende il porto commerciale e quello passeggeri. Il complesso portuale ha specifiche connotazioni per le diverse funzionalità e i servizi portuali. In esso sono presenti e sviluppate molteplici attività quali la commerciale dello scambio delle merci, la petrolifera, l'industriale e quelle delle attività retro portuali e della cantieristica e delle riparazioni navali, della mobilità portuale e ferroviaria e quindi tutta la complessa attività legata al trasporto dei passeggeri e turisti.[147] I numeri, riferiti al 2008, sono di un totale movimentato di 55,66 milioni di tonnellate, con un traffico commerciale di 50,64 milioni di tonnellate e un traffico passeggeri di 3,26 milioni.[147] È previsto un ulteriore sviluppo delle aree e il loro ridisegnamento, il cosiddetto Waterfront[148] con il quale verranno realizzate nuove aree portuali e infrastrutture e riqualificati alcuni degli spazi esistenti.[147]

 
Panorama del Porto antico di Genova

Realtà a sé sono i porti turistici:[148] quello di Sestri Ponente (porto commerciale 2ª categoria, I classe); il Porto storico (porto commerciale 2ª categoria, I classe); il Duca degli Abruzzi (porto commerciale 2ª categoria, I classe); quello alla Fiera del Mare (porto turistico non classificato) e quello di Nervi (porto pubblico 2ª categoria, IV classe).

Aeroporti modifica

L'Aeroporto di Genova-Sestri "Cristoforo Colombo" è situato su una penisola artificiale realizzata nello specchio d'acqua antistante Sestri Ponente. È il principale della Liguria e il traffico generato in termini di passeggeri, seppur minore rispetto ad altri aeroporti, porta comunque a circa un milione e mezzo di passeggeri all'anno. Marginale risulta invece la movimentazione annuale di merci, con totale di circa 25 00 tonnellate fra merci e posta.[149]

Le destinazioni raggiungibili da Genova con voli diretti sono 15 e sono le seguenti:

Italia:

Roma - ITA Airways

NapoliRyanair e Volotea

PalermoRyanair

CataniaRyanair

CagliariRyanair

BariRyanair

Lamezia TermeRyanair

OlbiaVolotea

Europa:

LondraRyanair

BruxellesRyanair

ParigiVolotea

BarcellonaVueling

AmsterdamKLM

MonacoLufthansa

TiranaWizzair e Albawings

Infrastrutture in costruzione o pianificate modifica

Oltre alle infrastrutture esistenti, a Genova vi è una serie di infrastrutture attualmente in costruzione o pianificate per una futura realizzazione:

Amministrazione modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Genova.
 
Atrio del palazzo Doria-Tursi, sede del Municipio

Consolati modifica

A Genova hanno sede i seguenti consolati:[150]

Consolati generali onorari
Danimarca, Honduras, Islanda, Monaco, Paesi Bassi, Romania, Svezia, Thailandia, Turchia.
Consolati generali
Ecuador, Panama, Perù, Repubblica Dominicana, Russia.
Consolati onorari
Albania, Austria, Azerbaigian, Belgio, Brasile, Bulgaria, Repubblica Ceca, Cile, Cipro, Colombia, Costa Rica, El Salvador, Estonia, Finlandia, Gabon, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Guinea, Guinea Equatoriale, Haiti, Indonesia, Kazakistan, Lituania, Lussemburgo, Malta, Messico, Norvegia, Polonia, Portogallo, Repubblica del Congo, Senegal, Sudafrica, Svizzera, Ucraina, Uganda, Ungheria, Uruguay.
Consolati
San Marino, Tunisia.
Agenzia consolare onoraria
Stati Uniti d'America.
Agenzia consolare
Francia.

Gemellaggi modifica

Risale al 1958 il primo gemellaggio formale, per vicinanza geografica e culturale, con la città francese di Marsiglia, la rivale di sempre nel titolo di primo porto del Mediterraneo. Oltre l'oceano Atlantico la seconda, con Columbus negli Stati Uniti nel 1964, a cui sono seguiti diversi gemellaggi con altre città europee ed extra-europee.[151]

Genova ha stretto accordi di "collaborazione e amicizia" e di "intesa sulla collaborazione turistica" con molte città sia italiane sia straniere, tra le quali alcuni importanti centri commerciali e turistici internazionali come Barcellona, Belém, Atene, La Paz, San Pietroburgo, Ekaterinburg, Kiev, Valparaíso, Santo Domingo, Hebron e Lione, assieme a collaborazioni con molte altre città minori.[154]

Sport modifica

Il 24 ottobre 2019 Genova è stata designata Capitale europea dello sport per il 2024.[155]

Calcio modifica

«A Genova non si può giocare bene al calcio perché c'è la macaia»

La città ospita due importanti squadre di calcio che militano rispettivamente in Serie A e in Serie B, il Genoa e la Sampdoria. Il Genoa, fondato nel 1893, è riconosciuta come la squadra di calcio più antica d'Italia, e vinse il primo campionato italiano del 1898, aggiudicandosi complessivamente nove campionati nazionali tra il 1898 e il 1924 e una Coppa Italia nel 1937. A riconoscimento di tale primato, nel 2011 il Genoa è stato inserito nell'International Bureau of Cultural Capitals (IBOOC) - una sorta di patrimonio sportivo storico dell'umanità - su richiesta di Xavier Tudela, presidente dell'IBOOC.[157] Nel 2013 inoltre il Genoa è stato ammesso nel Club of Pioneers, associazione che raggruppa i club di calcio più antichi del mondo.[158] L'altra squadra cittadina è la Sampdoria, fondata nel 1946 dalla fusione delle storiche società Sampierdarenese (1899) e Andrea Doria (1895), che vanta tra le squadre liguri il record di presenze in massima serie e nelle competizioni europee, ha vinto il campionato di Serie A e la Supercoppa italiana nel 1991, l'edizione di Coppa delle Coppe 1989-1990[159] e 4 coppe Italia. Le due squadre nella loro storia si sono affrontate diverse volte in quello che è riconosciuto come il derby della Lanterna. Numerose altre squadre cittadine militano in campionati a livello dilettantistico, tra le più antiche, con militanze in passato in categorie di rilievo, vanno annoverate la Sestrese, Rivarolese e il Molassana Boero.

La città di Genova si fregia dello straordinario primato di vantare la prima squadra ad aver vinto un campionato di calcio maschile (il Genoa, nel 1898) e la prima squadra ad aver vinto un campionato di calcio femminile (il Genova, nel 1968).

Altri sport modifica

Ginnastica

Tra le società che hanno sede nel comune che si dedicano alle varie discipline della ginnastica si possono ricordare la Società Ginnastica Raffaele Rubattino, fondata nel 1894, la Società Ginnastica Andrea Doria, fondata nel 1895, e la Unione Sportiva Sestri Ponente 1897. Nella Nazionale di Ginnastica Artistica sono attualmente presenti due ginnaste Genovesi che hanno iniziato la loro carriera nella Società Ginnastica Andrea Doria, Asia D'Amato e Alice D'Amato, entrambe campionesse Europee e medaglie Mondiali.

Canottaggio

Nel 2002 si svolsero a Prà i campionati mondiali di canottaggio giovanile, per l'occasione venne costruito il rowing center antistante la stazione di Genova Prà, primo polo federale periferico del canottaggio italiano[160]

Tennis

Dal settembre 2003 a Genova si disputa annualmente il Genoa Open Challenger, torneo tennistico internazionale.

Pallanuoto

Il Genoa Cricket and Football Club Waterpolo è stata la sezione pallanuotistica della polisportiva Genoa Cricket and Football Club, che nella sua storia si è aggiudicata i primi quattro campionati italiani maschili di pallanuoto.[161] Gli altri due sodalizi genovesi che hanno vinto il massimo campionato italiano sono: la Società Ginnastica Andrea Doria per otto volte e la Sportiva Sturla una volta. Da citare inoltre: la Società Sportiva Nicola Mameli, la Società Sportiva Libertas e la Società Sportiva Nervi.

Ciclismo

Genova è stata molte volte arrivo di tappa del Giro d'Italia di ciclismo. Le ultime cinque:

Nella delegazione di Pontedecimo, viene inoltre organizzato dal 1934 il Giro dell'Appennino, una delle classiche italiane.

Rally

Il Rally della Lanterna, è una manifestazione automobilistica, che si svolge a Genova e nel suo entroterra. Un'ulteriore gara è il Rally delle Valli Genovesi.[162]

Rugby

Hanno sede nel comune il CUS Genova Rugby che milita in Serie A e l'Amatori Rugby Genova.

Pallavolo

L'Igo Genova Volley è stata una squadra di pallavolo maschile fondata nel 1979 e sciolta nel 2010, le attività pallavolistiche da tale data vengono svolte dalla società Pallavolo Genova che ne ha acquisito i diritti.

Hockey

Nell'hockey su prato Genova vanta un'ottima tradizione, tra le squadre locali si citano: CUS Genova Hockey, Hockey Club Genova, Hockey Club Superba e Genova Hockey 1980. È presente inoltre una squadra di hockey su ghiaccio.[163]

Atletica leggera

Tra le società che hanno sede nel comune si ricordano: il CUS Genova, e il Trionfo Ligure.[164]

Savate

A Genova è presente una forte tradizione nella pratica della Boxe Francese (savate), testimoniata dalla presenza di numerose associazioni sportive di livello nazionale e internazionale. La città ha dato anche il suo contributo nell'evoluzione della disciplina, tanto che alcuni colpi, benché poco usati, vengono chiamati in "stile genovese".[165]

Tamburello

Il gioco del Tamburello era molto seguito nel passato. Il Campionato italiano di tamburello è stato più volte vinto da squadre genovesi: dodici volte dalla società Barabino-Sampierdarenese, quattro dalla Sestrese, mentre la Rivarolese e la società Palazzo Genovese hanno vinto il titolo una volta.

Vela

Genova è un'importante attrattiva per velisti a livello internazionale, è sede dello Yacht Club Italiano, il più antico club velico del Mediterraneo, fondato nel 1879. Dal nome della città deriva Genoa jib cioè il fiocco di Genova, unica vera invenzione italiana nella storia della vela da diporto, una vela triangolare simile al fiocco usato per la prima volta in regata da Raimondo Panario nel 1926.[166] Nel 2004 fu candidata a ospitare l'edizione dell'America's Cup 2007, poi svoltasi a Valencia.

Pallacanestro

Genova ospita diverse associazioni sportive di pallacanestro. Alcune di queste hanno avuto successi a livello nazionale (Basket Pegli) Altre società importanti sono: PGS auxilium, my basket, ASD polisportiva santa Caterina (SCAT) e la Virtus basket Genova.

Impianti sportivi modifica

 
Stadio Luigi Ferraris
  • Stadio Luigi Ferraris, capienza: 36 599 spettatori + 144 posti in tribuna stampa.[167]
  • Stadio La Sciorba, capienza: 7 000 posti;
  • Stadio Giacomo Carlini, capienza: 5 700 spettatori;
  • Stadio Croce, con una capienza 1 920, principale stadio da tennis della città;
  • Stadio di Albaro, principale stadio del nuoto cittadino capienza: 5 000 spettatori;
  • Palasport Palafiera, con capienza fino a 20 000 posti;
  • Palasport PalaMandraccio;
  • Palaghiaccio Piazza delle Feste;
  • RDS Stadium, capienza a seconda delle configurazioni da 5000 a 6000 posti;
  • Piscina-Teatro, area porto antico;
  • Campo da canottaggio nel Canale di calma di Prà;
  • Campo-Scuola di Atletica Leggera di Villa Gentile.

Note modifica

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  27. ^ La foce si trova in prossimità dell’Aeroporto Cristoforo Colombo; nel bacino del Chiaravagna sono compresi anche i piccoli rivi Negrone e Senza Nome, sul versante sinistro, convogliati artificialmente nel Chiaravagna quando furono realizzati i riempimenti a mare per la costruzione dell’area Italsider e dell’aeroporto.
  28. ^ Copia archiviata (PDF), su cartogis.provincia.genova.it. URL consultato il 1º ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2013). Piano di Bacino ambiti 12 e 13 – Relazione Generale.
  29. ^ Lunghezza complessiva, incluso il corso del torrente Verde.
  30. ^ Lunghezza da Pontedecimo alla foce
  31. ^ a b c d e f g h i http://cartogis.provincia.genova.it/cartogis/pdb/polcevera/polcevera/documenti/fascicolo1.pdf Archiviato il 27 agosto 2004 in Internet Archive. Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio Idrico - Il Bacino del Torrente Polcevera.
  32. ^ Il tratto a monte è compreso nei comuni di Ceranesi e Campomorone.
  33. ^ Il tratto a monte è compreso nel comune di Ceranesi; il corso dell'affluente Molinassi divide il comune di Genova da quello di Ceranesi.
  34. ^ Il tratto finale del percorso, tombinato, corre all’interno dello stabilimento Ansaldo.
  35. ^ Il tratto a monte è compreso nei comuni di Mignanego e Serra Riccò.
  36. ^ Il tratto a monte è compreso nei comuni di Serra Riccò e Sant’Olcese.
  37. ^ Il torrente è formato nella parte alta da due rivi denominati semplicemente Maltempo I e Maltempo II. Il tratto urbano del percorso è tombinato e corre al di sotto del parcheggio ricavato nell’area ex Fillea e delle strade di Certosa.
  38. ^ a b c d e f g http://cartogis.provincia.genova.it/cartogis/pdb/ambito14/ambito14/documenti/Relazione_Generale_Amb14.pdf Archiviato il 16 giugno 2013 in Internet Archive. Piano di Bacino stralcio sul rischio idrogeologico, Ambito 14, Relazione generale.
  39. ^ Anche se elencato dal Piano di Bacino tra i torrenti del centro di Genova, il fossato San Bartolomeo, come il vicino fosso di Promontorio, si trova all'esterno della cerchia delle colline che circondano la città; prima dello sbancamento del colle di San Benigno il suo bacino, nella parte bassa, era nettamente separato da quello del rio San Lazzaro.
  40. ^ Nella parte alta del bacino nel Cinquecento era stato realizzato il lago artificiale, detto Lagaccio, destinato all'approvvigionamento idrico del Palazzo del Principe; il lago fu colmato negli anni sessanta del Novecento.
  41. ^ a b c d e f g h i Copia archiviata (PDF), su cartogis.provincia.genova.it. URL consultato il 9 dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 3 febbraio 2016). Piano di Bacino Stralcio sul Bilancio Idrico - Il Bacino del Torrente Bisagno.
  42. ^ Il versante sinistro della valle è compreso nel comune di Davagna.
  43. ^ Tratto iniziale del percorso nel comune di Sant’Olcese.
  44. ^ Il tratto finale del percorso, coperto, è canalizzato all’interno del Cimitero monumentale di Staglieno.
  45. ^ Il versante destro della valle è compreso nel comune di Bargagli.
  46. ^ Il tratto finale, coperto per circa 1,4 km, è in parte percorso dalla omonima via che collega Marassi a Quezzi, in parte corre sotto le strade di Marassi. Il torrente è interessato dal progetto del canale scolmatore del Bisagno
  47. ^ Studio Maione Ingegneri Associati, Canale scolmatore a servizio del torrente Bisagno, in Comune di Genova, su studiomaione.it. URL consultato il 24-2-2010 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2011).
  48. ^ Il percorso è interamente tombinato e corre al di sotto delle strade di San Fruttuoso; anche il rio Noce è interessato dal progettato canale scolmatore del Bisagno.
  49. ^ Il torrente è tombinato per tre quarti del suo corso.
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Bibliografia modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Bibliografia su Genova.
  • Giulia Petracco Sicardi, Genova, collana Collana di toponomastica, Torino, UTET, 1990, ISBN 88-02-07228-0.
  • Touring Club Italiano, Genova e provincia - I borghi delle due Riviere, le valli dell'entroterra, collana Guide d'Italia, Milano, Touring editore, 2002.

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